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martedì 14 novembre 2023

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI, PRESENTAZIONE DEL CATALOGO DELLA MOSTRA " MA CHE NE SANNO GLI ALTRI" DI ERNESTO TERLIZZI

 







GRANDE PUBBLICO IERI ALL'ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI ALLA PRESENTAZIONE DEL CATALOGO DELLA MOSTRA "MA CHE NE SANNO GLI ALTRI" DI ERNESTO TERLIZZI ALLESTITA  A GIUGNO AL MUSEO MANN A NAPOLI.

Presentazione del catalogo della mostra " MA CHE NE SANNO GLI ALTRI" , nella "Sala dedicata a  Lea Vergine" al GAN, Galleria dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, con il direttore di dell'Accademia Prof. Giuseppe Gaeta, il Direttore del Museo Mann Paolo Giulierini, Marco di Capua, Stefano de Stefano, e il direttore editoriale della Gutenberg Carmine Vitale con la  curatrice e moderatrice Federica De Rosa.


Federica De Rosa

Paolo Giulierini

L'artista Ernesto Terlizzi



La presentazione:









evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


martedì 3 ottobre 2023

Sandro Bongiani / “L’arte contemporanea, la prigione e il mercato delle vacche grasse”

 Progetto Internazionale “LiberaMente / IS CONTEMPORARY ART A PRISON?”


Sandro Bongiani Contemporary Art

International Collective of Contemporary Art

LiberaMente “IS CONTEMPORARY ART A PRISON?”

edited by Sandro Bongiani

at the Sandro Bongiani Vrspace Gallery

from Monday 2 October to Saturday 16 December 2023



Opening Monday 2 October 2023 at 6pm

HOURS: every day from 00.00 to 24.00

https://www.sandrobongianivrspace.it/

EMAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

TELEPHONE FOR INFORMATION: +39 3937380225



...  cari amici ora vi racconto la situazione dell'arte contemporanea nel mondo.



“L’arte contemporanea, la prigione e il mercato delle vacche grasse”

Presentazione  di Sandro  Bongiani,  30 settembre 2023


Riprendo il lavoro svolto in un seminario organizzato a Palermo, da Luigi Russo nel 1982, di una inchiesta “sociologica” volutamente provocatoria, una sorta di progetto partecipativo di un artista argentino Horacio Zabala che aveva inviato negli anni 70’ a duecento persone di ventitre paesi un foglio bianco con l’intestazione “Oggi l’arte è un carcere”. Una campionatura delle numerose risposte poi pubblicate in un volume nel 1982. Dal seminario i contributi di Mario Perniola, Ermanno Migliorini, Enrico Crispolti e il filosofo  Jean Baudrillard sono stati tutti concordi  nel ritenere che l’arte  può essere anche una prigione. Per l’occasione il filosofo Mario Perniola  scriveva "l'arte è un carcere, perché gli artisti sono dei carcerieri; essi tengono imprigionata la creatività che si potrebbe manifestare nella società con ricchezza di forme e di espressioni". Il carcere  per le false avanguardie è la società, il suo astratto ordine pianificato. Perché questa premessa, perché l’arte proposta dal sistema culturale   ufficiale viene pianificata da tempo in funzione di un ritorno economico sia del gallerista  che  dell’artista  e anche dal curatore di turno che preferisce essere utile al sistema accettando il ruolo di  subalterna condizione. Di fatto, l'arte "ufficiale" si adatta alle tattiche e alle mode pre-confezionate producendo oggetti  spesso sciatti che la critica asservita, cerca in tutti i modi di avvalorare, dando motivazioni di vario genere a giustificare le qualità che a volte nelle opere non c’è. Anche da queste considerazioni nasce il mio interesse a utilizzare da tempo delle “piattaforme alternative virtuali” proponendo  l’altra faccia della medaglia dell’arte; quella che a lungo viene celata rispetto i dettami imposti nel panorama del sistema dell’arte ufficiale. Proposte e  esperienze di ricerca varie che io riassumo  complessivamente come “operazioni marginali attive”.

