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venerdì 28 giugno 2024

Salerno / Ryosuke Cohen, “Attesa tra relazione e partecipazione condivisa” Spazio Ophen Virtual Art Gallery

 Comunicato Stampa

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

RYOSUKE  COHEN

“Attesa tra relazione e partecipazione condivisa

 

 

a cura di Sandro  Bongiani

Dal  3 luglio 2024 al 10 agosto 2024

Inaugurazione:  Mercoledì  3 luglio  2024, ore 18.00

 

 


Pavilion Lautania Valley / Stranieri Qui e Altrove - 

Foreigners Here And Elsewhere

Mostra Personale di Ryosuke Cohen  Attesa tra relazione e partecipazione condivisa

A cura di Sandro Bongiani in collaborazione con l’Archivio Ryosuke Cohen di Ashiya-City Hyogo - Giappone.

La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea, dopo la retrospettiva dell’artista americano  pre-pop Ray Johnson, e la retrospettiva di Guglielmo Achille Cavellini è lieta di inaugurare  in coincidenza con il tema “Stranieri Ovunque  la mostra personale dal titolo: “Attesa tra relazione e partecipazione  condivisa”.dell’artista giapponese Ryosuke Cohen.

Una mostra a cura di Sandro Bongiani  in contemporanea con la  60. Biennale di Venezia 2024, incentrata  sul tema  dello straniero ovunque. Una sorta di rilettura delle proposte in atto presentate per l’occorrenza in un padiglione  del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 3 sale presso il Pavilion Lautania Valley. Quella di Ryosuke Cohen,  è un’altra proposta decisamente ai margini del sistema dell’arte ufficiale. Vengono presentate per l’occasione 69 opere Brain Cell Coronavirus eseguite dall’artista giapponese tra il 2020 e il 2022.

 

Un progetto che nasce   da una costola dei “Brain Cell” iniziato nel 1985, quasi   quarant’anni fa. L’idea fondante è stata nell’assenza dell’essere di una positiva e fattiva connessione umana  tra artista e opera atta a riflettere  sul tormentato momento Covid tra attesa e distanziamento forzato che il virus Coronavirus ha imposto per qualche interminabile anno al mondo intero cercando di far riflettere sul concetto di partecipazione e condivisione da parte degli artisti relegati duramente a vivere in una  quarantena forzata.

Nell’assenza di un contatto e di una relazione fisica con l’altro  l’invio postale ha fornito agli artisti l’opportunità di comunicare, ciascuno secondo il suo particolare pensiero e sofferenza il proprio punto di vista, con un’esperienza unica che si riconcilia al raccordo d’insieme che fa Cohen nell’elaborazione finale dell’opera. Quello che ha fatto Ryosuke Cohen per due anni è  assemblare pazientemente i pensieri degli artisti e riunirli  ogni 10/15 giorni sotto un unico tetto collettivo.

Partecipazione,  provvisorietà  e condivisione sono le cose che da tempo interessano Cohen, sono il segno distintivo che caratterizzano anche queste 69 opere. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’orchestrazione  e la grande capacità  di un artista come Cohen capace di correlare le urgenze e i diversi momenti del vivere ora  cristallizzate in un canto corale, sotto lo sguardo vigile e partecipe dell’artista giapponese.

Nonostante le ristrettezze imposte, l’artista ci vuol far riflettere sul potere dell’arte come forza propulsiva e collettiva capace di generare un insieme poetico. Cohen è oggi l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente coinvolti. Le varie stampe del progetto Brain Cell realizzate da Cohen non  possono essere considerate opere “finite”, intese come opere che si completano nella realizzazione della copia grafica, ma di un’opera caratterizzata dall’indeterminatezza e provvisorietà del proprio esistere insito nel suo DNA. 

Di certo, se  il risultato finale di ogni stampa fosse  davvero “un’opera compiuta”,  credo che Cohen smetterebbe  di colpo  di realizzare altre copie di “Brain Cell”, proprio perché svuoterebbe pesantemente il senso e la filosofia generatrice di questa  particolare pratica artistica.  Nelle  opere  presenti a questo evento vi è una sorta di naturale senso di leggerezza e di sospensione che per la cultura giapponese  è un elemento distintivo pregno di significati simbolici nascosti: la presenza, il vuoto (ku),  lo spazio (ma), l’incompletezza indefinita, sono concetti profondamente radicati  nella spiritualità orientale,  tra  buddismo e il pensiero zen e anche il "trait d'union" in cui  viene concepita espressamente questa inedita e particolare esposizione. 

Si ringrazia l’Archivio Ryosuke Cohen di Ashiya-City Hyogo (Giappone) per la fattiva collaborazione alla realizzazione in Italia di questo importante evento.

 

 

BIOGRAFIA  DI RYOSUKE  COHEN  

 


Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone. Il nome della famiglia è Kouen  ma su consiglio di Byron Black, ha adottato  il nome  inglese  'Cohen' come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà.  Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri  e icone contemporanee  così com’è la sua firma, la lettera "C". L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento  Dada e Fluxus,  in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai  condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più interessante  oggi nel network internazionale.  Dopo Ray Johnson e  Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere mercificata. Lo fa  proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con  migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi.  Un lavoro che raccoglie  ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un'unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per tanti anni.  Nell’agosto 2001 ha iniziato in Italia  il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei  vari Meeting   svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.  Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio,  che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza insieme  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e  appassionatamente coinvolti nella  creazione dell’opera,   rifiutando l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è il più  interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per la diffusione capillare dell’arte marginale. In quasi 40 anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance  e incontri  in diverse aree geografiche del  mondo. Vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.

