Visualizzazione post con etichetta Vincenzo Nucci. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Vincenzo Nucci. Mostra tutti i post

venerdì 31 gennaio 2020

VINCENZO NUCCI alla Galleria Elle Arte di Palermo



La Galleria Elle Arte di via Ricasoli n°45, Palermo, comunica che

venerdì 7 febbraio 2020 alle ore 18:00
sarà inaugurata la personale di

VINCENZO NUCCI


Racconti d'estate pastello cm 30x24 2007


"Il peso di un raggio"
Pastelli 1998- 2015

La mostra si avvale di una selezione di trentacinque pastelli, di medio, piccolo e grande formato, dedicati al paesaggio siciliano, soggetto di elezione della ricerca artistica di Nucci: le case padronali, le mura di cinta invase da rigogliosi fiori rampicanti, le palme nella loro maestosa bellezza.
Gli orizzonti di Nucci evocano varchi verso l’infinito, porzioni di cielo che si sottraggono al caos cittadino; una sorta di ritorno alle origini che favorisce l’ascolto del silenzio e l’immersione nella Natura.
Una parte delle opere in esposizione proviene da una preziosa raccolta di appunti, realizzati con i pastelli su piccoli fogli, raccogliendo ricordi o testimonianze di viaggio, fissati dall’artista nel momento dell’ispirazione.
Scrive Aldo Gerbino nel testo di presentazione: […] Tale impressionistica sostanza non può che confermarsi con Enzo Nucci, sia nella geometria della palma, sia nella pastosa concretezza delle erbe, sia nella calcinata, gessosa consistenza di conci, casolari, tegole affocate nel sole meridiano, portando con sé, il peso ineffabile dei raggi, la storia fotonica del nostro cosmo. Molto lo ritroviamo confermato nella stessa meccanica del pastello congeniale all’artista, e non certo subalterno ai pigmenti della pittura situandosi, per estatici trasognamenti, a maggior sostegno del reale. […]


Vincenzo Nucci : 
 “Tra Luce, Malinconia e Memoria”

Vincenzo Nucci da circa un quarantennio di ricerca dipinge ossessivamente i luoghi della memoria, della malinconia, con antiche ville secolari dove il tempo si è apparentemente rappreso e fermato. I suoi primi lavori negli anni Sessanta hanno avuto come tema centrale la guerra in Vietnam e il terremoto in Sicilia con una pittura pienamente aggiornata rispetto l’esperienze culturali e artistiche che si svolgevano in quel tempo in campo internazionale. Dopo circa un decennio di attività, di colpo, ha visto l’artista siciliano allontanarsi dalle vicende prettamente sociali e il tema ricorrente della sua pittura è diventato soltanto la sua Sicilia. Per diversi anni Vincenzo Nucci ha continuato a osservare curioso il paesaggio della sua fascinosa Sciacca con la casa padronale e le inquiete buganvillee fiorite dai colori vellutati che si arrampicano avidi a scrutare il mare Mediterraneo e l’orizzonte immacolato dell’Africa araba. Per molti anni l’artista ha dipinto in modo ossessivo solo paesaggi, quei paesaggi del Belice con gli orizzonti dati come “logos indefinito”, come superamento del dato provvisorio del reale e del visibile. Un visibile che s’incarna nella figurazione ma nel contempo la trascende e la proietta in una dimensione soffusa, intima in cui l’apparire si trasforma in essenza malinconica carica di silenzio e di cose non completamente svelate. L’artista ormai lavora sul crinale ossessivo di una figurazione in cui le immagini vivono la dimensione sospesa e impalpabile del momento.

Sono magiche visioni che si posizionano metaforicamente tra natura e storia, tra coscienza e sofferta aspirazione. La tela di Nucci non è altro che il “sudario della memoria”, dei ricordi rappresi, del passato trascorso che affiora come dolce ricordo e si condensa in materia più concreta e lirica. La visione dell’artista saccense nasce quindi da questa particolare capacità di trasportarci in un altrove praticabile in cui sentiamo persino i suoni, gli odori e i profumi delle diverse stagioni isolane; l’odore di terra dopo un temporale, il profumo del basilico, le cicale sospese all’ombra di una palma gentilizia a cantare e ricordarci i memorabili momenti di vita trascorsi accanto ad un solitario casolare di campagna. Insomma, la pittura di Enzo Nucci è intrisa di insolite memorie cariche di nostalgia e di profondo e assorto silenzio. Il paesaggio per l’artista siciliano non è semplice descrizione o pura sensazione percettiva ma inesorabile ossessione, struggente apparizione di memorie di luce non del tutto corporee ma che lasciano comunque tracce sostanziali ancora visibili. Tutta la sua pittura è intrisa di passato, di ricordi sedimentati in una dimensione alquanto provvisoria ma immediata. 