 

“Lo stereotipo dell’arte  è l’anticamera del pregiudizio e del provvisorio”

Viviamo una situazione anestetizzata, decisamente provvisoria che non permette una riflessione  seria  della nostra precaria condizione.  La monotonia delle proposte e  l'attenzione   ansiosa e assillante verso il  mercato e il collezionismo non aiuta  molto, con personaggi assoldati a  vario titolo che  costringono l'arte  alla  dispersione e  all'inerzia  delle idee. L’atto creativo deve tornare a essere fondamentale criterio fondante dell’agire artistico e nel fare ciò occorrerà indagare la vita per restituire i fremiti e le essenze percettibili del reale, divenuta da diverso tempo materia di inutili sconfinamenti  anacronistici che non evidenziano  affatto il ruolo che deve avere la ricerca artistica votata oggi,  insistentemente  allo stereotipo e alla ripetizione del già fatto.  In queste precarie condizioni ci chiediamo se  l'arte oggi sia costretta  a condividere  la prigione oppure se può avere ancora un  auspicabile ruolo di  fattibile orientamento per il nostro provvisorio prossimo  futuro?


Che differenza c’è tra ‘prigione’ e ‘carcere?

Per attivare questo progetto internazionale di arte partecipata ci siamo chiesti quale parola utilizzare per definire questa condizione di costrizione. Che differenza c’è tra ‘prigione’ e ‘carcere’. L’arte contemporanea, secondo noi, non è un carcere ma una prigione. La parola  “carcere” deriva dal verbo latino coerceo che significa contenere ma anche domare, reprimere, frenare, costringere all’obbedienza, mentre la parola  “prigione” non è sinonimo di carcere ma di  “reclusione” progettato come spazio di  controllo, sorveglianza e  ubbidienza. La prigione, pertanto, ha una funzione meramente preventiva, rimane decisamente funzionale a “raffreddare” le passioni di contrasto, prima di ritornare a partecipare al teatro della vita. Per cui lo spazio della prigione non è delimitato da mura fisiche, l’invisibilità su cui si fonda l’apparato di controllo si estende alla realtà attraverso i sistemi di reclusione dell’artista da parte del potere e del sistema dell’arte.

 

Il  Sistema dell’arte è davvero una prigione?

Nel dibattito odierno sul Sistema dell’arte  proposto recentemente da Achille Bonito Oliva su Robinson di Repubblica emerge una visione contraddittoria  del termine “Sistema” che ABO utilizza appositamente per enfatizzare il ruolo cruciale e fondante per l’intera esistenza dell’Arte e dell’artista, celando opportunamente altri vissuti,  come per esempio, il sistema mafioso, massonico, speculativo, lobbistico, politico che la parola nasconde.  questo suo celebrato “sistema” dell’arte a noi sembra come un insieme di figure dotate di grande potere decisionale ed esecutivo, una sorta di consorteria affaristica, saldamente strutturata e motivata, per niente inclusiva di cui fanno parte i soliti Artisti, Critici, Curatori, Gallerie, Collezionisti, Musei, Fondazioni, Mass Media e Mecenati tutti uniti tra loro e partecipi  a questa mattanza del mercato e alla gestione totalitaria a circuito chiuso dell’Arte. Un sistema decisamente affaristico con una rigida casta strutturata e autoreferenziale, che sceglie e decide per noi quello che deve essere proposto o negato.  Il problema è la metamorfosi ed inversione di ruoli che ha subito negli ultimi cinquanta anni il mondo dell’Arte con la critica sostituta da rampanti “Curatori demiurghi” votati a essere  complici di un sistema corrotto che penalizza di fatto tutto ciò che è fuori da interessi personali e di gruppo. Dopo gli anni 70’ e 80’ questo fenomeno che ha inciso negativamente su tanti artisti delle ultime generazioni risulta ancora più complesso a causa di inappropriate imposizioni e privazioni, che da lungo tempo gli artisti non uniformati subiscono. Di certo questo “Sistema” consolidato dell’arte globale, rappresenta, sempre di più, l’immagine fedele della nostra precaria società che cerca ossessivamente  l’evento plateale alla ricerca del piacere e del divertimento fine a se stesso negando all’artista e all’opera  una possibile  riflessione del mondo.

Viviamo ormai in un mondo uniformato e globale in cui abbiamo perso il valore della creatività e avvalorato la provocazione “tout court” fine a se stessa. Ormai si naviga a vista in un territorio sterile irto di dubbi e d’incertezze. Arte o Flop Art? Prima o poi, bisognerà mettere a nudo la grande truffa che ci costringe a credere, in nome della contemporaneità, che tutta l’arte sia quella che oggi viene presentata e imposta dal sistema ufficiale. Il gesto provocatorio di Marcel Duchamp aveva un senso e una logica negli anni 20,  oggi viene imitato e utilizzato come atto formalistico e non più provocazione esistenziale.

Un tempo, infatti, la provocazione sconvolgeva e destabilizzava i benpensanti e i moralisti, mentre oggi, nascendo come solo pretesto ha  perso la forza distruttiva e mordente della dissacrazione per essere  docilmente assorbita e resa innocua  asetticamente come elemento  codificato fine a se stesso. Per il momento la parola d’ordine  è “Il suo valore risiede nell’idea”con “l’idea di azzerare tutte le idee” facendo affiorare l’inconsistenza del pensiero divenuto vuoto e fenomeno provvisorio del giorno. Anche in questo caso il sistema autoritario dell’arte si fa  promotore, interprete e garante del pretesto assunto a opera d’arte in quanto oggetto  svuotato a servizio del mercato ufficiale dell’arte globale. L’importanza di Duchamp sta tutta nella pratica di inscenare interferenze e attriti all’interno dell’avanguardia, assai poco giustificabili  e lecite oggi se proposte in questa nostra attuale contemporaneità da personaggi (artisti curatori e mercanti) che vogliono “addomesticare” volutamente la portata  rivoluzionaria di questo artista.

Come possiamo accettare oggi la performance della finta spiaggia “Sun & Sea” con annessi bagnanti e figuranti in  tenuta balneare con sottofondo leggere  arie di finta  operetta che si percepivano  qualche anno fa nel padiglione della Lituania alla 58a Biennale di Venezia  del 2019.  L’opera Sun & Sea (Marina) affronta con leggerezza teatrale una situazione “soft”, si rivolge ad un pubblico disponibile presentando  l’accadimento con toni ammiccanti e del tutto familiari. Decisamente una scena piacevole e ludica da Luna Park per una giornata piacevolmente spensierata da passare in modo diverso sotto il segno della finzione scenografica. Che dire poi, di una  apprezzata saltimbanca italiana da sagra  paesana “cavese” che incentra la sua pratica artistica sulla partecipazione pubblica attraverso la “spettacolarità”, coinvolgendo intere comunità sociali  in azioni performative di incontro in cui vari media come la danza, la musica, l’azione scenica e i neon si riversano per divenire accadimento e momento puramente estemporaneo e collaborativo. Ormai in arte tutto fa brodo. Di certo, l'arte è stata uccisa  ma è mantenuta ancora in vita come merce, e anche come spettacolo, con il fruitore che fa parte a pieno titolo della  messinscena, di una spettacolarizzazione globale dove esserci è importante “perché così siamo” in questo povero pianeta di nessuno. Un mondo decisamente  ribaltato al contrario in cui gli accadimenti provvisori prendono il posto  della tensione e dell’invenzioni creativa. Performance, grandi installazioni,  accadimenti multidisciplinari temporanei e teatrali a cielo aperto, tutto diventa esibizione e spettacolo. Di certo, la teatralità è una costante di tanti autori contemporanei votati al successo e alla condivisione al sistema ufficiale dell’arte. Ormai, le opere devono solo stupire se vogliono essere prese in considerazione dal sistema, che preferisce soluzioni ludiche e progetti dove  la partecipazione attiva del pubblico nel processo  estemporaneo e creativo è prioritaria.

