sabato 17 gennaio 2009

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Grandi artisti contemporanei






GRANDI ARTISTI: KEITH HARING
opera di Keith Haring




Milano - Vecchiato Art Galleries http://www.vecchiatoarte.it/

Keith Haring apre ufficialmente la nuova sede della galleria Vecchiato Art Galleries a Milano, nel cuore della città a pochi passi dal Duomo. La mostra, curata da Luca Beatrice, illustra i principali passi della creatività dell'artista attraverso una accurata selezione di opere, tra cui alcune sculture molto significative, dal 1981 al 1988. Le opere esposte ben rappresentano l'universo visuale di Keith Haring, coloratissimo, primitivo e simbolico, infatti tutti i lavori sono realizzati con materiali e supporti diversi: dall'inchiostro all'acrilico, dall'acquaforte allo smalto, dalla carta al cartone, dall'acciaio all'alluminio al legno intagliato. Luca Beatrice commenta: “la sua arte “per tutti”, come lui stesso amava precisare, si è andata definendo universalmente in segni che hanno trovato nelle più svariate forme - da un mini supporto in legno o metallo alla parete di una chiesa - lo spazio per una espressività senza eguali. Che si trattasse di cartone, polistirolo o alluminio, o che il suo strumento fosse un enorme pennello, un'incisione, o una pittura acrilica, gli omini stilizzati di Haring vivono nell'immaginario collettivo come ironico e giocoso messaggio di derisione al perbenismo imperante della società occidentale”.Afferma Haring nel 1984: “L'Arte vive attraverso l'immaginazione delle persone che la guardano. Senza questo contatto, l'arte non esiste. Ho dato a me stesso il lavoro di essere un produttore di immagini del ventesimo secolo e ogni giorno cerco di capire le responsabilità e le implicazioni che questa scelta comporta. E' diventato chiaro per me che l'arte non è un'attività elitaria riservata all'apprezzamento di pochi, ma essa esiste per tutti noi, ed è questo che continuerò a perseguire”.





L'esposizione si svolge in concomitanza con la rassegna che il museo BAM di Mons in Belgio riserva al grande maestro statunitense.

Accompagna la mostra un esaustivo catalogo bilingue in inglese e italiano, edito da Vecchiato Art Galleries con testo critico di Luca Beatrice.

