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domenica 10 dicembre 2023

Antonio Baglivo, Lo specchio ibrido. Palazzo Fruscione, 1973 - 2023 - Salerno

 

      ANTONIO BAGLIVO       

LO SPECCHIO  IBRIDO   

materiali d’archivio 1973/2023

a cura di VITO PINTO

PALAZZO FRUSCIONE – SALERNO        

dal 18 novembre al 17 dicembre 2023



Antonio Baglivo, Palazzo Fruscione, Salerno 2023

La mostra antologica di Antonio Baglivo comprende lavori ed esperienze raccolte a testimoniare cinquanta anni di presenza attiva nell’ambito dell’arte nazionale (1973/2023). Una selezione di circa cento opere tra pitture, sculture, tecniche miste, calcografie e libri d’artista scelti e ordinati per cicli di lavoro, a partire dalle esperienze concettuali dai primi anni settanta ad oggi. Un percorso articolato in varie fasi, in continua evoluzione e trasformazione sia rispetto agli assunti teorici, sia rispetto alle varie tecniche e i diversi materiali utilizzati. La mostra, articolata in più “stanze” ospiterà opere scelte a partire dal ciclo dedicato ad “Atlantide” come metafora della coscienza, per approdare poi alle sculture in legno de “Il deserto prossimo” realizzate a cavallo tra gli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta, che hanno dato l’avvio alle infinite riflessioni intorno alla poetica della metamorfosi. Esperienza che si è concretizzata poi con il ciclo di lavori “Carte nere per Ovidio Nasone”, della fine degli anni Ottanta. Un capitolo a sé è rappresentato dalla ricerca, non ancora esaurita, sulle possibilità espressive della calcografia a rilievo. Tecnica utilizzata per molti dei passaggi successivi tra cui: “Katakatascia” (1992/97), “Notturni tursitani” del 2000 e “Teca Mundi” del 2003. Particolarmente ricco e Interessante il lavoro intorno ai libri d’artista e i libri-oggetto che Baglivo ha curato, sia come unico autore, sia in tandem con poeti e scrittori italiani di particolare levatura culturale, tra cui: Maria Luisa Spaziani, Antonio Porta, Idolina Landolfi, Luigi Giordano, Mario Lunetta, Rubina Giorgi e tanti altri. Un lavoro intenso e qualificato che nel tempo lo ha portato ed esporre in prestigiosi spazi pubblici italiani tra cui la “Biblioteca Alessandrina” dell’Università “La Sapienza” di Roma, Il “Museo Irpino” di Avellino, la “Biblioteca Nazionale” di Napoli, la “Biblioteca Centrale” di Firenze, la “Pinacoteca Provinciale” di Salerno. Uno spazio rilevante della mostra sarà poi dedicato al ciclo di lavori “Crisalidi/Chimere” in cui la sperimentazione sui materiali raggiunge alti livelli di espressività e di capacità comunicativa. Particolarmente ricca la selezione di opere su carta relative agli ultimi venti anni in cui trovano ampio spazio, tra l’altro, alcuni cicli di lavoro non ancora esauriti, esperienze diaristiche e al contempo autobiografiche che affrontano, a volte con leggerezza, delicate problematiche dell’esistenza: “Lo specchio ibrido”, “Nostoi”, “Carte dall’esilio”, “Anima Prima”, “Enigma”. Della sua storia hanno scritto e testimoniato molte personalità della cultura e dell’arte, tra questi: Franco Solmi, Giorgio Celli, Luciano Marziano, Gerardo Pedicini Mauro Giancaspro e tanti altri. 


