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lunedì 4 agosto 2014

11° edizione STELLAINARTE / Stella Cilento, (SA).




COMUNE DI STELLA CILENTO
Provincia di Salerno

                                       
11° edizione STELLAINARTE

Silenziosi e un po’ anarchici

 
 

Edificio Scolastico “Rosa Niglio Itri”
Stella Cilento (SA) 04 > 18.08.2014

inaugurazione 04 agosto 2014 ore 19.30

 
 
Lunedì 04 Agosto 2014, alle ore 19,30, presso l’edificio scolastisco  “Rosa Niglio Itri” di Stella Cilento, con il patrocinio della Provincia di Salerno, dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dell’Unione Comuni dell’Alento e del Comune di Stella Cilento, s’inaugura, coordinata da Franco Massanova, l’XI edizione della rassegna “STELLAINARTE” con la mostra “Silenziosi e un po’ anarchici”, a cura di Pasquale Ruocco e con opere di Giovanni Alfano, Enzo Bianco, Gennaro Branca, Ellen G., Loris Lombardo e Milena Sgambato.

La mostra si pone come ulteriore occasione di approfondimento delle vicende artistiche campane in particolare di quelle legate al mezzo pittorico, riflettendo sul rapporto che quest’ultimo vive rispetto ai new media, alla tecnologia digitale e, soprattutto, al linguaggio dei mass media.

L’età contemporanea, del resto, indica Pasquale Ruocco nel testo di accompagnamento alla mostra, si presenta come “un vero e proprio diluvio di immagini e icone che si rovescia ogni giorno sullo spettatore/consumatore rimbalzando da un device all'altro, un mare inquinato che corrode quotidianamente le nostre naturali capacità di osservazione ed elaborazione, spinti a viaggiare rapidamente sulla superficie delle cose. Che valore assume allora l'arte in tale contesto? Omologata a semplice merce o rivendicazione a tornare padroni dei propri sogni, del proprio tempo, padroni di una cultura non complice, padroni di una solitudine silenziosa e un po' anarchica? O, ancora, possibilità di svelare le contraddizioni del sistema di diffusione delle immagini che appunto non solo prolificano ma condizionano perfino la possibilità dell’artista di creare un immaginario? Di sfidare, quindi, le immagini levandole dal loro incastro con la pubblicità, la cronaca, il web e riaprendole al senso della loro genealogia?”

A tali domande cercano di dare risposta anche gli artisti coinvolti in questa XI edizione di “StellainArte” affidandosi ancora alla prassi pittorica, ai suoi mezzi più resistenti, al quadro, alla cornice, al pigmento, alla terra, all’olio e alla loro storia, ritrovandovi quella “potenza evocativa infinita”, per dirla con Carlo Sini, capace, rispetto alla visione “immediata, deduttiva, veloce” dello schermo, di cadenzare un tempo lento, riflessivo, capace di andare oltre l’effimero, oltre l’apparenza.

 
 

La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle ore 19.00 alle 22.30 oppure su appuntamento
per info: Franco Massanova 089330447 – 3205740715
                franco.massanova@hotmail.it    

domenica 18 maggio 2014

PAOLO SCIRPA / GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

In occasione de “ La Notte dei Musei”
Di Sabato 17 maggio 2014,
 
GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti, 131 – Roma,   
ha presentato:
 
FOTOSINTESI. Un amore incondizionato
Percorso-Performance ispirato all’opera di Paolo Scirpa (Ludoscopio, 1974)



una produzione di Michele Mastroianni
in collaborazione con Ezio Bosso e Kanaka Project
con il patrocinio del CNR, Presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche

 
In occasione dell’apertura straordinaria della “Notte dei Musei”, sabato 17 maggio 2014 alle ore 22.00, la GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma  ha ospitato il Percorso-Performance FOTOSINTESI: un amore incondizionato, ideato dal coreografo e regista Michele Mastroianni, ispirato all’opera del Maestro Paolo Scirpa, Ludoscopio. Espansione-Pozzo, 1974, opera tridimensionale al neon nella collezione permanente della GNAM, metafora dell’infinito viaggio che compie l’atomo del carbonio nel processo della fotosintesi.
 
La performance è stata accompagnata dalla musica dal vivo per pianoforte del Maestro Ezio Bosso, che ha suonato live insieme a violino e violoncello con proiezioni mapping 3D del Kanaka Project.
L
a performance Fotosintesi ha inteso offrire al pubblico un’esperienza sensoriale fatta di luci, proiezioni, musica dal vivo e danza con l’obiettivo di ripercorrere il percorso simbolico dalla luce al buio e viceversa, il percorso della fotosintesi appunto.

 La luce del Ludoscopio di Paolo Scirpa, le proiezioni 3D del Kanaka Project, la coreografia interpretata dai ballerini-interpreti del Michele Mastroianni Dance Ensemble, la musica dal vivo per pianoforte del Maestro Ezio Bosso insieme al violino e violoncello di Giacomo Agazzini e Claudia Ravetto, sono gli elementi che hanno dato l’incipit all’atomo di Carbonio, attraverso la piccolissima porta di un vegetale, nelle relative fasi della fotosintesi, luminosa ed oscura, per il suo ingresso nella lunga catena della vita.

E’ un viaggio simbolico quello che Mastroianni ci propone di vivere all’interno della Galleria e, al tempo stesso, è un modo per fruire con diversa e maggiore consapevolezza opere e spazi del museo.

 
 

venerdì 26 luglio 2013

55 Biennale di Venezia 2013/ PADIGLIONE TIBET

PADIGLIONE TIBET - VENEZIA
a cura di Ruggero Maggi



"Padiglione Tibet" si materializza a Venezia a Cà Zanardi nel 2011 grazie a Ruggero Maggi, ideatore e curatore, e nel 2012 a Torino a “Padiglione Italia", su invito di Vittorio Sgarbi, nella Sala Nervi del Palazzo delle Esposizioni. Numerose sono successivamente le presenze di "Padiglione Tibet" in varie località italiane.




Quest'anno Venezia, grazie a "Padiglione Tibet", con il patrocinio del Comune di Venezia, Assessorato alle Politiche Giovanili Centro Pace, è stata invasa pacificamente da immagini, colori, atmosfere e suoni che misceleranno, con un prezioso intreccio, la creatività e la sensibilità degli artisti contemporanei che hanno voluto aderire e contribuire a creare questo particolare Padiglione.

In un'epoca in cui ogni tipo di dato viene trasmesso ad iper-velocità da una parte all'altra della terra, la convinzione che delle preghiere possano essere recitate e diffuse con un semplice, lieve tocco, con un soffio di vento, può sembrare quasi ingenuo ad un occidentale; al contrario è indice di quanto la realtà tibetana profondamente spirituale si fonda intrinsecamente con la natura stessa, in un inarrestabile scambio con l'universo. Da sempre la circolarità è sinonimo di movimento, di ritmo, di flusso, un concetto presente in ogni aspetto della storia dell'Umanità e che la cultura tibetana ha sviluppato attraverso la realizzazione di strutture e costruzioni legate alla propria filosofia di vita. Per l'uomo tibetano la maggiore preoccupazione non è cosa fare durante il giorno, ma cosa essere nella propria intera esistenza.

In questa rassegna internazionale i monaci tibetani fanno ruotare le Ruote della Preghiera per invocare un buon karma, per la crescita spirituale e la guarigione, Le ruote sono anche dette chokhor (ruota della legge) in Tibetano.

Questo grande evento artistico è dedicato ai 118 martiri tibetani (numero tragicamente da aggiornare quasi quotidianamente) che si sono immolati per la libertà di altri, per la verità di tutti...

Un unico tema, declinato nei modi della pittura, della scultura, della performance e del video, per realizzare un grande evento che sottolinei coralmente il profondo senso di spiritualità dell'universo tibetano e creare un ponte sensibile che induca i visitatori ad una maggiore conoscenza di questo popolo, diventato una minoranza etnica e che rischia di perdere il proprio patrimonio culturale e spirituale fondato su concetti di pace e non violenza ... un ulteriore motivo per varcare la soglia della Chiesa di Santa Marta.




Lo spazio: Santa Marta Congrassi - Spazio Porto
Dorsoduro   30123 Venezia

Orari: martedì – domenica 10.00/18.00 - chiusura: lunedì

Informazioni: www.padiglionetibet.com - ruggero.maggi@libero.it - Tel. 320.9621497



martedì 23 luglio 2013

SEGNI D'AUTOMAZIONE/ Decima Rassegna di Arte Contemporanea - Comune di Stella Cilento





Azione critica nella cibernetica coeva.
(Segni d’automatismo)




Colgo l’occasione per quest’appuntamento espositivo annuale a Stella Cilento per tentare un aggiornamento nelle osservazioni delle espressioni artistiche attuali.

Nella maggior parte dei casi in cui visitiamo esposizioni d’arte ci limitiamo ancora a vedere l’opera, considerandolo un momento estetico fine a se stesso, il più delle volte con un atteggiamento passivo, non-intenzionale, generico, a-temporale. Nella quotidianità invece interagiamo scambiando informazioni, con tutti i sistemi tecnologici che fanno parte della realtà, e che ci sono necessari per vivere nella società. Il mondo è da vedere come un enorme interfaccia, e la connettività come nuova dinamica della socialità. La cibernetica ci svela un modo nuovo di vedere il mondo, ogni entità, sia essa biologica che tecnologica genera e scambia informazioni con l’esterno, perciò tutto è interazione e ogni azione è dialogica. Ciò ci insegna a guardare e non semplicemente a vedere. L’etimologia che definisce l’atto del guardare può essere collegata ad uno stato di guerra: “stare in guardia”, “custodire”, “vedetta”. A differenza del vedere che è una pura attività pacificata, guardare è, ben diversamente, il mezzo attraverso cui cerchi di smascherare gli inganni e le manipolazioni delle cose, ma anche delle idee sulle cose.

L’attuale trasformazione dell’universo artistico trova la sua matrice in questa nuova organizzazione, tutta coeva, della vita e della conoscenza. Le discipline umanistiche si arricchiscono dei nuovi contributi delle scienze come la fisica, la matematica, la fisiologia e la biologia e, attraverso le scoperte sui processi mentali, ci si appropria delle nuove relazioni tra corpo-mente-sensazioni-emozioni della neuro-fisiologia.

Le conoscenze tecnologiche attuali inducono, inoltre, a riflessioni sull’organizzazione del vivente e sul suo funzionamento. Queste ultime conoscenze, specie per l’invenzione di nuovi materiali e per la loro introduzione nelle fasi produttive della lavorazione di oggetti, sono di ausilio agli scienziati di ingegneria (e bio-ingegneria) dell’artificiale per riprodurre in modo sempre più similare alcuni automatismi umani.

Ciò richiede al mondo dell’arte un ripensamento sia su ciò che si intende per “fare” arte e sia su ciò che si deve intendere per storia delle organizzazioni artistiche, riunite oggi sotto il segno delle informazioni. L’opera d’arte, dopo aver trovato la propria autonomia nel secolo scorso dalle altre discipline estetico-filosofiche, letterarie, psicoanalitiche, sociologiche, ecc…, nel pensiero attuale si presenta come un soggetto, o meglio, con un proprio organismo che è autorganizzato in informazione. Per questo la formula segni d’automazione, ribadisce che l’arte tutta è da intendersi come un micro-mondo; l’artista crea una gamma di visualità che all’occhio del fruitore generano sensazioni sempre diverse che non rimandano a qualcosa d’altro, ma significano per loro stesse.

A partire da ciò, si è modificato, radicalmente, il modo di intendere le opere d’arte che indifferentemente agli ambiti a cui appartengono: letteratura, pittura, scultura, ecc…, esse sono oggi considerate bene culturale, cioè strutture cognitive iscritte nel patrimonio genetico dell’umanità.

L’opera, così intesa, è un prodotto che non solo è costituita da un organismo che va interpretato (materia) ma partecipa al mondo della vita (o della natura) ogni volta che vi è un fruitore che cerca di comprendere e di riconoscerla nella sua organizzazione linguistico-logica (o tecno-logica) per le informazioni che essa (opera) racchiude. Perciò non basta soltanto produrre un’opera ed esporla, ma importante diventa il ruolo del fruitore, giacché tutto è da intendere in modo inter-attivo così come è l’intera organizzazione della società presente.

Nell’universo dell’arte contemporanea al di là di qualsiasi forma e di qualsiasi linguaggio utilizzato per costruirla, una delle attività implicite di chi l’arte la “guarda” è quella di scovare dei “segni”: punto, linea o figura a cui corrispondano, in senso proprio o figurato, i concetti di limite, posizione, direzione. Il segno ci rimanda subito ad un intervento diretto dell’uomo (dipingere, scolpire, scrivere non è altro che mani-polare mano-mettere la realtà che è capacità solo dell’uomo appunto) che modificando l’ambiente lascia delle tracce di se, in un procedimento visuale cioè di tipo artistico. Ogni artista-uomo che produce un segno, nello spazio circostante, lo fa per metterlo in relazione con ciò che è fuori, ponendolo così “in oggetto”, lo rende visibile, comunicabile. Per quanto detto fino ora, l’opera d’arte si contraddistingue per due elementi fondamentali: materia e pensiero.

La materia e il linguaggio oggi legano l’opera d’arte al tempo-spazio e allo spazio-tempo della sua elaborazione e costituzione. Un’opera è differenziata ed è riconoscibile dalle altre opere per la sua fisicità (alias, per i materiali con cui è assemblata). Il pensiero è costituito dal modo in cui l’opera si è manifestata come organizzazione o narrazione o racconto di un punto di vista.

Una visione che parte dalla cibernetica, come aggiornamento della visione sull’arte ci libera dagli pseudo-artisti che vogliono raccontarci una verità unica, essi sono in torto rispetto all’attuale che ci educa invece alle verità relative: il logos è divenuto un proliferare infinito di spazio-tempo e di ambienti. Viva la libera interpretazione. Siamo tutti critici potenziali. I critici innovativi, come si ritiene il sottoscritto, indicano le produzioni artistiche, le descrivono (interpretano o raccontano) non tanto come delle rappresentazioni, ma le trattano già come delle configurazioni artistiche.

Ecco che possiamo considerare questa collettiva come una raccolta genetica di un bagaglio di esperienze mentali. Non ci resta che guardare!







Bonanno:

Tavole pittografiche a metà tra moda e pubblicità. La ripetizione del segno è quasi l’appropriarsi di una tecnica comics svuotandola dal significato che dà la striscia e quindi dando al fruitore il compito di immaginarsi quale potrebbe essere la seconda tavola e poi la terza.
Il rimando alla traccia che compone la figura, che ha anch’essa i connotati di essere una traccia, ci pone il dubbio che quella figura sia in realtà un archetipo plasmato da un dio che forse non ha un nome ma che incute su di noi dandoci la vita.



1- Giovanni  Bonanno,  Accumulazione HX1    Tecnica mista, 2013.


2- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX2  Tecnica mista, 2013.




3- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX3  Tecnica mista, 2013.




4- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX4  Tecnica mista, 2013.





5- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX5  Tecnica mista, 2013.








De Caro:

Un esempio di visualità militante. Preleva estratti di realtà fotografica destrutturando l’immagine a livello biochimico, non si ferma a vedere la realtà, la guarda e vi penetra fin dentro la sua struttura molecolare. Un’azione scultoria “a togliere”, dal blocco visivo estrae pixel fino all’ultimo brandello di tessuto che delimita la tela dallo spazio esterno. Le sue opere appaiono come oggetti geometrici dotati di omotetia interna, quasi fossero dei frattali artigianali.



Paolo Tomio:

Elabora nuove forme d’arte attraverso la macchina, proponendo forme che rimandano ad una percezione altra del tecnologico e del racconto. I suoi segni non sono materialmente grafici, sono flussi di elettroni che transitano nei circuiti del computer. Tutti i vecchi e nuovi contenutismi dell’immagine, l’illustrazione e l’iconologia, vengono smentiti e relegati dove devono stare, tra i residuati dell’estetica, in quanto questi processi formali si dimostrano senza possibile dubbio non mediazioni tecniche o visualizzazioni dell’idea o del concetto, ma autonome costruzioni che sorgono, procedono e si definiscono in una loro esauriente autogenesi.



Paladini:

Sovrapposizione di piani, forme che si amplificano intersecandosi tra le diverse stratificazioni in un intarsio grumoso racchiuso in geometrie ostinate. L’equilibrio è tra la materia pittorica e il segno.
 Tutto è dosato, quasi come in un laboratorio costruito su un rigore che si rifà al classico. Il linguaggio è quello della pittura; beninteso però come uno dei linguaggi possibili. Potremmo dedurne che la morte dell’arte non c’è stata e che la pittura dopotutto resisterà per molto tempo ancora.



Fusco :

Osservare, prelevare, catalogare, sezionare, porre in oggetto.  Queste sono le fasi di un processo meditato oltre la velocità della vita attuale. Segni spuri, delimitano figure filiformi. Estrarre campioni di natura (quella che ancora resiste) per porla in essere. Ciò ci ricorda che l’uomo comune possiede ancora la facoltà di ascoltare il silenzio. Un pensiero ecologico e una materia organolettica, sono armi possibili contro l’Horror Pleni.



Zucchini:

Un paesaggista cibernetico. Configura estratti di realtà geo-fisiche penetrandovi fin dentro la struttura molecolare. Una matericità giustificata dall’intento di immensificare la natura, intravedendola oltre qualsiasi apparenza. Una pittura a raggi X. Uno strapaesaggio, inteso come legge di natura che è uguale in tutte le dimensioni, del macro e del micro; una parete di calce o il nucleo di un atomo di cobalto. Analogie chimiche e biologiche, tra percezione reale e macchinale.



D’Antonio:

Una figurazione algoritmica, i colori si incanalano secondo direzioni assiali, e si presentano con tonalità asettiche. La materia dell’opera è esigua, minima, rasenta una povertà di spirito che non è altro che un’attestazione di una mancanza dell’uomo attuale matematizzato nella sua logica. Oltretutto questa bidimensionalità estrema, tirata a lucido come una parete d’acciaio non lascia nessuna possibilità d’appiglio, niente tattilità, quindi niente corporalità per una società tecno-scientifica. Può essere anche un’operazione al rovescio, forse proprio questa mancanza ci stimola per reazione al desiderio di riaverla.




Afeltra:

dall’intarsio ligneo all’intarsio chimico-artificiale, ecco delle opere che hanno il gusto-tatto dell’attuale: forme di di-epossido combinate con pellicole elettrostatiche generanti una profondità al limite tra la percezione retinale e quella virtuale. Queste opere si sintetizzano a pieno nella formula “segni d’automazione”, il segno ultimo, quello impresso sull’opera è la risultante del gesto umano + la reazione chimico-organica, in cui si riequilibra il rapporto tra l’io e il mondo circostante. Lo spazio di queste opere supera le dimensioni euclidee configurando una dimensione “quarta” che si eterna in tutte le direzioni in un momento determinato. Proprio entro quest’oltre spazio i segni acquistano plasticità.



Pellini:

Una visualità urlata, le cui onde sonore frantumano la continuità di uno spazio che per quieto vivere vorremmo fosse nettamente delineato, apparentemente calmo; ma si sa che l’acqua cheta nasconde turbolenze interne. Dunque si ha l’impressione di un’identità del sé totalmente negata che per analogia rimanda ad una condizione storica di estrema precarietà. La Pellini, chiede alleanza all’ambito dei valori che si dimostrano più capaci di “resistere” alle macchine che si incontrano e delinea il suo agire nella sfera dei fenomeni organici, cellulari, biologici, ricercati ai livelli bassi, genetici, poiché sono alieni da compromessi con la sfera artificiale dei prodotti industriali. C’è solo il rischio, però nell’ostinazione a restare fedele all’organico, di scivolare nel reazionario.





Donatella Violi:

Nei paesaggi della Violi si sperimentano con grande diffusione sentimenti di solitudine e abbandono ed allo stesso tempo ansia e paure suscitate dalle relazioni interpersonali. Il successo delle chat-line e di tutte le modalità di relazione tecno mediate che attualmente imperano sono un chiaro esempio che mostrano come le persone siano apparentemente socializzate in rete, mentre in realtà possono essere profondamente chiuse in schemi mentali accomodanti ai propri bisogni narcisistici. Il Pensiero che vi si intravede è il fatto di creare forme di relazionalità basate su immagini della persona false e costruite, un po come a Valdrada, dove è importante la facciata della casa che si specchia nel lago, non ciò che vi si cela al suo interno. L’uomo non è più chi è, ma chi tenta di essere, chi finge di essere.



Gisela Robert:

In una società cibernetica in cui ogni manifestazione dell’uomo è un linguaggio generante informazioni sembra che la Robert dia un esempio genuino di sopravvivenza. La verità non è nella specializzazione ma nell’ibridazione; la sua pratica di mimesi vive “in mezzo a”, non si ancora a nessun lembo di terra, galleggia, vive in deriva perpetua. Le sue sono adesioni giustapposte di tratti che ammantano il piano-sfondo che scompare sotto il peso di miriadi di grafemi. Segni-lettere-simboli si mescolano e s’amalgamano in una fitta rete di catene semiotiche di un meta-linguaggio. Sono pagine verbo-visuali in cui la parvenza di una scrittura è un pretesto per riformulare sillabogrammi, allografi e logogrammi di un diverso sistema cognitivo. Alla semplicità superficiale dell’informazione odierna risponde con complessi logo-grammi che sono al limite della decifrabilità.
                                                                            Marcello Francolini



domenica 16 dicembre 2012

IN FORMA DI FRANCOBOLLO/ 70 Years di Marcello Diotallevi

ARTISTAMPS  2012

Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno nasce nel 2009 come uno spazio sperimentale cercando da subito di far capire che la sola legge del mercato non necessariamente prevale sul dato culturale e creativo. Anzi, molto spesso la produzione alternativa degli artisti cosiddetti “ di frontiera” raggiunge altissimi livelli innovativi e poetici al di sopra dagli standard imposti dal sistema ufficiale dell’arte contemporanea proprio perché gli artisti che io considero “di confine”, in particolar modo gli artisti postali, si trovano volutamente a condividere un nuovo modo d’intendere la comunicazione al di fuori di un normale e asettico circuito di norma commerciale. La Mail Art, ideata da Ray Johnson degli anni ’60, nasce, appunto, come fenomeno essenzialmente artistico condividendo le proposte del movimento Fluxus in una sorta di forma d’arte totalmente relazionale e “underground”, svincolata dai logici schemi produttivi proposti dalle gallerie commerciali. Le opere di Mail Art, spedite per posta viaggiano da un capo all’altro del pianeta e molto spesso si completano con i timbri, francobolli, adesivi e persino elementi tridimensionali. Le buste, e i francobolli sono la chiara testimonianza di un viaggio che si arricchisce sempre più di nuove proposte comunicative diventando molto spesso opere d’arte.



Per celebrare la ricorrenza del 70° compleanno di Marcello Diotallevi (24 aprile 1942) gli artisti si sono impegnati a lavorare su una matrice atta ad ospitare la propria personale visione, cercando in linea di massima di rispettare le caratteristiche base di un vero francobollo. Perché possano venire considerati francobolli d’artista (artistamps), i lavori devono avere forma di francobollo, che poi questa forma base venga spesso stravolta fa parte dell’operazione artistica, sempre nel limite che essa sia ancora riconoscibile e quindi possa essere ancora recepita visivamente in quanto tale. Per far sì che un limite venga davvero superato occorre che ci sia la premessa e quindi l’illusione di avere in mano un “francobollo”. Tuttavia, se sono “in forma di francobollo”, non vuol dire necessariamente che i francobolli d’artista “lo sono davvero” quindi, non sono semplici creazioni tipografiche a valore legale in funzione di una reale spedizione postale. Si accetta provvisoriamente la forma di un francobollo per indicare una funzione momentanea, per poi, subito dopo, trovare un diverso ordine e sbocco linguistico, diventando molto spesso efficace messaggio poetico capace di viaggiare e superare barriere e limiti fittizi. Ecco svelato il potere dirompente, trasformatore e liberatorio della parola “In Forma” capace di dominare, nonostante la provvisoria condizione di condividere in parte le caratteristiche base di un francobollo. In questa prima rassegna vengono esposti 88 opere realizzate appositamente da altrettanti artisti internazionali che per questa occasione hanno voluto esserci.




Artisti presenti a questa Rassegna Internazionale:

Marcello Diotallevi, Michel Della Vedova, Giancarlo Pucci, Francesco Mandrino, Ruggero Maggi, Emilio Morandi, Paolo Scirpa, Clemente Padin, Anna Boschi, Alexander Limarev, Vittore Baroni, Andrea Bonanno, Carlo Iacomucci, Lancillotto Bellini, Rosanna Boraso, Ezio Ferrari, Alberto Vitacchio, Giovanni Bonanno, Lamberto Pignotti, Guido Bondioli, Fulgor C. Silvi, Giuseppe Denti, Domenico Severino, Willie Marlowe, Carla Bertola, Gian Paolo Roffi, Carmela Corsitto, Serse Luigetti, Salvatore Anelli, Claudio Grandinetti, Bruno e Liliana Tonucci, John Held JR, Simone Affabris, Darlene Altschul, Greta Schodl, Antonio Di Gaspero, Sergio Poddighe, Rolando Zucchini, Ernesto Terlizzi, Francesco Aprile, M. P. Fanna Roncoroni, Stathis Chrissicopulos, Tarcisio Pingitore, Teo De Palma, Giuliano Mammoli, Jean-Noel Laszlo, Daniel Daligand, Franco Massanova, Eugenio Giannì, Irma Blank, Mauro Molinari, Oh Boy Mailart, Keith Bates, Christine Tarantino, Roberto Scala, Adriano Bonari, Giorgio Regnicoli, Rosanna Veronesi, Michele Caldarelli, Fernando Andolcetti, Oliviero Olivieri, Roberto Vincenzo Zito, Guglielmo Girolimini, Gianni Ottaviani, Anna Alessandroni, Enzo Mula, Francesco Guerrieri, Lucia Marcucci, Davide Argnani, Franco Gordano, Maryse Aspart Cena, Cosimo Cimino, Rossella Izzo, Giordano Bruno Galli, Sergio Cena, Sophia Martinou, Adriano Di Giacomo, Anna Cochetti, Gabriella Maramieri, Angela Noya Villa, Paolo Carnevale, Lillo Giuliana, Angela Caporaso, Anna Seccia, Lucio Del Gobbo, Dino Sileoni, Franco Spena, Patrizia Battaglia.


La collezione di opere di Artistamps attualmente visibile permanentemente al Bongiani Ophen Art Museum di Salerno nasce per caso, da un’idea provvisoria; i lavori spediti dagli artisti per posta dovevano essere utilizzati semplicemente per una mostra collettiva come omaggio ai 70 anni di Marcello Diotallevi. Quindi, non era stata concepita come una raccolta per una collezione di Artistamps. Tuttavia, in breve tempo ci siamo accorti che le opere create da 112 artisti erano più di 330, per cui bisognava renderle visibili programmando così due mostre collettive di respiro internazionale dedicate espressamente a Marcello Diotallevi; per l’appunto, quella di dicembre 2012 dal titolo “IN FORMA DI FRANCOBOLLO” e l’altra programmata a partire dal 1 giugno al 31 agosto 2013 dal titolo: “WUNDERKAMMER/ARTISTAMPS AND CABINET OF CURIOSITIES”, in contemporanea con la 55° Biennale Internazionale di Venezia. Attualmente, crediamo che questa particolare “raccolta” sia già una delle poche e interessanti collezioni virtuali di “Artistamps” presenti e visibili in modo organico nel Web.







“Settant'anni tra buste, lettere al mittente, lettere autografiche, pittura e francobolli d'artista”

Marcello Diotallevi ha compiuto settant'anni e per tale importante occasione sono stati invitati diversi artisti a fare quello che lui ha fatto da sempre e con classe:“francobolli d'artista”. La richiesta che avevamo fatto agli artisti i era quella di spedire “in forma di francobollo” quanto già realizzato precedentemente, oppure d’intervenire possibilmente su una matrice base già predisposta. L’unica condizione era quella che doveva assomigliare per sommi capi ad un francobollo, vicino alla filatelia ufficiale e possibilmente traforato. I primi francobolli Marcello Diotallevi li ha creati negli anni 80 e precisamente nel 1984 (qualche anno prima, aveva creato qualche esemplare unico di cui, purtroppo, non si ha più la reale documentazione dell’operazione artistica svolta dall’artista. Secondo l’artista fanese “i francobolli d'artista stanno a quelli ufficiali come i libri d'artista a quelli che fanno letteratura”; così Marcello definisce il proprio lavoro. Sul finire degli anni Settanta traghetta la sua creatività nella Mail Art con interventi originali anche nella produzione di “francobolli d'artista”. Dal 1984, in tutto ne ha realizzati una ventina, sempre di grande qualità creativa. L'artista marchigiano confessa: “Sebbene essi non appartengano alla filatelia ufficiale, morfologicamente le sono vicini, appaiono traforati, la carta è gommata, hanno un valore facciale e qualcosa da celebrare”. Sono stati spesso esposti: dal “Brandale” di Savona al “Caffè Voltaire” di Firenze, dal “Il luogo” di Roma al “Milan Art Center” di Milano. Inoltre, sono stati presentati anche al Palazzo dei Diamanti di Ferrara a “Arte Fiera” di Bologna. Il primo, l'esemplare del 1984, si intitola “For peace” ed offre ironicamente una colomba che indossa un elmetto da militare. Un francobollo del 1999, «Halloween» celebra la festa omonima del 31 ottobre. Un altro ancora è "Mail heart” e risale al 1990. Contiene un cuore composto da un collage di frammenti di francobolli, fino a quelli più recenti creati in questi ultimi tempi come “Italia 2011” del valore di 0,60 cent. di euro, per celebrare degnamente il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, oppure, “70 years” del valore non legale di 1,40 €, creato proprio quest’anno per la ricorrenza del suo stesso settantesimo compleanno.





Nato nel 1942 a Fano. E' vissuto per lungo tempo a Roma dove per un decennio ha esercitato l'attività di restauratore presso il Laboratorio di Restauro in Vaticano. Ha inizio in quegli anni anche la sua attività artistica all'insegna dell'irrequietezza. Come pittore prima, poi come scultore nei primi anni Settanta, quindi per qualche tempo si occupa di grafica e infine inizia a scrivere. Verso la fine degli anni Settanta hanno inizio le sue incursioni nell'area della Mail Art e della Poesia Visiva di cui è tuttora un impegnato protagonista. In oltre quarant’anni di attività artistica ha collaborato con suoi interventi a libri e riviste nazionali e internazionali. Nel corso del tempo ha tenuto varie mostre personali nelle maggiori città italiane, partecipando nel contempo a esposizione collettive in tutto il mondo. Si occupa in prevalenza di installazione, Poesia Visiva e Mail Art. E' l'autore della copertina della Guida al Musée National d'Art Moderne - Centre Georges Pompidou di Parigi (Hazan Editeur 1983). Nel 2003 riceve l'invito a tenere una performance nella Sezione "Extra 50" della 50esima Edizione Internazionale d'Arte - Biennale di Venezia ma, non essendo egli un performer, declina l'invito. Nel 2007 è stato invitato alla 52esima Biennale di Venezia e poi nel 2011 alla 54 Biennale di Venezia, Padiglione Tibet, a cura di Ruggero Maggi. Dal 1974 vive e lavora a Fano.                                                                                                 (Giovanni Bonanno)






LA PITTURA: “DALLA LETTERA AL VOLO”

Marcello Diotallevi, classe 1942, sul finire degli anni Settanta ha iniziato le sue irruzioni nell’area della Mail Art e con contatti sempre più intensi con la Poesia Visiva, utilizzando le lettere dell'alfabeto per accumuli, disseminazioni liberati da qualsiasi senso e significato letterale, e in questi ultimi anni, anche del recupero del colore e dell’uso gioioso della pittura. Artista di voli a cielo aperto di “parole al vento”, di insolite lettere senza destinatario che ritornano al mittente; lettere in cui l’accumulazione grafica di simboli di tipo grafico creano nuove associazioni sempre imprevedibili e nuove, disarticolando il linguaggio e riducendolo a pezzi. Ora con gli ultimi lavori Le parole incantate volano allegre nello spazio come dolci fiabe senza tempo. L’intera produzione dell’artista di Fano nasce dall’ibridazione dei linguaggi fino a sconfinare con convincente disinvoltura nella poesia visiva. Di questi ludici interventi provocatori ne è responsabile Marcel Duchamp artista amato da Marcello per la componente estetica e concettuale. Ne viene fuori una sorta di viaggio poetico dentro la fantasia e l’incanto, con la definizione di presenze che cercano di esercitarsi al volo, a condividere l’indefinito. Cervi volanti e ippogrifi cavalcano raggianti il tempo di un momento, apparizioni che si formano e nello stesso tempo si stravolgono per definirsi in poemi colorati destinati al vento. Alla base vi è l’ironia come sistema per indagare il presente con il fine di evidenziare gli aspetti più particolari, lasciando alla casualità provvisoria la possibilità di destare stupore e meraviglia. Tutta l’intera ricerca di Diotallevi è improntata da questo particolare modo di fare. Come per esempio le «Lettere autografiche» di un tempo sistemate sui fogli bianchi imbustati che spediva per posta a destinatari inesistenti creando così lo smarrimento e la trasgressione. Si badi bene non la ricerca della casualità “tout court”, fine a se stessa, ma come sollecitazione e possibilità di accamparsi nel provvisorio e nell’evento non programmato e definito. Così è stato anche per i racconti fantastici e immaginari delle “Fiabe al vento” di questi ultimi tempi, quasi dei collage composti da frammenti assemblati di ripstop di vari colori. La loro forma suggerisce strani aquiloni rampanti che volano nell’aria in attesa di stabilizzarsi in una dimensione più certa. Per sedimentarsi cercano l’infinito, l’immateriale e il mistero come essenza. La loro sagoma colorata evidenzia lettere ritagliate, svuotate di peso, che si stabilizzano all’interno della superficie colorata. Lettere dal destino vago e ingrato volano “come francobolli” in attesa che qualche possibile destinatario possa decifrare gli oscuri presagi della parola, si aggrappano avidamente all’immaginazione e si lasciano andare al flusso delle correnti, coscienti di non poter essere più significato compiuto ma sola presenza sfuggente.

                                                                                                                     Giovanni Bonanno





– Marcello Diotallevi – studio via Veneto, 59 – 61032 Fano – Italia

VISITA/ Siti di riferimento:



http://www.caldarelli.it/diotallevi.htm
http://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=21


Artistamp:      http://www.artpool.hu/Artistamp/default.html

http://www.artpool.hu/Artistamp/PFranke.html

http://www.artpool.hu/Artistamp/text/Galantai.html

http://iuoma-network.ning.com/group/artistampscreators?commentId=2496677%3AComment%3A910037&xg_source=activity

http://artistampmuseum.blogspot.it/

http://artistampmuseum.blogspot.it/2010/10/book-artistamps-francobolli-dartista.html


http://artestudiomorandi.blogspot.it/2010_09_01_archive.html