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giovedì 14 luglio 2022

STELLA CILENTO, Stella in Arte - 19° Edizizione di Arte Contemporanea

 

XIX Edizione

Orme

 

Stella Cilento (SA) - 30 Luglio 2022 > 20 Agosto 2022

 

Inaugurazione: 30 Luglio 2022 ore 19,30

Cappella S. Antonio da Padova

Stella Cilento (SA)


 


Sabato 30 Luglio 2022, con il patrocinio della Provincia di Salerno, dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dell’Unione Comuni dell’Alento e del Comune di Stella Cilento, si inaugura la XIX edizione della rassegna d’arte contemporanea “StellaInArte”, con testi di Cristina Tafuri e Chiara Avallone, nella seicentesca cornice della Cappella intitolata a S.Antonio da Padova.

La mostra di quest’anno è intitolata Orme, con 4 artisti provenienti da diverse realtà geografiche italiane ed estere: Antonio Baglivo, Barbla Fraefel Zah, Pasquale Mastrogiacomo e Mauro Molinari.

…questi sono momenti, scrive Cristina Tafuri, in cui l’arte sta trapassando dalla sclerosi di una forma definita e priva di autenticità a una forma in cui sta ritrovando una più intima unione con la vita, una funzione della vita umana, sempre di vitale importanza, sempre necessaria, che è il modo proprio dell’uomo di confrontarsi con il mondo. Queste opere sono la registrazione della nostra situazione politica, sociale e spirituale…”

O come ricorda Chiara Avallone: “…L’arte non ha solo il potere di proporre la realtà com’è, ma soprattutto ha il potere di trascendere il proprio ruolo sociale e di creare una sfera nuova in cui elimina la coscienza ed ogni regola o legge che l’uomo stesso ha creato…”




Due opere di Mauro Molinari

Stella Cilento 1 Barocco Metropolitano, 2020, acrilici su tela, cm 40 x 40



Stella Cilento 2 Barocco Metropolitano, 2020, acrilici su tela, cm 40 x 40
Opere di Mauro Minari



Catalogo in sede


Info:

Silvio Massanova - silvio.massanova@hotmail.it - 339 4249089

Vincenzo Vaccaro - vaccaro.stellacilento@gmail.com - 345 4237327




giovedì 28 luglio 2016





StellainArte 2016 
dal 28 luglio al 21 agosto 2016




 A cura di Silvio Massanova 
silvio.massanova@hotmail.it 

venerdì 6 novembre 2015

FRANCO MASSANOVA - ALLA RICERCA DELLA VITA



Personale di Franco Massanova - Profili in libertà

Milano - dal 7 al 27 novembre 2015





Da sabato 7 novembre presso l’Art Studio 38 di via Canonica, 38 a Milano  viene presentata la  personale dell’artista salernitano Franco Massanova  a cura del figlio Silvio, con opere che coprono  un arco di tempo di circa 10 anni di lavoro, fino agli ultimi mesi di produzione dell’artista, prima della prematura scomparsa nel dicembre scorso. Le opere dell’artista salernitano ricercano nell’embrione la vita, le suggestioni del tempo in una variazione di umori sempre diversi e indefiniti.  Franco Massanova lavora assiduamente sul crinale impalpabile della figurazione con lacerti d’immagine “insostanziale”. Una pittura che riesce a darsi come evento provvisorio e nel continuo farsi e disfarsi trova comunque il modo di esistere.




Nel maggio 2011, per Exibart avevo recensito la mostra di Franco Massanova svolta  nel Complesso monumentale di Santa Sofia a Salerno (Chiesa dell’Addolorata), che per l’occasione presentava una trentina dipinti che ripercorrevano un quarantennio di ricerca svolta in modo lucido e coerente: dagli esordi figurativi dei primi anni ’70 attraverso l’immaginario geometrico dei primissimi anni ’80 fino alle grandi tele del 2011 di matrice sostanzialmente aniconica e lirica. Una pittura rarefatta rivolta a scandagliare minime sezioni d’immagine, apparentemente semplice che preferiva condividere l’essenzialità della rappresentazione. A partire già dai primi lavori degli anni ‘70 e in tutte le altre opere successive vi è stato un motivo di base sempre ricorrente: la visione ravvicinata, la rappresentazione del dettaglio, la presenza espressiva della linea e del nero come campo d’indagine.