Nell’ambito delle più recenti esperienze figurative, l’opera artistica di Antonio Baglivo si pone come originale e personalissima sintesi di tradizione naturalistica e nuove istanze psicologico-culturali. Il giovane artista è venuto da alcuni anni evolvendo una poetica irriducibile, se no  per analogia, ai termini noti del linguaggio della critica, ed esulante dai veri e propri movimenti delle ultime avanguardie. La sua  indagine naturalistica, condotta parallelamente in pittura e in scultura astrae, infatti, da ogni scientifismo per abilitarsi in un’atmosfera di gnoseologia surreale. Mediante un procedimento reificante, il pittore isola sulla tela elementi naturali, animali e vegetali, o solo frammenti di essi, come protagonisti assoluti di un  “De Rerum Natura” denudato della sua assoluta necessità di essere e nella sua autarchica presenza.  Al di là della sua  funzionalità  ed utilità, l’oggetto si impone all’occhio dell’artista come entità materica in divenire;  s’accampa sulla tela con il dinamismo dei volumi, con la violenza dei cromatismi, con le pulsioni discoperte o segrete delle sue fibrille, microcosmo di atomi e molecole invano dall’uomo ignorato,  asservito, ridotto a fossile e fissato nella inverosimile immobilità della farfalla trafitta da uno spillo, ed altrettanto veri si stagliano quei paesaggi metafisici in cui il prato o l’albero,  veristicamente scandagliati dal pennello del pittore, si trasfigurano nella lontananza e nel silenzio della psiche individuale. In questo senso l’opera di Baglivo riqualifica l’arte come creazione e scoperta, nonché esorcizzazione della morte nel tempo che tutto ingabbia nelle incrostazioni del calcare, allo stesso modo della conchiglia fossile di alcuni suoi gruppi scultorei.     Laura Di Pierro, 1984




Biografia


Antonio Baglivo, nato a Casal Velino nel 1951, vive e lavora a Bellizzi (SA).

Nel 1977 ha fondato, a Salerno,  il Centro di Documentazione Arte Contemporanea LABORATORIO DADODUE; uno spazio alternativo aperto, particolarmente attento alla promozione delle componenti culturali del territorio, che ha diretto fino al 1992.Nel 1986/87 ha preso parte alle attività del Centro Internazionale Multimedia e nello stesso anno ha promosso e coordinato la mostra internazionale Atlantide e il meeting nazionale La pietra dell’acqua. Ha inoltre collaborato alla realizzazione del Progetto Internazionale sulla Pace in Ascoli Piceno. Nel 1988/89 ha coordinato la mostra di libri d’artista In Forma di Libro e la rassegna di arte contemporanea Colloqui con l’Angelo allestite nel castello dei Cavalieri di Malta a Valva. È inoltre, l’organizzatore della rassegna Acquetinte e del progetto internazionale Dadodautore Work in progress.

                                                                 

Nel 1999 per il complesso cimiteriale del comune di Baronissi ha realizzato il monumento in ferro La porta del cielo e nel 2002, nell’ambito delle attività di EXPOSCUOLA (Salerno) ha progettato i monumenti in ferro Lo sguardo dell’Angelo e l’istallazione permanente Il guardiano dell’acqua rispettivamente collocati a Valle dell’Angelo (SA) e a Montoro Inferiore (AV).

Dal 1998 al 2000 ha promosso e coordinato le attività del Museo Polivalente di Perito.

Ideatore della collana di libri in tiratura limitata IBRIDILIBRI ha pubblicato cartelle e plaquette, in tandem, con importanti poeti e scrittori italiani contemporanei tra i quali: Idolina Landolfi, Luigi Giordano, Maria Luisa Spaziani, Elio Filippo Accrocca, Bianca Maria Frabotta, Antonio Porta, Marcello Napoli, Paolo Aita, Giorgio Bàrberi Squarotti, Paolo Ruffilli, Gerardo Malangone, Alessandro Carandente, Gian Battista Nazzaro, Biagio Fioretti, Franco Gordano, Cristina Tafuri, Cesare Ruffato, Riccardo Avallone, Franco Dionesalvi, Rino Mele, Mario Lunetta, Antonio Spagnuolo, Ugo Piscopo, Vito Pinto, Francesco D’Episcopo, Tommaso Ottonieri, Rubina Giorgi, Elio Pecora, Lamberto Pignotti, Raffaele Della Fera, Maria Teresa Schiavino, Barbara Cangiano, Arturo Schwarz.                        

Nel 1977 per le edizioni Artecnica Production ha pubblicato l’operalibro Katakatascia (ristampata in una nuova versione nel 2000 a cura del Gal Cadispa di S. Mauro Cilento con il sottotitolo Album di famiglia; note a margine. Nel 2000 per le edizioni Gutenberg ha pubblicato il libro-saggio Santini- atlante di iconografia devozionale del salernitano. Nel 2003, in collaborazione con Paolo Romano ha realizzato il libro Otto atti di una genesi-Teca Mundi, Ed. Bimed e per la stessa casa editrice, nel 2007 ha pubblicato l’operalibro Guyot- sotto il pelo dell’acqua. Nel 2009 per le edizioni Kreis ha pubblicato il romanzo Autoritratto di anonimo.  Per la collana IBRIDILIBRI, nel 2017 ha realizzato l’operalibro Lo specchio ibrido e il corpo evaporato seguito poi nel 2021 dall’ibridofumetto NOSTOI l’antiulisse.