 

Le opere:

 








Pavilion Lautania Valley 

“Stranieri qui e altrove - Active Marginal Generation Everywhere”

Mostra n°3 / Personale di Ryosuke Cohen

Attesa tra relazione e partecipazione condivisa

Presentazione di 69 opere Coronavirus eseguite tra il 2020 e il 2022 

con un testo critico di Sandro Bongiani

da mercoledì 3 luglio al 10 agosto 2024

Salerno, opening  Venerdì  3 luglio 2024  ore 18:00  

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

In collaborazione con l’Archivio Ryosuke Cohen di Ashiya-City Hyogo, (Giappone)

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39  3937380225

Ufficio Stampa Archivio Ophen Virtual  Art di Salerno 

Credits: Archivio Ryosuke Cohen - Giappone

 

 


Ryosuke Cohen, “Attesa tra relazione  e partecipazione condivisa”

Presentazione  a cura di Sandro Bongiani 

Salerno, 10 giugno 2024

 

Una mostra a cura di Sandro Bongiani  in contemporanea con la  60. Biennale di Venezia 2024, incentrata  sul tema  dello straniero ovunque Una sorta di rilettura delle proposte in atto presentate per l’occorrenza in un padiglione  del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 3 sale presso il Pavilion Lautania Valley.

Quella di Ryosuke Cohen,  è un’altra proposta decisamente ai margini del sistema dell’arte ufficiale. Vengono presentate per l’occasione tutte le 69 opere Brain Cell Coronavirus eseguite dall’artista giapponese tra il 2020 e il 2022. Un progetto che nasce da una costola dei “Brain Cell” iniziato nel 1985, quasi   quarant’anni fa. L’idea fondante è stata nell’assenza dell’essere di una positiva e fattiva connessione umana  tra artista e opera atta a riflettere  sul tormentato momento Covid tra attesa e distanziamento forzato che il virus Coronavirus ha imposto per qualche interminabile anno al mondo intero cercando di far riflettere sul concetto di partecipazione e condivisione da parte degli artisti relegati duramente a vivere in una  quarantena forzata.

Nell’assenza di un contatto e di una relazione fisica con l’altro  l’invio postale ha fornito agli artisti l’opportunità di comunicare, ciascuno secondo il suo particolare pensiero e sofferenza il proprio punto di vista, con un’esperienza unica che si riconcilia al raccordo d’insieme che fa Cohen nell’elaborazione finale dell’opera. Quello che ha fatto Ryosuke Cohen per due anni è  assemblare pazientemente i pensieri degli artisti e riunirli  ogni 10/15 giorni sotto un unico tetto collettivo.

Partecipazione,  provvisorietà  e condivisione sono le cose che da tempo interessano Cohen, sono il segno distintivo che caratterizzano anche queste 69 opere. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’orchestrazione  e la grande capacità  di un artista come Cohen capace di correlare le urgenze e i diversi momenti del vivere ora  cristallizzate in un canto corale, sotto lo sguardo vigile e partecipe dell’artista giapponese”.

Nonostante le ristrettezze imposte, l’artista ci vuol far riflettere sul potere dell’arte come forza propulsiva e collettiva capace di generare un insieme poetico. Cohen è oggi l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente coinvolti. Le varie stampe del progetto Brain Cell realizzate da Cohen non  possono essere considerate opere “finite”, intese come opere che si completano nella realizzazione della copia grafica, ma di un’opera caratterizzata dall’indeterminatezza e provvisorietà del proprio esistere insito nel suo DNA.  

Di certo, se  il risultato finale di ogni stampa fosse  davvero “un’opera compiuta”,  credo che Cohen smetterebbe  di colpo  di realizzare altre copie di “Brain Cell”, proprio perché svuoterebbe pesantemente il senso e la filosofia generatrice di questa  particolare pratica artistica.  Nelle  opere  presenti a questo evento vi è una sorta di naturale senso di leggerezza e di sospensione che per la cultura giapponese  è un elemento distintivo pregno di significati simbolici nascosti: la presenza, il vuoto (ku),  lo spazio (ma), l’incompletezza indefinita, sono concetti profondamente radicati  nella spiritualità orientale,  tra  buddismo e il pensiero zen e sono anche il "trait d'union" in cui  viene concepita espressamente questa inedita e particolare esposizione. 

 

La marginalità Attiva & Swarm Art come partecipazione condivisa

 La Mail Art è nata  più di 50 anni fa, nel 1962, da quando l'artista americano Ray Johnson, fondò la “New York Corrispondance School of Art” occasionalmente in contemporanea con il movimento “ Fluxus”  del lituano-americano George Maciunas (1961)  e la  Pop Art di Leo Castelli a New York (1962). Una sorta di scuola d’arte per corrispondenza nella quale gli elaborati grafici con l’inserimento di timbri e collage venivano per la prima volta spediti per posta a conoscenti e persino ignari destinatari, dando  completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione totalmente libero e al di fuori di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza dal mercato ufficiale dell’arte.  Dopo Ray Johnson, anche  Guglielmo Achille Cavellini, nei primi anni 70 (1971),  aveva  inventato “l'autostoricizzazione”,realizzando  delle mostre a domicilio  e utilizzando i cataloghi che inviava  in visione agli artisti del Network.  Questi  due artisti, per primi,  avevano  solo accennato a questa  nuova e possibile strategia di messa in crisi del sistema culturale che non permetteva nessuna intrusione se non avvalorato da un  potere forte che condizionava e controllava le proposte e le scelte al fine di regolarne il flusso  e ossigenare il mercato dell’arte. E’ stato soprattutto  Cavellini (GAC), a  compiere “il grande passo”; quello di contrapporsi ad un sistema ormai monotono; un ulteriore sviluppo verso la messa in crisi del tradizionale sistema dell’arte. Negli anni 80, precisamente nel  giugno del 1985,  l’artista giapponese Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione, in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa  proponendo un particolare progetto “Brain Cell” (Cervello Cellula), che lo ha visto coinvolto per oltre 30 lunghi anni, assieme a migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi, in cui i singoli artisti collaborano inviando per posta a Cohen disegni, francobolli, timbri, adesivi o altro.  Egli utilizzando un vecchio  sistema serigrafico, chiamato ciclostile (ormai fuori produzione) fa 150 copie A3 (29,7x42). E’ un  progetto  ancora attivo che viene stampato ogni 7-10 giorni e rispedito ai rispettivi collaboratori,  allegando un elenco di indirizzi di collaboratori provenienti da alcuni paesi (55 in media per opera). Dal 1985 sono passati già  quasi 40 anni ed  è stato superato il 15 giugno del 2024 il “Brain Cell” n° 1215.  Da diverso tempo  l’artista Cohen  rifiuta l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà dell’artista volutamente collocato ai margini di un sistema culturale antiquato e passatista.

