Pavilion Locust Valley
Generazione Marginali Attivi Ovunque - Active Marginal Generation Everywhere
Vengono presentati per questo evento collettivo 28 artisti selezionati di diversa nazionalità in 28 singole sale, ognuno con una personale di opere scelte.
La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea è lieta di inaugurare dal 15 al 24 novembre 2024 presso il Pavilion Locust Valley, in coincidenza con il tema “Stranieri Ovunque” e in contemporanea con la 60. Biennale Internazionale di Venezia 2024, l’evento internazionale “Generazione Marginali Attivi Ovunque - Active Marginal Generation Everywhere”, a cura di Sandro Bongiani con 28 artisti selezionati presenti in 28 singole sale virtuali, ognuno con significative opere scelte per questo evento a loro dedicato.
Dopo la mostra del progetto internazionale dal titolo “LiberaMente / Is Contemporary Art a Prison?” a cura di Sandro Bongiani, presentato ufficialmente il 2 ottobre 2023 presso la Galleria Sandro Bongiani Vrspace ecco un altro importante appuntamento sul tema dello straniero ovunque, ovvero,“Generazione Marginali Attivi Ovunque”, in cui viene segnalata la condizione di diverse generazioni di artisti marginali attivi che in modo originale e solitario hanno continuato a lavorare spesso nell’isolamento collettivo, alcuni anche per diversi decenni non curandosi minimamente del mercato e del sistema ufficiale dell’arte producendo nel tempo opere per certi versi non conformi ai dettami imposti dal mercato e proseguendo in un cosciente viaggio solitario e personale. Sono presenti a questo evento collettivo, ognuno con una propria personale artisti importanti come: Ray Johnson, Guglielmo Achille Cavellini, Shozo Shimamoto, Clemente Padin, Lamberto Pignotti, Giovanni Fontana, Paolo Scirpa, Marcello Diotallevi, Giuliano Mauri, Giulia Napoleone, Pietro Lista, Paolo Gubinelli, Giovanni Leto, Coco Gordon, Anna Boschi, John M. Bennett, Nicolò D’Alessandro, Enzo Patti, Serse Luigetti, Franco Panella, Ryosuke Cohen, Ernesto Terlizzi, Mauro Magni, Andrea Bonanno, Gabi Minedi, Raffaele Boemio, Ruggero Maggi e Reid Wood. Ecco una sorta di convinta rilettura delle proposte in atto presentati per l’occorrenza in un padiglione del tutto virtuale, con un’area immaginaria presso il Pavilion Locust Valley in cui sono stati coinvolti 28 artisti in altrettanti mostre retrospettive in un lucido e suggestivo percorso, ognuno con la propria specifica personalità e intensità creativa per una condivisione globale via web a 360 gradi in tutto il mondo a basso contenuto di emissioni CO2.
Pavilion Locust Valley
“Generazione Marginali Attivi Ovunque – Active Marginal Generation Everywhere”
28 mostre personali di Arte Contemporanea
a cura di Sandro Bongiani
da Lunedì 15 aprile 2024 a sabato 24 novembre 2024
Opening Lunedi 15 aprile 2024 ore 18:00
ORARI: tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
https://www.sandrobongianivrspace.it/
E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225
Credits: Sandro Bongiani Arte Contemporanea
La Presentazione
“Generazione Marginali Attivi Ovunque”
Pavilion Locust Valley
Presentazione
di Sandro Bongiani
Salerno, 4 aprile 2024
Dopo la mostra del progetto internazionale dal titolo “LiberaMente / Is Contemporary Art a Prison?” a cura di Sandro Bongiani, presentato ufficialmente il 2 ottobre 2023 presso la Galleria Sandro Bongiani Vrspace ecco un altro importante appuntamento sul tema dello straniero ovunque, ovvero,“Generazione Marginali Attivi Ovunque, in cui viene segnalata la condizione di diverse generazioni di artisti marginali attivi che in modo originale e solitario hanno continuato a lavorare nell’isolamento collettivo, alcuni anche per diversi decenni non curandosi minimamente del mercato e del sistema ufficiale dell’arte producendo nel tempo opere per certi versi non conformi ai dettami imposti dal mercato e proseguendo in un cosciente viaggio isolato e personale. Sono presenti a questo evento collettivo, ognuno con una propria personale artisti importanti come: Ray Johnson, Guglielmo Achille Cavellini, Shozo Shimamoto, Clemente Padin, Lamberto Pignotti, Giovanni Fontana, Paolo Scirpa, Marcello Diotallevi, Giuliano Mauri, Giulia Napoleone, Pietro Lista, Paolo Gubinelli, Giovanni Leto, Coco Gordon, Anna Boschi, John M. Bennett, Nicolò D’Alessandro, Enzo Patti, Serse Luigetti, Franco Panella, Ryosuke Cohen, Ernesto Terlizzi, Mauro Magni, Andrea Bonanno, Gabi Minedi, Raffaele Boemio, Ruggero Maggi e Reid Wood.