In qualità di coordinatore unico dell’archivio di libri d’artista IBRIDIFOGLI, con il prezioso aiuto di Vito Pinto, ha curato mostre e cataloghi tra cui è utile ricordare: Libroteca Ibridifogli ospitata nella Pinacoteca Provinciale di Salerno nel 2014 e sempre nella Pinacoteca Provinciale, nell’ambito delle iniziative di Salerno Letteratura 2015, la mostra di libri d’artista La pagina e l’azzardo. Ha curato poi la rassegna IIbridi & Simili allestita nella Biblioteca Provinciale nel 2015; Dadodu&comateriali d’archivio 1977/2017, esposti  nell’Archivio di Stato di Salerno nel 2017; Narrato con figure ospitata nei locali della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, nel 2019; Hibrid & Zine nuovamente per l’Archivio di Stato di Salerno, nel 2021; Fila & Strocca l’editoria d’autore per l’infanzia ancora una volta ospitata nei locali dell’Archivio di Stato di Salerno. 


Tra le mostre personali recenti segnaliamo:

Notturni tursitani, Villa Guariglia, Vietri sul Mare 2000; Teca Mundi. Mostra antologica di grafica e libri d’artista, Tempio di Pomona, Salerno 2003; Ibridilibri, Biblioteca Alessandrina, Università La Sapienza, Roma 2004; Crisalidi-Chimere, Palazzo S. Agostino, Salerno 2009; Ibridilibri, Museo Provinciale Irpino, Avellino 2009; La forma del libro, Biblioteca Nazionale, Palazzo Reale, Napoli 2010; La coda di Narciso, Biblioteca Vallicelliana, Roma 2010; Ibridilibri, Museo comunale di Praia a Mare, 2018; Carte dall’esilio, Archivio di Stato di Salerno, 2018 

Del suo lavoro si sono interessati tra gli altri: Andrea Iovino, Giancarlo Cavallo, Ennio Di Pierro, Laura Di Pierro, Gerardo Pedicini, Franco Solmi, Giorgio Celli, Vitaliano Corbi, Enzo Di Grazia, Luciano Marziano, Angelo Calabrese, Tonino Sicoli, Nicola Scontrino, Giuseppe Siano, Massimo Bignardi, Paolo Romano, Marco Amendolara, Marcello Napoli. Giuseppe Ianni, Gerardo Malangone, Mario Maiorino, Maria Rosaria Voccia, Paolo Aita, Vito Pinto, Francesco D’Episcopo, Simonetta Lux, Teodolinda Coltellaro, Rino Mele, Alessandro Carandente, Alfonso Malinconico, Mario Lunetta, Antonello Tolve, Mauro Giancaspro, Alfonso Di Muro, Cristina Tafuri, Gabriella Taddeo, Marcello Carlino, Lamberto Pignotti, Luigi Paglia, Olga Chieffi, Angelo D’Amato, Tiziana Tricarico, Rossella Nicolò, Rosario Pinto.


Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

 




venerdì 17 novembre 2023

Sandro Bongiani / La Cappella gotica di San Ludovico dell'Archivio di Stato di Salerno

 

La Cappella di San Ludovico al piano terra dell'Archivio di Stato.

La Cappella di San Ludovico dell’Archivio di Stato di Salerno, solo recentemente  restaurata e aperta al pubblico, ha restituito alla città un frammento del proprio passato, gettando nuova luce sul patrimonio artistico della Salerno angioina.

 


Al pianterreno dell'Archivio di Stato di Salerno, al livello stradale e con proprio autonomo accesso, si trova la cappella cosiddetta di San Ludovico,  prende il nome dall'affresco venuto alla luce nel 2009, in seguito ai lavori per il restauro dell'ambiente fino ad allora usato come deposito. Si tratta di una cappella  con volte a crociera e arcate ogivali che ne determinano l’impronta gotica e con  interessanti  affreschi del cielo stellato sulle volte a crociera. risalenti al XIII secolo. La presenza di un arco appuntito, il cosiddetto "fornices spiculi" di matrice araba, definisce l’assetto originario di tutto il monumento, lo stesso arco presenta un sottarco ascrivibile al XIII secolo. L’ambiente riflette chiaramente le caratteristiche di un luogo dedito alla devozione privata; a partire dal Trecento, infatti, era consuetudine delle famiglie nobili di farsi costruire degli oratori dove riunirsi in preghiera e dove ospitare le tombe di famiglia.

