giovedì 24 agosto 2017







 701 - 1887 - Kurt Schwitters - Ecology, - Card di Giovanni Bonanno, 2015. Bongiani Ophen Art Museum._3_2

PAGINE DI VIAGGIO E PROGETTI DI ARTE INTERATTIVA & GLOBALE


701 - 1887 - Kurt Schwitters - Ecology, - Card di Giovanni Bonanno, 2015. Bongiani Ophen Art Museum._3


“PADIGLIONE  LAUTANIA VIRTUAL  VALLEY
UNIVERSI POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente
“Kurt Merz/Ecology”  &  “Area di Confine Porta Duchamp”  
Da sabato  6 maggio 2017 a domenica 26 novembre 2017

Visit.
 http://www.collezionebongianiartmuseum.it/



PADIGLIONE  LAUTANIA VIRTUAL  VALLEY
UNIVERSI POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente


1° evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in contemporanea con la 57thBiennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017
Mostra collettiva internazionale / “Kurt Merz/Ecology”
Da sabato  6 maggio 2017  a domenica 13 agosto  2017


2° evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in contemporanea con la 57thBiennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017
Mostra Collettiva internazionale / “Area di Confine Porta Duchamp”
Da lunedì 28 agosto 2017  a domenica  26 novembre 2017 





MARCEL  DUCHAMP  / 1887 – Area di Confine  Porta Duchamp


Mostra collettiva internazionale  dedicata  a  Marcel Duchamp
a cura di Giovanni  Bonanno / Secondo  evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in concomitanza con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017

Dal 28 agosto al 26 novembre 2017
Inaugurazione:  lunedì  28 agosto  2017,  ore 18.00
Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail:  bongiani@alice.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00



Area di confine porta Duchamp 2015.



SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
PAVILION  LAUTANIA  VIRTUAL  VALLEY  / 1887 – Kurt Schwitters & Marcel Duchamp “UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente”  a cura di  Giovanni Bonanno. Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017– Due proposte  internazionali presentate in contemporanea con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017.


MARCEL  DUCHAMP  / 1887 – Area di Confine  Porta Duchamp
Mostra collettiva internazionale  dedicata  a  Marcel Duchamp
a cura di Giovanni  Bonanno / Secondo  evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in concomitanza con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017

Dal 28 agosto al 26 novembre 2017
Inaugurazione:  lunedì  28 agosto  2017,  ore 18.00
Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail:  bongiani@alice.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00


Per i 130 anni dalla nascita  di  Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968), lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”   a Marcel Duchamp e Kurt Schwitters    che riassumono compiutamente il concetto  di   indagine intesa come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi.  Nell’assemblage tridimensionale “Etant Donnés” Duchamp lavora in gran segreto nell’ultimo ventennio della sua vita. Nel 1968, al momento di lasciare New York per andare a trascorrere l’estate in Europa, il lavoro è ormai ultimato e Marcel prima di morire si preoccupa di organizzare la sua presentazione finale preparando un manuale di istruzioni per il montaggio della costruzione, accludendo fotografie, note e un modellino in scala. L’opera  ancora assai poco conosciuta nasce nel bisogno  di porsi al di là, di definire  e mettere in forma totale una possibile estensione dell’altro, nella  necessità  ulteriore di metabolizzare la  realtà. Un’invenzione giocata a tutto campo su  proiezioni di frammenti e“universi possibili”, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. In questa   seconda collettiva internazionale sono presenti 72 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema omologato  dell’arte ufficiale.





Portrait of Marcel Duchamp by Victor Obsatz (1953)


Artisti:
Marcel Duchamp, Francia Ruggero Maggi, Italia I John M. Bennett, Usa I Luisa Bergamini, Italia Vittore Baroni, Italia I Fernanda Fedi, Italia Emilio  Morandi, Italia Pier Roberto Bassi, Italia Mauro Molinari, Italia Rosa Gravino, Argentina Leonor Arnao, Argentina Linda Paoli,  Italia I  Lancillotto  Bellini, Italia I Anna Boschi, Italia Stathis Chrissicopulos, Grecia Rosalie Gancie,  Usa Daniele  Virgilio, Italia Antonio  De Marchi Gherini, Italia I Claudio Grandinetti, Italia I  Carmela Corsitto,  Italia Alfonso  Caccavale, Italia Maya Lopez Muro, Italia Franco Altobelli, Italia Lucia Spagnuolo,  Italia Clemente Padin, Uruguay Renata e Giovanni Strada, Italia Willemien Visser, Germania Bruno Cassaglia, Italia I Lamberto Caravita, Italia I C. Mehrl  Bennett, Usa Borderline Grafix, Usa I Daniel  Daligand,  Francia I Carlo Iacomucci, Italia Mabi Col, Italia I Guido Capuano, Italia I Francesco Aprile, Italia I Gino Gini, Italia I Pascal Lenoir, Francia  Adolfina De Stefani, Italia Carl Baker,  Canada Virginia Milici, Italia Oronzo Liuzzi, Italia Giovanni Bonanno,  Italia Marcello  Diotallevi,  Italia Donjon Evans, Usa I  Maria Josè Silva – MIZE’, Portugal I  Laura Agostini,  Italia David Drum, Usa Lilian Pacheco, Brasile Antonio Sassu, Italia Jacob de Chirico, Italia Cesar Reglero Campos, Spagna I Domenico Severino, Italia Roberto Scala, Italia Angela Caporaso, Italia I Claudio Romeo, Italia Cinzia Farina, Italia Marina  Salmaso, Danimarca Maribel Martinez, Argentina Rosanna Veronesi, Italia Remy  Penard, Francia Fulgor C. Silvi,  Italia Mighel  Jimenez, Spagna Ramona Palmisani, Italia G. Franco  Brambati, Italia Rossana Bucci, Italia I Rolando  Zucchini, Italia Cecilia Bossi, Italia I Maria Teresa Cazzaro, Italia I Mauro Dal Fior, Italia I Joey  Patrickt, Usa  I Josè Luis Alcalde Soberanes, Mexico.