Alle performances plateali  dei musei compiacenti vi è anche  la proposta del Van Gogh Museum di Amsterdam che propone persino un videogioco con i Pokemon. Oggi tutto è spettacolo con l’opera pensata  soprattutto come divertimento e lunapark, il suo destino è soltando stupire e divertire il fruitore che ignaro si avventura  in queste torbide acque prima di essere interamente assorbito. Si badi bene, non sto parlando del nobile teatro ma di stratagemmi  per attrarre il grande pubblico a questi eventi fine a se stessi. Che sia tutto ciò il tentativo di omologare e uniformare le coscienze in un addomesticamento collettivo e planetario? Sovraprestazioni, sovracomunicazione, sovrastimolazione, sono, secondo il filosofo coreano Byung-Chul Han, le caratteristiche del nostro presente.  La società senza dolore e  della sopravvivenza doveil corpo acquista potere là dove lo spirito si ritira”.  Un corpo fragile, ipersensibile e rinunciatario, ossessionato solo dall’idea di sopravvivere.  Da questa situazione perfino l’arte contemporanea ne viene profondamente contagiata. Gli artisti mainstream – secondo Byung-Chul Han -  come Ai Weiwei oppure Jeff Koons, sono portatori di  levigatezze specchianti”. “L’opera d’arte provoca un urto, scuote chi la contempla. La levigatezza vuole soltanto piacere, non scuotere”. Nel mondo di oggi, “dell’l’inferno dell’Ugualesiamo prigionieri della società della depressione  dalla quale è stata eliminata ogni alterità e certezza, ogni estraneità non consona ai dettami del potere culturale imperante.

Insomma, il problema sta tutto in questo cambiamento di idee e di scopi  essenzialmente  mercantili, imposto anche dal sistema globale dell’arte che ha preferito rimpiazzare il critico d’arte e assumere a proprio servizio  nuove figure come i curatori, per imporre  in modo più sicuro le proprie scelte. Ora tutto è possibile, anche  giustificare la produzione  di qualsiasi artista da imporre  accreditando, di volta in volta, un ipotetico valore estetico. È in questo passaggio e “transitabilità”, da un oggetto qualsiasi in una accondiscendente valutazione estetica, che si ha la valorizzazione di un qualsiasi oggetto-feticcio a opera d’arte. Di fatto, non esiste più la categoria dei critici d’arte come s’intendeva un tempo, ma solo  una finta e innocua azione critica da parte di molti per un fine  essenzialmente speculativo, e secondo una logica produttiva  utile al mercato. Un tempo l’arte  veniva scritta passo dopo passo, dopo altrettanti verifiche posteriori, mentre ora, secondo questi fantomatici personaggi è da consegnare già alla storia. Troppi artisti, troppo mercato, troppe mostre, troppo denaro agitano gli animi che circola  a valanga in nome dell’investimento finanziario e della speculazione. Le ultime avvisaglie riguardano l’interessamento complice da parte del sistema dell’arte della Street Art e della Cripto Art, due fenomeni recenti da imporre per ossigenare il mercato, piuttosto che  interessarsi e sostenere, come coscientemente dovrebbe essere,  artisti e visioni di lavoro che incarnino  compiutamente  l’originalità del pensiero creativo anziché la trovata occasionale e provvisoria. Diceva Duchamp, “l’artista del futuro dovrà scendere in clandestinità altrimenti sarà assorbito dal mercato”. Oggi per l’artista contemporaneo, la ricerca e la creazione sono l’unica soluzione se vuole sopravvivere a questa catastrofe imposta dal sistema ufficiale dell’arte con un atto di  cosciente resistenza al mercato e alle sue astratte leggi.


Arte, denaro e media: parlano gli artisti

L’artista Emilio Isgrò confessa che “oggi se non sei omologato non  arrivi, non ti considerano. Alcuni artisti sono altamente quotati per motivi ignoti, c’è tanta apparenza, poca ricerca e poca sostanzaIo non sono uno disposto a tutto, ritengo che il mondo abbia più bisogno di poeti perché è un uomo libero da interessi economici, l’arte  che  si faccia per comunicare è un concetto che ha messo in giro un certo tipo di mercanti a cavallo tra gli anni ’70 e ’80.  Nel recente passato è stato diffuso il mito populista che l’arte debba essere per tutti.’ Non è vero, non è per tutti. L’arte presentata e destinata al pubblico come accadimento di un evento-spettacolo, non ha destino, nasce e muore nel momento in cui accade. Il sistema ufficiale dell’arte, dopo Marcel Duchamp, prodotta dal presupposto che l’arte è da considerare “tutta contemporanea” e che tutti, di conseguenza, possono essere artisti ha preferito l’azione creativa come evento comunicativo che ammalia il pubblico sempre più spesso disponibile a condividere tali proposte. Non a caso le fiere, la visita alle Biennali, il mettersi in fila per ore prima di entrare a vedere una mostra nata da ossessivi  tam tam pubblicitari sono il chiaro indizio di un malessere di questa infelice società, che per paura della solitudine e di un possibile protagonismo, (diceva Andy Warhol, 15 minuti di successo non si negano a nessuno), desidera  essere  compartecipe di tali proposte dove è consentita la sola partecipazione e non la riflessione. Questo infame stratagemma commerciale fa parte del sistema ufficiale politico e culturale dell’arte.

La polemica del giorno nasce oggi anche e soprattutto, dalla assenza permanente della critica d’arte e anche da insensate affermazioni come quelle di Achille Bonito Oliva, A.B.O o se preferite B.O.A, che qualche mese fa ha rivolto agli artisti affermando: “voi non vendete, non siete artisti”. Un dibattito in corso tormentato fatto di attacchi, secondo le diverse fazioni,  con risposte al cianuro  che avvelenano il dibattito in corso. Per l’occasione anche Ugo la Pietra, artista di primo piano della scena italiana dal secondo novecento a oggi ci da una sua personale versione. Già nei primi anni 70’ in occasione di una manifestazione artistica a Belgrado, Bonito Oliva aveva spiegato agli “artisti” jugoslavi che pur essendo produttivi in termini di opere realizzate, di fatto non potevano essere considerati artisti, sentenziando: “L’arte è tutta quella che sta nei libri di storia dell’arte”, e “le vostre opere potranno essere definite opere d’arte solo quando verranno vendute ed entreranno nel sistema dell’arte”. L’arte, secondo lui,  per certi versi  vale s’è legata al “risultato, aggiungendo: un’opera e il suo autore in questo momento storico valgono quando hanno una funzione, e una funzione pratica; se riescono a inserirsi prontamente in un determinato contesto fatto di risultati concreti, di riconoscimenti per esempio, o comunque di comunicazione e di informazione. Un’opera si realizza e si concretizza, per così dire, solo nella sua rappresentazione comunicativa” - aggiungendo -“Difficilmente oggi un’opera che non attrae l’attenzione, che non salta all’occhio riesce a esistere”.

 



Ma cosa pensano  gli artisti partecipanti a questo progetto internazionale?



