martedì 14 novembre 2023
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI, PRESENTAZIONE DEL CATALOGO DELLA MOSTRA " MA CHE NE SANNO GLI ALTRI" DI ERNESTO TERLIZZI
sabato 11 novembre 2023
Accademia di Belle Arti di Napoli / Presentazione del catalogo "ma che ne sanno gli altri" di Ernesto Terlizzi
Ernesto Terlizzi al Mann di Napoli
Quello dell’emigrazione e dei profughi del Mediterraneo su cui l’artista salernitano ha rivolto da diverso tempo l’attenzione rimane un dramma sempre più complesso e difficile da risolvere nell’immediato prossimo, con ripetuti e infiniti traghettamenti di vecchie carrette arrugginite e di notturni al nero di luna dentro le oscure ali della speranza, di linee d’ombra e di teste nascoste dall’onda a scrutare un possibile approdo. Che ne sanno gli altri dei sogni negati che spesso sì infrangono alla deriva prima di sparire sotto una coltre di gelide onde di acqua di mare? Il Mediterraneo è stanco di corpi muti lasciati ad asciugare in superficie, di sogni sommersi che celano troppe ferite non più rimarginate, di attraversamenti fugaci che lasciano tracce di speranze impedite dal nostro tragico esistere. Un colloquio sottile e fluido tra ciò che è e ciò che è stato, tra storia e contemporaneità. Una rappresentazione decisamente evocativa e altamente emozionale che nasce da un bisogno impellente di indagare i luoghi oscuri e inascoltati della mente con un linguaggio volutamente minimale, innestando lacerti e fantasmi di apparizioni e dissolvenze, frammenti concreti materici e nel contempo anche una sottile leggerezza in un apparire in bilico tra un teso e inquieto equilibrio. Un continuo e incessante farsi e disfarsi di presenze tra ordine e caos alla ricerca di conciliare le contraddizioni in una e più definita rappresentazione. Una sorta di interminabile e continuo affioramento e sprofondamento delle immagini tra i meandri oscuri del presente interrogandosi sul cammino di ognuno di noi e fors’anche per farci riflettere meglio sul nostro precario e provvisorio destino. Sandro Bongiani
Cenni Biografici di Ernesto Terlizzi
Ernesto Terlizzi nasce ad Angri (Sa), il 22 novembre 1949. Dopo gli studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, intorno al 1965 si accosta alle proposte post-informali ed oggettuali che allora animavano il dibattito artistico partenopeo di alcuni maestri napoletani come Di Ruggiero, Pisani, De Stefano e Spinosa. Questa esperienza didattica è un momento significativo nella formazione del giovane Terlizzi che risente degli influssi di tali insegnamenti pur senza improntarsene di un preciso riferimento espressivo. Nel 1970, in Lucania, questa iniziale indagine informale si arresta bruscamente con il manifestarsi appieno di un intimo sentire con la terra madre e la natura, a favore di una indagine organica del segno grafico. Nascono in questo decennio, una lunga serie di iconografie antropomorfe di chiara denuncia sociale (mani, bulbi, ovuli, ed involucri umani), cariche di valenze surreali in cui “natura e uomo” si fondono in una particolare visione organica infittita di rimandi e allusioni. Opere queste esposte a vari edizioni del Premio Michetti di quegli anni e nelle personali di Firenze (Galleria Inquadrature, 1979); Napoli (Galleria San Carlo, 1980); Bergamo (Galleria Fumagalli, 1981); Venezia Mestre (Galleria Plus Art, 1984).Nel corso degli anni ’80, l’indagine segnica in bianco e nero, gradualmente lascia il posto a un ritorno alla materia cromatica e una pratica informale, ora distribuita e filtrata mediante una griglia geometrica che da adesso in poi, diventerà una precisa connettività nella ricerca di Terlizzi. E’ soprattutto nelle opere di fine anni ottanta che emerge una forte carica cromatica con i diversi impasti di materie dense e sensuali: sono acrilici, gessi, carte vetrate e veline, catrami e pastelli, a costruire materie di “paesaggi dell’anima”, in un suggestivo viaggio nelle apparenze della