Marcel Duchamp

BIOGRAFIA


MARCEL DUCHAMP (1887-1968) Biografia Henri-Robert-Marcel Duchamp nasce il 28 luglio 1887 nei pressi di Blainville, in Francia. Nel 1904 frequenta i corsi di pittura all’Académie Julian fino al 1905. Le sue prime opere sono di stile postimpressionista. Espone per la prima volta nel 1909 al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne di Parigi. I suoi dipinti del 1911, in stretto rapporto con il cubismo, tendono tuttavia a rappresentare immagini successive di un corpo in movimento. Nel 1912 dipinge la versione definitiva di Nudo che scende le scale: l’opera viene esposta al Salon de la Section d’Or dello stesso anno e in seguito, nel 1913, all’Armory Show di New York, dove susciterà grande scalpore. Le idee iconoclastiche e radicali di Duchamp precorrono la nascita del movimento Dada, che avverrà a Zurigo nel 1916. Dal 1913, abbandonati la pittura e il disegno tradizionali, si dedica a forme d’arte sperimentali elaborando disegni meccanici, studi e annotazioni che verranno inclusi nella sua grande opera degli anni 1915-23, La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche. Nel 1914 realizza i primi “readymade” (oggetti di uso comune, a volte modificati, presentati come opere d’arte) destinati ad avere effetti rivoluzionari per molti pittori e scultori. Nel 1915 Duchamp soggiorna per la prima volta a New York. Dalla metà degli anni ’30 collabora con i surrealisti e partecipa alle loro mostre. Si stabilisce in modo definitivo a New York nel 1942 e diviene cittadino statunitense nel 1955. Negli anni ’40 è in contatto con i surrealisti emigrati a New York e con essi espone varie volte. Nel 1946 comincia a realizzare Etant donnés, un grande assemblage al quale lavorerà segretamente per i successivi vent’anni. Muore a Neuilly-sur-Seine, nei pressi di Parigi, il 2 ottobre 1968.




Presentazione:

2 - Marcel Duchamp, Étant donné, 1946-1966, Philadelphia Museum of Art - Usa




MARCEL  DUCHAMP /  1887 – Area di confine porta Duchamp  
Per i 130 anni dalla nascita  di  Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968),  lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”   a due artisti dadaisti nati nel 1887, Marcel Duchamp e Kurt Schwitters  che riassumono compiutamente il concetto  di   indagine intesa come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi. Lo Spazio Ophen dopo aver dedicato l’attenzione nel 2015, in occasione della precedente Biennale di Venezia a due artisti giapponesi come Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen,  “dentro e fuori il corpo”, (The World’s  Futures / Inside and outside the body), intende ora indagare il lavoro dei  due artisti  dadaisti e globali  tra “Aperto e Chiuso / Closed and Open” con due  rispettive mostre internazionali a loro dedicate volte ad approfondire ciò che sottende il processo creativo. Anche per Duchamp, lo spazio fisico dell’artista è il luogo preferito dove vengono immessi  e assemblati, in un tempo lento e lungo di circa un ventennio, frammenti concreti della realtà  riutilizzati e nobilitati a definire e a mettere in forma ambientale l’opera definitiva, nella  necessità di metabolizzare e definire nella dimensione creativa, temporale e spaziale, l’estensione dell’altro.  Per questa seconda mostra collettiva internazionale dedicata a Duchamp, sono state inviate a diversi artisti contemporanei  delle postcard con la foto dell’ Etant Donnés, l’assemblaggio  creato da Duchamp tra 1946-1966, e presente al Philadelphia Museum of Art – Usa, opportunamente rivisitato  dal titolo: “Area di confine porta Duchamp”,  chiedendo a loro, nel rispetto del pensiero di Marcel Duchamp,  un intervento “aggiuntivo” di  ideale condivisione della filosofia  dadaista. In questa   seconda collettiva internazionale sono presenti 72 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema omologato  dell’arte ufficiale.



 Marcel Duchamp, Etant Donnès


Cos’è  Étant Donnés?
Etant-Donnés, è un’opera di Marcel Duchamp  eseguita tra il 1946 e il 1966.
Un assemblaggio di materiali diversi: una porta esterna, e uno spazio interno con l’inserimento di svariati materiali. Le dimensioni dell’opera sono: 242,5X177,8X1245cm, presente al Philadelphia Museum of Art – Filadelfia.

