domenica 17 giugno 2018

IVANO TROISI / "PRIMA" - Galleria Nicola Pedana, Caserta





FINO AL  15.VI. 2018

IVANO  TROISI 

“PRIMA”

Galleria Nicola Pedana, Caserta


Ivano Troisi, Prima, 2018, veduta dell'installazione Galleria Nicola Pedana



Finissage della personale  di Ivano Troisi,  dal titolo “Prima”, negli spazi della Galleria Nicola Pedana a Caserta. Un ciclo di nuove opere in stretto rapporto con il parco della Reggia con una ricerca incentrata sulla natura a indagare i suoi intimi processi da sempre al centro degli interessi dell’artista. Un profondo e assiduo contatto e confronto con gli elementi della natura col fine di raccoglierne gli umori, le tracce, utilizzando opportunamente diverse tecniche tra cui il frottage, ottenuto grazie allo sfregamento della grafite su tela sovrapposta a un tronco d’albero. una sorta  di cosciente rilevamento  della natura capace di evidenziare  una sua  intima presenza/essenza. Di fatto, memoria e natura  attraversano tutta la mostra con opere in stretta connessione tra loro. Non a caso, presenta in una parte dello spazio della galleria un “wall drawing”, con la traccia  leggera a grafite di una silhouette di un albero della Reggia e al centro dello spazio espositivo, a colloquio, un tronco di castagno della Reggia divenuto quasi una colonna. Da diversi anni, il giovane artista salernitano lavora insistentemente sulla riflessione del fare, sulla sperimentazione e anche sulla manualità tra natura e rivelazione. Bisogna da subito rilevare il rapporto molto forte che Ivano Troisi  ha con la natura, una necessità primordiale a  interagire con essa e a rilevare per  tracce di senso l’intima natura.

In questi ultimi decenni, purtroppo, si è assistito a una profanazione della natura raccontata per interventi sovversivi e spesso provocatori  e devianti, come si sono lungamente sperimentati  con la Land Art negli anni 70’ in poi, sovversivi  e laceranti  in attrito ad un ordine naturale. Troisi, a differenza di tanti altri artisti della sua generazione, preferisce convivere dentro il paesaggio in modo rispettoso, tra alberi secolari e i resti di ciò che erano e non sono più, seguendo le leggi della natura, le variazioni e i cambiamenti temporali in un rapporto profondo e nello stesso tempo nuovo. Un bisogno direi primario allo scopo di evidenziare le lente ma continue  e sofferte variazioni come possibili immagini di un nascosto e nuovo paesaggio. La natura, alla fine,  diventa l’elemento catalizzatore di nuove scoperte, di possibili altre visioni. Per tale motivo, Troisi, oggi, non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte, ma ricopre il ruolo di mediatore tra la rilevazione di un’idea (la sua) e colui che la osserva. Insomma, un “sensitivo osservatore” e raccoglitore di silenziosi svelamenti rivelati per tracce e per frammenti lirici. In fondo, il naturalismo implica la più grande disponibilità dell’artista e la massima apertura mentale, snaturando il meno possibile il dato reale con l’intendo di instaurare un “rapporto profondo” con il mondo naturale, forse anche per tentare di recuperare zone di immaginario ormai quasi perduto. Alla fine, la “mimesi del frottage” come strategia operativa diventa la prerogativa essenziale e “sensibile” per dialogare con essa. Entrare per lui nella natura vuol dire attivare un dialogo necessario utilizzando tutte le abilità e le strategie possibili, con l’artista totalmente immerso in quella “simbiosi” di natura e sensibilità alla ricerca della nascosta  armonia che governa il tutto. La realtà dell’immagine che ne viene fuori coincide perfettamente con la realtà della natura; una natura profonda, delicata, sospesa nella sottile vertigine della suggestione e dello svelamento.