natura. Nascono così opere come “Pulsioni” (1988); “Materia con sacco e oro” (1988); “Notturno” (1988) esposte prima a Perugia (Galleria Materiali Immagini, 1988) e poi nella personale napoletana presso l’Istituto Francese “Le Grenoble” (1989). Il decennio successivo, poi, vede la ricerca polimaterica farsi sempre più variegata e convincente, grazie ad un rigoroso controllo cromatico che favorisce sempre più la percezione tattile e materica: in questo periodo più che la vivacità dei colori l’artista preferisce una sorta di azzeramento, un uso minimalista dei nuovi materiali utilizzati: sacchi, bende e garze, gessi e tessuti su cui l’artista cola segni sottili e densi come libera introspezione dell’inconscio. Nascono in questo periodo le grandi tele di juta esposte nella personale a Macerata (Pinacoteca e Musei Comunali, 1990) e la serie dei bianchi gessati; opere di grande rarefazioni e trasparenze luminose esposte nella mostra di gruppo Sudart a Salerno (Galleria Paola Verrengia, 1995). Negli anni a cavallo tra il’90 e il 2000 la ricerca polimaterica si fa sempre più attenta e insistente al dettato plastico con l’inserimento conseguente di altre materie come il legno e la pietra. Queste nuovi materiali, legati alle origini e al vissuto dell’uomo, conferiscono alle opere di questo periodo un fascino misterioso sempre in bilico a metà tra pittura e bassorilievo, convogliando forti rimandi e ascendente evocative e ancestrali. In questo periodo l’artista realizza opere come “Corteccia” (2001); “La porta del tempo” (2001); “Buio e luce (2005); “Delle ali irruppero” (2005) esposte nella personale presso il Convento dei Frati FRAC di Baronissi (2006). Questa ultima e convincente fase di ricerca continua ad essere presente ancora nel suo lavoro tra fisicità della materia oggettiva e la presenza immateriale del segno grafico in una sorta di sofferta e intima contaminazione di idee e di materiali. E’ proprio il disegno il protagonista recuperato nella sua intimità e essenzialità minimale delle sue ultime personali a Roma, Ferrara e Milano. In quella romana tenuta presso la storica Galleria Consorti di Via Margutta, è caratterizzata da queste nuove atmosfere polimateriche cariche di un struggente malessere esistenziale. A Ferrara i suoi lavori dal titolo “Derive” vengono ospitati dalla Galleria del Carbone nel centro storico della città Estense. Da questo momento il lavoro di Ernesto Terlizzi comincia a interessarsi al problema dell’immigrazione clandestina con i continui e drammatici attraversamenti nelle acque del Mediterraneo, indagine, questa, che si è fatta sempre più assidua e incalzante nelle opere esposte nel 2014 a Milano presso lo Spazio Tadini e recentemente nella mostra d’arte contemporanea “Artlante Vesuviano” alla Tekla di Sarno e poi nel 2023 nella grande mostra personale al Museo Archeologico di Napoli presentato dal magnifico Direttore del Mann Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale) e dal curatore storico Marco Di Capua. (Biografia aggiornata da Sandro Bongiani)
evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno
giovedì 8 giugno 2023
Personale di Ernesto Terlizzi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli / Ma che ne sanno gli altri
ERNESTO TERLIZZI
a cura di Marco Di Capua
opening - giovedì 8 giugno 2023 - ore 17.00
8 giugno
- 18 settembre 2023
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Sale della Farnesina
All’inaugurazione della mostra, che oltre al Matronato del Museo Madre di Napoli, Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee, gode anche del Patrocinio della Fondazione Filiberto e Bianca Menna insieme alla Casa Museo Spazio Tadini di Milano, saranno presenti: Paolo Giulierini, Direttore del Museo MANN; Linda Irace, Presidente Associazione Culturale TempoLibero Napoli; Renato Lori, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli ed il curatore della mostra Marco di Capua, Storico dell’Arte.
