martedì 7 giugno 2022

Napoli, TEMPO DI ARCHE', Raffaele Boemio - Galleria FrameArsArtes

 



Materia in divenire, forme ispirate alla Natura, al suo potere maieutico, contrapposto alla condizione umana perennemente in bilico tra costrizione ed elevazione, semanticamente sempre dentro una “trappola maieutica”. 

È il filo rosso della mostra Tempo di Archè la personale di Raffalele Boemio, a cura di Domenico Natale, alla Galleria FrameArsArtes di Paola Pozzi (a Napoli, in Corso Vittorio Emanuele 525) da venerdì 10 a venerdì 24 giugno. Un percorso espositivo di quadri, sculture e filmati – parte del più vasto ciclo denominato Afona – che ha caratterizzato il percorso di Boemio negli anni duemila. Di questo ciclo le opere più recenti mantengono il nucleo poetico della meditazione sul rapporto che intercorre tra il libero immaginario dell’artista e la realtà della vita quotidiana, e che costituiscono da sempre uno dei due aspetti emblematici del suo operare. «Questa fase della mia produzione, scaturisce dall’esigenza di interrompere il vortice della fretta in cui viviamo immersi e che non sembra esaurirsi mai; rappresenta un momento di riflessione muto, che si esprime attraverso i sensi. Una presa di posizione contro la ridondanza del mondo, senza mai rifuggire dal rapporto sociale dell’opera d’arte e dalla sua lettura segnica» spiega l’artista. Un linguaggio muto, afono per l’appunto, ma non inespressivo, né inascoltato «silenzio custodito e fama che grida». «Mi sono resioconto del vuoto che abbiamo dentro e della necessità di tornare a dei valori naturali. Per questo c’è un forte richiamo alla Natura, ma senza naturalismo» prosegue Boemio. «La sua ricerca esprime il disagio morale e civile di fronte alla sofferenza umana e alla schiavitù dei migranti nei campi della nostra terra, nella quale lui vive e opera» sottolinea il curatore. La mostra propone un percorso di ricerca del senso del segno, di ritorno al tratto primitivo, rituale, evocativo, sinestetico e continuamente rinnovato, attraversato dalla trasformazione, pur conservandosi nell’essenza. Saldo nelle sue radici, come quelle che l’artista racconta di aver trovato in spiaggia nel 2015 – probabilmente dei rizomi (rigonfiamenti del fusto con funzione di riserva) – forme sconosciute che nessuno sapeva interpretare ma che hanno sedimentato, scavando nel profondo, fino a toccare l’altra essenza, quella speculare alla Natura: l’essenza umana e la sua dimensione insieme materiale e spirituale, in equilibrio costantemente precario, impantanata nella lotta tra l’Essere e il Dover Essere, raffigurata in forme scarnificate, in solitudine, in difficoltà, a tratti isolata. Mai però disperata, né mai dimessa, o sottomessa. Un richiamo forte alla vita, alla lotta, al reciproco riconoscersi come simili. Parti della stessa Natura. La mostra si inserisce perfettamente nella filosofia culturale della galleria FrameArsAtes, che vuol essere, come racconta la proprietaria: «uno spazio di libertà ed un luogo di divulgazione dell’arte contemporanea, aperto alla città e ai giovani artisti».  


 















Raffaele Boemio è nato ad Afragola (NA) nel 1952 e si è diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. È stato docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Cardito (NA). Nel 1978 ha fondato con Haebel e Domenico Natale il “Gruppo X/Arte” aderendo al Movimento degli operatori estetici nel sociale. La pittura è stata ed è il suo linguaggio prevalente, senza tuttavia chiudersi alle capacità semantiche ed espressive di altre tecniche come la scultura e di mezzi diversi quali il legno, il ferro, il bronzo, l’ottone, il laterizio e la ceramica, i prodotti industriali e la fotografia, anche digitale che hanno dilatato la sua concezione della pittura alla scultura e alla comunicazione extramediale. Con queste possibilità linguistiche, Boemio ha affrontato nel tempo cicli tematici quali quello delle “Trappole maieutiche”, del “Biographico”, degli “Afona”, dei “Ready made” e dei “Ready dead”, dei “Frammenti migranti”, dei “Quasi svelato” e de “I semiosi”.  