Nella pratica dell’arte postale non esiste un’unica ideologia o “ism” ben solida capace di sopravvivere  e prevalere  sulle altre. Secondo Ray Johnson,  “Mail Art is not a single art movement, but is quite a megatrend that insists that we change our consciousness”, quindi,   non è un unico movimento artistico ma piuttosto un grande movimento “trasversale”  a tutte le altre proposte ed esperienze artistiche che ci sollecita concretamente a prendere coscienza di noi stessi. Di conseguenza, si condividono  i frammenti  di idee con  altri artisti in una relazione libera da “copyright”,  utilizzando e trasformando persino le opere di altri autori in un incessante  “add and send by mail” collettivo.  Nella pratica  elitaria attuata dal sistema istituzionale ufficiale dell’arte si preferisce la concorrenza piuttosto che la cooperazione e la sperimentazione. Nella Mail Art questi concetti scompaiono per dare spazio alla creatività e alla ricerca  spontanea svolta in campo in modo paritario.

Nato nel 1948 a Osaka, in Giappone, Ryosuke non è il primo  e unico artista postale giapponese, prima di lui anche Shozo Shimamoto aveva condiviso la Mail Art, tuttavia, è certamente l’autore giapponese più longevo e per certi versi, anche il più  interessante e attivo oggi nel network internazionale di chiunque altro per la diffusione  capillare della pratica Mail artistica.  Dopo “Brain Cell”, nell'agosto 2001 ha iniziato anche un  altro progetto chiamato “Fractal  Portrait Project”, iniziato in Italia  al fine di realizzare più proficuamente il concetto di “Brain Cell”, facendo ritratti e Silhouette (face and body) agli amici artisti incontrati in questi anni nei in diversi incontri (Meetings) in tutto il mondo. Secondo Cohen, “Brain Cell” è come  la struttura di un cervello visto al microscopio, ci appare come lo schema  delle rete  con migliaia di neuroni accumulati  e ramificati insieme proprio come il Network dell’arte postale. La Mail art - scrive l’artista - “is dynamic", because you can be more of an individual free to create works of art with a new mind, being fragments of the entire network and sharing snippets of many other artists", e poi,  “la rete si espande da A a B,  da B a C, da C a D, da D a A, da C a A e così via,  è come un corpo unico con una costruzione cerebrale fatta di un gran numero di cellule nervose strutturate e complesse, sistemate in un ordine non lineare. Ecco perché ha definito questo tipo di esperienza “Brain Cell (cellule del cervello)”. Praticamente è il risultato di un complesso intreccio di cellule nervose del cervello, un progetto senza fine, aggiungendo, “ciò che nasce dal “flusso” Dada, Fluxus e Mail Art è l’unico modo per realizzare la nuova arte del domani”.

Fractal (frattale),  letteralmente significa figure simili fra loro, il nuovo concetto  è  stato utlizzato per prima dal matematico francese  B. Mandelbrot all’Istituto Watson IBM. La caratteristica principale dei frattali è “l’auto similarità”, la ripetizione sino all'infinito di uno stesso motivo  caratterizzato dall’indeterminatezza temporanea e provvisoria del suo esistere,  come per esempio, gli alberi della foresta Amazzonica del Sud America che si compone di numerose specie che convivono insieme. Nel 2006 Ryosuke Cohen, scrive: “Nowadays I have come to realize that we are all part of a fractal, and that I can be a piece of that fractal, and that I can create art, in a way that extends beyond myself as an individual, in communication with infinite mail artists' ideas”,  (oggi mi sono reso conto che siamo tutti parte di un frattale e che posso essere  un pezzo di quel frattale estendendomi come individuo al di là di me stesso in una infinita comunicazione di idee con gli artisti postali).

Questa particolare concezione personalmente  preferisco chiamarla  “swarm intelligence”  traducibile come: “intelligenza dello sciame”,  è un termine  più vicino a tutti gli esseri viventi coniato per la prima volta nel 1988 in seguito a un progetto ispirato ai sistemi robotici. Esso prende in considerazione lo studio dei sistemi auto-organizzati, nei quali un'azione complessa deriva da un fare collettivo, come accade in natura nel caso di colonie di insetti, stormi di uccelli, branchi di pesci oppure mandrie di mammiferi.  Secondo la definizione di Beni e Watt la swarm intelligence può essere definita come: “Proprietà di un sistema in cui il comportamento collettivo interagisce  in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema”, sia ben chiaro, non inteso in senso speculativo e in funzione di un risultato economico, bensì, di una risposta partecipativa in funzione di un concreto apporto creativo  “non autoritario”, proprio come avviene  nella prassi collaborativa e democratica del movimento della  Mail art.