Informazioni
Vecchiato Art GalleriesVia Santa Marta 3MilanoTel. 02 39661104

info@vecchiatoarte.ithttp://www.vecchiatoarte.it/



Chi è Keith Haring

Questa è la storia di un uomo che ha tracciato il proprio percorso danzando come la traiettoria, instabile ma potente, di una stupenda cometa. Il 4 Maggio 1958 Keith Haring nasce a Reading, in Pennsylvania, e cresce a ritmo di rock'n roll. Molto presto inizia a disegnare, incoraggiato dal padre Allen che condivide la sua stessa passione. Il debutto artistico di Keith è fortemente influenzato, infatti, dai fumetti che il padre schizza velocemente per lui. Conduce una vita ordinaria, nel cuore dell'America borghese: isolato dal mondo, distante dallo shock della controcultura degli anni '60, Keith si alimenta solamente di periodici come Look e Life e di televisione che, in quel periodo, si occupa ininterrottamente della guerra del Vietnam. Con l'arrivo degli anni '70, afferma la sua indipendenza incontrando inevitabilmente droghe e alcool, ma assaporando anche la pittura, che diventa e rimane per sempre la sua vera passione. Ascolta i Gratetful Dead, i Led Zeppelin, i Beatles e nel 1976 è accettato alla Ivy School of Professional Art di Pittsburgh dove studia Arte commerciale. Abbandonati velocemente questi studi, si mantiene con numerosi lavori saltuari e scopre, allo stesso tempo, Pollock, Warhol e Alechinsky. L'Arte e quel periodo storico sono strettamente legati: Keith inizia ad esplorare nuove tecniche, producendo opere dalle dimensioni maggiori. Si esibisce per la prima volta nel 1978 all'Arts and Crafts Center di Pittsburgh e, nello stesso anno, si trasferisce a New York. Qui incontra Basquiat, divora i libri scritti da Burroughs ed entra alla School of Visual Arts: studia semiotica, storia dell'arte, scultura e pittura, cibandosene per i suoi lavori futuri. Il suo linguaggio abbraccia inoltre i geroglifici e le linee geometriche, i collages testuali, le fotocopie, dando vita ad un'esplosione di energia. Nel 1980 si esibisce al Club 57, prende parte all'esibizione New York/New Wave e incontra artisti del graffito come Futura 2000 e Fab Five Freddy. In seguito, inizia a dipingere in luoghi pubblici, realizzando la sua prima opera murale nel 1981in una scuola del Lower East Side. Presente alla Documenta 1983 di Kassel, trascorre le notti in clubs e saune: lavoro e vita si fondono, diventando un'unica cosa. John Lennon è assassinato nel 1980: una decade sta finendo, un'era sta cambiando. Keith Haring è vivo!La città e la vita sono i suoi temi preferiti. Dovunque si trovi, disegna, dipinge, lasciando il sua firma ogni volta. Dipinge nelle metropolitane, sui cartelloni pubblicitari, fuggendo al controllo della polizia che lo segue ad ogni suo passo. Dipinge sui muri di qualsiasi città del mondo, da Melbourne a Manhattan, da Rio a Minneapolis, marchiando qualsiasi oggetto, partecipando inoltre alla Biennial of Whitney Museum e a quella di San Paolo in Brasile, senza mai perdere la sua coerenza artistica. La metropolitana di New York è il suo laboratorio, il luogo dove lui sperimenta, improvvisando ed inventando, ma sempre utilizzando lo stesso metodo: disegnata una prima trama, traccia con il pennello icone e modelli che ciascuno di noi, a poco a poco, è in grado di riconoscere. Così come la quantità delle sue creazioni aumenta, maggiore è il numero degli spazi pubblici a sua disposizione, luoghi in cui il pubblico può ammirare liberamente e gratuitamente la sua creatività. Nel 1984, Keith afferma: “L'arte vive attraverso l'immaginazione delle persone che la guardano. Senza questo contatto, l'arte non esiste. Ho scelto di diventare un produttore di immagini del XX secolo e ogni giorno cerco di capire le responsabilità e le implicazioni che questa scelta comporta. è diventato chiaro per me che l'arte non è un attività elitaria riservata all'apprezzamento di pochi, ma esiste per tutti noi, ed è questo che continuerò a fare”. Keith Haring compie 26 anni. Cosa rimane nella tua mente della tua infanzia quando compi 26 anni? Figure inanimate, alcuni ricordi sbiaditi, il mondo di Walt Disney rovinato, la certezza che il mondo stia arrivando alla sua conclusione, o piuttosto la convinzione che il futuro ed i sogni di ognuno di noi siano raggiungibili? Chi può saperlo? Keith sceglie il suo percorso, tornando ai luoghi della sua infanzia e trasportandoli agli anni della sua maturità. Cartoni animati ed energia atomica, icone infantili e industria del consumo, bambini schiacciati dal potere della tecnologia, schiavizzati, sacrificati al volere della macchina, gratificazione immediata dei bisogni del singolo e della totalità dei desideri, il potere del sesso. Egli si pone al centro dei problemi della sua generazione, della sua era. Riunisce, paragona e unifica figure opposte ed icone contraddittorie. La sua arte nasce da questo confronto. “Io dipingo quadri che rappresentano la mia ricerca. Lascio agli altri il compito di decifrarli, di capirne i simboli e le loro implicazioni. Io sono solo un intermediario”. Meglio di altri, Keith Haring intuisce di avere i giorni contati e capisce così di dover danzare attraverso la vita, viverla velocemente. Utilizza vari supporti per la realizzazione dei i suoi lavori: dal calco in gesso del David di Michelangelo al corpo di Grace Jones, tornando poi nuovamente ai murales. Il successo è lì, pronto ad incontrarlo. Si innamora di un DJ e Madonna canta al suo compleanno. Per condividere con i compagni di avventura la felicità ed il successo, organizza un enorme party a New York. Tremila persone si presentano al Garage Paradiso. E' la primavera del 1984 e la festa si intitola Party of Life. La vita è un viaggio. Keith continua a viaggiare. Presenta i suoi lavori alla CAPC di Bordeaux, e prende parte alla Biennale di Parigi. Le sue sculture in acciaio dipinto vengono esposte alla Leo Castelli