 


TEMPO DI ARCHE’ 
10 – 24 giugno 2022

 

Presso FRAMEARSARTES - Napoli, corso Vittorio Emanuele n. 525

Orari: da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00 

Riferimenti: 081 0689212 – 333 4454002 

Ufficio Stampa: 334 3224441 

www.framearsartes.it – framearsartes@libero.it – paolapozziarch@gmail.com 


Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


Vincenzo Rusciano / METAL NOVEL / Chiesa di San Giuseppe delle Scalze, Napoli.

 



Vincenzo Rusciano
Metal Novel

opening sabato 28 maggio 2022 - ore 11.00
 

testo critico di Alessandra Troncone

Chiesa di San Giuseppe delle Scalze

Salita Pontecorvo 65, Napoli 



 

Inaugura sabato 28 maggio alle ore 11.00 la mostra personale di Vincenzo Rusciano dal titolo Metal Novel presso la Chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, Napoli. La mostra è realizzata sotto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee 2022 ed è accompagnata da un catalogo con testo critico di Alessandra Troncone, edito da Iemme edizioni.

“Strutture da cantiere che rimandano a equilibri precari sono al centro di questa nuova serie di lavori che viene presentata nel contesto della Chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, dove proprio l’interferenza tra antico e contemporaneo ha già dato vita ad affascinanti sinergie. Tre strutture rimarcano questa relazione, fungendo da cornici di altrettanti racconti. Sono costruzioni mutuate da contesti diversi: un trabattello, un traliccio di quelli usati per gli spettacoli temporanei, un treppiedi da restauro. Le loro linee contornano elementi in sospensione alternati ad altri posizionati su estensioni metalliche. Manometri da cantiere, una volta tintinnanti nel registrare l’operazione di drenaggio d’acqua, appaiono come orologi dalle lancette immobili, segno di un tempo che si è fermato. Ed è così che prende vita il romanzo di metallo che dà il titolo a questa mostra: come note su un pentagramma dalla lucentezza metallica, come segni su uno spartito che si sviluppa nello spazio, i suoi elementi si dispongono a raccontare una storia materiale e immateriale”. [Testo di Alessandra Troncone estratto dal catalogo edito per l’occasione da Iemme Edizioni].




 



Vincenzo Rusciano

Metal Novel

opening sabato 28 maggio 2022 ore 11.00

Chiesa di San Giuseppe delle Scalze

Salita Pontecorvo 65, Napoli

fino al 4 giugno 2022 su appuntamento


7 luglio 2022 presentazione del catalogo presso

la Galleria Nicola Pedana, Caserta gallerianicolapedana@gmail.com  


Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


lunedì 30 maggio 2022

Galatina, ALFABETI 2, dal 6 giugno al 30 settembre 2022




‘ALFABETI 2’ a curata di Salvatore Luperto e Anna Panareo al Museo Cavoti di Galatina, lunedì 6 giugno, ore 19.30.  Cinquantuno opere di autori storici (già protagonisti negli anni Sessanta) insieme con opere di autori degli anni Duemila per saggiare gli sviluppi di un fenomeno affermatosi nell’ambito delle nuove avanguardie verbovisuali della seconda metà del Novecento. Un percorso espositivo ricco di opere significative che, partendo dal linguaggio arcaico con alfabeti ideografici, si conclude con alfabeti della scrittura asematica.

“Alfabeti diversi che esprimono l’identità di un autore attraverso le caratteristiche formali di un’opera che ne determina il significato e il significante” scrive Salvatore Luperto. “Il linguaggio espressivo di ogni autore” continua “utilizza per esprimere un’idea è un alfabeto che lo rappresenta caratterizzandolo. È lo stile unico che gli permette di distinguersi nella comunicazione di un contenuto o di una riflessione.

