Fino al 3 giugno
José Molina. Paesaggio dopo la battaglia
Retrostanze del '700, Reggia di Caserta
Le Retrostanze del ‘700 lungo il percorso
degli Appartamenti Storici della Reggia di Caserta ospitano fino al 3
giugno la personale dell’artista madrileno José
Molina dal titolo “Paesaggio dopo la battaglia”. L’importante mostra curata
da Lorenzo Canova è presente in una
serie di ambienti della Reggia che per
diversi anni hanno ospitato la Collezione Lucio Amelio, una delle più
importanti raccolte al mondo di arte contemporanea. La presenza di Josè Molina non fa che rinnovare la relazione originaria
della Reggia con la terra di origine dell'artista, a partire dal suo
committente, Carlo di Borbone. In questo contesto l'opera metamorfica e
visionaria di Molina ha il potere di rendere ancora più affascinante la visita.
L’esposizione offre al
visitatore un corpus di 30 opere
– dipinti, disegni e sculture che mette a fuoco
i temi trattati frequentemente
dall’artista spagnolo, con una serie opere del tutto inedite realizzate
proprio quest’anno, facente parte del ciclo “Paesaggio dopo la
battaglia”, da cui la mostra prende il
particolare titolo. L’artista, attraverso una abilissima
tecnica grafica supportata da una insolita capacità di
ricerca e d’indagine psicologica e antropologica è capace di far emergere le insolite pulsioni e gli
istinti primordiali che caratterizzano la particolare specie
umana in un sottile e inquieto viaggio
solitario e atemporale vissuto tra
un passato atavico che s’innerva
nel disagio del presente per divenire
congiuntamente un tutt’uno. Un magistrale procedere e rapportarsi in un territorio
dell’immaginazione e delle emozioni oscuro e imprevedibile, carico di
improvvisi e repentini scatti e slittamenti
di umore che riemergono in un incessante
e lento affiorare. Al centro dell’interesse dell’artista madrileno vi è l’assidua attenzione ad
indagare la vita dell’uomo, il suo malessere e gli svariati aspetti che lo caratterizzano,
rappresentandolo in atteggiamenti spesso
deformati e mostruosi allo scopo di svelarne le intime e diverse problematiche che
lo caratterizzano, di un essere dall’identità perduta, che per paura cerca egoisticamente di occultare. Lo si può percepire facilmente osservando sia le opere
inedite create appositamente per questa
importante mostra, (Paesaggio dopo la battaglia), così come nei cicli storici
precedenti come i Predatores, Los Olvidados, Peccati e Virtù che dal 2005, sono motivo assiduo d’indagine e di ricerca.
L’intento essenziale di Molina è cercare
d’interessare
e coinvolgere concretamente lo spettatore
affidandosi non soltanto all’immaginazione ma anche alla
definizione dettagliata e definita
dell’immagine che deve essere motivo di
attrazione convincente in questa insolita messa a fuoco della realtà,
spingendolo ad interrogarsi più concretamente, così i prevaricatori, i deboli e i
dimenticati dell’umanità, tra virtù e peccato si ripropongono intrecciandosi ripetutamente
nel corso della intera storia dell’uomo. Una visione decisamente transitoria e
trasversale che accoglie suggestioni di vario genere, da Goya a Grosz, da Daumier a Bacon, e poi anche i
contributi di diversa area culturale come il Surrealismo, la fotografia,
l’Iperrealismo, si badi bene, non
semplice sogno ludico e automatismo
psichico di ascendenza surrealista, ma tipologie oniriche di rappresentazione che convergono e
si definiscono tra loro in una sintesi
più fattibile in un qualcosa di più
esistenziale che possa permettere una possibile catarsi. Un viaggio, quindi, a ritroso e all’interno dell’immaginario, dentro e fuori dal corpo, per una messa a
nudo di emozioni e stati d’animo che convivono tragicamente da sempre. Rimane un campo di battaglia pieno di macerie,
segnato da una dura lotta cruenta e
feroce che ha devastato e svuotato il destino e le coscienze, carico di presagi
e anche di improvvise ricadute. Alla fine della
battaglia rimangono a terra i corpi disfatti, le emozioni e i modi di sentire e
agire che ci appaiono come pesanti macigni
inanimati in un procedere transitorio e ricorrente pieno di ostacoli e
condizionamenti che di fatto impediscono una chiara presa di coscienza del
proprio agire. In questa precaria
realtà dell’animo umano l’incubo prende corpo e diventa metamorfosi, sconfinamento allegorico attorno ai meandri di una realtà irreparabilmente mutata. Dissolvenze, metamorfosi,
deformazioni dell'anima, irrigidimenti di zone ridotte in un’altra
dimensione ancora più confacente. Ne permane, pertanto, un trascendente ritratto sempre diverso
caratterizzato dai diversi aspetti della fragilità dell’essere umano. Un’immagine
ibrida dell’uomo alienato ripreso a
bocca aperta e a denti stretti in una dimensione di sofferto e stressante disagio, oppure, come nel ultimo monumentale “Crocefisso” di
quest’anno, vecchie larve hanno preso il posto del disagio, riemergendo
improvvisamente dal nulla a nuova vita.
Dopo la caduta, forse, una possibile speranza che si fa redenzione. Tutta l’opera di Molina è una incessante
lotta, un continuo e sofferto procedere alla ricerca di un qualsiasi segnale
che possa permettere all’uomo di prendere coscienza della infausta situazione in cui si è arenato
da tempo. Questa è l’aria d’inquietudine, di attesa ma anche di possibile rinascita che
si respira visitando le magnifiche sale
del visionario mondo di Josè Molina.
Sandro Bongiani
Sandro Bongiani
EXIBART, mostra visitata il 4 maggio
Dal 4 maggio al 3 giugno 2017
José Molina, Paesaggio dopo la battaglia
Retrostanze del '700, Reggia di Caserta
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