  
La chiesetta ha origine sostanzialmente nell’XI secolo. Inglobata all’interno di un vasto complesso edilizio privato appartenuto nel XIV secolo alla nobile famiglia Della Porta che, macchiatasi del reato di ribellione, vide i propri beni confiscati da Roberto San Severino, principe di Salerno, l’area venne in seguito acquistata dalla famiglia Guarna, come testimonia un rogito notarile del 1466. Una navata unica, volte a crociera con un arco di fattura tipicamente gotica e con l’affresco che raffigura San Ludovico d’Angiò, che rinuncia al trono (il padre era Carlo II lo zoppo), per entrare nell’ordine francescano e, dopo essere divenuto vescovo, ammalatosi di tisi, morì nell’agosto del 1297 a Brignoles a soli ventitré anni, Il 7 aprile del 1317, papa Giovanni XXII lo canonizzò San Ludovico e il culto si diffuse particolarmente nell’Italia meridionale dove gli furono dedicate diverse Chiese e cappelle pubbliche e private.  


Non si conosce ancora l’artista autore dell’opera pittorica, forse di provenienza locale che con semplicità e priva di espressione e di volumetria,, rappresenta il santo in modo simbolico riagganciandosi alla tradizione gotica.   Particolare attenzione l’anonimo artista dedica al colore, che appare caratteristica di ascendenza senese con la pittura di Simone Martini, attivo in quel tempo a Napoli come ben dimostra la Pala raffigurante San Ludovico che incorona re Roberto D’Angiò commissionata dallo stesso Roberto e conservata nel Museo di Capodimonte.

 




e poi, oggi restaurata con finanziamenti afferenti il POC Campania 2014 – 2020, che lo trasformano come spazio aperto  destinato a eventi di spessore  del contemporaneo,  in “Casa della Fotografia e dell’Arte Contemporanea”, in una stimolante osmosi fra lo sfondo antico delle sue strutture architettoniche e una visionaria modernità nei contenuti grazie anche  all'attività e al contributo stimolante della presente direttrice Fortunata Manzi.







La Cappella di San Ludovico a Salerno









Cappella di San Ludovico

piazza Abate Conforti 10,
84121 Salerno

Direttrice Fortunata Manzi
tel:+39 089 225044 (Archivio di Stato)

mailto:as-sa@beniculturali.it

• as-sa@beniculturali.it


Visit

• http://www.archivi.beniculturali.it/

• https://www.cultura.gov.it/



Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art
SANDRO  BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA


martedì 15 novembre 2022

A Fabriano i graffi su carta di PAOLO GUBINELLI

 

 


 Mostra personale di PAOLO GUBINELLI

“GRAFFI SU CARTA” 

con Testi critici di Claudio Strinati



 Graffi su carta, colore spray, cm. 70x84, 2022

 

 Dal 3 novembre 2022 al 31 gennaio 2023

Inaugurazione: giovedì 3 novembre 2022, ore 16,00

                 presso il Polo Museale Zona Conce della  

             Carifac’Arte  Fabriano (AN) via Le Conce 76, 60044 Fabriano (AN)


 

Telefono: 328 103 0132 ; www.zonaconce.it

 

Carifac Arte Srl unipersonale - 60044 Fabriano (AN) Via Le Conce, 76 - P. Iva 02793710423


   Con il patrocinio di

CARIFAC'ARTE, FONDAZIONE CR FABRIANO E CUPRAMONTANA, COMUNE DI SASSOFERRATO

 