Gallery di New York e in quell'occasione afferma: “Vedere le mie sculture in mostra presso la Leo Castelli Gallery è un grande onore…perché lì le sale sono sacre. Jasper Johns ha esibito i suoi lavori lì, Lichtenstein ha dipinto un murale gigante proprio lì. Per me questa è l'occasione per fare qualcosa di completamente irrispettoso!” Inizia così a dipingere i suoi personaggi, provenienti dalle strisce dei fumetti, direttamente sulle pareti della galleria. In questo maniera ritorna all'adolescenza, trovando allo stesso tempo anche che un modo ed un metodo personale tramite cui fare i primi passi verso lo status di artista consolidato. E' il 1985. Esiliato dal mondo artistico ufficiale, Keith Haring è tuttavia un artista di successo molto popolare. Sempre nel cuore della modernità, considera la sua arte come una massa risultante da prodotti commerciali. è molto attento alla promozione delle proprie opere, del proprio lavoro, e non è solo un businessman, ma anche un artista che vuole essere sicuro che il suo lavoro ed il suo impegno artistico siano disponibili a tutti. Capendo davvero l'importanza della distribuzione, Keith vuole che il suo nome non sia collegato ad uno stereotipo, ma piuttosto far sì che il suo lavoro sia aperto a tutti, in un incessante dare e avere. Questa apertura, questo scambio ed il commercio non sono sleali nei confronti dell'arte convenzionale, ma diventano una parte importante ed integrale di essa. Nel 1986, Keith Haring smette di disegnare nelle metropolitane una volta per tutte e apre un negozio a Manhattan nel quale vende magliette, cartoline, poster, prodotti figli della sua stessa arte: il Pop Shop. In questo modo vuole rendere la sua arte ancora più accessibile, includendola nella vita quotidiana di tutti: in seguito, Keith diventa un vero e proprio marchio. Così facendo, si assicura inoltre la libertà rifiutandosi di dipendere esclusivamente dai mercanti d'arte. Mantiene la distanza dal circolo ufficiale dell'arte, ma lo fa senza alterare la natura del suo lavoro come artista, e senza perdere popolarità. Molto presto, non contento di copiare vecchi modelli, concepisce dei prodotti originali per il suo negozio. In questo modo il suo nome, il suo marchio e la sua arte vengono distribuite a livello mondiale. Il pensiero corre allora a Warhol, anche lui di Pittsburgh, amico di Keith dal 1983 e soggetto di alcune sue opere in cui appare come Andy-Mouse – rappresentazione del mondo Disney e dei prodotti di Warhol - sottolineando la natura riproducibile dell'arte. Ad ogni modo, Haring non si lega alla riproduzione di marchi commerciali come la Campbell's Soup o la Coca Cola, ma inventa nuovi schemi che non smette mai di rappresentare. Nello stesso momento in cui il marketing si sviluppa, inizia l'era del marchio personale. Keith Haring continua a viaggiare per il mondo lasciando i suoi segni. In quell'anno dipinge murali a New York, a Parigi, ad Amsterdam dove espone allo Stedeljik Museum, arrivando anche al muro di Berlino. Tiene inoltre lezioni di disegno, prendendo parte a programmi d'aiuto ai bambini. Per celebrare il bicentenario della Statua della Libertà, disegna il profilo della statua su di un enorme telone, il quale viene poi appeso a un edificio arrivando a coprirne 11 piani: più di un migliaio di bambini colorano seguendo i contorni tracciati da Keith. Gli anni '80 sono anni caritatevoli e sinceri. Dal Band Aid fino a molti altri impegni umanitari, gli occidentali finalmente capiscono di non essere soli a questo mondo. Nel 1987 Keith Haring si impegna ancora di più nel suo lavoro con i bambini. In tutto il mondo dipinge murales all'aperto. In seguito, attraverso le commissioni statali e le operazioni di pubblicità per la beneficenza ai bambini, ritorna al suo primo amore, i fumetti. Dipinti e sculture ispirate ai bambini segnano il suo lavoro e, inoltre, aiuta con la propria pittura la campagna di alfabetizzazione sia in Germania che negli Stati Uniti. è totalmente parte di quest'epoca e sceglie di usare il suo lavoro per la causa nella quale ha sempre creduto, l'infanzia, e che, come spesso ha detto, non ha mai abbandonato. In quell'anno crea una delle sue sculture più importanti: Red Dog per Landois. Produce inoltre un'altra scultura monumentale per lo Schneider's Children Hospital of the Jewish Medical Center oni Long Island. Quando Andy Warhol muore, Keith afferma: “Lui è stato il primo artista pubblico, nel vero senso della parola, e sia la sua arte che la sua vita hanno cambiato la nostra concezione di arte e vita nel XX secolo”. Gli anni '80 sono segnati dal lutto. La malattia e la morte sono onnipresenti. Jean Michel Basquiat muore nel 1988. Keith, che si trova in Giappone, scopre che il suo corpo è coperto da piccoli punti viola e capisce di essere stato contagiato dall'AIDS. Dopo momenti di forte disperazione, Keith si lancia nel lavoro con un energia incredibile. Paga il suo tributo a Basquiat attraverso le sue tele, con lavori come Silence=Death, e altre opere in cui, anche se la morte è predominante, la promessa dell'arte e della sua continuità non lo abbandonano mai. Forse Haring voleva esorcizzare il suo destino o tentare di vedere la sua arte da un altro punto di vista. Collabora poi con Burroughs a una serie di stampe ad edizione limitata, Apocalypse e The Valley, e inoltre prepara quella che è la sua ultima mostra alla Tony Shafrazi Gallery, nella quale si condensano tutti i temi affrontati fino a quel momento. Figure intrecciate e tracce di pittura che corrono sulla tela, assurdi collegamenti tra l'uomo, l'animale e la macchina. Nel 1989 crea una fondazione con lo scopo di aiutare i bambini e di supportare le organizzazioni che si battono contro l'AIDS. Realizza infine il suo ultimo lavoro pubblico sulla facciata della chiesa di Sant'Antonio a Pisa: il murale Tuttomondo è la sua ultima celebrazione della vita.

Ci lascia il 16 Febbraio del 1990 dicendo: “I miei disegni non cercano di imitare la vita, ma cercano di crearla ed inventarla”.


Opere:

http://translate.google.com/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.haring.nebelbank.de/&ei=cfjeSd6qK86GsAaSnPHcCA&sa=X&oi=translate&resnum=5&ct=result&prev=/search%3Fq%3DKeith%2BHaring%26hl%3Dit%26rls%3Dcom.microsoft:it:IE-SearchBox%26rlz%
3D1I7GGLL_it


Il Murales di Pisa:
http://www.comune.pisa.it/turismo/itinerari/haring-it.htm



Video:
http://www.youtube.com/watch?v=ajNqEcBb_Hw

http://www.youtube.com/watch?v=KtCwnc_qPV0

http://www.youtube.com/watch?v=MR-MbMDmq4w

http://www.youtube.com/watch?v=NamYGuBUQC8

http://www.youtube.com/watch?v=sVqGOdYo5FU





Altri Eventi:




Spazio Brancaccio Ecostyle

COMUNICATO STAMPA


Giovanni Bonanno – Occupatio/Dissipatio
16 FEBBRAIO - 31 MARZO 2009

Inaugurazione: lunedì 16 Febbraio 2009 - h.19
Testo Critico di Sandro Bongiani


Spazio Brancaccio Ecostyle , Via Giovan Angelo Papio 39 (84122) Salerno
Tel. + 039 089 56 47 991
Contatti: info@brancaccio.it
Orario galleria: lunedì/sabato: 9.00 – 20.30



“Occupatio/Dissipatio”
è il titolo della mostra che lo Spazio Brancaccio Ecostyle
dedica a Giovanni Bonanno