Sandro Bongiani   
Mostra visitata il 19 aprile 2018





Biografia dell’artista

Ivano Troisi nasce a Salerno nel 1984, dove attualmente vive e lavora. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Roma, il suo lavoro parte dall’osservazione della natura per attuare un’analisi dei processi che ne caratterizzano le trasformazioni e mutazioni. Tra le sue mostre personali, si ricordano quelle di Palazzo Genovese, Salerno (2007), Se il dubbio nello spazio è dello spazio, MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma, a cura di Namanja Cvijanovic e Maria Adele Del Vecchio (2014), Tiziana Di Caro, Salerno (2012 e 2014) e Leggerezza della terra, Tempo Imperfetto. Sguardi presenti sul Museo Archeologico Provinciale di Salerno, un progetto della Fondazione Filiberto Menna – Centro Studi di Arte Contemporanea, a cura di Antonello Tolve e Stefania Zulian (2014). Sempre nel 2014 Troisi è stato nominato per il Prima Pagina Art Prize, il concorso promosso da Il Resto del Carlino e Quotidiano.net, nell’ambito di Arte Fiera Bologna. Nel 2017 ha preso parte al programma di residenze per artisti BoCS Art Cosenza. È presente nella collezione “Doni” – Imago Mundi Luciano Benetton Collection, a cura di Chiara Pirozzi, e nell’Atlante dell’arte contemporanea a Napoli e in Campania, a cura di Vincenzo Trione (Electa, 2017). Galleria Nicola Pedana Caserta “Prima” mostra personale con testi di Luca Beatrice e Alessandra Troncone.




Le opere di Ivano Troisi

Ivano Troisi, Ricordo 0, 2018. Grafite su cotone. 60 x 60 cm. Fotografia di Vincenzo Pagliuca. Courtesy l’artista.


Galleria Nicola Pedana, Ivano Troisi, ricordo 2018 grafite-su-tela. part.



Ricordo, 2018, graphite su tela 250x160cm 2018 - Courtesy l’artista



Ivano Troisi, Prima, 2018, veduta dell'installazione Galleria Nicola Pedana




Dal 7 aprile al 15 giugno 2018
Ivano Troisi “PRIMA”
(Mostra prorogata al 15 giugno 2018)

Galleria Nicola Pedana
Piazza Matteotti 60 81100 Caserta IT
Tel 0823322638 mobile 3926793401


sabato 16 giugno 2018

Mostra Personale / Omaggio ai 70 anni di RYOSUKE COHEN




XXVII Rassegna Internazionale “Incontri d’Arte”
La Barbagianna: una casa per l’arte contemporanea
Pontassieve (Firenze), via di Grignano 25
PROGRAMMA prima  parte della rassegna
sabato 30 giugno ore 17.00 - 22.00



Mostra Personale

Omaggio ai 70 anni di RYOSUKE COHEN (1948-2018) 
a cura di Sandro Bongiani

Durata della mostra: 30 giugno - 25 agosto 2018.

Con il patrocinio di: Regione Toscana, Città Metropolitana Firenze,                                         Comune di Firenze, Comune di Pontassieve.

Visite su appuntamento




Omaggio ai 70 anni di RYOSUKE COHEN (1948-2018)  a cura di Sandro Bongiani della Collezione Bongiani e dell’Ophen Virtual Art Gallery di Salerno. Nel 1985 Ryosuke Cohen ha iniziato il progetto internazionale  “Brain Cell” e  nel 2001 il Progetto “Fractal  Portrait” (face e body), coinvolgendo migliaia di artisti nel campo della collaborazione e della performance.  In mostra assieme ai 36 opere della serie “Brain Cell” (Cervello Cellula) dal numero 966 dell’8 gennaio  2017 al 999 dell’ 8 novembre 2017 di cui una speciale opera realizzata appositamente per il numero 1000, inoltre, vengono presentati tre  lavori  Fractal  Portrait   body inediti di grande dimensione creati appositamente per questa mostra a Pontassieve. Un progetto  globale di arte partecipata svolto da Cohen  da molti anni  nel campo dell’arte globale e della performance. In tanti anni di  lavoro hanno partecipato ai progetti di  Cohen moltissimi artisti che periodicamente si  sono avvicendati a collaborare con impegno e assiduità con l’artista giapponese.   
Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone,  è un Mail Artista. Il nome della famiglia è Kouen  ma su consiglio di Byron Black, ha adottato  il nome  inglese  'Cohen' come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà.  Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri  e icone contemporanee  così com’è la sua firma, la lettera "C". L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento  Dada e Fluxus,  in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai  condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più longevo nel network internazionale Dopo Ray Johnson e  Gugliemo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa  proponendo un particolare suo progetto “Brian Cell” (Cervello Cellula), iniziato nel giugno 1985 con  migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi.   un lavoro che raccoglie  ogni 7-10 giorni le immagini di tanti artisti su un'unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori provenienti da alcuni paesi 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre  30 lunghi anni assieme a migliaia di membri  sparsi in tanti paesi del mondo,  rifiutando l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è forse il più  interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione capillare dell’arte marginale.  Nell'agosto 2001 ha iniziato in Italia  il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei  vari Meeting   svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.  Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio,  che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza insieme  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e  appassionatamente coinvolti nella  creazione dell’opera. In oltre trent’anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance  e incontri  in diverse aree geografiche del  mondo. Vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.

