venerdì 19 gennaio 2018

Matteo Montani a Caserta

"Unfolding"

Galleria Nicola Pedana









La scultura: Durante il processo di fusione i colori nascosti all'interno appaiono gradualmente mentre il corpo scompare progressivamente, per trasformarsi infine in un dipinto astratto. La scultura diventa un dipinto, mentre la figura entra nel mondo astratto. Ciò che di solito è impossibile vedere, forse l'essenza spirituale di un atto di preghiera, è dato dall'artista a una forma visibile. 


Video:

Matteo Montani Study for Prayer 2016

vimeo.com/186105990   durata 03:05






BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Matteo Montani è nato a Roma nel 1972. Le sue opere ad olio su carta abrasiva, con la recente aggiunta - oltre che del Blu Reale che lo contraddistingue - di policromie e polveri metalliche, ci rimandano a paesaggi mentali e rarefatti sempre in bilico, sospesi tra un contesto di meditativa intimità e di apparizioni che si articolano in una dimensione rivelatoria. Nel corso della sua carriera ha collaborato in maniera continuativa con la Galleria L’Attico di Fabio Sargentini (2005/2017), esponendo anche con altre gallerie quali Marilena Bonomo a Bari, Sergio Casoli a Milano, Valentina Bonomo a Roma, Otto Gallery a Bologna e Luca Tommasi Arte Contemporanea. Nel 2001 è vincitore del XL Premio Suzzara. Nel 2008 partecipa alla Quadriennale di Roma e tiene la sua prima mostra museale al MAR di Ravenna. Del 2011 è la sua prima mostra personale all’estero al MuseumAmDom di Wuerzburg in Germania, città che ospita anche una sua grande opera all’interno del Duomo. Nel 2013 è vincitore del premio speciale OrenioMichetti. Espone a New York nel 2010 e nel 2016, presso la Elkon Gallery. Nel 2015, a seguito della mostra personale Andarsene al Museo Andersen di Roma, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea acquisisce una sua opera sperimentale: una scultura che, sciogliendosi, diventa un’opera bidimensionale.Sue opere si trovano in prestigiose collezioni quali la Collezione Artefiera di Bologna, la collezione Unicredit e la collezione Vaf, oltre che in importanti collezioni private in Europa e negli Stati Uniti.

lunedì 1 gennaio 2018

UN ARTISTA AL MESE / Gennaio 2018



Da oggi, ogni primo del mese e per 12 mesi verranno presentati  in queste pagine 12 artisti  con alcune opere significative  integrate dal video e relativa biografia sintetica. Una raccolta  immaginaria e  ideale di arte contemporanea, una raccolta dei sogni  e anche dei  desideri. Nasce, soprattutto,   dal desiderio  di far conoscere alcuni artisti nati tra gli anni 20 e 60,  ancora non del tutto conosciuti al grande pubblico che nel corso degli anni  hanno  definito in modo  poetico e originale  una propria visione personale dell’arte.  Sandro  Bongiani



Mese di Gennaio 2018 / CARLO  RAMOUS




Carlo Ramous - Scultura architettura città

Presentato alla mostra personale di Carlo Ramous alla Triennale di Milano nel 2017, in questo video si vedono i vari passaggi della vita dello scultore. Con interventi di Fulvio Irace e Luca Pietro Nicoletti, curatori della mostra. Intervengono inoltre Antonella Ranaldi (Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Milano), Francesco Tedeschi e Walter Patscheider.           Video, durata 23:34



