sabato 21 maggio 2022

“Ray Johnson Project, Relazioni marginali sostenibili” in un progetto internazionale del 1987 di Ruggero Maggi


 

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART  GALLERY

Ray Johnson Project, Relazioni marginali sostenibili”



 

La Collezione Bongiani Art Museum è lieta di inaugurare presso lo spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno e in contemporanea con la 59.  Biennale Internazionale di Venezia 2022 la mostra collettiva dal titolo:  Ray Johnson Project, Relazioni marginali sostenibili” a cura di Sandro  Bongiani con un progetto “add to & return” realizzato da Ruggero Maggi nel 1987 con 72  opere  scelte dell’Archivio Amazon di Milano.

Per questo progetto Ray Johnson aveva scritto sul retro di un invito di una sua mostra al Nassau County Museum una frase quando mai profetica.. altro che l'impero della catena di distribuzione di Mr. Bezos! 

Ruggero Maggi scrive: Ray aveva già preso da anni l'abitudine di spedire sue immagini per posta invitando gli artisti ad intervenire nello spirito della New Correspondance School. Le "basi", inviate agli artisti, come le chiamo io, furono sostanzialmente quattro  in cui si chiedeva  agli artisti di intervenire e rispedire, “add to & return”,  utilizzando le immagini che Johnson mi aveva inviato a metà degli anni '80. Mi sorprende ancora oggi che alcuni di questi fogli, dopo viaggi postali durati anni, ritornano al mittente!

A distanza di 60 anni dalla nascita della Mail Art (1962) un altro importante evento in Italia dedicato all’artista americano Ray Johnson considerato dalla critica negli anni 60’ per essere “il più famoso artista sconosciuto di New York e un pioniere della performance e dell'uso della lingua scritta nell'arte visuale.  Una pratica basata sulla contaminazione tra  collage, fotografia, disegno, performance e testo scritto avvalorato attraverso l’invio postale. I suoi progetti includono prestazioni concettualmente elaborate che si occupavano di relazioni interpersonali che nascono da piccole storie, da incontri  con le altre persone, da relazioni e  riflessioni  spontanee capaci di innescare  nuovi apporti e nuove azioni al pensiero creativo”.

Secondo  Ray Johnson i l’arte è vita, del resto, anche la parola “Moticos” utilizzata molto spesso deriva dalla parola osmotic, una specifica qualità caratterizzata da una reciproca influenza, uno scambio fra individui, una compenetrazione di idee, atteggiamenti e realtà culturali, insomma, un nuovo modo di pensare in un processo decisamente fluido e in evoluzione che si rivela in modo puntuale esaminando gli scritti e le azioni performative “Zen Nothings” svolte dall’artista americano. Oggi a distanza di 27 anni dalla morte il suo lavoro sperimentale dagli anni 60’ in poi  è considerato dalla critica parte integrante del movimento Fluxus e persino originale anticipatore della Pop Art americana.

Ray Johnson, nel 1962, fondò la New York Correspondance School of Art, una sorta di scuola d’arte per corrispondenza nella quale  gli elaborati  grafici con l’inserimento di timbri e collage venivano  per la prima volta spediti per posta  a conoscenti e persino ignari destinatari, dando  completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione  totalmente libero, al di fuori  di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza  dal  mercato ufficiale dell’arte.

Precursore  e anima ribelle, presenza enigmatica e convinto individualista, trasgressivo, estroverso, diseredato  ed eremita dell’arte americana, spesso viene  associato al gruppo  Fluxus per il carattere  solitamente  minimal-concettuale dei suoi progetti tuttavia, dobbiamo  segnalare che  Ray Johnson non ha mai fatto parte del  “Fluxus”,  ma ha comunque condiviso le  stesse problematiche e ”l’underground”   sperimentale con molti artisti di questo raggruppamento. 

Nei  primi anni 60, il mitico Johnson si dedicò definitivamente alla Mail Art (l’Arte Postale),  combinando  oggetti trovati  con fumetti, pubblicità, lettere e  anche pittura e colore.  Diceva che “ amava realizzare opere che combinassero giochi di parole, verbali e visivi".   Nasceva così l’arte postale, divenendo essenzialmente “operazione artistica in progress” di scambi tra individui scavalcando le figure  istituzionali del critico e del gallerista d’arte contemporanea.

Oggi,  ci appare uno dei personaggi più influenti  della  Mail Art  e nel contempo un  grande pioniere solitario dell’arte visuale. americana, influenzando di fatto il futuro dell'arte e  divenendo altresì il punto di riferimento per  nuove generazioni di giovani artisti.  

La Mail Art   -scrive Sandro Bongiani- è una  sorta di strana ragnatela  di comunicazioni  creata da  altrettanti corrispondenti  capace di superare le  infinite distanze geografiche del pianeta coinvolgendo  concretamente  tutte le  Nazioni del mondo in un impressionante e gigantesco puzzle mobile, sempre variabile,  perennemente in movimento”.  L’arte postale con il suo  tentacolare network di  contatti abbraccia  ormai il mondo intero; ogni tessera è una micro-unità di una più vasta e imprevedibile macro-unità che rappresenta un universo diversificato di nuove  energie poetiche, una sorta di  grande “incontro” collettivo, in cui “i giochi di parole non sono solo un gioco”, come giustamente affermava tanti anni fa Alfred Jarry, ma un’altra diversa possibilità di liberarsi dalle costrizioni e dagli impedimenti e  dedicarsi compiutamente all’invenzione e alla  pura creatività. La Mail Art, per tanti artisti è anche  libertà e  soprattutto amore e fratellanza.  

 


“RELAZIONI MARGINALI SOSTENIBILI”

 Presentazione di Sandro Bongiani

 Sono trascorsi  già 60 anni da quando l'artista americano Ray Johnson, nel 1962, fondò la New York Correspondance School of Art, una sorta di scuola d’arte per corrispondenza nella quale  gli elaborati  grafici con l’inserimento di timbri e collage venivano  per la prima volta spediti per posta  a conoscenti e persino ignari destinatari, dando  completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione  totalmente libero, al di fuori  di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza  dal  mercato ufficiale dell’arte.

Di origine finlandese, era  nato a Detroit nel  Michigan,  il 16 ottobre  1927.  Tra il 1944 e il 1945 aveva studiato presso la "Art Students League" di New York e dal 1945 al 1948 aveva seguito il corso di  pittura  con Josef Albers al Black Mountain. In quel contesto   aveva conosciuto  Ilya Bolotowsky, Lyonel Feininger, Robert Motherwel,  Kooning, Merce Cunningham e John Cage. Successivamente, nel 48, si era trasferito  a New York iniziando una produzione di opere geometriche  aderendo così  al  “Gruppo degli Artisti Astratti Americani”,  conoscendo personalità come  Robert Rauschenberg,  Jasper Johns e Andy Warhol ed  esponendo con artisti importanti come  Ad Reinhardt.  I suoi primi lavori consistevano in  operazioni  di  matrice geometrica-astratta  influenzati in quel periodo dalle “teorie sulla relatività del  colore” di Albers.  A metà degli anni '50, approdando al  Dada decise di abbandonare la precedente pittura  geometrica e dedicarsi al collage, producendo centinaia di piccoli lavori che chiamò  "moticos", quasi una sorta di “Pop Art”  anticipatrice delle ricerche che a distanza di qualche anno verranno messe in campo  con successo da Leo Castelli con il gruppo  storico americano. Sono di questo periodo  le opere ispirate a personaggi come  Elvis Presley o Marilyn Monroe.   Precursore  e anima ribelle, presenza enigmatica e convinto individualista, trasgressivo, estroverso, diseredato  ed eremita dell’arte americana, spesso viene  associato al gruppo  Fluxus per il carattere  solitamente  minimal-concettuale dei suoi progetti; il gruppo Fluxus è stato un vivace movimento internazionale che  in quel periodo si distinse per una serie di azioni e interventi  a carattere neodadaista. Dobbiamo  segnalare che  Ray Johnson non ha mai fatto parte del  “Fluxus”,  ma ha comunque condiviso le  stesse problematiche e ” l’underground”  prettamente sperimentale con molti artisti di questo raggruppamento. 

Nei  primi anni 60, il mitico Johnson si dedicò definitivamente alla Mail Art (l’Arte Postale),  combinando  oggetti trovati  con fumetti, pubblicità, lettere e  anche pittura e colore.  Diceva che “ amava realizzare opere che combinassero giochi di parole, verbali e visivi".   Nasceva così l’arte postale, la Mail Art, divenendo essenzialmente “operazione artistica in progress” di scambi tra individui scavalcando le figure  istituzionali del critico e del gallerista d’arte contemporanea. Una forma artistica del tutto nuova nonostante  da tempo si erano avute le  prime avvisaglie da  una parte dell’avanguardie storiche  come le operazioni dei futuristi e dei dadaisti.  Infatti, agli inizi del Novecento diversi artisti  avevano  iniziato a inviare Cartoline Postali e disegni utilizzando il mezzo postale, tra questi ad esempio il futurista  Cangiullo, Giacomo  Balla, Fortunato Depero e persino P. Klee che utilizzò il mezzo postale per le sue missive artistiche, vedi la cartolina indirizzata a Gabriele Munter, nel 1913, conservata a Monaco. Si può anche citare una cartolina fotografica in bianco e nero di Milano sulla quale Filippo Tommaso Marinetti era intervenuto con scritte a penna. Recentemente bisogna  anche ricordare  il lavoro di un artista contemporaneo come Alighiero Boetti che ha fatto largo uso del mezzo producendo un'ingente quantità di lavori postali; fin dalla fine degli anni sessanta  Boetti ha scritto e  spedito migliaia di buste contenenti frammenti di altri lavori.  Ci preme sottolineare l’attivismo di tanti artisti sparsi in tutto il mondo a essere parte  significativa di questo particolare  circuito artistico.   Si racconta che Ray Johnson negli anni 60  era   già considerato  uno degli artisti americani più  influenti del suo  tempo e  nonostante tutto il  più  sconosciuto di New York. All’inizio di questa particolare avventura  non sappiamo se  si era  reso  veramente conto  dell’innovazione rivoluzionaria  che stava  apportando   all’interno dell’arte  cosiddetta contemporanea. Oggi,  ci appare uno dei personaggi più influenti  della  Mail Art  e nel contempo un  grande pioniere solitario dell’arte visuale.  Trasferitosi da New York  a Locust Valley  a  Long Island,  continuò a produrre opere di  mail art  consolidando  un complesso sistema internazionale  di comunicazione artistica incentrato su  contatti postali strutturati su una ramificata  rete  diversificata con diverse centinaia di corrispondenti “abituali” e  anche “non consapevoli”, influenzando di fatto il futuro dell'arte e  divenendo altresì il punto di riferimento per  nuove generazioni di giovani artisti.  Johnson ha sempre preferito lavorare su piccoli formati, precludendosi  così l’appoggio del grande mercato dell’arte ufficiale,  rifiutando  spesso di esporre o vendere il  proprio lavoro. Del resto,  il mercato dell’arte preferisce le grandi dimensioni e una produzione creata  appositamente per essere “mercificata” in senso commerciale, e quindi, poco interessato a diffondere e difendere concretamente i suoi piccoli lavori considerati in quel tempo  “poca cosa”.  Nel 1995,  precisamente il 13 gennaio,  il corpo di Ray Johnson fu trovato galleggiare senza vita in una baia di Sag Harbor, NY. Le circostanze in cui è morto  sono ancora poco chiare e assai misteriose. In questi ultimi decenni  il lavoro prodotto da  Johnson è stato oggetto di diverse esposizioni  personali  come quella negli anni ottanta presso il Nassau County Museum of Art,   al Moore College of Art and Design in Philadelphia  e da gallerie  come Goldie Paley,  Marian Willard Gallery  e la Richard  L. Feigen Gallery, entrambe in Manhattan che tutt’ora continuano a presentarlo al grande pubblico. Ormai  le sue opere sono esposte presso  importanti collezioni permanenti come il  Philadelphia Museum of Art, la Corcoran Art Gallery di Washington  o il Walzer Art Center di Minneapolis. Una delle sue  assidue occupazioni preferite era quella di inviare  i suoi lavori  ad una persona "Add to and return to", con le istruzioni di passarla ad altri.

La Mail Art è un'esperienza d'arte concettuale  e comportamentale, trasversale ad ogni precostituito  gruppo  di ricerca proposto in questi ultimi decenni. Essendo  la risorsa più  democratica  e liberista del pianeta, rifiuta l’oggettualità in quanto tale e preferisce lo scambio di idee affidandosi  ai  processi mentali e  immateriali e  quindi,  a  operazioni incentrate preferibilmente sul linguaggio e la comunicazione.  La Mail Art   è una  sorta di strana ragnatela  di comunicazioni  creata da  altrettanti corrispondenti  capace di superare le  infinite distanze geografiche del pianeta coinvolgendo  concretamente  tutte le  Nazioni del mondo in un impressionante e gigantesco puzzle mobile, sempre variabile,  perennemente in movimento”.  E’ sicuramente uno dei pochi movimenti artistici  al di  fuori degli schemi dettati dal potere imperante del  mercato dell’arte  che  ha resistito a tutte le  offensive  di disturbo e interferenza attuate in questi anni,  da chi non condivide la forza dirompente di questa particolare esperienza  artistica del tutto svincolata dalle  modalità pre-costituite.  Un sistema complesso che continuamente si confronta con altre realtà del pianeta  mettendo in campo interventi sperimentali e sperimentabili di ricerca  visuale.  Con essa  la comunicazione  visiva assume dimensioni planetarie, totalmente nuove e inaspettate.  L’arte postale con il suo  tentacolare network di  contatti abbraccia  ormai il mondo intero; ogni tessera è una micro-unità di una più vasta e imprevedibile macro-unità che rappresenta un universo diversificato di nuove  energie poetiche. Forse, come dice qualcuno,  lo stesso  “Networker”  è da considerarsi  la vera e  più grande opera d'arte del mondo. Una sorta di  grande gioco collettivo, in cui “i giochi di parole non sono solo un gioco”, come giustamente affermava tanti anni fa Alfred Jarry, ma un’altra diversa possibilità di liberarsi dalle costrizioni e dagli impedimenti e  dedicarsi compiutamente all’invenzione e alla  pura creatività.

La Mail Art  è  ormai una rete  consolidata di rapporti relazionali composta da diversi centinaia di artisti del Network che si scambiano  ogni giorno messaggi creativi in forma di lettere, buste, cartoline postali, collage, poesia visiva, libri d’artista e persino oggetti tridimensionali. È un'arte che non viene creata per essere collocata in un museo o per essere mercificata, ma è “creatività spontanea” che viene scambiata senza alcun fine speculativo. In questi ultimi anni, scambi, incontri, interventi, congressi, rapporti, progetti, si sono avvicendati in un clima di  corale partecipazione  sempre più attiva, nel superamento di qualsiasi barriera geografica, politica e ideologica. Oggi ci  appare in modo più compiuto, un grande fenomeno poetico e sociale, un vero e proprio “laboratorio di idee” che preferisce collocarsi ai margini di un’area periferica che io considero decisamente  “di confine”,  ai margini di un sistema culturale che inaspettatamente trova la libertà e la possibilità di mettere a fuoco le idee e la creatività. Insomma, è  il più grande laboratorio sperimentale di ricerca artistica del pianeta terra (Il laboratorio globale del Network), un grande polmone di ricerca libera.  Osservato nel suo insieme sembra un gigantesco dinosauro planetario, un magnifico essere dal grande occhio che si rigenera permanentemente con gli apporti spontanei di tante  presenze  individuali. La Mail Art non condivide  affatto l’omologazione del linguaggio o   i modi di fare anacronistici e sclerotizzati. Essa  è contaminazione di idee, confronto e condivisione di nuove proposte, invenzione e  creatività allo stato puro, senza alcun condizionamento e senza nessuna costrizione. La Mail Art, per tanti artisti è anche  libertà e  soprattutto amore.   Sandro  Bongiani





Artisti presenti a questa rassegna internazionale di Mail Art:

Acosta Bentos, Uruguay I Andrej Tišma, Yugoslavia  I Angel Borrero, USA I Angela e Henning Mittendorf, Germania I Anne King, Canada I Antonio Tregnaghi, Italia I Artpool, Ungheria  I B. Charpentier, Francia I Brad Goins, USA I Charles Francois, Belgio I ciTIZeN X, Canada I Cleasby, USA I CrackerJack Kid, USA  I Creative Thing, USA I D. Jenkins, USA I Daniel Daligand, Francia I Daniel Plunkett, ND I Daniele Sasson, Italia I David Tiffen, England I Desireau, Italia I E. F. Higgins III, USA I Emilio Morandi, Italia I Ennio Carbone, Italia I Gaetano Colonna, Italia I Georg Mühleck, Germania I Gerard Barbot, USA I Gilberto Prado, Brasile I Giorgio Nelva, Italia I Giovanni Fontana, Italia I Giovanni Strada, Italia I Giuseppe Canzi, Italia I Guido Bondioli, USA  I Guillermo Deisler, Cile I Harley, Usa I Harry Fox, USA I Heino Otte, Austria I Herbert  A. Meyer, Germania I Irja Lähteenmäki, Finlandia I Isao Yoshii, Giappone I J!B!B!, Spagna I Jenny Soup, USA I John M. Byrum, USA I Jorge Caraballo, Uruguay I Josè Van De Broucke, Belgio I Kees Oosterbaan, NL I Keith Bates, GB I Lancillotto Bellini, Italia I Le Depli Amoreux Mensuel, Francia I Lothar Trott, Svizzera I Mágìco Verdún, Spagna I Marcel Stüssi, Svizzera I Massimo Medola, Italia I Mike Bidner, Canada I Mike Duquette, Canada I Mogens Otto Nielsen, Danimarca I Mukata Takamura, Giappone I Mumbles, USA I Nenad Bogdanović, Yugoslavia I Oh Boy!, USA  I Oronzo Liuzzi, Italia I Pascal Lenoir, Francia I Phosphorusflourish, USA I PLAGIaT, Danimarca I PLUTØNIUM PRESS, Australia I R. & D. Kamperelić, Yugoslavia I Ray Johnson, USA I Rea Nikonova, Russia I Roberto Keppler, Brasile I Roberto Zito, Italia I Rocola, USA I Ronaldo Comix, USA I Rudi Rubberoid, USA I Ruggero Maggi, Italia I Ruud Janssen, NL I Salvatore Anelli, Italia I Salvatore De Rosa, Italia I Shigeru Nakayama, Giappone I Shozo Shimamoto, Giappone I Stewart Home, GB I Thompson, USA I Tim Mc Haughlin, Canada I Walter Rovere, Italia.

 


Biografia di Ray Johnson (1927-1995)




Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, i suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo insieme  la pratica artistica con la vita. Il 13 gennaio 1995 Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny,  ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art.

 








Archivio AMAZON di Ruggero Maggi | Ray Johnson / Project Add & Return1. serie | 1987

Si ringrazia l’Archivio AMAZON di Milano creato da Ruggero Maggi nel 1979  per aver permesso la realizzazione di questa importante mostra dedicata all’artista americano Ray Johnson.

 


Alcune opere presenti in mostra
















COLLEZIONE BONGIANI ART MUSEUM

TITOLO: Ray Johnson Project,  Relazioni marginali sostenibili

Dal 11 Maggio 2022 al 30 Giugno 2022

SALERNO

Opening 11 maggio 2022 h. 18:00

LUOGO: Spazio Ophen Virtual Art Gallery

INDIRIZZO: Via S. Calenda 105/D

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

CURATORI: Ruggero  Maggi e Sandro  Bongiani

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

SITO UFFICIALE: http://www.collezionebongianiartmuseum.it/

 

Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

venerdì 20 maggio 2022

SALONE DEI MARMI DI SALERNO / ELOGIO DEL PENSIERO LIBERO DI LUIGI MAZZELLA

 


ELOGIO DEL PENSIERO LIBERO


DI LUIGI MAZZELLA


Editore: Avagliano
Data di Pubblicazione: febbraio 2020
EAN: 9788883094187
ISBN: 8883094182







Presentazione 
del libro “Elogio del Pensiero Libero” 
di Luigi Mazzella

Venerdì 27 maggio alle ore 17,00 presso il SALONE DEI MARMI, a Salerno,  sarà presentato il libro del professor Luigi Mazzella “Elogio del Pensiero Libero” edito da Avagliano.

Salone dei Marmi di Salerno
La presentazione del volume  "Elogio del pensiero libero" di Luigi Mazzella



Luigi Mazzella, nato a Roma, scrittore e giornalista, Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale, Avvocato Generale dello Stato emerito, Ex Ministro per la Funzione Pubblica e grande saggista  sarà presente all’incontro per parlare del suo ultimo lavoro. 

Lo scrittore Nino D’Antonio nella sua recente  recensione al libro si chiede a quale genere  potrebbe appartenere tale trattazione.  Il riferimento più immediato è il saggio, tenuto conto del sapere, della dottrina, della cultura storica e filosofica di cui il testo si nutre maggiormente. Tuttavia, se consideriamo la trattazione degli argomenti e una costante contaminazione di idee che ti affascina e nel contempo ti fa riflettere, risulta una lettura scorrevole, lucida, di alta qualità letteraria e umanistica. Da ciò scaturisce la qualità  narrativa e l’indagine accorta sul pensiero libero, dall’antica Grecia all’Umanesimo fino  alla nostra civiltà occidentale con una voglia del lettore e un desiderio continuo a proseguire la lettura, per  conoscere le conclusioni finali che fa questo importante scrittore.

 
... A PROPOSITO DI COVID

    I problemi della scienza e della società  trattati con l'occhio critico e convincente di un grande saggista libero  da  qualsiasi condizionamento  come Luigi Mazzella, che con una visione personale si pone  una serie di interrogativi  legati  a questo provvisorio momento storico di cui non è facile ancora dare   delle utili certezze.






    I problemi dell'attuale società / Effetto Coronavirus

    ...a proposito del  pensiero libero e dell’attuale  cupo momento del Coronavirus in Italia e nel mondo. Una riflessione libera rispetto tutte le ossessioni che ci propinano  a noi la politica e i poteri forti. Di certo una lettura della realtà diversa, per niente condizionata da fattori esterni legati al potere delle caste e delle banche. Ai lettori  lasciamo la libera interpretazione dei fatti e la personale riflessione  e convincimento di questo malaugurato momento storico globale.  Sandro  Bongiani


    Il saggista italiano Luigi Mazzella




    IL PENSIERO LIBERO DI LUIGI MAZZELLA
    Le epidemie e le loro vittime

    La drammatica vicenda del Coronavirus pone al notista politico  una serie di interrogativi cui non è facile dare risposte adeguate, senza il ricorso a un “minimo” di “dietrologia”, altrimenti detta “fantapolitica”.

    Partiamo del primo interrogativo.  L’influenza virale stagionale non è un evento nuovo per l’umanità. E’ già stata protagonista nei decenni passati di vicende analoghe a quella odierna. Il rapporto tra persone contagiate, decedute e guarite è stato diverso di anno in anno  ma, nella sostanza, non molto dissimile né più grave di quello odierno. 
    La prima domanda è: Perché l’eco mass-mediatica è stata così diversa? Perché si è voluto fare salire l’allarmismo sociale a vertici mai raggiunti prima? Che cosa rende “effettivamente” più grave l’epidemia attuale rispetto a tutte le altre che l’hanno preceduta?
    Tentativo di risposta. Intanto una cosa certa: a causa del coronavirus, la crisi mondiale della nostra civiltà che è, nonostante tutto,  ancora “industriale” ha toccato il diapason.
    Le industrie sono ferme: continuano a sopravvivere soltanto le ditte che producono disinfettanti e altri prodotti per contenere l’epidemia o beni e servizi adatti a una lunga conservazione tra le mura domestiche di cibi, oltre  quelle dei fabbricanti di cyclettetapis roulant, dei sistemi di comunicazione digitale, soprattutto per la telemedicina.
    In conseguenza della crisi produttiva, il sistema economico mondiale trasmette, in un “crescendo” rossiniano,  segnali di acuto nervosismo dei mercati. Vi sono consistenti cali di titoli in Borsa, seguiti da momentanei recuperi di quotazioni perse.
    L’arresto drastico e clamoroso della produzione industriale e le cadute azionarie costringeranno tanta gente a indebitarsi.  Ad avvantaggiarsene saranno solo le Banche, che, non a caso, si stanno già adoperando per “attrezzarsi” in misura adeguata. 
    A tale proposito, infatti, dalla stampa di oggi si apprende  che i maggiori istituti di credito occidentali, Citigroup, JPMorgan Chase, Goldman SachsMorgan Stanley stanno studiando la possibilità di trasferire on line non solo il lavoro d’ufficio, ma anche il trading e il rapporto con i clienti. 
    Sembra che anche altri istituti abbiano già chiesto  a centinaia di dipendenti di lavorare da casa in modo da poter “testare” la capacità di gestire in remoto gran parte dell’attività degli sportelli.
    Sperimentazioni di questo e di altro tipo sarebbero state già fatte dalla JPMorgan Chase  nelle filiali di Londra, di New York (per la precisione: a Brooklyn) e in New Jersey. 
    Dallo stesso giornale, si apprende ancora che il “lavoro da casa” sarà sperimentato anche dal Tribunale di Roma  per evitare che, a causa dell’epidemia in corso, si arresti l’attività dei pubblici ministeri per l’emissione degli avvisi di garanzia (quest’ultimo dato, pur non essendo economico, desta ugualmente qualche preoccupazione e non sorprendono, quindi, le reazioni che si sono registrate tra gli addetti ai lavori).
    V’è chi ricorda che, storicamente, i “cambi di civiltà” caratterizzati dal modo diverso di produrre ricchezza sono sempre stati, sul Pianeta, altamente traumatici. Il Feudalesimo si affermò e cadde in modo cruento e con immani disastri umani. 

    Domanda finale. E’ solo “dietrologia” ritenere che con il sistema mass-mediatico in proprie mani si possa utilizzare l’occasione di un’epidemia e del terrore che essa provoca per dare un colpo mortale al sistema industriale e rafforzare il capitalismo finanziario, come ultima spes di sopravvivenza?
    C’è un secondo interrogativo e una seconda domanda.  Se è vero ciò che riportano giornali e radio televisioni che Donald Trump si sia fortemente irritato per le ossessive notizie sulla diffusione del virus nel mondo propalate dai mass-media non soltanto statunitensi è proprio fuori logica ritenere che il Presidente Nord-americano, ben sapendo (per averlo sperimentato sulla propria pelle) che il sistema informativo tradizionale,  quasi tutto in mano del sistema bancario (che lo considera, probabilmente non a torto, suo nemico) abbia voluto lanciare ai suoi avversari politici un messaggio molto significativo; facendo “capire di aver capito” e quindi di non volersi limitare a dare il solito “contentino” e “pannicello caldo” ai suoi concittadini, come fanno, con parole più o meno simili, i titolari delle tradizionali istituzioni di vertice?
    E può sembrare un “semplice  caso” che il Presidente nord-americano, a differenza di ciò che è avvenuto in Italia (con solerzia da taluno considerata persino eccessiva), non ha disposto la conduzione seriale di test (che negli Stati Uniti d’America sono stati veramente pochi, suscitando le critiche, peraltro prevedibili, di tutta la gauche occidentale)al fine, non dichiarato ma intuibile, di non voler fare il gioco degli avversari?
    La possibilità di un risvolto non “medico” di tutto ciò che sta avvenendo nel mondo nel nome del “coronavirus” è un’idea meno “fantapoltica” di quanto possa sembrare a prima vista. 
    L’epidemia in corso consente, infatti, di sperimentare, per un prolungato periodo  (di reale emergenza o soltanto di misure precauzionali), la possibilità di far cambiare radicalmente le abitudini della gente, riducendo la sua presenza in luoghi di lavoro produttivo comune e o di consumo collettivo nonché i contatti interpersonali (diradandoli drasticamente). 
    Lo stile di vita dei cittadini, anche dopo la fine dell’epidemia, non sarà verosimilmente più lo stesso  che si era sviluppato nella civiltà industriale. 
    Esso favorirà quel ritorno all’ “arroccamento” e alla chiusura in “compartimenti stagni” che fu proprio del feudalesimo e che potrebbe tornare utile anche alla rinascita di quel medioevale fenomeno socio-economico nella sua “modernissima” e “avveniristica” (secondo i suoi fautori) versione finanziaria.
    V’è chi prevede che nella società del capitalismo monetario il lavoro dell’Uomo non sarà necessario, come lo è nell’era industriale, perché basteranno il denaro e la robotica a produrre reddito (per chi, naturalmente, ne abbia già a sufficienza). 
    In altre parole,  l’essere umano nell’economia esclusivamente monetaria (così  come il servo della gleba del Medio-Evo) svolgerà un ruolo “robotico” di calcolo e compilazione di moduli che lo terrà fuori da ogni partecipazione individuale (e psicologica) rilevante nel contesto produttivo dei beni; i dipendenti delle banche saranno a stretto contatto con strumenti digitali ma essi li useranno, per così dire “impersonalmente”, come i servi della gleba lavoravano con l’aratro e con la falce. 
    Intanto nel mondo, a parte Trump (e probabilmente Johnson, ma i segnali non vi sono ancora)  i leader politici resteranno in surplace. E molti di essi certamente senza loro danno. 

    Terzo interrogativo e ultima domanda. E’vero che il problema richiama alla mente il verso oraziano (Desinet in piscem mulier formosa superne) ma è proprio “dietrologia” pensare che, grazie all’allarme mediatico, sapientemente orchestrato dai mass-media, Giuseppe Conte, in Italia, abbia ottenuto, in primo luogo, di poter restare in sella, per la desistenza di Matteo Renzi e di “Italia viva”  dal proposito di disarcionarlo e, in secondo luogo, di giungere fino al termine della legislatura per il rinvio del referendum sul provvedimento che prevede la riduzione dei parlamentari?
    E che, in Francia, Emmanuele Macron possa beneficiare dei limiti alla circolazione delle persone per le settimanali incursioni dei gilet-gialli?

    Domanda finale. Fino a quando durerà la politica di promuovere stati di “depressione” tra i cittadini (e, secondo alcuni medici, per conseguenza inevitabile, anche di “abbassamento dei livelli di difesa immunitaria”)? Per tutta la durata dell’epidemia o fino a quando i mass-media decideranno, su precisa direttiva di chi detiene o condiziona la proprietà, di “ridimensionarla”, scrivendone e parlandone con termini meno angoscianti? 
      
    (articolo sul Coronavirus pubblicato da Luigi Mazzella 
    il 6 marzo 2020) 



     La ricerca del pensiero libero nell'arte
    Secondo l’autore, l’esigenza di avere un “pensiero libero” come bisogno concreto,  non nasce da un anelito astratto ad avere una situazione “ottimale”, ma da un bisogno “drammaticamente” concreto e più specificamente politico. Se “politica” è fare al meglio l’interesse della “polis” (vale a dire di una comunità organizzata su un territorio circoscritto che ha propri usi, costumi, abitudini, consuetudini di vita e specifiche leggi dirette a regolare una pacifica e ordinata convivenza civile) l’interesse precipuo dei governati è che le persone elette e incaricate di curare la res publica  abbiano la mente sgombera da preconcetti e pregiudizi di qualsiasi natura e possano applicare nella ricerca delle soluzioni dei problemi della collettività la razionalità e la logica che sono espressione unicamente di un pensiero libero. Se ciò non avviene, il “Malgoverno”, magistralmente dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo pubblico di Siena è del tutto inevitabile. E ciò  anche se non è strettamente necessario attribuirlo in modo fideistico a opera del Diavolo. Anche le Teocrazie producono inevitabilmente  metodi di governo non dettati, certamente, dal bisogno di aiuto dei governati ma piuttosto all’esigenza di operare per la maggiore gloria di un Dio sulla Terra. Sono, in altre parole, forme palesi di “Malgoverno” che tengono poco conto della “polis” dei viventi e si preoccupano molto, invece, di un’astrazione non provata e non dimostrabile che condiziona il pensiero umano, sino a condurlo nel vicolo cieco dell’irrazionalità. In conseguenza, i connotati del governo giusto, equanime su tutto e nei confronti di tutti si smarriscono e sono sostituiti dalla parzialità faziosa, sia pur dettata da un preteso nobile istinto di fratellanza religiosa. Ma il “Malgoverno” s’instaura anche quando a orientare i governanti in luogo del fideismo religioso è il fanatismo ideologico a ostacolare o tentare di condizionare l’esercizio del pensiero libero. Anche il Dualismo  filosofico, come quello di Platone e dell’infinita sequela dei Post-Platonici fino agli Idealisti tedeschi post-hegeliani, introducendo un elemento di fantasia non provato né dimostrabile (come il Mondo Iperuranio che nessun telescopio può mai scorgere, l’Idea Universale, “chioccia” attenta a non perdere il contatto con i tanti Io particolari disseminati sul Pianeta,  i giochi astratti e invisibili della mente  che giocano a rimpiattino tra tesi, antitesi e sintesi e via dicendo) allontana i responsabili della res publica dagli interessi concreti della gente che sono hinc et nunc e hanno bisogno di azioni mirate a risolverli con immediatezza e non di certo di utopie mirate o alla gloria del magma astratto della Patria o al benessere dell’intera Umanità, entità ugualmente impalpabile e vaga. Ho avvertito il bisogno di tessere, nel mio libro, l’Elogio del pensiero libero  non per scrivere un’opera filosofica, sociologica o letteraria (come pure è stato detto da un recensore) ma per indurre, “sperabilmente” i miei connazionali a puntare, con acutezza e perspicacia, uno sguardo libero e non fuorviato da pluridecennale militanza o simpatia partitica,  sulla vera “politica” quella che si propone e dà mostra di volere curare gli interessi concreti e reali della polis. Il mio libro è un invito a liberarsi dai paraocchi della fede (che predica amore universale in teoria e alimenta guerre sia pure sante nella pratica quotidiana) o dell’ideologia (che esalta il buonismo diffuso a trecentosessanta gradi o l’entità astratta della Nazione, l’una e l’altra al solo fine di occupare poltrone e cadreghini). Governare non significa servire gli interessi di padroni stranieri (che nel Risorgimento furono inglesi e francesi contro l’impero austro-ungarico, oggi sono gli gnomi di Wall Street e della City contro la ripresa industriale negli Stati - membri dell’Unione Europea), ma quelli della nostra polis che non è l’ecumene terrestre… ma l’Italia con i suoi pregi e i suoi difetti; e comunque l’Italia! Italy first! (Sì, come America e Great Britain). D'altronde, empiristi, pragmatici, concreti, efficienti,  prima degli Statunitensi e degli Inglesi furono i Romani della Repubblica!  Nel mio libro ho voluto ricordarlo! 

    APPROFONDIMENTO:

    DENTRO  L’OPERA  DI  AMBROGIO  LORENZETTI:
    L’elogio del pensiero libero, gli effetti del buono  e cattivo governo, della  giustizia e del benessere visto con l’occhio curioso  e sottile del grande artista senese  Ambrogio Lorenzetti  (1285/90 –1348).

    Da sempre i popoli hanno avuto governanti che hanno dato a loro la prosperità e il benessere, soprattutto quando erano animati da buoni propositi e si interessavano del bene comune, oppure, che hanno costretto i propri cittadini a dolorosi momenti della storia, inique, guerre, povertà, soprusi e inganni quando erano spinti da accorti interessi personali, familiari o di parte. Il cantore della città purificata che ha rappresentato magnificamente il Buono e il Cattivo Governo, è stato Ambrogio Lorenzetti, con un'opera densa di momenti   simbolici, allegorici, di grande significato e  raffinata bellezza.
    Ambrogio Lorenzetti, artista che dai Commentari di Lorenzo Ghiberti risulta essere stato, oltre che grande pittore, acuto filosofo, è universalmente celebre per gli affreschi del Palazzo pubblico di piazza del Campo a Siena. Le Allegorie, la descrizione degli effetti che sul Buono e sul Cattivo Governo possono avere le idee dominanti in un Paese meritano una riflessione. Non si fa fatica, infatti, a indovinare che per il Mal  Governo l’Italia gli abbia offerto molto materiale (la Iustitia  legata, svilita, senza manto, scettro e corona: la bilancia spezzata in due; la Tirannide strabica, zannuta e, come il diavolo, cornuta, la zampa artigliata e via dicendo); riesce, invece, più difficile immaginare da quale Paese l’artista abbia tratto ispirazione per descrivere e affrescare le scene del Buon Governo.  Secondo l’autore Luigi Mazzella è pensabile che “il Lorenzetti abbia immaginato per il suo luogo di Bengodi, la polisgreca e la res publica Romana, quella antecedente all’immigrazione ebraica, cristiana e all’egemonia del pensiero platonico (e post). In quei luoghi, prevaleva ancora una visione monistica della realtà, priva delle fantasie e fumisterie del dualismo religioso e filosofico, basata  sull’individualismo concreto e non sull’universalismo astratto delle Idee che prendono il posto delle cose”.  In fondo, - confessa l’autore -  tutti gli idealismi mascherano la realtà e rendono soprattutto la lotta politica più aspra e conflittuale per la carica di odio che è connessa a ogni “diversità”  di opinioni, manifestata dagli esseri umani.