Per il pittore siciliano, l’arte è essenzialmente evocazione, sortilegio, vertigine. Forse il suo mistero sta tutto racchiuso nel suo magico studio arroccato tra tante fitte case arabe pressate a dismisura sopra il porto che formano la parte antica e più vera della città di Sciacca. Lì prendono forma i ricordi e nascono le architetture e i giardini con insoliti paesaggi svuotati di ogni presenza umana; solo la memoria della natura nella sua mitica essenza e nel silenzio più maestoso. Una visione decisamente “sospesa”, di confine, dilatata a dismisura che si concede ai flussi illogici dell’anima per diventare aria, vento africano, apparizione e anche superba emozione poetica. Da lì, l’artista scruta gli umori del giorno e elabora le sue misteriose visioni dai colori tenui che si trasformano per incanto in tonalità di colore alquanto ricercati. Come dice Philippe Daverio, “quell’architettura siciliana che proviene dal profondo della storia e sembra sempre sul punto di disfarsi, pezzi di paesaggio, quel paesaggio di Sicilia che si annulla nell'infinito della luce e della percezione, pezzi di natura, quel verde impenetrabile nelle sue contorsioni e negli spini che lo difendono, portatore di fiori che gridano al sole il colore della loro identità mediterranea”. Secondo Nucci, Il percorso pittorico di un artista è fatto di sentimenti, di emozioni, di ricerca infinita, di dubbi, e poi d’immagini, di silenzio assorto e anche di interminabili viaggi che l’occhio compie in cerca di qualche autentica certezza.

Quella di Nucci è la percezione poetica che nasce dal profondo dei ricordi e diventa memoria collettiva, metafora di un paesaggio senza tempo, convincimento di ciò che ormai siamo diventati. Quasi un’ossessione continua, interminabile che rilascia flussi di ricordi provvisori, in cui la natura prende il sopravvento con le palme secolari che ingentiliscono il creato e con la buganvillea che mostra di voler recuperare l’antico contatto con il tempo passato. Una natura orgogliosa che svetta adagiandosi alle pareti del vecchio nudo tufo ormai ingiallito dalle tante stagioni trascorse nel muto silenzio. Nel paesaggio di Nucci la luce è l’unica certezza, la vera presenza che può tentare di svelare la natura dell’anima, la soffusa malinconia, l’intima visione in cui il sale per strano sortilegio s’impasta con i delicati ricordi del passato e con il sole caldo del Mediterraneo per materializzarsi in apparizioni misteriose, sfuggenti. I ricordi di luce impressi nella tela attraverso la pittura non posseggono una forma definita e definitiva, sono solo presenze che condividono la dimensione di chi è diseredato e tenta invano di resistere, di esserci ancora, “dove la natura - come dice Aldo Gerbino - si stempera nella grazia di un estenuato ricordo, come sopraffatto da quella lacerazione nostalgica che concede quel tanto che basti al passato”.

Una natura ritrovata che nasce da un assiduo contatto con artisti del suo tempo come Ruggero Savinio, Piero Guccione, Carlo Mattioli, legati da profonde affinità di come poter trattare e intendere il visibile e anche dal continuo approfondimento con il passato, come Pierre Bonnard che Nucci ama più di tutti per la rara capacità che ha il pittore francese di trattare la dolce materia e farla vibrare in delicate e ricercate intensità cromatiche. Nella pittura di Vincenzo Nucci le antiche ville padronali dal tufo macerato dal tempo appaiono come presenze sfuggenti, quasi apparizioni metafisiche. La densa materia del colore ad olio o del pastello a contatto con la luce sembra che si sfarini trasformandosi improvvisamente in essenza malinconica, in delicata e soffusa presenza onirica con il vento maestoso e prepotente del Carboi che di notte, all’ombra di una palma araba africana, sembra che sibili malinconici ricordi di un tempo ormai trascorso e intanto di giorno accarezza compiaciuta l’aspra e selvaggia radura ancora non domata del selvaggio Belice. Questa è l’emozione che si respira guardando gli insoliti scorci paesaggistici in cui la luce siciliana si distende beffarda come timida apparizione. Paesaggi della memoria che incarnano provvisoriamente il mistero della vita, paesaggi in/cantati rilevati nella dimensione più intima e sofferta dell’anima. Questa è la pittura di Vincenzo Nucci.      Sandro  Bongiani