Cinquantuno linguaggi che si distinguono attraverso un canale comunicativo costituito di segni, colore, composizioni; che esprimono in forma diretta, allusiva o simbolica il pensiero di artisti i quali riuniti insieme attestano affinità o diversità nell’ambito della verbo visualità. Interpretazioni poetiche di autorevoli personalità appartenenti alla storia della poesia visuale che rientrano nell’espressività del linguaggio intrapreso nella seconda metà del Novecento. Personaggi famosi, innovatori, appartenenti ai movimenti poetici sperimentali degli anni Sessanta e Settanta.”

 


Saluti di: Marcello Amante (Sindaco), Cristina Dettù (Assessore), Monica Albano (Amministratore Libermedia).

Interventi di: Carlo Alberto Augeri (Università del Salento), Salvatore Luperto

(Direttore Museo Cavoti).

 


ALFABETI 2

a cura di Salvatore Luperto e Anna Panareo

 

Museo Pietro Cavoti

Piazza Alighieri 51

73013 Galatina (Le)

Tel. 0836. 561568

 

6 Giugno

30 Settembre 2022

 

Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

Luigi Mazzella, Elogio del Pensiero libero, Salone dei Marmi di Salerno

 

 







Luigi Mazzella "ELOGIO DEL PENSIERO LIBERO" 

Il 27 maggio 2022 lo scrittore e saggista Luigi Mazzella, già Vice Presidente della Corte Costituzionale, già Avvocato Generale dello Stato ed ex Ministro per la Funzione Pubblica ha presentato il suo libro “Elogio del Pensiero Libero”, edito da “Avagliano Editore”  presso il “Salone dei Marmi” del Comune di Salerno, organizzato dal comitato organizzatore composto dal colonnello Luigi Gambaro, dall’avvocato Pietro De Felice e dal dottor Franco Chiappetta. A moderare l’incontro è stato il giornalista Marcello Napoli. Il giornalista Antonio Manzo ha spiegato che ” Il nostro Paese, per certi versi, è inesistente nella sua liberalità di pensiero: A termine della conferenza la Presidente del Lions Club Salerno 2000 Giuseppina Plaitano ha donato ai relatori un'opera in ceramica realizzata dall’artista salernitana, di origini friulane, Laura Marmai.


In una precedente analisi del libro “Elogio del pensiero libero” lo scrittore Nino D’Antonio  chiariva  “che si  trattava di un importante saggio sia  per la trattazione superba degli argomenti che ti portano a riflettere  e anche per la qualità  della scrittura umanistica. Una lettura lucida che si pone domande ancora irrisolte”, appunto, i problemi della società globale, strumentalizzata dai poteri forti, massificata e resa impotente. 

In un articolo  scritto da Mazzella il 6 marzo 2020 sul Covid si domandava  Fino a quando durerà la politica di promuovere stati di “depressione” tra i cittadini  Per tutta la durata dell’epidemia o fino a quando i mass-media decideranno, su precisa direttiva di chi detiene o condiziona la proprietà, di “ridimensionarla”, scrivendone e parlandone con termini meno angoscianti? 

Dobbiamo constatare l’inganno  da parte della politica, del giornalismo governato da politici e  da qualche tecnico arrogante “liquidatore dell’industria pubblica italiana, e inoltre di tante comparse del momento che in vista di un reale beneficio sono saliti  sul carro dei proclami a dare manforte alle falsità.

Saper riflettere, questa è la grande e rara qualità da autentico scrittore e poeta libero dell’operare di Luigi Mazzella. Si dovrà convenire che l’uomo, per sua natura, non ha voglia di riflettere i problemi della società, preferisce fuggire e  assoggettarsi per un rendiconto personale al volere del potere politico e economico. Questo avviene ormai in tutti i settori e i campi della società. Un esempio, i giornalisti, per due anni, ogni giorno si sono aggrediti in diretta tv, 24 ore su 24. Mai un’ora d’aria e di riposo. Poi  è arrivata la guerra in Ucraina e di colpo il nemico e la narrazione è cambiata virando in questo nuovo versante e dimenticando  di colpo il tema Covid in Italia. 

