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giovedì 6 agosto 2020

Come l’arte ricorda Hiroshima 75 anni dopo con il Progetto Ombra di Ruggero Maggi



L'arte  ricorda Hiroshima 75 anni dopo







"Sparirono i corpi e rimasero le ombre di ciò che fu 
causate dall'esplosione atomica".




Il Giappone ricorda le vittime della bomba atomica Alle 8:15  del 6 agosto 1945 di 75 anni fa in cui l'ordigno atomico venne sganciato dal bombardiere B29 statunitense "Enola gay", provocando 140.000 morti. Una seconda bomba venne lanciata su Nagasaki il 9 agosto, decretando di fatto la fine della Seconda Guerra Mondiale con la resa incondizionata del Giappone 6 giorni dopo.




Ombre su Hiroshima, quasi come una fotografia, la luce viene intercettata dall'oggetto diventando ombra  impressionata sul muro.

Come i negativi di rullini fotografici, quando il calore della bomba colpì una persona che stava vicino ad una parete, il corpo della persona ‘protesse’ il muro lasciando l’impronta del corpo come parte non bruciata del muro.  I primi scienziati giapponesi che giunsero qualche settimana dopo l’esplosione notarono che il lampo della bomba aveva mangiato il colore del cemento. In certi punti, la bomba aveva lasciato segni corrispondenti alle ombre degli oggetti illuminati dal suo bagliore. 




Il “Progetto Ombra” di Ruggero  Maggi

"Quasi  una pellicola di una fotografia in negativo"















Come l’arte ricorda Hiroshima 75 anni dopo.

“Progetto Ombra” 
come una pellicola di una fotografia in negativo




Un progetto  internazionale di arte contemporanea molto importante e ambizioso  per Hiroshima è stato quello di Ruggero Maggi nel 1988, Ruggero Maggi realizzò dal 1975 vari eventi di Arte Postale per la pace ed il disarmo nucleare intitolati “Uniti per la pace” (dedicati alla situazione sociale in Polonia e alla guerra aperta tra Argentina e Gran Bretagna per le Isole Malvinas) e “Progetto Ombra” realizzato in Italia, Irlanda, Germania (con la collaborazione di Peter Küstermann), Stati Uniti, Uruguay (con la collaborazione di Clemente Padin) e in Giappone nel 1988 con il contributo di Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen: un grande “Mail art meeting” con performers internazionali culminato ad Hiroshima il 6 agosto e poi presentato anche in altre città giapponesi come Tokio, Osaka, Kyoto, Iida. Quando la prima bomba atomica  esplose su Hiroshima gli esseri umani furono  istantaneamente vaporizzati, lasciando sul terreno solo le loro ombre. I resti di queste vittime hanno fornito le immagini ed il tema per il “Progetto Ombra”. Questa azione nacque con lo scopo di evocare un momento tragico della storia dell’uomo: il 6 agosto 1945, alle ore 8,15, a Hiroshima esplose la prima bomba  atomica, producendo almeno tre effetti: la vaporizzazione immediata dei corpi delle vittime, la sequela a distanza di deformità e gravi malattie, la minaccia della ripetizione della tragedia. La soluzione formale ideata per richiamare l’evento fu semplice ed efficace: dal profilo di vari esseri umani furono ricavate sagome in carta che i mailartisti spedirono a Maggi e che, deposte sul terreno e successivamente dipinte, lasciarono un’ombra... un’  “eliminazione di umanità” effettiva, di grande forza allusiva. Ma il “Progetto Ombra” può superare le proprie radici: partendo dal dato storico, può dilatarlo ed assumerlo come simbolo generale di dis-umanità. Il tema dell’ombra diventa così più ampio e quotidiano. La tragedia iperbolica di Hiroshima può frantumarsi in mille drammi non meno gravi, perché comuni. Ogni evento negativo è, in ultima analisi, una sottrazione di umanità, un atto di morte piccolo o grande che lascia dietro di sé il vuoto e provoca dunque un effetto d'ombra.  Sandro  Bongiani








La Biografia di Ruggero Maggi

Dal 1973 si occupa di poesia visiva e libri d'artista (Archivio Non Solo Libri); dal 1975 di copy art e arte postale (Archivio Amazon); dal 1976 di laser art, dal 1979 di olografia, dal 1980 di X-ray art e dal 1985 di arte caotica sia come artista - con opere ed installazioni incentrate sullo studio del caos, dell’entropia e dei sistemi frattali - sia come curatore di eventi: “Caos italiano” 1998; “Caos – Caotica Arte Ordinata Scienza” 1999 – 2000; “Isole frattali” 2003, “CaoTiCa” 2004, “Attrazione frattale” 2006, “Caos e Complessità” 2009, “Caos, l’anima del caso” 2010, “Caotica.2014” Lodi e Jesi.
Tra le installazioni olografiche: “Una foresta di pietre” (Media Art Festival - Osnabrück 1988) e “Un semplice punto esclamativo” (Mostra internazionale d’Arte Olografica alla Rocca Paolina di Perugia – 1992); tra le installazioni di laser art: “Morte caotica” e “Una lunga linea silenziosa” (1993), “Il grande libro della vita” e “Il peccatore casuale” (1994), “La nascita delle idee” (1993) esposta nel 1995 al Museo d’Arte di San Paolo (BR).
Suoi lavori sono esposti al Museo di Storia Cinese di Pechino ed alla GAM di Gallarate. Ha inoltre partecipato alla 49./52./54. Biennale di Venezia ed alla 16. Biennale d’arte contemporanea di San Paolo nel 1980.
2006 realizza “Underwood” installazione site-specific per la Galleria d’Arte Moderna di Gallarate.
2007 presenta come curatore il progetto dedicato a Pierre Restany “Camera 312 – promemoria per Pierre” alla 52. Biennale di Venezia.
2008 presenta come curatore il progetto “Profondità 45 – Michelangelo al lavoro” sul rapporto Arte -Tecnologia. Nel 2008 a Villa Glisenti (BS) ed all’Art Centre della Silpakorn University di Bangkok, per un simposio artistico italo-thailandese dedicato alle problematiche del riscaldamento globale, realizza l’installazione “Ecce ovo”.
2009 cura l’installazione site-specific collettiva “Prima o poi ogni muro cade” all’interno di PLAZA: OLTRE IL LIMITE 1989-2009 XX Anniversario della caduta del Muro di Berlino in Galleria del Corso a Milano; evento successivamente presentato a Villa Pomini a Castellanza (VA) e Spazio Luparia a Stresa.
2010 “GenerAction – un promemoria per le generazioni” progetto di Mail Post.it Art presso la Galleria di Arti Visive dell’Università del Melo - Gallarate.
2011/2013/2015/2017 presenta a Venezia con il Patrocinio del Comune di Venezia Padiglione Tibet, progetto presentato successivamente alla Biennale di Venezia, al Museo Diotti di Casalmaggiore (CR), palazzo Ducale di Genova e presso la Biblioteca Laudense di Lodi.
2014 PadiglioneTibet partecipa alla Bienal del Fin del Mundo in Argentina.
2016 “TERRA/materiaprima” progetto di Mail Art presso la Galleria di Arti Visive dell’Università del Melo – Gallarate.
2016 presenta Padiglione Tibet al Castello Visconteo di Pavia.
2017 presenta la 1 Biennale Internazionale di Mail Art a Venezia – Palazzo Zenobio
2018 Padiglione Tibet partecipa alla Vogalonga (Venezia)
2018 installazione “Erosioni in pinzimonio” - Poetry and Pottery Un’inedita avventura fra ceramica e poesia visiva - CAMeC centro arte moderna e contemporanea La Spezia
2018 installazione CaraPace - Museo Tecnico Navale - La Spezia
2019 “Onda Sonora” libro collettivo – V Biennale del Libro d'artista - Napoli
2019 ARTNIGHT Venezia – Padiglione Tibet - videoproiezione 2011.2019. Storia di un padiglione per un paese che non c'è - Magazzini del Sale, Reale Società Canottieri Bucintoro
2019 riceve il Premio alla carriera - PREMIO ARTE IN ARTI E MESTIERI 2019 – XIX EDIZIONE - Fondazione Scuola Arti e Mestieri "F. Bertazzoni" - Suzzara (MN)
2020 “#GlobalViralEmergency / Fate Presto” L’arte tra scienza, natura e tecnologia - Spazio Ophen Virtual Art Gallery – Salerno


