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domenica 14 aprile 2024

Pavilion Lautania Valley Stranieri Qui e Altrove - Foreigners Here And Elsewhere Retrospettiva di Ray Johnson “NOTHING / NOIHTNG”

 

Pavilion Lautania Valley

Stranieri Qui e Altrove - Foreigners Here And Elsewhere

Retrospettiva di Ray Johnson  “NOTHING / NOIHTNG”

Presentazione a cura di Sandro Bongiani 

con la collaborazione dell'Archivio Ray Johnson di Coco Gordon, Colorado (USA).

 

Vengono presentate  6 mostre Retrospettive in coincidenza con il tema “Stranieri Ovunque”e in contemporanea con la 60. Biennale Internazionale di Venezia 2024

 

La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea  è lieta di inaugurare  in coincidenza con il tema “Stranieri Ovunque”e in contemporanea con la 60. Biennale Internazionale di Venezia 2024, presso il Pavilion Lautania Valley a cura di Sandro Bongiani le mostre retrospettive  di 6 artisti selezionati per questo particolare evento che inizia ufficialmente il 16 aprile con l’artista americano pre-pop Ray Johnson e proseguirà  di mese in mese  fino al 24 novembre 2024 con Guglielmo Achille Cavellini, Ryosuke Cohen, Reid Wood e infine con gli italiani Gabi Minedi e Raffaele Boemio presentando per ognuno artista significative opere scelte appositamente per questo particolare evento a loro dedicato.  Dopo la mostra del progetto internazionale dal titolo LiberaMente / Is Contemporary Art a Prison?” a cura di Sandro Bongiani, presentato ufficialmente il 2 ottobre 2023 presso la Galleria Sandro Bongiani Vrspace ecco una serie di altri importanti appuntamenti sul tema  dello straniero ovunque, ovvero “Stranieri Qui e Altrove - Foreigners Here And Elsewhere”, in cui viene segnalata la condizione  di diversi artisti marginali attivi che in modo originale e solitario hanno continuato a lavorare nell’isolamento  collettivo, alcuni anche per diversi decenni non curandosi  minimamente del mercato e del sistema ufficiale dell’arte producendo nel tempo opere per certi versi non conformi ai dettami imposti dal mercato e proseguendo in un cosciente viaggio solitario e personale.  Saranno presentati, inoltre,  dal 16 aprile fino al 24 novembre 2024 presso il Pavilion Lautania Valley le retrospettive di sei artisti contemporanei:  Ray Johnson / da martedì 16 aprile a giovedì 23 maggio 2024, Guglielmo Achille Cavellini / da venerdì 24 maggio a martedì 2 luglio, 2024, Ryosuke Cohen / dal 3 luglio a sabato 10 agosto 2024 Reid Wood / da domenica 11 agosto a sabato 14 settembre 2024, Gabi Minedi / da domenica 15 settembre a venerdì 19 ottobre 2024 e infine Raffaele Boemio / da sabato 20 ottobre a sabato 24 novembre 2024. Ad un tema  generico scelto da  questa biennale abbiamo preferito segnalare la condizione difficile e marginale attiva di 6 artisti di diverse generazioni e  latitudini del mondo costretti a vivere  da “straniero sempre”, non semplicemente nel senso geografico del termine  ma soprattutto  umano e esistenziale.  Ecco una sorta di convinta rilettura delle proposte in atto presentati per l’occorrenza in un padiglione  del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 3 sale presso il Pavilion Lautania Valley in cui sono stati coinvolti 6 artisti in altrettanti mostre retrospettive in un lucido e suggestivo percorso, ognuno con la propria specifica personalità e intensità creativa per una condivisione globale via web  a 360 gradi in tutto il mondo a basso contenuto di emissioni CO2.

 


Quella di Ray

Johnson da autentico “stranger” rimane una proposta decisamente ai margini del sistema dell’arte ufficiale e diffusa ad ampio raggio, grazie alla capillarità del mezzo postale in diversi paesi del mondo. Per lungo tempo è stato considerato dalla critica negli anni 60’ per essere “il più famoso artista sconosciuto di New York” e un pioniere della performance nell'uso della lingua scritta nell'arte visuale. Una ricerca che accoglie persino frammenti di oggetti di vita. Ray è stato un  assiduo raccoglitore di cose “trovate e recuperate” per essere rimesse nel circuito della comunicazione e nell’arte  restituendo a loro una nuova vita.  Le associazioni delle cose e i processi in cui accadono realmente erano alla base della comunicazione visiva, una sorta d’indagine intesa come un “work in progress” assolutamente del tutto provvisorio, che non  può avere mai una definitiva conclusione.