Che fare, saremo in grado di reagire alla dittatura democratica del sistema imperante o soccomberemo tutti sotto la furia di questa inutile, anonima società?   Sandro  Bongiani


Le immagini dell'evento:





 








Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno



sabato 21 maggio 2022

“Ray Johnson Project, Relazioni marginali sostenibili” in un progetto internazionale del 1987 di Ruggero Maggi


 

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART  GALLERY

Ray Johnson Project, Relazioni marginali sostenibili”



 

La Collezione Bongiani Art Museum è lieta di inaugurare presso lo spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno e in contemporanea con la 59.  Biennale Internazionale di Venezia 2022 la mostra collettiva dal titolo:  Ray Johnson Project, Relazioni marginali sostenibili” a cura di Sandro  Bongiani con un progetto “add to & return” realizzato da Ruggero Maggi nel 1987 con 72  opere  scelte dell’Archivio Amazon di Milano.

Per questo progetto Ray Johnson aveva scritto sul retro di un invito di una sua mostra al Nassau County Museum una frase quando mai profetica.. altro che l'impero della catena di distribuzione di Mr. Bezos! 

Ruggero Maggi scrive: Ray aveva già preso da anni l'abitudine di spedire sue immagini per posta invitando gli artisti ad intervenire nello spirito della New Correspondance School. Le "basi", inviate agli artisti, come le chiamo io, furono sostanzialmente quattro  in cui si chiedeva  agli artisti di intervenire e rispedire, “add to & return”,  utilizzando le immagini che Johnson mi aveva inviato a metà degli anni '80. Mi sorprende ancora oggi che alcuni di questi fogli, dopo viaggi postali durati anni, ritornano al mittente!

A distanza di 60 anni dalla nascita della Mail Art (1962) un altro importante evento in Italia dedicato all’artista americano Ray Johnson considerato dalla critica negli anni 60’ per essere “il più famoso artista sconosciuto di New York e un pioniere della performance e dell'uso della lingua scritta nell'arte visuale.  Una pratica basata sulla contaminazione tra  collage, fotografia, disegno, performance e testo scritto avvalorato attraverso l’invio postale. I suoi progetti includono prestazioni concettualmente elaborate che si occupavano di relazioni interpersonali che nascono da piccole storie, da incontri  con le altre persone, da relazioni e  riflessioni  spontanee capaci di innescare  nuovi apporti e nuove azioni al pensiero creativo”.

Secondo  Ray Johnson i l’arte è vita, del resto, anche la parola “Moticos” utilizzata molto spesso deriva dalla parola osmotic, una specifica qualità caratterizzata da una reciproca influenza, uno scambio fra individui, una compenetrazione di idee, atteggiamenti e realtà culturali, insomma, un nuovo modo di pensare in un processo decisamente fluido e in evoluzione che si rivela in modo puntuale esaminando gli scritti e le azioni performative “Zen Nothings” svolte dall’artista americano. Oggi a distanza di 27 anni dalla morte il suo lavoro sperimentale dagli anni 60’ in poi  è considerato dalla critica parte integrante del movimento Fluxus e persino originale anticipatore della Pop Art americana.

Ray Johnson, nel 1962, fondò la New York Correspondance School of Art, una sorta di scuola d’arte per corrispondenza nella quale  gli elaborati  grafici con l’inserimento di timbri e collage venivano  per la prima volta spediti per posta  a conoscenti e persino ignari destinatari, dando  completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione  totalmente libero, al di fuori  di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza  dal  mercato ufficiale dell’arte.

Precursore  e anima ribelle, presenza enigmatica e convinto individualista, trasgressivo, estroverso, diseredato  ed eremita dell’arte americana, spesso viene  associato al gruppo  Fluxus per il carattere  solitamente  minimal-concettuale dei suoi progetti tuttavia, dobbiamo  segnalare che  Ray Johnson non ha mai fatto parte del  “Fluxus”,  ma ha comunque condiviso le  stesse problematiche e ”l’underground”   sperimentale con molti artisti di questo raggruppamento. 

