mercoledì 4 marzo 2020

MATERA / I nuovi paesaggi dell'anima nelle dissolvenze pittoriche di Paolo Gubinelli








"SEGNI PER MATERA"
PAOLO GUBINELLI

NUOVI  PAESAGGI DELL'ANIMA 
NELLE DISSOLVENZE  PITTORICHE 
DI PAOLO GUBINELLI

13 marzo – 5 aprile 2020
Fondazione Sassi
 Via S. Giovanni Vecchio, 24, 75100 Matera MT
martedì-domenica 10,00-18,00.




Paolo Gubinelli, Graffi, colori in polvere su carta cm 50 x 70 - 2019 



Si terrà Venerdì 13 marzo 2020 alle ore 18,00 presso la Fondazione Sassi in Via San Giovanni Vecchio n. 24, a Matera, l’inaugurazione della personale di pittura dell’artista marchigiano e fiorentino d’adozione, Paolo Gubinelli.

Il catalogo dal titolo “ Nuovi paesaggi dell'anima nelle dissolvenze pittoriche di Paolo Gubinelli , che accompagna la mostra con la  presentazione critica di Fernando Miglietta, è la narrazione del suo percorso artistico, fra pittura e poesia, accompagnata da una nota del poeta Mario Luzi che scrisse in occasione di una mostra personale al Comune di Recanati e al Centro Nazionale Studi Leopardiani nel 2000.

Con il Patrocinio della Fondazione Matera-Basilicata 2019



      


Segni per Matera,

Matera è nel mio cuore,

mi ha sempre affascinato la sua bella scenografia architettonica

dove sento l'armonia dell'arte e del pensiero,

a Matera si sente la poesia del paesaggio con una nota musicale

che accompagna l'emozione di chi sa guardare con occhi profondi

questo incanto meraviglioso dove la bellezza ogni giorno

si risveglia nelle prime luci dell'alba,

un abbraccio a tutti voi per avermi dato questa bella opportunità.

      Paolo Gubinelli, 2020





Fernando Miglietta per Paolo Gubinelli  2020



Nuovi paesaggi dell'anima nelle dissolvenze pittoriche di Paolo Gubinelli

Chi non ha mai tracciato un segno, una linea, uno scarabocchio su una pagina  bianca, un’agenda, un foglio, o un libro, senza chiedersi perché lo avesse fatto?  Certamente, un atto di necessità, esprimere così una volontà di rappresentazione ben lontana da una dichiarata razionalità; quasi sempre, gesto e segno immediato, pronto a cogliere un bisogno inconscio di trasfigurazione del pensiero e del proprio momento esistenziale. 

Una pura condizione di libertà che ognuno di noi ha vissuto in un particolare momento della sua esistenza in cui segni e sogni  irrompono e si riproducono in  una spazialità senza tempo, apparentemente lontani da ogni accadimento ma fortemente premonitori,  quasi a  costruire un alfabeto della mente e dell’anima capace di rendere visibile l’invisibile bellezza.

E’ questo l’orizzonte, prospettico e culturale, entro cui si muove l’arte di Paolo Gubinelli, artista dalle molteplici sfaccettature, protagonista sin dalla metà degli anni Settanta di una ricerca attenta a sperimentare nuove e diverse possibilità di linguaggio attraverso una espressività creativa capace di inglobare poesia, musica, e architettura. E’ la conquista di una spazialità altra, eretica, libertaria e dissonante, sempre in bilico tra razionalità e irrazionalità, tra caos e progetto, astrazione e figurazione, materiale e immateriale, ragione e sentimento, luce e buio, la vita, la morte.

Un campo spaziale indeterminato carico di  stupefacenti dissolvenze che Gubinelli crea e governa  attraverso un rapporto intimo con i più svariati materiali; tra tutte, la carta, scelta per le sue preziose rivelazioni semantiche, dove con fare artigianale Gubinelli fa esplodere le sue incisioni e piegature poetiche, ricche di sonorità e musicalità.  Una vera e propria grammatica del segno con cui crea atmosfere essenziali e scenografie incontaminate, traccia di sé e del suo destino di artista.

Da Munari ad Argan, a Crispolti, Restany, Strano, non casuali sono, in oltre quarant’anni di attività, i cantori e critici della sua ricerca, miei amici e compagni di viaggio, impegnati a delineare azioni e prospettive di cambiamento. Ora Gubinelli chiede a me di scrivere della sua arte in mostra a Matera, luogo magico ed emblematico di una bellezza senza tempo, e la mia testimonianza critica diviene pagina storica di un racconto senza fine.

Con eleganza e rigore poetico Gubinelli narra, dunque, di paesaggi immaginari, di anime vaganti  nello spazio infinito; di segni e spazi che decostruiscono l’alienante razionalità del progetto moderno e rinviano a nuove prospettive poetiche   dell’esistenza. Una sfida culturale, prima che progettuale, all’alienante condizione della città e del paesaggio contemporaneo. 

Umano e meccanico, memoria e futuro, ritrovano così una pre-condizione temporale, un quadro critico di forma e pensiero che  rilancia un diverso significato delle nozioni di natura, tecnologia e  globalità.

E’ l’alba di una nuova luce, di una diversa visione del mondo, in cui  inediti paesaggi rilanciano la leggerezza e la fragilità delle forme,  il valore identitario dei segni come fondamento di un nuovo linguaggio. Una sfida per il futuro che non accetta connivenze ma che, dichiaratamente, marca la differenza di un’azione etica ed estetica.

Gubinelli dunque, non cerca il compiacimento ma lo spaesamento, la differenziazione, la frammentarietà come scomposizione e ricomposizione, sapientemente ricondotta ad un’immagine univoca in cui segni, colore e atmosfere ritrovano complessi intrecci di un consolidato vocabolario.

La sua solitudine allora, è un richiamo alle ragioni dell’arte, di un’arte lontana dai compromessi ideologici e dalle mistificazioni delle logiche perverse di mercato. Nell’era digitale e tecnologica, dell’omologazione e della globalizzazione, le pagine poetiche di Gubinelli ci riportano con la loro duplicità, di semplice e complesso, in spazi sconosciuti e invisibili, dove è ancora possibile ricostruire il mondo, interfacciarsi con una  comunità di dialogo e di ascolto; esse ci invitano ad essere umani, a riconquistare libertà di azioni e comportamenti, a riappropriarci dell’orizzonte dello spazio e del tempo, a ridisegnare un paesaggio per l’uomo.

L’arte di Gubinelli, dunque, è un’arte di movimento, dissenziente, radicale. Ricerca la semplicità, la leggerezza, la libertà.  La sua ecologia è speranza nel futuro, è identità, ossia capacità ancora di far emozionare, di far pensare oltre ogni confine. Di sperare in una bellezza nuova, oltre ogni possibile profezia.

Roma, 6 febbraio 2020

Fernando Miglietta

Fondazione Sassi, Matera, 2020





New landscapes of the soul, in the pictorial dissolutions of Paolo Gubinelli

Who has never traced a sign, a line, a scrawl on a white page, in a diary or in a book without asking themselves why they did it?  Certainly an act of necessity, to express in this way a desire for representation far removed from stated rationality; almost always immediate gesture and sign, ready to collect a subconscious need to transfigure the thought and its own existential moment.

pure state of freedom that each of us has lived in a particular moment of our existence when signs and dreams break through and reproduce themselves in a space without time, apparently far from any event but strongly premonitory, almost constructing an alphabet of the mind and soul capable of rendering visible the invisible beauty.

This is the prospective and cultural horizon within which we find the art of Paolo Gubinelli, multi-faceted artist, protagonist since the mid-seventies of an attentive research to explore new and different linguistic possibilities through a creative expressivity capable of containing poetry, music and architecture.  It is the conquest of an other space, heretical, libertarian and dissonant, always balancing between rationality and irrationality, chaos and order, abstraction and figuration, material and immaterial, reason and sentiment, light and dark, life, death.

An indeterminate spatial field full of astonishing dissolutions that Gubinelli creates and governs through an intimate relationship with the most varied materials; paper in particular, chosen for its prized semantic revelations, where Gubinelli exercises his craft in bursts of poetic engravings and folds, rich in sound and musicality.  A true grammar of signs with which he creates essential atmospheres and pristine scenographies, a trace of himself and his destiny as artist.

From Munari to Argan, Crispolti, Restany, Strano, it is not by chance that ,in over forty years of activity, the proclaimers and critics of his research have been my friends and travel companions, committed to delineating actions and prospects for change.  And now Gubinelli asks me to write about his art on display in Matera, a magical and emblematic place of timeless beauty, and my critical testimony becomes a historical page of an endless story.

With elegance and poetic rigour Gubinelli tells of imaginary landscapes, of souls wandering in infinite space; of signs and spaces that deconstruct the alienating rationality of modernity and refer to new poetic perspectives of existence.  A challenge, cultural rather than of design, to the alienating condition of the city and of the contemporary landscape.

Human and mechanical, past and future, they thus find a temporal pre-condition, a critical framework of form and thought that throws out a different meaning of the notions of nature, technology and globality.

It is the dawn of a new light, of a different vision of the world, in which previously unseen landscapes relaunch the lightness and fragility of forms, the identity value of signs as the foundations of a new language.  A challenge for the future that does not accept connivance but which explicitly marks the difference of an ethical and aesthetic action.

Gubinelli therefore does not seek complacency but disorientation, differentiation, fragmentation as decomposition and recomposition, skilfully forming a unique image in which signs, colour and atmosphere demonstrate the complex intertwining of a consolidated vocabulary.

His solitude then, is a reference to the reasons for art, an art far from the ideological compromises and mystifications of perverse market logic.  In the digital and technological era, of homologation and globalization, the poetic pages of Gubinelli bring us back with their ambiguity, both simple and complex, to unknown and invisible spaces where it is still possible to reconstruct the world, to interface with a community of dialogue and listening; they invite us to be human, to reconquer freedom of action and behaviour, to regain possession of the horizon of space and time, to redesign a landscape for man.

Gubinelli's art, therefore, is an art of activity, dissenting, radical.  It investigates simplicity, lightness, freedom.  Its ecology is hope in the future, identity, or the ability still to move people, to make them think beyond any borders.  To hope for a new beauty, far beyond any possible prophecy.

Fernando Miglietta,  Rome  February 2020

English translation by Derek Ian Barnes


Fondazione Sassi, Matera, 2020







“SENSIBLERIE”   MARIO LUZI, 2000

  
Il regno della trasparenza e del candore – quasi un respiro trattenuto per meraviglia – con le sue tracce precise e incisive sul foglio, attenuate però per una sorta di castità mentale: questo ho incontrato incontrando l’opera di Gubinelli. È stato davvero un felice incontro, in chiave con l’esigenza che si fa sentire interiormente nei migliori contemporanei, di perspicuità e di sintesi. L’avvento, a un certo momento del colore (pastello e acquerello) sulla carta lavorata da piegature e incisioni aggiunge un quid alla grazia, senza stemperare la forza contenuta della pagina.

Firenze, giugno 2000


Antologica, Ed. Meta, Comune di Recanati,

Centro Nazionale di Studi Leopardiani

Comune di Montevidon Corrado (AP),

Centro Studi “Osvaldo Licini”





MARIO LUZI 2000

The realm of candour and transparency – like a breath held back in wonder – with its traces clear and incisive on the sheet, and yet attenuated by a sort of mental chastity: this is what I discovered encountering the work of Gubinelli.  It was a truly felicitous encounter, in tune with the need which is intimately conveyed by the best contemporaries, for lucidity and synthesis.

The advent, at a certain moment, of the colour (pastel or watercolour) on the paper worked with folds and incisions, adds an indefinable something to the grace, without diluting the contained strength of the page.

 Firenze, June 2000

Antologica, pub. Meta, City of Recanati,

Centro Nazionale di Studi Leopardiani

City of Montevidon Corrado (AP),


Centro Studi “Osvaldo Licini”






Paolo Gubinelli

Biografia






Paolo Gubinelli, biografia. Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren. Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.


Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in italia e all’estero.

Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.

Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici:

Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella Branca, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Paolo Bolpagni, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico; Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Mario Luzi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre Restany, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.

Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani e stranieri:

Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Alberto Caramella, Roberto Carifi, Ennio Cavalli, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.


Stralci critici:

Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni,  Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.


Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.

In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.

Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale.

Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.

Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela, ceramica, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.




Paolo Gubinelli

Biografia


Paolo Gubinelli, biography. Born in Matelica (province of Macerata) in 1945, lives and works in Florence. He received his diploma in painting from the Art Institute of Macerata and continued his studies in Milan, Rome and Florence as advertising graphic artist, planner and architectural designer. While still very young, he discovered the importance of Lucio Fontana’s concept of space which would become a constant in his development: he became friends with such artists as : Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, and Zoren, and established a communion of ideas and work.

His work has been discussed in various catalogues and specialized reviews by such prominent critics as: 

Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella Branca, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Paolo Bolpagni, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Mario Luzi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Marchi, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre Restany, Davide Rondoni, Elena Pontiggia, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.


Many others have also written about his work:

Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni,  Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.


His works have also appeared as an integral part of books of previously unpublished poems by major Italian poets foreigners:

Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto Caramella, Ennio Cavalli, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi,  Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.

He participated in numerous personal and collective exhibitions in Italy and abroad. Following pictorial experiences on canvas or using untraditional materials and techniques, he soon matured a strong interest in “paper” which he felt the most congenial means of artistic expression. During this initial phase, he used a thin white cardboard, soft to the touch and particularly receptive to light, whose surface he cut with a blade according to geometric structures to accent the play of light and space, and then manually folded it along the cuts.

 In his second phase, he substituted thin white cardboard with the transparent paper used by architects, still cutting and folding it, or with sheets arranged in a room in a rhythmic-dynamic progression, or with rolls unfurled like papyruses on which the very slight cuts challenging perception became the signs of non-verbal poetry.

 In his most recent artistic experience, still on transparent paper, the geometric sign with its constructive rigor is abandoned for a freer expression which, through the use of colored pastels and barely perceptible cuts, translates the free, unpredictable motion of consciousness in a lyrical-musical interpretation.

 Today, he expresses this language on paper with watercolor tones and gestures which lend it a greater and more significant intensity.

He made white and colour pottery where engraved and relief signs stand out in a lyrical-poetic space.





LE  OPERE:

Paolo Gubinelli, Graffi, colori in polvere su carta cm 50 x 70 - 2019 

























PAOLO GUBINELLI

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ARCHIVIO OPHEN VIRTUAL ART

Università Bocconi Milano / L'OPERA SU CARTA DI PAOLO GUBINELLI





SANDRO  BONGIANI ARTE  CONTEMPORANEA

ANTOLOGIA CRITICA PAOLO GUBINELLI




COLLEZIONE  BONGIANI  OPHEN  ART  MUSEUM  DI  SALERNO

La Mostra Tutta Virtuale / Presentazione on-line dei lavori di Paolo Gubinelli

Avvia  Slideshow 




L’Antologia dei testi critici su Paolo Gubinelli è visibile su:

SANDRO  BONGIANI  ARTE  CONTEMPORANEA




oppure:









PAOLO GUBINELLI 





Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno



lunedì 24 febbraio 2020

LUIGI MAZZELLA / Elogio del pensiero libero



Elogio del pensiero libero


di Luigi Mazzella



Editore: Avagliano
Data di Pubblicazione: febbraio 2020
EAN: 9788883094187
ISBN: 8883094182



La  presentazione del libro “Elogio del Pensiero Libero” 
di Luigi Mazzella

Lunedì 24 febbraio alle ore 16,30 presso l’AULA TURINA DELLA CORTE DEI CONTI, a Roma, Via Antonio Baiamonti, 6 sarà presentato l’ultimo libro del professor Luigi Mazzella “Elogio del Pensiero Libero” edito da Avagliano.


La presentazione del volume  "Elogio del pensiero libero" di Luigi Mazzella




Luigi Mazzella, nato a Roma, scrittore e giornalista, Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale, Avvocato Generale dello Stato emerito, Ex Ministro per la Funzione Pubblica e grande saggista  sarà presente all’incontro per parlare del suo ultimo lavoro. 

Lo scrittore Nino D’Antonio nella sua recente  recensione al libro si chiede a quale genere  potrebbe appartenere tale trattazione.  Il riferimento più immediato è il saggio, tenuto conto del sapere, della dottrina, della cultura storica e filosofica di cui il testo si nutre maggiormente. Tuttavia, se consideriamo la trattazione degli argomenti e una costante contaminazione di idee che ti affascina e nel contempo ti fa riflettere, risulta una lettura scorrevole, lucida, di alta qualità letteraria e umanistica. Da ciò scaturisce la qualità  narrativa e l’indagine accorta sul pensiero libero, dall’antica Grecia all’Umanesimo fino  alla nostra civiltà occidentale con una voglia del lettore e un desiderio continuo a proseguire la lettura, per  conoscere le conclusioni finali che fa questo importante scrittore.


 La ricerca di un pensiero libero 

Secondo l’autore, l’esigenza di avere un “pensiero libero” come bisogno concreto,  non nasce da un anelito astratto ad avere una situazione “ottimale”, ma da un bisogno “drammaticamente” concreto e più specificamente politico. Se “politica” è fare al meglio l’interesse della “polis” (vale a dire di una comunità organizzata su un territorio circoscritto che ha propri usi, costumi, abitudini, consuetudini di vita e specifiche leggi dirette a regolare una pacifica e ordinata convivenza civile) l’interesse precipuo dei governati è che le persone elette e incaricate di curare la res publica  abbiano la mente sgombera da preconcetti e pregiudizi di qualsiasi natura e possano applicare nella ricerca delle soluzioni dei problemi della collettività la razionalità e la logica che sono espressione unicamente di un pensiero libero. Se ciò non avviene, il “Malgoverno”, magistralmente dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo pubblico di Siena è del tutto inevitabile. E ciò  anche se non è strettamente necessario attribuirlo in modo fideistico a opera del Diavolo. Anche le Teocrazie producono inevitabilmente  metodi di governo non dettati, certamente, dal bisogno di aiuto dei governati ma piuttosto all’esigenza di operare per la maggiore gloria di un Dio sulla Terra. Sono, in altre parole, forme palesi di “Malgoverno” che tengono poco conto della “polis” dei viventi e si preoccupano molto, invece, di un’astrazione non provata e non dimostrabile che condiziona il pensiero umano, sino a condurlo nel vicolo cieco dell’irrazionalità. In conseguenza, i connotati del governo giusto, equanime su tutto e nei confronti di tutti si smarriscono e sono sostituiti dalla parzialità faziosa, sia pur dettata da un preteso nobile istinto di fratellanza religiosa. Ma il “Malgoverno” s’instaura anche quando a orientare i governanti in luogo del fideismo religioso è il fanatismo ideologico a ostacolare o tentare di condizionare l’esercizio del pensiero libero. Anche il Dualismo  filosofico, come quello di Platone e dell’infinita sequela dei Post-Platonici fino agli Idealisti tedeschi post-hegeliani, introducendo un elemento di fantasia non provato né dimostrabile (come il Mondo Iperuranio che nessun telescopio può mai scorgere, l’Idea Universale, “chioccia” attenta a non perdere il contatto con i tanti Io particolari disseminati sul Pianeta,  i giochi astratti e invisibili della mente  che giocano a rimpiattino tra tesi, antitesi e sintesi e via dicendo) allontana i responsabili della res publica dagli interessi concreti della gente che sono hinc et nunc e hanno bisogno di azioni mirate a risolverli con immediatezza e non di certo di utopie mirate o alla gloria del magma astratto della Patria o al benessere dell’intera Umanità, entità ugualmente impalpabile e vaga. Ho avvertito il bisogno di tessere, nel mio libro, l’Elogio del pensiero libero  non per scrivere un’opera filosofica, sociologica o letteraria (come pure è stato detto da un recensore) ma per indurre, “sperabilmente” i miei connazionali a puntare, con acutezza e perspicacia, uno sguardo libero e non fuorviato da pluridecennale militanza o simpatia partitica,  sulla vera “politica” quella che si propone e dà mostra di volere curare gli interessi concreti e reali della polis. Il mio libro è un invito a liberarsi dai paraocchi della fede (che predica amore universale in teoria e alimenta guerre sia pure sante nella pratica quotidiana) o dell’ideologia (che esalta il buonismo diffuso a trecentosessanta gradi o l’entità astratta della Nazione, l’una e l’altra al solo fine di occupare poltrone e cadreghini). Governare non significa servire gli interessi di padroni stranieri (che nel Risorgimento furono inglesi e francesi contro l’impero austro-ungarico, oggi sono gli gnomi di Wall Street e della City contro la ripresa industriale negli Stati - membri dell’Unione Europea), ma quelli della nostra polis che non è l’ecumene terrestre… ma l’Italia con i suoi pregi e i suoi difetti; e comunque l’Italia! Italy first! (Sì, come America e Great Britain). D'altronde, empiristi, pragmatici, concreti, efficienti,  prima degli Statunitensi e degli Inglesi furono i Romani della Repubblica!  Nel mio libro ho voluto ricordarlo! 

APPROFONDIMENTO:

DENTRO  L’OPERA  DI  AMBROGIO  LORENZETTI:

L’elogio del pensiero libero, gli effetti del buono  e cattivo governo, della  giustizia e del benessere visto con l’occhio curioso  e sottile del grande artista senese  Ambrogio Lorenzetti  (1285/90 –1348).

Da sempre i popoli hanno avuto governanti che hanno dato a loro la prosperità e il benessere, soprattutto quando erano animati da buoni propositi e si interessavano del bene comune, oppure, che hanno costretto i propri cittadini a dolorosi momenti della storia, inique, guerre, povertà, soprusi e inganni quando erano spinti da accorti interessi personali, familiari o di parte. Il cantore della città purificata che ha rappresentato magnificamente il Buono e il Cattivo Governo, è stato Ambrogio Lorenzetti, con un'opera densa di momenti   simbolici, allegorici, di grande significato e  raffinata bellezza.
Ambrogio Lorenzetti, artista che dai Commentari di Lorenzo Ghiberti risulta essere stato, oltre che grande pittore, acuto filosofo, è universalmente celebre per gli affreschi del Palazzo pubblico di piazza del Campo a Siena. Le Allegorie, la descrizione degli effetti che sul Buono e sul Cattivo Governo possono avere le idee dominanti in un Paese meritano una riflessione. Non si fa fatica, infatti, a indovinare che per il Mal  Governo l’Italia gli abbia offerto molto materiale (la Iustitia  legata, svilita, senza manto, scettro e corona: la bilancia spezzata in due; la Tirannide strabica, zannuta e, come il diavolo, cornuta, la zampa artigliata e via dicendo); riesce, invece, più difficile immaginare da quale Paese l’artista abbia tratto ispirazione per descrivere e affrescare le scene del Buon Governo.  Secondo l’autore Luigi Mazzella è pensabile che “il Lorenzetti abbia immaginato per il suo luogo di Bengodi, la polisgreca e la res publica Romana, quella antecedente all’immigrazione ebraica, cristiana e all’egemonia del pensiero platonico (e post). In quei luoghi, prevaleva ancora una visione monistica della realtà, priva delle fantasie e fumisterie del dualismo religioso e filosofico, basata  sull’individualismo concreto e non sull’universalismo astratto delle Idee che prendono il posto delle cose”.  In fondo, - confessa l’autore -  tutti gli idealismi mascherano la realtà e rendono soprattutto la lotta politica più aspra e conflittuale per la carica di odio che è connessa a ogni “diversità”  di opinioni, manifestata dagli esseri umani.



L’opera:
 
L'Allegoria è un ciclo di affreschi eseguiti da questo grande artista della pittura medievale, presente nel Palazzo Pubblico di Siena e databile al 1338-1339. Gli affreschi si trovano nella Sala del Consiglio dei Nove, detta anche Sala della Pace.


Ambrogio Lorenzetti,  grande interprete della stagione della pittura senese del 300, fratello di Pietro,  raggiunse  tra il 1280 – 1285, nel campo della pittura significativi risultati molto diversi rispetto all’opera di Giotto  o di Giovanni Pisano che trattavano l’arte con un crudo realismo drammatico. Ambrogio, saggio filosofo e convinto seguace di Simone Martini  e  Duccio Buoninsegna  seguì le orme di questi due importanti interpreti senesi, con un’attenzione particolare  per la vita politica e sociale. Alla prospettiva fiorentina contrappose la preziosa decorazione   con  la delicata e sinuosa linea di contorno senese. Un grande risultato pittorico è visibile nel ciclo del Buon Governo e del Cattivo Governo, una serie di grandi affreschi presenti nella Sala dei Nove a Siena, con la parete di sinistra, delicata all’Allegoria del Buon Governo e, in quella di destra  con gli Effetti del Buon Governo in città e in campagna. Questi affreschi sono stati realizzati da Ambrogio tra il 1938 e il 1939, dopo la morte di Giotto (1937) e subito dopo la partenza di Simone Martini ad Avignone. Il ciclo di immagini rappresentate si snoda tra tre pareti del salone di rappresentanza. In quella minore è rappresentata l’Allegoria del Buon Governo, mentre nelle pareti lunghe, nella prima, sono rappresentati gli effetti del Buon Governo in città  e in campagna e nella seconda parete  le allegorie e gli effetti  del Cattivo Governo in città e in campagna.


Nella maestosa Allegoria da favola incantata carica di aspirazione e ottimismo vi è un complesso intreccio di figure allegoriche che Ambrogio ha ripreso dalle teorie filosofiche di San Tommaso d’Aquino. In tale visione  è dipinto il Buon Governo  rappresentato da un vecchio saggio con corona, scettro e scudo. Seduto in trono  con sotto le figure alate di Fede, Speranza e Carità. Alla sua destra siedono la Temperanza e la Giustizia rappresentata in una dimensione quasi identica al gran saggio che tiene una bilancia, simbolo dell’alta sapienza.  Più sotto, vi è una sfilata di 24 consiglieri della città che reggono due cordoni che la concordia porge a loro. I due cordoni stanno a indicare come ogni cittadino debba essere legato all’altro da convinta volontà di giustizia.  In questo modo il potere celebra se stesso e la propria potenza politica facendosi rappresentare come un governo saggio a cui tutti devono concorrere nel rispetto delle leggi divine e degli uomini. Nella grandiosa allegoria sugli effetti del Buon Governo in città e in campagna, tuttavia,  Ambrogio Lorenzetti riesce  a liberare dalle maglie e dalle costrizioni simboliche rappresentazioni di insolita spontaneità  e bellezza. L’affresco lungo 14 metri, rappresenta la città di Siena, quasi una  istantanea immediata che documenta in tempo reale  la vita  sociale di quel tempo. E’ la prima volta che nella pittura medievale  il paesaggio acquista un ruolo paritario a confronto con le figure rappresentate. Non più fondi oro di ascendenza bizantina e figure grandi e piccole a seconda l’importanza del personaggio rappresentato ma  tutte considerate dello stesso valore. Il paesaggio, così,  diventa  il soggetto principale al pari delle figure rappresentate,  con interessanti descrizioni di vita; il lavoro dei campi, le chiese, le torri in muratura e i grandi palazzi merlati descrivono magistralmente  gli effetti positivi del Buon Governo, con i muratori, i mercanti, gli artigiani e gli abitanti senesi che fiduciosi riempiono la  città.  Tali effetti positivi si avvertono anche fuori le mura cittadine con una operatività, un ottimismo  e una sicurezza presente tra gli abitanti.



LA  RIFLESSIONE:
Quello che ci vuol far comprendere Ambrogio Lorenzetti in questo ciclo pittorico che ci può essere un Buon Governo se ogni cittadino dimostra nella collaborazione di essere legato all'altro nel bene generale della collettività, non come purtroppo succede oggi, in un perenne conflitto d’interessi personali, finanziari e di potere che di fatto annichiliscono e riducono al collasso  la speranza di un futuro migliore. Tutt'intorno a noi, oggi, permangono una catasta  di relitti e di idee negative personificate  egregiamente da Ambrogio Lorenzetti nella rappresentazione del Cattivo Governo, come per esempio nell'allusione della pena di morte presente nella didascalia in altro di un ’affresco,  oppure,  la scena di una  figura di un uomo seduto in trono con le corna che calpesta la Giustizia. Quasi tutte le figure principali rappresentate sono circondate da presenze allegoriche di Crudeltà, Perfidia, Frode, Ira, Discordia, Guerra, Tirannide, Avarizia,  Vanagloria e scene  tremendamente drammatiche di violenza, assassinii, saccheggi e distruzioni.  Proprio  la cronaca puntuale  ed esatta degli eventi distruttivi che viviamo ogni giorno intorno a noi!!!       Sandro  Bongiani






Video:


Ambrogio Lorenzetti,  L'allegoria del buon governo Palazzo Pubblico frescos: Allegory and effect of good and bad government.   

Durata del video  10:17      https://youtu.be/jk3wNadYA7k




 
 L’intervista di Moondo all’autore di Elogio del Pensiero Libero.


Conferenza segnalata da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

mercoledì 19 febbraio 2020

Luigi Mazzella / Le falsità pericolose di questa società




Fake off. Le falsità pericolose

Editore: Avagliano
Collana: I tornesi
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 26 settembre 2019
Pagine: 227 p., Brossura
euro 16,15
EAN: 9788883094040


Veronica Serafian, statunitense di origini armene, vive gran parte dell'anno a Roma, dove presiede e dirige un circolo culturale finanziato da un gruppo industriale-editoriale nordamericano, sospettato, da alcuni-giornalisti della Capitale, di essere vicino alla CIA, oltre che alle centrali finanziarie dell'Occidente. La mission di Veronica, divenuta quella del Circolo, è la battaglia al fake che monta nella società contemporanea. Con analisi, dibattiti e tavole rotonde la falsità è denunciata in tutte le sue manifestazioni: fake news, fake art, fake truth, fake charity.  