 

 

Una pratica per certi versi trasversale e nel contempo deviante e poco credibile agli occhi del sistema dell’arte ufficiale, basata essenzialmente sulla contaminazione tra i diversi strumenti espressivi:  collage, fotografia, oggetti recuperati, disegno, performance, happening e testi scritti, utilizzando frequentemente  il gioco oscuro delle parole con una sorta di   operazione, in cui “i giochi di parole non sono solo un fatto ludico” fine a se stesso, ma un’altra diversa possibilità di liberarsi dalle costrizioni e dagli impedimenti e  affidarsi all’invenzione e alla  creatività della parola, avvalorata anche  dalle collaborazioni attraverso l’invio postale.

Johnson ha sempre preferito lavorare su piccoli formati, precludendo così l’appoggio del grande mercato dell’arte ufficiale,  rifiutando  spesso di esporre o vendere il  proprio lavoro. Del resto,  il mercato dell’arte preferisce le grandi dimensioni e una produzione creata  appositamente per essere “mercificata” in senso commerciale. Si direbbe,  una ricerca del tutto “trasversale” rispetto alle proposte svolte in quel periodo da altri autori, che accoglie diversi mezzi espressivi con interventi che di fatto hanno creato attrito come del resto ha fatto, quasi nello stesso periodo, anche Guglielmo Achille Cavellini in Italia utilizzando la scrittura, il comportamento,  la concettualità e persino l'ironia ben sapendo che  questa era l’unica strada possibile da percorrere. Secondo lui l’arte è vita, uno scambio fra individui, una compenetrazione di idee, e un nuovo modo di pensare in un processo decisamente fluido e in evoluzione che si rivela in modo puntuale esaminando gli scritti e le azioni performative “Zen Nothings” svolte dall’artista americano. Oggi a distanza di 29 anni dalla morte il suo lavoro sperimentale dagli anni 60’ in poi  è considerato dalla critica parte integrante del movimento Fluxus e persino originale anticipatore della Pop Art americana di Leo Castelli.

 

 


Ray Johnson (1927-1995)

Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, i suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo assieme  la pratica artistica con la vita. Il 13 gennaio 1995 Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny,  ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art.

 

 

Pavilion Lautania Valley 

“Stranieri qui e altrove - Active Marginal Generation Everywhere”

da Lunedì  16 aprile 2024 a sabato 24 novembre 2024

Retrospettiva di Ray Johnson  “NOTHING / NOIHTNG”

Presentazione di 48 opere inedite di Ray Johnson

da martedì 16 aprile a giovedì 23 maggio 2024

a cura di Sandro Bongiani 

Opening  lunedì  16 aprile 2024  ore 18:00  

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225

Credits: Collezione Bongiani Art Museum

 

 

La Presentazione 

 

Pavilion Lautania Valley

Stranieri Qui e Altrove - Foreigners Here And Elsewhere

Retrospettiva di Ray Johnson  “NOTHING / NOIHTNG

Presentazione a cura di Sandro Bongiani 

con la collaborazione dell'Archivio Ray Johnson di Coco Gordon, Colorado (USA).

Salerno, 5 aprile 2024

 

 


Quella di Ray Johnson da autentico “stranger” rimane una proposta decisamente ai margini del sistema dell’arte ufficiale diffusa ad ampio raggio, grazie alla capillarità del mezzo postale in diversi paesi del mondo. Per lungo tempo è stato considerato dalla critica negli anni 60’ per essere “il più famoso artista sconosciuto di New York” e un  pioniere della performance nell'uso della lingua scritta nell'arte visuale. Una ricerca che accoglie persino frammenti di oggetti di vita. Ray è stato “un assiduo raccoglitore di cose trovate e recuperate” per essere rimesse nel circuito della comunicazione e nell’arte  restituendo a loro una nuova vita.  Le associazioni delle cose e i processi in cui accadono realmente erano alla base della comunicazione visiva, una sorta d’indagine intesa come un “work in progress” assolutamente del tutto provvisorio, che non  può avere mai una definitiva conclusione.