Nei  primi anni 60, il mitico Johnson si dedicò definitivamente alla Mail Art (l’Arte Postale),  combinando  oggetti trovati  con fumetti, pubblicità, lettere e  anche pittura e colore.  Diceva che “ amava realizzare opere che combinassero giochi di parole, verbali e visivi".   Nasceva così l’arte postale, divenendo essenzialmente “operazione artistica in progress” di scambi tra individui scavalcando le figure  istituzionali del critico e del gallerista d’arte contemporanea.

Oggi,  ci appare uno dei personaggi più influenti  della  Mail Art  e nel contempo un  grande pioniere solitario dell’arte visuale. americana, influenzando di fatto il futuro dell'arte e  divenendo altresì il punto di riferimento per  nuove generazioni di giovani artisti.  

La Mail Art   -scrive Sandro Bongiani- è una  sorta di strana ragnatela  di comunicazioni  creata da  altrettanti corrispondenti  capace di superare le  infinite distanze geografiche del pianeta coinvolgendo  concretamente  tutte le  Nazioni del mondo in un impressionante e gigantesco puzzle mobile, sempre variabile,  perennemente in movimento”.  L’arte postale con il suo  tentacolare network di  contatti abbraccia  ormai il mondo intero; ogni tessera è una micro-unità di una più vasta e imprevedibile macro-unità che rappresenta un universo diversificato di nuove  energie poetiche, una sorta di  grande “incontro” collettivo, in cui “i giochi di parole non sono solo un gioco”, come giustamente affermava tanti anni fa Alfred Jarry, ma un’altra diversa possibilità di liberarsi dalle costrizioni e dagli impedimenti e  dedicarsi compiutamente all’invenzione e alla  pura creatività. La Mail Art, per tanti artisti è anche  libertà e  soprattutto amore e fratellanza.  

 


“RELAZIONI MARGINALI SOSTENIBILI”

 Presentazione di Sandro Bongiani

 Sono trascorsi  già 60 anni da quando l'artista americano Ray Johnson, nel 1962, fondò la New York Correspondance School of Art, una sorta di scuola d’arte per corrispondenza nella quale  gli elaborati  grafici con l’inserimento di timbri e collage venivano  per la prima volta spediti per posta  a conoscenti e persino ignari destinatari, dando  completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione  totalmente libero, al di fuori  di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza  dal  mercato ufficiale dell’arte.

Di origine finlandese, era  nato a Detroit nel  Michigan,  il 16 ottobre  1927.  Tra il 1944 e il 1945 aveva studiato presso la "Art Students League" di New York e dal 1945 al 1948 aveva seguito il corso di  pittura  con Josef Albers al Black Mountain. In quel contesto   aveva conosciuto  Ilya Bolotowsky, Lyonel Feininger, Robert Motherwel,  Kooning, Merce Cunningham e John Cage. Successivamente, nel 48, si era trasferito  a New York iniziando una produzione di opere geometriche  aderendo così  al  “Gruppo degli Artisti Astratti Americani”,  conoscendo personalità come  Robert Rauschenberg,  Jasper Johns e Andy Warhol ed  esponendo con artisti importanti come  Ad Reinhardt.  I suoi primi lavori consistevano in  operazioni  di  matrice geometrica-astratta  influenzati in quel periodo dalle “teorie sulla relatività del  colore” di Albers.  A metà degli anni '50, approdando al  Dada decise di abbandonare la precedente pittura  geometrica e dedicarsi al collage, producendo centinaia di piccoli lavori che chiamò  "moticos", quasi una sorta di “Pop Art”  anticipatrice delle ricerche che a distanza di qualche anno verranno messe in campo  con successo da Leo Castelli con il gruppo  storico americano. Sono di questo periodo  le opere ispirate a personaggi come  Elvis Presley o Marilyn Monroe.   Precursore  e anima ribelle, presenza enigmatica e convinto individualista, trasgressivo, estroverso, diseredato  ed eremita dell’arte americana, spesso viene  associato al gruppo  Fluxus per il carattere  solitamente  minimal-concettuale dei suoi progetti; il gruppo Fluxus è stato un vivace movimento internazionale che  in quel periodo si distinse per una serie di azioni e interventi  a carattere neodadaista. Dobbiamo  segnalare che  Ray Johnson non ha mai fatto parte del  “Fluxus”,  ma ha comunque condiviso le  stesse problematiche e ” l’underground”  prettamente sperimentale con molti artisti di questo raggruppamento. 