Questo assemblage tridimensionale è l’opera finale in cui Duchamp lavora in gran segreto nell’ultimo ventennio della sua vita: l’unica persona che ne è a conoscenza è la moglie Teeny, che fra l’altro lo aiuta a reperire i materiali necessari. Parte dei componenti di questa complessa struttura vengono infatti acquistati in Spagna (un’antica porta in legno e i mattoni entro cui è murata); altri (foglie e rami secchi) vengono raccolti da Duchamp nel corso di apposite scampagnate, con la moglie che accompagna Marcel guidando una vecchia giardinetta; dei mattoni usati o di scarto vengono recuperati a New York, per la strada nascondendoli entro sacchetti di carta. Quando Duchamp è costretto a cambiare studio e a trasferirsi dalla 14th Strada all’11th una ditta di traslochi si occupa delle parti più ingombranti, mentre lui trasporta tutto il resto pezzo per pezzo e con la massima cura. Nel 1968, al momento di lasciare New York per andare a trascorrere l’estate in Europa, il lavoro è ormai ultimato e Marcel prima di morire si preoccupa di organizzare la sua presentazione finale preparando un manuale di istruzioni per il montaggio della costruzione, accludendo fotografie, note e un modellino in scala. L’opera  verrà  presentata nel luglio del 1969 presso il Philadelphia Museum of Art.  Al visitatore del museo si mostra inizialmente solo una porta murata, un impedimento nella parete di una sala: la porta è chiusa e per vedere cosa vi sia all’interno si deve sbirciare attraverso due fori posti all’altezza degli occhi. In questo modo, Il fruitore dell’opera d’arte si trasforma così in un curioso voyeur.  L’opera  ancora adesso assai poco conosciuta nasce nel bisogno  di porsi al di là, di definire  e mettere in forma totale una possibile estensione dell’altro nella  necessità  ulteriore di metabolizzare la  realtà. Rimane un’invenzione sperimentale giocata a tutto campo su  proiezioni di frammenti e“universi possibili”,  tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte.





701 - Area di confine porta Duchamp 2015.






LO SGUARDO OLTRE IL REALE
(la percezione di universi possibili tra proiezione simbolica e arte totale).
Marcel Duchamp aveva iniziato il suo percorso artistico con opere di stile postimpressionista, per poi procedere verso il cubismo di ascendenza futurista, come nella serie “Nudo che scende le scale” tra il 1911-12. Dal 1913, abbandonati la pittura e il disegno tradizionali, si dedica alla sperimentazione, proprio in questo periodo nascono i primi “readymade”, oggetti di uso comune, decontestualizzati e  presentati come opere d’arte. Le nuove idee  radicali di Duchamp anticipano di fatto  la nascita del movimento Dada, che avverrà a Zurigo nel 1916. Nel 1923, dopo aver abbandonato il Grande Vetro, Marcel Duchamp fa sapere di aver smesso di fare arte per dedicarsi al suo passatempo preferito, gli scacchi. Sono di questo primo periodo le opere come  “Ruota di bicicletta” del 1913,  “Anticipo per il braccio rotto” (1915), L’orinatoio “Fontana” (1917),  la Monna Lisa con baffi e pizzetto di L.H.O.O.Q. (1919). Tra il 1915 – 23 nasce la sua prima grande opera, “La sposa messa a nudo dai suoi scapoli anche” o “Grande Vetro”. Dalla metà degli anni ’30 collabora con i surrealisti e partecipa alle loro mostre. Nel 1942 si stabilisce in modo definitivo a New York. E’ del 1951 l’opera “Objet-Dard”, un oggetto di gesso zincato antropomorfo e straniato. Tra il 1946 e il 1966  realizza “Etant donnés”, un grande e ultimo assemblage  che rappresenta la summa delle opere realizzate dall’artista francese nel corso del 20° secolo.  Tutta l’opera di Duchamp deve essere valutata in base a questa particolare chiave di lettura che ingloba momenti di ricerca precedente. In tal senso anche “Etant donnés risponde appieno a questo  particolare modo di fare, infatti, convergono  sotto forma di studi e schizzi buona parte delle sue riflessioni  e approfondimenti precedenti.


L’Étant donnés: 1. la chute d’eau 2. le gaz d’eclairage (Essendo dati: 1. la caduta d’acqua 2. il gas d’illuminazione), è un assemblaggio di materiali diversi. Il contenuto del lavoro,  rimane ancora  misterioso come del resto tutta la sua intera opera.

L’opera finale risulta composta da una vecchia porta di legno e uno spazio oltre la porta ricreato come un vero environnement con la presenza di ramoscelli, vetro, linoleum, velluto, un motore elettrico posizionato all’interno di una scatola di biscotti che ruota un disco forato, un allestimento di luci, elementi appartenenti al mondo della fotografia e dipinti a mano che formano il paesaggio assieme  a una figura  centrale femminile in pelle. Curioso è che la prima moglie dell’artista fu il modello per la gran parte della composizione femminile, mentre la seconda moglie posò per il braccio. L’opera è’ stata descritta  dall’artista Pop americano Jasper Johns: “la più strana opera d’arte in qualsiasi museo“. Ci appare come un complesso e insolito assemblaggio ambientale; “chi sbircia attraverso i due piccoli fori presenti nella vecchia porta di legno spagnola trova una spettacolare vista con una donna nuda che si trova adagiata su un letto di rami e foglie cadute, nella sua mano sinistra, questo manichino di pelle tiene in alto una vecchia lampada a gas del tipo Bec Auer, mentre dietro di lei, in lontananza, un paesaggio lussureggiante sale verso l’orizzonte. Questo sfondo illuminato è costituito da una fotografia ritoccata di un paesaggio collinare con un fitto raggruppamento di alberi delineato contro un cielo turchese nebuloso. L’unico movimento nella grotta  è una cascata scintillante che si versa in un lago sulla destra, ottenuta da una sorgente luminosa tremolante alimentata da un motore invisibile. La cascata e la lampada a gas illuminante sono gli elementi “dati” nel titolo enigmatico, che proviene da una delle note precedenti di Duchamp per The Bride Stripped Bare dai suoi Bachelors, Even (The Large Glass), suggerendo una connessione intima tra i due temi”. Ad opera ultimata, l’artista incise il titolo, le date e la sua firma sul braccio destro della figura di donna nuda che costituisce l’elemento centrale dell’istallazione. L’opera finale risulta accompagnata da un manuale di assemblaggio e smontaggio dell’opera contenuto in un raccoglitore d’istruzione ad anelli datato 1966, accludendo fotografie, note e un modellino in scala accuratamente compilato da  Marcel Duchamp.
Al visitatore del Philadelphia Museum of Art si mostra inizialmente solo una porta murata nella parete di una sala: la porta è chiusa, per vedere cosa vi sia all’interno, il visitatore, da  curioso  voyeur deve sbirciare attentamente attraverso due fori posti all’altezza degli occhi. Al di là di una falla aperta in un muro di mattoni si apre un paesaggio luminoso. Nella parte centrale della composizione si osserva poi la testa della donna (la Sposa “desiderosa” del  Grande Vetro ) che ci riconduce  per  associazione logica all’Origine del mondo” di Courbet del 1866. La presenza oggettiva, il concreto realismo della porta, il forte trompe-l’oeil dell’assemblaggio nasconde  e contraddice un paesaggio inaspettato, una serie di insolite presenze simboliche. Dalla presenza concreta e reale della porta si va verso la percezione  di un mondo interiore costruito da riflessioni stratificate, da accostamenti di “universi possibili” tra proiezioni simboliche e arte totale che si  coniugano e si definiscono oltre il dato reale.
Non è facile comprendere  il pensiero concettuale di Duchamp soggetto a  molteplici associazioni e slittamenti del pensiero. L’artista non intende riprodurre la realtà in quando tale, ma definire una dimensione “trascorrente” carica di stimoli e umori che possano mettere in movimento una complessità coinvolgente.  Chi guarda le sue opere non dovrebbe limitarsi al semplice significato apparente dell’oggetto materiale, ma  cercare di porsi al di là di un limite,  fuori  del consueto e logico ragionamento. Dopo il Grande Vetro del 1923, la ricerca associativa, l’approccio concettuale di Duchamp si definisce in modo chiaro e convincente; spostando l’oggetto dal suo naturale contesto logico, la de-contestualizzazione data genera un nuovo  valore e  un nuovo senso da  attribuire all’oggetto. Con “Etant Donnés”, poi, la creazione coincide con la complessità e la partecipazione attiva del fruitore, inoltre, da consueta presenza materiale si tramuta in apparizione sfuggente e visionaria. L’opera ultima, nasce  essenzialmente per guardare oltre; è proprio lo sguardo a commettere l’atto impuro di violare una certezza, un limite, un confine certo che  risulta d’intralcio tra il visibile e l’invisibile.
I due artisti dadaisti, Kurt Schwitters  e Marcel Duchamp  proposti da noi a questa 57 Biennale Internazionale di Venezia 2017, quasi negli stessi anni,  hanno in comune l’attenzione  a  costruire  e  utilizzare uno spazio oggettivo di tipo ambientale convogliando materiale  recuperato di scarto, alla ricerca di “universi possibili”, tra visibile e invisibile, tra  proiezione simbolica e spazio globaleQueste due esperienze saranno fondamentali e da stimolo  per tutte le ricerche concettuali e ambientali internazionali che saranno  prodotte tra gli anni 60’ e 70’ nell’ambito dell’arte contemporanea.      Giovanni Bonanno   11 agosto 2017




La Biografia:

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BIOGRAFIA   MARCEL DUCHAMP (1887-1968) Biografia Henri-Robert-Marcel Duchamp nasce il 28 luglio 1887 nei pressi di Blainville, in Francia. Nel 1904 raggiunge a Parigi i fratelli Jacques Villon e Raymond Duchamp-Villon e frequenta i corsi di pittura all’Académie Julian fino al 1905. Le sue prime opere sono di stile postimpressionista. Espone per la prima volta nel 1909 al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne di Parigi. I suoi dipinti del 1911, in stretto rapporto con il cubismo, tendono tuttavia a rappresentare immagini successive di un corpo in movimento. Nel 1912 dipinge la versione definitiva di Nudo che scende le scale: l’opera viene esposta al Salon de la Section d’Or dello stesso anno e in seguito, nel 1913, all’Armory Show di New York, dove susciterà grande scalpore. Le idee iconoclastiche e radicali di Duchamp precorrono la nascita del movimento Dada, che avverrà a Zurigo nel 1916. Dal 1913, abbandonati la pittura e il disegno tradizionali, si dedica a forme d’arte sperimentali elaborando disegni meccanici, studi e annotazioni che verranno inclusi nella sua grande opera degli anni 1915-23, La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche. Nel 1914 realizza i primi “readymade” (oggetti di uso comune, a volte modificati, presentati come opere d’arte) destinati ad avere effetti rivoluzionari per molti pittori e scultori. Nel 1915 Duchamp soggiorna per la prima volta a New York, dove la sua cerchia include Katherine Dreier e Man Ray, con i quali più tardi fonda la Société Anonime, Louise e Walter Arensberg, Francis Picabia e altri esponenti dell’avanguardia artistica. Dopo un periodo di nove mesi che trascorre a Buenos Aires occupato principalmente nel gioco degli scacchi, Duchamp ritorna in Francia nell’estate del 1919 e si lega al gruppo Dada parigino. Di nuovo a New York nel 1920, realizza le sue prime strutture motorizzate e crea Rrose Sélavy, il suo alter ego femminile. Tornato a Parigi nel 1923, Duchamp pare abbandonare l’arte per il gioco degli scacchi, ma in realtà non cessa i suoi esperimenti artistici. Dalla metà degli anni ’30 collabora con i surrealisti e partecipa alle loro mostre. Si stabilisce in modo definitivo a New York nel 1942 e diviene cittadino statunitense nel 1955. Negli anni ’40 è in contatto con i surrealisti emigrati a New York e con essi espone varie volte. Nel 1946 comincia a realizzare Etant donnés, un grande assemblage al quale lavorerà segretamente per i successivi vent’anni. Muore a Neuilly-sur-Seine, nei pressi di Parigi, il 2 ottobre 1968.



