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martedì 11 dicembre 2018

VIDEO SHOZO SHIMAMOTO - SPAZIO NEL TEMPO / Fondazione Shozo Shimamoto, Napoli




Video:


SHOZO SHIMAMOTO - SPAZIO NEL TEMPO

Palazzo Sant’Elia - Palermo
Mostra  del 14 giugno  6 agosto 2018  a cura di Achille Bonito Oliva
© Fondazione Shozo Shimamoto, Napoli






L’artista giapponese, considerato il "kamikaze del colore” intende la pittura come azione forte, sentimento  prepotente capace di travolgere e triturare qualsiasi precaria certezza. Le bottiglie di colore che lancia direttamente sulle tele servono a liberare i suoi tormenti, le sue paure. La sua pittura, se così vogliamo chiamarla, nasce dal gesto dell’artista che agisce a contatto con il pubblico, per definirsi e condensarsi in opera. Nei suoi interventi non è importante l’atto finale che porta alla realizzazione dell'oggetto, ma l’azione diretta, il suo svolgersi nel momento stesso che si fa colore. Ciò che conta è riuscire a materializzare l’energia  e di colpo svelarla come in un precario battito d’ali.  Per questo, Shozo Shimamoto si affida alla performance come pratica necessaria a liberare le energie accumulate dentro di sé nel momento stesso dell’accadimento e dell’azione. A volte,  l’opera viene creata anche all’aperto, a contatto con gli eventi atmosferici; il vento, la pioggia, la neve  fanno parte dell’azione dell’artista con un contributo del tutto casuale nella definizione finale dell’opera. 





Shozo Shimamoto, Hole Showa 21, 1946, acrilico su carta, 32x41 cm


Il dibattito: Shozo Shimamoto o  Lucio Fontana?

Shozo Shimamoto  alcuni anni prima del 1950 aveva già realizzato una serie di opere aprendo uno squarcio  concreto sulla superficie della pittura. Anche queste opere, sono nate come  risultato di un`azione casuale.  In quel periodo, per risparmiare sui materiali, Shimamoto usava come base carta di giornali incollati, tuttavia,  un giorno per sbaglio fini`  per fare un buco su una superficie   di carta fragile. D`istinto Shimamoto  si accorse che si trattava comunque di un`espressione. E` interessante sottolineare come circa nello stesso periodo in Italia, Fontana tentava di aprire dei fori sulla tela e successivamente  i  tagli, tuttavia,  bisogna notare come i primi buchi e tagli di Fontana risalgono al 1949, come sono testimoniate dai cataloghi e  dalle mostre  svolte, mentre Shimamoto di certo ha iniziato a fare i primi buchi nel 1946, praticamente tre anni prima di Fontana. Inoltre,  occorre aggiungere che i Maestri Gutai dal 1949 erano  in Europa già molto conosciuti con le loro opere, invitati dallo scrittore e artista francese  Henri  Michaux.  Solo nel 1994, durante la mostra "l'Arte giapponese dopo il 1945: il Grido Contro il Cielo" tenutasi  al Museo Guggenheim in New York, il curatore Alexandra MONROE scopre che i "Buchi" di Shimamoto sono antecedenti ai buchi di Fontana (sulla polemica Shimamoto-Fontana cfr. il sito della Tate Gallery).  Sandro  Bongiani
Palermo è l'inizio di  un progetto sperimentale di distribuzione partecipata e alternativo . Una comunità prima di tutto, un gioco di informazione e formazione utile alla comunità stessa e alla cultura.

Video. Durata: 5:50


domenica 30 settembre 2018

MEETING FRACTAL PORTRAIT PROJECT OF RYOSUKE COHEN / 2 - 3 - 4 ottobre 2018






PONTASSIEVE / FIRENZE  
MEETING  FRACTAL PORTRAIT PROJECT
2 - 3 - 4  ottobre 2018


XXVII  Rassegna internazionale “Incontri d’Arte”
La Barbagianna, una casa per l’Arte Contemporanea
 Pontassieve (Firenze), via di Grignano 25

PERFORMANCE OF  RYOSUKE  COHEN

"CORPO - AZIONE - MEMORIA"

a  cura  di Sandro  Bongiani e  Alessandra Borsetti Venier




Presentazione di  Sandro  Bongiani
3  ottobre 2018, dalle ore 15:00 alle 20:00

Mercoledì 3  ottobre 2018  dalle ore 15:00 alle 20:00   l’artista giapponese Ryosuke  Cohen  presenterà al pubblico la performance Corpo - Azione – Memoria, in occasione dei suoi 70 anni (1948-2018) e del  Meeting Fractal Portrait Project presso la  XXVII Rassegna Internazionale “Incontri d'Arte” curata da Alessandra Borsetti Venier “La Barbagianna – una casa per l’arte contemporanea” di Pontassieve, Firenze.

Ryosuke Cohen, uno dei più longevi e interessanti artisti giapponesi contemporanei nati negli anni quaranta, nel 1985 ha iniziato il progetto internazionale  “Brain Cell”  e  nel 2001 il Progetto “Fractal  Portrait”. Ryosuke Cohen non è nuovo alla performance, è dal 2001 che realizza  performances in occasione dei numerosi  meeting  svolti in tutto il mondo (la prima volta  è stata  svolta in Italia), con face e body, coinvolgendo migliaia di artisti nel campo della collaborazione e della performance. Un progetto  globale di arte partecipata svolto da Cohen  nel campo dell’arte globale.
Cohen è oggi l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che vi partecipano. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio che si materializza  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente coinvolti. In questa performance di Pontassieve verranno realizzate 5 opere  (body) Fractal Portrait Project  di grande dimensione di cm 209x89 ciascuna. Vogliamo evidenziare un lato ancora poco conosciuto dei progetti “Fractal Portrait” ,soprattutto alla conoscenza delle opere “Body” e della serie delle slhouette del corpo  realizzate  dall’artista in particolari momenti collettivi unendo insieme diversi fogli Brain Cell in cui i soggetti, gli amici incontrati nei vari tour vengono invitati a  distendersi a terra sopra questi fogli Brain Cell,  con l’artista  impegnato  per l’occasione a  disegnare e rilevare il contorno immediato del corpo. Una sorta di “performance collettiva” che, seppur con le dovute differenze di lavoro, lo lega indissolubilmente al suo  caro amico Shozo Shimamoto, divenendo, di fatto,  il naturale  attivo continuatore  e interprete dell’arte di ricerca oggi in Giappone. 
Per questo evento  Internazionale  il 3 ottobre 2018 saranno  presenti in mostra 36 opere della serie “Brain Cell” (Cervello Cellula) dal numero 966 dell’8 gennaio  2017 al 999 dell’ 8 novembre 2017 di cui una speciale opera realizzata appositamente per il numero 1000, e tre  lavori  Fractal  Portrait Project  body inediti di grande dimensione presentati precedentemente a giugno 2018 a Pontassieve.




Biografia / Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone. Il nome della famiglia è Kouen  ma su consiglio di Byron Black, ha adottato  il nome  inglese  'Cohen' come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà.  Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri  e icone contemporanee  così com’è la sua firma, la lettera "C". L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento  Dada e Fluxus,  in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai  condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più interessante nel network internazionale.  Dopo Ray Johnson e  Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere mercificata. Lo fa  proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con  migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi.  Un lavoro che raccoglie  ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un'unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre  30 lunghi anni,  rifiutando l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è forse il più  interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione capillare dell’arte marginale. 



Nell'agosto 2001 ha iniziato in Italia  il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei  vari Meeting   svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.  Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio,  che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza insieme  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e  appassionatamente coinvolti nella  creazione dell’opera. In oltre trent’anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance  e incontri  in numerose e diverse aree geografiche del  mondo.   

Attualmente vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.





mercoledì 1 agosto 2018

INTERVISTA DI SANDRO BONGIANI A RYOSUKE COHEN





MARGINALI ATTIVI & SWARM ART


Intervista di Sandro Bongiani a Ryosuke Cohen in occasione del 70° anniversario dell’artista giapponese, della mostra collettiva internazionale a Salerno con la presentazione di 163 opere di importanti artisti internazionali e della Mostra Retrospettiva dedicata a Cohen a Pontassieve (Firenze).


Nato nel 1948 a Osaka, in Giappone, Ryosuke Cohen non è il primo e unico artista postale giapponese, prima di lui anche Shozo Shimamoto aveva condiviso la Mail Art, tuttavia, è certamente l’autore giapponese più longevo e per certi versi, anche il più interessante e attivo nel network internazionale di chiunque altro per la diffusione capillare della pratica Mail artistica. Dopo “Brain Cell”, nell'agosto 2001 ha iniziato anche un altro progetto chiamato “Fractal Portrait Project”, iniziato in Italia al fine di realizzare più proficuamente il concetto di “Brain Cell”, facendo ritratti e Silhouette (face and body) agli amici artisti incontrati in questi anni nei in diversi incontri (Meetings) in tutto il mondo. Secondo Ryosuke Cohen, “Brain Cell” è come la struttura di un cervello visto al microscopio, ci appare come lo schema delle rete con migliaia di neuroni accumulati e ramificati insieme proprio come il Network dell’arte postale. La Mail art - scrive l’artista - “is dynamic", because you can be more of an individual free to create works of art with a new mind, being fragments of the entire network and sharing snippets of many other artists", e poi, “la rete si espande da A a B, da B a C, da C a D, da D a A, da C a A e così via, è come un corpo unico con una costruzione cerebrale fatta di un gran numero di cellule nervose strutturate e complesse, sistemate in un ordine non lineare. Ecco perché ha definito questo tipo di esperienza “Brain Cell (cellule del cervello)”. Praticamente è il risultato di un complesso intreccio di cellule nervose del cervello, un progetto senza fine, aggiungendo, “ciò che nasce dal “flusso” Dada, Fluxus e Mail Art è l’unico modo per realizzare la nuova arte del domani”.Un’arte marginale che implica la collaborazione e la partecipazione globale degli artisti come strategia primaria per costruire l’opera. In occasione dei 70 Years di Cohen e della mostra personale a Pontassieve vicino Firenze (Italy), ho provato a fargli un’intervista, una sorta di dibattito a due sul suo coinvolgimento intenso nel mondo della Mail Art e dell’arte marginale e provare, seppur in modo provvisorio, a fare un primo bilancio delle cose che ha svolto in questi anni di lavoro.

Sandro Bongiani: da studente avevi iniziato la tua prima attività interessandoti a Matisse e Cezanne e successivamente il movimento Dada e Fluxus fino a scoprire nel 1981 la corrente alternativa e marginale della Mail Art. Da qui, sono nati nel 1985 i primi Brain Cell e poi nel 2001, in Italia, i grandi Fractal Portrait Project. Ci racconti gli inizi della tua attività artistica?
Ryosuke Cohen: Intorno al 1980, quando lavoravo all'Arte Concettuale, venni a conoscere la Mail Art attraverso Byron Black, Canadian Video Artist. Poi ho iniziato a inviare Mail Art, usando "fukuwarai", un gioco tradizionale giapponese in cui una persona bendata mette i tratti del viso (occhi, naso, bocca e sopracciglia) su un viso di carta e "C" come nella tabella di prova della vista. Non prima. Ho davvero sentito l'importanza di Networking Art nello scambio con i Mail Artists, ho iniziato a inviare BRAIN CELL come uno dei modi migliori per esprimere una mia idea. Ho inviato per la prima volta il mio "Ritratto e Corpo" in modo da rafforzare il concetto di BRAIN CELL, e poi ho fatto BRAIN CELL (Mail Artists in Italy, 2001). Da allora il progetto è in corso in molti paesi in Europa, Stati Uniti, Canada e così via.

S. B. Che atmosfera culturale si respirava in Giappone tra gli anni 70 e 80 rispetto a oggi?
Ryosuke Cohen: Nel 1970, quando si tenne il Japan World Expo Osaka, il Giappone era salito su, l'ondata di maggiore crescita economica. L'anno successivo mi sono laureato in un college di educazione nel 1974 e sono diventato un insegnante d'arte, sono stato un buon collega di Sumi Yasuo, un membro di Gutai, e poi sono entrato in contatto con altri membri del gruppo Gutai.

S. B. In quale anno è nato AU (Artist Union or Art Unidentified) e cosa pensi del gruppo Gutai?
Ryosuke Cohen: Nel 1975 si organizzarono in AU (Artist Union) sollecitati da Masunobu Yoshimura, a Tokyo. All'inizio, AU ha iniziato con un vasto gruppo di autori: non solo artisti ma architetti, persone legate al teatro, critici e così via. Più tardi Shozo Shimamoto ha rilevato AU. Ho preso parte all'organizzazione nel 1977, quando vi erano molti membri (7- 8), 5 artisti Gutai erano già stati in AU. Ho promosso relazioni amichevoli, ad eccezione della grande amicizia che avevo con Shozo Shimamoto, anche con Saburo Murakami, Tsuruko Yamazaki, Yasuo Sumi.

S.B. Per diversi anni sei stato in contatto e hai fatto dei viaggi in Europa con il mitico Shozo Shimamoto, che ricordi hai di lui?
Ryosuke Cohen: In AU avevo fatto frequenti attività con Shozo Shimamoto dal 1977 al 1992: scambi meravigliosi con molti artisti nelle nostre tre volte che siamo stati insieme all'estero (Europa dell'Est nel 1985, USA nel 1987 e Europa occidentale nel 1990). Ho molti ricordi belli di Shozo Shimamoto nei nostri viaggi artistici. Certamente, da come aveva studiato psicologia, è stato un bravissimo produttore di eventi dell'UA e di se stesso.

S. B. Come viene realizzato un “Brain Cell”, che strategia usi per realizzare l’opera finale?
Ryosuke Cohen: Riguardo al BRAIN CELL, stampo 150 fogli di formato A3 per numero, a un ritmo di un lavoro ogni 10 giorni. Ci sono circa 50 partecipanti per ogni numero. Il mio lavoro successivo è quello di inviare per posta un foglio a ciascun partecipante, di legare 50 fogli in un libro una volta all'anno e di conservare il resto per i fare i Portrait Project, per le mostre che si fanno e per l'invio a chi è interessato.

S. B. I contributi dei collaboratori sono parte integrante del tuo lavoro?
Ryosuke Cohen: Inutile dire che non posso fare i BRAIN CELL senza i partecipanti a questo progetto. Brain Cell Network ha costantemente avuto nuove partecipazioni e continua a muoversi e diffondersi insieme nel tempo.

S.B. Ci vuoi precisare meglio cosa intendi per “Fractal” e per “Soup Orion”, qual’è la filosofia di base che sorregge il tuo lavoro?
Ryosuke Cohen: Fractal è l'idea di auto-somiglianza proposta dal matematico francese, Benoit Mandelbrot. Non amo i termini di "individualità e "originalità" nell'arte. Penso che possa essere composto dall'accumulo sull'idea di molti artisti e sulla storia dell'arte: cioè, sono una raccolta di molti frammenti. La ragione della proposta di Orion Soup è che dovremmo discutere non solo di un'attività nel nostro ristretto campo, ma anche di un tema libero unico per l'artista, che è il tema fondamentale per l'umanità: e il numero primo matematico. Orion Soup è la parola coniata che ho usato per questo modo di fare.

S.B. L’aspetto più interessante e nuovo degli artisti di oggi è quello d’interagire tra loro in una corale partecipazione. Questo accade anche in natura. L'aspetto interessante di tali sistemi biologici è che questi comportamenti nascono ed emergono in modo spontaneo e autonomo, e vede nella collaborazione tra gli individui l’aspetto fondante anziché la competizione e supremazia del più forte come succede spesso nel sistema ufficiale dell’arte contemporanea. La formazione di grandi gruppi coordinati ma spontanei, ci appare come un immenso sciame assai noto in natura, vedi il comportamento coordinato di insetti come le api, vespe e formiche. E’ un organismo gigante con una mente propria e una intelligenza superiore alla somma dei singoli individui. Lo studio di modelli di questi sistemi porta allo sviluppo di algoritmi che appartengono alla classe chiamata swarm intelligence ("sciami intelligenti"). Il comportamento collettivo osservabile è il frutto delle semplici iterazioni che ha un singolo componente verso gli altri oppure verso l'ambiente. In tutti questi casi il gruppo sembra davvero un organismo gigante ed efficiente con una mente propria e un’intelligenza superiore alla somma dei singoli individui. Questa esperienza la definisco "arte di confine", proprio perché desidera collocarsi in un "altrove praticabile” rispetto allo scenario totalizzante di una mediocrità planetaria. Praticamente un "laboratorio planetario" composto da numerosi "Network" sparsi su tutto il pianeta: archivi di idee, di sperimentalismo e di ricerca spontanea. Oggi ci appare una sorta di strana ragnatela di comunicazioni creata da altrettanti corrispondenti capace di superare le infinite distanze geografiche del pianeta coinvolgendo concretamente tutte le Nazioni del mondo in un impressionante e gigantesco puzzle mobile, sempre variabile, perennemente in movimento”. L’arte di confine è ormai una rete consolidata di rapporti relazionali composta da migliaia di artisti del Network che si scambiano ogni giorno messaggi creativi in forma di e-mail, lettere, buste, cartoline, collage, poesie visive, libri d’artista e persino oggetti tridimensionali. Con essa la comunicazione visiva assume dimensioni planetarie, totalmente nuove e inaspettate. Insomma, è il più grande laboratorio sperimentale di ricerca artistica del pianeta terra (Il laboratorio globale del Network), un grande polmone di ricerca libera. Osservato nel suo insieme sembra un gigantesco dinosauro planetario, uno swarm intelligence, un magnifico essere dal grande occhio che si rigenera permanentemente con gli apporti spontanei di tante presenze individuali.
Vuoi dirci qualcosa di più sul tuo metodo di lavoro per realizzare l’opera?
Ryosuke Cohen: Ho continuato a stampare BRAIN CELL ogni volta per mezzo di Gokko Print (una tipica stampante serigrafica semplificata giapponese). Per prima cosa, mi preparo 16 -18 originali formato cartolina delle Mail Arts arrivate, quindi realizzo una versione sensibilizzata da cartolina, utilizzando ciascuna versione (16 -18) originali. Successivamente, stampo 16 -18 diverse copie per un foglio da 3 A, e aggiungo sigilli e/o timbri. Finisco per stampare 150 fogli di BRAIN CELL per un opera. Fractal Portrait è una performance che realizzo realmente incontrando i Mail Artists nei “Meetings” che faccio ogni anno, disegnando il contorno del viso e del corpo direttamente sul posto. Dopo che, tornato in Giappone, finisco ogni opera con inchiostro nero cinese (sumi).

S.B. Dopo i "Brain Cell", a partire dal l'Italia del 2001, hai approdato al “Fractal Portrait Project” del viso e del corpo nei vari incontri che hai fatto in diversi paesi del mondo approfondendo in modo più proficuo il concetto dei "Brain Cell", che significato hanno le tue performance che fai per realizzare le opere Fractal Portrait Project?
Ryosuke Cohen: L'incontro con molti artisti postali all'estero mi permette di conoscere meglio come si impegnano in un'ampia varietà di forme artistiche e di capire direttamente la loro passione per l'arte.

S.B. La lettura dei Fractal Portrait Project / include, l’azione performativa che va a integrarsi con l’esperienza dei precedenti Brain Cell, e secondo me, riassume una parte di vita e di storia vera del Giappone; penso a Hiroshima con il tragico bombardamento atomico. Insomma, Hiroshima come la Pompei spazzata via dalla Vesuvio del 79 d.c. infatti, si racconta che a Hiroshima il 6 agosto 1945 alle ore 8:15 il bombardamento atomico abbia letteralmente proiettato le persone al muro diventando solo semplici ombre. Dilagano nella città di Hiroshima vecchia immagini di questo tipo, quasi una sorta di macabro promemoria. Le ombre di Hiroshima hanno fermato tragicamente il tempo e per un momento anche la storia del Giappone. Anche nei tuoi lavori la presenza dell’uomo diventa sagoma, “presenza -essenza” dell’uomo contemporaneo. Ci vedo questa associazione nei tuoi lavori. Cosa ne pensi?
Ryosuke Cohen: Fractal Portrait è un'immagine che si collega da "Now" (il presente) al futuro. Non cattura l'idea dell'ombra ma la silhouette vivente degli artisti. Hiroshima è una storia triste. Nel 1986 o 1987, Bern Porter, fisico americano coinvolto nel Progetto Manhattan, venne a trovarmi in Giappone. A quel tempo aveva lasciato una carriera di fisico per diventare un Mail Artist. E’ stato un partecipante dal numero 1 di BRAIN CELL. Mi aveva detto: "LA CELLULA DEL CERVELLO è un simbolo di pace". Ho iniziato con enfasi sul Networking of art con i BRAIN CELL, ma recentemente sento fortemente il peso delle sue parole per questa pace.

S. B. Nel panorama contemporaneo dell’arte esistono due tipi di artisti; quei pittori che collaborano con il sistema “commerciale” dell’arte, e poi “gli altri”, i franchi tiratori, liberi da obblighi e da vincoli. Riguardo il sistema “ufficiale” dell’arte, il tuo posizionamento è autonomo, rispetto a mode e tendenze pre-confezionate, preferendo l’attivismo del circuito planetario, altro modo, parallelo e convergente, di fare ricerca libera a 360 °. Diceva Marcel Duchamp: Il grande artista deve andare nella clandestinità e nell’anonimato. Sicuramente, con la Mail Art, la dichiarazione di Duchamp diventa un lucido programma, dal momento che in te non c’è nessun interesse commerciale e si presta a questa “nuova dimensione” per la sua intrinseca capacità di scavalcamento della critica, dei galleristi, del mercato, in un confronto “diretto”, tra un artista e l’altro e, soprattutto, in un attraversamento “libero” delle più diverse tendenze dell’arte di ricerca. Cosa puoi dirci?
Ryosuke Cohen: Non c'è scopo nelle attività dell'artista. Non è qualcosa che possiamo fare per dominarlo. Credo che il lavoro dell'artista sia quello di pensare sempre a "Cos'è l'arte?".

S.B. In una interessante intervista del 2012, John Held Jr. ti chiese se dopo aver completato la silhouette frattale salvavi qualche opera per te stesso, magari per una possibile e futura mostra dei lavori. In quella occasione tu confessavi che ti risultava difficile raccogliere tutto il materiale da esporre, visto che ogni opera realizzata viene regalata agli amici. Di sicuro, una mostra del genere fino a qualche anno fa risultava improponibile se non impossibile per un artista che lavora come te. Nel 2015 con lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery il problema è stato superato presentando 15 anni di lavoro dei “Fractal Portrait Project” visibili con un vernissage virtuale collettivo e contemporaneo in tutto il pianeta. Come vedi la tecnologia e i nuovi strumenti di comunicazione risolvono problemi considerati apparentemente insormontabili. Che ne pensi?
Ryosuke Cohen: Non mi sarei mai aspettato che il mio lavoro fosse presentato in questo modo. Sono rimasto sorpreso dalla raffinatezza dello Spazio Ophen Virtual Art Gallery. Sono grato del risultato. Sono certo che, a causa della diffusione della SNS, il ruolo assumerà un'importanza sempre maggiore in futuro.

S. B. Una mia personale curiosità, come importante artista contemporaneo, hai un sogno particolare nel cassetto che vorresti realizzare al più presto?
Ryosuke Cohen: Innanzitutto, mi piacerebbe andare all'estero il più spesso possibile, al fine di continuare a fare i Fractal Portrait Project. Attualmente conservo tutte la Mail Art (35 anni circa) presso un magazzino di noleggio e la mia casa. In secondo luogo, credo che lo donerò a musei e alle gallerie in modo da utilizzarlo per ricerche su la Mail Art.

(Tradotto il 20 maggio 2018 dall’inglese all’italiano a cura di Sandro Bongiani).

Mostra Collettiva Internazionale “Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen”



SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
 “Marginali Attivi / 70 Ryosuke  Cohen”
a cura di Sandro Bongiani



Dal 31 luglio  al 1 dicembre  2018
Inaugurazione:  martedì 31 luglio  2018,  ore 18.00

S’inaugura  martedi 31  luglio 2018, alle ore 18.00, la mostra  collettiva internazionale a cura di Sandro  Bongiani dal titolo: Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista giapponese, uno dei più longevi e interessanti   artisti contemporanei nati negli anni quaranta.  Una interessante mostra collettiva in concomitanza  anche della speciale ricorrenza del suo settantesimo compleanno, presentando 164 opere su un totale corpus grafico di  ben 281 opere arrivate  da ogni parte del mondo  da importanti artisti internazionali che periodicamente si  sono avvicendati a collaborare con impegno e assiduità con Cohen.


Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone,  è un Mail Artista. Il nome della famiglia è Kouen  ma su consiglio di Byron Black, ha adottato  il nome  inglese  'Cohen' come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà.  Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri  e icone contemporanee  così com’è la sua firma, la lettera "C". L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento  Dada e Fluxus,  in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai  condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più longevo nel network internazionale Dopo Ray Johnson e  Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa  proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con  migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi.  Un lavoro che raccoglie  ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un'unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre  30 lunghi anni,  rifiutando l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è forse il più  interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione capillare dell’arte marginale.  Nell'agosto 2001 ha iniziato in Italia  il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei  vari Meeting   svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.  Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio,  che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza insieme  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e  appassionatamente coinvolti nella  creazione dell’opera. In oltre trent’anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance  e incontri  in diverse aree geografiche del  mondo.  Attualmente vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.





Artisti presenti: Ryosuke Cohen, Giappone I John Held, Usa I Nicolas de la Casininière, Francia I Jan Theuninck, Belgio I Josè Luis Alcalde Soberanes, Messico I Horst  Tress, Germania I Pedro Bericat, Spagna I Mauro Molinari, Italia I John M. Bennett, Usa I Rémy Pénard, Francia I Virginia Milici, Italia I Lamberto Caravita, Italia I Renata e Giovanni Stradada, Italia I Rosalie  Gancie, Usa I Michel Della Vedova, Francia I Vittore Baroni, Italia I Bruno Cassaglia, Italia I Tommaso Cascella, Italia I Giovanni Fontana,  Italia I Antonio Sassu, Italia I Lancillotto Bellini, Italia I Mariano Filippetta, Italia I Emilio Morandi, Italia I Marina Salmaso, Danimarca I Luisa  Bergamini, Italia I Guido  Capuano, Italia I Dmitry Babenko, Russia I Cinzia Farina, Italia I Umberto Basso, Italia I Cesar Reglero, Spagna I Marcello Diotallevi, Italia I  Fernando Andolcetti, Italia I Alfonso Caccavale, Italia I Leonor  Arnao, Argentina I I Santini del Prete, Italia I Pascal Lenoir, Francia I Monica Michelotti, Italia  I Matthew Rose, Francia I Alberto Sordi, Italia I Guy Bleus, Belgio I Claudio Grandinetti, Italia I C. Mehrl Bennett, Usa I Alessandra Borsetti Venier, Italia I Lars Schumacher, Germania I Ernesto Terlizzi, Italia I Jacob de Chirico, Italia I Susanne Schumacher, Germania I Ruggero Maggi, Italia I Maria Credidio, Italia I Maya Lopez Muro, Argentina I Antonio Gomez Garcia, Spagna I Michel Della Vedova, Francia I Fernanda Fedi, Italia I Fernando Aquiar, Portogallo I Gino Gini, Italia I Anna Boschi,  Italia I Luc Fierens, Belgio I Gyorgy Galantai, Ungheria I Alessandro Ceccotto, Italia I  Giovanni Bonanno, Italia I Pier Roberto Bassi, Italia I Seiei Jack, Giappone I Ko De Jonge, Olanda I Keiichi Nakamura, Giappone  I Calogero  Barba, Italia I Katerina Nikoltsou, Grecia I Carlo Iacomucci, Italia I Kiki  Franceschi, Italia I Antonio Baglivo, Italia I Tomaso  Binga, Italia I Matthew Rose, Francia I Anna Banana, Canada I Noriko Shimizu, Giappone I Miguel  Jimenez, Spagna I Rosa Gravino, Argentina I Giancarlo Pucci, Italia I Rolando Zucchini, Italia I Alessandra Angelini, Italia I Domenico Ferrara Foria, Italia I Aarol Flores, Messico I Gabi Minedi, Italia I Laura Agostini, Italia I Maribel Martinez, Argentina I Alexander Limarev, Russia I BuZ Blurr, Usa I Patrizio Maria, Italia I Franco Altobelli, Italia I Daniele  Virgilio, Italia I Aleksandar Jovanovic, Serbia I Roberto Keppler, Brasile I Oronzo Liuzzi, Italia I Francesco Aprile, Italia I Osvaldo Cibils, Italia I Domenico Severino, Italia I Lucia Spagnuolo, Italia I Linda Paoli, Italia I Elena Marini, Italia I Francesco Cornello, Italia I Juan Lopez de Ael, Spagna I Mabi Col, Italia I Mzia Valerian, Belgio I Rafael Gonzales, Spagna I Miray Birce Gur, Turchia I Jaromir Svozilik, Norvegia I Fulgor C. Silvi, Italia I Stefan Reinhard, Germania I Lia Franzia, Italia I Pierpaolo Limongelli, Italia I Turkan Elci, Turchia I Claudio  Romeo, Italia I Michelle, Usa I The Wasted Angel, Belgium I Angela Caporaso, Italia  I Eni Ilis, Brasile I Beatriz Albuquerque, Portogallo I Anna Karina Fries, Germania I Derya Auci, Turchia I Stiliachus, Germania I Anna Miller, Oba Mail Art Group, Germania I Maria Teresa Cazzaro, Italia I Horvath Piroska, Austria I Bruno Chiarlone Debenedetti, Italia I Cecilia Bossi, Italia I Mustafa Cevat Atalay, Turchia I Vero Rigole, Belgio I Adriano Bonari, Italia I Teri Anderson, Inghilterra I Maurizio Follin, Italia I Afrodite Karamanli, Grecia I Sigrid Sack, Germania I Rossana  Bucci, Italia I Roberto Scala, Italia I Cobàs  (Mario Carchini), Italia I Amadeu Escorcio, Portogallo I Piero Barducci, Italia I Bayron Dede, Turchia I John  Gayer, Finlandia I Nicolas Malevitsis, Grecia I Antonia Mayol Castellò, Spagna I Silvano Pertone, Italia I Francesco Mandrino,  Italia I Francine Fox, Usa I Adriana  Lucaciu, Romania I Kathleen  McHugh, Usa I Sophia Martinon, Grecia I Janys Oliveira Fortaleza, Brasile I Marie-Christine De Grave, Belgio I Heloisa  Sonaglio, Brasile. I Connie Jean, Usa I Meral Agar, Turchia I Raz Mail Art, Australia I Claire  Dinsmore, Usa I Oznur Kepce, Turchia I Francisco Sanchez Gil, Spagna I Hilar Tursoluk, Turchia I Annie Label, Australia I Marysia Raposo, Brasile I Turkan Elci, Turchia I Maria Josè Silva - Mizé, Portogallo I Sharon Silverman, Usa.




Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY  
Via S. Calenda, 105/D  - Salerno,  Tel/Fax 089 5648159     e-mail:  bongiani@alice.it     
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00