Nei  primi anni 60, il mitico Johnson si dedicò definitivamente alla Mail Art (l’Arte Postale),  combinando  oggetti trovati  con fumetti, pubblicità, lettere e  anche pittura e colore.  Diceva che “ amava realizzare opere che combinassero giochi di parole, verbali e visivi".   Nasceva così l’arte postale, la Mail Art, divenendo essenzialmente “operazione artistica in progress” di scambi tra individui scavalcando le figure  istituzionali del critico e del gallerista d’arte contemporanea. Una forma artistica del tutto nuova nonostante  da tempo si erano avute le  prime avvisaglie da  una parte dell’avanguardie storiche  come le operazioni dei futuristi e dei dadaisti.  Infatti, agli inizi del Novecento diversi artisti  avevano  iniziato a inviare Cartoline Postali e disegni utilizzando il mezzo postale, tra questi ad esempio il futurista  Cangiullo, Giacomo  Balla, Fortunato Depero e persino P. Klee che utilizzò il mezzo postale per le sue missive artistiche, vedi la cartolina indirizzata a Gabriele Munter, nel 1913, conservata a Monaco. Si può anche citare una cartolina fotografica in bianco e nero di Milano sulla quale Filippo Tommaso Marinetti era intervenuto con scritte a penna. Recentemente bisogna  anche ricordare  il lavoro di un artista contemporaneo come Alighiero Boetti che ha fatto largo uso del mezzo producendo un'ingente quantità di lavori postali; fin dalla fine degli anni sessanta  Boetti ha scritto e  spedito migliaia di buste contenenti frammenti di altri lavori.  Ci preme sottolineare l’attivismo di tanti artisti sparsi in tutto il mondo a essere parte  significativa di questo particolare  circuito artistico.   Si racconta che Ray Johnson negli anni 60  era   già considerato  uno degli artisti americani più  influenti del suo  tempo e  nonostante tutto il  più  sconosciuto di New York. All’inizio di questa particolare avventura  non sappiamo se  si era  reso  veramente conto  dell’innovazione rivoluzionaria  che stava  apportando   all’interno dell’arte  cosiddetta contemporanea. Oggi,  ci appare uno dei personaggi più influenti  della  Mail Art  e nel contempo un  grande pioniere solitario dell’arte visuale.  Trasferitosi da New York  a Locust Valley  a  Long Island,  continuò a produrre opere di  mail art  consolidando  un complesso sistema internazionale  di comunicazione artistica incentrato su  contatti postali strutturati su una ramificata  rete  diversificata con diverse centinaia di corrispondenti “abituali” e  anche “non consapevoli”, influenzando di fatto il futuro dell'arte e  divenendo altresì il punto di riferimento per  nuove generazioni di giovani artisti.  Johnson ha sempre preferito lavorare su piccoli formati, precludendosi  così l’appoggio del grande mercato dell’arte ufficiale,  rifiutando  spesso di esporre o vendere il  proprio lavoro. Del resto,  il mercato dell’arte preferisce le grandi dimensioni e una produzione creata  appositamente per essere “mercificata” in senso commerciale, e quindi, poco interessato a diffondere e difendere concretamente i suoi piccoli lavori considerati in quel tempo  “poca cosa”.  Nel 1995,  precisamente il 13 gennaio,  il corpo di Ray Johnson fu trovato galleggiare senza vita in una baia di Sag Harbor, NY. Le circostanze in cui è morto  sono ancora poco chiare e assai misteriose. In questi ultimi decenni  il lavoro prodotto da  Johnson è stato oggetto di diverse esposizioni  personali  come quella negli anni ottanta presso il Nassau County Museum of Art,   al Moore College of Art and Design in Philadelphia  e da gallerie  come Goldie Paley,  Marian Willard Gallery  e la Richard  L. Feigen Gallery, entrambe in Manhattan che tutt’ora continuano a presentarlo al grande pubblico. Ormai  le sue opere sono esposte presso  importanti collezioni permanenti come il  Philadelphia Museum of Art, la Corcoran Art Gallery di Washington  o il Walzer Art Center di Minneapolis. Una delle sue  assidue occupazioni preferite era quella di inviare  i suoi lavori  ad una persona "Add to and return to", con le istruzioni di passarla ad altri.