Il romanzo di Luigi Mazzella è, in parte, un monologo interiore di Veronica che spiega la sua visione del mondo; in parte, un dialogo con Cristiana, l'amica del cuore della protagonista, intessuto di conversazioni su tutti gli aspetti sociali e politici più attuali; in parte una ricerca senza speranza di Jennifer, un'amica amata ma perduta. È anche il racconto del fake wedding di Lizbeth, la figlia di Veronica, nella stupenda cornice del Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano. Veronica esprime concetti che rappresentano un ritorno all'idea di matrimonio libero degli antichi romani. "È. (soprattutto), un fake che si deve ritenere in e non off come gli altri inganni cui ci sta abituando la nostra epoca".





L'autore Luigi Mazzella presenta alla Feltrinelli di Caserta il suo nuovo saggio 
dal titolo " ELOGIO DEL PENSIERO LIBERO" Avagliano Editore, con la presenza dello scrittore napoletano Nino  D'Antonio.




Luigi Mazzella, personaggio di grande cultura e scrittore geniale con un humus  teorico capace di spaziare con lo stesso impegno e qualità dal saggio politico e sociale al romanzo e alla cinematografia.  Questo ultimo lavoro non è un semplice romanzo descrittivo ma qualcosa di più complesso che fa affidamento anche alla riflessione spesso supportata da una acuta analisi sociale. Lo testimonia  magnificamente una serie di opere scritte nel corso di diversi decenni da questo importante autore italiano che spaziano nei vari campi d’indagine. Quello che si evidenzia in questo ultimo romanzo è la trattazione critica del diffuso uso della persuasione, l’utilizzo della falsità  e dell’inganno orchestrato in tutte le sue manifestazioni: fake news, fake art, fake truth e fake charity,  che di fatto diventa tema centrale di questo romanzo. La fake news è un fenomeno abbastanza recente, tuttavia,  sono da sempre esistite le “bufale” orchestrate dall’uomo per alterare a proprio piacimento i fatti concreti del reale. Nel villaggio globale di oggi, ormai, tutto viene recepito in tempo reale, le informazioni  arrivano facilmente a condizionare le coscienze senza avere più la capacità critica e il tempo necessario di analizzarle.  Un po’ è colpa  anche di una scuola  sterile e monolitica  ridotta ad un  meschino livellamento culturale gestito con intelligenza dalla politica al fine di addomesticare l’individuo sociale ad un ruolo subalterno al potere. Quest'altro problema richiederebbe un approfondimento a parte, che tuttavia,  Mazzella sta svolgendo in due  altri nuovi saggi in preparazione,   (“Tutti promossi a fine-anno”  e “L’albero dell’ignoranza”).  Di fatto,  facendo riferimento al problema delle fake news, il confine tra vero e falso è divenuto sempre più labile e possibile, tanto che ormai si utilizza il termine “post-verità” (dall’inglese post-truth), a un modo di trattare l’informazione a proprio piacimento al fine di plasmare  e manipolare l’opinione pubblica attraverso la paura e l’emozione provvisoria  delle persone. Di conseguenza, con l’uso sconsiderato e onnivoro dei media,  la televisione, internet e soprattutto i social che condizionano la grande massa,  la verità  viene sostituita di colpo da una “diversa verità dei fatti” che ha finito per divenire sofisticata tecnica del convincimento e delle Pubbliche Relazioni. Una “scienza della manipolazione” che riesce a influenzare con facilità comportamenti e modi di essere, purtroppo, questo avviene ogni giorno tra i diversi gruppi antagonisti del sociale e della politica  per controllare, indirizzare e manipolare l’opinione pubblica, per convogliare il consenso, creare una minaccia ma anche   semplicemente etichettare coloro che risultano figure “alternative” e non in linea con le indicazioni imposte dal potere, inventando apposite “fake news” che li possano screditare pubblicamente agli occhi della  collettività. In questo travaglio confuso di socialità, di idee contraffatte e rottamate, la fabbrica organizzata delle illusioni, delle menzogne e del “pensiero unico” orienta egoisticamente il gusto, le scelte e la vita intera dei cittadini  uccidendo definitivamente la verità ormai costretta e ridotta a simulacro e a semplice farsa del reale.     Sandro Bongiani


                                                                                                                

  



Luigi  Mazzella è autore anche di altri importanti volumi  di saggistica contemporanea, come per esempio,   il saggio  socio-politico trattato nel volume  “Il decennio nero degli Italiani”- Avagliano 2018,  Europa crash” (Armando Curcio editore) ed “Europa mia” (Avagliano), fino a trattare il saggio cinematografico come  nel “50 film da rivedere, per riflettere ancora” – Ist. Cult. Mezz. 2018”, oppure,  “Federico Fellini, il visionario realista” – Ist. Cult. Mezz. 2018,  fino a opere di raffinata  narrativa come “La complicità del perdono” – Marsilio 2016 e “Vissi d’arte” – Avagliano – 2018, “Elogio del pensiero libero” (ed. Genesi editore).







Luigi Mazzella / Biografia    https://moondo.info/author/luigi-mazzella/

venerdì 14 febbraio 2020

AL PALACONGRESSI DI RIMINI LE OPERE DI MARIA LUISA TADEI






IEG: IL PALACONGRESSI DI RIMINI 
SI APRE ALL’ARTE E AL DESIGN




NELLA LOCATION CONGRESSUALE DI ITALIAN EXHIBITON GROUP INSTALLATI DUE RECENTI LAVORI DELL’ARTISTA DI FAMA INTERNAZIONALE MARIA LUISA TADEI


Endlessy e Jilly, sculture in vetroresina, da ieri negli spazi del Foyer insieme alla grande Perla in granito Royal White, inserita sin dalla fondazione





Rimini, 13 febbraio 2020 – Il simbolo dell’infinito da un lato, una figura dall’anima femminile dall’altro. Sono firmate Maria Luisa Tadei - artista riminese, ma di fama internazionale formatasi tra Bologna, Düsseldorf e Londra - le due sculture che da ieri impreziosiscono gli spazi del Palacongressi di Rimini, grazie ad un accordo tra la divisione Event&Conference Division di Italian Exhibition Group e l’artista contemporanea, nota sia in Italia che all’estero. Una delle sue opere è stata recentemente esposta fuori dagli uffici del Times di Londra e due suoi lavori sono attualmente al prestigioso Yorkshire Sculpture Park, nel nord dell’Inghilterra.


Il Palacongressi riminese, icona che spicca nel paesaggio cittadino con la sua architettura moderna, contribuisce a connotare ormai da quasi un decennio in maniera inconfondibile e unica il profilo urbano contemporaneo di Rimini. Nel segno della bellezza, della creatività e dell’apertura al contemporaneo vanno a collocarsi le due opere di Maria Luisa Tadei, sculture dipinte con pittura acrilica e fibra di vetro epossidica, due nuove pennellate artistiche che si sono aggiunte da oggi nei luminosi spazi del foyer, dove già si trova la grande perla in granito Royal White, inserita sin dalle origini, a richiamare la spettacolare conchiglia che sovrasta l’ingresso e che ospita la sala anfiteatro.

“Si è spesso parlato di unire la bellezza del Palacongressi a quella di opere d’arte moderna e contemporanea, – spiega la direttrice della divisione Event&Conference Division di IEG, Stefania Agostini - un’associazione tra il nostro brand e l’ingegno creativo che IEG ha sempre condiviso. Un’aspirazione che doveva però conciliarsi con la nostra attività, in cui l’esposizione dell’opera trovasse la sua giusta valorizzazione senza porre vincoli all’organizzazione degli eventi. La proposta di ospitare le opere si è presentata subito perfetta perché ha messo d’accordo le esigenze di tutti e soprattutto dimostra la ripetibilità di questa iniziativa. Inoltre, può rappresentare anche un’interessante vetrina per far conoscere la nostra struttura alle aziende legate all’arte, al design, alla progettazione”.

L’occasione propizia si è concretizzata grazie alla disponibilità, oltre che dell’artista, del curatore delle sue opere, Matteo Sormani, noto esperto e direttore dello Spazio Augeo di Rimini. L’accordo prevede l’installazione, per un anno, delle due opere di Maria Luisa Tadei negli spazi del Palacongressi riminese.






LE OPERE

Endlessy (2017, scultura in vetroresina epossidica e colori acrilici, acciaio inossidabile, cm 208x102x230) è un’opera statica, ma dinamica nel suo contenuto significante di tensione verso il Trascendente. Costituisce un nuovo tassello nella ricerca dell’artista iniziata con Creative Wisdom – La Sapienza creativa (già esposta alla Cass Sculpure Foundation, Sussex, Great Britain). Il richiamo è al gesto condiviso di Dio e dell’artista che lo emula, forgiando lo spirito attraverso la materia.

Jilly (2017, vetroresina epossidica e colori acrilici, acciaio inossidabile, cm 76X100X190) è una figura biomorfica e bifronte, con un’anima femminile che il nome sottende, forse quella implicitamente giocosa dell’artista. Il suo io emerge attraverso corrispondenze e sovrapposizioni numeriche e simboliche di forme e colori emananti significati autentici, antiche e moderni.




L’ARTISTA




Maria Luisa Tadei, riminese, classe 1964, ha studiato storia dell’arte all’Università di Bologna e arte all’Accademia di Belle Arti di Bologna, a Dusseldorf e al Goldsmiths’ College di Londra. Ha iniziato a fare sculture all’inizio degli anni ‘90 e ha esposto in numerose gallerie e musei in Europa e in America. Oltre a questo, ha esposto alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2009 e 2013 e alla biennale Architettura nel 2010. Ha esposto alle Olimpiadi del 2008 a Pechino. Il suo lavoro è nelle collezioni permanenti di musei in Italia, Olanda, Germania e Slovenia, mentre le sue commissioni pubbliche includono sculture per una stazione in Italia, per la città di Coral Springs, in Florida, per un giornale in India, per la più grande nave da crociera del mondo e per la Florida International University di Miami.






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Elisabetta Vitali, head of media relation and corporate communication IEG
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