Link Utili:

www.camera312.it

www.padiglionetibet.com

www.ruggeromaggi.com (nuovo sito in costruzione)
maggiruggero@gmail.com
320.9621497



Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

mercoledì 8 maggio 2019

Pavilion Lautania Virtual Valley / IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances



Pavilion Lautania Virtual Valley / Spazio Ophen Virtual Art Museum
Shozo Shimamoto - Guglielmo Achille Cavellini - Ryosuke  Cohen                                                                                                                  

IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances




Tre proposte  internazionali indipendenti con un testo di Sandro  Bongiani presentate in contemporanea con la 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019 e in  occasione del decennale dello Spazio Ophen Virtual Art Gallery.                                                

Inaugurazione lunedì 13 maggio 2019 ore 18:30   
13 maggio - 24 agosto 2019
                                                 
                                                         

Lunedì 13 maggio alle ore 18.30 lo  Spazio Ophen Virtual Art Museum è lieta di inaugurare IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances, tre personali dedicate a tre artisti di confine “marginal attivi” presentati negli spazi del Pavilion Lautania in contemporanea con la  58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019. Le rispettive mostre sono accompagnate da un testo critico di Sandro Bongiani e sono visitabili fino al 24 agosto 2019.


Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 58° Biennale di Venezia 2019, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e collaterale presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”  a Shozo Shimamoto, Guglielmo Achille Cavellini e Ryosuke Cohen  che riassumono compiutamente il lavoro di una ricerca marginal-attiva   che inizia tra gli anni 50 e 60’  con Shozo Shimamoto, G. Achille. Cavellini, fino al lavoro recente  svolto dal giapponese Ryosuke Cohen. In linea con il tema generale May You Live In Interesting Times”  della 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019 che indaga sugli aspetti precari della nostra esistenza attuale, con una lettura della realtà osservata da più punti di vista, fra modi diversi di interpretare il mondo. Per questo evento internazionale vengono presentati 24 opere ciascuno dei tre artisti, in  tre sale personali diverse, proponendo le performances, le opere Bottle crash, gli interventi Head body e le proiezioni sulla testa di Shozo Shimamoto, considerata dall’artista del gruppo Gutai la più piccola galleria al mondo, il ciclo dei lavori Pop degli anni 60’, i Carboni e le Casse che contengono opere distrutte create tra la fine degli anni 60 e i primi anni del 70’ di Guglielmo Achille Cavellini e il lavoro dell’artista Ryosuke Cohen, ancora attivo, che presenta una serie di Brain Cell e diversi Fractal Portrait Project realizzati in questi ultimi anni fino ai lavori recenti del 2019 in oltre 33 anni di continua e assidua ricerca. Le opere  ancora poco conosciute al grande pubblico dei tre artisti nascono dal bisogno  di collocarsi al di là di un confine, in un’area di ricerca “marginale” capace di definire  e porsi in forma alternativa alle ricerche ripetitive prodotte dal sistema ufficiale dell’arte. Un’invenzione giocata a tutto campo su   “universi possibili”, intesa come il luogo privilegiato per rilevare nuove ipotesi di lavoro  che nella dimensione creativa e mentale suggeriscono  nuove possibilità di ricerca, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. Permane in loro la proposta convincente di  una ricerca volutamente di confine  in un particolare campo di azione  svolto tra performance, scrittura e rappresentazione, come  spartiacque al  modo  omologato e spesso monotono proposto dal sistema istituzionale dell’arte. 

Si ringrazia l’Associazione Shozo Shimamoto di Napoli, l’Archivio Guglielmo Achille Cavellini di Brescia, l’Archivio Ryosuke Cohen di Ashiya - Hyogo (Giappone), la Collezione Bongiani Art Museum di Salerno e diversi altri archivi pubblici e privati per aver concesso le opere e aver permesso la realizzazione di questo importante evento internazionale.   




Pavilion Lautania 
Spazio Ophen Virtual Art Museum   

Via S. Calenda, 105/D – Salerno (Italy). Tel/Fax 089 5648159
e-mail:  bongianimuseum@gmail.com    
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00 



BIOGRAFIA

SHOZO SHIMAMOTO

Osaka 1928 - 2013, Japan

Shozo Shimamoto nasce ad Osaka, in Giappone, nel 1928. Co-fondatore del gruppo Gutai, insieme a Jiro Yoshihara, è stato uno degli artisti più sperimentatori del secondo dopoguerra. Il Gutai, primo movimento artistico radicale del Giappone, si sviluppa sul finire degli anni Cinquanta quasi in contemporanea all’arte informale europea e americana, con l’intento di rinnovare la tradizione artistica giapponese. Le prime sperimentazioni artistiche, gli Ana (Buchi), risalenti aalla fine degli anni quaranta, consistono in una serie di fogli di carta coperti da uno strato bianco di colore, su cui strofina il proprio corpo fino a creare degli squarci. Dopo aver frequentato assiduamente lo studio di Yoshihara, decide, insieme col maestro, di fondare il gruppo Gutai – Movimento d’Arte Concreta, nel 1954 A questi primi esperimenti segue Cannon Work, in cui colore è sparato sulla tela attraverso un piccolo cannone, opera che costituisce l’inizio del percorso dedicato alla liberazione casuale dell’espressività della materia. Da lì a poco Shimamoto sviluppa la tecnica del bottle crash, una pratica consistente nel lanciare bottiglie piene di colore sulla tela. L’opera diviene il risultato di un processo di relazione tra gesto e materia, tra azione e colore, il cui leitmotiv è la casualità e l’artista è attore e interprete di un’azione performativa che viene condivisa con il pubblico, testimone e completamento dello scenario di colore costruito dall’artista. Nel 1972, con la morte di Yoshihara, Shimamoto s’interessa alla Mail Art, pratica d’avanguardia che consta di invii di lettere, cartoline, buste e simili, innalzati al grado di artisticità da manipolazioni ad hoc e recapitati a uno o a più destinatari tramite posta. Shimamoto ne sviluppa una concezione personale: la sua testa rasata diviene il mezzo su cui scrivere, dipingere o apporre oggetti. Nel 1987 viene invitato dal Museo di Dallas a celebrare il centenario della nascita di Duchamp, per il quale proietta messaggi di pace e spezzoni di film sulla sua testa. Negli anni Novanta recupera la tecnica del Bottle Crash, riempiendola di nuovi significati, e realizza una serie di performances in America e in tutta Europa. Nel 2004 realizza una performance in elicottero come anticipazione della successiva Biennale di Venezia del 2005. Nel maggio 2006 la Fondazione Morra di Napoli ospita una performance “Un’arma per la Pace”, nella storica Piazza Dante, in cui l’artista giapponese getta una sfera piena di colori su una tela, sollevato dal braccio di una gru e accompagnato al pianoforte da Charlemagne Palestine.  Muore ad Osaka nel 2013.