La Mail Art è un'esperienza d'arte concettuale  e comportamentale, trasversale ad ogni precostituito  gruppo  di ricerca proposto in questi ultimi decenni. Essendo  la risorsa più  democratica  e liberista del pianeta, rifiuta l’oggettualità in quanto tale e preferisce lo scambio di idee affidandosi  ai  processi mentali e  immateriali e  quindi,  a  operazioni incentrate preferibilmente sul linguaggio e la comunicazione.  La Mail Art   è una  sorta di strana ragnatela  di comunicazioni  creata da  altrettanti corrispondenti  capace di superare le  infinite distanze geografiche del pianeta coinvolgendo  concretamente  tutte le  Nazioni del mondo in un impressionante e gigantesco puzzle mobile, sempre variabile,  perennemente in movimento”.  E’ sicuramente uno dei pochi movimenti artistici  al di  fuori degli schemi dettati dal potere imperante del  mercato dell’arte  che  ha resistito a tutte le  offensive  di disturbo e interferenza attuate in questi anni,  da chi non condivide la forza dirompente di questa particolare esperienza  artistica del tutto svincolata dalle  modalità pre-costituite.  Un sistema complesso che continuamente si confronta con altre realtà del pianeta  mettendo in campo interventi sperimentali e sperimentabili di ricerca  visuale.  Con essa  la comunicazione  visiva assume dimensioni planetarie, totalmente nuove e inaspettate.  L’arte postale con il suo  tentacolare network di  contatti abbraccia  ormai il mondo intero; ogni tessera è una micro-unità di una più vasta e imprevedibile macro-unità che rappresenta un universo diversificato di nuove  energie poetiche. Forse, come dice qualcuno,  lo stesso  “Networker”  è da considerarsi  la vera e  più grande opera d'arte del mondo. Una sorta di  grande gioco collettivo, in cui “i giochi di parole non sono solo un gioco”, come giustamente affermava tanti anni fa Alfred Jarry, ma un’altra diversa possibilità di liberarsi dalle costrizioni e dagli impedimenti e  dedicarsi compiutamente all’invenzione e alla  pura creatività.

La Mail Art  è  ormai una rete  consolidata di rapporti relazionali composta da diversi centinaia di artisti del Network che si scambiano  ogni giorno messaggi creativi in forma di lettere, buste, cartoline postali, collage, poesia visiva, libri d’artista e persino oggetti tridimensionali. È un'arte che non viene creata per essere collocata in un museo o per essere mercificata, ma è “creatività spontanea” che viene scambiata senza alcun fine speculativo. In questi ultimi anni, scambi, incontri, interventi, congressi, rapporti, progetti, si sono avvicendati in un clima di  corale partecipazione  sempre più attiva, nel superamento di qualsiasi barriera geografica, politica e ideologica. Oggi ci  appare in modo più compiuto, un grande fenomeno poetico e sociale, un vero e proprio “laboratorio di idee” che preferisce collocarsi ai margini di un’area periferica che io considero decisamente  “di confine”,  ai margini di un sistema culturale che inaspettatamente trova la libertà e la possibilità di mettere a fuoco le idee e la creatività. Insomma, è  il più grande laboratorio sperimentale di ricerca artistica del pianeta terra (Il laboratorio globale del Network), un grande polmone di ricerca libera.  Osservato nel suo insieme sembra un gigantesco dinosauro planetario, un magnifico essere dal grande occhio che si rigenera permanentemente con gli apporti spontanei di tante  presenze  individuali. La Mail Art non condivide  affatto l’omologazione del linguaggio o   i modi di fare anacronistici e sclerotizzati. Essa  è contaminazione di idee, confronto e condivisione di nuove proposte, invenzione e  creatività allo stato puro, senza alcun condizionamento e senza nessuna costrizione. La Mail Art, per tanti artisti è anche  libertà e  soprattutto amore.   Sandro  Bongiani