Mostra  segnalata da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno 

mercoledì 13 giugno 2018

“SHOZO SHIMAMOTO / SPAZIO NEL TEMPO” Retrospettiva Fondazione Sant’Elia | PALERMO





PALERMO OSPITA MANIFESTA 12
dal 16 giugno  al 4 novembre  2018

Al via la 12ma edizione di MANIFESTA ospitata a  Palermo come importante evento culturale. Dodici edizioni  dal 1996 a oggi, di una biennale nomade ospitata ogni volta  in altrettanti città  d’Europa in cui ha saputo trattare  in modo collettivo, interdisciplinare e culturale  i problemi  sociali. Palermo capitale dell’arte contemporanea: Con il titolo: "Il Giardino Planetario. Coltivare la coesistenza"  la biennale nomade d'arte e cultura dal 16 giugno  al 4 novembre  2018 dialogherà con 20 luoghi della città, con oltre 50 progetti  tra installazioni  pubbliche,  interventi urbani  e performance. Una dodicesima edizione ispirata alle riflessioni del botanico francese   Gilles  Clément che nel 1997 ha teorizzato il mondo come  un giardino   di cui l’umanità ha il compito di essere giardiniere. Manifesta 12 ha voluto  indagare con  le sue indagini artistiche e culturali il tema della  migrazione e del cambiamento  climatico scegliendo come punto di osservazione la città di Palermo  e la   società palermitana, che come  Napoli,  rivela  essere un’interessante  punto di osservazione  per guardare più da vicino  i cambiamenti  e i problemi di  questa nostra società. Manifesta nasce nei primi anni ’90 con un progetto culturale fondato ad Amsterdam dalla storica dell’arte olandese Hedwig Fijen, in risposta al  cambiamento politico, economico e sociale avviatosi alla fine della guerra fredda.




SHOZO SHIMAMOTO / SPAZIO NEL TEMPO
Retrospettiva
Fondazione Sant’Elia | PALERMO
Dal 13 giugno al 6 agosto 2018
Palazzo Sant’Elia

Un colore senza materia non esiste. Se in procinto di creare non si getta via il pennello, non c’è speranza di emancipare le tinte. Senza pennello le sostanze coloranti prenderanno vita per la prima volta. Al posto del pennello si potrebbe usare con profitto qualsivoglia strumento. Per iniziare, le nude mani o la spatola da pittura. E poi ci sono gli oggetti adoperati dai membri del gruppo Gutai: annaffiatoi, ombrelli, vibratori, pallottolieri, pattini, giocattoli. E poi ancora i piedi, o le armi da fuoco, o altro. E in tutto ciò potrebbe anche ricomparire il pennello, perché non vi è dubbio che in simili elaborazioni innovatrici qualcosa del passato torna in essere.
                                                                                                                    (Shozo Shimamoto, Bollettino 
«Gutai», n.6 Ōsaka, 1957).