(Ecostyle, il nuovo spazio aperto da Brancaccio in via Papio, propone 16 opere dell’artista contemporaneo Giovanni Bonanno con presentazione critica di Sandro Bongiani)




Bonanno, presenta sedici lavori, di cui alcuni sono dittici e trittici, incentrati sulla perdita dell’identità dell’uomo contemporaneo, in particolare, è interessato a definire una visione alternativa, un nuovo immaginario . In una società carica di profondi cambiamenti culturali, sociali, segnata dall’alterità e dai nuovi modi nella costruzione dell’io, i consueti concetti tradizionali vengono ripetutamente smantellati e sostituiti da nuove e provvisorie percezioni e dal nuovo modo di relazionarsi con l’io. Bonanno, da bravo analista, mette l’uomo a nudo di fronte a se stesso, al suo specchio culturale e sociale facendo intendere come la tecnologia odierna abbia sconvolto definitivamente in nostro io, con ciò non vuole rappresentare l’io come registrazione del bello, bensì come possibilità per accedere ad un livello più profondo di conoscenza. Con l’ultima serie di opere “Occupatio H.X.”, l’artista tenta di definire un modello di rappresentazione, molto più espressivo e idoneo, in cui le fattezze esteriori del volto e del corpo, gli orifizi degli occhi, del naso, delle orecchie, della bocca e persino dei genitali vengono occupate ossessivamente da una miriade di formiche disegnate a china direttamente sulla fotografia digitalizzata. Ne vengono fuori esseri profondamente mutati, senza una loro chiara identità; esseri caratterizzati da certi stereotipi della società attuale, come quelli imposti attraverso la pubblicità commerciale di massa; non a caso l’artista preferisce lavorare spesso direttamente sopra foto anonime e impersonali, volutamente scelte per il dato asettico e anestetizzato. I corpi ripresi dalla realtà più oggettiva, “caricati” di accumuli di formiche occupano ossessivamente parti di corpo umano, creando stati d’animo e situazioni emotive da cortocircuito, rivelandosi decisamente destabilizzanti di un ordine apparentemente normale accettato per armonico.













Giovanni Bonanno, nato nel 1954 a Menfi, nella valle dei templi tra Selinunte e Agrigento. Di formazione comasca, da sempre interessato al Naturalismo Integrale, l’artista ha operato insistentemente ai confini delle soglie disciplinari, in una sorta di fertile e felice contaminazione poetica incentrata sul dato progettuale e utopistico avviato precedentemente a Como da artisti di grande interesse come Antonio Sant’Elia, Francesco Somaini, e Ico Parisi. Vive e lavora da diversi anni a Salerno.

Diverse le mostre personali e le rassegne internazionali a cui ha partecipato: Rassegna Castello Svevo a Termoli (1976), La Rassegna “ Scultura / Giovani “ - Galleria San Fedele di Milano (1980), diverse partecipazioni al Premio Internacional De Dibuix “Joan Mirò” Barcellona), (1981-1983), Muestra Internacional De Arte Grafico “Arteder 82 ”di Bilbao (1982), Salon de la Jeune Peinture” - Gran Palais (1983), Gallery Art Space di Nishinomiya (1985), Al Metropolitan Museum of Tokyo e all’ ABC Gallery of Osaka (1986), alla Biennale Internazionale di Malta, Museo Mystique d'Arte Moderna (1988) al Museum Municipal of Kyoto, (1988), Mostra Antologica “Natura-L-Mente”-Villa Camilla Olgiate Comasco (1991), al City Museum and Art Gallery, Stoke On Trent, (1993), alla Bienal Internacional De Arte Postal “ Colegio Universitas - Sao Paulo (1997-1999) alla Bienal Internacional De Arte Correo - Galeria De Arte Fernando Serrano, -Moguer, (1999). Recentemente ha esposto presso: “Le sembianze anatomiche“ – Palazzo Aragona Cutò di Bagheria, (2004). Mailmania Biennial Exhibition" Spaces Studio J, Victoria, British Columbia-Canadà (2008), Al Florean Muzeum –Romania (2008)







SPAZIO BRANCACCIO ECOSTYLE
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