Una considerazione doverosa da fare sul lavoro di Cohen è quella di aver messo,  “fuori gioco”, ancora una volta,  il vecchio sistema ufficiale dell’arte,  relegando fuori dalla porta personaggi equivoci come i galleristi, i critici d’arte e persino i collezionisti di opere d’arte dal momento che  lo scambio delle opere prodotte avviene tra gli artisti del Network. Quindi, le opere realizzate non vengono trattenute e conservate dall’artista in vista di un  consueto profitto ma inviate ai rispettivi collaboratori. Con la spedizione postale  delle stampe i collaboratori, utilizzano i propri archivi, diventando altresì collezionisti delle opere ricevute Spesso, con i lavori “Brian Cell” realizzati  nei vari tour che ogni anno    l’artista fa in giro per il mondo  si organizzano delle mostre come per esempio la mostra realizzata nel 2018 a Pontassieve in occasione della “XXVII Rassegna internazionale “Incontri d’Arte”. Risulta ancora quanto mai complicato e difficile organizzare tradizionali mostre con i “Fractal Portrait Project” proprio per la reale difficoltà a reperire e raccogliere concretamente le diverse opere donate nel tempo agli amici artisti rappresentati, tuttavia qualcosa di concreto si è fatto già. Per quando riguarda i progetti “Fractal Portrait” svolti  da Cohen in quasi 24 anni nel campo della performance vogliamo evidenziare un lato ancora poco conosciuto, soprattutto alla conoscenza delle opere “Body” e della serie delle slhouette del corpo create a partire dal 2001 in poi fino a oggi, realizzate  dall’artista giapponese  in particolari momenti collettivi unendo insieme diversi fogli Brain Cell in cui i soggetti, gli amici incontrati nei vari tour vengono invitati a farsi fare un ritratto da Cohen o a  distendersi a terra sopra questi fogli Brain Cell,  con l’artista  impegnato  per l’occasione a  disegnare e rilevare il contorno immediato del corpo. Una sorta di “performance estemporanea e collettiva”, prima di procedere alla  consueta realizzazione dell’opera. Una performance “provvisoria” in funzione della realizzazione dell’opera. Tutto ciò, seppur con le dovute differenze di lavoro, lo lega indissolubilmente al suo  caro amico Shozo Shimamoto, divenendo  il naturale  attivo continuatore  dell’arte di ricerca oggi in Giappone.  Per questa mostra personale dell’artista giapponese  sono  presenti in mostra 69 opere della serie “Brain Cell Coronavirus” realizzate tra il 2020 e il 2022.

 

Evento segnalato da Ufficio Stampa Archivio Ophen Virtual  Art di Salerno

mercoledì 24 agosto 2022

CALL INTERNAZIONALE / SHOZO SHIMAMOTO, "AVERE UN'IDEA PER CAPELLO. SANDRO BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA

 

OPEN  CALL

Nuovo Progetto Internazionale di Arte Contemporanea


”RELAZIONI MARGINALI SOSTENIBILI SHOZO SHIMAMOTO “AVERE UN’IDEA PER CAPELLO” 

PROGETTO INTERNAZIONALE DI  ARTE CONTEMPORANEA

"Avere un’idea per capello"


SANDRO BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA

SHOZO  SHIMAMOTO  

Osaka22 gennaio 1928 – 25 gennaio 2013





Invito a partecipare ad un progetto internazionale dal titolo: ”Relazioni marginali sostenibili / Shozo Shimamoto, avere un’idea per capello”   per il decennale anniversario della scomparsa dell’artista giapponese  Shozo Shimamoto  2013- 2023“.


Caro amico/a, sto per preparare una mostra collettiva internazionale di Mail Art a invito dal titolo: ”RELAZIONI MARGINALI SOSTENIBILI  / Shozo Shimamoto, avere un’idea per capello”,  con la partecipazione di artisti italiani e stranieri. Se hai desiderio di partecipare a questo evento ti prego di darmi conferma con una email  a: bongianimuseum@gmail.com

Con questa mia comunicazione, invio l’invito del progetto “Add & Return”,  con  le sei basi delle matrici di lavoro da scaricare e intervenire per realizzare l’opera da inviarmi  solo per via postale.

Per  sicurezza, per evitare che le immagini  spedite per posta si perdano, si chiede di  inviarli anche in formato file JPG) all’e-mail personale: bongianimuseum@gmail.com

Spedire le card  per via postale a:

Giovanni Bonanno /  Bongiani Art Museum

Via S. Calenda, 105/D  84126  SALERNO (Italy).

indicando dietro in modo chiaro il nome dell’autore, il formato, l’anno di esecuzione, la città, il paese di provenienza dell’opera e la rispettiva e-mail personale.

(Ultima scadenza del progetto 15 dicembre 2022)

Per chiarenti puoi telefonarmi al mio numero di cellulare: 3937380225. Spero di ricevere le opere entro il giorno 15 dicembre 2022 affinché io possa preparare al meglio la mostra interattiva dal 25 gennaio-30 marzo 2023. In attesa, invio cari saluti.     Sandro Bongiani Arte Contemporanea.



Progetto Internazionale

SHOZO SHIMAMOTO

“AVERE UN’IDEA PER CAPELLO”



Progetto dedicato a Shozo Shimamoto

COLLEZIONE BONGIANI ART MUSEUM

MEMORIAL

SHOZO  SHIMAMOTO 2013-2023

”RELAZIONI MARGINALI SOSTENIBILI  / Shozo Shimamoto, avere un’idea per capello”

Mostra Collettiva Internazionale, progetto “Add & Return” per il decennale della scomparsa di Shozo Shimamoto (25 gennaio 2013).

A cura di Sandro Bongiani  & Ruggero Maggi

Mostra  condivisa dal 25 gennaio al 30 marzo 2023 presso la Galleria

SANDRO BONGIANI VRSPACE

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY di Salerno (Italy).

Si prega d’inviare le opere possibilmente in formato verticale max A4 (cm. 29,7×21) a: 

Giovanni Bonanno, Collezione Bongiani Art Museum di Salerno (SA)

Via S. Calenda 105/D  84126 SALERNO – Italy

(Ultima scadenza del progetto  15 dicembre 2022).


Tutte le opere arrivate per posta non verranno restituite, saranno archiviate in modo permanente nella sala 19 della Collezione Bongiani Art Museum  

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=64  

e  faranno parte ufficialmente della  Collezione Bongiani Art Museum di Salerno per eventuali altri eventi da realizzare.  Il 25 gennaio 2023 tutte le opere arrivate entro il 15 dicembre 2022 saranno presentate  ufficialmente in una mostra collettiva internazionale condivisa  presso la Galleria Sandro Bongiani Vrspace e la Ophen Virtual Art Gallery di Salerno (Italy).

Dopo la mostra verra’ pubblicato un catalogo digitale su ISSUU edito da Sandro Bongiani Arte Contemporanea con tutte le opere presenti in mostra.

Si precisa che le opere arrivate dopo il 15 dicembre 2022 non potranno per ovvii motivi di tempo essere presentate nelle due mostre ma verranno archiviate e inserite lo stesso nella sala 19 del Bongiani Art Museum a documentare l’avvenuta partecipazione a questo progetto internazionale per il decennale di Shozo Shimamoto.

© – Collezione Bongiani Art Museum di Salerno – Italy

E-Mail:  bongianimuseum@gmail.com


Per ulteriori chiarimenti puoi visitare, a breve, le opere arrivate della sala 19 della Collezione Bongiani Art

 Museum  http://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=64




MEMORIAL 

SHOZO SHIMAMOTO  1928 - 2013

“Inside and outside the body”

(dentro e fuori il corpo).

di  Sandro Bongiani

L'aspetto più evidente  della concretezza del movimento Gutai e in particolare di Shimamoto  è sicuramente  l'azione,  intesa come dinamismo della creazione che diventa, appunto, evento e rivelazione. Confessa: “L'arte come  gesto artistico, consiste  nello stupire lo spettatore”, e aggiunge, “Al presente io mi faccio fare dei disegni sulla testa rasata oppure mi faccio proiettare dei film, ma non allo scopo di fare cose strane. L'opera d'arte è di per sé un'espressione libera, l'atto di dipingere è proporre un'espressione libera. Questo è il vero compito dell'artista." E poi, “nelle performance il corpo è impiegato come elemento di Natura, quindi in entrambi i casi credo di avvicinarmi al Taoismo col quale del resto è in linea tutta la mia formazione di pensiero”. Di certo, il rapporto con il pubblico rimane un aspetto essenziale  in tutta l’opera di Shozo Shimamoto con l’utilizzo della  performance intesa come azione dell'uomo nel tentativo di annullare qualsiasi distinzione tra l'arte e la vita.  E’ del  ’95 la realizzazione del  suo “funerale in vita” col rito Buddista mentre dodici monaci recitavano un sutra.  Tra il “mostrare e l’essere” Shimamoto sceglie “l’essere” e l’utilizzo del corpo che mettendosi in relazione crea il messaggio creativo.  Praticamente  un’arte  diretta, corporea e viva utilizzando  il corpo  come strumento relazionale, comunicativo e poetico in una zona marginale di confine tra  linguaggi diversi, in cui la pittura, l’evento  e il teatro convivono dando vita alla rappresentazione  dell’essenza e dell’energia concreta.       

                                                                                                               

Shozo  Shimamoto:  avere un’idea per capello

Shozo Shimamoto, scrive: “Con la mia testa rasata, nel 1987 sono stato in America ed in Canada, e ho poi viaggiato nel 1990 in Europa da Londra fino a Leningrado. Nel 1993 sono andato in Italia ed in Finlandia. Durante le mie tappe sono stato accolto da molti artisti della mail art che hanno scritto i loro messaggi sulla mia testa, oppure vi hanno proiettato diapositive o anche film. Tutti infatti erano pronti ad aspettarmi con alcune idee in mente. Nel 1988 un mio studente mi portò una copia della rivista che aveva trovato nella tasca del sedile dell'aereo della JAL in un volo Tokyo-Parigi. Era una sorta di guida del Giappone dove si presentavano in lingua inglese le bellezze dei templi buddisti, le informazioni sui piatti tipici e quant'altro. Ma fra le altre cose, nella pagina che trattava di cinema, era anche riportata come curiosità la possibilità di vedere un film proiettato sulla mia testa, con tanto di illustrazione disegnata a mano. Senza saperlo, la mia testa rasata stava volando in giro per il mondo. Nel 1987 spedii agli artisti della mail art un foglio con stampata la silhouette della mia testa vista da dietro ed un messaggio in cui invitavo gli artisti a fare il loro intervento. Ricevetti circa 500 risposte. Il fatto che le risposte fossero così numerose è dovuto al sistema del network caratteristico dell'arte postale, in cui non è raro che degli artisti copino e reinterpretino il contenuto originale per poi stamparlo di nuovo inviandolo ad altri artisti e così via. [...]  Un giorno mi arrivò una mail art molto singolare. Proveniva dalla Francia e l'autore era Pascal Lenoir, anche se il foglio originale era partito dall'artista olandese Cor Reyn che aveva a sua volta fotocopiato la mia testa e inserito il messaggio di invito a disegnarvi dentro qualcosa. Ebbene Lenoir dentro alla mia testa fotocopiò una decina di altre silhouette rimpicciolite della stessa , riproponendo l'invito a disegnarci dentro qualcosa, e la spedì anche a me. Vedendola, non riuscii a trattenermi dal ridere. Il pezzo di mail art che avevo spedito io si era moltiplicato, il numero delle teste era aumentato, e passando per diverse vie era ricapitato proprio a me con la scritta: Perché non partecipi anche tu? Nell'arte postale non ci sono i diritti d'autore, anzi, all'opposto lo spirito che la caratterizza è quello di invitare gli altri ad usare senza limiti i vari contenuti. Così è possibile che a mia insaputa un mio pezzo venga modificato, arricchito di nuove idee, e ritorni al mio indirizzo. L'americano Cracker Jack Kid addirittura spedisce dei modellini tridimensionali della mia testa” .

Di certo, una parte di lavoro di Shozo Shimamoto risulta ancora poco noto, e precisamente la ricerca svolta negli anni 80 e 90 in ambito della Mail Art, una stagione vissuta non in modo marginale, bensì  come protagonista principale. Sono in parte noti  le sue particolari azioni, i suoi messaggi di pace e  le proiezioni di spezzoni di film sulla sua testa rasata utilizzata come spazio e luogo per ospitare l’opera. Praticamente, quasi una galleria del corpo a cielo aperto; forse “la più piccola galleria ambulante al mondo attiva negli anni 80”. In questa mostra collettiva internazionale, a margine della rassegna vi sono presenti diverse immagini che documentano tale attività  a corollario del progetto di Mail Art  “Head”  concretizzato  proficuamente  tra gli anni 80 e 90, come risulta dalle “oper/azioni” realizzate sulla sua testa rasata  da personaggi come Ray  Johnson, Ben Vautier, G. Achille Cavellini, Mayumi Handa, Allan Kaprow e diversi altri protagonisti internazionali dell’arte che sono intervenuti sulla testa dell’artista giapponese disegnando, incollando carte, materiali diversi e persino proiettando frammenti di film. Dopo la morte dell’artista, per ricordarlo a oltre due anni dalla scomparsa abbiamo ritenuto utile non inviare  per posta la solita testa rasata di Shozo Shimamoto. Questa volta è stata spedita per  tutto il 2014 a diversi artisti, una Card  digitale creata appositamente da Giovanni Bonanno dal titolo: “Virtual  Fluxus  Poetry”,   con  una piccola sala vuota a forma di nicchia ad arco  in cui sembra che aleggi il fantasma della testa rasata di Shozo Shimamoto. In questo “spazio apparentemente vuoto” abbiamo, come aveva fatto lui  a partire dal 1987, invitato gli artisti a  realizzare  il proprio intervento performativo chiedendo a loro di  inserire ciò che ritenevano utile  per completare degnamente l’opera. 

Un’ultima  considerazione, per evitare  possibili equivoci di qualsiasi sorta riguarda la partecipazione attiva di Shimamoto al gruppo giapponese Gutai; esperienza  nata  concretamente negli anni 50’, quasi  un decennio prima della proposta americana  del movimento Fluxus. Il titolo “Virtual Fluxus Poetry”  utilizzato da noi  nelle due mostre organizzate non deve trarre in inganno, non deve essere    inteso  o peggio “frainteso” come   reale partecipazione attiva nell’ambito del movimento Fluxus ma  come   convinta concezione e condivisione  poetica di   “flusso immateriale”,  di energia poetica a cui Shimamoto è  stato lungamente interessato, (il termine “fluxus” “dal latino. tardo fluxiōne, deriv. di flŭxus, part. pass. di fluĕre,  significa ‘scorrere, fluire). Del resto, sono risaputi gli intensi scambi intercorsi negli anni 60’ tra il Gutai , il movimento Fluxus e la scena artistica di Parigi, Milano e Torino.  Non è un caso, quindi,  che nella stanza, apparentemente vuota della card inviata per posta, la silhouette della sua testa vista da dietro  affiora magnificamente come energia e flusso immateriale,  inaspettata e “fluida”, presenza  insostanziale perfettamente in linea con le idee  di ricerca portate avanti lungamente  dal grande artista giapponese, pronta  a ricevere l’apporto comunicativo e creativo di tanti artisti internazionali    per essere compiutamente completata.        (Sandro  Bongiani)

 

 

 

Le basi allegate da scaricare e intervenire:


Card n°1




Card n° 2


Card n° 3



Card n° 4

Card n° 5



Card n° 6

© Collezione Bongiani Art Museum, Salerno – Italy  





Biografia di Shozo Shimamoto



Shozo  SHIMAMOTO / BIOGRAFIA

Nato nel 1928 a Osaka, in Giappone.

1947 / Frequenta l’atelier del maestro Jiro Yoshihara, dove produce la sua prima opera “Høie”.                       

1948 / Prende parte alla mostra “Sette artisti d’avanguardia” presso il department store Kintet-su a Osaka.

1950 / I laureati del Gakuin University Kansai in  Hyugo.                                                                               

1953 / Partecipa alla prima mostra del gruppo Genbi, con Jiro Yoshihara,. Diver si giovani artisti che espongono si uniranno al gruppo Gutai .                       

1954 / Fonda Gutai con Jiro Yoshihara. Partecipa alle più importanti mostre Gutai.                                         

1955/ Alla prima mostra Gutai presenta un lavoro rivoluzionario per essere vissuto e goduto dal corpo: “Prego, camminate qui”. Il lavoro è stato ricostruito nel 1993.

1956 / In occasione della mostra a cielo aperto Gutai mostra la sua opera realizzata attraverso l’utilizzo di un cannone a mano che verrà presentata alla Biennale di Venezia del 1993, in cui bottiglie di vetro contenenti pigmenti sono gettati ed esplodere il colore direttamente sulla tela

1957 / Mostra il suo video pionieristico arte alla mostra Gutai prestazioni. Un altro dei suoi lavori, un lavoro sonoro, che può essere considerato come musica concreta, è inserito nella Raccolta Centro Pompidou…                

1970 / Produttore artistico per 1000 spose al Festival EXPO

1976 / Partecipa a un progetto di Mail Art che coinvolge 60 paesi e con una rete di 8000 scambi.
Crea una strada con 10.000 giornali lungo il lato del fiume Mukogawa

1992 / Mentre continua a produrre nuove opere, diventa Presidente della Japan Society Arte e Cultura di disabili-persona (ora Arte Giappone) e organizza la prima mostra su larga scala di persone disabili in Osaka. Nello stesso anno viene intervistato di Jane Kennedy Smith per il quotidiano più famoso giapponese, Mainichi Shinbun

1993 / Invitato a partecipare alla Biennale di Venezia come membro del Gutai

1994 / Invitato ad esporre al Guggenheim (New York)

1996 / Shimamoto viene proposto come candidato per il Premio Nobel per la Pace in riconoscimento delle sue attività pacifiste da numerose riunioni Bern Porter, il medico che ha fatto la bomba atomica sganciata su Hiroshima.

1997 / Unico artista giapponese dopo la Restaurazione Meiji ad avere la sua foto in Storia dell’Arte, pubblicato da l’America Album

1998 / Invitato come uno dei primi quattro migliori artisti del mondo dal dopoguerra, insieme a Jackson Pollock, John Cage e Lucio Fontana, a partecipare a una mostra al MOMA (USA)

1999 / Invitato ancora una volta a partecipare alla Biennale di Venezia, con David Bowie e Yoko Ono

2000 / Tiene una mostra a Parigi (Unesco) e propone una collaborazione artistica in Francia, co-sponsorizzata dall’Unesco del Giappone e dalla Felissimo Museo.
Inizia la creazione di un lavoro enorme che sarà conservata da 100 anni a Shin Nishinomiya (Prefettura di Hyogo. 

2001/ Invitato alla manifestazione Giappone Anno a Londra. Alcune opere sono assegnati alla Tate Modern da inserire nella collezione.

2003 / Invitato a partecipare alla Biennale di Venezia (Extra 50)

2004 / Performance con un elicottero vicino a Venezia. 
Performance Nyotaku a Ca ‘Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna (Venezia). Tre opere ora appartengono alla collezione della galleria.

2005 / Performance con Elicottero a Trevi e mostra al Trevi Flash Art Museum. 
Mostra personale a Reggio Emilia (Pari & Dispari Agency, Italia). Realizzazione dell’opera piccola d’arte nel mondo, utilizzando nanotecnologie, per realizzare immagini sulle estremità delle setole di uno spazzolino da denti (in collaborazione con Ritsumeikan Università di Kyoto)

2006 / Invitato ad esporre alla ZONE ZERO a Duesseldorf.
Invitato ad esporre alla Hsinchu City International Glass Art Festival.
Exhibition e Performance della gru a Napoli.
Invitato ad esporre alla Tokyo International Art Fair

2007 / Espone quaranta opere prodotte dal periodo Gutai ai giorni attuali nella mostra “Shozo Shimamoto: Action Colors 1950-2006” presso la Galleria Pier Giuseppe Carini di San Giovanni Valdarno.
Presso il Fashion Museum di Kobe tiene la performance Felissimo WHITE PROJECT; le opere realizzate vengono esposte allo Hyogo Prefectural Diplomatic Estabilishment e al Kobe Fashion Museum. Presenzia al P3 Project per la Biennale di Venezia; qui si cimenta in una performance, Bottle Crash, nel Chiostro di San Nicolò, organizzata in collaborazione con l’Architetto Luigi de Marchi presidente del “ABCOnlus”. Viene coinvolto nell’organizzazione di un evento a Pechino, “Art Challenged Project”, cui partecipano molti artisti disabili arrivati dal Giappone. Alcuni dei suoi lavori più rappresentativi vengono esposti nella collettiva “Artempo” organizzata da Mattijs Visser e Axel Vervoordt nel Palazzo Fortuny di Venezia.

2008 / Il 7 maggio realizza una performance a Punta Campanella, Napoli, coinvolgendo un gruppo di danzatrici vestite da spose con la testa ricoperta da bicchieri saturi di colore.
Il 9 maggio fa una performance nel chiostro della Certosa di San Giacomo di Capri lanciando il colore su otto tele disposte a terra e su due contrabbassi disposti a lato delle tele, ricoperti da spartiti musicali e sorretti da due giovani donne. Sempre alla Certosa di San Giacomo di Capri espone alcuni suoi lavori nella mostra “Vento d’Oriente”.   Presso il Museo Magi ‘900 di Pieve Di Cento (BO) si tiene la mostra Shozo Shimamoto / Yasuo Sumi – I colori della pace, con una performance nella sala Modigliani del Museo.
Il 13 novembre 2008 presso il Museo d’ Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova “Shozo Shimamoto. Samurai, acrobata dello sguardo”, curata da Achille Bonito Oliva.