Saranno ben 62  gli eventi collaterali di Manifesta  12, tra questi l’importante mostra retrospettiva dedicata  a Shozo Shimamoto, dal titolo "SPAZIO NEL TEMPO”, a cura di Achille Bonito Oliva,  che  sarà inaugurata oggi alle ore 18:00 alla Fondazione Sant’Elia, per concludersi il  6 agosto. Per la prima volta in Italia, verranno esposti anche i lavori su carta degli anni Cinquanta. L’artista giapponese Shozo Shimamoto [Osaka, 22 gennaio 1928 – 25 gennaio 2013], nella piccola città di Ashiya (Hyogo), Negli anni ‘50 Shimamoto inizia a lavorare come pittore e proprio in nome di un nuovo modo di concepire e praticare la pittura, inizia a dedicarsi all’azione realizzando opere di tipo  performativo. Un’ampia retrospettiva sull’artista giapponese, a cura di Achille Bonito Oliva,  e della della Fondazione Morra di Napoli e dall’Associazione Shozo Shimamoto. Un particolare sguardo attento e completo sul percorso dell’artista giapponese, dalle prime innovative sperimentazioni degli anni ‘40 e ’50, fino alle performance degli ultimi anni. Sono in mostra i lavori del periodo storico, dalle prime opere con il gruppo Gutai alle esplosioni di colore dei lavori realizzati in Campania nel 2000. 

Gutai, è una corrente artistica giapponese fondata nel 1954 ad Osaka da Jiro Yoschihara e di cui Shimamoto è uno degli interpreti più importanti è una parola che in giapponese significa conflitto tra materia e spirito, e di fatto, Gutai ha prodotto una  evidente rottura con la tradizione e l'arte spirituale  giapponese introducendo  la materia nel rapporto con la vita in un momento storico  condizionato fortemente dai tragici eventi bellici  come quelli di Hiroshima e Nagasaki.  Una spiritualità concretizzata nella materia. Il termine “Gutai”,  significa anche  “concreto”. Una decisa volontà di creare forme espressive nuove, diverse, libere da qualsiasi tipo di proposta consueta di tipo accademico, come il  disegno, la bella pittura  fatta con  il pennello. Insomma,  l’artista nipponico cambia il  concetto consueto di creazione artistica grazie alla ricerca e alla sperimentazione, anticipando esperienze importanti  come l’ Action Painting  e  il movimento Fluxus americano sorto  circa dieci anni dopo ad opera di George Maciunas.  Attraverso la dimensione sofferta e lacerata dei tempi, attraverso la forte frattura con la tradizione,  l'arte intesa come la mediazione della mente  cerca di mettere in mostra le qualità intime, la  libertà e l’energia insostanziale della materia. Tutto ciò che era  prima tradizione ora è materia sciolta e fluida che inizia a  rivivere. Per cui, il rapporto fra artista e materia appare invertito: sono gli artisti a porsi al servizio dell’opera, anziché dominarla con la propria  arroganza e prepotente  sensibilità poetica. 

Shozo Shimamoto  alcuni anni prima del 1950 aveva già realizzato una serie di opere aprendo uno squarcio  concreto sulla superficie della pittura. Anche queste opere, sono nate come  risultato di un`azione casuale.  In quel periodo, per risparmiare sui materiali, Shimamoto usava come base carta di giornali incollati, tuttavia,  un giorno per sbaglio fini`  per fare un buco su una superficie   di carta fragile. D`istinto Shimamoto  si accorse che si trattava comunque di un`espressione. E` interessante sottolineare come circa nello stesso periodo in Italia, Fontana tentava di aprire dei fori sulla tela e successivamente  i  tagli, tuttavia,  bisogna notare come i primi buchi e tagli di Fontana risalgono al 1949, come sono testimoniate dai cataloghi e  dalle mostre  svolte, mentre Shimamoto, di certo,  ha iniziato a fare i primi buchi nel 1946, praticamente tre anni prima di Fontana. La retrospettiva su Shozo Shimamoto è tra gli eventi di punta del grande cartellone di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018.      Sandro  Bongiani







SHOZO SHIMAMOTO,  note biografiche: 