Fabriano, ottobre 2022

Ho avuto il piacere di conoscere il maestro Paolo Gubinelli di recente e ne ho  ammirato subito la personalità e il senso della vita che traspaiono dalle sue parole e dal suo modo di intendere l’arte. Appassionato della carta quale supporto della sua espressione artistica, ha accettato l’invito di venire a conoscerci a Fabriano, in Zona Conce, il polo museale della Fondazione Carifac, trovandosi immediatamente a suo agio tra le opere delle esposizioni permanenti Mannucci-Ruggeri e la cartiera laboratorio, dove facciamo sperimentazione con gli artisti che cercano nuove basi per le loro opere. Il maestro Gubinelli ha subito rivolto la sua attenzione non solo ai fogli di carta, ma anche alla materia prima con cui si produce la carta: i fogli di cotone puro e bianchissimo che rispondono meravigliosamente alle sue incisioni e ai suoi graffi e prendono il colore con estrema facilità. Più difficili da maneggiare, ma più risaltanti alla luce. Innamorato della materia e della luce il Maestro dà vita alle superfici inanimate che, una volta incise, generano sorprendenti effetti di luce ed ombre. Saranno  poi i colori ad esaltare ulteriormente la bellezza, suscitando armonie sempre nuove ed emozioni delicate e profonde allo stesso tempo.

 Le opere esposte in questa personale e catalogate nelle pagine successive sono state create nel suo soggiorno a Fonte Avellana a luglio del corrente anno, lavorando giorno e notte, immerso nella serena tranquillità del Monte Catria, nel silenzio e nella misticità del monastero le cui origini risalgono, secondo la tradizione, alla fine del primo millennio (980 d.C.- fondato da san Romualdo) e che da allora è un punto riferimento religioso e sociale. Le opere sono realizzate su 25 fogli rettangolari, 12 fogli rotondi, 8 quaderni d’autore con disegni e testi.

Credo che la personale del maestro Gubinelli trovi in Zona Conce una collocazione naturale. La materia prima nasce nella cartiera laboratorio, si trasforma in opera d’arte grazie all’abilità dell’artista e, permeata anche del misticismo dell’Avellana, torna ad essere esposta nell’ambiente che l’ha generata: nelle sale dell’ex conceria di Fabriano, dove passato, presente e  futuro si fondono armoniosamente proprio come nelle opere di Gubinelli.


 


Biografia sintetica



Paolo Gubinelli nasce a Matelica (MC) nel 1945; a cinque anni comincia gli interessi per la musica, impara a suonare la fisarmonica e successivamente si dedica al clarinetto ed al sax. Si diploma all'Istituto d'Arte di Macerata, A venti anni si trasferisce a Milano, continuando gli studi nel campo della grafica e dell'architettura; conosce Lucio Fontana ed ha contatti continui con Bruno Munari a cui lo lega una grande amicizia ed altri grandi nomi dell’arte contemporanea. Dopo un anno si trasferisce a Roma e conosce il grande artista Alberto Burri, Edgardo Mannucci, Giuseppe Uncini, Sol Lewitt, Enrico Castellani, Piero Dorazio. Nel 1968 si stabilisce a Firenze, dove attualmente vive e lavora. Ha continuato gli studi di progettazione architettonica, grafica; lavora sempre sul materiale cartaceo, tratta la carta con incisioni, piegature, tagli, acquerelli. Ha partecipato ad innumerevoli mostre e le sue opere sono esposte in permanenza nelle maggiori biblioteche, musei, archivi di stato, … Nel 2011 è stato ospitato alla 54a Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, con l’installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.

           Il Presidente di Carifac’Arte 

                      Paolo Santi



 

 Graffi, colori in polvere su carta, diam. Cm. 57-2022

 

 

 

 