Enzo Nucci (1941-2015) ha fatto di Sciacca, sua città natale, il punto di riferimento ottico ed emotivo: La sua ricerca, continua e impegnata con l’uso di molteplici tecniche, consegna al pastello la sua sostanza spirituale e contemplativa. Numerosissime e qualificate le sue partecipazioni Collettive (dalla Permanente di Milano al Palazzo del Vittoriano in Roma; dal Premio Michetti al Palazzo Reale di Milano alla LIV Biennale veneziana), così le sue Personali allestite in gallerie private e in spazi istituzionali di prestigio. Dopo l’esordio a Reggio Calabria nel 1960, si ricordano: Galleria La Tavolozza, Palermo (1984); Palazzo Sarcinelli, Conegliano (1994); Galleria Forni, Bologna (1995); Casa dei Carraresi, Treviso (1999); Stadtmuseum, Tubinga (2001); Antologica Loggiato San Bartolomeo, Palermo (2003); Antologica ex Convento di San Francesco, Sciacca (2008); Galleria Elle Arte, Palermo (2014); Retrospettiva Casa Museo Scaglione, Sciacca (2019). Interessi critici: Philippe Daverio, Marco Goldin, Vittorio Sgarbi, Giuseppe Quatriglio, Ruggero Savinio, Aldo Gerbino, Enzo Siciliano, Marco Meneguzzo, Lucio Barbera, Stefano Malatesta, Paolo Nifosì, Sergio Troisi, Tanino Bonifacio, Rita Ferlisi, Piero Longo, Emilia Valenza, Valentina Di Miceli, Martina Corgnati, Sebastiano Grasso, Piero Guccione, Eva di Stefano, Roberto Tassi.


Paesaggio siciliano pastello cm 25x25, 2004

La mostra si protrarrà fino al 4 marzo 2020
Ingresso libero. Orari 16,30/19,30 (Chiuso domenica)
Per informazioni tel. 091-6114182; e-mail: ellearte@libero.it.website: www.ellearte.it








TUTTO PARLA DI TE

Poema Visivo  di Giovanni  Bonanno 
dedicato a Vincenzo Nucci.

Ho attraversato   antiche valli siciliane,
 luoghi solitari  e vecchi viali di campagna,
 ho odorato l’essenze profumate delle passate stagioni,
le terre aspre e  i sottili incanti con la Bougainville 
che si arrampica generosa su vecchi muri di tufo bruciati dal sale
  a vedere curiosa l’orizzonte africano che ancora incanta.
Tutto parla di te.

Ho scrutato l’acqua del Carboi che pare d’argento e seta fine
 sdraiarsi  come un vecchio  stanco  accanto ad una palma araba
che lascia ombre sottili di silenzio
che sanno di ruggine e di   profumi  antichi.
Tutto parla di te.

Dalla terra d’Abruzzo  c’è chi scruta ancora curioso la finestra del porto di Sciacca  
e continua a incantarsi per le sottili alchimie che nascono dall'anima,  
di come suo figlio sa trasformare il piombo più nero del cielo d’inverno
e il rovente rame d’estate in verdi brillanti, in ocre preziose africane
e struggenti lacche di garanza  che sanno di malva, di miele e di sulla fiorita a primavera.
Tutto parla di te.

