sabato 5 settembre 2009

ARTE CONTEMPORANEA/ Vincenzo Nucci












Ragusa, "Gli umori del paesaggio" ,
mostra di Vincenzo Nucci
allo Spazio Forni


I lavori in esposizione fino al 27 marzo del 2010


Giardino Mediterraneo, olio su tela






Giardino Mediterraneo, olio su tela














La luce della luna sul lago Arancio, olio su tela cm. 93x73












Valle del Belice, olio su tela
Dopo la bellissima mostra antologica presso l’ex Convento San Francesco di Sciacca nel 2008 e la mostra personale alla Galleria 61 di Palermo dell’anno scorso, dal 27 febbraio fino al 27 marzo lo Spazio Forni Ragusa ospita una mostra dal tema “ Gli umori del paesaggio” del maestro Vincenzo Nucci. 15 oli su tela e 10 pastelli di varie dimensioni che hanno come soggetto il paesaggio inteso come espressione di un sentiero intimo e profondo dell’artista, è sul paesaggio che egli proietta un proprio stato d’animo: i giardini, le ville barocche, le piante mediterranee e tra esse la palma che svetta nella sua fierezza come simbolo di un esile ricordo di un mondo antico. La sua pittura esprime una mediterranea e personale sensibilità; la terra siciliana, e in particolar modo quella incontaminata ed esotica dell’Agrigentino appare quanto mai ingentilita e di un fascino insolito e superbo.
E’ dal 1980 che Giuseppe Nucci dipinge paesaggi, paesaggi siciliani con la casa padronale, le mura di cinta, e oggi le palme, simbolo della favolosa Sicilia, la Sciacca araba che dal mare, con orgoglio guarda all’Africa e sogna. Enzo Nucci, non è un semplice pittore “impressionista” capace di cogliere solo le semplici sensazioni atmosferiche. L’artista saccense guarda alla natura, al paesaggio, non accontentandosi minimamente del superficiale riporto immediato delle cose percepite. Nucci fa di più, da Sciacca, guarda l’orizzonte del mediterraneo, l’Africa e il magico ed esotico Oriente e traccia immagini di palme e di orizzonti volutamente non definiti e svelati, dove la nostalgia, la liricità, diventa intensa malinconia, silenzio assorto, magica rivelazione. Le sue opere sono altamente "visionarie” e tentano di darci struggenti emozioni e nel contempo delicati e sottili memorie - come dice P. Nifosì- “ in cui le palme, i rampicanti, le buganvillee hanno preso il sopravvento, hanno riempito il vuoto di una vita che non c'è più”, e che solo Nucci e la poesia sa rivelarci.
La sua pittura, ogni volta che la guardo mi fa tornare indietro di molti anni, (40 anni circa); gli anni passati a Sciacca all’Istituto d’Arte, alla sua mostra al Circolo di Cultura con le sue grigie stanze e i suoi anemici personaggi dipinti, i contatti che l’artista aveva a Sciacca con Tono Zancanaro e Ruggero Savinio, figlio di Alberto e nipote di Giorgio De Chirico, ai bei lavori a pastello che preparava per poterli far vedere in quel tempo al grande Franco Solmi a Bologna. Mi ricorda le lacche odorose che respiravo nel laboratorio del compianto Salvatore Stassi, le sabbie informali dell’eccentrico Antonino Nacci, le opere in cartapesta di Rosario Bruno, e anche i paesaggi carichi di tristezza dipinti allora da Giuseppe Montalbano. Tanto tempo è passato, per questo, e per tante altre cose, amo ancora la sua pittura.    Giovanni Bonanno







Chi è Vincenzo Nucci?







Vincenzo Nucci è nato a Sciacca (Ag) nel 1941 e qui ha sempre lavorato. Frequenta l’Istituto d’Arte di Palermo e l’Accademia di Belle Arti di Agrigento. Insegna tecniche murali all’Istituto d’Arte di Sciacca e successivamente rinuncia a questo incarico per dedicarsi interamente alla pittura. Le sue prime personali, nel decennio fra il 1960 ed il 1970 in varie città italiane, lo vedono impegnato nei temi sociali e drammatici come la guerra del Vietnam e il terremoto del Belice. In quegli stessi anni inizia a partecipare a numerose rassegne nazionali ed internazionali. Dal 1980 la scelta di genere è sicura e definitiva: Nucci dipingerà solo paesaggi, anzi il paesaggio Siciliano, la casa padronale, le mura di cinta dove si arrampicano rigogliose bouganville fiorite di lacche rosse, le antiche rovine di Selinunte e, infine, lei, la palma, protagonista e simbolo della fascinosa Sciacca araba che egli ama. Nel 1989 è invitato alla Biennale Nazionale Città di Milano, Palazzo della Permanente. Nel 1991 conosce Philippe Daverio che lo invita ad esporre alla rassegna d’arte “Anni Ottanta in Italia” all’Ex Convento di San Francesco di Sciacca e successivamente organizza una sua personale alla galleria Daverio a Milano. Nel 1992 conosce Marco Goldin che gli organizzerà nel 1994 una mostra antologica a Palazzo Sarcinelli di Conegliano con scritti in catalogo dello stesso Goldin, di Guido Giuffrè e di Marco Vallora. A Conegliano, Palazzo Sarcinelli esporrà ancora nella rassegna “Da Fattori a Burri, Roberto Tassi e i pittori”, nella mostra “Una donazione per un nuovo museo”, e ancora nel 1998 “Elogio del pastello, da Morlotti a Guccione”. Sempre su invito di Marco Goldin, nel 1999 terrà una mostra antologica del pastello “Opere 1981-1999″, a Treviso nella Casa dei Carraresi, con testi di Marco Goldin ed Enzo Siciliano. Nel 2003-2004 la Provincia Regionale di Palermo organizza una sua mostra antologica al Loggiato San Bartolomeo, “Opere 1981-2003″, con scritto in catalogo di Aldo Gerbino. Nel 2006 è invitato da Philippe Daverio alla LVII edizione del Premio Michetti di Francavilla al Mare. Nel 2007 è presente alla mostra “Arte Italiana 1968-2007. Pittura”, curata da Vittorio Sgarbi al Palazzo Reale di Milano.

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