https://youtu.be/UWiH-8gHTIM    durata 23: 34




















Carlo Ramous nasce a Milano nel 1926; frequenta il Liceo Artistico presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna, per poi continuare gli studi presso l'Accademia di Brera con Marino Marini e Giacomo Manzù. All’Accademia di Brera, nel 1946 espone la sua prima opera di ispirazione antropomorfa liberamente ispirata a Boccioni, Fontana e Melotti.
Presto si impone sulla scena della scultura astratta italiana. Nelle sue opere la tensione dinamica e la presenza plastica convivono; la spazialità geometrica è parzialmente esaltata e contraddetta da un sapiente gioco di equilibri in grado di sfidare la pesantezza e la rigidità dei materiali utilizzati, quali il legno e il metallo.
Allestimenti personali vengono organizzati in tutto il mondo nei più importanti musei e gallerie. Tra tutti i luoghi si citano Milano - Galleria Il Milione (1956), Ginevra - Galleria Jolas (1971), Milano - Piazzetta Reale (1974), La Spezia - Mostra antologica presso il Centro Allende (1977), Gubbio - Antologica. Vent'anni di scultura (1987). Sue opere figurano inoltre in mostre personali e grandi rassegne internazionali: Biennale di Venezia nel 1958, 1962, 1972; Biennale di San Paolo del Brasile del 1961; Quadriennale di Roma nel 1955, 1959, 1973; Triennale di Milano nel 1954, 1960, 1964; Biennale Internazionale di Anversa nel 1965 e nel 1973; e altre importanti rassegne note a livello internazionale da Parigi a Tokio, da Roma a Londra, da Oslo a Milano, da New York da Anversa, da Alessandria d’Egitto a Teheran, da Città del Messico a Budapest, all’Aquila, a Zurigo, a Colonia , a Norimberga, da Berlino a Sidney, all’Aia, a Copenhagen, a Lisbona, a Dusseldorf a Los Angeles, a Lagos, ecc..
Tra i musei che possiedono le sue opere, vanno ricordati: Museo d'Arte Moderna Villa Giulia di Roma, Museo Cà Pesaro d'Arte Moderna di Venezia: Galleria d'Arte Moderna di Milano, Colgate Museum di New York, Middelheim Museum di Anversa, Museo Forma Viva di Portoroz, solo per citarne alcuni.
 Del suo lavoro si è occupata la critica più attenta, Trier, Dorfles, Russoli, Gassiot-Talabot, Valsecchi, Elgar, Ashbery, Ballo, Leveque, Carandente, Alvard, De Micheli, Welcher, Crispolti, Coulan, Natali, Gualdoni, Bettolini, sono solo alcuni.
Oltre alle innumerevoli esposizioni collettive e di gruppo, ha eseguito numerosi grandi lavori per l’architettura, tra questi: la chiesa di Santa Marcellina a Milano; la chiesa di Don bosco a Milano; l’Imprimerie Cino del duca a Blois (Francia); la scultura posta di fronte alla scuola di Viale Marche a Milano; e numerose sculture per le scuole in Italia e negli ospedali di Pordenone e Como.
Le sue opere diventano progressivamente più aeree, ideogrammi o segni in tre dimensioni che trovano la loro giusta collocazione in contesti urbani. “L'ambiente è importante, e solo in funzione di esso l'artista assume la propria identità.” (Alessandro G. Amoroso). Fra le sculture che hanno lasciato una traccia indelebile nella sua città natale si ricordano “Finestra nel cielo” (1968) in piazza Miani, “Gesto per la Libertà” (1972) in piazza della Conciliazione, e il “Monumento ai Caduti dell’ Isola” (1972) in piazzale Segrino, oltre alla monumentale “Ad Astra” (1992), un complesso di acciaio inossidabile alto quasi 12 metri, del peso di 7 tonnellate installato nel Chou Park a Chiba City, Giappone.
Negli anni Ottanta Ramous elabora la sua ricerca continua in numerose serie di bozzetti, realizzati in lamierino di zinco, veri studi per grandi realizzazioni.Sono piccoli elementi strutturati, dove la forma plastica si dissolve nel suo negativo spaziale e fantastico, per una nuova oscillazione dell’immagine complessiva. Muore a Milano, nel 2003.    
 http://www.carloramous.it/

domenica 31 dicembre 2017

Un grande capolavoro conservato a Napoli dai Farnese



"Atalanta e Ippomene" un'opera che segue le orme dei Carracci votata al dinamismo e alla provvisorietà. Due scene in una che si presta benissimo a quest' ultimo giorno dell'anno, tra un ritornare indietro a percorrere i mesi trascorsi dell'anno (Atalanta), e procedere avanti, convinti, verso il nuovo anno (Ippomene). 

Guido Reni, Atalanta e Ippomene, 1625 olio su tela, cm 192 x 264 - Museo di Capodimonte.  
... si racconta che Atalanta, figlia del re Iaso, per sfuggire alle nozze dichiarò che avrebbe sposato solo colui che sarebbe riuscito a batterla in una gara di corsa. Essendo ella molto veloce, vinceva e uccideva tutti i pretendenti alla sua mano. Ippòmene riuscì a batterla con uno stratagemma: durante la corsa lasciò cadere tre mele d’oro dategli d’Afrodite; la fanciulla si attardò a raccoglierle e perse la gara.