2009 / In occasione di Roma. Road to Contemporary Art , sono esposte sue opere in diverse mostre:
Hofficina d’Arte, a cura di Achille Bonito Oliva;
Palazzo Barberini, “Cose mai viste II” a cura di Achille Bonito Oliva, dedicata alle opere delle collezioni private degli artisti.
Palazzo delle Esposizioni, in collaborazione con la Fondazione Morra, l’Archivio Pari & Dispari e l’Associazione Shozo Shimamoto.
Partecipa alla mostra collettiva “Madre Coraggio: l’arte” a cura di Achille Bonito Oliva che si tiene all’interno del Festival di Ravello.
Tiene una mostra personale presso la galleria “VV8 artecontemporanea” di Reggio Emilia, in collaborazione con l’Associazione Shozo Shimamoto, dal titolo “La danza del colore”, in occasione della quale ha luogo una performance del coreografo Mauro Bigonzetti e quattro ballerini della Fondazione nazionale di danza Aterballetto che animano gli abiti da sposa realizzati da Shimamoto nell’azione di Punta Campanella.

2011 / Sculture e grandi tele provenienti dalle performance di Venezia, Punta Campanella, Capri e Genova sono esposte nella basilica di Santo Stefano di Bologna in occasione di Arte Fiera OFF in una mostra a cura di Achille Bonito Oliva.
Mostra personale presso la galleria “Nicola Pedana” di Caserta.
Mostra personale presso la Fondazione Morra di Napoli. Assieme a opere di grandi dimensioni sono proiettati due video di Mario Franco che documentano le performance di Piazza Dante a Napoli (2006) e Punta Campanella.
Viene invitato a condurre due performance presso il Moderna Museet di Stoccolma in Svezia in occasione dell’evento “AN EXPERIMENTAL CONFERENCE ON ART AND SCIENCE TO CHALLENGE THE MID-SUMMER SUN” dove reinterpreta la performance con il cannone del 1956 e quella su palcoscenico del 1957.

2012 / Dal 14 marzo al 5 maggio 2012 la mostra personale “SHOZO SHIMAMOTO” c/o la Axel Vervoordt Gallery di Anversa (Belgio). Mostra personale “Shozo Shimamoto, Opere 1950-2011” a Palazzo Magnani a Reggio Emilia. Partecipa alla mostra “Explosion: Pittura in Azione” al Moderna Museet di Stoccolma. Mostra “Dipingere il Vuoto” al MOCA di Los Angeles con una sala dedicata a Shimamoto.

2013 / Partecipa a Milano  al  progetto internazionale di Mail Art  “INviso” curato da Ruggero Maggi. Prima del 25 gennaio  2013,  l’anno della morte, partecipa a Salerno al Progetto Internazionale “Wunderkammer Artistamps ” a cura di Giovanni Bonanno, con  una delle ultime partecipazioni alla mostra Collettiva Internazionale in omaggio ai 70 anni di Marcello Diotallevi svoltasi  a giugno. Prima retrospettiva dopo la morte alla Galerie Hofburg a Bressanone con una ventina di dipinti  a cura di  Vittoria Coen. Prima antologica milanese di Shozo Shimamoto  allo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano  con 30 opere presentate  in grado di ripercorrere la ricerca dell’artista giapponese.

 2015 / Collettiva internazionale “Add &  Return” con la partecipazione di 97 artisti dal titolo: “VIRTUAL FLUXUS POETRY” che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista giapponese Shozo  Shimamoto come  evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in concomitanza con la 56th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2015, a cura di Sandro  Bongiani.

2016 / CRUCIFIXION – Shozo Shimamoto, ArtVerona I Art Project Fair 2016  – i7 Spazi Indipendenti Italiani, a cura di Sandro  Bongiani, Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno.

2019 / SHIMAMOTO – CAVELLINI – COHEN, IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances, a cura di Sandro  Bongiani, Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno.

2020/ La galleria Cardi di Milano con la collaborazione dell’Archivio Pari&Dispari, gestito dalla figlia di Rosanna, Laura Montanari, inaugura l’esposizione SHOZO SHIMAMOTO, CARDI GALLERY MILANO, 19 febbraio – 18 dicembre 2020. 

2021/2022 / Viene presentata presso il Centro Italiano Arte Contemporanea a Foligno un’ampia retrospettiva con grandi opere di Shozo Shimamoto, a cura di Italo Tomassoni. 19.09.2021 – 09.01.2022

COLLEZIONI: Giappone

Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo, Museo d’Arte di Fukuoka, Museo di Kitakyushu, Museo d’Arte di Hyogo, Museo d’Arte Moderna di Osaka, Museo di Nara, Museo d’Arte di Takamatsu, Museo d’Arte di Ashiya, Museo d’Arte di Miyagi, Museo d’Arte di Shizuoka, Museo di Gifu, Museo d’Arte Contemporanea di Osaka, etc.

All’estero:  

Tate Modern (Londra), Museo Nazionale di Arte Moderna di Roma, Art Center di Milano, Paris Gallery, Mail Art Museum (Berna, Svizzera), Galleria Internazionale di Arte Moderna Ca’ Pesaro, Collezione Bongiani Ophen Art Museum di Salerno, etc.  .(aggiornamento biografia a cura di Sandro Bongiani Arte Contemporanea di Salerno).

Il sito ufficiale di  Shozo Shimamoto  www.shozo.net  



EVENTO:

Mostra condivisa in due gallerie di Arte Contemporanea

da mercoledi’ 25 gennaio a giovedi’ 30 marzo 2023

presso:

SANDRO BONGIANI VRSPACE

https://www.sandrobongianivrspace.it/

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/

© Collezione Bongiani Art Museum, Salerno – Italy