Shozo  Shimamoto nasce ad Osaka, in Giappone, nel 1928. In anticipo alla straordinaria apertura e Co-fondatore del gruppo Gutai con Jiro Yoshihara, Shimamoto è stato uno degli artisti più sperimentatori del secondo dopoguerra. Il Gutai, primo movimento artistico radicale del Giappone, si sviluppa dagli anni ’50 con l’intento di rinnovare la tradizione artistica giapponese. L’opera non è più un semplice supporto ma diviene trasposizione fisica dei gesti dell’artista che, come nell’action painting, fa dell’opera un’azione. Shimamoto, figura cardine del movimento, avverte l’esigenza di nuovi segni espressivi che trova nel gesto e nella materia. Le prime sperimentazioni artistiche, gli Ana (Buchi), risalenti agli anni ‘40, consistono in una serie di fogli di carta, coperti da uno strato bianco di colore, sui quali crea dei buchi. Dopo aver frequentato assiduamente lo studio di Yoshihara decide, con il maestro, di fondare il gruppo Gutai – Movimento d’Arte Concreta, nel 1954. In occasione della prima apparizione ufficiale del gruppo, avvenuta nel 1955 nella pineta della città di Ashiya, Shimamoto realizza una lamiera dipinta da un lato bianco e dall’altro blu che, frammentata in piccoli buchi, crea al buio l’effetto di un cielo stellato grazie ad una lampada. A questi primi esperimenti seguono Prego, camminate qui sopra (1956), una passerella di legno montata su un sistema di molle attraverso la quale il fruitore sperimenta attivamente la precarietà del camminare esistenziale, e Cannon Work, in cui il colore è sparato sulla tela attraverso un piccolo cannone, opera che costituisce l’inizio del percorso dedicato alla liberazione casuale dell’espressività della materia. Da lì a poco Shimamoto sviluppa la tecnica del bottle crash, che consiste nel lanciare bottiglie piene di colore sulla tela. L’opera diviene il risultato di un processo di relazione tra gesto e materia, tra azione e colore, il cui leitmotiv è la casualità e l’artista è attore e interprete di un’azione performativa che viene condivisa con il pubblico, testimone e completamento dello scenario di colore costruito dall’artista. Nel 1957 partecipa alla prima esposizione “Arte Gutai sulla scena" al Center Sankei di Osaka, dove mette in mostra i suoi lavori video e sonori. Sono anni in cui inizia a tenere mostre anche fuori dal Giappone in importanti istituzioni e gallerie, come lo Stedelijk Museum di Amsterdam e il Musée Cantonal des Beaux Arts di Losanna. Nel 1972, con la morte di Yoshihara, il Gruppo Gutai si scioglie e Shimamoto s’interessa alla Mail Art, pratica d’avanguardia che consta di invii di lettere, cartoline, buste e simili, innalzati al grado di artisticità da manipolazioni ad hoc e recapitati a uno o a più destinatari tramite posta. Shimamoto ne sviluppa una concezione personale: la sua testa rasata diviene il mezzo su cui scrivere, dipingere o apporre oggetti. Nel 1987 viene invitato dal Museo di Dallas a celebrare il centenario della nascita di Duchamp, per il quale proietta messaggi di pace e spezzoni di film sulla sua testa. Negli anni Novanta recupera la tecnica del Bottle Crash, riempiendola di nuovi significati, e realizza una serie di performance in America e in tutta Europa. Nel 1998 viene scelto come uno dei quattro più grandi artisti nel mondo del dopoguerra, assieme a Jackson Pollock, John Cage e Lucio Fontana, per un'esposizione al MOCA di Los Angeles e l’anno successivo partecipa alla 48a Biennale di Venezia con David Bowie e Yoko Ono. Nel 2004 realizza una performance in elicottero come anticipazione della successiva Biennale di Venezia del 2005. Nel maggio 2006 la Fondazione Morra di Napoli ospita una sua antologica “Shozo Shimamoto. Opere anni '50-'90” inaugurata da una performance, nella storica Piazza Dante, in cui lancia sfere piene di colori su una tela, sollevato dal braccio di una gru e accompagnato al pianoforte da Charlemagne Palestine. Sue opere si trovano, tra le tante, nella collezione della Tate Gallery, del Centre Pompidou, della Galleria di arte moderna di Roma, oltre a essere presenti in quasi tutti i musei giapponesi e in moltissimi archivi privati  sparsi in tutto il mondo.  Muore ad Osaka nel 2013.


SHOZO SHIMAMOTO. Spazio nel tempo
A cura di Achille Bonito Oliva
Fondazione Sant’Elia
Via Maqueda 81 | Palermo
13 GIUGNO > 6 AGOSTO 2018
Orari: martedì | venerdì 9,30 > 18,30
sabato | domenica 10 > 13 e 15,30 > 18,30. Chiuso il lunedì
Biglietti: Intero € 5 | ridotto € 4
Organizzazione: Fondazione Morra | Fondazione Sant’Elia
con il supporto logistico dell’Associazione Shozo Shimamoto
http://shozoshimamoto.org/it/
Sito http://www.fondazionesantelia.it | Pagina FB: /Fondazione Sant’Elia
Info: Fondazione Sant’Elia | 39.091.6162520 | fondazionesantelia@gmail.com Agenzia The New Place
Ufficio stampa | press@palermocapitalecultura.it
Simonetta Trovato | +39. 333.5289457 Gioia Sgarlata | +39. 331.4039019
Comunicazione Istituzionale
ufficiostampa@comune.palermo.it | notiziecittametropolitanapa@gmail.com

Mostra segnalata da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno.

venerdì 11 maggio 2018

SCRITTURE D'ARTISTA alla VII Settimana delle Culture di Palermo



VII Settimana delle Culture

Palermo

12 – 20 maggio 2018


10.30
Saluto delle Autorità
Fabrizio Micari, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Palermo
Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo
Andrea Cusumano, Assessore alla Cultura del Comune di Palermo
Gabriella Renier Filippone, Presidente Settimana delle Culture
Palazzo Chiaramonte Steri – Sala delle Capriate

12.00
Dipinti fiamminghi dei depositi e un “trittico misterioso” a Palazzo Abatellis
Mostra di dipinti custoditi nei depositi della Galleria Regionale
A cura di Evelina De Castro
Allestimento a cura di Giacomo Fanale
Associazioni: Rotary club Palermo Est, Rotary club Palermo Ovest, I.D.E.A.hub, Volo, Studio 
Fanalearchitettura
Palazzo Abatellis

13.00
Museo del Vino e della Civiltà Contadina
Visita a cura di  Guido Ferla
Museo del Vino, Palazzo Palagonia

17.00
Il Teatro Massimo. Architettura, Arte e Musica a Palermo
Presentazione del libro a cura di Maria Concetta Di Natale
Edizioni Caracol
Teatro Massimo, Sala ONU



Inaugurazione mostre a Palazzo Sant’Elia

18.00
Momenti d’arte
Mostra collettiva di pittura
A cura di  Anna Maria Ruta
Sato Crisà, Giuseppa D’Agostino, Francesca Di Chiara, Dan Iroiae, Gabriella Lipinacci, Lorenzo Mattone, Pino Manzella, Anna Onesti, Francesca Pagliaro, Paolo Sallier de La Tour, Maria Silvana Ruggeri, Giovanni Russo, Nicoletta Signorelli
Palazzo Sant’Elia, Sala delle Capriate

Comparison – Fotografi a confronto
Mostra collettiva di fotografia
A cura di Fosca Miceli
A.N.V.G.D. Palermo Comitato Provinciale (Giorgia Görner Enrile), Associazione ASADIN (Caterina Blunda, Pino Manzella, Nicola Palazzolo, Massimo Russo Tramontana), Associazione Culturale SiciliandoStyle (Roberto Barbato), Associazione Enzo La Grua (Elio Avellone, Antonio Barretta, Mario Barsocchi, Giuseppe Calí, Maurizio Campanella, Michele Di Donato, Pietro Finisguerra, Daniele Franceschini, Marcello Gambini, Pietro Gandolfo, Gigi Garofalo, Domenico Giampá, Giovanni Gugliotta, Enrico Hoffmann, Daniele Li Volsi, Francesco Parrillo, Rosario Maria Raimondo, Sandro Rizzato, Mauro Vincenzi), Maria Giulia Berardi e Ciro Prota, Caterina Blunda, Elvira Fusto, Guglielmo Mangiapane