AUGURI
DI

FELICE  ANNO  NUOVO
2018

  

venerdì 22 dicembre 2017

BUONE FESTE




A
R
TE
AUGURI
DI
BUON NATALE
E
FELICE  ANNO  NUOVO
2018

SANDRO  BONGIANI ARTECONTEMPORANEA




giovedì 21 dicembre 2017

Salerno / CAVELLINI ARTISTAMP, Mostra a domicilio

GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI 


SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
“CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO”
a cura di Sandro  Bongiani
Presentazione critica di Piero Cavellini
(In collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia)
Dal 22 dicembre 2017  al  31 marzo 2018

Inaugurazione:  venerdì  22  dicembre  2017,  ore 18.00
Via S. Calenda, 105/D  - Salerno
Salerno Tel/Fax 089 5648159    
e-mail:  bongiani@alice.it     



Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00



Francobollo GAC ARTISTAMP creato da Domenico Ferrara Foria 
in occasione della  mostra personale a Salerno.

S’inaugura  venerdì  22  dicembre 2017,  alle ore 18.00,  la mostra  Personale dal titolo “CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA  A  DOMICILIO” a cura di Sandro  Bongiani  che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista italiano Guglielmo Achille Cavellini, presentando,  in collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia  la serie di 77  francobolli, alcuni ancora inediti,  in una mostra  volutamente  “virtuale”,  come logico sviluppo delle mostre  realizzate dall’artista a domicilio,  tra opere ad acrilico, intarsio, carbone, legno, collage,  pennarello, serigrafia, fotografia e studi grafici preparatori creati nel corso degli anni 70’ e 80’ sotto forma di Artistamp, con il fine d’indagare  una parte  significativa del lavoro  di Cavellini ancora non  del tutto conosciuto. Nella sua ininterrotta navigazione nel territorio dell’arte GAC ha ricercato senza sosta segnali  chiarificatrici che rendessero esplicito la condizione dell’artista e le sue ambizioni molto spesso frustrate dal conflitto con la dinamica sociale. In tale contesto nascono i primi francobolli, nella seconda metà degli anni Sessanta, essenzialmente riproduzioni in legno ad intarsi di opere degne di essere eternizzate con il mezzo più semplice ed immediato che la comunicazione sociale ha per dare lustro ad un’attività umana: quello di inserirla nella iconografia postale.
Una vita dedita totalmente all’autostoricizzazione, diffusa ampiamente dal 1970 in poi  con mostre e cataloghi a domicilio, manifesti, spille, stickers, cimeli, francobolli, performance, happening, attendendo e programmando la celebrazione ufficiale del 2014 in concomitanza con il centenario dalla sua nascita, nel veneziano Palazzo Ducale e nei musei più prestigiosi del mondo.

Scrive Piero Cavellini nella presentazione alla mostra: “ E’ nei primi anni Settanta che, appropiandosi di una dilagante espressione concettuale, questi suoi giudizi in qualche modo esplodono. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” ed inizia un lavoro espanso ed insistito ponendosi in prima persona come paladino della condizione dell’artista portando su se stesso il compito di fornirgli le modalità per superare lo stato dell’esclusione. Lo fa essenzialmente col concetto di “Centenario” come strategia anticipatoria della propria celebrazione e con le “Mostre a domicilio”, veicolo espositivo postale che gli permette di esporre il proprio lavoro in diecimila luoghi in tutto il mondo. Queste attività lo inseriscono in un circuito di arte postale internazionale che già si stava diffondendo da qualche anno nelle dinamiche espressive del periodo.  E’ all’interno di questa fuga in avanti che rientra in gioco il “Francobollo” come elemento essenziale di questo tipo di circolazione artistica. Nella parte finale del suo lavoro, gli anni Ottanta, quando la sua presenza nel mondo dell’arte diventa estesa e partecipata, questo espediente sintattico della comunicazione diviene sempre più “opera dipinta” esso stesso dando sfogo ad una creatività senza freni, un produrre con soggetti svariati ed eclettici una grande quantità di opere come “Progetto di Francobollo per il mio Centenario”. E’ in questo periodo, quindi, che usa un suo particolare “stile” per dare sostanza al corpus di lavori che avrebbero dovuto supportare le esposizioni museali del 2014 .   Ne risulta  la composizione di un universo sia intimo che sociale con cui da corpo ad una visione di se stesso rapportato agli altri in cui il francobollo diviene il territorio privilegiato con cui tenta di eternizzare il proprio stato.