“PADIGLIONE  LAUTANIA VIRTUAL  VALLEY
UNIVERSI POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente
“Kurt Merz/Ecology”
“Area di Confine Porta Duchamp”  
Da sabato  6 maggio 2017 a domenica 26 novembre 2017



sabato 5 agosto 2017

Venezia / PADIGLIONE TIBET a cura di Ruggero Maggi



PADIGLIONE TIBET
 
un ponte di cultura e libertà

a cura di Ruggero Maggi

Palazzo Zenobio – Fondamenta del Soccorso 2596 - Venezia
10 maggio – 10 agosto 2017

evento dedicato a S.S. il Dalai Lama 


GIOVEDI' 10 AGOSTO 2017 APERTURA STRAORDINARIA
per condividere insieme la giornata conclusiva di questo significativo evento.





A partire dalle ORE 18.00 si potrà continuare a visitare il Padiglione
attraversando la sala delle LUNG-TA (cavalli di vento) le bandiere di preghiera che enfatizzano e racchiudono in sé il desiderio innato del popolo tibetano di abbracciare l'intera razza umana in una grande preghiera collettiva. Su queste delicate strutture filiformi gli artisti invitati per questa edizione di Padiglione Tibet , ideato e curato da Ruggero Maggi, sono intervenuti con messaggi poetici di straordinaria forza spirituale e creativa: Marco Agostinelli , Dino Aloi , Salvatore Anelli , Piergiorgio Baroldi - Lorenzo Bluer , Carla Bertola - Mariella Bogliacino - Fernando Montà - Alberto Vitacchio , Giorgio Biffi - Giglio Frigerio - Fabrizio Martinelli , Rovena Bocci , Rossana Bucci - Oronzo Liuzzi , Rosaspina Buscarino , Silvia Capiluppi , Paola Caramel , Simonetta Chierici - Loredana Manciati - Tiziana Priori - Elena Sevi , Pino Chimenti Circolo degli artistidi Varese, Marzia Corteggiani , Giampietro Cudin - Carla Rigato , Albina Dealessi , Nyima Dhondup - Livia Liverani , Anna Maria Di Ciommo, Franco Di Pede , Marcello Diotallevi , Giovanna Donnarumma - Gennaro Ippolito , Gretel Fehr , Mavi Ferrando - Mario Quadraroli - Roberto Scala , Alessandra Finzi - Gianni Marussi , Alberto Fortis , Emanuela Franchin , Ivana Geviti , Antonella P. Giurleo , Isa Gorini , Gruppo Il Gabbiano , Peter Hide 311065 - Isabella Rigamonti , Benedetta Jandolo - Angela Marchionni , Oriana Labruna , Silvia Lepore - Sandro Pellarin , Ruggero Maggi , Giulia Niccolai - Gruppo BAU , Tashi Norbu , Clara Paci , Lucia Paese , Salvatore Perchinelli , Marisa Pezzoli , Benedetto Predazzi , Anna Seccia , Gianni Sedda , Roberto Testori .

Soffermandosi sulle opere-video di Satish Gupta (presentato dalla prestigiosa BASU Foundation For The Arts), di Francesca Lolli e Marco Rizzoper poi accedere ad un particolare ed originale percorso visivo ed emozionale, costituito da quattro mostre personali con una selezione di opere dal contenuto giocoso e fluttuante come nel caso di Marcello Diotallevi con le sue “Fiabe al vento”; con le evocative immagini fotografiche di Anna Maria Di Ciommo riproducenti Lama tibetani al lavoro su splendenti mandala; con le rigorose opere di Rosaspina Buscarino dal serrato ritmo compositivo, capaci di penetrare a fondo nell'animo umano e con le opere-oggetto di Roberto Testori che nel loro biancore riflettono soluzioni concettuali ricche di significati spirituali ed artistici. 
Camminare all'interno di un'opera poetica, potente e preziosa nello scrigno a cielo aperto nel giardino di Palazzo Zenobio, in cui la natura stessa dialoga con gli elementi che la compongono: Atman (dal sanscrito “essenza” - “soffio vitale”) di Robert Gligorov curata da Luca Pietro AcquatiArchitetto. Nessuna apologia di nazismo, anzi un messaggio di pace e solidarietà verso il popolo tibetano che con quel simbolo (la svastica) rappresentava il sole, l'infinito e l'eternità. Sulle sculture che compongono l'installazione sono incisi i nomi di monaci e di personalità che hanno avuto una rilevante importanza per quanto riguarda la sfera spirituale del mondo tibetano ed indiano, tra cui il Mahatma Gandhi.

ORE 19.00
NO CHAIN performance di danza contemporanea di K7
coreografia di Kappa | musica di Paola Samoggia | danza Giuseppe Spinelli
 ...ho pensato a Padiglione Tibet, al ponte tra due culture…. al collegamento… alla denuncia della situazione attuale che però volge verso una libertà raggiunta con l’aiuto delle due culture assieme, l’aiuto di tutti…. la campana a lastra è libera di muoversi nel vento…. come una bandiera di preghiera….” (Paola Samoggia)

ORE 19.30
RICCARDO PES musicista e compositore
Programma “Padiglione Tibet” Giovanni Sollima – Alone | Giuseppe Tartini – Adagio | Eliodoro Sollima – Sonata 1959 | Kristof Penderecky – Per Slava | Riccardo Pes – Premer e Stalir
Il programma è un mix di musica composta nel 21° secolo, periodo in cui il naturale concetto di armonia classica raggiunse il suo massimo disfacimento a favore di un serialismo di natura espressionista. La realtà frammentata dalle Guerre Mondiali e dalla povertà internazionale viene così tradotta nelle note laconiche e scure del repertorio Novecentesco. Il brano finale, invece, è un omaggio a Venezia, composto da Riccardo Pes ed ispirato al vogare “alla veneta” delle gondole: Premer e Stalir.


ORE 20.00
PRIMA BIENNALE INTERNAZIONALE DI ARTE POSTALE A VENEZIA
a cura di Ruggero Maggi




Termina la mostra di Arte Postale con l'esposizione di numerosi interventi pervenuti per posta e realizzati da circa 800 artisti di tutto il mondo - tra cui Altan , Gillo Dorfles , Shozo Shimamoto , Robert Gligorov - che hanno risposto all'invito dal tema: Il Dalai Lama ed il Tibet.
L'Arte Postale è un network internazionale che ha contrassegnato, soprattutto alla fine del secolo passato, un’infinita serie di progetti, riviste, libri, mostre, in cui ha valore la relazione intrinseca tra l'oggetto spedito, il mittente ed il destinatario. Il Futurismo e il Dadaismo sono da considerarsi senz'altro gli antecedenti storici di questa forma di comunicazione artistica, così come è da sottolineare l'opera di Kurt Schwitters, creatore dei primi lavori realizzati con timbri e l'avvento, alla metà degli anni '50, della ricerca Fluxus con l'opera di artisti come Joseph Beuys, Ray Johnson, George Maciunas, Ken Friedman, Ben Vautier e di alcuni artisti e teorici del Nuovo Realismo francese come Pierre Restany ed Yves Klein. Ray Johnson, artista di New York, è considerato il creatore dell'Arte Postale: nel 1962 fonda, sbeffeggiando le vere scuole per corrispondenza, la New York Correspondence School (così definita da Ed Plunkett). Questa Biennale non vuole assolutamente rendere istituzionale un fenomeno artistico come la Mail Art che ha nel proprio codice genetico un'avversione per tutto ciò che può renderla ufficiale ed istituzionale - nel 1986 scrissi: “la Mail Art usa le istituzioni nei luoghi delle istituzioni contro le istituzioni” - ma vuole fare il punto su questo network antesignano dei recenti social network. Un grande archivio aperto al pubblico.



Ospite speciale di questa Prima edizione della Biennale di Arte Postale: GAC , acronimo che indica Guglielmo Achille Cavellini , probabilmente il più controverso artista nella storia dell'arte contemporanea italiana e creatore dell'autostoricizzazione.


ORE 20.30
Sempre nella splendida corte di Palazzo Zenobio conclusione della serata con un momento conviviale coordinato con il Gruppo Giovani Pittori Spilimberghesi "Leoluca Vincenzo Visalli" - l'Associazione Socio-Culturale Erasmo da Rotterdam di Spilimbergo (Pn) - Storica Società Operaia di Mutuo e Soccorso di Pordenone - ANIOC Ass. Nazionale Insigniti Onorificenze Cavalleresche Pordenone-Spilimbergo e con la fattiva collaborazione per le degustazioni di: Pasticceria Le Strane Delizie Spilimbergo, Formaggi Tosoni Spilimbergo, Vini Castelcosa San Giorgio della Richinvelda, Salumi Lovison Spilimbergo, ArteVino di Eddy Leone Spilimbergo.

ENTRATA LIBERA

info: 
www.padiglionetibet.com | maggiruggero@gmail.com | 320.9621497
orari: martedì – domenica 10.00/18.00 - chiusura: lunedì

PALAZZO ZENOBIO – FONDAMENTA DEL SOCCORSO 2596 - VENEZIA
. Dalla Stazione Ferroviaria di Venezia facilmente raggiungibile a piedi
. vaporetto 5.1 fermata S. Basilio

giovedì 29 giugno 2017

LIBRI D’ARTISTA, COLLEZIONE DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI PALERMO


Libri d’Artista dalla Collezione dell’Accademia di Belle Arti di Palermo
Dal 29 giugno 2017,  Oratorio dei SS. Elena e Costantino
Piazza della Vittoria, 23 - Palermo




Inaugurata il 28 giugno  nell’Oratorio dei SS. Elena e Costantino la mostra dal titolo “Libri d’artista dalla Collezione dell’Accademia di Belle Arti di Palermo”. Promossa dalla Fondazione Federico II, dall’Assemblea regionale siciliana e dall’Accademia di Belle Arti di Palermo; la Collezione dei Libri d’artista si prefigge l’obiettivo di creare una memoria organizzata, una traccia della presenza e del passaggio dei docenti – artisti in Accademia. Si tratta, in sintesi, di una vasta ed esaustiva raccolta di immagini di opere dei libri di artista che costituiscono la Collezione permanente dell’Accademia di Belle Arti di Palermo. 
Le opere che rientrano nella Collezione sono il frutto della donazione degli artisti che hanno, in questo modo, deciso di lasciare un segno tangibile e visibile del loro passaggio in Accademia. Vere e proprie opere d’arte realizzate con le più svariate tecniche artistiche, l’oggetto d’arte viene rappresentato sotto forma di dipinto tridimensionale, come scultura da sfogliare, foto da trasformare, collage, segni su carta d’altri tempi e una miriade di altre forme di espressioni.











Vista a volo d'uccello dell'oratorio di Sant'Elena e Costantino, aperta da mercoledì pomeriggio (28 giugno) al 23 luglio in occasione della mostra "libri d'artista dalla Collezione dell'Accademia di Belle Arti di Palermo"


Titolo: Libri d’artista dalla Collezione dell’Accademia di Belle Arti di Palermo

Date: 29 giugno 2017 – 23 luglio 2017
Luogo esposizione: Oratorio dei SS. Elena e Costantino,   Piazza della Vittoria, 23 – Palermo
Orari di visita: lunedì/sabato dalle ore 9.00 alle ore 17.00 – ingresso gratuito
Presentazione della mostra: mercoledì 28 giugno ore 18,00
Pubblicazione: Libri d’artista dalla Collezione dell’Accademia di Belle Arti di Palermo editata dalla Fondazione Federico II; prezzo di copertina 18 € in vendita presso bookshop Palazzo Reale di Palermo. Mostra  Curatori: Mario Zito, Toni Romanelli, Enzo Patti
Allestimento a cura della scuola di allestimenti degli spazi espositivi museali.


mercoledì 28 giugno 2017

Josè Molina - Reggia di Caserta









Fino al 3 giugno
José Molina. Paesaggio dopo la battaglia 
Retrostanze del '700, Reggia di Caserta

Le Retrostanze del ‘700 lungo il percorso degli Appartamenti Storici della Reggia di Caserta ospitano fino al 3 giugno la personale dell’artista madrileno José Molina dal titolo “Paesaggio dopo la battaglia”. L’importante mostra curata da Lorenzo Canova   è presente in una serie di ambienti  della Reggia che per diversi anni hanno ospitato la Collezione Lucio Amelio, una delle più importanti raccolte al mondo di arte contemporanea. La presenza di  Josè Molina  non fa che rinnovare la relazione originaria della Reggia con la terra di origine dell'artista, a partire dal suo committente, Carlo di Borbone. In questo contesto l'opera metamorfica e visionaria di Molina ha il potere di rendere ancora più affascinante la visita. L’esposizione offre al visitatore un corpus di 30 opere – dipinti, disegni e sculture che mette a fuoco  i temi  trattati frequentemente dall’artista spagnolo, con una serie opere  del tutto inedite realizzate proprio quest’anno, facente parte del ciclo “Paesaggio dopo la battaglia”, da cui la mostra prende il  particolare titolo.  L’artista, attraverso una abilissima tecnica grafica supportata da una insolita capacità  di  ricerca e d’indagine psicologica e antropologica è capace di far  emergere le insolite pulsioni e gli istinti  primordiali  che caratterizzano la particolare specie umana in un sottile e inquieto viaggio  solitario e atemporale vissuto tra  un passato atavico  che s’innerva nel  disagio del presente per divenire congiuntamente un tutt’uno. Un magistrale procedere e rapportarsi in un territorio dell’immaginazione e delle emozioni oscuro e imprevedibile, carico di improvvisi  e repentini scatti e slittamenti di umore  che riemergono in un incessante e lento  affiorare. Al centro dell’interesse dell’artista   madrileno vi è l’assidua attenzione  ad  indagare la vita dell’uomo, il suo malessere e  gli svariati aspetti che lo caratterizzano, rappresentandolo in atteggiamenti  spesso deformati e mostruosi allo scopo di svelarne le intime e diverse problematiche che lo caratterizzano, di un essere dall’identità perduta, che per paura  cerca egoisticamente di occultare. Lo si può percepire facilmente osservando sia le opere inedite create appositamente per  questa importante mostra, (Paesaggio dopo la battaglia), così come nei cicli storici precedenti come i Predatores, Los Olvidados, Peccati e Virtù  che dal 2005, sono  motivo assiduo d’indagine e di ricerca. L’intento essenziale di Molina è cercare  d’interessare e coinvolgere concretamente lo spettatore  affidandosi  non soltanto all’immaginazione ma anche alla definizione  dettagliata e definita dell’immagine che deve essere  motivo di attrazione convincente in questa insolita messa a fuoco della realtà, spingendolo ad interrogarsi più concretamente, così i prevaricatori, i deboli e i dimenticati dell’umanità, tra virtù e peccato si ripropongono intrecciandosi ripetutamente nel corso della intera storia dell’uomo. Una visione decisamente transitoria e trasversale che accoglie suggestioni di vario genere, da Goya a  Grosz, da Daumier a Bacon, e poi anche i contributi di diversa area culturale come il Surrealismo, la fotografia, l’Iperrealismo,  si badi bene, non semplice  sogno ludico e automatismo psichico di ascendenza surrealista, ma tipologie  oniriche di rappresentazione che convergono e si definiscono  tra loro in una sintesi più fattibile in un qualcosa di più  esistenziale che possa permettere una possibile catarsi. Un viaggio, quindi,  a ritroso e all’interno dell’immaginario, dentro e fuori dal corpo, per una messa a nudo di emozioni e stati d’animo che convivono tragicamente da sempre.  Rimane un campo di battaglia pieno di macerie,  segnato da una dura lotta cruenta e feroce che ha devastato e svuotato il destino e le coscienze, carico di presagi e anche di improvvise ricadute. Alla fine della  battaglia  rimangono a terra  i corpi  disfatti, le emozioni e i modi di sentire e agire  che ci appaiono come pesanti macigni inanimati in un procedere transitorio e ricorrente pieno di ostacoli e condizionamenti che di fatto impediscono una chiara presa di coscienza del proprio agire. In questa precaria realtà dell’animo umano l’incubo prende corpo e diventa metamorfosi,   sconfinamento allegorico attorno ai meandri di una realtà  irreparabilmente mutata. Dissolvenze, metamorfosi, deformazioni dell'anima, irrigidimenti  di zone  ridotte in un’altra dimensione ancora più confacente.  Ne permane, pertanto,  un trascendente ritratto sempre diverso  caratterizzato dai diversi aspetti della fragilità  dell’essere umano. Un’immagine ibrida dell’uomo alienato  ripreso a bocca aperta e a denti stretti in una dimensione di sofferto  e stressante disagio, oppure,  come nel ultimo monumentale “Crocefisso” di quest’anno,  vecchie larve  hanno preso il posto del disagio, riemergendo improvvisamente dal nulla a nuova vita.  Dopo la caduta, forse,  una  possibile speranza che si fa redenzione. Tutta l’opera di Molina è una incessante lotta, un continuo e sofferto procedere alla ricerca di un qualsiasi segnale che possa   permettere  all’uomo di prendere coscienza  della infausta situazione in cui si è arenato da tempo. Questa è  l’aria  d’inquietudine,  di attesa ma anche di possibile rinascita che si respira visitando  le magnifiche sale del visionario mondo di  Josè Molina.    
Sandro  Bongiani    









Sandro  Bongiani
EXIBART,  mostra visitata il 4 maggio
Dal 4 maggio al 3 giugno 2017
José Molina, Paesaggio dopo la battaglia 
Retrostanze del '700, Reggia di Caserta 






SALA 47 

sabato 17 giugno 2017

VENEZIA / BIENNALE D'ARTE POSTALE 2017


PRIMA BIENNALE INTERNAZIONALE DI ARTE POSTALE A VENEZIA

Anche quest'anno Padiglione Tibet partecipa ad
ART NIGHT VENEZIA
SABATO 17 GIUGNO 2017 alle ore 19.30
PRIMA BIENNALE INTERNAZIONALE DI ARTE POSTALE
A VENEZIA
Sede: Palazzo Zenobio, Fondamenta del Soccorso




L'Arte Postale è un network internazionale che ha contrassegnato, soprattutto alla fine del secolo passato, un’infinita serie di progetti, riviste, libri, mostre, in cui ha valore la relazione intrinseca tra l'oggetto spedito, il mittente ed il destinatario. Il Futurismo e il Dadaismo sono da considerarsi senz'altro gli antecedenti storici di questa forma di comunicazione artistica, così come è da sottolineare l'opera di Kurt Schwitters, creatore dei primi lavori realizzati con timbri e l'avvento, alla metà degli anni '50, della ricerca Fluxus con l'opera di artisti come Joseph Beuys, Ray Johnson, George Maciunas, Ken Friedman, Ben Vautier e di alcuni artisti e teorici del Nuovo Realismo francese come Pierre Restany ed Yves Klein. Ray Johnson, artista di New York, è considerato il creatore dell'Arte Postale: nel 1962 fonda, sbeffeggiando le vere scuole per corrispondenza, la New York Correspondence School (così definita da Ed Plunkett). Questa Biennale non vuole assolutamente rendere istituzionale un fenomeno artistico come la Mail Art che ha nel proprio codice genetico un'avversione per tutto ciò che può renderla ufficiale ed istituzionale - nel 1986 scrissi: “la Mail Art usa le istituzioni nei luoghi delle istituzioni contro le istituzioni” - ma vuole fare il punto su questo network antesignano dei recenti social network. Un grande archivio aperto al pubblico con migliaia di opere.
A cura di di Ruggero Maggi per Padiglione Tibet.
1st VENICE INTERNATIONAL MAIL ART BIENNIAL
Mail Art is an international network which has marked, especially at the end of past century, an infinite number of projects, shows, fanzines, books, in which the inner relation between the sent object, the sender and receiver its of value. Futurism and Dadaism can be considered the historical antecedents of this form of art communication, it's important to underline the Kurt Schwitters's rubber-stamped works, the Fluxus movement with the artists' work such as: Joseph Beuys, Ray Johnson, George Maciunas, Ken Friedman, Ben Vautier and the French New Realism with Pierre Restany and Yves Klein.Ray Johnson is considered the Mail Art's creator: at 1962 he founded, mocking the real Correspondence Schools, the New York Correspondence School (so defined by Ed Plunkett).This Biennial doesn't want make mail art institutional - at 1986 I wrote “Mail Art uses institutions in the places of institutions against institutions” -  which has in the own genetic code an aversion for all can make it official, but, at the contrary, it wishes take stock on this network precursor of current social network. A great archive with thousands of works.

by Ruggero Maggi for Tibet Pavilion