Solo la nostalgia, quella più sottile e inquieta
sa colmare il vuoto di un’intera stagione,
sa carpire l’essenza più autentica dell’esserci ancora,  
emulando i favolosi ritmi e le antiche cadenze di tempo passato
nella penombra più vera di un’antica e solitaria casa padronale siciliana.
Natura, tutto parla ancora di te.
Giovanni Bonanno © 2010



Visit.

domenica 4 agosto 2019

RETROSPETTIVA DI VINCENZO NUCCI A SCIACCA




RETROSPETTIVA DI  VINCENZO  NUCCI A SCIACCA





VINCENZO   NUCCI
"dipingere è un’esigenza dell’anima"



Alla “Casa Museo Scaglione” di Sciacca, dal 4 agosto al 30 settembre (con il patrocinio di: Regione Siciliana, Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Agrigento e Comune di Sciacca) si svolge la mostra “Nucci. Una retrospettiva, opere 1985-2015”. Essa segna, con decisione, la presenza di questo artista saccense, nato nel 1941 e scomparso nel 2015, come cantore di una atmosfera mediterranea perfusa di mito e di storia.

Curatori della mostra Tanino Bonifacio e Aldo Gerbino i quali mettono in evidenza i momenti creativi di tale fruttuoso percorso. Bonifacio sottolinea come “La luce dipinta da Nucci rischiari la bellezza che sosta nascosta fra le cose della nostra esistenza, tutte le sue opere sono il regno governato dalle sostanze della luce concepita anche come simbolo, luce come atto del divenire, il venire fuori dal buio, il venire alla luce della vita. Aldo Gerbino coglie, in Nucci, il valore di pigmenti rintracciabili “nell’obiettivo di tale cauta Retrospettiva, per poi spostarsi e ricollocarsi gradualmente, nel prosieguo dell’indagine, in quel fading inserito a piene mani dall’artista in ciò che è stata la sua più recente scrittura. Mutamenti, tra Nouvelle Figuration e il commosso guardare all’intensità dell’amico Piero Guccione”. Agli scritti dei curatori si affianca, in catalogo, il testo di Rita Ferlisi che riferisce della “bellezza dell’arte di Vincenzo Nucci”, “un dialogare con la pittura creando un universo diaristico capace di raccontare la vita attraverso l’anima delle cose”.

Il corredo critico è testimoniato, in sintesi, da interventi di Philippe Daverio, Valentina Di Miceli, Aldo Gerbino, Marco Goldin e Vittorio Sgarbi.
Aprono il catalogo gli interventi istituzionali di Michele Benfari, Soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali di Agrigento, e di Francesca Valenti, Sindaco di Sciacca.




Giardino mediterraneo olio su tela cm 100 x cm 95 anno 2015




Ricordi di luce olio su tela cm 79 x cm 55 anno 2009




Paesaggio olio su tela cm 55 x cm 80 anno 2009









Dopo la mostra del 2015 al Teatro Samonà, a Sciacca,  ritornano  i grandi lavori di Enzo Nucci in una retrospettiva che comprende il periodo che va dal 1985 al 2015,  una grande stagione intima e poetica del paesaggio siciliano con le case patronali e l'aria della grande pittura in cui l'uomo quasi mai rappresentato come del resto anche il mare che vedeva ogni giorno dalla sua finestra dello studio, eppure presente nel silenzio assolato e solitario delle sue intime visioni. Mi diceva di amare il grande pittore francese impressionista Pierre Bonnard. Credo che bisogna partire proprio da qui per capire la grande lezione poetica di Enzo Nucci.  Nato a Sciacca nel 1941 e scomparso il 25 aprile di questo 2015, Nucci si è distinto nel panorama della pittura italiana contemporanea per una attenzione cromatica e stilistica peculiare, che ha portato i suoi paesaggi ad essere apprezzati, ricercati, esposti e collezionati fra gli intenditori di tutta Europa.    Sandro  Bongiani




venerdì 8 dicembre 2017

LE OPERE DI ENZO NUCCI ALLA “ART GALLERY DI CATANIA


VINCENZO NUCCI 




TUTTO PARLA DI TE
Poema Visivo  di Giovanni  Bonanno
dedicato a Vincenzo Nucci.


Ho attraversato   antiche valli siciliane,
 luoghi solitari  e vecchi viali di campagna,
 ho odorato l’essenze profumate delle passate stagioni,
le terre aspre e  i sottili incanti con la Bougainville 
che si arrampica generosa su vecchi muri di tufo bruciati dal sale
  a vedere curiosa l’orizzonte africano che ancora incanta.
Tutto parla di te.

Ho scrutato l’acqua del Carboi che pare d’argento e seta fine
 sdraiarsi  come un vecchio  stanco  accanto ad una palma araba
che lascia ombre sottili di silenzio
che sanno di ruggine e di   profumi  antichi.
Tutto parla di te.