BREVE BIOGRAFIA  di  GUGLIEMO ACHILLE CAVELLINI  

GAC (Guglielmo Achille Cavellini)  è stato un importante studioso e collezionista dell'arte astratta europea. Dalla metà degli Anni '40 esordisce con disegni e ritratti. Nel '60, si dedica invece alla sperimentazione: alcuni esempi del suo lavoro sono spesso legati a citazioni, vere e proprie elaborazioni di celebri opere che ne fanno un autentico attore nella messa in scena dell'arte. GAC mette in pratica la sua teoria dell'autostoricizzazione: il fare da sé nel costruirsi attorno l'alone del successo, mettendo in disparte i processi canonici che il sistema utilizza a tale scopo. Non è un atto di megalomane autorappresentazione, bensì l'innescarsi di una procedura alternativa: una rivoluzione all'interno della comunicazione artistica. Andy Warhol si mette a ritrarre Cavellini, e il geniaccio GAC rende omaggio a Andy con il francobollo "Le Marilyn di Warhol" (1984). L’utilizzo dei materiali di recupero (negli oggetti assemblati, negli intarsi in legno, nei carboni), è lo strumento del suo operare. Nascono i Teatrini e i  francobolli d’artista attraverso i quali viene reso omaggio ai geni della pittura: Picasso, Lèger, Matisse, Braque e nasce, anche, l’amore per la Mail Art, movimento libero  e democratico che permette a GAC di avere  contatti e confronti importanti con tanti artisti sparsi su tutto il pianeta.






GAC E L’EPICA DEL FRANCOBOLLO

Nella sua navigazione ininterrotta nel territorio dell’arte GAC esprime un giudizio sul sistema che la sottende.
Lo ha fatto da artista abbandonando la sua produzione per raccogliere attorno a sé una nuova generazione senza altra speranza di trovare luce per uscire da una diatriba sterile e passatista.
Continua poi producendo opere come artista attivo ricercando senza sosta segnali che rendessero esplicito il suo argomento: la condizione dell’artista e le sue ambizioni molto spesso frustrate dal conflitto con la dinamica sociale.
Dapprima agendo sul suo stesso lavoro, incassettando le proprie opere precedenti distrutte o proponendole come opere bruciate, in seguito iniziando a ragionare sul consenso riservato alle opere degne di celebrazione.
In questo contesto nascono i primi francobolli, nella seconda metà degli anni Sessanta, essenzialmente riproduzioni in legno ad intarsi di opere degne di essere eternizzate con il mezzo più semplice ed immediato che la comunicazione sociale ha per dare lustro ad un’attività umana: quello di inserirla nella iconografia postale.
Sorge così un suo codice estetico speciale che lo accompagnerà in seguito in gran parte del suo lavoro.
E’ nei primi anni Settanta che, appropiandosi di una dilagante espressione concettuale, questi suoi giudizi in qualche modo esplodono.
Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” ed inizia un lavoro espanso ed insistito ponendosi in prima persona come paladino della condizione dell’artista portando su se stesso il compito di fornirgli le modalità per superare lo stato dell’esclusione.
Lo fa essenzialmente col concetto di “Centenario” come strategia anticipatoria della propria celebrazione e con le “Mostre a domicilio”, veicolo espositivo postale che gli permette di esporre il proprio lavoro in diecimila luoghi in tutto il mondo.
Queste attività lo inseriscono in un circuito di arte postale internazionale che già si stava diffondendo da qualche anno nelle dinamiche espressive del periodo.
E’ all’interno di questa fuga in avanti che rientra in gioco il “Francobollo” come elemento essenziale di questo tipo di circolazione artistica.
Nella parte finale del suo lavoro, gli anni Ottanta, quando la sua presenza nel mondo dell’arte diventa estesa e partecipata, questo espediente sintattico della comunicazione diviene sempre più “opera dipinta” esso stesso dando sfogo ad una creatività senza freni, un produrre con soggetti svariati ed eclettici una grande quantità di opere come “Progetto di Francobollo per il mio Centenario”.
E’ in questo periodo quindi che usa un suo particolare “stile” per dare sostanza al corpus di lavori che avrebbero dovuto supportare le esposizioni museali del 2014.
Osservandone la varietà si trovano riassunte gran parte delle sue tensioni dove compaiono la raffigurazione geografica dell’Italia ricomposta attraverso elementi naturali come foglie, pigne, segmenti di tronchi d’albero, oppure sociali come la sua minuziosa scrittura o gli stessi elementi comunicativi che usava negli invii mailartistici. Non manca la sua riflessione sulla pittura del recente passato tra cui appare Andy Warhol con le sue iconografie popolari a cui si sente particolarmente vicino.
Ne risulta quindi la composizione di un universo sia intimo che sociale con cui da corpo ad una visione di se stesso rapportato agli altri in cui il francobollo diviene il territorio privilegiato con cui tenta di eternizzare il proprio stato.