BIOGRAFIA

GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI

Brescia 1914 -1990

Nasce a Brescia nel 1914 in una famiglia di commercianti, alla cui attività collaborerà per gran parte della sua esistenza, assicurandosi un’autonomia economica che sarà condizione essenziale per la sua indipendenza artistica. Dopo alcune prove di iniziazione al disegno e sporadici tentativi pittorici interrompe quello che sembra un desiderio innato per convogliare tutta la sua capacità espressiva in un progetto collezionistico che lo vedrà giungere ai vertici internazionali raccogliendo e promuovendo le opere degli artisti suoi contemporanei impegnati in una ricerca informale-astratta. Riprende nei primi anni Sessanta un’attività personale sentendosi pronto a ripartire dall’esperienza fatta come collezionista per cercare una propria autonomia di linguaggio. Già da allora prova a coniugare il lavoro di altri autori in un processo di appropriazione che porterà avanti durante tutta la sua attività artistica. Parte dall’esperienza pittorico informale che modula attraverso un segno autonomo che sottolinea la scrittura autobiografica e coinvolge elementi della sua realtà personale. Nel 1965 usa gli oggetti della sua attività quotidiana unendoli a sfondi di scarto industriale in una sorta di autobiografia oggettuale. Vengono poi le cassette che contengono le sue opere precedenti soggette ad una sistematica autodistruzione e gli omaggi ad autori che rappresentano la storia dell’arte in forma di francobollo celebrativo o di ricostruzione fantastica delle loro opere più famose in cui inizia a rapportare se stesso. Dal 1968 produce i carboni bruciati con cui estende i due concetti di distruzione e celebrazione in un lavoro sistematico ed accurato su di una buona fetta della storia dell’arte. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” attraverso il quale prende forma una ramificata elaborazione concettuale che lo porta ad esporre se stesso al centro della propria opera in una specie di combattimento ideale con il sistema artistico di cui si fa analitico destrutturatore. Questo concetto da allora sarà il motore del suo lavoro che prenderà le forme più varie ed articolate, da una proliferante ed ossessiva riscrittura della propria biografia sulla realtà circostante alla formulazione delle “mostre a domicilio”, libri opera che lo condurranno al centro di un circuito mailartistico internazionale di cui fu uno dei più celebrati esponenti. Muore a Brescia nel 1990, fino all’ultimo al lavoro secondo una personale concezione del rapporto tra arte e vita di cui fu uno strenuo paladino. 

BIOGRAFIA

RYOSUKE  COHEN

Osaka 1948, vive e opera in Japan

Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone. Il nome della famiglia è Kouen  ma su consiglio di Byron Black, ha adottato  il nome  inglese  'Cohen' come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà.  Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri  e icone contemporanee  così com’è la sua firma, la lettera "C". L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento  Dada e Fluxus,  in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai  condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più interessante nel network internazionale.  Dopo Ray Johnson e  Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere mercificata. Lo fa  proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con  migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi.  Un lavoro che raccoglie  ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un'unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre  tre decenni.  Nell’agosto 2001 ha iniziato in Italia  il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei  vari Meeting   svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.  Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio,  che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza insieme  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e  appassionatamente coinvolti nella  creazione dell’opera,   rifiutando l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è forse il più  interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione capillare dell’arte marginale. In oltre 33 anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance  e incontri  in diverse aree geografiche del  mondo. Vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.

 


martedì 19 giugno 2018

INTERVIEW TO RYOSUKE COHEN



INTERVIEW  TO  RYOSUKE COHEN

BY SPACE OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
In english

ACTIVE MARGINALS & SWARM  ART
Interview by Sandro Bongiani with Ryosuke Cohen on the occasion of the 70th anniversary of the Japanese artist and of the Retrospective Exhibition which will be presented on June 30th in Pontassieve (Florence).

 Performance  of Ryosuke  Cohen

Born in 1948 in Osaka, Japan, Ryosuke Cohen is not the first and only Japanese mail art artist, before him Shozo Shimamoto too  had shared Mail Art, however he is certainly the oldest Japanese author and in some ways also  more interesting and active   than anyone else in the International network for  the capillary diffusion of the mail artistic practice. After “Brain Cell” in August 2001, he started a new project called “Fractal Portrait Project”, which began in Italy in order to realize the “Brain Cell” concept more effectively, creating portraits and silhouettes (face and body) of the artist friends that he met in these years all over the world. According to Ryosuke Cohen, Brain Cell is like the structure of a brain seen under the microscope, it appears as a network map with thousands of neurons, gathered and branched just like the Mail Art network. Mail Art, the artist writes “is dynamic because you can be more of an individual free to create works of art with a new mind, being fragments of the entire network and sharing snippets of many other artists , […]and then “the network spreads from A to B , B to C, from C to D, from D to A ,from C to A   and so on, it is like a sole body with a cerebral structure made up of a great number of structured and complex brain cells, set in a non-linear order. That’s why   he defined this experience “Brain Cell”. Basically, it is the result of a complex weaving of brain cells, an endless project, adding: “what  is born from the Dada, Fluxus and Mail Art “flux” is the only way to realize the new art of the future”. A marginal art that implies the global collaboration and partecipation of artists as a primal strategy to create the work “. On the occasion of Cohen’s 70 years and his personal exhibition in Pontassieve near Florence (Italy), I tried to interview him about his intense involvement in the world of Mail Art and marginal art and to make a temporary balance of the things he has done in these years.

Sandro Bongiani: As a student you had started your activity with particular interest in Matisse and Cezanne and then in the Dada and Fluxus movement, until you discovered in 1981 the alternative and marginal current of Mail Art. From this, the first Brain Cells were born in 1985 and then in 2001, in Italy, the great Fractal Portrait Project. Would you like to tell us about the beginning of your artistic activity?
Ryosuke Cohen: Around 1980 when I had been working on Conceptual Art, I came to learn the pleasure of Mail Art through Byron Black, Canadian Video Artist. Then I started sending Mail Art, using "fukuwarai", a Japanese traditional game in which a blindfolded person puts the facial features (eyes, nose, mouth and eyebrows) onto a paper face and "C" in the eyesight test chart. No sooner  had I really felt the importance of Networking Art in the exchange with Mail Artists, I began to send BRAIN CELL as one of the best way to express such an idea of mine.  I had first sent my "Portrait and Body" so as to fortify the concept of  BRAIN CELL, and then had done BRAIN CELL ( Mail Artists in Italy, 2001). Since then the project has been going on in many countries in Europe, USA, Canada and so on.

S.B. What kind of cultural atmosphere was there in Japan between the 70 and 80’s, compared to our days?
Ryosuke Cohen: In 1970 when Japan World Expo Osaka was held, Japan had risen on  the waves of higher economic growth. In the next year I graduated from a college of education in 1974 and became an Art teacher, I made a good colleague with Sumi Yasuo, a member of Gutai, and then was in contact with other members of Gutai.