 CLAUDIO  STRINATI 2009

La carriera di Paolo Gubinelli è ampia e complessa ma tutto orientata su una profonda fedeltà a pochi ma determinanti principi che hanno sostenuto la sua formazione iniziale e sono ancora adesso il fondamento del suo credo estetico. Artista di profonda moralità e di intenso impegno, Gubinelli, pur non essendone originario, è immerso fin da giovanissimo nell’ ambiente intellettuale toscano e fiorentino in particolare e da quello trae spunti  determinanti. L’esperienza letteraria e quella pittorica si fondono quasi in lui e l’ impulso scaturente dal segno di Lucio Fontana, da lui apprezzato per tempo e con vera intelligenza del fenomeno figurativo oltre le apparenze della provocazione e della lusinga, diventa ben presto un elemento orientatore del suo fare. Ne vediamo le conseguenze ancora in questi lavori recenti e recentissimi, con cui il maestro si ripresenta alla nostra attenzione. E’ notevole, in proposito, osservare il lavoro compiuto dall’artista sul prediletto supporto cartaceo. La carta, con la sua delicatezza, la sua flessibilità, la sua attitudine a lasciarsi modellare diventa per Gubinelli un “medium” estremamente importante che gli  permette di esprimersi ai massimi livelli della sua creatività. Non è arbitrario vedere Gubinelli, come molti hanno notato e come è giusto notare, come un vero e proprio “poeta” della pittura. Il suo gesto, in tutti questi lavori, è ridotto a una essenzialità che potrebbe sorprendere ma è invece il frutto di una sorta di distillazione del pensiero che assume concretezza in una personalissima tendenza verso la riduzione al fattore minimo ma, forse proprio  per questo, carico di un significato intenso e coivolgente. Nulla di più lontano da quella moda “minimalistica” che ha dilagato negli anni stessi della maturità di un artista come Gubinelli, in Italia e fuori d’Italia. Gubinelli, in verità, non è artista che possa essere ingabbiato in una formula definitoria tale da inquadrarlo una volta per tutte. Il suo lirismo, più volte richiamato dalla critica attenta e consapevole, è profondamente venato di “concettualismo” ma la sua  è una ricerca di forza comunicativa, non di un ripiegamento tale da risultare  alla fine inconcludente e deludente.  Al contrario l’opera di Gubinelli, globalmente intesa, è sempre nettamente ancorata a una volontà di significato che rende questi lavori singolarmente affascinanti nel panorama artistico contemporaneo sia rispetto alle opere su carta sia rispetto a quelle in ceramica dove, se possibile, l’estro e la finezza creativa del maestro trovano un campo di espansione ancora più denso di fruttuosi esiti.

 Claudio Strinati, Roma, aprile 2009

Già Soprintendente Speciale per il Polo Museale Romano  Ed. Grafostil 

Comune di Matelica

 PALAZZO OTTONI

PINACOTECA COMUNALE “R. FIDANZA”




PAOLO GUBINELLI

Opere inedite su carta e ceramica 2006-2009

donate ed esposte in permanenza 30 maggio 2009

Paolo Gubinelli, al Castello, Comune di Frontone, 2015

  

 

Graffi su carta, cm. 70x84-2022

 

 

CLAUDIO STRINATI 2022

Da Fontana a Klee allo Zen, quanti echi, influssi, suggestioni, personalissime elaborazioni, solenni e composte memorie, sono state colte nell’arte di Paolo Gubinelli, e sempre da parte di critici e studiosi tra i più insigni del nostro tempo che hanno guardato a lui con partecipe e fervida attenzione. In questi giorni ho rivisto alcune sue cose recentissime e nei graffi nutriti di quel delicatissimo colore in polvere che imprime una singolare preziosità a questi lavori invero magistrali, ho creduto di vedere il cielo, o meglio l’ orizzonte, il sole che nasce o tramonta, la distesa infinita del mare, una specie di infinito leopardiano che non disdice forse a un uomo delle Marche come lui. E ho letto o riletto tante delle sue eleganti e tenere poesie, ed ecco che ne scopro una che non avevo mai visto. E’ di dieci anni fa: “vorrei tanto parlare/ alla mia opera/ per farle sentire/ quanto mi è cara/ vorrei tanto strapparle/ una parola/ è solo il silenzio /che la tiene accanto a me”. Ho pensato, lì per lì, a Michelangelo che dà una martellata al Mosè per farlo, invano, parlare. Ho anche pensato a certi simil Haiku di Ungaretti o di Quasimodo e alla mirabile parlata poetica di Caproni. Ma poi ho pensato soprattutto alla signorilità e alla discrezione di un artista come Gubinelli che invero non condivide niente della asprezza tumultuosa di un Michelangelo e forse nemmeno della sintesi incantata dei grandi poeti italiani del nostro così fecondo Novecento. Ho avvertito piuttosto il significato, indubbiamente promanante dalla bella poesia di Gubinelli, forse più vero del graffiare l’opera su carta, dell’ inciderla sì, ma non con lo scatto secco di un Fontana o con la violenza di un Caravaggio quando tracciava i bordi delle figure direttamente sulla tela con la  punta del pennello o con un qualche strumento, ma con l’esatto contrario. Come se Gubinelli, almeno così mi è sembrato di capire, imprimesse sull’ opera nient’altro ( e non mi sembra poco, direi!) che la traccia di in modo tale che si conservi e si preservi per sempre una sorta di quintessenza del pensiero e del sentimento insieme. Gubinelli non graffia in verità, nel senso un po’ brutale della parola, ma marca una traccia a volte articolando ritmicamente la superficie, a volte sparpagliandola di segni che viaggiano con spontanea naturalezza dall’ astrazione alla figurazione, impercettibilmente, penso, a prescindere dalla volontà effettiva dell’artista stesso, ma come organizzandosi da soli. Allora mi sembra ben logico il desiderio dell’ artista quando auspica che l’opera gli parli, dato che lui le ha parlato facendola. Eppure, ardua questione, l’ opera non parlerà e non ha importanza perchè parla in verità ma a modo suo ( ritengo che Gubinelli se ne sia accorto da tempo!) senza esprimere pensieri compiuti ma solo sprazzi di memoria, di dolcezza, di benessere, di cui riusciamo a informarci a condizione di entrare in sintonia. Succede anche con le persone. Quante volte ci capita di parlare con qualcuno cui, di fatto, non abbiamo nulla da dire e da cui recepiamo proprio un bel niente! Qui, col lavoro di Gubinelli, siamo all’estremo opposto. E questa sintonia Paolo Gubinelli l’ ha sempre cercata, espressa e sempre trovata. Motivo per cui è diventato così grato al cuore di molti di noi. L’ incontro col suo lavoro è sempre sommamente lieto e rallegrante.

 CLAUDIO STRINATI,

 Roma, Maggio 2022

 


 


Polo Museale Zona Conce della Carifac’Arte, Fabriano

 

  

Graffi su carta, colori spray, cm. 70x84-2022

 

 

 CLAUDIO STRINATI 2009

The career of Paolo Gubinelli is wide and complex, but totally oriented towards a profound fidelity to few and decisive principles which marked out his initial education and which are the basis of his aesthetic creed. Gubinelli, who is an artist of strong morals and intensive enthusiasm, although he is not Tuscan of origin, since he was young, he is immersed in the Tuscan and Florence intellectual elite, where he derives his inspiration. The literary and the pictorial experiences are combined in him. The impetus - which originates from the mark of Lucio Fontana, who was esteemed by Gubinelli with real understanding of the figurative phenomenon beyond the appearances of the provocation and the allurements - early becomes a decisive item of his art. The viewer still finds the consequences in those recent works which the master painter brings to our attention. It would be important to observe the works of art he created on paper, which is his favourite support. Paper – with its delicacy, flexibility and aptitude to be moulded – is a “medium” which allows him to express himself at the highest levels of his creativity. It is not arbitrary to see Gubinelli as a real “poet” of painting. His art, in those all works, is reduced to an essentiality, which could surprise the viewer. It is the result of a sort of distillation of the thought, which becomes tangible through a personal tendency towards the reduction to the lowest factor and which, maybe for this reason, is fascinating and full of an intensive meaning. His pictorial art is distant from that “minimalist” style, which was widespread in Italy and abroad in the same years of the maturity of an artist as Gubinelli. Truly, he is not an artist can be defined. His lyricism, which was remembered by the attentive and aware critics many times, is deeply tinged with “conceptualism”. He is always clinged to a will of meaning which makes his works fascinating in the contemporary artistic panorama, considering paintings and ceramic works, where, if it is possible, the natural bent and the creative refinement find a field of expansion charged of fruitful results.

 Claudio Strinati, Rome, april, 2009

 Superintendent for the Museum Axis of the City of Rome

Pub. Grafostil - Municipality Matelica

Art Gallery Fidanza 

Permanent Exhibition 2009 

English translation by Derek Ian Barnes

 

 


Libri d’artista

 