Piero Cavellini,   Dicembre 2017






BIOGRAFIA / GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
 Brescia 1914-1990
 Guglielmo Achille Cavellini (o GAC, come si firmava) è stato un personaggio multiforme e geniale che per circa un cinquantennio ha vissuto, come fosse un arbitro speciale, l’arte contemporanea, dal secondo dopoguerra fino al 1990, anno della sua morte.
 Sta forse qui il cardine per capirlo. Non è stato un artista come tanti altri, con la sua piccola o grande innovazione. Non è stata una questione di stile la sua, ma una specie di giudizio illuminato che ha ricondotto giustamente all’individuo ed al suo pensiero i balbettii di un sistema che si stava sbriciolando in mille rivoli di potere dove l’arte e l’artista rischiavano di rimanere nell’ombra. Non è poco si dirà, eppure sembra che tutto ciò ancora ai più non sia chiaro.
 La storia ha inizio sul finire degli anni quaranta quando GAC, messi da parte i suoi primi tentativi espressivi, scopre una nuova arte europea che, chiamandosi astratta, coniuga un fronte nuovo della pittura. Ne diviene uno dei maggiori collezionisti, se ne innamora come pittore e offre il suo primo giudizio all’arte. Per molti sembra che il suo valore termini qui, invece quella non fu altro che la scintilla iniziale, un modo per mettere in piedi un’idea dell’arte come scelta individuale che è stata l’elemento conduttore della sua esistenza d’artista.
 Nel 1960 ha ripreso il lavoro con forza, dapprima sul versante dell’astrattismo pittorico che tanta parte aveva avuto nei suoi interessi del decennio precedente, ma con un gesto, un segno nuovi che appaiono ora come anticipatori del suo lavoro sulla scrittura che prenderà corpo più tardi.
 La sperimentazione continua e nel 1965 sforna un gruppo di lavori che sono un’ulteriore tappa verso un uso diversificato dei materiali. Recupera dal quotidiano oggetti, soprattutto giocattoli, soldatini, lamette da barba ecc. che uniti a materiali di discarica vanno a formare una sorta di teatrino carico di memoria e anche di denuncia sociale.
 E’ quindi la volta delle cassette che contengono opere distrutte (1966-1968) in cui ingabbia i suoi tentativi di lavoro precedente ed anche, e qui appare per la prima volta l’elemento citazione-appropriazione, opere di artisti di cui stima maggiormente il lavoro.
Citazione-appropriazione che prende corpo più chiaramente (1967-1968) con opere formate da intarsi in legno dipinto in cui gioca con i personaggi della storia dell’arte, ed anche con i primi francobolli, dando il via ad una ricognizione sulla celebrazione che sarà poi sempre presente nel suo lavoro.
Nei carboni (1968-1971), che per un certo periodo sono stati un vero e proprio simbolo del suo lavoro, dove bruciare significa creare il nuovo purificandosi, coniuga più apertamente i concetti appena accennati nei lavori precedenti, dalla pittura all’oggetto, dalla citazione all’appropriazione fino a far assumere a certe icone la valenza di opera propria, usando opere di altri autori oppure l’immagine dell’Italia  in innumerevoli situazioni e contesti.
 Nel 1970 produce una serie di opere, intitolate Proposte, in cui l’azzardo di appropriazione iconoclasta lo porta a sezionare tele di altri autori di importante valore storico ed artistico. Il gioco e l’ironia prendono ancora più spazio lasciando posto anche al dubbio che ci si trovi di fronte ad un gesto estremo e lesionista (era sì o no Cavellini in tempi passati un famoso collezionista?).
Nel 1971 c’è una svolta cruciale nel suo lavoro: decide di rivolgere attenzione unicamente a se stesso per segnalare la deformazione di un sistema permeato da invidie e chiusure invalicabili. Conia il termine Autostoricizzazione, che fu una vera e propria puntualizzazione, un modo per mettere in pratica il suo giudizio. Il termine può sembrare a prima vista un escamotage brillante e narcisista per mettersi in mostra, ma è tanto forte l’idea da intrufolarsi nel sistema dell’arte e straripare nei suoi gangli più vitali mettendone in luce ogni contraddizione.
Le sue Mostre a domicilio furono una specie di vessillo per tanti giovani artisti con cui ebbe un fitto scambio di arte postale, tanto da creare uno degli archivi-museo tra i più cospicui ed interessanti di questo tipo di opere provenienti da ogni parte del mondo. Museo che egli, a più riprese, disse di considerare “la sua opera più importante”.
Produce quindi i manifesti che innumerevoli musei di tutto il mondo dovranno usare per celebrare il suo centenario, abbinando al suo nome la sigla 1914-2014.
A questo punto la fantasia dell’artista, liberata da ogni pudore verso l’autocelebrazione, si scatena. Nei francobolli entra lui con la sua mimica votata allo sberleffo.
Scrive una Pagina dell’Enciclopedia partendo da una semplice cronaca autobiografica fino a sfociare in una vera e propria iperbole del culto della personalità. La sua scrittura diviene quindi una cifra pittorica usata con maniacale insistenza su tutti i supporti possibili: colonne, manichini, tele e drappi di dimensioni enormi.
E’ questa la realtà che vede Cavellini come autentico innovatore, ed anticipatore anche negli aspetti di una nuova comunicazione nell’arte, scavalcando i canonici rapporti che sembrano una base inscalfibile del sistema, dando una risposta concreta e carica di vitalità al suo messaggio di provocante giudice del territorio dell’arte.   (Archivio Cavellini di  Brescia).



    

mercoledì 20 dicembre 2017

Mostra "Lucente Spirito" - Galleria di Arti Visive dell'Università del Melo a Gallarate




VENERDI' 22 DICEMBRE dalle 16 alle 19 ultimo giorno della mostra"Lucente Spirito" a cura di Ruggero Maggi presso Officina Open il nuovo progetto culturale ed espositivo condiviso dall'Assessorato alla Cultura, dal Melo e dal Museo MAGA, con sede presso la Galleria di Arti Visive dell'Università del Melo a Gallarate in via Magenta 3.




Secondo appuntamento di questo stimolante e particolare percorso espositivo ed emozionale il progetto "Lucente Spirito" a cura di Ruggero Maggi costituito da una selezione di opere dal profondo contenuto spirituale e concettuale come "The Quest" vero e proprio work in progress di due artisti: Carla Bertola e Alberto Vitacchio protagonisti congelati nell'atto fotografico insieme con le pietre megalitiche, divenendo anch'essi elementi immobili e silenziosi del paesaggio e sottolineandone i mutamenti della luce, dell'oscurità e dello scorrere del tempo. Silenti performances che hanno costituito il tema centrale del loro progetto.
Il percorso di "Lucente Spirito" si articola in modo giocoso e fluttuante con le opere verbo-visive titolate "Fiabe al vento" di Marcello Diotallevi che traggono ispirazione direttamente dal vento della poesia e dalla naturale inclinazione dell'artista verso un'ironica interpretazione della realtà e della vita. Elementi leggeri che potrebbero (il condizionale è d'obbligo) a tutti gli effetti fluttuare al vento ma che, per loro stessa natura, rappresentano veicoli poetici, strutture con una propria chiave di lettura cromatica, articolata ed affascinante.
Le evocative immagini fotografiche dal potente impatto emozionale di Anna Maria Di Ciommo che coniugano tecnica e lirico afflato spirituale che si crea nel momento in cui i Lama Tibetani realizzano in modo sapiente splendidi mandala di polvere dalla inevitabile impermanenza. Immagini che vengono sintetizzate in una frase di S.S. il Dalai Lama : "Ero intelligente e volevo cambiare il mondo. Ora sono saggio e sto cambiando me stesso".
Le opere-oggetto di Roberto Testori che nel loro biancore riflettono soluzioni concettuali ricche di significati spirituali e poetici. Poesia visiva che si alterna ad una sedimentata descrizione di tracce, di piccoli oggetti che ritrovano il loro spazio in una decontestualizzazione intelligente e raffinata, immersi in un risplendente mare bianco. Elementi il cui significato viene garbatamente ma senza indugi rimosso per lasciare il posto ad una nuova e più espressiva chiave dì lettura.
Video di Rovena Bocci.


Le opere.









Lucente spirito 
a cura di Ruggero Maggi 
Università del Melo – Galleria di Arti Visive 
1 dicembre - 22 dicembre 2017 
Orari: da lunedì a domenica 16.00|19.00 
Ingresso libero


Università del Melo
Via Magenta 3 
21013 Gallarate (VA)
0331 708224

domenica 17 dicembre 2017

58. Biennale Internazionale di Venezia 2019


La Biennale di Venezia

Ralph Rugoff è il curatore della Biennale Arte 2019

Venezia, 15 dicembre 2017 - Il Cda della Biennale di Venezia si è riunito giovedì 14 dicembre e, su proposta del Presidente Paolo Barattaha deliberato di nominare Ralph Rugoff Direttore del Settore Arti Visive con lo specifico incarico di curare la 58. Esposizione Internazionale d’Artedel 2019.

foto di Mark Atkins 2006

Ralph Rugoff dal 2006 è Direttore della Hayward Gallery di Londra. Aperta nel 1968, la Hayward Gallery è considerata fra le gallerie d’arte pubbliche più importanti del Regno Unito; fa parte del Southbank Centre, il più grande centro d’arte in Europa che riceve importanti finanziamenti dall’Arts Council of England. Nel 2015 Rugoff è stato il Direttore artistico della XIII Biennale di Lione intitolata La vie moderne. Inizia la sua carriera come critico e saggista: tra il 1985 e il 2002 scrive numerosi articoli per il Financial Times, The Los Angeles Times, The Los Angeles Weekly e diversi scritti per riviste d’arte come Artforum, Artpresse, FlashArt, Frieze, Parkett e Grand Street e pubblica una raccolta di saggi, Circus Americanus (1995), dove esplora fenomeni culturali dell’occidente americano. Nello stesso periodo inizia a lavorare come curatore indipendente organizzando mostre come Just Pathetic (1990) e Scene of the Crime (1997). Già Direttore del CCA Wattis Institute (2000-06), galleria del California College of the Arts di San Francisco, ha curato numerose mostre collettive alla Hayward Gallery negli ultimi 11 anni, tra cui The Painting of Modern Life (2007), seguita da Psycho Buildings(2008), esposizione che include installazioni interattive e immersive di artisti come Mike Nelson, Gelitin e Do-ho Suh e The Infinite Mix (2016); ha curato inoltre importanti retrospettive e personali di Ed Ruschka, Jeremy Deller, Carsten Holler e George Condo.


Il Presidente Baratta ha dichiarato che “l’incarico a Ralph Rugoff conferma l’intenzione della Biennale di qualificare la Mostra come luogo di incontro tra il visitatore, l’arte e gli artisti. Una Mostra che impegni i singoli visitatori in un diretto confronto con le opere nel quale la memoria, l’inatteso, l’eventuale provocazione, il nuovo e diverso possano sollecitare lo sguardo, la mente e l’emozione di chi osserva, dandogli l’occasione di una intensa e diretta esperienza.”

Il Cda ha deliberato anche le date della 58. Esposizione Internazionale d’Arte che si terrà dall’11 maggio al 24 novembre 2019vernice 8, 9 e 10 maggioinaugurazione al pubblico sabato 11 maggio.



CONTATTI
Ufficio Stampa Arti Visive | La Biennale di Venezia | Tel. +39 041 5218 - 846/849/716 infoartivisive@labiennale.org | www.labiennale.org
Facebook: La Biennale di Venezia | Twitter: @la_Biennale | Instagram: @labiennale | #BiennaleArte2019




RALPH RUGOFF, curriculum vitae Ralph Rugoff,  
- ad oggi Direttore della Hayward Gallery di Londra 2000-2006 Direttore del CCA Wattis Institute for Contemporary Arts di San Francisco 