S.B. When was AU (Artist Union of Art Unidentified) born and what do you think of the Gutai group?
Ryosuke Cohen: In 1975 they organized themselves into AU (Artist Union) by the appeal of Masunobu Yoshimura, Tokyo. At first AU started with a wide range of career: not only artists but architects, people related to the theater, critics and so on. Later Shozo Shimamoto took over AU. I took part in the organization in 1977, when many (78) 5 Gutai members had already been in AU. I promoted friendly relations with Saburo Murakami, Tsuruko Yamazaki, Yasuo Sumi, except for Shozo Shimamoto.

S.BFor several years you kept in contact and travelled through Europe with the mythical Shozo Shimamoto. What do you think of him?
Ryosuke Cohen: In AU I had done frequent activities with Shozo Shimamoto from 1977 to 1992: wonderful exchanges with many artists in our three-time overseas activities (East Europe in 1985, USA in 1987 and West Europe in 1990). I have many memories about Shozo Shimamoto on our art trip. As He had studied psychology, He was so good a producer of AU events and himself.

S.B. How do you realize a Brain Cell? Which strategy do you use to realize the final work?
Ryosuke Cohen: Concerning BRAIN CELL, i print 150  A3 - sized sheets per one issue, at a pace of one issue per 10 days. There are about 50 participants for every issue. The following work of mine is to send one sheet to each participant, to bind 50 sheets into a book once a year, and to keep the rest for Portrait Project, exhibitions and sending to the art concerned.

S.B. How much do your coworkers contribute to your work?
Ryosuke Cohen: Needless to say, i cannot issue BRAIN CELL without any participants. Brain Cell Network constantly has had more new participation, and continues to move and spread along with the times.

S.B. Would you like to explain better what you mean by “Fractal” and “Soup Orion”? What is the basic philosophy that supports your work?
Ryosuke Cohen:  Fractal is the idea of self-similarity proposed by French mathematician, Benoit Mandelbrot. I dislike the terms of "individuality and "originality" in art. I think that I am composed of the accumulation on many artists' idea and art history: that is, I am a collection of many fragments. The reason for the proposal of Orion Soup is that we should argue over not only an activity in our narrow field, but also a free theme unique to the artist, which is the most fundamental theme for humanity: the spread of the universe and mathematical prime number. Orion Soup is the coined word I minted.

S.B. The most interesting and new aspect of nowadays artists is interacting among themselves in a choral participation. This also “occurs” in nature. The interesting feature of these biological systems is that these behaviors are born spontaneously and autonomously and there is cooperation among the individuals, which is the fundamental aspect, instead of competition and supremacy of the strongest, which is usually what happens in the official system of the contemporary art. The birth of great coordinated but spontaneous groups appears to us as a huge swarm, very popular in nature, of insects, as ants, mosquitoes and bees which behave coordinately. It is a gigantic organism with its own mind and a superior intelligence compared to the sum of the single individuals.  The study of these systems brings to the development of algorithms, belonging to the class called swarm intelligence. The collective behavior is the result of simple interactions of a single towards the others or towards the environment. In all these cases the group really seems an enormous and efficient organism with its own mind and an intelligence superior to the sum of single individuals.  I call this experience “border art”, because it wants to find a place in a “practicable elsewhere”, compared to a worldly mediocrity. Basically, a “planetary lab” made up of several networks scattered all over the world: archives of ideas, experimentation and spontaneous research. Today we see a strange web of communications created by correspondents, able to overcome the geographical distances, involving all nations in an impressive and huge moving puzzle, always changing and mutating. Border art is a consolidated network of relationships among thousands of network artists, who exchange creative messages every day, in the shape of e-mail, letters, envelopes, cards, collages, visual poems, books and even three-dimensional objects. With it visual communication takes planetary dimensions, completely new and unexpected. It is the greatest research laboratory of the Earth (the global Network lab), a great “lung” of free research. If we observe it in its complexity, it looks like a giant prehistoric dinosaur, a swarm intelligence, an amazing being with a great eye that regenerates permanently with the spontaneous contributions of many individual presences. Would you like to tell us something more about your method of work?
Ryosuke Cohen: I have continued to print BRAIN CELL by means of Gokko Print (a Japanese typical simplified small silk-screen printer ) every day. First, I get ready for 16-18 different postcard-sized originals with some Mail Arts, and then make a sensitized postcard-sized version, using each of 16-18 original version. Next, i print different 16-18 copies per one 3A sheets, followed by adding seal and/or stamp. I end up printing 150 BRAIN CELL sheets per one issue. Fractal Portrait is a performance that I actually meet the Mail Artists and draws the outline of the face and body on the spot. After coming back to Japan, I finish each one in Chinese black ink (sumi).

S.B. After Brain Cell, starting from Italy, in 2001, you have arrived at the “Fractal Portrait Project “ of face and body in the several meetings you had in different countries of the world, examining closely the concept of “ Brain Cell”. What do your performances mean and what do you do to accomplish the Fractal Portrait Projects works?
Ryosuke Cohen: The meeting with many overseas Mail Artists makes it possible to know how they engage in a wide variety of arts and to directly feel their passion for art.

S.B. The reading of Fractal Portrait Project includes the performing action that becomes part of the experience of the former Brain Cell, and, in my opinion, it sums up a part of life and real history of Japan; I think of Hiroshima with the tragic atomic bombing. So, Hiroshima as Pompeii, destroyed by Vesuvio in 79 d.c. In Hiroshima, on the 6th of August 1945, the atomic bomb literally projected people against the walls, making of them mere shadows. In the city of Hiroshima images of this kind spread everywhere, almost a sort of macabre reminding. The shadows of Hiroshima have stopped time tragically and, for a moment, the history of Japan too.  In your works, too the presence of man becomes silhouette, “presence-essence “of contemporary man. I can see this association in your works?
Ryosuke Cohen: Fractal Portrait is an image that connects from "Now" (the present) to the future. It captures not the idea of shadow, but the living silhouette of the artists. Hiroshima is a sad story. In 1986 or 1987, Bern Porter, American physicist involved in the Manhattan Project came to see me in Japan when he was taking a career around the world. At that time he quitted a physicist career to be a Mail Artist. He had been a participant from No.1 issue of BRAIN CELL. He said, " BRAIN CELL is a symbol of Peace ". I have begun with emphasis on Networking of art in BRAIN CELL, but recently feel strongly the weight of his words for this peace.

S.B. In the contemporary panorama of art two kinds of artists exist: those painters who collaborate with the “commercial “system of art and then the “others “, the snipers, free from obligations and bonds. As regards the official system of art, your positioning is autonomous to fashions and ready-made trends, preferring the activity of the planetary circuit, another way, parallel and convergent, of making free and complete research. Marcel Duchamps said: the great artist must go towards clandestinity and anonymity.  Surely, with Marginal Art  Duchamps declaration becomes a lucid programme, since in you there is no commercial interest, and it lends itself  to this new dimension, for its inner capacity of going beyond critics , art -galleries managers, the market , in a direct relationship between the artist and the other and, above all, in a “ free “ crossing of the most different tendencies of the art of research. What can you tell us?
Ryosuke Cohen: There is no purpose in the artist's activities. It is not something we can do to master it. I think that the Artist’s job is to always think about "What is art?".