Palazzo Sant’Elia, Sala delle Capriate
Omaggio a Il Gattopardo
Mostra collettiva di pittura e oggetti
A cura di Anna Maria Ruta
Barbara Arrigo, Daniela Balsamo, Giuseppe Barilaro, Momo Calascibetta, Gai Candido, Simona Cavaglieri, Gaetano Cipolla, Juan Esperanza, Antonino Gaeta, Anna Kennel, Danilo Maniscalco, Miguel Ángel Marcos Martín, Lorenzo Mattone, Francesco Miceli, Arrigo Musti, Antonio Nuccio, Liliana Paganini, Giusva Pecoraino, Martina Pecoraino, Linda Randazzo, Igor Scalisi Palminteri, Franco Panella, Linda Saporito, Ignazio Schifano, Nicoletta Signorelli, Marco Stefanucci, Pietro Tallarita, Bice Triolo, Stefano Zangara


Palazzo Sant’Elia, Sala delle Capriate
Scritture d’artista

Mostra di opere donate per la costituenda Biblioteca di Danisinni
A cura di Nicolò D’Alessandro ed Enzo Patti

“La scrittura è il più ricco giacimento di significati inconsci finora scoperto” (Ania Teillard, 1889-1978)


Nell’anno di “Manifesta”, tra le iniziative artistiche promosse dalla VII edizione della «Settimana delle Culture» e le manifestazioni del programma di «Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018», si inserisce anche la mostra Scritture d’Artista, autofinanziata e prodotta da Enzo Patti, Valentina Console e dallo scrivente, in collaborazione con il Museo del Disegno e l’Archivio di Poesia visiva e Libro d’Artista, diretto da Calogero Barba. La mostra Scritture d'Artista, formata dalle opere donate per il Museo Sociale a Danisinni, si inserisce a pieno titolo nel dibattito attuale sulla scrittura dell’arte e restituisce uno spaccato significativo delle ricerche più aggiornate. L’intera raccolta delle opere esposte, donate dagli artisti, quasi tutte di piccolo formato, costituisce il fondo formativo del Museo Sociale a Danisinni, per realizzare un Museo della Scrittura volto alla valorizzazione di un quartiere che merita di essere restituito alla Città.

Maurizio Accardi, Giuseppe Agnello, Maria Agata Amato, Fernando Andolcetti, Francesco Aprile, Luigi Arini, Toti Audino, Toni Baldi, Daniela Balsamo, Tiziana Baracchi, Antonella Ludovica Barba, Calogero Barba, Giuliana Barbano, Vittore Baroni, Alessandro Bazan, Marcello Buffa, Mirella Bentivoglio, Giovanni Bonanno, Rossana Bucci,  Ryosuke Cohen, Valerio Bellone, Tiziana Baracchi, Sandro Bracchitta,  Valentina Butera, Enzo Calò, Adele Cammarata, Emma Caprini, Serena Carpinteri, Kiki Clienti, Luciano Conti, Cosimo Cimino, Marco Commone, Nicola Console, Giuseppe Corradino, Valentina Console, Liliana Conti Cammarata, Luciano Conti, Carmela Corsitto, Enzo Crisafulli, Elio Cumitini, Michele Cutaia, Giacomo Cuticchio, Giovanni D’Alessandro, Nicolò D’Alessandro, Grazia D’Arpa, Orazio D’Emanuele, Giampaolo De Filippi, Valeria Di Chiara, Vincenza Di Fede, Angelo Di Garbo, Mauro Di Girolamo, Marcello Faletra, Cinzia Farina, Fernanda Fedi, Hermes Ferro, Nicola Figlia, Giovanna Filippello, Maria Fontana, Sara Garraffa, Toti Garraffa, Francesca Genna, Manlio Geraci, Laura Giambarrresi, Nella Giambarresi, Nino Giafaglione, Gino Gini, Lillo Giuliana, Fausto Gristina, Alessio Guano, Carla Horat, Michele Lambo, Ruggero Lambo, Carlo Lauricella, Alfonso Lentini, Alfonso Leto, Alessandro Librio, Antonio Liotta, Renato Lipari, Antonio Lo Cicero, Mario Lo Coco, Fabrizio Lupo, Federico Lupo, Oronzo Liuzzi, Ettore Magno, Sergio Mammina, Carmelo Marchese, Gino Merlina, Totò Mineo, Rocco Micale, Marco Mirabile, Carlo Monastra, Danila Narcisi, Luca Nash, Gina Nicolosi, Franco Nocera, Arianna Oddo, Vincenzo Ognibene, Mariachiara Padalino, Franco Panella, Giancarlo Pavanello, Mariachiara Padalino, Anna Patti, Enzo Patti, Dino Patroni, Martina Pecoraino, Giusva Pecoraino, Marilena Pecoraro, Rosa Persico, Calogero Piro, Natale Platania, Franco Politano, Giovanni Proietto, Gesualdo Prestipino, Nino Quartana, Linda Sofia Randazzo, Giuseppina Riggi, Floriana Rigo, Toni Romanelli, Iolanda Russo, Salvatore Salamone, Enzo Salanitro, Paolo Sardina, Marisa Sapienza, Alba Savoi, Sandro Scalia, Danilo Sergiampietri, Attilio Scimone, Igor Scalisi Palminteri, Placido Scandurra, Tommaso Serra, Giuseppe Simonetti, Franco Spena, Arturo Stabile, Giusto Sucato, Delfo Tinnirello, Agostino Tulumello, Tiziana Viola-Massa, Giovanna Vinciguerra, Fabio Vivona, Nicola Zappalà, Mario Zito

Palazzo Sant’Elia, Sale al piano terra 

giovedì 10 maggio 2018

ALLO SPECCHIO / Diotallevi - Kolář 1986-2001 - quindici anni di corrispondenza senza parole.






"ALLO SPECCHIO"
Un viaggio interdisciplinare in stile wunderkammer
Riflessioni extra – ordinarie a corredo del carteggio
Diotallevi - Kolář 1986-2001 - quindici anni di corrispondenza senza parole
 a cura di Michele Caldarelli
Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como
5 - 20 maggio 2018



Opere di Marcello Diotallevi e Jiri Kolar




Marcello Diotallevi e Kolář la loro avventura epistolare è frutto di autentica affinità intellettuale, sulle sponde del fiume delle parole. Poco o per nulla intenti alla verbosità della comunicazione, quanto piuttosto in attesa della parola assoluta, priva di sonorità quanto essenziale, come due pescatori attendono di intravvedere un pesce d'oro dai mille riflessi, inafferrabile quanto eternamente presente e a portata di mano. Michele Caldarelli presentando la mostra scrive: lo specchio "geroglifico della verità ma anche della falsità", luogo di simmetria mistica, punto virtuale di congiunzione della natura fisica e spirituale, suggerisce anche la virtualità del "gioco" e della esplorazione dell’immaginario. Come tale, lo specchio si offre, in modo naturale come terra di nessuno o, meglio, soglia oltre la quale la difformità riflessa divarica il raffronto fra realtà e rappresentazione.





Jiří Kolář
cm. 18 x 26 ciascuno - litografia – 1998



Jiří Kolář
cm. 18 x 26 ciascuno - litografia – 1998






Marcello Diotallevi

Lettera da Citera cm. 21 x 29,5 serigrafia






Marcello Diotallevi

Lettera da Citera cm. 21 x 29,5 serigrafia



Marcello Diotallevi è nato nel 1942 a Fano, dove vive e lavora. Per molti anni ha lavora come restauratore presso il Laboratorio di Restauro in Vaticano. La sua attività artistica inizia all'insegna della sperimentazione, prima come pittore e scultore, per poi negli anni Settanta occuparsi di grafica e di scrittura. Da qui inizieranno le sue incursioni nell'area della Mail Art e della Poesia Visiva, di cui è tuttora un impegnato protagonista. Nella sua costante attività ha collaborato con suoi interventi a libri e riviste nazionali e internazionali. Sua è la copertina della Guida al Musée National d'Art Moderne-Centre Goerges Pompidou di Parigi (Hazan Ed. 1983). Intensa la sua attività espositiva con personali e collettive in Italia ed all'estero. Fa parte del gruppo di intervento artistico "I metanetworker in spirit". Nel 2007 è stato invitato alla 52° Biennale di Venezia con l'evento "Camera 312 - promemoria per Pierre Restany". Figura nella Storia dell'Arte Italiana del '900 Generazione Anni Quaranta (Edizioni Bora Bologna 2007).