Attività di curatore 
(una selezione) 2016 The Infinite Mix, mostra collettiva di installazioni video contemporanee. Mostra della Hayward Gallery presentata a The Store, 180 Strand, Londra. 2015 Direttore artistico della XIII Biennale de Lyon: La Vie Moderne Carsten Holler: Decision. Hayward Gallery. 2014 The Human Factor, Hayward Gallery. Mostra collettiva sulla scultura contemporanea legata alla figura umana. 2013 The Alternative Guide to the Universe, Hayward Gallery. Mostra collettiva di ‘outsiders’ tra cui artisti, scienziati, urbanisti, architetti e tecnologi che prevedono scenari alternativi. 2012 Invisible: Art about the Unseen, 1957-2012, Hayward Gallery. Mostra con 26 artisti tra cui Yves Klein, Yoko Ono, Robert Barry e Chris Burden. Wide Open School, Hayward Gallery. Oltre 100 artisti provenienti da 40 paesi hanno ideato e condotto esperimenti pubblici nel campo dell’apprendimento. Jeremy Deller: Joy In People, Hayward Gallery. Retrospettiva itinerante tra il Wiels Centre di Bruxelles, l’ICA di Philadelphia e il St. Louis Contemporary Art Museum. 2011 George Condo: Mental States. Retrospettiva presentata al New Museum di New York, al Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam, alla Hayward Gallery di Londra e alla Schirn Kunsthalle di Francoforte. Tracey Emin: Love Is What You Want (co-curatore), Hayward Gallery 2010 The New Décor, mostra collettiva di 33 scultori internazionali. Presentata alla Hayward Gallery e successivamente a The Garage di Mosca. 2009 Ed Ruscha: 50 Years of Painting. Presentata alla Hayward Gallery, all’Haus der Kunst di Monaco e al Moderna Museet di Stoccolma. 2008 Psycho Buildings, mostra collettiva alla Hayward Gallery di 10 artisti che esplorano come gli spazi costruiti funzionano come ambienti sociali, psicologici e percettivi. 2007 The Painting of Modern Life, mostra collettiva che esplora l’utilizzo dei materiali fotografici sin dagli anni '60 da parte di artisti come Warhol, Richter, Tuymans e Dumas. Presentata alla Hayward Gallery di Londra e al Castello di Rivoli di Torino. Co-curatore della mostra Antony Gormley: Blind Light. Hayward Gallery 2006 Shoot the Family, mostra internazionale di artisti concettuali e post-concettuali che ritraggono i propri partner e le proprie famiglie. Presentata al CCA Wattis Institute, al Cranbrook Museum of Art (Bloomfield Hills, Michigan) e al Knoxville Museum of Art (Knoxville, Tennessee). 2005 Thomas Hirschhorn, UTOPIA, UTOPIA = ONE WORLD, ONE WAR, ONE ARMY, ONE DRESS. Mostra co-curata con Nicholas Baume. Presentata al Boston ICA e al CCA Wattis Institute. Monuments for the USA, con proposte di oltre 63 artisti internazionali. Mostra al CCA Wattis Institute e poi al White Columns di New York. Irreducible: Contemporary Short Form Video, 1995-2005. CCA Wattis Institute, al Bronx Museum of Art e al Miami Art Central. 2003 Co-curatore/publication editor, Baja to Vancouver: The West Coast and Contemporary Art. La prima grande antologica sulla costa occidentale del Nord America. Presentata al Seattle Art Museum, al San Diego MCA, alla Vancouver Art Gallery e al CCA Wattis Institute. 2000 The Greenhouse Effect, co-curatore. Presentata alla Serpentine Gallery e al Natural History Museum di Londra. 1997 Scene of the Crime, antologica sullo sviluppo di una "estetica forense" dagli anni '60 ad oggi. Armand Hammer Museum, Los Angeles. 

PUBBLICAZIONI & SAGGI CRITICI 
Oltre a curare saggi per i cataloghi di tutte le mostre di cui sopra, ha contribuito ai principali saggi di libri e cataloghi di artisti come David Hammons, Mike Kelley, Paul McCarthy, Luc Tuymans, Andreas Gursky, Jean-Luc Mylayne, Raymond Pettibon e Jason Rhoades e ha contribuito con i suoi scritti critici a numerose antologie. 

Dal 1985 al 2002 ha scritto testi di arte e critica per numerosi periodici e pubblicato diversi articoli e saggi su quotidiani e riviste d’arte tra cui The Financial Times, The Los Angeles Times, The LA Weekly, Artforum, Artpresse, FlashArt, Frieze, Parkett e Grand Street. Nel 1996 Verso ha pubblicato una raccolta dei suoi saggi intitolata Circus Americanus. PREMI, ADVISORY POSITIONS, BOARD & COMMITTEE MEMBERSHIPS 2016 Membro della giuria Illuminated River, Rothschild Foundation 2013 Membro del comitato di selezione del Tate Gallery Turner Prize 2012 Membro del comitato consultivo alla Biennale di Kiev 2009-15 Presidente del London Visual Arts Strategy Group 2010 Membro del comitato di selezione del British Council per il Padiglione Gran Bretagna alla Biennale Architettura 2010 2008-10 Membro del comitato direttivo per l’Art Fund International, iniziativa da 5 milioni di sterline per assistere le gallerie del Regno Unito nell'acquisizione di opere d’arte a livello internazionale Membro della giuria del Paul Hamlyn Foundation Arts Prize 2005-08 Membro del consiglio della Louis Comfort Tiffany Foundation 2006-08 Founding Director, Curatorial Studies Program al CCA di San Francisco 2005 Vincitore di un premio da 100.000 $ alla Penny McCall Foundation per la curatela e la critica Curatorial adviser alla Triennale d’Arte Contemporanea di Torino 2002 Curatorial Adviser alla Biennale di Sydney FORMAZIONE 1980 B.A. in Semiotica (Laurea in semiotica) alla Brown University di Rhode Island (Stati Uniti).