In mostra un corpo di 20 opere di diverso formato tutte tecniche miste realizzate su carta thailandese kozo martellata ed intelaiate su cui l’artista segna, incolla e strappa carte e cartoni per costruire e raccontare, tra cielo e mare, luoghi e forme profughe attraverso l’inconfondibile segno a china del suo rigoroso bianco e nero. Con questa mostra Terlizzi infatti, chiude questo ciclo di opere dedicato ai profughi e il Mediterraneo iniziato proprio dieci anni fa con la personale di Milano “Apologia della superfice” a Spazio Tadini e poi ancora a Ferrara, Galleria del Carbone con la mostra“Derive” e infine quella di Roma a “StudioS” di Carmine Siniscalco.
Un dramma questo epocale, di grande attualità ormai incontenibile e molto complesso da affrontare, su cui l’autore dal 2013 pone continuamente il suo sguardo d’artista. E oggi per questa mostra, lo fa innestando al centro di queste sue carte pregiate l’inconfondibile icona di un puttino alato della pittura pompeiana, come in una sorta di omaggio alla pittura di questo straordinario luogo di memoria e al Museo Napoletano che da tempo l’accoglie e la conserva.
Nel testo di presentazione alla mostra lo storico dell’Arte Marco di Capua cosi scrive... “Ancora una volta Ernesto Terlizzi riesce a sintonizzare la propria mente e il proprio liberissimo gesto sulle onde di frequenza di temi attualmente cruciali accogliendo simultaneamente il richiamo di un luogo illustre, apparentemente immune a ogni turba- mento. Proprio in tal modo egli riesce a innestare e fondere i frammenti e le schegge di un presente drammatico in uno spazio/tempo remoto, immemoriale. Le sue bellissime classicheggianti carte in bianco e nero, nel loro incessante farsi e disfarsi di strutture aperte quasi che certe virtù tanto raccomandate da Italo Calvino, come la molteplicità, l’esattezza, la leggerezza stiano ancora dicendo la loro sembrano sempre generarsi da un invito al decollo verso un fly/zone dove scorrono e si addensano vortici di memorie lacerate, segni fantasmi d’immagini”.
La mostra sarà visitabile fino al 18 settembre dove in seguito sarà pubblicato anche il relativo catalogo che, oltre ai testi del Direttore del Museo MANN e del curatore conterrà anche diverse testimonianze di critici ed intellettuali sulle opere in mostra. Catalogo che sarà presentato in seguito sia a Napoli che a “Spazio Tadini” di Milano Partner di questa mostra.
“Arie di mare”
(Poema visuale di Giovanni. Bonanno
dedicato a Ernesto Terlizzi)
(9 aprile 2015)
Ma che ne sanno gli altri,
traghettamenti continui di vecchie
carrette arrugginite,
notturni al nero di luna dentro le oscure ali della speranza,
di linee d’ombra e di teste nascoste dall’onda a scrutare il mare.
L’aria trabocca di occhi e di sogni
in attesa di prendere il largo a cercare fortuna,
stanno stipati come sardine salate
dentro angusti contenitori di latta di Sciacca.
Non si accorgono che vanno giù alla
deriva.
Rovesciamenti possibili a mare aperto,
si
agitano e si arrampicano
sull’acqua prima di svanire all’orizzonte
sospinti da un vento nauseante che ormai odora di niente.
Il buio della
notte nasconde presenze, sospiri e tenaci lamenti,
che al mattino si tramutano in gelidi corpi a pelo d’acqua.
Affiorano lievi in superficie,
s’infrangono al primo scoglio di mare che
trovano
e sembrano prendere il sole prima di scomparire
ancora.
Esseri sospesi e attenti a fissare il cielo,
ora si riposano sotto una coltre di gelide onde di acqua di mare.
Il Mediterraneo è ormai stanco di corpi muti lasciati ad asciugare in superficie,
di sogni sommersi che celano troppe ferite non più rimarginate,
di attraversamenti fugaci che lasciano tracce di speranze impedite.
dal nostro stupido orgoglio e tragico esistere.
© Giovanni Bonanno