Gran parte degli artisti presenti a questo nuovo progetto sono legati da un costante dialogo e sodalizio tra loro, pensano che l’arte contemporanea sia ormai una assidua prigione imposta dal necrotico sistema dell’arte di oggi, ma risulta, comunque, anche una  significativa possibilità di ricerca  atta a  sperimentare e manifestare nuovi e possibili percorsi d’indagine in una dimensione al di fuori del sistema, anche a condizione dell’anonimato. Infatti,  secondo l’artista Marcello Diotallevi “L’arte può essere anche una prigione ma, sempre con le porte aperte”, inoltre, che “L’arte ci libera dalle prigioni della mente” essendo “una via di fuga … è evasione” di Mirta Caccaro, "Tell to truth with humor, to stay free”, (Raccontare la verità con umorismo, per rimanere liberi) di Coco Gordon, “Artisti imprigionati dal mercato dell’arte e… dal copyrigt” di Domenico Ferrara Foria,  “Now  every shit is art” (adesso ogni merda è arte) di Fabio di Ojuara, "Surveiller et punir", (sorvegliante e punitore) di Guy Bleus, "Make that visible what  others overlook" (Rendere visibile ciò che gli altri trascurano) di Horst Tress. Anche le brevi frasi aggiunte nelle opere arrivate sono significative di un malessere, come per esempio: “LiberaLaMente” di Giovanni Bonanno, “Scavalcare il sistema dell’arte” di Ilia Tufano, “L’artista è un evaso” di Mauro Molinari, “Liberamentevola”  di Silvana Leonardi, “Passione” di Maya Lopez Muro, ci raccontano  di riflessioni e convincimenti capaci di risvegliare gli animi e le coscienze per troppo tempo lungamente assopite che nascono essenzialmente da una pratica trasversale ai margini, preferendo l’invenzione e la creatività in un fluire di esperienze svincolata da un ipotetico centro in grado di declinare in nuove forme espressive.  Le opere e i materiali presenti in questa rassegna nascono giustappunto dal bisogno  di collocarsi  coscientemente oltre il confine, in un’area di ricerca “marginale attiva” intesa come il luogo privilegiato per rilevare nuove ipotesi di lavoro che nella dimensione creativa e mentale  possano proficuamente suggerire rinnovati nuovi percorsi di lavoro. Permane in tutti loro la proposta convincente di  una ricerca in un particolare campo di azione, capace di definire  nuove invenzioni  creative rispetto al  modo spesso ripetitivo e monotono proposto dal sistema globale dell’arte                                                                                                               

 

martedì 21 marzo 2023

OPEN CALL / PROGETTO INTERNAZIONALE "L’ARTE CONTEMPORANEA E’ UNA PRIGIONE?"


ITA

OPEN CALL



Invito a partecipare al progetto internazionale

L’ARTE CONTEMPORANEA E’ UNA PRIGIONE?


Doppia Mostra Collettiva Internazionale

a cura di Sandro Bongiani  Evento  condiviso presso le gallerie:

·        SANDRO BONGIANI VRSPACE

https://www.sandrobongianivrspace.it/

·        SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/




Per questo nuovo progetto internazionale abbiamo ripreso il lavoro svolto in un seminario organizzato da Luigi Russo nel 1982 a Palermo, di una inchiesta “sociologica” volutamente provocatoria. Dal seminario i contributi di Mario Perniola, Ermanno Migliorini, Enrico Crispolti e il filosofo  Jean Baudrillard in cui sono stati tutti concordi  nel ritenere che l’arte  può essere anche una prigione. Il filosofo Mario Perniola per l’occasione scriveva "l'arte è un carcere, perché gli artisti sono dei carcerieri; essi tengono imprigionata la creatività che si potrebbe manifestare nella società con ricchezza di forme e di espressioni". Il carcere per le false avanguardie è la società, il suo astratto ordine pianificato”.

Perché questa premessa e quindi questo nuovo progetto dopo quello attivato nel 1976 dall’artista argentino  Horacio Zabala, perché crediamo che la situazione dopo oltre 40 anni trascorsi è profondamente peggiorata. Oggi, l’arte proposta dal sistema culturale   ufficiale e globale viene pianificata appositamente in funzione di un ritorno economico sia del gallerista  che  dell’artista  e anche dal curatore di turno che preferisce essere utile al sistema accettando il ruolo di  subalterna condizione. Di fatto, l'arte "ufficiale" si adatta alle tattiche e alle mode pre-confezionate di tipo commerciale producendo oggetti  spesso sciatti che la critica asservita, cerca in tutti i modi di avvalorare, dando motivazioni di vario genere a giustificare le qualità che a volte nelle opere non c’è. Tutto ciò verrà puntualmente evidenziato a settembre nella presentazione a questa doppia mostra internazionale in cui chiediamo agli artisti una convinta partecipazione. Sandro Bongiani

                                                                                                                                              

                                                                               

Per questa ragione vi comunichiamo che stiamo preparando  per settembre 2023 una doppia mostra collettiva  internazionale dal titolo: 

L’ARTE CONTEMPORANEA E’ UNA PRIGIONE?

Se hai desiderio di partecipare a questo evento sei pregato di darci conferma con  e-mail  a: bongianimuseum@gmail.com

Per questo invito viene allegata la card con la foto di una prigione In cui  intervenire liberamente e inviare entro la scadenza  solo per via postale.

Per  sicurezza, per evitare che le immagini  spedite per posta vanno smarrite è preferibile che vengano inviate in formato file JPG) a:  bongianimuseum@gmail.com

Spedire i lavori per via postale possibilmente realizzati in formato verticale come la card allegata o in formato max A4 (cm. 29,7×21),  indicando in modo chiaro sul retro di ogni opera il nome dell’autore, il formato, l’anno di esecuzione, la città, il paese di provenienza dell’opera e la rispettiva e-mail personale a: 

Giovanni Bonanno /  Bongiani Art Museum

Via S. Calenda, 105/D  84126  SALERNO (Italy).

(scadenza per ricevimento dei lavori: 30 luglio 2023)

 


Card invito

Tutte le opere arrivate per posta non verranno restituite, saranno archiviate in modo permanente nella sala 18 della Collezione Bongiani Art Museum  e  faranno parte permanentemente della  Collezione Bongiani di Salerno per eventuali altri eventi da realizzare.  A settembre del 2023 tutte le opere arrivate entro il 30 luglio 2023 saranno presentate  ufficialmente in una doppia mostra collettiva internazionale condivisa  presso la Galleria Sandro Bongiani Vrspace e la Ophen Virtual Art Gallery di Salerno (Italy). Inoltre, dopo la mostra verra’ pubblicato un catalogo digitale su ISSUU edito da Sandro Bongiani Arte Contemporanea con tutte le opere presenti in mostra.

Si precisa che le opere arrivate oltre il 30 luglio 2023 non potranno per ovvii motivi di tempo essere presenti nelle due mostre ma verranno comunque archiviate ugualmente e inserite nella sala 18 del Bongiani Art Museum a documentare l’avvenuta partecipazione a questo progetto internazionale.

Per ulteriori chiarimenti puoi telefonarmi al mio numero di cellulare: 3937380225. Spero di ricevere le opere entro il giorno 30 luglio affinché si possa preparare al meglio la mostra  condivisa e interattiva  in due gallerie per i primi giorni di settembre 2023.

 

Le opere arrivate  saranno presentate nella sala 18 L’arte è un carcere? della Collezione Bongiani Art Museum  

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=63

In attesa, Sandro Bongiani Arte Contemporanea

 

COLLEZIONE BONGIANI ART MUSEUM

©– Collezione Bongiani Art Museum di Salerno – Italy

E-Mail:  bongianimuseum@gmail.com


Per poter partecipare scaricare questa base di lavoro

da utilizzare  e rispedire per posta


Matrice base del progetto in cui stampare e intervenire liberamente.

http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/11002805654?profile=original



 ENG

OPEN CALL

Invitation to participate in the international project

“IS CONTEMPORARY ART A PRISON?”