Artisti presenti a questa rassegna internazionale di Mail Art:

Acosta Bentos, Uruguay I Andrej Tišma, Yugoslavia  I Angel Borrero, USA I Angela e Henning Mittendorf, Germania I Anne King, Canada I Antonio Tregnaghi, Italia I Artpool, Ungheria  I B. Charpentier, Francia I Brad Goins, USA I Charles Francois, Belgio I ciTIZeN X, Canada I Cleasby, USA I CrackerJack Kid, USA  I Creative Thing, USA I D. Jenkins, USA I Daniel Daligand, Francia I Daniel Plunkett, ND I Daniele Sasson, Italia I David Tiffen, England I Desireau, Italia I E. F. Higgins III, USA I Emilio Morandi, Italia I Ennio Carbone, Italia I Gaetano Colonna, Italia I Georg Mühleck, Germania I Gerard Barbot, USA I Gilberto Prado, Brasile I Giorgio Nelva, Italia I Giovanni Fontana, Italia I Giovanni Strada, Italia I Giuseppe Canzi, Italia I Guido Bondioli, USA  I Guillermo Deisler, Cile I Harley, Usa I Harry Fox, USA I Heino Otte, Austria I Herbert  A. Meyer, Germania I Irja Lähteenmäki, Finlandia I Isao Yoshii, Giappone I J!B!B!, Spagna I Jenny Soup, USA I John M. Byrum, USA I Jorge Caraballo, Uruguay I Josè Van De Broucke, Belgio I Kees Oosterbaan, NL I Keith Bates, GB I Lancillotto Bellini, Italia I Le Depli Amoreux Mensuel, Francia I Lothar Trott, Svizzera I Mágìco Verdún, Spagna I Marcel Stüssi, Svizzera I Massimo Medola, Italia I Mike Bidner, Canada I Mike Duquette, Canada I Mogens Otto Nielsen, Danimarca I Mukata Takamura, Giappone I Mumbles, USA I Nenad Bogdanović, Yugoslavia I Oh Boy!, USA  I Oronzo Liuzzi, Italia I Pascal Lenoir, Francia I Phosphorusflourish, USA I PLAGIaT, Danimarca I PLUTØNIUM PRESS, Australia I R. & D. Kamperelić, Yugoslavia I Ray Johnson, USA I Rea Nikonova, Russia I Roberto Keppler, Brasile I Roberto Zito, Italia I Rocola, USA I Ronaldo Comix, USA I Rudi Rubberoid, USA I Ruggero Maggi, Italia I Ruud Janssen, NL I Salvatore Anelli, Italia I Salvatore De Rosa, Italia I Shigeru Nakayama, Giappone I Shozo Shimamoto, Giappone I Stewart Home, GB I Thompson, USA I Tim Mc Haughlin, Canada I Walter Rovere, Italia.

 


Biografia di Ray Johnson (1927-1995)




Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, i suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo insieme  la pratica artistica con la vita. Il 13 gennaio 1995 Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny,  ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art.

 








Archivio AMAZON di Ruggero Maggi | Ray Johnson / Project Add & Return1. serie | 1987

Si ringrazia l’Archivio AMAZON di Milano creato da Ruggero Maggi nel 1979  per aver permesso la realizzazione di questa importante mostra dedicata all’artista americano Ray Johnson.

 


Alcune opere presenti in mostra
















COLLEZIONE BONGIANI ART MUSEUM

TITOLO: Ray Johnson Project,  Relazioni marginali sostenibili

Dal 11 Maggio 2022 al 30 Giugno 2022

SALERNO

Opening 11 maggio 2022 h. 18:00

LUOGO: Spazio Ophen Virtual Art Gallery

INDIRIZZO: Via S. Calenda 105/D

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

CURATORI: Ruggero  Maggi e Sandro  Bongiani

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

SITO UFFICIALE: http://www.collezionebongianiartmuseum.it/

 

Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno