domenica 4 maggio 2014

RAY JOHNSON AL BARUCH COLLEGE EXHIBITION

Ray  Johnson
Ray Johnson, "Untitled (Golf Balls with Brick Snake)", 6.16.86, 6.28.86, 6.12.86, circa 1970-1980, collage on masonite, 16 by 16 inches


RAY JOHNSON: collage di arte, poesia, musica e produzione cinematografica in mostra fino al 7 maggio 2014 presso il Sidney Mishkin Gallery at Baruch College.

Ray Johnson (1927 - 1995) è stato uno dei primi sostenitori del pop, del concettuale, della performance e  della mail art.  A metà degli anni 1950, Johnson faceva piccoli collage su cui incollava le immagini della cultura popolare, tra cui star come Elvis e Shirley Temple. Egli ha anche incorporato nei suoi collage lettere, frammenti di parole come gli artisti cubisti nei primi anni del 20 ° secolo.  Nel 1958, ha parodiato gli artisti della New York School, con la formazione della sua New York Correspondence School. Ha iniziato a spedire i suoi collages con le istruzioni " Si prega di inviare a ..."    In questo modo ha creato  una vasta rete di corrispondenza. 
  Nel 1965, il critico d'arte Grazia Glueck  ha chiamato Ray Johnson  " il più famoso artista sconosciuto di New York " .  Anche ora  è ben noto solo tra un gruppo selezionato di artisti, commercianti e critici d’arte. Dopo la sua morte nel 1995, la galleria Richard L. Feigen & Company ha presentato una grande mostra commemorativa che è stata apprezzata da Roberta Smith sul New York Times. Ha chiamato la mostra “stunning” e ha osservato che i primi collages di Ray Johnson " presagiva già la  Pop Art . " Nel 1999, quattro anni dopo la sua morte, Donna De Salvo ha organizzato una mostra delle opere di Ray Johnson per il Whitney Museum of American Art e il Wexner Center per le Arti presso la Ohio State University.

 
 Per ulteriori informazioni su Baruch College e il Sidney Mishkin Galleria clicca qui .

  Per ulteriori informazioni sul Ray Johnson Estate, comprese le mostre in corso e future visitare:
 
"Per Ray Johnson" - Giovanni Bonanno 2014
 

venerdì 18 aprile 2014

AUGURI DI BUONA PASQUA 2014


 

AUGURI DI  UNA 
SERENA  PASQUA
 
 


Luciano  Pera, “Una mattina a Gozo“    anni ’90
acquaforte   24,50x15,50 - (Collezione  Archivio Luciano Pera)
 

giovedì 10 aprile 2014

GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI / un artista globale nel rapporto tra arte e vita



Un artista globale nel rapporto tra arte e vita

GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI 
(Brescia 1914 - 1990)

Jean Dubuffet  nel 1978 scrisse:  "...Abbiamo creduto innocentemente che la capacità producesse il merito e che dal merito derivasse la gloria. Abbiamo via  via scoperto che ciò non accade... Ridiamo ora attraverso di Lei dei nostri precedenti errori..."

 

Premessa
Con  la lettera testuale del 1979 GAC pubblicata come premessa ad inizio  nel catalogo della Mostra a domicilio nell’aprile del 1980 affermava:  nella mia operazione di “autostoricizzazione” è necessario che io della provvedere anche alla mia “autobiografia”. Ho scelto la forma diaristica, perché, come ho già scritto in una “lettera ai miei nemici” vorrei che i posteri la giudicassero “completa e perfetta”.Per seguire un ordine cronologico avrei dovuto pubblicare il diario dell’anno 1976. Ma dopo il mio viaggio in California (27 aprile-14 maggio 1980) e a Budapest (22 -24 maggio 19809 non ho resistito alla tentazione di anticipare la pubblicazione di queste pagine, perché, mi pare, meritino una particolare attenzione. Da qualche anno ho avviato dei singolari rapporti con parecchi artisti sparsi in varie parti del mondo. I festivals organizzati in California mi hanno invogliato a parteciparvi per conoscere di persona questi nuovi amici, i luoghi dove vivono, e respirare l’atmosfera del loro ambiente artistico. Questi due viaggi mi sono stati di grande utilità per meglio approfondire certe mie idee sulle vicende dell’arte e della vita, che in questo momento stanno attraversando una profonda crisi di trasformazione. Qui da noi si è ancora convinti di essere i continuatori di una nostra vecchia tradizione artistica, qui da noi prevale ancora il concetto dell’individualità, e non ancora quello della collettività. Qui da noi ogni anno inventano qualche trappola per voler mantenere ancora in vita le vecchie leggi della tradizione, del mercato, e le posizioni di comando conquistate. Basterebbe fare uno sforzo e osservare il mondo dell’arte con l’occhio dei posteri. Basterebbe giudicare il presente e il passato con l’occhio della  storia, inesorabile spugna asciuga tutto. La storia ci ricorda soltanto quei pochissimi personaggi che hanno contribuito al rinnovamento del mondo dell’arte mostrandocelo con un occhio nuovo e diverso. Comunemente si dice: “Se fossi vissuto al tempo di Van Gogh avrei capito il suo modo di fare arte”. Storicamente è accertato che non è vero. Qui da noi hanno scritto libri su Duchamp soltanto dopo sessant’anni; e il dadaismo è ancora un genere d’arte considerato marginale. La storia si ripete e sempre si ripeterà. Anche oggi in qualche parte del mondo esiste un altro Van Gogh o un altro Duchamp, ma non è compito, a quanto pare, dei contemporanei capirli o scovarli. Per la prima volta ho assistito quest’anno ad un convegno internazionale di critici e di direttori di musei. Ho sentito un centinaio di relazioni. Ebbene, ho stabilito che tutti sono informati, intelligenti, disinvolti, ma nessuno mi ha dimostrato di saper vedere al di là del proprio naso. Sono tutti ancora al di qua della barricata. Ognuno di loro è convinto di possedere la verità.  Hanno stampato un  libretto con gli indirizzi di quindicimila artisti e critici di 35 nazioni rigorosamente selezionati, e tutti i quindicimila sono convinti di essere i migliori o almeno tra i migliori. Veramente viviamo in una giungla dell’arte, stiamo assistendo ad una nuova Babilonia. Soltanto  dopo una drammatica e lunga crisi sarà possibile ricominciare da capo. Ogni periodo storico ha una sua diversa fisionomia, e logicamente quello di domani dovrà differenziarsi dai precedenti. Se le società vorranno migliorare, uno dei compiti degli artisti dovrà essere quello di aiutare a far capire il mondo dell’arte. Quando l’attuale sistema verrà smantellato, una  possibilità di continuità dovrebbe essere quella di ricominciare   tutto da capo (logicamente non dimenticando il prezioso bagaglio culturale ereditato dai nostri predecessori, un bagaglio complesso e vario, ormai ridotto alla saturazione e all’attuale crisi di idee).  Ricominciare tutto da capo, come uomini primitivi, ritornare alla natura, in libertà. In semplicità, assieme. Uno spiraglio di un nuovo modo di fare arte mi pare di averlo avvertito e vissuto con i miei nuovi amici che ho incontrato in California. Non è importante il risultato, come lo pretende il sistema dell’arte, per me è  importante il loro nuovo comportamento, il loro nuovo modo di vedere il mondo, la vita, l’arte, non più ridotti all’isolamento, ma vivere e operare collettivamente, conquistare una libertà, aprire le frontiere, dialogare con il mondo intero. Molti artisti ormai comunicano tra di loro con lo stesso linguaggio e lo stesso spirito, pur vivendo in California, o a Budapest, o in Polonia, ecc.  Le pagine di questo  diario avvalorano le mie affermazioni. Il mio soggiorno in California lo considero una parentesi della mia vita assai importante, uno stimolo a proseguire la mia strada senza esitazioni. Se qualcuno pensasse che quanto ho scritto è frutto della mia fantasia, e il racconto possa sembrare surreale, ebbene, desidero precisare che invece tutto veramente è accaduto, tutto è realtà. La realtà, in questo caso, è divenuta surreale, senza dover ricorrere a finzioni o programmazioni. Tutto ciò è avvenuto perché da tempo questi artisti mi avevano dimostrato in mille modi la loro stima, e giudicano la mia “auto storicizzazione” una operazione artistica nuova, diversa, rivoluzionaria. Mi considerano un demitizzatore del sistema dell’arte, ormai in crisi e in lento inesorabile disfacimento. (qui da noi, invece, esiste e  persiste l’ormai tradizionale “Nemo propheta in patria”). Inoltre è interessante constatare come il mio adesivo abbia saputo stimolare la fantasia di molti artisti in modo prodigioso (al punto che un autorevole esponente del fluxus americano, in un articolo pettegolo e maldicente, lo ha addirittura definito: “Quel maledetto adesivo Cavellini 1914-2014 che viene incollato in tutto il mondo”). Quell’adesivo da fastidio a molti. La mia operazione di “autostoricizzazione2 non viene ancora presa sul serio. Mi giudicano un presuntuoso megalomane con molti mezzi a disposizione, sto subendo la stessa sorte degli artisti che hanno qualche cosa da dire fuori dall’ordinario, in contrapposizione al sistema. Perciò non devo sperare nella comprensione dei critici e degli storici dell’arte contemporanea, perché,  come ho già detto, non è il loro compito scovare e capire questi personaggi. Preferisco vivere la mia avventura, proiettata nel futuro, piuttosto di dovermi impantanare nell’intricata  giungla  dell’arte.          Luglio 1980,   GAC

 

 
 GAC 1914-2014
“La non-opera e il non-luogo dell’arte come interpretazione del mondo
per la trasformazione creativa della realtà”
“Commento a margine di un dibattito  a cura  di Giovanni  Bonanno”

 
Ripropongo questa lunga e significativa premessa scritta da GAC nel lontano 1980 perché la  ritengo   essenziale  per capire appieno la straordinaria personalità di questo artista lombardo  e  per comprendere meglio  in che particolare  situazione culturale si era  ritrovato ad operare negli anni 70 e 80.

E’ stato esattamente nel 1971 che ha inventato  “l’autostoricizzazione”, realizzando e  inviando per via postale in tutto il mondo una decina di “mostre a domicilio” (sono dei cataloghi stampati che sostituiscono le tradizionali mostre nelle gallerie d’arte). In Italia, per diversi decenni, GAC è stato osteggiato come  un ricco eccentrico in vena di esibizionismo”, non compreso perché ritenuto soltanto un importante  collezionista d’arte contemporanea  e di conseguenza  collocato dalla critica ufficiale  nel completo isolamento. A partire dal 1971,  dopo l’irruzione nel mondo dell’arte dell’americano Ray Johnson, vissuto nello stesso periodo dell’artista bresciano, Guglielmo Achille  Cavellini aveva iniziato in modo assiduo a “scardinare” il sistema ufficiale dell’arte ritenuto impenetrabile, proponendo la sua presenza come autentico momento creativo. Insomma, una sorta di artista isolato che  dal chiuso decide finalmente di non far parte di quella schiera  di pittori delusi e incompresi come  Munch,  Van Gogh, Modigliani o Tancredi e di far sentire la propria voce attuando appropriate “interferenzeall’interno del sistema monopolistico dell’arte. Dopo aver realizzato, distrutto e riciclato una parte consistente del suo lavoro degli anni precedenti,  GAC decide di  compiere “il grande passo”; quello di contrapporsi ad un sistema ormai monotono; un ulteriore sviluppo verso la messa in crisi del tradizionale sistema dell’arte.

Di certo la sua condizione di  “scarsa considerazione” lo spinse  orgogliosamente a non  subire passivamente attuando, in alternativa al “silenzio”, una sorta di “ribellione”, una logica reazione alle regole precostituite e imposte dal sistema corrotto, ossia, una maniera per certi versi  “coscientemente attiva” di  im/porsi al sistema ufficiale dell’arte. Ray Johnson negli anni 60 aveva solo accennato a questa possibile nuova strategia di messa in crisi del sistema culturale che non permetteva nessuna intrusione se non avvalorato da un  potere forte che condizionava e controllava le proposte e le scelte al fine di regolarne il flusso  e  “ossigenare il mercato dell’arte. Carlo Giulio Argan proprio nei primi anni 70 diceva:  l’opera d’arte è oggetto,  in una società neo-capitalista o “dei consumi” l’oggetto è merce, la merce ricchezza, la ricchezza potere, - aggiungo io - il potere è successo perché si basa  sull’ingordigia di possedere danaro e ricchezza. Quindi, strategie chiaramente  di palazzo e di potere imposte da illuminati “profittatori culturali” che  ancora oggi controllano  la produzione degli artisti e non ammettono    intrusioni al fine di un serio profitto. Per il mercato dell’arte ogni cosa deve essere controllata da un apparato forte di gallerie,  critici e mercanti di arte che si contendono fattivamente  le fortune. Gli anni 70  non a caso è anche il periodo della messa in crisi dell’oggetto ritenuto “merce produttiva” e oggetto al servizio del potere.  E’ proprio  GAC a porre per primo e in modo evidente  il problema della mercificazione e del condizionamento da parte del  potere culturale attuando per reazione un  straordinario  “attivismo  di contrasto frontale” con il sistema  impenetrabile dell’arte ufficiale. L’arte, dopo essere stata relegata  per molto tempo al chiuso delle idee,  con l’attuazione dell’autostoricizzazione”  diveniva  liberazione, apertura delle frontiere culturali, arte che finalmente si integrava  nella vita.

G. A. Cavellini  si ritrova, lui che è stato un grande mercante e collezionista di arte contemporanea a condividere contemporaneamente vari campi d’esperienza trasversali e alternativi alle proposte della cultura ufficiale;  dalla pittura alla poesia visiva,  dalla body art alla performance, collocandosi apertamente ai margini di un sistema, in una zona franca, ovvero “in una periferia di confine praticabile” abbracciando  concretamente una pratica che di fatto assorbiva   diverse esperienze convogliandole concretamente in nuove  possibilità creative. Inoltre, con la preferenza e l’utilizzo della Mail Art  poteva finalmente confrontarsi a 360 gradi con  artisti di diversa esperienza sparsi in tutto il mondo.  Una pratica, quindi, “di lucido confronto” che poteva fare  a meno del mercato dell’arte che  di fatto tiene in ostaggio l’artista e di conseguenza reprime e condiziona la  creatività.  Dal 70 in poi, Cavellini partecipa alla messa in crisi del sistema “come battitore libero“ condividendo  in modo trasversale più campi di ricerca e smantellando così un concetto tradizionale che preferiva la  produzione dell’artista ripetitiva e ben identificabile, una produzione  assai monotona al completo servizio del mercato dell’arte. Oggi, GAC ci sembra davvero la figura più convincente, molto di più di Ray Johnson, capace di incarnare magnificamente  “la messa in croce” di un sistema  “arrogante” che tiene in ostaggio l’artista e di conseguenza l’opera d’arte e la produzione artistica in nome di un ipotetico e  possibile riconoscimento.

Artista particolarmente non  identificabile in una specifica scuola o gruppo artistico, nel contempo  citazionista, poeta visivo, performer, body artist,  mail artist e persino street artist e creatore di artistamp, difficilmente classificabile per le diverse pratiche utilizzate ma sicuramente artista del superamento trasversale di una logica tutta tradizionale. A distanza di qualche decennio  di attesa e di riflessione Guglielmo Achille Cavellini appare un  personaggio geniale e poliedrico. Ha vissuto l'arte contemporanea dal secondo dopoguerra fino al 1990, anno della sua morte, come artista libero, diceva: “preferisco vivere la mia avventura, proiettata nel futuro, piuttosto di dovermi impantanare nell’intricata  giungla  dell’arte, da artista non condizionato da schemi e imposizioni. Quindi, non é stata una questione di semplice eleganza o  stile ma di una cosciente operazione illuminata che ha evidenziato  e messo in luce i problemi e le contraddizioni  di un sistema  culturale “corrotto” che non permette alcuna interferenza e che costringe l’arte e gli artisti all’isolamento  e  all’anonimato.
Un sistema che non lascia nulla al caso e che tratta l’opera d’arte e l’artista come semplice merce di scambio. (Giovanni  Bonanno)
 
 
 
 
L’evoluzione delle proposte di G. A. Cavellini
La galleria  Ophen Virtual Art e il  relativo progetto Internazionale di  Mail Art   dedicato a G. A. Cavellini  come condivisione ed  evoluzione logica della proposta  di GAC. 

Coerente con le  idea delle mostre a domicilio  di GAC, un ulteriore evoluzione del pensiero cavelliniano  è proposto in questa mostra virtuale rifiutando la realizzazione della consueta  “messa in scena” di una mostra di tipo tradizionale  a favore di un nuovo modo di presentare l’opera; non più  costretta a vivere tra quattro mura di una galleria d’arte ma  a condividere le straordinarie possibilità virtuali date da internet in modo globale, con la conseguente diffusione dell’evento  dedicato a Cavellini direttamente a 360 gradi in tutto il pianeta. Questa nostra proposta culturale  nasce dall’esigenza primaria di superare  i reali intermediari dell’arte  (Gallerista, curatore, mercante,  critico d’arte),  a favore di una pratica democratica che non  accetta imposizioni autoritarie dall’alto, da chi oggi progetta gruppi  e movimenti artistici in funzione del mercato dell’arte. La nascita della Galleria Ophen  Virtual Art di Salerno non è altro che il giusto tributo ad un personaggio che nella libertà  creativa senza gerarchi e controllori  ha tracciato e definito una nuova strategia e un  nuovo modo d’intendere l’arte. Già da circa cinque anni la nostra attività si è concentrata  su un conseguente sviluppo di idee che nasce in sintonia  con la visione  poetica di base di Cavellini. Infatti, la  Galleria Ophen, dopo i Cataloghi e le mostre a domicilio di GAC vuole proseguire la sua attività a favore di una  libera circolazione di idee  incarnate magnificamente da Cavellini. Quindi, rinnovato  e duplice omaggio a Gac con una rassegna che dimostra tutta l’attualità  e la vitalità dell’artista bresciano. Una raccolta di opere internazionali con 77  artisti contemporanei internazionali  che hanno prodotto  oltre 245 opere, che  ora sono  state archiviate  e visibili in modo permanente in una sala  a lui dedicata del Bongiani Museum.


Una selezione scelta e ragionata di ogni autore è presentata in  questa importante mostra collettiva internazionale dal titolo “G.A.CAVELLINI - “Virtual Underground” che sarebbe  di certo  piaciuta a GAC  proprio perché  condivide la stessa filosofia che aveva messo in opera  negli anni 70.  Una filosofia di pensiero che nasce e prende corpo dalle sue idee in una dimensione per certi versi ancora irriverente e dissacratoria. Questo  è il testamento  e il messaggio più  autentico che Cavellini ci ha lasciato e che noi abbiamo raccolto concentrandoci a modo nostro, a  “continuare e interferire” con i  vecchi e occulti sistemi di potere  alla ricerca della libertà e di un nuovo modo di far conoscere l’arte e gli artisti considerati marginali e “inutili” dal sistema ufficiale dell’arte. Quindi, libera evoluzione e totale condivisione del programma cavelliniano alla ricerca di superare vecchi steccati un tempo insormontabili, oscuri  impedimenti alla creatività che “reprimono”, ancora oggi, un  serio e opportuno dibattito senza costrizioni e condizionamenti alla ricerca di un nuovo modo di operare. Questa prima mostra è il risultato di una spontanea e sentita partecipazione di diversi artisti di varia nazionalità che hanno sentito l’urgente bisogno di esserci e di  condividere in prima persona la  celebrazione ufficiale del’anniversario del Centenario di Cavellini. Per settembre 2014, poi, vi sarà il secondo  appuntamento virtuale con una  importante retrospettiva  del lavoro svolto da Cavellini. Questa seconda occasione  sarà possibile grazie al contributo dell’Archivio Cavellini di Brescia e soprattutto di Piero Cavellini, critico, filosofo, collezionista e gallerista d’arte contemporanea che ci permetterà di realizzare concretamente tale   importante evento. Tutto ciò dimostra un’intesa  davvero molto  profonda, una completa condivisione delle proposte attuate da Cavellini e pertanto una totale convinzione   a continuare tale percorso come giusta evoluzione globale “anti sistema” del progetto attuato da Cavellini che dall’arte-vita si  evolve in presentazione “virtuale”,  condivisibile finalmente  in modo interattivo e globale  in tutto il  nostro pianeta.      

Ormai siamo solo all'inizio di questa nuova avventura che ci coinvolge positivamente, di questo nuovo modo di considerare e intendere l’arte e la cultura. Sono convinto che occorrerà  solo  attendere ancora un po’ per verificare concretamente  un numeroso pullulare di proposte virtuali presentati concretamente  in diversi luoghi del globo in tempo reale, che assorbiranno di fatto le esperienze tradizionali a favore di una nuova condizione e concezione dell’arte. Di fatto, si sta scardinando un sistema monolitico che non permetteva fino a poco tempo fa nessuna interferenza, a vantaggio di una partecipazione più attiva e democratica, dove le persone sono destinate ad avere un’interazione privata, libera e personale con l’opera d’arte al di là delle scelte del mercato e del sistema ufficiale. Non è un  mero fenomeno di transizione ma un nuovo modo di concepire la fruizione artistica e museale.    (Sandro  Bongiani).

 
 
 
L’intervista
di Francesca Salvato  Giovanni  Bonanno
La Ophen Virtual Art Gallery è la prima galleria virtuale in cui l’arte contemporanea diviene virtuale e interattiva. Nessun muro e nessuna sala bensì solo il web per accogliere le opere, un luogo in perenne evoluzione dove si alternano i lavori di artisti più e meno noti. Ciò permette agli artisti emergenti di usufruire gratuitamente di una vetrina costante e consente, a quelli con maggiore esperienza nel settore, di rendersi sempre più internazionali. La Ophen Virtual Art Gallery è sempre pronta a spalancare le sue porte proponendosi come ponte tra l’arte in senso stretto e l’innovazione della rete internet. Senza dubbio si tratta, allo stato attuale, della prima e più importante galleria on-line a livello mondiale che si occupa di arte contemporanea
Signor Bonanno, ci dica come è nata l’idea di una galleria virtuale?
 
Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery, nasce nel 2009 ed è uno dei primi contenitori espositivi virtuali internazionali al mondo con l’arte a portata di mouse. Durante questi ultimi decenni avevo notato che il pubblico era sempre meno. Probabilmente davanti ad una galleria privata, si palesa l’insofferenza e la paura di pagare persino l’ingresso. Solo le grandi mostre con un grosso battage pubblicitario permettono di avere un numero considerevole di visitatori; penso alle mostre dedicate a Van Gogh, agli Impressionisti o alla rassegna della Biennale di Venezia. Il fruitore molto spesso rimane indifferente a tante importanti proposte culturali, per cui, un’altra ragione in più per cercare una nuova possibilità e sfidare la “pigrizia” del pubblico nei confronti dell’arte contemporanea. La crisi economica e culturale del sistema Italia. In questi ultimi anni il vento ha spazzato via in un solo colpo non solo le imprese ma anche le gallerie d'arte, tanti spazi espositivi. La crisi ha insabbiato il potere d’acquisto della classe media che, pur entro certi limiti, aveva investito in questo settore. È un momento davvero difficile, le spese di gestione sono alte, si fa fatica a trovare qualche sponsor e gli investimenti puntano sul sicuro, cioè su “autori storici”. Non ci si sta dietro alle spese, si vende ormai pochissimo. Chi non ha le spalle larghe e coperte di sicuro chiude. Come tante altre realtà, si chiude a Modena come a Milano o a Parigi. Questa è l’aria, purtroppo, che si respira oggi. Consapevole di questa nuova realtà ho voluto realizzare compiutamente un mio progetto curatoriale ed espositivo di tipo sperimentale, alternativo e innovativo rispetto all’attività consueta delle gallerie d’arte, assorbendo di fatto tutte le strategie acquisite e utilizzate dalle gallerie tradizionali e nel contempo usando le nuove tecnologie che avevo a disposizione.
 
Com’è nata la collaborazione tra lei e Sandro Bongiani, ci racconti da quale formazione proviene?
 
Inizialmente ero solo un artista e critico d’arte contemporanea. Per un certo periodo scrivendo di arte e recensendo le mostre su varie riviste mi firmavo con il nome Sandro Bongiani. Per questa avventura ho preferito ripescarlo e trovarmelo vicino utilizzandolo come una sorta di alter ego virtuale, un altro sé, diciamo pure una seconda presenza interattiva che mi affianca e collabora. Di fatto sono solo a sobbarcarmi tutto il lavoro; dalla programmazione tecnica annuale delle mostre da fare al contatto con l’artista, dal comunicato stampa, locandine, newsletters, alla stesura del testo critico di presentazione e poi la diffusione alle varie riviste e spazi culturali seguendo passo dopo passo l’evento dall’'inaugurazione a tutto il periodo della mostra. Ogni mostra è affiancata da un significativo programma di comunicazione mediante il nostro Archivio e ufficio stampa Ophen Documentazione d’arte Contemporanea creato nel lontano 1989. A volte, se sono molto interessato ad un artista, scrivo anche qualche poesia che diffondo nel Web. Ogni volta è un lavoro immane ma confesso che lo faccio con piacere ben sapendo che sto contribuendo a cambiare il modo di operare all’interno del sistema ufficiale dell’arte. Oggi sono contemporaneamente più cose; artista, curatore, blogger, poeta, gallerista e…. Di certo, tutto questo lavoro non potrebbe essere fattibile al meglio se le varie attività fossero demandate a diverse figure culturali. Anche per questo lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery risulta unico nel suo genere come la prima e autentica galleria virtuale al mondo con una visione e una presenza ben definita, rispetto alle tante pseudo-proposte provvisorie presenti nel web.
 
Un progetto ambizioso e rischioso….. 
 
Il mondo dell’arte è un mondo impenetrabile che non permette nessun scambio perché controllato da “corporazioni” che sanno gestire benissimo il mondo commerciale dell’arte. L’alternativa era quella di aprire una associazione culturale oppure una cooperativa gestita dagli artisti. Vecchia storia! Vi era il bisogno urgente di un nuovo modo di concepire l’arte e produrre cultura; è tempo che da parte degli operatori del settore e degli addetti ai lavori si attivino serie riflessioni su possibili nuove strategie di rinnovamento. In queste condizioni non aveva alcun senso affittare uno spazio espositivo e utilizzarlo per ospitare delle mostre, era troppo deprimente, per cui ho deciso di creare uno spazio virtuale decisamente accessibile a tutti quelli che orbitano all’interno della galassia globale semplicemente utilizzando una connessione internet. L’obiettivo che mi sono posto è di realizzare una piattaforma interattiva capace di ospitare le mostre temporanee, una sorta di collezione permanente in grado di conservare in modo duraturo tutte le mostre passate archiviandole all'interno di un archivio generale online. 
 
Come vive e viene percepita la realtà virtuale nell’arte? 
 
Attualmente vi sono differenti approcci alla ricerca di un rapporto interattivo con la grande massa di utenti del mondo di internet. C’è chi propone l’inserimento di foto di opere, quasi una sorta di gallerie fotografiche, chi utilizza lo spazio in vendita affittandolo come un semplice affittacamere e chi si è illuso di poter risolvere il problema della partecipazione utilizzando magari una piattaforma più dinamica e interattiva 3D via internet visitabile via browser dando spazio all’attivismo dell’utente che di fatto diventa un interlocutore attivo, preferendo lo spazio e gli ambienti accessibili e navigabili, dimenticando però, l’opera d’arte che risulta così secondaria rispetto all’evento partecipativo del percorso 3D. 
 
Gli artisti come la vivono? 
 
Gli artisti che condividono questa mia avventura sono attratti da questo nuovo modo di procedere e relazionarsi con l’opera d’arte ben sapendo che non sussiste la percezione e il contatto diretto in senso fisico con l’opera come risulta evidente da una visita ad una galleria tradizionale. Potrebbe essere questo un handicap. Tuttavia, devo far notare la grande possibilità di essere presenti in tempo reale nel web in una dimensione globale a 360 gradi e visibile 24 ore su 24. Questa è la nuova frontiera aperta del Web di una galleria virtuale permanente d’arte accessibile da tutto il mondo
 
Le mostre come nascono e come vengono allestite?
 
Lo spazio virtuale è una proposta sperimentale nata nel 2009 con la prima mostra collettiva virtuale “Tre artisti a confronto”, con la presentazione dei lavori di Roberta Fanti, Giuseppe Celi e Bruno Sapiente, l’esposizione delle opere avviene in tre sale virtuali con un massimo di 30 opere per sala. Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery con le tre classic room nasce da una semplice constatazione che è possibile utilizzare le strategie acquisite delle gallerie tradizionali, quelle che io considero “dello spazio fisico” attivando una proposta con reali frequentazioni provenienti da tutte le parti del mondo. Uno spazio decisamente virtuale, interattivo e accessibile ovunque. La mia galleria virtuale di solito ospita 3 - 4 mostre d'arte all’anno sempre con proposte serie e di qualità. Quello di gestire una galleria d'arte diversa dalle altre è sempre stato un mio grande sogno che ho coltivato da lungo tempo, capace di poter offrire maggiori opportunità in termini di visibilità e con la caratteristica di ricevere visite da spettatori provenienti da tutte le parti del mondo in modo interattivo, aperto e accessibile ovunque, da chiunque e in qualsiasi momento. Questo progetto digitale si basa sul no-profit, evitando di commercializzare le opere d’arte in senso speculativo. Se qualcuno vuole vedere o comprare le opere esposte deve solo rivolgersi all’artista in questione. Non siamo dei commercianti e non vi è nessuna merce in cambio. La galleria virtuale, oggi, è la più importante se non l’unica realtà virtuale al mondo presente on line nel Web che ha un approccio diretto e serio con l’opera d’arte. Uno spazio virtuale che con le sue tre sale può ospitare anche 90 opere in tutto. Si può accedere a questo spazio utilizzando un qualsiasi computer oppure uno smartphone, un tablet, un book reader con una semplice connessione ad internet.
 
Nel corso di questa avventura così audace sono state maggiori le vittorie o le sconfitte (ammesso che ve ne siano state)?
 
Le avventure, in quando tali sono sempre stimolanti e bisogna affrontarle cercando di attivarle con coscienza e partecipazione. Non ci sono insuccessi. L’unica sconfitta che conosco è quella di negare per paura un proprio specifico contributo a un determinato problema. Se devo fare un primo provvisorio e precario bilancio del lavoro svolto in cinque anni di attività di gallerista virtuale posso affermare che i miei contatti con tanti artisti di grande interesse mi hanno facilitato molto, permettendomi di proporre mostre di qualità come quelle organizzate a Giuliano Mauri, Paolo Scirpa, Marcello Diotallevi Clemente Padin, Ruggero Maggi, Anna Boschi, Vincenzo Nucci, Franco Longo e tanti altri che hanno partecipato e condiviso con impegno questa avventura. 
 
Pensa che potranno realizzarsi mostre in tempo reale in punti diversi del mondo?
 
Siamo solo alla prima preistoria di questo nuovo modo di considerare l’arte e la cultura. Sono convinto che occorrerà solo attendere un po’ per verificare un numeroso pullulare di proposte virtuali presentati in tempo reale in diverse parti del globo che assorbiranno di fatto le esperienze tradizionali a favore di una nuova condizione e concezione dell’arte. L’ultima mia fatica risale al 2011, anno in cui ho creato il Bongiani Ophen Art Museum, un Museo Virtuale di Arte Contemporanea interattivo con 45 Room in cui vi sono presenti le opere virtuali temporanee di altrettanti artisti e anche la Collezione Grafica di arte Contemporanea con altre 45 sale virtuali in cui archivio le opere autentiche che sto raccogliendo per donarle prossimamente ad un museo d’arte contemporanea. 
In futuro? 
 
Un sogno che ho ancora nel cassetto è quello di realizzare altre mostre online senza dover spostare materialmente quadri opere e persone, utilizzando un semplice monitor e facendo interagire l’artista stesso che dovrà magari dall’altro capo del mondo inserire direttamente le sue opere dentro la piattaforma virtuale divenendo così anche protagonista e curatore di se stesso.
 
Considerazioni e speranze?
 
Sono convinto che stiamo scardinando un sistema monolitico che fino a poco tempo non permetteva nessuna interferenza, a vantaggio di una partecipazione più attiva, libera e democratica, dove le persone sono destinate ad avere un’interazione privata e personale con l’opera d’arte al di là delle scelte del mercato e del sistema dell’arte ufficiale. Non è un fenomeno di transizione ma un nuovo modo di concepire la fruizione artistica e museale. Per lungo tempo, il sistema ufficiale dell'arte ha condizionato le scelte in forma di monopolio assoluto. Con l’avvento di Internet tutto è diventato possibile trasformando i siti web in spazi curatoriali. La galleria virtuale nasce in parallelo alle proposte dell’arte ufficiale con lo scopo di bypassare eliminando i cosiddetti intermediari e arrivare più facilmente al pubblico. L’attivismo viene considerato oggi ancora paradossalmente “sotto culturale”, in realtà si ha paura di questi sconvolgimenti che possono alterare assetti ritenuti fino a poco tempo fa stabili e sicuri.
 
 
 
Artisti presenti a questa Rassegna Internazionale:
Guglielmo Achille Cavellini, Ryosuke Cohen, Alexander Limarev, Luciano  Pera, Picasso, Gaglione, Bruno Cassaglia, Vittore  Baroni, Clemente Padin, Otto D. Sherman,  Ruggero  Maggi, Jas W Felter, Gianni Romeo, Simon Warren,  Carmela  Corsitto,  Ambassade d’Utopia, Rosa Gravino, Ptrzia Tictac, Anna  Boschi, Carl Baker, Lancillotto  Bellini, John M. Bennett, I Santini Del Prete, Giovanni Strada, Umberto Basso, Serse Luigetti, Mariano Filippetta, Anja  Mattila-Tolvanen, Domenico Severino, Katerina  Nikoltsou,  Stathis Chrissicopulos, Patrizia Battaglia, Pedro Bericat, Silvana Alliri, Rosanna Veronesi, Claudio  Romeo, Fausto  Paci, Ciro  Stajano, Antonio Moreno Garrido, Pier Roberto Bassi, Giovanni Bonanno, Francesco Aprile, Adriano Bonari, Jorge Valdes, Giancarlo Pucci,  Valery Oisteanu, Noriko  Shimizu, Judy  Skolnick, Angela Caporaso, Maurizio  Follin, Andreas Horn, Valentine Gabriella  Gallo, Mark Herman, Mariano  Bellarosa, Monica  Rex, Fulgor C. Silvi,   Lamberto Caravita,  Andrea Bonanno, Francesco  Mandrino, Roberto Scala, Giuseppe  Iannicelli, Renata e Giovanni Stradada, D.C. Spaulding, Maria Teresa Cazzaro, Antonio De Marchi Gherini, Bernhard Uhrig, Alfonso Caccavale, Monica Michelotti, Piero Barducci, Ana Garcia, Petra Dzierzon, Antonio  Baglivo, Bruno Chiarlone, Domenico Ferrara Foria,  Melisa  Kaneshiro, Borderline Grafix, Maurizia Carantani, Emilio  Morandi, Adolfina De Stefani, Antonello Mantovani.
 
 
 
  
MOSTRE DI GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI 
 SELEZIONE DI MOSTRE PERSONALI  FINO AL 1990
 - 1965
Galleria Apollinaire, Milano
- 1970
Galleria Toninelli, Milano
- 1971
Galleria Il Salotto, Como
Galleria Toninelli, Roma
Galleria Flori, Firenze
- 1972
Galleria La Lanterna, Trieste
Galleria Cenobio Visualità, Milano
Aktions Galerie, Bern CH
KataKombe Galerie, Basel CH
Galerie Impact, Lausanne CH
 
- 1973
Galleria La Bertesca, Genova
Palazzo dei Diamanti, Ferrara
- 1974
Agora studio, Maastricht, NL
Visual Art Center, Napoli
- 1975
Galleria Banco, Brescia
Galleria Nuovi Strumenti, Brescia
Galeria Wspolczesna, Warsaw, PL
- 1976
Galeria Sztukildk, Lublin, PL
Studentski Kulturni Centra, Beograd, YU
Studio De Ambrogi, Milano
Salon Kmpik Koszalin, Luty, PL
Galeria Nova, Zagreb, YU
Geleria Pryzmat, Krakow, PL
- 1977
Galleria La Nuova Città, Brescia
Parachute Center, Calgary, Canada
Western Front, Vancouver, Canada
Galeria Lodz, PL
Galerie S.T. Petri, Lund, S
- 1978
Center Spinnerel, Nussbaumen, CH
- 1979
Galleria UNDE?, Torino
Salone della Camera di Commercio, Carrara
Galeria Jatki, Wroklaw PL
- 1981
Galleria Cinquetti, Verona
- 1983
Ingeborg Hiel, Graz, A
Gallery 360°, Tokyo, J
- 1984
Modern Realism Presents, Dallas, USA
Nucleo Arte, Bologna
- 1985
Ken Damy Photogallery, Milano
Galerie Prutt, Minden, D
- 1986
Galleria Hovara Arte, Torino
Magazzini Kintetsu, Osaka, J
Gallery 360°. Yokyo, J
- 1987
Metropolitan Museum, Tokyo, J
- 1988
Galerie M, Wilhelmshaven, D
- 1990
Galleria Piero Cavellini, Brescia
Artestudio, Pontenossa, BG
 
 
SELEZIONE DI MOSTRE COLLETTIVE FINO AL 1990
 
- 1967
Dimensioni del reale, a cura di E. Crispolti, Galleria Zen, Brescia
- 1969
I giorni di Pejo, Pejo, TN
- 1970
Galleria Acme, Brescia
- 1971
D’après, Museo Civico di Villa Ciani, Lugano, CH
- 1972
La pazzia della ragione, Galleria Cenobio Visualità, Milano
Perché l’ironia?, Camera di commercio, Caserta
Premio international J. Mirò, Barcelona, E
Participio Presente, Palazzo dei Diamanti, Ferrara
A proposito del nero, Galleria Cenobio Visualità, Milano
- 1975
Art information festival, Middelburg, Vleeshal, NL
Photographers-Painters, Galleria Nuovi Strumenti, Brescia
1976
Malen-Schreiben-Malen, Galerie Hans Mayer, Dusseldorf, D
Informazione, Studio De Ambrogi, Milano
Concetto scrittura, Galleria Diagramma-Inga Pin, Milano
Festival de la Photo et de l’image, Vallèe de la Marne, F
Self-portrait, Kunsthaus Fichinger, Stuttgart, D
Arte ambiente, Giardini di Rebuffone, Brescia
- 1977
Kruithuis Den Bosch, NL
Galerie Nationale, Ottawa, Canada
Artist Product Gallery, New York, USA
 
- 1978
Atelier Bonanova, Madrid, E
Elements of drawing, Galeria Studio, Warsaw, PL
Mona Lisa, Museum der Stadt, Duisburg, D
Black on White, La casa del siglo XV, Segovia E
PostKarten, Staatlicher Kunsthandel der DDR, Galerie Arcade, Berlin, D
Objektbucher, Kunstlerhaus, Stuttgart, D
Galerija Nova, Zagreb, J
Museo Laboratorio Casa Bianca, Malo, VI
- 1979
Mona Lisa nel XX secolo, Tokyo, Osaka, Sapporo, J
Le parole e le immagini, Rotonda della Befana, Milano
Nouvelles tendences italiennes, Centre D’action Culturelle, Macon, F
 
- 1980
Video arte a Palazzo dei Diamanti, Camera di Commercio, Torino
Contact from contemplation to agitation, Krakow, Wroklaw, PL
Singlossie ottanta, Liceo Calini, Brescia
- 1981
Metronomon, Artist’s Books, Barcelona, E
- 1982
Inseguendo la parola, Rocca Comunale, Reggiolo, RE
II Manifeste du livre d’artist, Centre G. Pompidou, Paris, F
Festival of art, Gemeente Museum, Arnhem, NL
Privacy, Comune di Gavirate, VA
Triennale International drawing, Wroclaw. PL
Relics and documents of the avangarde, Modern Realism Gallery, Dallas, USA
- 1984
International culture exchange, Salon de Tokyo, Tokyo, J
I Biennale internazionale d’arte sacra, Pescara
- 1985
Kunsan International Show, Institute of contemporary art, Runjan, Korea
- 1988
L’autoritratto come non ritratto, Ente Fiera, Bologna
Artisti Italiani del XX secolo, Lima, Perù
II Incontro International de intervenao e performance, Amadora E
- 1989
Pagine-libri, Galleria Piero Cavellini, Brescia
Non solo libri, Milan Art Center, Milano
- 1990
Effetto Man Ray, Museo Ken Damy, Brescia
 
 
 
SELEZIONE DI MOSTRE PERSONALI DAL 1990
 
- 1991
Galerie Air de Paris, Nice, F
Art Box, Sala Estense, Carpi
Cavellini day, Museo Ken Damy, Brescia
- 1992
Il genio è morto. Espace, Torino
Museo Ken Damy, Brescia
- 1993
Fondazione Mudima, Milano
Musei Civici di Rimini
Museo Ken Damy, Brescia
Chiesa del Carmine, Associazione Quadra IV, Brescia
Muzeum Moderného Umenia Warholovcov, Medzilaborce, Slovacchia
- 1994
Slovenska Vytarna Unia, Bratislava, Slovacchia
Museo Ken Damy, Brescia
Comune di Sirmione, Palazzo Civico
- 1995
Comune di Pesaro, Sala Lariana, Ex chiesa della Maddalena
Museo Ken Damy, Brescia
Stamp Art Gallery, San Francisco, USA
- 1996
Archivio Cavellini, Brescia
Museo Ken Damy, Brescia
- 1997
Sarenco Club Art Gallery, Verona
Passage Ierimonti, Milano
Museo Ken Damy, Brescia
- 1998
Wella Italia, Castiglione delle Stiviere, Mantova
Di là dal fiume tra gli alberi, Concesio, Brescia
Museo Ken Damy, Brescia
Expo Arte, Montichiari, Brescia
Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Udine
- 1999
Sala delle colonne, Municipio di Botticino, BS
Galleria Spaziotemporaneo, Milano
Palazzo dei Congressi, Comune di Cavalese,TN
Museo Ken Damy, Brescia
Galleria Peccolo, Livorno
- 2000
Comune di Cormons, GO
Comune di Volta Mantovana, MN
Castello di Rivara, TO
Scuola Elementare di Calcinatello, BS
Museo Ken Damy, Brescia
Archivio Cavellini, Brescia
 
- 2001
Villa Glisenti, Villa Carcina, BS
Istituto Italiano di Cultura, Praga. Rep.Ceca
Museo Ken Damy, Palazzo Bonoris, Brescia
- 2002
Galleria Fabbrica Eos, Milano. Opere dal 1965 al 1985
Ken Damy Fine Art, Brescia. Autoritratti, smorfie ed impronte
- 2003
Ken Damy Fine Art, Brescia. Tele emulsionate e bozzetti
- 2004
Palazzo comunale di Volta Mantovana, in Spiritodivino, Francobolli per il mio centenario, Brochure della manifestazione Museo Ken Damy, Brescia. Analogie
- 2005
Museo Remo Bianco, Monticelli Brusati, Bs. “I ritratti di Giovanni XXIII, Le cassette che contengono opere distrutte e da distruggere”. Catalogo
Museo Ken Damy, Brescia. “Transformer”
- 2006
Galleria Orler, Cortina d’Ampezzo, agosto 2006, catalogo
Museo Ken Damy, Brescia, ritratti con plexiglass anni ’60, settembre 2006
- 2007
Museo Ken Damy, Brescia, manichini scritti e foto di Ken Damy operazione scrittura, settembre 2007  
Show Room Artetivù, Marcon (Ve), mostra antologica, ottobre 2007
- 2008
Galleria Fabbrica Eos, Milano, marzo 2008
Florence Lynch Gallery, New York, USA, marzo 2008, mostra antologica, catalogo “Guglielmo Achille Cavellini, Works 1960-1990” pubblicato dall’Archivio Cavellini
Tempio Ducale della SS. Anunziata, Camerino (Macerata), “Il tempo di GAC”: Cavellini 1965-1985, luglio 2008
Museo Ken Damy, Brescia, diciottesimo anniversario, settembre 2008
AR.RI.VI, Milano, Guglielmo Achille Cavellini: Posta Ricevuta, dicembre 2008
- 2009
Museo Ken Damy, Brescia, “Guglielmo Achille Cavellini: diciannovesimo anniversario - Strip tease”, settembre 2009
Artetivu’ Show Room, Milano, “Guglielmo Achille Cavellini: Carboni”, novembre 2009
- 2010
Spazio Contemporanea, Brescia, “Mostra Antologica”, ottobre 2010
- 2011
Lucie Fontaine, Milano, ottobre 2011
Wunderkammern, Roma “Prefigure, con Tomaso Binga”, novembre 2011
Pietra & Co., Sirmione, “Verso il 2014”
Ken Damy Fine Art, Brescia, “Verso il 2014”
- 2012
Artissima To, “GAC in Back to the future”, novembre 2012
- 2013
Linch Tham Gallery, New York USA, Opere e performance di autori vari in omaggio a GAC, settembre 2013
 
 
 
SELEZIONE DI MOSTRE COLLETTIVE DAL 1990
 
- 1991
Civica Raccolta del Disegno, Salò, BS
Air de Paris a Paris, Paris, F
- 1992
Galerie Saqqarah, Gstaad, CH
Gallerie Montaigne, Paris, F
- 1993
Elogio della Plastica, Villa Brunati, Comune di Desenzano del Garda, BS
Pagine-libri, Comune di Maderno, Brescia
Mano d’Artista, Sincron, Brescia
Arte Portatile, Il mercato del Pesce, Sesto S. Giovanni, MI
Premio Vasto, Vasto
 
- 1995
Photocollages, Le Consortium, Dijon, F
- 1996
Ierimonti Gallery, Milano
Galeotto fu il libro, Il mercato del pesce, Sesto S. Giovanni, MI
Esperienze di Arte a Brescia, AAB, Brescia
 
- 1997
Donna com’eri donna, galleria San Michele, Brescia
L’invasione degli ultracorpi, Ex chiesa di Santa Rita, Roma
Grammatiche, Solferino, MN
Dadaismo-Dadaismi, Palazzo Forti, Verona
- 1998
Dal colpo di dadi alla poesia visuale, Palazzo della Ragione, MN
Escatologica, Palazzo Comunale, Siena
Ghosts, Le Consortium, Dijon, F
- 1999
Il linguaggio del corpo, Luciano Inga Pin, Milano
Quadranti, Galleria Cancelliere, Messina
- Da Cezanne alla New Age, Akropolis, Brescia
Comune di Pianella, Pescara
- 2000
Centro Fiera Montichiari, BS
Comune di Trenzano, BS
Dn Art, PalazzoDurini, Milano
II Biennale del libro d’artista, Marliana, PT
Sentieri interrotti, Bassano del Grappa, VI
Autoritratto, Archivio Cavellini, Brescia
Brescia da Primato, Palazzo Bonoris, Brescia
- 2001
INTERZONE, Archivio Cavellini, Brescia, a cura di Passage Ierimonti.
- 2002
Archivio Cavellini, Brescia. “Natura e..”.
Galleria Martano Torino, Galleria Martini e Ronchetti Genova. “La fotografia negli anni Settanta, fra concetto e comportamento. Catalogo.
- 2003
MART Rovereto (TN). “Skin Deep, Il corpo come luogo del segno artistico”. Catalogo.
- 2004
Santa Maria della Scala, Siena. “Ipermercati dell’Arte: il consumo ironizzato”. Acura di Omar Calabrese. Catalogo.
- 2005
Museo del Territorio, Biella. “Sul filo della lana”. A cura di Philippe Daverio. Catalogo.
Museo di Castelvetro, Modena. “Poesia oggeto”. A cura di Valerio Dehò.
Comunità Montana di Valle Sabbia, più luoghi. “Rifiuto, Riusato ad arte”. A cura di Roberto Peccolo. Catalogo.
- 2006
Museo Pecci di Prato. “Primo piano” . 
Castello Visconteo, Pavia, “DADADA - Dada e Dadaismi del contemporaneo 1916-2006”, 7 settembre 2006
- 2007
MART, Rovereto, “La parola nell’arte”, 10 novembre 2007
- 2008
Ierimonti Gallery, Milano, dicembre 2008
- 2009
Studio 2B Boggiarte, Centro Internazionale Arti Visive, Bergamo, “Futurismo: avanguardia delle avanguardie 1909-2009”, febbraio 2009
Villa Glisenti, Villa carcina (Brescia), La traccia dell’arte a Villa Carcina. Venti anni di mostre a Villa Glisenti, maggio 2009
Fiera di Orzinuovi, Brescia, Apres le mobile - Mobili d’Artista, “Guglielmo Achille Cavellini: Dalla Pagina dell’Enciclopedia, Armadio scritto, 1973”, agosto 2009
Art of Life, Triennale di Milano, mostra a cura di Lucrezia De Domizio Durini a favore dell’associazione Anlaids, “Guglielmo Achille Cavellini: Francobollo per il Centenario, 1980”, novembre 2009
- 2011
Comune di Castelvetro di Modena, “Italia, Italie”. A cura di Valerio Dehò. Catalogo, aprile 2011
- 2012
Museo de Arte Moderno de Buenos Aires, “Palabra, Imàgenes y otros textos”. Catalogo, marzo 2012
Lucie Fontaine Milano, “Autoritratti”, Giugno 2012
Galleria Marianne Boesky New York, “Estate” a cura di Lucie Fontaine, settembre 2012
 
- 2013
Museo di Santa Giulia, Brescia. “Novecento mai visto” Sezione omaggio a GAC. Catalogo, febbraio 2013
Palazzo della Penna Perugia “L’arte è un romanzo” a cura di Luca Beatrice. Catalogo, aprile 2013
Museo Pecci, Milano “Parole, Parole, Parole, Arte nell’epoca della comunicazione. Novembre 2013

 
- 2014
Palazzo Virtuale / Spazio Ophen Virtual Art Gallery, Salerno,  “Virtual Underground” - Collettiva Internazionale
a  cura di  Giovanni  Bonanno. Aprile 2014   (mostra in corso).
 
 
 
 
 
VIDEO
Calligrafia con Paola, 1975, di Ken Damy, operatore Sandro Zini.
Fandangos, 1975.
Manichini, di Sandro Mendini e Ken Damy, 1976.
30 domande di Jurgen Schilling, 1977.
Cavellini 1914-2014, Image Bank, Canada, 1978.
Stoffa metri 34, di Sandro Mendini, 1979.
Cavellini in California, di Ken Damy, 1980.
Un giorno nella vita di in genio, di Pierangela Colosio e Alessandro Mendini, 1982.
Cavellini a New York, di Pierangela Colosio e Alessandro Mendini, 1982.
Media Space, 1982.
Spogliarello, di Alessandro Mendini e Ken Damy, 1983.
Cavellini in Belgio, di Pierangela Colosio, 1984.
Clash Cavellini, Target Studio, San Francisco, 1985.
Cavellini in Giappone, 1986.
For GAC, di Peters Endless World Art Video, Minden, 1987.
Incontro Cavellini-Paci, Galleria Rosati, Ascoli Piceno, 1988.
Artisti allo specchio: G.A.Cavellini, di Mario Carbone, Rai DSE, 1988.
Carnevalgac, di Fausto Paci, Centro Studi Cavelliniani, Porto S.Giorgio (AP), 1990
Con GAC sempre più in alto, Centro Studi Cavelliniani, Porto S.Giorgio (AP), musiche di Mazzoni, 1990.
GAC Arte con l’arte, Artetivù, 2007.
 
 
LIBRI E DIARI 
- 1958
Arte astratta, Edizioni della Conchiglia, Milano
- 1960
Uomo pittore, Edizioni della Conchiglia, Milano
- 1975
The Diaries of Guglielmo Achille Cavellini, 1975
Diario di Guglialmo Achille Cavellini, 1975
- 1977
1946-1976. In the jungle of art, Shakespeare & Company, Milano
1946-1976. Incontri/scontri nella giungla dell’arte, Shakespeare & Company, Milano
- 1989
Vita di un genio, Guglielmo Achille Cavellini
 
 
CATALOGHI DELLE “MOSTRE A DOMICILIO”
 
- 1974
25 letters, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
25 lettere, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
Cimeli, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
- 1975
Analogies, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
Analogie, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
- 1976
25 pictures from the Cavellini collection, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
25 quadri della collezione Cavellini, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
 
- 1978
Nemo propheta in patria, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
- 1980
Cavellini in California e a Budapest
- 1981
Self-portraits
Autoritratti
- 1986
The system has crucified me
Il sistema mi ha messo in croce
- 1987
Series “Anomalus artists”, Cavellini-Arcimboldo
Serie “Artisti anomali”, Cavellini-Arcimboldo
 
OPERE IN COLLEZIONI PUBBLICHE
 
FRAC Nord  Pas de Calais (Francia)
Le Consortium Dijon (Francia)
Civiche Raccolte Milano
Raccolte Città di Pesaro
Civico Museo Cavalese (TN)
La Civica Raccolta del disegno Salò (BS)
Museo Pecci Prato
MART Rovereto (TN)