S.B. In an interesting interview of 2012, John Held jr. asked you if, after having completed the fractal silhouette, you saved some works for yourself, maybe for a possible and future exhibition. On that occasion you confessed that it was difficult for you to collect all the material to exhibit since every work completed was given to friends as a present. Surely, an exhibition of this kind was considered unthinkable not many years ago, if not impossible, for an artist that works like you.  In 2015 with the Spazio Ophen Virtual Art Gallery, the problem has been solved presenting 15 years of work of “Fractal Portrait Object “, visible with a virtual, collective and contemporary vernissage all over the world. As you can see technology and modern means of communication solve problems, apparently considered unsurmountable. What do you think?
Ryosuke Cohen: Never did I expect my record to be reproduced in this way. I was surprised at the sophistication of Spazio Ophen Virtual Art Gallery. I am grateful to the record. I am sure that, due to the spread of SNS, the role will become increasingly important in the future.

S.B. My personal curiosity: as an important contemporary artist, have you got any dreams in the drawer you would like to fulfill as soon as possible?
Ryosuke Cohen: Firstly, I'd like to go abroad as often as I can, in order to keep on Fractal Portrait Project. Currently, I keep all of the Mail Art (35 years or so) at the rental warehouse and my home. Secondly, I will donate it to museums and galleries so as to have it used for research on Mail Art.
(translated from English to Italian by Sandro Bongiani, on the 20th May 2018)
 Posted by Space Ophen Virtual Art Gallery   20 maggio 2018
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INTERVISTA A RYOSUKE COHEN
BY SPACE OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
In italiano:
 Intervista di  Sandro Bongiani a Ryosuke Cohen in occasione del 70° anniversario dell’artista giapponese e della Mostra  Retrospettiva che verrà presentata il 30 giugno  a Pontassieve (Firenze).
 
L'artista giapponese Ryosuke  Cohen

MARGINALI ATTIVI & SWARM ART
Nato nel 1948 a Osaka, in Giappone, Ryosuke Cohen non è il primo e unico artista postale giapponese, prima di lui anche Shozo Shimamoto aveva condiviso la Mail Art, tuttavia, è certamente l’autore giapponese più longevo e per certi versi, anche il più interessante e attivo nel network internazionale di chiunque altro per la diffusione capillare della pratica Mail artistica. Dopo “Brain Cell”, nell'agosto 2001 ha iniziato anche un altro progetto chiamato “Fractal Portrait Project”, iniziato in Italia al fine di realizzare più proficuamente il concetto di “Brain Cell”, facendo ritratti e Silhouette (face and body) agli amici artisti incontrati in questi anni nei in diversi incontri (Meetings) in tutto il mondo. Secondo Ryosuke Cohen, “Brain Cell” è come la struttura di un cervello visto al microscopio, ci appare come lo schema delle rete con migliaia di neuroni accumulati e ramificati insieme proprio come il Network dell’arte postale. La Mail art - scrive l’artista - “is dynamic", because you can be more of an individual free to create works of art with a new mind, being fragments of the entire network and sharing snippets of many other artists"e poi, “la rete si espande da A a B, da B a C, da C a D, da D a A, da C a A e così via, è come un corpo unico con una costruzione cerebrale fatta di un gran numero di cellule nervose strutturate e complesse, sistemate in un ordine non lineare. Ecco perché ha definito questo tipo di esperienza “Brain Cell (cellule del cervello)”. Praticamente è il risultato di un complesso intreccio di cellule nervose del cervelloun progetto senza fineaggiungendo, “ciò che nasce dal “flusso” Dada, Fluxus e Mail Art è l’unico modo per realizzare la nuova arte del domani”.Un’arte marginale che implica la collaborazione e la partecipazione globale degli artisti come strategia primaria per costruire l’opera. In occasione dei 70 Years di Cohen e della mostra personale a Pontassieve vicino Firenze (Italy), ho provato a fargli un’intervista, una sorta di dibattito a due sul suo coinvolgimento intenso nel mondo della Mail Art e dell’arte marginale e provare, seppur in modo provvisorio, a fare un primo bilancio delle cose che ha svolto in questi anni di lavoro.

Sandro Bongiani: da studente avevi iniziato la tua prima attività interessandoti a Matisse e Cezanne e successivamente il movimento Dada e Fluxus fino a scoprire nel 1981 la corrente alternativa e marginale della Mail Art. Da qui, sono nati nel 1985 i primi Brain Cell e poi nel 2001, in Italia, i grandi Fractal Portrait Project. Ci racconti gli inizi della tua attività artistica?
Ryosuke Cohen: Intorno al 1980, quando lavoravo all'Arte Concettuale, venni a conoscere la Mail Art attraverso Byron Black, Canadian Video Artist. Poi ho iniziato a inviare Mail Art, usando "fukuwarai", un gioco tradizionale giapponese in cui una persona bendata mette i tratti del viso (occhi, naso, bocca e sopracciglia) su un viso di carta e "C" come nella tabella di prova della vista. Non prima.  Ho davvero sentito l'importanza di Networking Art nello scambio con i Mail Artists, ho iniziato a inviare BRAIN CELL come uno dei modi migliori per esprimere una mia idea.  Ho inviato per la prima volta il mio "Ritratto e Corpo" in modo da rafforzare il concetto di  BRAIN CELL, e poi ho fatto BRAIN CELL (Mail Artists in Italy, 2001). Da allora il progetto è in corso in molti paesi in Europa, Stati Uniti, Canada e così via.

S.B. Che atmosfera culturale si respirava in Giappone tra gli anni 70 e 80 rispetto a oggi?
Ryosuke Cohen: Nel 1970, quando si tenne il Japan World Expo Osaka, il Giappone era salito sul'ondata di maggiore crescita economica. L'anno successivo mi sono laureato in un college di educazione nel 1974 e sono diventato un insegnante d'arte, sono stato un buon collega di Sumi Yasuo, un membro di Gutai, e poi sono entrato in contatto con altri membri del gruppo Gutai.

S.B. In quale anno è nato AU (Artist Union or Art Unidentified) e cosa pensi del gruppo Gutai?
Ryosuke Cohen: Nel 1975 si organizzarono in AU (Artist Union) sollecitati da Masunobu Yoshimura, a Tokyo. All'inizio, AU ha iniziato con un vasto gruppo di autori: non solo artisti ma architetti, persone legate al teatro, critici e così via. Più tardi Shozo Shimamoto ha rilevato AU.  Ho preso parte all'organizzazione nel 1977, quando  vi erano molti membri (7- 8), 5 artisti Gutai erano già stati in AU. Ho promosso relazioni amichevoli, ad eccezione della grande amicizia che avevo con Shozo Shimamoto, anche con Saburo Murakami, Tsuruko Yamazaki, Yasuo Sumi.

S.BPer diversi anni sei stato in contatto e hai fatto dei viaggi in Europa con il mitico Shozo Shimamoto, che ricordi hai di lui?
Ryosuke Cohen: In AU avevo fatto frequenti attività con Shozo Shimamoto dal 1977 al 1992: scambi meravigliosi con molti artisti nelle nostre tre volte che siamo stati insieme all'estero (Europa dell'Est nel 1985, USA nel 1987 e Europa occidentale nel 1990). Ho molti ricordi belli di Shozo Shimamoto nei nostri viaggi artistici. Certamente, da come aveva studiato psicologia, è stato un bravissimo produttore di eventi dell'UA e di se stesso.

S.B. Come viene realizzato un “Brain Cell”, che strategia usi per realizzare l’opera finale?  
Ryosuke Cohen: Riguardo al BRAIN CELL, stampo 150 fogli di formato A3 per numero, a un ritmo di un lavoro ogni 10 giorni. Ci sono circa 50 partecipanti per ogni numero. Il mio lavoro successivo è quello di inviare  per posta un foglio a ciascun partecipante, di legare 50 fogli in un libro una volta all'anno e di conservare il resto per i fare i Portrait Project, per le mostre che si fanno e per l'invio a chi è interessato.

S.B. I contributi dei collaboratori sono parte integrante del tuo lavoro?
Ryosuke Cohen: Inutile dire che non posso fare i BRAIN CELL senza i partecipanti a questo progetto. Brain Cell Network ha costantemente avuto nuove partecipazioni e continua a muoversi e diffondersi insieme nel tempo.

S.B. Ci vuoi precisare meglio cosa intendi per “Fractal” e per “Soup Orion”, qual’è la filosofia di base che sorregge il tuo lavoro?
Ryosuke Cohen:  Fractal è l'idea di auto-somiglianza proposta dal matematico francese, Benoit Mandelbrot. Non amo i termini di "individualità e "originalità" nell'arte. Penso che possa essere composto dall'accumulo sull'idea di molti artisti e sulla storia dell'arte: cioè, sono una raccolta di molti frammenti.  La ragione della proposta di Orion Soup è che dovremmo discutere non solo di un'attività nel nostro ristretto campo, ma anche di un tema libero unico per l'artista, che è il tema fondamentale per l'umanità: e il numero primo matematico. Orion Soup è la parola coniata che ho usato per questo modo di fare.

S.B. L’aspetto più interessante e nuovo degli artisti  di oggi è quello d’interagire tra loro in una corale partecipazione.  Questo accade anche in natura.  L'aspetto interessante di tali sistemi biologici è che questi comportamenti nascono ed emergono in modo spontaneo e autonomo, e vede nella collaborazione tra gli individui l’aspetto fondante anziché la competizione e supremazia del più forte come succede spesso nel sistema ufficiale dell’arte contemporanea. La formazione di grandi gruppi coordinati ma spontanei, ci appare come un immenso sciame assai noto in natura, vedi il comportamento coordinato di insetti come le api, vespe e formiche. E’ un organismo gigante con una mente propria e una intelligenza superiore alla somma dei singoli individui. Lo studio di modelli di questi sistemi porta allo sviluppo di algoritmi che appartengono alla classe chiamata swarm intelligence ("sciami intelligenti"). Il comportamento collettivo osservabile è il frutto delle semplici iterazioni che ha un singolo componente verso gli altri oppure verso l'ambiente. In tutti questi casi il gruppo sembra davvero un organismo gigante ed efficiente con una mente propria e un’intelligenza superiore alla somma dei singoli individui.  Questa esperienza la definisco "arte di confine", proprio perché desidera collocarsi in un "altrove praticabile” rispetto allo scenario totalizzante di una mediocrità planetaria. Praticamente un "laboratorio planetario" composto da numerosi "Network" sparsi su tutto il pianeta: archivi di idee, di sperimentalismo e di ricerca spontanea. Oggi ci appare  una sorta di strana ragnatela di comunicazioni creata da altrettanti corrispondenti capace di superare le infinite distanze geografiche del pianeta coinvolgendo concretamente tutte le Nazioni del mondo in un impressionante e gigantesco puzzle mobile, sempre variabile, perennemente in movimento”. L’arte di confine è ormai una rete consolidata di rapporti relazionali composta da migliaia di artisti del Network che si scambiano ogni giorno messaggi creativi in forma di e-mail, lettere, buste, cartoline, collage, poesie visive, libri d’artista e persino oggetti tridimensionali. Con essa la comunicazione visiva assume dimensioni planetarie, totalmente nuove e inaspettate. Insomma, è il più grande laboratorio sperimentale di ricerca artistica del pianeta terra (Il laboratorio globale del Network), un grande polmone di ricerca libera. Osservato nel suo insieme sembra un gigantesco dinosauro planetario, uno swarm intelligence, un magnifico essere dal grande occhio che si rigenera permanentemente con gli apporti spontanei di tante presenze individuali. Vuoi dirci qualcosa di più sul tuo metodo di lavoro per realizzare l’opera?
Ryosuke Cohen: Ho continuato a stampare BRAIN CELL ogni volta per mezzo di Gokko Print (una tipica stampante serigrafica semplificata giapponese).  Per prima cosa, mi preparo 16 -18 originali formato cartolina delle Mail Arts arrivate, quindi realizzo una versione sensibilizzata da cartolina, utilizzando ciascuna versione (16 -18) originali. Successivamente, stampo 16 -18 diverse copie per un foglio da 3 A, e aggiungo sigilli e/o timbri. Finisco per stampare 150 fogli di BRAIN CELL per un opera. Fractal Portrait è una performance che realizzo realmente incontrando i Mail Artists  nei “Meetings” che faccio ogni anno, disegnando il contorno del viso e del corpo direttamente sul posto. Dopo che, tornato in Giappone, finisco ogni opera con inchiostro nero cinese (sumi).

S.B. Dopo i "Brain Cell", a partire dal l'Italia del 2001, hai approdato al “Fractal Portrait Project” del viso e del corpo nei vari incontri che hai fatto in diversi paesi del mondo approfondendo in modo più proficuo il concetto dei "Brain Cell", che significato hanno le tue performance che fai per realizzare le opere Fractal Portrait Project?
Ryosuke Cohen: L'incontro con molti artisti postali all'estero mi permette di conoscere meglio come si impegnano in un'ampia varietà di forme artistiche e di capire direttamente la loro passione per l'arte.

S.B. La lettura dei Fractal Portrait Project / include, l’azione performativa che va a integrarsi con l’esperienza dei precedenti Brain Cell, e secondo me, riassume una parte di vita e di storia vera del Giappone; penso a Hiroshima con il tragico bombardamento atomico. Insomma, Hiroshima come la Pompei spazzata via dalla Vesuvio del 79 d.c. infatti, si racconta che a Hiroshima il 6 agosto 1945 alle ore 8:15 il bombardamento atomico abbia letteralmente proiettato le persone al muro diventando solo semplici ombre. Dilagano nella città di Hiroshima vecchia immagini di questo tipo, quasi una sorta di macabro promemoria. Le ombre di Hiroshima hanno fermato tragicamente il tempo e per un momento anche la storia del Giappone. Anche nei tuoi lavori la presenza dell’uomo diventa sagoma, “presenza -essenza” dell’uomo contemporaneo. Ci vedo questa associazione nei tuoi lavori. Cosa ne pensi?
Ryosuke Cohen: Fractal Portrait è un'immagine che si collega da "Now" (il presente) al futuro. Non cattura l'idea dell'ombra ma la silhouette vivente degli artisti. Hiroshima è una storia triste. Nel 1986 o 1987, Bern Porter, fisico americano coinvolto nel Progetto Manhattan, venne a trovarmi in Giappone. A quel tempo aveva lasciato una carriera di fisico per diventare un Mail Artist. E’ stato un partecipante dal numero 1 di BRAIN CELL. Mi aveva detto: "LA CELLULA DEL CERVELLO è un simbolo di pace". Ho iniziato con enfasi sul Networking of art con i BRAIN CELL, ma recentemente sento fortemente il peso delle sue parole per questa pace.

S.B. Nel panorama contemporaneo dell’arte esistono due tipi di artisti; quei pittori che collaborano con il sistema “commerciale” dell’arte, e poi “gli altri”, i franchi tiratori, liberi da obblighi e da vincoli. Riguardo il sistema “ufficiale” dell’arte, il tuo posizionamento è autonomo, rispetto a mode e tendenze pre-confezionate, preferendo l’attivismo del circuito planetario, altro modo, parallelo e convergente, di fare ricerca libera a 360 °. Diceva Marcel Duchamp: Il grande artista deve andare nella clandestinità e nell’anonimato. Sicuramente, con la Mail Art, la dichiarazione di Duchamp diventa un lucido programma, dal momento che in te non c’è nessun interesse commerciale e si presta a questa “nuova dimensione” per la sua intrinseca capacità di scavalcamento della critica, dei galleristi, del mercato, in un confronto “diretto”, tra un artista e l’altro e, soprattutto, in un attraversamento “libero” delle più diverse tendenze dell’arte di ricerca. Cosa puoi dirci?
Ryosuke Cohen: Non c'è scopo nelle attività dell'artista. Non è qualcosa che possiamo fare per dominarlo. Credo che il lavoro dell'artista sia quello di pensare sempre a "Cos'è l'arte?".

S.B. In una interessante intervista del 2012, John Held Jr. ti chiese se dopo aver completato la silhouette frattale salvavi qualche opera per te stesso, magari per una possibile e futura mostra dei lavori. In quella occasione tu confessavi che ti risultava difficile raccogliere tutto il materiale da esporre, visto che ogni opera realizzata viene regalata agli amici. Di sicuro, una mostra del genere fino a qualche anno fa risultava improponibile se non impossibile per un artista che lavora come te. Nel 2015 con lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery il problema è stato superato presentando 15 anni di lavoro dei “Fractal Portrait Project” visibili con un vernissage virtuale collettivo e contemporaneo in tutto il pianeta. Come vedi la tecnologia e i nuovi strumenti di comunicazione risolvono problemi considerati apparentemente insormontabili. Che ne pensi?
Ryosuke Cohen: Non mi sarei mai aspettato che il mio lavoro fosse presentato in questo modo. Sono rimasto sorpreso dalla raffinatezza dello Spazio Ophen Virtual Art Gallery. Sono grato del risultato. Sono certo che, a causa della diffusione della SNS, il ruolo assumerà un'importanza sempre maggiore in futuro.

S.B. Una mia personale curiosità, come importante artista contemporaneo, hai un sogno particolare nel cassetto che vorresti realizzare al più presto?
Ryosuke Cohen: Innanzitutto, mi piacerebbe andare all'estero il più spesso possibile, al fine di continuare a fare i  Fractal Portrait Project. Attualmente conservo tutte la Mail Art (35 anni circa) presso un magazzino di noleggio e  la mia casa. In secondo luogo,  credo che lo donerò a musei e alle gallerie in modo da utilizzarlo per ricerche su la Mail Art.           
(Tradotto il 20 maggio 2018 dall’inglese all’italiano a cura di Sandro Bongiani).




Presentazione a cura di  Sandro Bongiani



 “Inside and outside the body/dentro e fuori il corpo”


 La Mail Art è nata  più di 50 anni fa, nel 1962, da quando l'artista americano Ray Johnson, fondò la “New York Corrispondance School of Art” occasionalmente in contemporanea con il movimento “ Fluxus”  del lituano-americano George Maciunas (1961)  e la  Pop Art di Leo Castelli a New York (1962). Una sorta di scuola d’arte per corrispondenza nella quale gli elaborati grafici con l’inserimento di timbri e collage venivano per la prima volta spediti per posta a conoscenti e persino ignari destinatari, dando  completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione totalmente libero e al di fuori di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza dal mercato ufficiale dell’arte.  Dopo Ray Johnson, anche  Guglielmo Achille Cavellini, nei primi anni 70 (1971),  aveva  inventato “l'autostoricizzazione”,realizzando  delle mostre a domicilio  e utilizzando i cataloghi che inviava  in visione agli artisti del Network.  Questi  due artisti, per primi,  avevano  solo accennato a questa  nuova e possibile strategia di messa in crisi del sistema culturale che non permetteva nessuna intrusione se non avvalorato da un  potere forte che condizionava e controllava le proposte e le scelte al fine di regolarne il flusso  e ossigenare il mercato dell’arte. E’ stato soprattutto  Cavellini (GAC), a  compiere “il grande passo”; quello di contrapporsi ad un sistema ormai monotono; un ulteriore sviluppo verso la messa in crisi del tradizionale sistema dell’arte. Negli anni 80, precisamente nel  giugno del 1985,  l’artista giapponese Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione, in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa  proponendo un particolare progetto “Brain Cell” (Cervello Cellula), che lo ha visto coinvolto per oltre 30 lunghi anni, assieme a migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi, in cui i singoli artisti collaborano inviando per posta a Cohen disegni, francobolli, timbri, adesivi o altro.  Egli utilizzando un vecchio  sistema serigrafico, chiamato ciclostile (ormai fuori produzione) fa 150 copie A3 (29,7x42). E’ un  progetto  ancora attivo che viene stampato ogni 7-10 giorni e rispedito ai rispettivi collaboratori,  allegando un elenco di indirizzi di collaboratori provenienti da alcuni paesi (55 in media per opera). Sono passati già  oltre 30 anni ed  è stato superato il 20 novembre 2017 il BRAIN CELL  N° 1000.  Già da diverso tempo  l’artista Cohen  rifiuta l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà dell’artista volutamente collocato ai margini di un sistema culturale antiquato e passatista.
Nella pratica dell’arte postale non esiste un’unica ideologia o “ism” ben solida capace di sopravvivere  e prevalere  sulle altre. Secondo Ray Johnson,  “Mail Art is not a single art movement, but is quite a megatrend that insists that we change our consciousness”, quindi,   non è un unico movimento artistico ma piuttosto un grande movimento “trasversale”  a tutte le altre proposte ed esperienze artistiche che ci sollecita concretamente a prendere coscienza di noi stessi. Di conseguenza, si condividono  i frammenti  di idee con  altri artisti in una relazione libera da “copyright”,  utilizzando e trasformando persino le opere di altri autori in un incessante  “add and send by mail” collettivo.  Nella pratica  elitaria attuata dal sistema istituzionale ufficiale dell’arte si preferisce la concorrenza piuttosto che la cooperazione e la sperimentazione. Nella Mail Art questi concetti scompaiono per dare spazio alla creatività e alla ricerca  spontanea svolta in campo in modo paritario.
Nato nel 1948 a Osaka, in Giappone, Ryosuke non è il primo  e unico artista postale giapponese, prima di lui anche Shozo Shimamoto aveva condiviso la Mail Art, tuttavia, è certamente l’autore giapponese più longevo e per certi versi, anche il più  interessante e attivo nel network internazionale di chiunque altro per la diffusione  capillare della pratica Mail artistica.  Dopo “Brain Cell”, nell'agosto 2001 ha iniziato anche un  altro progetto chiamato “Fractal  Portrait Project”, iniziato in Italia  al fine di realizzare più proficuamente il concetto di “Brain Cell”, facendo ritratti e Silhouette (face and body) agli amici artisti incontrati in questi anni nei in diversi incontri (Meetings) in tutto il mondo. Secondo Cohen, “Brain Cell” è come  la struttura di un cervello visto al microscopio, ci appare come lo schema  delle rete  con migliaia di neuroni accumulati  e ramificati insieme proprio come il Network dell’arte postale. La Mail art - scrive l’artista - “is dynamic", because you can be more of an individual free to create works of art with a new mind, being fragments of the entire network and sharing snippets of many other artists", e poi,  “la rete si espande da A a B,  da B a C, da C a D, da D a A, da C a A e così via,  è come un corpo unico con una costruzione cerebrale fatta di un gran numero di cellule nervose strutturate e complesse, sistemate in un ordine non lineare. Ecco perché ha definito questo tipo di esperienza “Brain Cell (cellule del cervello)”. Praticamente è il risultato di un complesso intreccio di cellule nervose del cervello, un progetto senza fine, aggiungendo, “ciò che nasce dal “flusso” Dada, Fluxus e Mail Art è l’unico modo per realizzare la nuova arte del domani”.
Fractal (frattale),  letteralmente significa figure simili fra loro, il nuovo concetto  è  stato utlizzato per prima dal matematico francese  B. Mandelbrot all’Istituto Watson IBM. La caratteristica principale dei frattali è “l’auto similarità”, la ripetizione sino all'infinito di uno stesso motivo  caratterizzato dall’indeterminatezza temporanea e provvisoria del suo esistere,  come per esempio, gli alberi della foresta Amazzonica del Sud America che si compone di numerose specie che convivono insieme. Nel 2006 Ryosuke Cohen, scrive: “Nowadays I have come to realize that we are all part of a fractal, and that I can be a piece of that fractal, and that I can create art, in a way that extends beyond myself as an individual, in communication with infinite mail artists' ideas”,  (oggi mi sono reso conto che siamo tutti parte di un frattale e che posso essere  un pezzo di quel frattale estendendomi come individuo al di là di me stesso in una infinita comunicazione di idee con gli artisti postali).
Questa particolare concezione personalmente  preferisco chiamarla  “swarm intelligence”  traducibile come: “intelligenza dello sciame”,  è un termine  più vicino a tutti gli esseri viventi coniato per la prima volta nel 1988 in seguito a un progetto ispirato ai sistemi robotici. Esso prende in considerazione lo studio dei sistemi auto-organizzati, nei quali un'azione complessa deriva da un fare collettivo, come accade in natura nel caso di colonie di insetti, stormi di uccelli, branchi di pesci oppure mandrie di mammiferi.  Secondo la definizione di Beni e Watt la swarm intelligence può essere definita come: “Proprietà di un sistema in cui il comportamento collettivo interagisce  in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema”, sia ben chiaro, non inteso in senso speculativo e in funzione di un risultato economico, bensì, di una risposta partecipativa in funzione di un concreto apporto creativo  “non autoritario”, proprio come avviene  nella prassi collaborativa del movimento della  Mail art.
Cohen è oggi l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente coinvolti. Le varie stampe del progetto Brain Cell realizzate da Cohen non  possono essere considerate opere “finite”, intese come opere che si completano nella realizzazione della copia grafica, ma di un’opera caratterizzata dall’indeterminatezza e provvisorietà del proprio esistere insito nel suo DNA.  Di certo, se  il risultato finale di ogni stampa fosse  davvero “un’opera compiuta”,  credo che Cohen smetterebbe  di colpo  di realizzare altre copie di “Brain Cell”, proprio perché svuoterebbe pesantemente il senso e la filosofia generatrice di questa  particolare pratica artistica.  
Una considerazione sul lavoro di Cohen che  è doveroso fare è quella di aver messo,  “fuori gioco”, ancora una volta,  il vecchio sistema ufficiale dell’arte,  relegando fuori dalla porta personaggi equivoci come i galleristi, i critici d’arte e persino i collezionisti di opere d’arte dal momento che  lo scambio delle opere prodotte avviene tra gli artisti del Network. Quindi, le opere realizzate non vengono trattenute e conservate dall’artista in vista di un  consueto profitto ma inviate ai rispettivi collaboratori. Con la spedizione postale  delle stampe i collaboratori, utilizzano i propri archivi, diventando altresì collezionisti delle opere ricevute Spesso, con i lavori “Brian Cell” realizzati  nei vari tour che ogni anno    l’artista fa in giro per il mondo  si organizzano delle mostre come per esempio questa mostra realizzata a Pontassieve in occasione della “XXVII Rassegna internazionale “Incontri d’Arte” a cura di Alessandra Borsetti Venier.  Tuttavia,  risulta quanto mai complicato e difficile organizzare tradizionali mostre con i “Fractal Portrait Project” proprio per la reale difficoltà a reperire e raccogliere concretamente le diverse opere donate nel tempo agli amici artisti rappresentati.
In mostra assieme alle  36 opere della serie “Brain Cell” (Cervello Cellula) dal numero 966 a 999,  con una speciale opera realizzata per l’occasione del numero 1000 vengono presentati tre Fractal  Portrait  Project  di grande dimensione realizzati appositamente per questa mostra a Pontassieve,  progetto svolto da oltre 15 anni da Cohen nel campo della performance. In particolare vogliamo evidenziare un lato ancora nascosto e quindi poco conosciuto; mi riferisco soprattutto alle opere “Body”, alla serie delle slhouette del corpo create a partire dal 2001 in poi fino a oggi, realizzate  dall’artista giapponese  in particolari momenti collettivi unendo insieme diversi fogli Brain Cell in cui i soggetti, gli amici incontrati nei vari tour vengono invitati a farsi fare un ritratto da Cohen o a  distendersi a terra sopra questi fogli Brain Cell,  con l’artista  impegnato  per l’occasione a  disegnare e rilevare il contorno immediato del corpo. Una sorta di “performance collettiva”, prima di procedere alla  consueta realizzazione dell’opera. Insomma, una performance “provvisoria” in funzione della realizzazione dell’opera. Tutto ciò, seppur con le dovute differenze di lavoro, lo lega indissolubilmente al suo  caro amico Shozo Shimamoto, divenendo  il naturale  attivo continuatore  dell’arte di ricerca oggi in Giappone.    Sandro  Bongiani  







Biografia

Biografia / RYOSUKE  COHEN
Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone,  è un Mail Artista. Il nome della famiglia è Kouen  ma su consiglio di Byron Black, ha adottato  il nome  inglese  'Cohen' come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà.  Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri  e icone contemporanee  così com’è la sua firma, la lettera "C". Ha condiviso l’esperienza Dada e Fluxus ed è stato in contatto con l’artista Shozo Shimamoto e con i membri del gruppo Gutai condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più longevo nel network internazionale Dopo Ray Johnson e  Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa  proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cervello Cellula), iniziato nel giugno 1985 con  migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi.   un lavoro che raccoglie  ogni 7- 10 giorni le immagini di tanti Mail artisti su un'unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori provenienti da alcuni paesi 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre  30 lunghi anni assieme a migliaia di membri  sparsi in tanti paesi,  rifiutando l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini di un sistema culturale monotono  e passatista. Per questo modo di fare, egli è forse il più  interessante e attivo nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione della Mail Art.  Nell'agosto 2001 ha iniziato il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e Silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei  Meeting   svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.  Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio,  che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza insieme  nella collaborazione collettiva In cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e  appassionatamente coinvolti nella  creazione dell’opera. In oltre trent’anni di lavoro ha esposto con mostre e partecipazione a progetti in diverse are geografiche del  mondo.
       (Biografia  redatta  da Sandro Bongiani)






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