Dalla terra d’Abruzzo  c’è chi scruta ancora curioso la finestra del porto di Sciacca  
e continua a incantarsi per le sottili alchimie che nascono dall’anima,  
di come suo figlio sa trasformare il piombo più nero del cielo d’inverno
e il rovente rame d’estate in verdi brillanti, in ocre preziose africane
e struggenti lacche di garanza  che sanno di malva, di miele e di sulla fiorita a primavera.
Tutto parla di te.

Solo la nostalgia, quella più sottile e inquieta
sa colmare il vuoto di un’intera stagione,
sa carpire l’essenza più autentica dell’esserci ancora,  
emulando i favolosi ritmi e le antiche cadenze di tempo passato
nella penombra più vera di un’antica e solitaria casa padronale siciliana.

Natura, tutto parla ancora di te.
Giovanni Bonanno © 2010





L'OPERA  DI ENZO NUCCI A CATANIA

Sabato 9 dicembre alle ore 17,30 alla ART GALLERY di Catania si inaugurerà la mostra collettiva di Arte contemporanea FIVE 65 artisti-65 opere. Tra gli artisti invitati Vincenzo Nucci, artista saccense deceduto nel 2015,  presente con l’opera Selinuntea del 1993. La mostra è curata da A. Gerbino ed E. Mandarà e rimarrà aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2018.




L’artista saccense è rimasto nei cuori dei saccensi, ma non solo. La sua arte è stata apprezzata a livello internazionale e nei confronti di Nucci i critici d’arte hanno sempre riservato apprezzamenti di alto valore.

venerdì 29 luglio 2016

L'ARTE IN SICILIA NEGLI ANNI SETTANTA



L'arte in Sicilia negli anni settanta

Mostra Arte in Sicilia negli anni "settanta" alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, 
Piazza San Francesco 1, dal 29 luglio al 25 settembre 2016.    
Vernissage  venerdi 29 ore 19.



Questa raccolta di opere, di artisti, che hanno determinato il clima culturale e il carattere di quelli Anni ‘”Settanta” del Novecento in Sicilia, vuole essere come lo still life, parziale ma eloquente, di un’azione vitale che si è svolta in un tempo ormai lontano e oggi ritorna nei tanti frammenti sospesi che acquisiscono il valore della ricerca, dell’effrazione, di un anticonformismo attivo ed autentico, di intelligenze e personalità ricettive e originali, alcune di queste ancora oggi presenti e operanti, con una certa continuità evolutiva, nello scenario artistico siciliano e nazionale, altre oscurate, se non mortificate, da una distrazione colpevole e superficiale, altre ancora sospese dalla morte nel gesto vitale di una creatività che sarebbe stata ancora capace di dare i suoi frutti nel nostro presente.

Eppure, ancora non era stato pensato in Sicilia (ne’ a Palermo, ne’ a Catania, aree maggiormente interessate dai fenomeni dell’arte) un tentativo come quello oggi proposto alle Fabbriche Chiaramontane che indicano, così, un percorso consapevole di non essere esauriente ma certo che esso vada proseguito, approfondito, valorizzato, pensando in futuro di estendere questa ricerca persino agli anni “Ottanta”, anch'essi trascurati dalle istituzioni culturali e non ancora affrontati dagli storici dell’arte siciliana.
È così che da una ricerca dell’Associazione, nutrita dal confronto con altre figure di esperti e appassionati della materia, nasce questa esposizione che delinea uno scenario creativo che si avvale delle opere di:
Gaetano Testa, Nino Titone, Giacomo Baragli, Francesco Carbone, Tino Signorini, Gigi Martorelli, Mario Pecoraino, Tano Brancato, Antonio Brancato, Enzo Indaco, Antonio Freiles, Michele Canzoneri, Ferdinando Valentino, Guido Colli, Nicolò D'Alessandro, Toti Garraffa, Enzo Patti, Mario Vitale, Ninni Sacco, Rosario Bruno, Gai Candido, Franco Cilia, Gino Cilio, Silvio Guardi, Carlo Lauricella, Giovanni Leto, Vincenzo Nucci, Alfredo Romano, Lillo Rizzo, Franco Spena, Giusto Sucato, Gaetano Lo Manto. 


martedì 4 agosto 2015

VINCENZO NUCCI: I QUADRI DELL'ANIMA



VINCENZO   NUCCI

"dipingere è un’esigenza dell’anima"


VINCENZO  NUCCI



RICORDANDO  
IL MIO AMICO  E  MAESTRO  
VINCENZO  NUCCI

Sabato 8 agosto 2015, presso il Teatro Samonà, a Sciacca, dalle ore 19, avrà luogo una serata di commemorazione del pittore Vincenzo Nucci con una mostra nel foyer del Teatro fino a sabato 22 agosto.

 

Nato a Sciacca nel 1941 e scomparso il 25 aprile di questo 2015, Nucci si è distinto nel panorama della pittura italiana contemporanea per una attenzione cromatica e stilistica peculiare, che ha portato i suoi paesaggi ad essere apprezzati, ricercati, esposti e collezionati fra gli intenditori di tutta Europa.
L’omaggio che la città di Sciacca gli dedica, con la cura della famiglia dell’artista, è stato pensato da Marco Goldin, curatore di fama internazionale che ha dedicato nell’ultimo ventennio grande attenzione critica alla pittura di Nucci. La serata vedrà succedersi ai microfoni per un breve ricordo, una suggestione, una lettura dell’opera, lo stesso Marco Goldin, Aldo Gerbino e Calogero Mannino, che ricorderà anche l’impegno di Vincenzo Nucci come animatore culturale della città nei primi anni ’80. In qualità di assessore alla cultura prima e consigliere comunale poi, Nucci infatti diede vita a una stagione nella quale Sciacca riuscì a imporsi all’attenzione nazionale, per la qualità degli artisti invitati ad esporvi e dei critici chiamati a presentarli.
In occasione della serata dell’8 agosto saranno esposti, nel foyer del Teatro Samonà, simbolicamente, gli ultimi cinque paesaggi dipinti da Nucci.
I quadri dell’anima, recita il titolo della manifestazione, parafrasando un appunto del pittore fissato all’asse del cavalletto: dipingere è un’esigenza dell’anima.
La mostra proseguirà nel foyer del Teatro fino a sabato 22 agosto.






Visiona
le ultime opere 
create da Vincenzo Nucci


 Vincenzo Nucci,  riflessi della palma, 2014




Vincenzo Nucci, paesaggio del Belice 2014



Vincenzo Nucci, dal mio studio 2014


Vincenzo Nucci, paesaggio 2014.


Vincenzo  Nucci, giardino mediterraneo, 2015


Vincenzo Nucci, giardino mediterraneo, 2015






“Tra Luce, Malinconia e Memoria”
Presentazione di Giovanni Bonanno

11 giugno -  27 novembre 2011

ILLUMINAZIONI:
                          “Tra Luce, Memoria e Malinconia”                                     

(Retrospettiva in Contemporanea  con la  54° BIENNALE di VENEZIA - Padiglione Italia, 2011

             
Vincenzo Nucci da circa un quarantennio di ricerca dipinge ossessivamente i luoghi della memoria, della malinconia, con antiche ville secolari dove il tempo si è apparentemente rappreso e fermato. I suoi primi lavori negli anni Sessanta hanno avuto come tema centrale la guerra in Vietnam e il terremoto in Sicilia con una pittura pienamente aggiornata rispetto l’esperienze culturali e artistiche che si svolgevano in quel tempo in campo internazionale. Dopo circa un decennio di attività, di colpo, ha visto l’artista siciliano allontanarsi dalle vicende prettamente sociali e il tema ricorrente della sua pittura è diventato soltanto la sua Sicilia. Per diversi anni Vincenzo Nucci ha continuato a osservare curioso il paesaggio della sua fascinosa Sciacca con la casa padronale e le inquiete buganvillee fiorite dai colori vellutati che si arrampicano avidi a scrutare il mare Mediterraneo e l’orizzonte immacolato dell’Africa araba. Per molti anni l’artista ha dipinto in modo ossessivo solo paesaggi, quei paesaggi del Belice con  gli orizzonti dati come “logos indefinito”, come superamento del dato provvisorio del reale e del visibile. Un visibile che s’incarna nella figurazione ma nel contempo la trascende e la proietta in una dimensione soffusa, intima  in cui l’apparire si trasforma in essenza malinconica carica di silenzio e di cose non completamente svelate. L’artista ormai lavora  sul crinale ossessivo di una figurazione in cui le immagini vivono la dimensione sospesa  e impalpabile del momento.

Sono magiche visioni che si posizionano  metaforicamente tra natura e storia, tra coscienza e sofferta aspirazione. La tela di Nucci non è altro che il “sudario della memoria”, dei ricordi rappresi, del passato trascorso che affiora come dolce ricordo  e si condensa in materia più concreta e lirica. La visione dell’artista saccense nasce quindi  da questa   particolare capacità di trasportarci in un altrove praticabile in cui sentiamo persino i suoni, gli odori e i profumi delle diverse stagioni isolane; l’odore di terra dopo un temporale, il profumo del basilico, le cicale sospese all’ombra di una palma gentilizia a cantare e ricordarci i memorabili momenti di vita trascorsi accanto ad un solitario casolare di campagna.  Insomma, la pittura di Enzo  Nucci è intrisa di insolite memorie cariche di nostalgia e  di profondo e assorto silenzio. Il paesaggio per l’artista siciliano non è semplice descrizione o pura sensazione percettiva ma inesorabile ossessione, struggente apparizione di memorie di luce non del tutto corporee ma che lasciano comunque tracce sostanziali ancora visibili. Tutta la sua pittura è intrisa di passato, di ricordi sedimentati in una dimensione  alquanto provvisoria ma immediata. 
Per il pittore siciliano, l’arte è essenzialmente   evocazione, sortilegio, vertigine. Forse il suo mistero sta tutto racchiuso nel suo  magico studio arroccato tra tante fitte case arabe pressate a dismisura sopra il porto che formano  la parte antica e più vera della città di Sciacca.  Lì prendono forma i ricordi e nascono le architetture e i giardini con insoliti paesaggi svuotati di ogni presenza umana; solo la memoria della natura nella sua mitica essenza e nel silenzio più maestoso. Una visione decisamente “sospesa”, di confine, dilatata a dismisura che si concede ai flussi illogici dell’anima per diventare aria, vento africano, apparizione e anche superba emozione poetica. Da lì,  l’artista scruta gli umori del giorno e elabora le sue  misteriose visioni dai colori tenui che si trasformano per incanto in tonalità di colore  alquanto ricercati. Come dice Philippe Daverio, “quell’architettura siciliana che proviene dal profondo della storia e sembra sempre sul punto di disfarsi, pezzi di paesaggio, quel paesaggio di Sicilia che si annulla nell'infinito della luce e della percezione, pezzi di natura, quel verde impenetrabile nelle sue contorsioni e negli spini che lo difendono, portatore di fiori che gridano al sole il colore della loro identità mediterranea”. Secondo Nucci, Il percorso pittorico di un artista è fatto di sentimenti, di emozioni, di ricerca infinita, di dubbi, e poi d’immagini, di silenzio assorto e anche di interminabili viaggi che l’occhio compie in cerca di qualche autentica certezza.

Quella di Nucci è la percezione poetica che nasce dal profondo dei ricordi e diventa memoria collettiva, metafora di un paesaggio senza tempo, convincimento di ciò che ormai siamo diventati. Quasi un’ossessione continua, interminabile che rilascia flussi di ricordi provvisori, in cui la natura prende il sopravvento con le palme secolari che ingentiliscono il creato e con la buganvillea che mostra di voler recuperare l’antico contatto con il tempo passato. Una natura orgogliosa che svetta adagiandosi alle pareti del vecchio nudo tufo ormai ingiallito dalle tante stagioni trascorse nel muto silenzio. Nel paesaggio di Nucci la luce è l’unica certezza, lavera presenza che può  tentare di svelare la natura dell’anima, la soffusa malinconia, l’intima visione  in cui il sale per strano sortilegio s’impasta con i  delicati ricordi  del passato e con il sole caldo del Mediterraneo per materializzarsi in  apparizioni misteriose, sfuggenti.  I ricordi di luce impressi nella tela attraverso la pittura non posseggono una forma definita e definitiva, sono solo presenze che condividono la dimensione di chi è diseredato e tenta invano di resistere, di esserci ancora, “dove la natura - come dice Aldo Gerbino - si stempera nella grazia di un estenuato ricordo, come sopraffatto da quella lacerazione nostalgica che concede quel tanto che basti al passato”.
Una natura ritrovata che nasce da un assiduo contatto con artisti del suo tempo come Ruggero Savinio, Piero Guccione, Carlo Mattioli, legati da profonde affinità di come poter trattare e intendere il visibile e anche dal continuo approfondimento  con il passato, come Pierre Bonnard che Nucci ama più di tutti per la rara capacità che ha il pittore francese di trattare la dolce materia e farla vibrare in delicate e ricercate intensità cromatiche.  Nella pittura di Vincenzo Nucci  le antiche ville padronali dal tufo macerato dal tempo appaiono come presenze sfuggenti, quasi apparizioni metafisiche. La densa materia del colore ad olio o del pastello a contatto con la luce sembra che si sfarini trasformandosi improvvisamente in essenza malinconica, in delicata e soffusa presenza onirica con il  vento maestoso e prepotente del Carboi che di notte, all’ombra di una palma araba africana,  sembra che sibili malinconici ricordi di un tempo ormai trascorso e intanto di giorno accarezza compiaciuta l’aspra e selvaggia radura ancora non domata del selvaggio Belice. Questa è l’emozione che si respira   guardando gli insoliti   scorci paesaggistici in cui la luce siciliana si distende beffarda come timida apparizione. Paesaggi della memoria che incarnano provvisoriamente il mistero della vita, paesaggi in/cantati rilevati nella dimensione più intima e sofferta dell’anima. Questa è la  pittura di Vincenzo Nucci.       Giovanni  Bonanno

                                                                                                            
                                                                                                     


Biografia

Vincenzo Nucci è nato a Sciacca (Ag) nel 1941 e qui ha sempre lavorato. Frequenta l’Istituto d’Arte di Palermo e l’Accademia di Belle Arti di Agrigento. Le sue prime personali, nel decennio fra il 1960 ed il 1970 in varie città italiane, lo vedono impegnato nei temi sociali e drammatici come la guerra del Vietnam e il terremoto del Belice. Dal 1980 Nucci dipingerà solo paesaggi, anzi il paesaggio Siciliano, la casa padronale, le mura di cinta dove si arrampicano rigogliose bouganville fiorite di lacche rosse, le antiche rovine di Selinunte e, infine, lei, la palma, protagonista e simbolo della fascinosa Sciacca araba che egli ama. Nel 1989 è invitato alla Biennale Nazionale Città di Milano, Palazzo della Permanente. Nel 1991 conosce Philippe Daverio che lo invita ad esporre alla rassegna d’arte “Anni Ottanta in Italia” all’Ex Convento di San Francesco di Sciacca e successivamente organizza una sua personale alla galleria Daverio a Milano. Nel 1992 conosce Marco Goldin che gli organizzerà nel 1994 una mostra antologica a Palazzo Sarcinelli di Conegliano con scritti in catalogo dello stesso Goldin, di Guido Giuffrè e di Marco Vallora. A Conegliano, Palazzo Sarcinelli esporrà ancora nella rassegna “Da Fattori a Burri, Roberto Tassi e i pittori”, nella mostra “Una donazione per un nuovo museo”, e ancora nel 1998 “Elogio del pastello, da Morlotti a Guccione”. Sempre su invito di Marco Goldin, nel 1999 terrà una mostra antologica del pastello “Opere 1981-1999″, a Treviso nella Casa dei Carraresi, con testi di Marco Goldin ed Enzo Siciliano. Nel 2003-2004 la Provincia Regionale di Palermo organizza una sua mostra antologica al Loggiato San Bartolomeo, “Opere 1981-2003″, con scritto in catalogo di Aldo Gerbino. Nel 2006 è invitato da Philippe Daverio alla LVII edizione del Premio Michetti di Francavilla al Mare. Nel 2007 è presente alla mostra “Arte Italiana 1968-2007. Pittura”, curata da Vittorio Sgarbi al Palazzo Reale di Milano.  Del 2008 la mostra personale “Impressioni di luce” alla Galleria 61 di Palermo e l’antologica “Opere 1984 – 2008” presso l’ex Convento di San Francesco a Sciacca con testo in catalogo di Philippe Daverio. Del 2010 la personale “Gli uomini del paesaggio” alla Galleria Spazio Forni di Ragusa e la collettiva “Mare Nostrum” alla Galleria Forni di Bologna.  Nel 2011 viene invitato alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia. Ci ha lasciato il 25 aprile del 2015.