Una pratica per certi versi trasversale e nel contempo deviante e poco credibile agli occhi del sistema dell’arte ufficiale, basata essenzialmente sulla contaminazione tra i diversi strumenti espressivi:  collage, fotografia, oggetti recuperati, disegno, performance, happening e testi scritti, utilizzando frequentemente  il gioco oscuro delle parole, come per esempio, “SEND” riorganizzato come “ENDS”, oppure, “NO THINGS” diventato “NOTHINGS”, con una sorta di   operazione, in cui “i giochi di parole non sono solo un fatto ludico”, fine a se stesso, ma un’altra diversa possibilità di liberarsi dalle costrizioni e dagli impedimenti e  affidarsi all’invenzione e alla  creatività della parola, avvalorata anche  dalle collaborazioni attraverso dall’invio postale.

Nella parolaNothing” come nel collage di Jeff - scrive Coco Gordon - non c’è la lettera “I”, in cui sotto le dita del piede c’è scritto “Martin Friedman”,  a volte non scrive per tre volte la lettera “I”, oppure aggiunge “No I”  come quello spedito a  Chuck Welch. Nella mia personale esperienza con Ray  il "NO I “' l’aveva scritto in occasione della mia mostra alla CHA SOHO Gallery nel 1982 sull’invito all'opera trap per pianoforte, scrivendo su un piccolo foglietto di carta la parola “noihtng”, opponendola come regalo di compleanno per John Cage con 70 rossi pistacchi sanguinanti in carta sulla parete della Galleria. Forse provava a comunicare  nascostamente  la sua scomparsa con un “i” scrivendo “Noihtng” anche dietro la mia tshirt dicendo di  non perderla perché era molto importante… In questo modo nascosto  annunciava  già sommessamente agli amici la sua prematura scomparsa che poi realmente ha  realizzato  nel 1995 gettandosi in mare da un ponte a Sag Harbor, New York, e che la critica ha valutato come  ultima opera testimoniale e finale di questo importante artista americano.

Diceva Ray: “ho semplicemente dovuto accettare che per una necessità di vita ho scritto molte lettere e dato via molto materiale e informazioni, ed è stata una mia azione compulsiva, e mentre l'ho fatto, è diventato storia. È il mio curriculum, è la mia biografia, è la mia storia, è la mia vita”. I suoi progetti includono prestazioni concettualmente elaborate che si occupavano di relazioni interpersonali e disordini formali, diceva: "sono interessato a cose e cose che si disintegrano o si disgregano, cose che crescono o hanno aggiunte, cose che nascono da cose e processi del modo in cui le cose mi accadono realmente. Secondo  Coco Gordon, “i suoi lavori non sono mai singole  operazione assestanti di mail art, ma nascono da piccole storie, da incontri  con le altre persone, da relazioni e  riflessioni  spontanee capaci di innescare  nuovi apporti e nuove azioni al pensiero creativo” dando così completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione  totalmente libero, al di fuori  di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza  dal  mercato ufficiale dell’arte.

Spesso viene  associato al gruppo  Fluxus per il carattere  solitamente  minimal-concettuale dei suoi progetti; il gruppo Fluxus è stato un vivace movimento internazionale che  in quel periodo si distinse per una serie di azioni e interventi  a carattere neodadaista. Dobbiamo  segnalare che  Ray Johnson non ha mai fatto parte del  “Fluxus”,  ma ha comunque condiviso le  stesse problematiche e ”l’underground”  prettamente sperimentale con molti artisti di questo raggruppamento. Precursore  e convinto individualista. presenza enigmatica e nel contempo trasgressiva dell’arte contemporanea americana, nel 48, si era trasferito  a New York iniziando una produzione di opere geometriche  aderendo così  al  “Gruppo degli Artisti Astratti Americani”, per poi a metà degli anni '50 dedicarsi al collage, producendo centinaia di piccoli lavori che chiamò  "moticos", quasi una sorta di “Pop Art”  anticipatrice delle ricerche che a distanza di  qualche anno verranno messe in campo  con successo da Leo Castelli con il gruppo  storico americano. Non sappiamo  se era cosciente fino in fondo della portata innovativa e rivoluzionaria  che stava  apportando   all’interno dell’arte  . Oggi, a distanza di diversi anni ci appare uno dei personaggi più  originali e influenti,  e nel contempo, un  grande pioniere solitario dell’arte visuale, influenzando il futuro dell'arte e  divenendo altresì il punto di riferimento per  nuove generazioni di giovani artisti.  