Double International Collective Exhibition

curated by Sandro Bongiani Shared event at the galleries:

• SANDRO BONGIANI VRSPACE

https://www.sandrobongianivrspace.it/

• OPHEN VIRTUAL ART GALLERY SPACE

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/


 

For this new international project we have taken up the work carried out in a seminar organized by Luigi Russo in 1982 in Palermo, of a deliberately provocative "sociological" investigation. From the seminar the contributions of Mario Perniola, Ermanno Migliorini, Enrico Crispolti and the philosopher Jean Baudrillard in which they all agreed in the belief that art can also be a prison. For the occasion, the philosopher Mario Perniola wrote "art is a prison, because artists are jailers; they keep creativity imprisoned, which could be manifested in society with a wealth of forms and expressions". The prison for the false avant-gardes is society, its abstract planned order”.

Why this premise and therefore this new project after the one activated in 1976 by the Argentine artist Horacio Zabala, because we believe that the situation after more than 40 years has worsened profoundly. Today, the art proposed by the official and global cultural system is specifically planned according to an economic return for both the gallery owner and the artist and also by the curator on duty who prefers to be useful to the system by accepting the role of subordinate condition. In fact, "official" art adapts to pre-packaged commercial tactics and fashions by producing often sloppy objects that enslaved critics try in every way to validate, giving reasons of various kinds to justify the qualities that sometimes in the works there is not. All of this will be punctually highlighted in September in the presentation of this double international exhibition in which we ask the artists for a convinced participation. Sandro Bongiani

For this reason we inform you that we are preparing a double international collective exhibition for September 2023 by title:  "IS CONTEMPORARY ART A PRISON?", If you wish to participate in this event, please give us confirmation by e-mail to: bongianimuseum@ gmail. com

For this invitation, a card is attached with a photo of a prison in which to participate freely and to be sent by post only by the deadline.

For safety, to prevent the images sent by mail from being lost, it is preferable that they are sent in JPG file format) to: bongianimuseum@gmail.com

Send the works by post, possibly made in vertical format such as the attached card or in max A4 format (cm. 29.7×21), clearly indicating on the back of each work the name of the author, the format, the year of execution, the city, the country of origin of the work and the respective personal e-mail address to:

 

Giovanni Bonanno / Bongiani Art Museum

Via S. Calenda, 105/D 84126 SALERNO (Italy).

(deadline for receipt of works: 30 July 2023)

 

All works arriving by post will not be returned, they will be permanently archived in room 18 of the Bongiani Art Museum Collection and will be permanently part of the Bongiani Collection in Salerno for any other events to be held. In September 2023 all the works arriving by 30 July 2023 will be officially presented in a double international collective exhibition shared at the Sandro Bongiani Vrspace Gallery and the Ophen Virtual Art Gallery in Salerno (Italy). Furthermore, after the exhibition a digital catalog will be published on ISSUU edited by Sandro Bongiani Arte Contemporanea with all the works present in the exhibition.

It should be noted that the works arriving after 30 July 2023 will not be able to be present in the two exhibitions for obvious reasons of time but will in any case be archived and placed in room 18 of the Bongiani Art Museum to document the participation in this international project.

For further information, you can call me on my mobile number: 3937380225. I hope to receive the works by 30 July so that I can better prepare the shared and interactive exhibition in two galleries for the first days of September 2023.

 

The works that have arrived will be presented in room 18 Is art a prison? from the Bongiani Art Museum Collection

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=63

Waiting, Sandro Bongiani Contemporary Art

 

BONGIANI ART MUSEUM COLLECTION

©– Collection Bongiani Art Museum of Salerno – Italy

Email: bongianimuseum@gmail.com

 

In order to participate download this work base to use and return by mail

Basic matrix of the project in which to print and intervene freely.

http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/11002805654?profile=original