L’espressione “Stranieri Ovunque” scelto da questa 60. Biennale Internazionale di Venezia 2024 ci vuole far intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi l’artista nel profondo sarà sempre uno straniero. Non viene mai per niente sottolineata la condizione di disagio dell’artista poco compreso dal sistema ufficiale dell’arte. Questa è l’altra faccia della medaglia per niente indagata a questa 60. Biennale di Venezia. Inoltre, ci preme sottolineare al curatore Adriano Pedrosa che aveva preso in prestito il titolo di questa biennale da un’opera «Foreigners Everywhere» (2005) del collettivo italo-britannico Claire Fontaine, che in un tempo non recente ma già remoto rispetto l’opera di Claire Fontaine vi è stato un autentico “stranger” come il siciliano Ignazio Corsaro vissuto per diverso tempo a Napoli fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2013 che dal 1986 in poi ha indagato insistentemente la condizione dell’artista “stranger” producendo a proprie spese senza alcun finanziamento pubblico da parte delle istituzioni un insolito bollettino semestrale edito a Napoli dal titolo “Lo Straniero”, in cui metteva in evidenza l’isolamento dell’artista contemporaneo di fronte a un sistema arrogante che costringe e umilia. Infatti, nell’anno III numero 5 del semestrale Lo Straniero del 1988 scriveva: “Prima o poi anche tu sbatterai contro “lo straniero” perché il vero straniero non è un estraneo ma te stesso”. Nello stesso numero in una lettera/confessione il qui presente, immaginando di essere Caravaggio, (chi più di lui può essere considerato uno straniero), rispondeva: Caro Ignazio, approfitto di questa occasione per parlare di un necessario “armistizio” tra chi si contende l’arte, da una parte l’artista, che sceglie questa professione perché spera di sfuggire alla morsa alienata della vita a vedere il mondo a modo suo alla ricerca della libertà. Dall’altro i mercanti, gli speculatori e i profeti dell’ultima ora che vedono nell’attività creativa lo strumento che fa leva sulle ambizioni dell’uomo: ricchezza, potere, successo. Un armistizio implicherebbe un riposo dell’arte, gli artisti, finalmente nella quiete dei loro studi potrebbero dedicarsi con passione e pazienza alle loro ricerche inutili, senza preoccupazioni, come uomini saggi e felici piuttosto che cambiavalute angosciati. ”Da diverso tempo abbiamo deciso di dare la giusta attenzione a generazioni di artisti del panorama contemporaneo; in particolare alle generazioni nate tra gli anni 20’ e gli anni 70’ non pienamente considerati da parte della critica e dal sistema dell’arte spesso confuso e arrogante che preferisce proporre insistentemente proposte deboli, valorizzando volutamente artisti a servizio del potere culturale, come in questa Biennale di quest’anno incentrata sull’emigrazione intesa come osservatorio privilegiato del presente con una decisa e massiccia presenza a Venezia di artisti provenienti dal sud del mondo di matrice indigena, ovvero artisti provenienti da comunità o aree geografiche considerate marginali. Tutto ciò ci appare un deludente stratagemma per buttare fumo negli occhi e nascondere di fatto i veri problemi che da diverso tempo agitano le coscienze e le proposte libere relegate, purtroppo, ai margini dal sistema ufficiale dell’arte, di artisti volutamente in controtendenza rispetto alle “inscenate” imposte dal sistema culturale planetario dell’arte, presenze già da tempo trascurate e rimaste in ombra rispetto le dinamiche di mercato e dagli approcci sensazionalistici che caratterizzano l’arte di oggi. Ad un tema generico scelto da questa biennale abbiamo preferito segnalare la condizione difficile e marginale attiva di 28 artisti di diverse generazioni e latitudini del mondo costretti a vivere da “straniero sempre”, non semplicemente nel senso geografico del termine ma soprattutto umano e esistenziale.
Ecco una sorta di convinta rilettura non visibile quest’anno a Venezia ma presente per l’occorrenza in un padiglione del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 28 sale presso il Pavilion Locust Valley in cui sono stati coinvolti 28 artisti in altrettanti mostre personali in un lucido e suggestivo percorso, ognuno con la propria specifica personalità e intensità creativa per una condivisione globale via web a 360 gradi in tutto il mondo a basso contenuto di emissioni CO2.
Nessun commento:
Posta un commento