Johnson ha sempre preferito lavorare su piccoli formati, precludendosi  così l’appoggio del grande mercato dell’arte ufficiale,  rifiutando  spesso di esporre o vendere il  proprio lavoro. Del resto,  il mercato dell’arte preferisce le grandi dimensioni e una produzione creata  appositamente per essere “mercificata” in senso commerciale, e quindi, poco interessato a tale situazione. Si direbbe,  una ricerca del tutto “trasversale” rispetto alle proposte svolte in quel periodo da altri autori, che accoglie diversi mezzi espressivi con interventi che di fatto hanno creato attrito come del resto ha fatto, quasi nello stesso periodo, anche Guglielmo Achille Cavellini in Italia utilizzando la scrittura, il comportamento,  la concettualità e persino l'ironia ben sapendo che  questa era l’unica strada possibile da percorrere. Ray, non amava tanto essere chiamato un mail artista, e neanche essere considerato il pioniere della  Mail Art, ma pensava di poter creare un nuovo gruppo  di lavoro “Pre Pop Shop”  tra Black Mountain e Pop Art. Secondo lui l’arte è vita, del resto, anche la parola “Moticos” utilizzata molto spesso deriva dalla parola osmotic, una specifica qualità caratterizzata da una reciproca influenza, uno scambio fra individui, una compenetrazione di idee, atteggiamenti e realtà culturali, insomma, un nuovo modo di pensare in un processo decisamente fluido e in evoluzione che si rivela in modo puntuale esaminando gli scritti e le azioni performative “Zen Nothings” svolte dall’artista americano. Oggi a distanza di 29 anni dalla morte il suo lavoro sperimentale dagli anni 60’ in poi  è considerato dalla critica parte integrante del movimento Fluxus e persino originale anticipatore della Pop Art americana.

 

Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

lunedì 22 gennaio 2024

Salerno / Giovanni Leto, l’essenza nascosta delle cose - Retrospettiva 1961/2023

 

   

Giovanni Leto, l’essenza nascosta delle cose - 1961/2023

Mostra Retrospettiva

Dal 30 gennaio  al 31 marzo 2024

SANDRO BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA

La mostra Retrospettiva di Giovanni Leto, organizzata dalla Collezione Bongiani Art Museum di Salerno a cura di Sandro Bongiani è costituita dalle opere “pittoriche” più rappresentative realizzate dal 1961 al 2023: dalle opere del periodo di formazione alle opere su tela degli anni successivi, dagli interventi tridimensionali alle opere dell’ultimo periodo di lavoro.

– Sandro Bongiani Arte Contemporanea  ha il piacere di presentare, martedì 30  gennaio 2024 alle ore 18.00, la retrospettiva di Giovanni Leto dal titolo “Giovanni Leto, l’essenza nascosta delle cose”, 1961/2023, a cura di Sandro Bongiani. La mostra Retrospettiva è organizzata dalla Collezione Bongiani Art Museum di Salerno è costituita da oltre 70 opere “pittoriche” più rappresentative realizzate dal 1961 al 2023; dalle opere del periodo di formazione alle opere su tela degli anni successivi, dagli interventi tridimensionali in forma di installazione alle opere dell’ultimo periodo di lavoro.

La ricerca del giovane Giovanni Leto, dopo la breve parentesi formale figurativa iniziata nel 1961 si evolve a partire dal 1972 verso una indagine che accoglie l’utilizzo di materiali poveri di scarto comune riutilizzati e riammessi degnamente a nuova vita nella pittura. Il 1985 è l’anno in cui Leto realizza i suoi primi Orizzonti che anticipano già una propria e originale visione verso una nuova spazialità. Negli anni 90’ la sua “weltanschauung”  è già definita in modo originale con una concezione del mondo che trascende il dato meramente rappresentativo per insinuarsi tra le pieghe oscure della riflessione e della memoria, con un procedere assorto e solitario che lo ha portato fino a oggi ad essere un significativo interprete del reale e della vita.

Sono opere costituite da serrate stratificazioni orizzontali  improntate da una struttura compositiva raccordata tra essenza e materialità, che negli anni successivi hanno caratterizzato in modo personale la sua ricerca artistica votata all’ossessiva indagine dell’uso dei materiali e verso una rappresentazione volutamente aniconica del linguaggio, ricreata opportunamente utilizzando la carta di giornale stampata arrotolata a mo’ di cordone intrecciato che cela nascosti spiragli di  eventi  accaduti e storie di esistenze  divenute presenze sospese di un procedere assorto al di là di un orizzonte oscuro, incarnando di fatto la tensione imminente dell’energia come essenza dell’essere al mondo.

Come scrive Sandro Bongiani nel suo testo critico: Il suo è decisamente un accorto evocare per tracce e intrecci di senso e di materia, con il passato pregno di nascosti umori che emerge energicamente e si riconcilia con il presente a ricreare ignote e oscure emozioni, consegnando un nuovo senso d'esistere in un divenire al di là di una dimensione logica e altresì, condensandosi  come atto finale nella trasmutazione e nel cambiamento tra presenza e spazio e  tra materialità e stesura  cromatica. Si direbbe uno strano sortilegio immaginifico rinnovato per lungo tempo e caratterizzato nella prima decade del 2000 con gli attorcigliamenti della carta divenuta corda e anche barriera, muro e persino “sudario della memoria” che ora riemerge improvvisamente dal nulla per collocarsi tra spiragli di spazio all’orizzonte e verso  un infinito ancora distante e difficile da scrutare” [...].    

Sul finire degli anni 20” vi è la realizzazione di particolari carte tridimensionali come la grande installazione “Corpus temporis” del 2019 e nel contempo, l’utilizzo in modo “essenziale” di pochi elementi di carta arrotolata e raccordata di giornale, che a partire dal 2020 hanno invaso  lo spazio vuoto della tela distendendosi e lievitando su ampie stesure di colore innestando lacerti e momenti di natura mentale che suggeriscono allo stato provvisorio l’essenza di ignoti paesaggi dell’anima, (autoritratti, larve di animali, frammenti di cose nascoste), rinati dopo una catastrofe collettiva  e consegnati ora al presente in una delicata  e sofferta sintesi creativa che solo i grandi artisti come Leto  sanno ancora ricreare. 

Il percorso espositivo, scelto appositamente dal curatore per gli spazi della Sandro Bongiani Arte Contemporanea, procede a ritroso dalla sua ultima opera trimensionale dal titolo “tappeti” del 2023 – collocato all'inizio del percorso della retrospettiva - fino a procedere al lavoro iniziale dal titolo” “Altofonte” del 1961.

 

Biografia

Giovanni Leto nasce a Monreale (Palermo) nel 1946. Frequenta a Palermo Decorazione Pittorica all’Istituto Statale d’Arte e Pittura all’Accademia di Belle Arti. La sua ricerca pittorica si è sempre fondata su un acuto interesse per i materiali, collocandosi dapprima in ambito informale, poi approfondendo la valenza tattile dei vari materiali impiegati. Il curriculum dell’artista è costellato da un’ampia bibliografia e da un corposo elenco di mostre personali e collettive che hanno avuto luogo in Italia e all’estero: Parigi, Berlino, Sydnei, Stoccolma, Helsingborg, Bagdad e New York. Sue opere figurano in vari musei e collezioni pubbliche e private: al Museo Renato Guttuso - Villa Cattolica a Bagheria (PA;  nella Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Sulmona (AQ); al Museo Bargellini a Pieve di Cento (BO); alla Fondazione Orestiadi – Ludovico Corrao a Gibellina (TP) al Museo Bilotti di Roma; al Museo Riso – Polo Museale Regionale di Palermo; al Museum – Ezio Pagano a Bagheria, alla Pinacoteca Civica d’Arte Contemporanea di Marsala, alla Galleria Civica di San Felice Sul Panaro, al Museo Civico d’Arte Contemporanea di Messina, al Museo Civico “F. Carbone” a Godrano, al Museo d’Arte Contemporanea di Rende. Attualmente vive e lavora a Bagheria.

 

Si ringrazia l’Archivio Giovanni Leto di Bagheria, per aver permesso la realizzazione di questo  importante evento che riassume oltre 60 anni di assiduo lavoro (1961-2023). svolto  dall’artista siciliano.

 

 



 

 

SALERNO / Sandro Bongiani Vrspace

Opening  30 gennaio 2024  h. 18:00

EVENTO: dal 30 gennaio 2024 al 31 marzo 2024

TITOLO: Giovanni Leto, l’essenza nascosta delle cose - 1961/2023

LUOGO: Sandro Bongiani Vrspace

CURATORI:  Sandro  Bongiani

 

INDIRIZZO: Via S. Calenda 105/D - Salerno

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

SITO UFFICIALE: https://www.sandrobongianivrspace.it/