CLAUDIO STRINATI 2022

From Fontana to Klee to Zen, how many echoes, influences, suggestions, highly personal elaborations, solemn and composed memories, have been captured in the art of Paolo Gubinelli; and always by the most distinguished critics and scholars of our time who have followed him with active and fervent attention. Of late I have reviewed some of his very newest works and in the scratches nourished by that delicate powder colour that give a singular preciousness to these truly masterful works, I thought I saw the sky, or rather the horizon, the sun as it rises or sets, the infinite expanse of the sea, a type of Leopardian infinity that does not efface a man from Le Marche like him.  And I have read or reread many of his elegant and tender poems, and I found one that I had never seen before. It was from ten years ago: "I would love to talk / to my work / so it may feel / how dear to me it is / I would love to pluck from it / one word / it’s just the silence / that holds it close to me ".  I first thought of Michelangelo who chips at Moses in a vain attempt to make him speak. I also thought of certain Haiku-like works by Ungaretti or Quasimodo, and of the wonderful poetic voice of Caproni But then I thought above all of the elegance and discretion of an artist like Gubinelli who truly shares nothing of the tumultuous asperity of a Michelangelo and perhaps not even of the enchanted synthesis of the great Italian poets of our so fecund twentieth century. I felt rather the meaning, emanating without question from Gubinelli's beautiful poetry, perhaps truer than scratching the work on paper, of engraving it, yes, but not with the sharp snap of a Fontana or with the violence of a Caravaggio when tracing the edges of figures directly onto canvas using the tip of the brush or some other tool, but rather with the exact opposite.  As if Gubinelli, at least as I understand, imprinted on the work none other (and it seems to me no small thing!) than the trace of himself in such a way that it conserves and forever preserves a sort of quintessence of thought and feeling together. Gubinelli does not really scratch, in the rather brutal sense of the word, but marks a trace, sometimes rhythmically articulating the surface, sometimes  scattering it with signs that travel with natural spontaneity from abstraction to figuration, imperceptibly, I think, regardless of the conscious will of the artist himself, but as if organizing themselves autonomously. Thus it seems logical to me this desire of the artist when he hopes that the work will speak to him, since he spoke to it in its making. Yet, a difficult question, the work will not speak and it matters not because it does speak, but in its own way (I believe that Gubinelli has noticed this for some time!) without expressing complete thoughts but only fragments of memory, of sweetness, of well-being, which we are capable of understanding only if we can get in tune. It also happens with people - how many times do we find ourselves talking to someone to whom, in fact, we have nothing to say and from whom we receive equally nothing! Here, with the work of Gubinelli, we are at the opposite extreme. And this is that harmony Paolo Gubinelli has sought, expressed and always found. Which is why it has become so dear to the hearts of so many of us. Each and every encounter with his work is a joyous delight.

 CLAUDIO STRINATI,

 Rome, May 2022

 Zona Conce, a project conceived by the local Fondazione CR and Carifac'Arte, Fabriano

 

English translation by Derek Ian Barnes 

https://www.facebook.com/paolo.gubinelli.16

 



 









Il catalogo digitale della mostra di Paolo Gubinelli a Fabriano

Mostra personale di PAOLO GUBINELLI

 “GRAFFI SU CARTA” con Testi critici di Claudio Strinati

Dal 3 novembre 2022 al 31 gennaio 2023


Inaugurazione: giovedì 3 novembre 2022, ore 16,00

presso il Polo Museale Zona Conce della Carifac’Arte Fabriano (AN) in via Le Conce 76, 60044 Fabriano (AN)

Visit   graffi-su-carta_paolo-gubellini_catalogo_2022_low-1.pdf (wordpress.com)





ARCHIVIO OPHEN VIRTUAL ART

 Università Bocconi Milano / L'OPERA SU CARTA DI PAOLO GUBINELLI

 Visit https://archivioophenvirtualart.blogspot.com/2019/10/universita-bocconi- milano-lopera-su.html

 

 SANDRO BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA

 ANTOLOGIA CRITICA PAOLO GUBINELLI

 Visit   https://ophenartecontemporanea.wordpress.com/2018/01/01/antologia- critica-paolo-gubinelli/

 

COLLEZIONE BONGIANI OPHEN ART MUSEUM DI SALERNO

 La Mostra Tutta Virtuale / Presentazione on-line dei lavori di Paolo Gubinelli

 -VISITA LA MOSTRA ANTOLOGICA VIRTUALE DI PAOLO GUBINELLI A CURA DI SANDRO BONGIANI

 

  L’Antologia dei testi critici su Paolo Gubinelli è visibile su:

 SANDRO BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA

 1 Antologia Critica e biografia in Italiano e inglese di Paolo Gubinelli aggiornata al 2019

 

oppure:

 1   – Antologia Critica 2019 NOV. in Italiano aggiornata al 2019

 2   – ANTOLOGIA CRITICA AGGIORNATA E STRALCI CRITICI in INGLESE, NOV. 2019

3   – Paolo Gubinelli, BIOGRAFIA ITALIANO e INGLESE, 2019

4   – MOSTRE PERSONALI E ANTOLOGICHE, 2019






Carifac Arte Srl unipersonale - 60044 Fabriano (AN)  Via Le Conce, 76 - P. Iva 02793710423



Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno