lunedì 7 settembre 2009

ARTE CONTEMPORANEA/ TEFAF 2010

Maastricht





F. Bacon

       
Fotografie di Bacon alla fiera più prestigiosa d' Europa.

La Wunderkammer ovvero la «camera delle meraviglie» di principi, re e imperatori, in un padiglione di oltre 15 mila metri quadrati, in uno spazio ubicato nella cittadina olandese di Maastricht. Questa fiera visitabile (dal 12 al 21 marzo) in sole 23 edizioni, Tefaf, è diventata la più importante rassegna di settore a livello mondiale, con nove sezioni che spaziano dall’ antico al contemporaneo.

Michael Hoppen Gallery di Londra esporrà Men Wrestling, New York, una di una serie di fotografie commissionate attorno al 1975 da Francis Bacon e utilizzate dall’artista inglese nato a Dublino come documentazione per i suoi dipinti. Non si sa chi sia l’autore di questi scatti unici che provengono dallo studio dell’artista.



Questa è una delle novità di rilievo di questa rassegna, vi sono le foto «messe in scena» da Francis Bacon (due uomini in lotta wrestling; praticamente i provini fotografici usati dall’artista Londinese per i suoi personaggi dipinti. Bacon dipingeva usando di preferenza i modelli in fotografia piuttosto che osservando il modello dal vero), Queste foto sono già state esposte anche al Metropolitan di New York, alla Tate Britain e al Prado, Si racconta che l’elettricista Mac Robertson amico di Bacon abbia raccolto per anni gli scarti che l’artista regalava o buttava nella pattumiera. Così, per diverso tempo, Mac ha raccolto in modo quasi ossessivo pennelli inservibili, tubetti di colore esausto e persino pallottole di carta buttate dall’artista. Michael Hoppen, abile gallerista e collezionista di fotografie, decise di comprare per una manciata di soldi diversi provini fotografici ; dice: “ sono immagini di uomini seminudi con una cuffia in testa che lottano”. Questi scatti recuperati come scarti nello studio dell' artista ora valgono praticamente un tesoro.

Queste foto come tante altre immagini erano i suoi unici schizzi, perché F. Bacon non amava disegnare partendo dal nulla, dal foglio di carta bianco, ma preferiva indagare la realtà osservando e utilizzando la fotografia come mezzo primario d’indagine. Il volume “The Humain Figure in Motion” di Eadweard Muybridge, grande pioniere della fotografia in movimento, Bacon lo utilizzò spesso per le sue importanti opere. Per certi versi, l’artista londinese non è stato il primo e neanche l’ultimo artista che ha utilizzato la fotografia per creare dipinti o sculture, si pensi a Courbet, a Degas e persino al Neoclassico Ingres. F. Bacon amava rappresentare spesso figure e corpi deformati, scomposti, praticamente sconquassati, diceva: “sono un pittore figurativo e penso che non si possa più fare illustrazione perché la fotografia e il cinema la fanno meglio”. Aveva ragione. Tanta pittura “descrittiva “ di oggi che nasce dalla mimesi non ha più senso di esistere, è semplicemente “anacronistica e inutile. E questo l’aveva capito molto bene anche il grande Bacon.

Autoritratto, 1971


I primi lavori di Francis risalgono al 1929. Nel 1944, a 35 anni, dopo aver distrutto tutta la sua produzione precedente, Bacon incomincia a dipingere in modo nuovo e personale. Sono del 44 i “tre studi di figure per la base di una crocifissione” che per la prima volta scandalizzano il pubblico per la loro apparenza inquietante. Libero da preconcetti di maniera, proprio in questo periodo incomincia a far affiorare il senso del dolore del vivere, sempre teso su un filo della perdizione. Lui stesso confessava:”la maggior parte delle persone non pensano alla vita. Se riflettessimo, ci accorgeremmo tutti che viviamo nel concime della terra. Il mondo è solo un mucchio di concime , è composto da miliardi di persone che si vantano di essere morte. I morti stanno soffiando nelle nostre narici ogni ora, ogni secondo che inspiriamo, dopo tutto siamo nati per morire”. Questa è la constatazione “tragica” di un grande protagonista del nostro secolo che sentiva l’urgente bisogno di esperire l’animo umano. Diceva: “non passa giorno che non pensi anche per un attimo solo alla morte. Entra in ogni cosa che faccio, che vedo, che mangio; è parte della natura”.L’immagine dell’uomo che ne viene fuori risulta molto deformata, quasi imprigionata e stravolta dal suo stesso esistere. In anni più recenti il senso di disperazione e di angoscia si era placato ed era subentrato il bisogno di allontanarsi di più dal soggetto per poterlo osservare in modo più distaccato. Con gli ultimi lavori i toni dei colori si fanno più bassi e sgradevoli; “quasi come un essere umano fosse passato sui miei quadri lasciando una scia di umane presenze e tracce mnemoniche di eventi passati”, tracce fuggenti al centro di paesaggi indefiniti con figure stravolte e chiuse da strutture spaziali limitanti che escludono ogni diretto rapporto con lo spettatore, che sembrano dissolversi nel nulla, un nulla che coincide con la sua visione precaria che ha dell’uomo. Questo autentico solitario, capace di far emergere i dubbi dell’esistenza non è stato molto amato dalla critica, per certi versi è stato considerato un epigono dell’ultimo Romanticismo. Secondo noi, Bacon è un artista geniale, capace più di altri, di far macerare l’immagine dell’uomo in modo ossessivo fino a decantarla e a sublimarla liricamente. Di certo, la pittura per Bacon non ha più modello da rappresentare, né storia da incarnare; l’artista non ama la narrazione delle cose ma lo svelamento dell’essere, per lui la realtà è solo “illusione momentanea”,una traccia sfuggente e indefinita. Non gli resta altro che fissare l’apparizione insostanziale dell’evento nel suo immediato affiorare. Inoltre, Bacon non chiede perché le cose siano così, egli le vive totalmente per quelle che sono, perchè non crede alla salvezza bensì alla degradazione e alla caduta dell’umanità. Con Francis Bacon l’arte diventa “strumento di verifica trascendentale” capace di mettere a nudo l’esistenza degradante dell’uomo d’oggi e di assorbire e riflettere le ossessioni tragiche che si tramutano in perdizione e dannazione.                                         Giovanni Bonanno









Visita:




Maastricht




Visita Virtuale:

TEFAF 2010/ TAKE A VIRTUAL TOUR


ARTE CONTEMPORANEA/ Guglielmo Achille Cavellini


ARCHIVIO OPHEN VIRTUAL ART





Evento:

In mostra una selezione di lavori, denominati Carboni Geometrici, che focalizzano un particolare momento creativo dell'artista. Dal 1968 al 1971, Cavellini sposta la sua attenzione verso la rielaborazione dal gesto purificatore e provocatorio della bruciatura.

Fino al 10/4/2010


Luogo: Milano
Orma Art Gallery
Corso Porta Nuova 3 - Milano
per, informazioni:, giancarlo, zilio, cell., 348/4282666
Inaugurazione: giovedi' 11 marzo dalle ore 18 alle 20



Carboni Geometrici



Omaggio a Guglielmo Achille Cavellini (1914-1990), in collaborazione con l'Archivio Cavellini di Brescia. GAC (così firmava le sue opere, e così amava farsi chiamare), e' stato un famoso studioso e collezionista d'arte astratta europea. In mostra, un'esclusiva selezione di lavori denominati "CARBONI GEOMETRICI" che focalizza un particolare momento creativo dell'artista. Dal 1968 al 1971, GAC sposta la sua sensibilissima qualità pittorica all'interno di prodotti rielaborati dal gesto purificatore e provocatorio della bruciatura. Da opere precedenti, sgorgano opere nuove. Rigenerate dalla forma e dal colore.


Guglielmo Achille Cavellini esordisce negli Anni -40 con disegni e ritratti. I '60, li dedica alla sperimentazione. Alcuni esempi del suo lavoro sono legati a citazioni: vere e proprie rielaborazioni di celebri opere, ne fanno un autentico attore nella -messa in scena- dell'arte. GAC, poi, mette in pratica la teoria dell'Autostoricizzazione: ovvero il fare da se', nel costruirsi attorno l'alone del successo, mettendo in disparte i processi canonici che il sistema utilizza a tale scopo. Non e' un atto di megalomane autorappresentazione, ma l'innescarsi di un processo alternativo. Una rivoluzione all'interno della comunicazione artistica.

Se Andy Warhol lo ritrae, il -geniaccio- gli rende a sua volta omaggio col francobollo "Le Marilyn di Warhol" (1984). L'utilizzo dei materiali di recupero (negli oggetti assemblati, negli intarsi in legno, nei carboni), e' lo strumento del suo operare. Teatrini dove tragicamente si accumulano giocattoli e soldatini sottratti all'uso infantile; francobolli che omaggiano i geni della pittura (Picasso, Le'ger, Matisse, Braque...). Dopo anni di silenziosa attesa - dovuta alla particolare e anticipatrice formula artistica - il lavoro di GAC sta finalmente riprendendo luce e attenzione collezionistica. Lo testimonia, oltre ai CARBONI GEOMETRICI, il settore della mostra dedicato ai lavori creati dagli Anni '40 al 1990.

Per tutta la durata dell'esposizione, lo storico bar Jamaica, luogo caro a GAC dove incontrava amici artisti e intellettuali, ospiterà in collaborazione con Fabbrica Eos alcune sue opere.



Catalogo in mostra.

orari: da martedi' a sabato 10-13; 16-19



domenica 6 settembre 2009

GRANDI MOSTRE: CARAVAGGIO






MICHELANGELO MERISI : oggi vi svelo un grande segreto.




Un segreto che il nero della pittura ha celato per lungo tempo, esattamente quattrocento anni, un segreto che emerge proprio oggi in occasione della mostra presentata a Roma alle Scuderie del Quirinale dedicata interamente ed esclusivamente all'artista lombardo.




Il 2010 è l’anno all'insegna del Caravaggio. Anche Roma infatti celebra i 400 anni dalla morte di Michelangelo Merisi. La mostra, intitolata CARAVAGGIO, è stata ideata per celebrare il grande artista lombardo del 600. A partire dal 20 febbraio e fino al 13 giugno sarà possibile vedere 30 delle 40 opere più importanti dipinte dall'artista nato a Caravaggio. E mentre si presentano gli eventi del quarto centenario della morte di Caravaggio, si scopre una “nuova” Cena in Emmaus di Brera.

Lo scanner del Cnr ha svelato anche la presenza di un significativo ''pentimento di Caravaggio''. Sul lato sinistro del quadro e' riaffiorata una finestra da cui si scorge la presenza di un paesaggio verdeggiante oltre l'apertura sullo sfondo. Questa apertura era fonte di luce naturale che si posava sui personaggi illuminandoli. Nella stesura definitiva Caravaggio occultò questi elementi spaziali e naturalistici, a favore di uno sfondo scuro, adatto alla resa di un'atmosfera più raccolta e spirituale, rischiarata da una luce 'innaturale' rivelatrice della presenza divina.





Questa è una scoperta sensazionale che rivoluziona completamente le ipotesi e gli studi su uno dei massimi capolavori dell'artista, dipinto nel 1606, all'indomani dell'omicidio che lo portò alla fuga da Roma, durante il rifugio presso la famiglia Colonna. Perché Caravaggio dipinse questa Cena in Emmaus dapprima con il paesaggio, e poi lo ha nascosto completamente? Infatti, in un primo momento, Caravaggio pensò di illuminare la scena con una fonte di luce naturale proveniente da una finestra aperta sul paesaggio. Poi, di colpo, occultò questi indici prospettici e naturalistici stendendo una patina scura e piatta di colore nero bituminoso al fine di accentuare, nella non naturalità della scena, l’azione teatrale e spirituale . Il segreto profondo di quest’opera sta in questo nuovo modo di intendere la rappresentazione: dalla luce naturale a quella intensamente spirituale e profonda. Si è sempre pensato che Caravaggio avesse sempre dipinto di getto, senza alcun bisogno di tracciare un disegno preliminare di base, componendo per campiture e per contrasti forti di colore.


Oggi si scopre che il disegno preliminare lo utilizzava, anche a volte con il solo ausilio del retro del pennello, quasi una sorta di incisione sulla imprimitura di base. Quest’opera è importante soprattutto perché nella stessa tela convivono i due modi di fare pittura. La prima, più tradizionale dove utilizza una luce che illumina le cose al naturale, l’altra, quella più suggestiva e innovativa dove i personaggi vengono risucchiati nel buio più profondo della rappresentazione scenica. Come giustamente afferma Isabella Lapi Ballerini:” l'opera si conferma “la boa intorno alla quale avviene la virata da un'espressione implicata nel naturalismo al denso e teatrale spiritualismo degli ultimi anni”. Di certo, dopo il 1606 fino alla morte, l’artista riuscì a proseguire lesto in questo nuovo e rivoluzionario modo d’intendere la pittura e a cambiare letteralmente il corso consueto e prevedibile dell’arte di tutto il Seicento italiano. Giovanni Bonanno

sabato 5 settembre 2009

ARTE CONTEMPORANEA/ Vincenzo Nucci












Ragusa, "Gli umori del paesaggio" ,
mostra di Vincenzo Nucci
allo Spazio Forni


I lavori in esposizione fino al 27 marzo del 2010


Giardino Mediterraneo, olio su tela






Giardino Mediterraneo, olio su tela














La luce della luna sul lago Arancio, olio su tela cm. 93x73












Valle del Belice, olio su tela
Dopo la bellissima mostra antologica presso l’ex Convento San Francesco di Sciacca nel 2008 e la mostra personale alla Galleria 61 di Palermo dell’anno scorso, dal 27 febbraio fino al 27 marzo lo Spazio Forni Ragusa ospita una mostra dal tema “ Gli umori del paesaggio” del maestro Vincenzo Nucci. 15 oli su tela e 10 pastelli di varie dimensioni che hanno come soggetto il paesaggio inteso come espressione di un sentiero intimo e profondo dell’artista, è sul paesaggio che egli proietta un proprio stato d’animo: i giardini, le ville barocche, le piante mediterranee e tra esse la palma che svetta nella sua fierezza come simbolo di un esile ricordo di un mondo antico. La sua pittura esprime una mediterranea e personale sensibilità; la terra siciliana, e in particolar modo quella incontaminata ed esotica dell’Agrigentino appare quanto mai ingentilita e di un fascino insolito e superbo.
E’ dal 1980 che Giuseppe Nucci dipinge paesaggi, paesaggi siciliani con la casa padronale, le mura di cinta, e oggi le palme, simbolo della favolosa Sicilia, la Sciacca araba che dal mare, con orgoglio guarda all’Africa e sogna. Enzo Nucci, non è un semplice pittore “impressionista” capace di cogliere solo le semplici sensazioni atmosferiche. L’artista saccense guarda alla natura, al paesaggio, non accontentandosi minimamente del superficiale riporto immediato delle cose percepite. Nucci fa di più, da Sciacca, guarda l’orizzonte del mediterraneo, l’Africa e il magico ed esotico Oriente e traccia immagini di palme e di orizzonti volutamente non definiti e svelati, dove la nostalgia, la liricità, diventa intensa malinconia, silenzio assorto, magica rivelazione. Le sue opere sono altamente "visionarie” e tentano di darci struggenti emozioni e nel contempo delicati e sottili memorie - come dice P. Nifosì- “ in cui le palme, i rampicanti, le buganvillee hanno preso il sopravvento, hanno riempito il vuoto di una vita che non c'è più”, e che solo Nucci e la poesia sa rivelarci.
La sua pittura, ogni volta che la guardo mi fa tornare indietro di molti anni, (40 anni circa); gli anni passati a Sciacca all’Istituto d’Arte, alla sua mostra al Circolo di Cultura con le sue grigie stanze e i suoi anemici personaggi dipinti, i contatti che l’artista aveva a Sciacca con Tono Zancanaro e Ruggero Savinio, figlio di Alberto e nipote di Giorgio De Chirico, ai bei lavori a pastello che preparava per poterli far vedere in quel tempo al grande Franco Solmi a Bologna. Mi ricorda le lacche odorose che respiravo nel laboratorio del compianto Salvatore Stassi, le sabbie informali dell’eccentrico Antonino Nacci, le opere in cartapesta di Rosario Bruno, e anche i paesaggi carichi di tristezza dipinti allora da Giuseppe Montalbano. Tanto tempo è passato, per questo, e per tante altre cose, amo ancora la sua pittura.    Giovanni Bonanno







Chi è Vincenzo Nucci?







Vincenzo Nucci è nato a Sciacca (Ag) nel 1941 e qui ha sempre lavorato. Frequenta l’Istituto d’Arte di Palermo e l’Accademia di Belle Arti di Agrigento. Insegna tecniche murali all’Istituto d’Arte di Sciacca e successivamente rinuncia a questo incarico per dedicarsi interamente alla pittura. Le sue prime personali, nel decennio fra il 1960 ed il 1970 in varie città italiane, lo vedono impegnato nei temi sociali e drammatici come la guerra del Vietnam e il terremoto del Belice. In quegli stessi anni inizia a partecipare a numerose rassegne nazionali ed internazionali. Dal 1980 la scelta di genere è sicura e definitiva: Nucci dipingerà solo paesaggi, anzi il paesaggio Siciliano, la casa padronale, le mura di cinta dove si arrampicano rigogliose bouganville fiorite di lacche rosse, le antiche rovine di Selinunte e, infine, lei, la palma, protagonista e simbolo della fascinosa Sciacca araba che egli ama. Nel 1989 è invitato alla Biennale Nazionale Città di Milano, Palazzo della Permanente. Nel 1991 conosce Philippe Daverio che lo invita ad esporre alla rassegna d’arte “Anni Ottanta in Italia” all’Ex Convento di San Francesco di Sciacca e successivamente organizza una sua personale alla galleria Daverio a Milano. Nel 1992 conosce Marco Goldin che gli organizzerà nel 1994 una mostra antologica a Palazzo Sarcinelli di Conegliano con scritti in catalogo dello stesso Goldin, di Guido Giuffrè e di Marco Vallora. A Conegliano, Palazzo Sarcinelli esporrà ancora nella rassegna “Da Fattori a Burri, Roberto Tassi e i pittori”, nella mostra “Una donazione per un nuovo museo”, e ancora nel 1998 “Elogio del pastello, da Morlotti a Guccione”. Sempre su invito di Marco Goldin, nel 1999 terrà una mostra antologica del pastello “Opere 1981-1999″, a Treviso nella Casa dei Carraresi, con testi di Marco Goldin ed Enzo Siciliano. Nel 2003-2004 la Provincia Regionale di Palermo organizza una sua mostra antologica al Loggiato San Bartolomeo, “Opere 1981-2003″, con scritto in catalogo di Aldo Gerbino. Nel 2006 è invitato da Philippe Daverio alla LVII edizione del Premio Michetti di Francavilla al Mare. Nel 2007 è presente alla mostra “Arte Italiana 1968-2007. Pittura”, curata da Vittorio Sgarbi al Palazzo Reale di Milano.

ARTE CONTEMPORANEA/ C'era una volta Pasolini...





PENSANDO A PIER PAOLO PASOLINI




Galleria Terre Rare
Via Carbonesi 6
40123 Bologna

Link: Terre Rare Bologna




“C’era una volta Pasolini..”



Nella la mostra che si inaugura il 20 marzo prossimo saranno esposte le circa 200 opere pervenute a risposta del progetto aperto nato nel novembre 2009 a cura di Rosa Biagi.

dal 20 marzo al 10 aprile 2010

“C’era una volta Pasolini.. ”La mostra che Terre Rare presenta a marzo 2010 è il punto di arrivo del progetto varato a novembre 2009, incentrato sulla figura di Pier Paolo Pasolini come testimone e simbolo di libertà, per la sua esperienza intellettuale e artistica ma anche, senza soluzione di continuità, nella vita. L’idea-guida del lavoro ha privilegiato forme partecipative e comunicative molteplici .Le opere, circa duecento, sono state create da artisti di diversa esperienza, come anche da persone semplicemente coinvolte dalla proposta (ispirandoci a quello che è uno dei fondamenti della mail art ).. Nei due mesi precedenti la mostra le opere sono state presentate sul web, in circuiti diversificati e non necessariamente codificati come siti destinati agli addetti ai lavori. Nello stesso tempo molte immagini sono state stampate come stickers, pensate come piccole opere d’arte da esporre nelle città prima e durante la presentazione in galleria. L’inclusione di web-art e street art ha rappresentato un passaggio fondamentale e in certo senso centrale del progetto, ispirato di fatto alla libertà di espressione e quindi anche a modalità comunicative non consuete e più aperte rispetto a quelle di un evento artistico tradizionale. Verrà infine prodotto, come catalogo, un cd, con tutti lavori pervenuti, liberamente scaricabili. Quello che è stato pensato come un circuito a cerchi allargati avrà come punto d’arrivo la donazione delle opere all’Archivio Nazionale Pier Paolo Pasolini, sia come naturale collocazione del lavoro che come sua prosecuzione. In sintesi, dall’Archivio e dal suo sito web, i lavori continueranno a mostrarsi e a parlare.

Galleria Terre Carbonesi 6 Bologna tel. 051 2210 13 dal 20 marzo al 10 aprile 2010

Inaugurazione sabato 20 marzo, h.17.30h.

18,00 “niente fiori”, performance di Bruno Cassaglia

catalogo: in galleria.



Autori: Lauraballa, Mr.o, Terrerare, Scarlett & Vincenti, Eugenio Alfano, Altaluna Augelli, Patrizia Battaglia, Giuseppe Bedeschi, Mariano Bellarosa, Lancillotto Bellini, John M. Bennett, Mario Bestetti, Giovanni Bonanno, Enrico Bongiovanni, Anna Boschi, Cecilia Bossi, Narciso Bresciani, Alfonso Caccavale, Patrizia Caffiero, Bruno Capatti, Consuelo Capecchi, Lamberto Caravita, Rita Cardelli, Bruno Cassaglia, Carmela Corsitto, Fabio Coruzzi, Cesare D'Antonio, Gioia Danielis, Mirco De Nicolò, Maurizio De Rosa, Dario Falconi, Daniela Fantini, Salvatore Fellino, Luc Fierens, Mariano Filippetta, Maurizio Follin, Raffaella Formenti, Carlo Gabarino, Teresa Galletti Ranaglia, Alfredo Gioventù, Barbara Gozzi, Veronica Guiduzzi, Pierpaolo Limongelli, Datura Martina Lo Conte, Antonia Lucchese, Diego Luschi, Luce Macbeth, Stefania Malferrari, Daniela Mangini, Chiara Metelli, Virginia Milici, Rita Miranda, Massimo Mollo, Marinella Montanari, Amalia Mora, Linda Pelati, Dott. Porka's, Rossella Ricci, Silvana Ritossa, Claudio Romeo, Valentina Sangalli, Vincenzo Savini, Annarosa Serafini, Angela Signorini, Boris Squarcio, Michele Stuppiello, Antonella Tandi, Sayuri Toki, Mireille Tonti, Andrea Viviani, Carlo Volpicella, Angelo Zilio

genere: arte contemporanea, collettiva




orari: dalle 10 all13 e dalle 15.30 alle 19,30 giovedì dalle 10 alle 13 domenica chiuso

rosabiagi@terrerare.net,




PASOLINI VISTO DA  
GIOVANNI  BONANNO

(Opere di GIOVANNI BONANNO)





"NON ANDARE VIA"


(lettera a Pasolini)
Testo di Giovanni Bonanno



Hai toccato la terra sporca di Ostia,
hai mangiato per l’ultima volta con il carnefice,
che poi ha disfatto i tuoi pensieri
e ne ha fatti cenere.

Non andare,
non andare via,
la tua storia è forse la mia.

Tuo padre dalla finestra di Casarsa
guarda ancora l’orizzonte
e per ricordarti
raccoglie ritagli di giornale.

Solo le formiche ti hanno fatto compagnia.
non andare,
non andare via,
la tua vita è anche la mia.

Nella melma di Ostia
ti hanno incoronato di gramigna
e la vergogna
te la sei caricata addosso
e la porti ancora adesso.

Ormai, solo tu mi fai compagnia,
non andare,
non andare via,
la tua vita è un po’ la mia.

Mi diceva un vecchio
che la vita è breve,
ma cent’anni sono tanti,
per avere cent’anni,
chiudi per un momento gli occhi,
vedrai,
il tempo passa veloce.

Non andare,
non andare via,
la tua vita è anche la mia.

Hai incarnato tutti i possibili tableaux vivants,
prima sei stato sul grembo della madonna di Giotto
e poi ti sei fatto flagellare come nell’opera di Piero.

Hai accettato il martirio di Caravaggio
e ti sei ritrovato solo,
sdraiato su una fredda lastra di marmo,
proprio come nel cristo morto di Andrea.

Solo le mie formiche ti hanno fatto compagnia,
non andare,
non andare via,
la tua vita è la mia.

Volevano frantumare i tuoi pensieri,
perché tu non sei solo poesia,
ma anche vento;
vento che accarezza la verità
e che ancora può far tanto male.

Solo le mie formiche ti fanno ancora compagnia,
non andare,
non andare via,
la tua storia è anche la mia.

Sai, ho toccato anch’io la terra di Ostia
e anche i miei amici sono andati via.

Non andrai,
non andrai più via,
ora la tua vita è anche mia.




OPERE DI ALTRI ARTISTI

http://archivioophenvirtualart.blogspot.com/2009/09/arte-contemporanea_05.html







ARTE CONTEMPORANEA/ Mostra Personale di Lorenzo Cleffi



SPAZIO OPHEN VIRTUAL

CON/TEMPORANEO




" LA MOSTRA TUTTA VIRTUALE "

UNO SPAZIO VIRTUALE SEMPRE APERTO






"LA MOSTRA TUTTA VIRTUALE" è' un vero e proprio spazio digitale, che permette al visitatore di godere delle opere esposte. E' l'Archivio Ophen, fra gli archivi di arte contemporanea digitali che apre ora le sue porte virtuali con un vero vernissage online. Protagonisti diversi artisti Italiani selezionati, che espongono le loro opere proprio attraverso le pagine del sito, dove possono far conoscere meglio la loro arte e le loro esperienze.


Opere in permanenza virtuale dell''Archivio Ophen Virtual Art di Salerno: Ruggero Maggi, Roberta Fanti , Giovanni Bonanno, Nicolò D'Alessandro, Gabriele Jardini, Andrea Bonanno, Lorenzo Cleffi, Franco Longo, Giuseppe Celi, Bruno Sapiente, Alzek Misheff.



MOSTRA PERSONALE VIRTUALE

"TRACCE COME PRESENZE"

da martedì 26 gennaio a domenica 14 marzo 2010


(La mostra presenta una selezione di dodici opere in acrilico su tela sul tema della figura femminile interpretata secondo la sensibilità dell’artista salernitano)


Presentazione
di
Giovanni Bonanno

VARIAZIONI A TEMA

Da diversi anni, il lavoro Di Lorenzo Cleffi s’innesta sul crinale della figurazione. Lo spazio per l’artista salernitano è il campo dove avvengono i suoi eventi e si rivelano in modo provvisorio con segni, presenze e tracce di figurazione occupando gran parte dello spazio della superficie pittorica. Per Cleffi, la pittura vive la dimensione momentanea dell’apparire e non diventa mero racconto descrittivo o semplice illustrazione. I suoi segni del “nascosto e del non del tutto svelato” definiscono una realtà fatta di ipotetici personaggi, di presenze insostanziali . Sono segni e tracce di colore in uno scenario provvisorio, presenze ripetitive e ossessive che nell’urgente bisogno di apparire si condensano e si raggrumano come apparizioni momentanee cariche di silenzio e di mistero non completamente svelato. Una rappresentazione che nel farsi e disfarsi trova il modo di esistere e di svelare frammenti di mistero della nostra esistenza. L’artista sa come condurre i suoi segni fino ad un certo limite, per poi, abbandonarli nel profondo e inquieto spazio della pittura dove la traccia stratificata e addensata del colore diventa l’elemento catalizzatore capace di definire e svelare una corporeità e soprattutto una nuova visione poetica. Giovanni Bonanno


Visita la Galleria Virtuale:


12 Opere senza Titolo
Tutte ad acrilico






Sala 1





























Sala 2





































Sala 3


























il 'logos' della pittura

Leggi il commento critico al suo lavoro da parte di Nicola Scontrino docente di Storia dell’Arte Contemporanea.

http://www.alphamuse.it/_docs/commento-critico.pdf






Chi è Lorenzo Cleffi ?

Lorenzo Cleffi è nato a Caposele (Av) il 13/04/1948, vive e crea le sue opere a Salerno.

Ha esercitato l’attività di pittore, scultore e grafico. Ha iniziato a esporre nel 1965 partecipando, fino a oggi, a prestigiose manifestazioni artistiche.




Di lui in più occasioni si è occupata la stampa nazionale e precisamente: il Tempo, Roma, il Mattino, il Meridione Italiano, La Città, Cronache del Mezzogiorno, La Voce di Salerno, Gazzetta di Chieti, Cronache di Potenza, Gazzetta di Salerno, Gazzetta di Latina, Il Corriere di Torino, Gazzetta del Centro, Gazzetta di Teramo, Il Prealpe, Gazzetta di Parma, Miscellanea, Verso il 2000, L’Ippocampo, Comanducci N.4, Il Vortice, Silarus, La Sorgente, Rinascita Letteraria, Il Pungolo, Il Castello, L’Aeropago Letterario, La Nuova Provincia, Il Cilento Nuovo, Il Mensile di Salerno, Nuovo Sud, Brontolo, Il Mezzogiorno, Piazza Affari.

Hanno scritto di lui: M. Aversano, S. Cirillo, A. Condorelli, L. Crescibene, D. Cuzzola, G. De Petro, A. Di Matteo, M. Focilli, A. Furno, A. Grasso, G. Bonanno, A. Giunto, A. Iovino, M. Maiorino, E. Mele, R. Occidente Lupo, V. Pappalardo, C. Pastorini, R. Pinto, F. Postiglione, G. Rispoli, N. Scontrino, V. Siano, A. Sisca, V. Trione, A. Uliano, V. Vecchio, D. Tuosto.

Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private.



Per eventuali contatti: cleffi@alphabeti.it
si prega di contattare tramite e-mail personale l'artista presentato.






Visita anche la mostra virtuale di Alphamuse
http://www.alphamuse.it/virtual_expo.php


ARTE CONTEMPORANEA/ G. A. CAVELLINI








Guglielmo Achille Cavellini






Francobollo di G. Bonanno




A PROPOSITO DI GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI



Qual è il problema se l’opera di G,A.C. viene anche mercificata?




Alcuni giorni fa avevo posto già il problema dichiarando: “la Mail Art a me interessa perché riesco a trovarmi più libero e più disponibile in senso creativo a sperimentare particolari modalità di lavoro al di fuori del circuito dell'arte ufficiale”. Ne avevo discusso anche con Claudio Romeo, chiarendo il mio pensiero su tale mia affermazione. Mi accorgo che non ci troviamo troppo distanti se Claudio oggi afferma: “Il mercato prima o poi omologa tutto, l'importante che l'artista non si senta vincolato adesso, e Cavellini sicuramente non lo era, il mercato dell'arte è da rifiutare quando crea personaggi ad uso e consumo di se stesso...” Siamo pienamente d’accordo, e poi, aggiunge, “ non "demonizzo" il mercato dell'arte, non lo apprezzo, ma questa è cosa diversa... Molta "arte contro" ora è in bella mostra in salotti "radical chic" o nei pied-à-terre sui Navigli a Milano... Pensi che abbiano così perso il loro potere dissacratorio?” No di certo !!!. Il destino di ogni artista, se di valore, è inesorabilmente il mercato. Non guardatelo come una dannazione, esso lavora anche per voi, per far conoscere il lavoro interessante di un artista, e di fatto l’opera “mercificata non perde nessuna qualità se viene venduta. Come dice Vittore Baroni: “crediamo forse che le carte dadaiste o le opere postali dei Futuristi siano esenti da leggi di mercato? E' inutile mettere la testa sotto la sabbia, sono quarant'anni che singoli pezzi o intere collezioni di materiali fluxus, mail art, poesia visiva, vengono vendute, smembrate, collocate in musei, come è del tutto normale che accada” Tutto ciò è stato capito molto bene, da artisti di grande interesse che hanno lavorato, alcuni in modo intenso su questo versante di ricerca, non ponendosi alcun problema su tale questione, come per esempio : JOHN CAGE, GEORGE MACIUNAS, JOSEPH BEUYS, ALIGHIERO BOETTI, ENRICO BAJ, PABLO ECHAURREN, RUGGERO MAGGI, GIANNI DE TORA, MICHELE PERFETTI, TOMASO BINGA, ARRIGO LORA-TOTINO, PAOLO BARRILE, LUCIANO CARUSO, PAOLO SCIRPA, CLEMENTE PADIN, ROBERT FILLIOU, MARCEL STUSSI E WOLF VOSTELL E PERSINO RAY JOHNSON E S HOZO SHIMAMOTO.

Condivido anche il ragionamento di Anna Boschi: “diversamente, l'artista (anche se appartenente al circuito della mail art) è libero di vendere qualsiasi altra opera che produce e che non transita in questo circuito. Questo non vuol dire che nel momento in cui pratichi l'arte postale questa non possa essere la più disinteressata e anticommerciale forma di espressione di questo mondo”. Sono convinto che un'opera non perde alcun significato e qualità se viene mercificata e messa in vendita secondo le leggi del mercato dell’arte. Questo, aggiungo io, è un falso problema che tanti si portano continuamente appresso. Anche G. Achille Cavellini, come afferma Bruno Chiarlone, “non faceva differenzazioni della sua opera: nei suoi libri che inviava a domicilio vi erano le sue opere dissacratorie, ironiche, paradossali, i costumi, i cimeli, tutto il suo mondo creativo...”, non si poneva il problema visto che si era posto in una posizione volutamente anticommerciale, non poteva pensare mai di essere un giorno commercializzato proprio come sta facendo il figlio (Piero Cavellini) che dirige a Brescia il rispettabile Museo Ken Damy . Non si tratta di “Schiumarne una parte consistente, il nucleo duro e puro, metterla in vendita sul mercato”,come dice Bruno. Questa è la logica del fare arte, visto che si produce, carte, oggetti, cose, che attribuiamo “un valore” culturale, artistico, di qualità e in quanto tale sono destinate a essere conservate, scambiate, vendute, barattate con altre cose di valore. Pensate che le povere cartoline postali di Balla, Klee, Prampolini e Cangiullo non sono state vendute a caro prezzo come qualsiasi altro cimelio di cantanti, attori famosi personaggi di successo e falsi profeti del momento. Tutto ciò che diamo un valore diventa oggetto mercificabile, anche la “merda d’artista” di Piero Manzoni è diventata oggetto e prodotto di consumo . Giovanni Bonanno




Biografia




Nasce a Brescia nel 1914 in una famiglia di commercianti, alla cui attività collaborerà per gran parte della sua esistenza, assicurandosi un’autonomia economica che sarà condizione essenziale per la sua indipendenza artistica.Dopo alcune prove di iniziazione al disegno e sporadici tentativi pittorici interrompe quello che sembra un desiderio innato per convogliare tutta la sua capacità espressiva in un progetto collezionistico che lo vedrà giungere ai vertici internazionali raccogliendo e promuovendo le opere degli artisti suoi contemporanei impegnati in una ricerca informale-astratta.Riprende nei primi anni Sessanta un’attività personale sentendosi pronto a ripartire dall’esperienza fatta come collezionista per cercare una propria autonomia di linguaggio.Già da allora prova a coniugare il lavoro di altri autori in un processo di appropriazione che porterà avanti durante tutta la sua attività artistica.Parte dall’esperienza pittorico informale che modula attraverso un segno autonomo che sottolinea la scrittura autobiografica e coinvolge elementi della sua realtà personale. Nel 1965 usa gli oggetti della sua attività quotidiana unendoli a sfondi di scarto industriale in una sorta di autobiografia oggettuale.Vengono poi le cassette che contengono le sue opere precedenti soggette ad una sistematica autodistruzione e gli omaggi ad autori che rappresentano la storia dell’arte in forma di francobollo celebrativo o di ricostruzione fantastica delle loro opere più famose in cui inizia a rapportare se stesso. Dal 1968 produce i carboni bruciati con cui estende i due concetti di distruzione e celebrazione in un lavoro sistematico ed accurato su di una buona fetta della storia dell’arte.Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” attraverso il quale prende forma una ramificata elaborazione concettuale che lo porta ad esporre se stesso al centro della propria opera in una specie di combattimento ideale con il sistema artistico di cui si fa analitico destrutturatore.Questo concetto da allora sarà il motore del suo lavoro che prenderà le forme più varie ed articolate, da una proliferante ed ossessiva riscrittura della propria biografia sulla realtà circostante alla formulazione delle “mostre a domicilio”, libri opera che lo condurranno al centro di un circuitio mailartistico internazionale di cui fu uno dei più celebrati esponenti.Muore a Brescia nel 1990, fino all’ultimo al lavoro secondo una personale concezione del rapporto tra arte e vita di cui fu uno strenuo paladino.





Mostre personali (selezione):
1965 Galleria Apollinaire, Milano
1990 Galleria Piero Cavellini, BresciaArtestudio, Ponte Nossa (BG)
1991 Galerie Air de Paris Nice Art Box Carpi Sala EstenseMuseo Ken Damy, Brescia
1992 Espace, TorinoMuseo Ken Damy, Brescia
1993 Fondazione Mudima Milano Musei Civici di Rimini Galleria d'arte moderna Museo Ken Damy di fotografia contemporaneaChiesa del Carmine BresciaMuzeum Moderného Umenia Warholovcov
1994 Slovenska Vytarna Unia, BratislavaMuseo Ken Damy di fotografia contemporaneaComune di Sirmione, Palazzo Civico "GAC Drugstore"
1995 Comune di Pesaro Ass. alla cultura. Sala LaurianaMuseo Ken Damy di fotografia contemporanea Stamp Art Gallery S. Francisco USA
1996 Archivio Cavellini, BresciaMuseo Ken Damy
1997 Sarenco Club Art Gallery (Verona)Passage Ierimonti Milano Museo Ken Damy, Brescia
1998 Wella Italia Castiglione delle Stiviere MNMuseo Ken Damy di fotografia contemporanea BresciaExpo Arte Montichiari BS Teatro Nuovo Giovanni da Udine (UD)
1999 Municipio, Sala delle colonne, BotticinoGalleria Spaziotemporaneo, MilanoScuola Media Tovini, BresciaCavalese, Palazzo dei Congressi Museo Ken Damy di fotografia contemporanea, BresciaGalleria Peccolo, Livorno









Mostre collettive (selezione):
1948 Roma, Rassegna nazionale di arti figurative.
1990 Sala dell'Accademia del Disegno, FirenzeMuseo Ken Damy, Brescia
1991 Civica Raccolta del Disegno. Palazzo Civico. Salò BSAir de Paris a Paris
1992 Galerie Saqqarah Gstaad (CH) Galerie Montaigne Paris (F)
1993 Villa Brunati Città di Desenzano del GardaComune di Maderno Centro culturale Sincron Brescia
1994 Il mercato del pesce Sesto S. Giovanni MIPremio Vasto "Sala personale"
1995 Le Consortium Dijon (F)
1996 Ierimonti Gallery (MI)Il mercato del pesce Sesto S. Giovanni MIAAB Brescia
1997 Galleria S. Michele Brescia Ex chiesa di Santa Rita RomaTorre Gonzaghesca Rocca Spia d'Italia Solferino MN Galleria d'arte moderna di Palazzo Forti Verona
1998 Palazzo della Ragione MantovaMagazzini del sale Palazzo comunale SienaConsortium Dijon (F)
1999 Luciano Inga-Pin, MilanoAkropolis, Brescia




Visita:

Archivio Generale di Gugliemo Achille Cavellini

http://www.cavellini.org/Cavellini.org/Home.html