Scrivevo: “Il nero di luce o il nero di colore, come lo si voglia intendere, ha indotto l’artista a convogliare tutta la sua attenzione verso questo nuovo campo d’indagine. La sua pittura ormai vive la dimensione favolistica, ma non diventa mai racconto o illustrazione. I segni che traccia sulla tela sono larve e presenze insostanziali, frammenti di cose che rimangono allo stato embrionale in una situazione chiaramente provvisoria. L’artista sa come condurre le sue forme archetipe, le insolite apparizioni fino al limite della concretizzazione per poi abbandonarle nel vuoto anemico e profondo dello spazio. Massanova da tempo lavora assiduamente sul crinale impalpabile della figurazione con lacerti d’immagine insostanziale che condividono la dimensione sospesa dell’apparire. Una pittura che riesce solo a darsi come evento e nel farsi e disfarsi trova il modo di evidenziare e svelare i nascosti misteri dell’ esistenza. Con le ultime opere create per questo affascinante spazio espositivo, l’artista salernitano approda ad un linguaggio mobile, lirico, in cui emergono forme organiche e allusive. Un’apparizione decisamente appostata ad un limite, un’ immaginarie lirica e nel contempo metafisica che accoglie l’incanto immediato e provvisorio dell’illusione. I suoi sono eventi sospesi, energie primarie, intrecci di vibrazioni dal flusso provvisorio e incontrollato. E’ la pittura degli abissi e dei misteri. E’ la pittura del tuffatore di Paestum che attratto dal nulla, si libera dalle costrizioni e si lancia nel profondo buio dello spazio e nel silenzio più assorto si rigenera e ritrova ancora la luce e la vita”.    
Sandro  Bongiani











FRANCO MASSANOVA   Nasce a Stella Cilento (Sa.) nel 1950.  Muore nel dicembre del 2014 a Torino dove si era trasferito negli ultimi mesi. Le sue ceneri riposano nel cimitero di Stella Cilento (SA).

 L’attività di artista è iniziata negli anni settanta, attraverso la serie dei “Grovigli”, dei”Filamenti ragionati” e dei “Reticoli”,” con i primi anni ottanta la sua ricerca approda  ad un’ampia astrazione che farà registrare l’azzeramento di qualsiasi elemento referenziale, in virtù di una costruzione formale rigorosa”: le “Macroscopie”, le “Sovrapposizioni”, i “Frammenti”. Successivamente le sue tele, realizzate dalla metà degli anni ottanta e per tutto il decennio successivo, si caratterizzano per la presenza quasi assoluta di un nero abissale: i“Notturni”, le “Tangenze”. Nell’accogliere poi sulla superficie della tela sia “attraversamenti nervosi del segno ed imprevedibili slittamenti della linea”sia “fughe filamentose e avvolgenti” nascono  le opere della serie “Nero di Luce”,” Fantasmi di movimento”,”Icaro”. Con il volgere degli anni duemila si ha il  recupero della gamma cromatica attraverso un  particolare utilizzo della materia pittorica. Il tutto porterà ad  un primo  ciclo di opere a cui sarà dato il titolo “Incarnato Tepore”: lavori identificabili per “un rosa intenso variato in tutta la sua gamma”. I lavori degli ultimi anni evidenziano “…segmenti neri e pastosi, che si contraggono o si dilatano prima di vedersi attratti e assorbiti in un magma inquietante, in un abisso nero di segni, a causa di una forza che sgretola la pelle della tela e ne fa virare le tonalità del colore dal nero al violaceo, al grigio-ceruleo, al verde acido, al giallo, al rosa. Ed il nero, energia un tempo terragna e visionaria, permane con le sue linee sensuali, meno taglienti e più allusive, permane nel fondo, silenzioso e compatto, ma anche tra i cristalli di colore.”
 Nel 1998, in occasione della Pasqua, e per i successivi sei mesi, una sua opera di grandi dimensioni (cm,200x245) rappresentante “LA CROCIFISSIONE” è rimasta esposta nella Cattedrale di Salerno.
Nel 2010, in occasione della ristrutturazione dell’edificio dove abitò il grande romanziere ungherese Sandor Marai, detto edificioè stato arricchito di 36 pannelli vitrei riportanti particolari di lavori del sottoscritto.
Nel 2011 ha tenuto, a cura del Comune di Salerno e con la pubblicazione di un volume monografico, una mostra antologica che ha ripercorso i quaranta anni di lavoro.

-Ha  tenuto mostre personali in spazi pubblici e gallerie private, partecipando a mostre di gruppo sia in Italia che all’estero.

PERSONALI: Centro Dadodue (Sa), gall.Inquadrature 33 (Fi),.gall.S.Carlo (Na), Centro Sud Art Scafati (Sa),  gall.Fumagalli (Bg), Antichi Arsenali Amalfi (Sa), gall.Diagramma 32  (Na), gall.L’Idioma (AP), Biblioteca Com.le Bellizzi (Sa), S.Giovanni di Dio (Sa), ArtexArte (Na), Linee Contemporanee (Sa), Ex Refettorio Monastero di  S.Spirito (Ag), in cont.nea Edificio R.Niglio Itri,  Stella C.(Sa) e Portosalvo, Pisciotta (Sa), Spazio Arte, a cura del comune di Fara Gedda d’Adda (Bg), gall. Delise Portogruaro (Ve), Museo Frac Baronissi (Sa), Pagea Art Angri (Sa), Luxury Art Gallery(Co), gall. 8,75 (RE), gall.Il Raggio (Lugano), Spazio Ebner Ceraso (Sa), gall.Rosso Fenice (Bn), Complesso di S.Sofia, ex chiesa dell’Addolorata (Sa), Museo / Pinac.ca Todi (Pg), ARC Archivio Ravello Cont.nea, Ravello (Sa), gall.Immaginaria (Fi).

COLLETTIVE:Grafica Ital. Cont. Lima (Perù), Gzira (Malta)- Autodocumentazione ‘78 Salerno-XI premio Salerniana, Erice (Tp)-Linguaggi Altrui, AA.BB.(Na)- Artder ’82, Bilbao (Spagna)- Una situazione a Napoli, VII Expo arte, Bari- Otto pittori italiani alla galerie Jozsefvvaros, Budapest (Ungheria)- Gall.Volksuniwersit, Rotterdam (Olanda)- XXXVI premio Michetti, Francavilla a Mare (Ch)- Arte oggi in Campania, Mostra d’Oltremare, Napoli- Disegno Campania ’88, Morcone (Bn)- 5+1 gall.Chisel, Genova- Immaginaria ’92, pal.Durini Milano- I luoghi della visione, gall.Annunciata, Milano- Misure uniche per una collezione, Università di Ancona, pal.Tiranni Castracane Cagli (PU)- Segmenti eterogenei di arte nuova, Tempio di Pomona, Salerno-Arte e olio, Museo di Campagna(Sa),Centro Studi It.ni, Berna (Svizzera)- Libro d’artista, Galassia Gutemberg, Mostra d’Oltremare, Napoli, Fortezza di Basso, Firenze- Lavori su carta, villa Loredan, Strà (Ve)- Carte x l’arte, a cura delle’Unione delle Autonomie Locali, sedi varie- Artisti per il Kossovo, gall.Verrengia, Salerno- Cartolina per Napoli, Palazzo Reale Napoli- Una luce per Sarno, pal. Doria, Angri (Sa), Arsenali di Amalfi (Sa), Musei Civici (MC), Gall.Civ. d’Arte Moderna, Spoleto (Pg)- Sguardi Diversi, Stella Cilento (Sa)- Itinerario d’Arte, villa Bruno, Portici (Na)- I colori di Bacco, Museo Emblema, Terzigno (Na)- Lavori in corso, coll.ne FRAC, Baronissi (Sa)- Itinerari di carta, gall.Biale, Siena- Tavola Rotonda, Museo Civ.Arte Cont.Albissola (Sv)- Scriptorium, pal.Vanvitelliano, M. S.Severino (Sa)- Aspetti dell’Arte Astratta nella raccolta Fiocchi, Forte Malatesta, Ascoli P.- Solidarte, Castel Dell’Ovo, Napoli-I Colori dell’Unità, pal. Niglio Itri, Stella Cilento (Sa)- Viaggio al termine della forma, gall. Immaginaria, Firenze- Opere su carta, GlobArt Gallery, Acqui Terme (Al)-150+1 (settore Musei/Bibl. Prov. di Salerno): pal. Grancia, Sala Consilina (Sa); Museo Arch.co Prov. dell’Agro-Nocerino, Nocera Inf.(Sa); Pal. R.Niglio Itri, Stella Cilento (Sa)-      

Testi in catalogo e recensioni su  pubblicazioni portano la firma di: S. Zuliani, A. P. Fiorillo, M. Bignardi, S. Bongiani, M. Alfano, A. Trione, V. Trione, R. Aymone, M. D’Ambrosio, L. Mango, R. Mele, L. Giordano, U. Piscopo,  V. Guarracino, C. Serri, V. Corbi,  G. Paraggio,  B. Bandini, A. Guglielmo, L. P. Finizio, C. Tafuri, N. Parlante, L. Crescibene, M. Maiorino, C. Ruyu, A. Trabucco, R. Pinto, A. Calabrese, E. Lauria, A. Cappuccio, G. Romano, S. Romano, G. Bilotta, G. Pedicini, M. Napoli, P. Romano, M. D’Elia, A. Izzo, A. Di Muro, G. Caliendo,G. Malangone, C. Caserta, L. Zaniboni, L. Liguori,  M. Vitiello, G. Grassi, A. Lorito, M. Di Mauro.








martedì 23 luglio 2013

SEGNI D'AUTOMAZIONE/ Decima Rassegna di Arte Contemporanea - Comune di Stella Cilento





Azione critica nella cibernetica coeva.
(Segni d’automatismo)




Colgo l’occasione per quest’appuntamento espositivo annuale a Stella Cilento per tentare un aggiornamento nelle osservazioni delle espressioni artistiche attuali.

Nella maggior parte dei casi in cui visitiamo esposizioni d’arte ci limitiamo ancora a vedere l’opera, considerandolo un momento estetico fine a se stesso, il più delle volte con un atteggiamento passivo, non-intenzionale, generico, a-temporale. Nella quotidianità invece interagiamo scambiando informazioni, con tutti i sistemi tecnologici che fanno parte della realtà, e che ci sono necessari per vivere nella società. Il mondo è da vedere come un enorme interfaccia, e la connettività come nuova dinamica della socialità. La cibernetica ci svela un modo nuovo di vedere il mondo, ogni entità, sia essa biologica che tecnologica genera e scambia informazioni con l’esterno, perciò tutto è interazione e ogni azione è dialogica. Ciò ci insegna a guardare e non semplicemente a vedere. L’etimologia che definisce l’atto del guardare può essere collegata ad uno stato di guerra: “stare in guardia”, “custodire”, “vedetta”. A differenza del vedere che è una pura attività pacificata, guardare è, ben diversamente, il mezzo attraverso cui cerchi di smascherare gli inganni e le manipolazioni delle cose, ma anche delle idee sulle cose.

L’attuale trasformazione dell’universo artistico trova la sua matrice in questa nuova organizzazione, tutta coeva, della vita e della conoscenza. Le discipline umanistiche si arricchiscono dei nuovi contributi delle scienze come la fisica, la matematica, la fisiologia e la biologia e, attraverso le scoperte sui processi mentali, ci si appropria delle nuove relazioni tra corpo-mente-sensazioni-emozioni della neuro-fisiologia.

Le conoscenze tecnologiche attuali inducono, inoltre, a riflessioni sull’organizzazione del vivente e sul suo funzionamento. Queste ultime conoscenze, specie per l’invenzione di nuovi materiali e per la loro introduzione nelle fasi produttive della lavorazione di oggetti, sono di ausilio agli scienziati di ingegneria (e bio-ingegneria) dell’artificiale per riprodurre in modo sempre più similare alcuni automatismi umani.

Ciò richiede al mondo dell’arte un ripensamento sia su ciò che si intende per “fare” arte e sia su ciò che si deve intendere per storia delle organizzazioni artistiche, riunite oggi sotto il segno delle informazioni. L’opera d’arte, dopo aver trovato la propria autonomia nel secolo scorso dalle altre discipline estetico-filosofiche, letterarie, psicoanalitiche, sociologiche, ecc…, nel pensiero attuale si presenta come un soggetto, o meglio, con un proprio organismo che è autorganizzato in informazione. Per questo la formula segni d’automazione, ribadisce che l’arte tutta è da intendersi come un micro-mondo; l’artista crea una gamma di visualità che all’occhio del fruitore generano sensazioni sempre diverse che non rimandano a qualcosa d’altro, ma significano per loro stesse.

A partire da ciò, si è modificato, radicalmente, il modo di intendere le opere d’arte che indifferentemente agli ambiti a cui appartengono: letteratura, pittura, scultura, ecc…, esse sono oggi considerate bene culturale, cioè strutture cognitive iscritte nel patrimonio genetico dell’umanità.

L’opera, così intesa, è un prodotto che non solo è costituita da un organismo che va interpretato (materia) ma partecipa al mondo della vita (o della natura) ogni volta che vi è un fruitore che cerca di comprendere e di riconoscerla nella sua organizzazione linguistico-logica (o tecno-logica) per le informazioni che essa (opera) racchiude. Perciò non basta soltanto produrre un’opera ed esporla, ma importante diventa il ruolo del fruitore, giacché tutto è da intendere in modo inter-attivo così come è l’intera organizzazione della società presente.

Nell’universo dell’arte contemporanea al di là di qualsiasi forma e di qualsiasi linguaggio utilizzato per costruirla, una delle attività implicite di chi l’arte la “guarda” è quella di scovare dei “segni”: punto, linea o figura a cui corrispondano, in senso proprio o figurato, i concetti di limite, posizione, direzione. Il segno ci rimanda subito ad un intervento diretto dell’uomo (dipingere, scolpire, scrivere non è altro che mani-polare mano-mettere la realtà che è capacità solo dell’uomo appunto) che modificando l’ambiente lascia delle tracce di se, in un procedimento visuale cioè di tipo artistico. Ogni artista-uomo che produce un segno, nello spazio circostante, lo fa per metterlo in relazione con ciò che è fuori, ponendolo così “in oggetto”, lo rende visibile, comunicabile. Per quanto detto fino ora, l’opera d’arte si contraddistingue per due elementi fondamentali: materia e pensiero.

La materia e il linguaggio oggi legano l’opera d’arte al tempo-spazio e allo spazio-tempo della sua elaborazione e costituzione. Un’opera è differenziata ed è riconoscibile dalle altre opere per la sua fisicità (alias, per i materiali con cui è assemblata). Il pensiero è costituito dal modo in cui l’opera si è manifestata come organizzazione o narrazione o racconto di un punto di vista.

Una visione che parte dalla cibernetica, come aggiornamento della visione sull’arte ci libera dagli pseudo-artisti che vogliono raccontarci una verità unica, essi sono in torto rispetto all’attuale che ci educa invece alle verità relative: il logos è divenuto un proliferare infinito di spazio-tempo e di ambienti. Viva la libera interpretazione. Siamo tutti critici potenziali. I critici innovativi, come si ritiene il sottoscritto, indicano le produzioni artistiche, le descrivono (interpretano o raccontano) non tanto come delle rappresentazioni, ma le trattano già come delle configurazioni artistiche.

Ecco che possiamo considerare questa collettiva come una raccolta genetica di un bagaglio di esperienze mentali. Non ci resta che guardare!







Bonanno:

Tavole pittografiche a metà tra moda e pubblicità. La ripetizione del segno è quasi l’appropriarsi di una tecnica comics svuotandola dal significato che dà la striscia e quindi dando al fruitore il compito di immaginarsi quale potrebbe essere la seconda tavola e poi la terza.
Il rimando alla traccia che compone la figura, che ha anch’essa i connotati di essere una traccia, ci pone il dubbio che quella figura sia in realtà un archetipo plasmato da un dio che forse non ha un nome ma che incute su di noi dandoci la vita.



1- Giovanni  Bonanno,  Accumulazione HX1    Tecnica mista, 2013.


2- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX2  Tecnica mista, 2013.




3- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX3  Tecnica mista, 2013.




4- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX4  Tecnica mista, 2013.





5- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX5  Tecnica mista, 2013.








De Caro:

Un esempio di visualità militante. Preleva estratti di realtà fotografica destrutturando l’immagine a livello biochimico, non si ferma a vedere la realtà, la guarda e vi penetra fin dentro la sua struttura molecolare. Un’azione scultoria “a togliere”, dal blocco visivo estrae pixel fino all’ultimo brandello di tessuto che delimita la tela dallo spazio esterno. Le sue opere appaiono come oggetti geometrici dotati di omotetia interna, quasi fossero dei frattali artigianali.



Paolo Tomio:

Elabora nuove forme d’arte attraverso la macchina, proponendo forme che rimandano ad una percezione altra del tecnologico e del racconto. I suoi segni non sono materialmente grafici, sono flussi di elettroni che transitano nei circuiti del computer. Tutti i vecchi e nuovi contenutismi dell’immagine, l’illustrazione e l’iconologia, vengono smentiti e relegati dove devono stare, tra i residuati dell’estetica, in quanto questi processi formali si dimostrano senza possibile dubbio non mediazioni tecniche o visualizzazioni dell’idea o del concetto, ma autonome costruzioni che sorgono, procedono e si definiscono in una loro esauriente autogenesi.



Paladini:

Sovrapposizione di piani, forme che si amplificano intersecandosi tra le diverse stratificazioni in un intarsio grumoso racchiuso in geometrie ostinate. L’equilibrio è tra la materia pittorica e il segno.
 Tutto è dosato, quasi come in un laboratorio costruito su un rigore che si rifà al classico. Il linguaggio è quello della pittura; beninteso però come uno dei linguaggi possibili. Potremmo dedurne che la morte dell’arte non c’è stata e che la pittura dopotutto resisterà per molto tempo ancora.



Fusco :

Osservare, prelevare, catalogare, sezionare, porre in oggetto.  Queste sono le fasi di un processo meditato oltre la velocità della vita attuale. Segni spuri, delimitano figure filiformi. Estrarre campioni di natura (quella che ancora resiste) per porla in essere. Ciò ci ricorda che l’uomo comune possiede ancora la facoltà di ascoltare il silenzio. Un pensiero ecologico e una materia organolettica, sono armi possibili contro l’Horror Pleni.



Zucchini:

Un paesaggista cibernetico. Configura estratti di realtà geo-fisiche penetrandovi fin dentro la struttura molecolare. Una matericità giustificata dall’intento di immensificare la natura, intravedendola oltre qualsiasi apparenza. Una pittura a raggi X. Uno strapaesaggio, inteso come legge di natura che è uguale in tutte le dimensioni, del macro e del micro; una parete di calce o il nucleo di un atomo di cobalto. Analogie chimiche e biologiche, tra percezione reale e macchinale.



D’Antonio:

Una figurazione algoritmica, i colori si incanalano secondo direzioni assiali, e si presentano con tonalità asettiche. La materia dell’opera è esigua, minima, rasenta una povertà di spirito che non è altro che un’attestazione di una mancanza dell’uomo attuale matematizzato nella sua logica. Oltretutto questa bidimensionalità estrema, tirata a lucido come una parete d’acciaio non lascia nessuna possibilità d’appiglio, niente tattilità, quindi niente corporalità per una società tecno-scientifica. Può essere anche un’operazione al rovescio, forse proprio questa mancanza ci stimola per reazione al desiderio di riaverla.




Afeltra:

dall’intarsio ligneo all’intarsio chimico-artificiale, ecco delle opere che hanno il gusto-tatto dell’attuale: forme di di-epossido combinate con pellicole elettrostatiche generanti una profondità al limite tra la percezione retinale e quella virtuale. Queste opere si sintetizzano a pieno nella formula “segni d’automazione”, il segno ultimo, quello impresso sull’opera è la risultante del gesto umano + la reazione chimico-organica, in cui si riequilibra il rapporto tra l’io e il mondo circostante. Lo spazio di queste opere supera le dimensioni euclidee configurando una dimensione “quarta” che si eterna in tutte le direzioni in un momento determinato. Proprio entro quest’oltre spazio i segni acquistano plasticità.



Pellini:

Una visualità urlata, le cui onde sonore frantumano la continuità di uno spazio che per quieto vivere vorremmo fosse nettamente delineato, apparentemente calmo; ma si sa che l’acqua cheta nasconde turbolenze interne. Dunque si ha l’impressione di un’identità del sé totalmente negata che per analogia rimanda ad una condizione storica di estrema precarietà. La Pellini, chiede alleanza all’ambito dei valori che si dimostrano più capaci di “resistere” alle macchine che si incontrano e delinea il suo agire nella sfera dei fenomeni organici, cellulari, biologici, ricercati ai livelli bassi, genetici, poiché sono alieni da compromessi con la sfera artificiale dei prodotti industriali. C’è solo il rischio, però nell’ostinazione a restare fedele all’organico, di scivolare nel reazionario.





Donatella Violi:

Nei paesaggi della Violi si sperimentano con grande diffusione sentimenti di solitudine e abbandono ed allo stesso tempo ansia e paure suscitate dalle relazioni interpersonali. Il successo delle chat-line e di tutte le modalità di relazione tecno mediate che attualmente imperano sono un chiaro esempio che mostrano come le persone siano apparentemente socializzate in rete, mentre in realtà possono essere profondamente chiuse in schemi mentali accomodanti ai propri bisogni narcisistici. Il Pensiero che vi si intravede è il fatto di creare forme di relazionalità basate su immagini della persona false e costruite, un po come a Valdrada, dove è importante la facciata della casa che si specchia nel lago, non ciò che vi si cela al suo interno. L’uomo non è più chi è, ma chi tenta di essere, chi finge di essere.



Gisela Robert:

In una società cibernetica in cui ogni manifestazione dell’uomo è un linguaggio generante informazioni sembra che la Robert dia un esempio genuino di sopravvivenza. La verità non è nella specializzazione ma nell’ibridazione; la sua pratica di mimesi vive “in mezzo a”, non si ancora a nessun lembo di terra, galleggia, vive in deriva perpetua. Le sue sono adesioni giustapposte di tratti che ammantano il piano-sfondo che scompare sotto il peso di miriadi di grafemi. Segni-lettere-simboli si mescolano e s’amalgamano in una fitta rete di catene semiotiche di un meta-linguaggio. Sono pagine verbo-visuali in cui la parvenza di una scrittura è un pretesto per riformulare sillabogrammi, allografi e logogrammi di un diverso sistema cognitivo. Alla semplicità superficiale dell’informazione odierna risponde con complessi logo-grammi che sono al limite della decifrabilità.
                                                                            Marcello Francolini



"SEGNI D'AUTOMAZIONE": RASSEGNA D'ARTE CONTEMPORANEA A STELLA CILENTO



"SEGNI D'AUTOMAZIONE": RASSEGNA D'ARTE CONTEMPORANEA A STELLA CILENTO





Sabato 27 luglio, alle ore 19.30, presso l’edificio “Rosa Niglio Itri” di Stella Cilento, con il patrocinio della Provincia di Salerno, dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dell’Unione Comuni dell’Alento e del Comune di Stella Cilento, si apre la decima rassegna di arte contemporanea Segni d’automazione, alla quale partecipano gli artisti Lucio Afeltra, Giovanni Bonanno, Silvio D’Antonio, Amedeo De Caro, Mimmo Fusco, Marco Paladini, Maria Pellini, Gisela Robert, Paolo Tomio, Donatella Violi, Rolando Zucchini. Le opere esposte sono testimonianza della loro attuale ricerca.


La mostra sarà presentata al pubblico dal sindaco di Stella Cilento Antonio Rodano e dal critico Marcello Francolini che ne ha redatto il testo in catalogo.