    L’opera:
     
    L'Allegoria è un ciclo di affreschi eseguiti da questo grande artista della pittura medievale, presente nel Palazzo Pubblico di Siena e databile al 1338-1339. Gli affreschi si trovano nella Sala del Consiglio dei Nove, detta anche Sala della Pace.


    Ambrogio Lorenzetti,  grande interprete della stagione della pittura senese del 300, fratello di Pietro,  raggiunse  tra il 1280 – 1285, nel campo della pittura significativi risultati molto diversi rispetto all’opera di Giotto  o di Giovanni Pisano che trattavano l’arte con un crudo realismo drammatico. Ambrogio, saggio filosofo e convinto seguace di Simone Martini  e  Duccio Buoninsegna  seguì le orme di questi due importanti interpreti senesi, con un’attenzione particolare  per la vita politica e sociale. Alla prospettiva fiorentina contrappose la preziosa decorazione   con  la delicata e sinuosa linea di contorno senese. Un grande risultato pittorico è visibile nel ciclo del Buon Governo e del Cattivo Governo, una serie di grandi affreschi presenti nella Sala dei Nove a Siena, con la parete di sinistra, delicata all’Allegoria del Buon Governo e, in quella di destra  con gli Effetti del Buon Governo in città e in campagna. Questi affreschi sono stati realizzati da Ambrogio tra il 1938 e il 1939, dopo la morte di Giotto (1937) e subito dopo la partenza di Simone Martini ad Avignone. Il ciclo di immagini rappresentate si snoda tra tre pareti del salone di rappresentanza. In quella minore è rappresentata l’Allegoria del Buon Governo, mentre nelle pareti lunghe, nella prima, sono rappresentati gli effetti del Buon Governo in città  e in campagna e nella seconda parete  le allegorie e gli effetti  del Cattivo Governo in città e in campagna.


    Nella maestosa Allegoria da favola incantata carica di aspirazione e ottimismo vi è un complesso intreccio di figure allegoriche che Ambrogio ha ripreso dalle teorie filosofiche di San Tommaso d’Aquino. In tale visione  è dipinto il Buon Governo  rappresentato da un vecchio saggio con corona, scettro e scudo. Seduto in trono  con sotto le figure alate di Fede, Speranza e Carità. Alla sua destra siedono la Temperanza e la Giustizia rappresentata in una dimensione quasi identica al gran saggio che tiene una bilancia, simbolo dell’alta sapienza.  Più sotto, vi è una sfilata di 24 consiglieri della città che reggono due cordoni che la concordia porge a loro. I due cordoni stanno a indicare come ogni cittadino debba essere legato all’altro da convinta volontà di giustizia.  In questo modo il potere celebra se stesso e la propria potenza politica facendosi rappresentare come un governo saggio a cui tutti devono concorrere nel rispetto delle leggi divine e degli uomini. Nella grandiosa allegoria sugli effetti del Buon Governo in città e in campagna, tuttavia,  Ambrogio Lorenzetti riesce  a liberare dalle maglie e dalle costrizioni simboliche rappresentazioni di insolita spontaneità  e bellezza. L’affresco lungo 14 metri, rappresenta la città di Siena, quasi una  istantanea immediata che documenta in tempo reale  la vita  sociale di quel tempo. E’ la prima volta che nella pittura medievale  il paesaggio acquista un ruolo paritario a confronto con le figure rappresentate. Non più fondi oro di ascendenza bizantina e figure grandi e piccole a seconda l’importanza del personaggio rappresentato ma  tutte considerate dello stesso valore. Il paesaggio, così,  diventa  il soggetto principale al pari delle figure rappresentate,  con interessanti descrizioni di vita; il lavoro dei campi, le chiese, le torri in muratura e i grandi palazzi merlati descrivono magistralmente  gli effetti positivi del Buon Governo, con i muratori, i mercanti, gli artigiani e gli abitanti senesi che fiduciosi riempiono la  città.  Tali effetti positivi si avvertono anche fuori le mura cittadine con una operatività, un ottimismo  e una sicurezza presente tra gli abitanti.



    LA  RIFLESSIONE:
    Quello che ci vuol far comprendere Ambrogio Lorenzetti in questo ciclo pittorico che ci può essere un Buon Governo se ogni cittadino dimostra nella collaborazione di essere legato all'altro nel bene generale della collettività, non come purtroppo succede oggi, in un perenne conflitto d’interessi personali, finanziari e di potere che di fatto annichiliscono e riducono al collasso  la speranza di un futuro migliore. Tutt'intorno a noi, oggi, permangono una catasta  di relitti e di idee negative personificate  egregiamente da Ambrogio Lorenzetti nella rappresentazione del Cattivo Governo, come per esempio nell'allusione della pena di morte presente nella didascalia in altro di un ’affresco,  oppure,  la scena di una  figura di un uomo seduto in trono con le corna che calpesta la Giustizia. Quasi tutte le figure principali rappresentate sono circondate da presenze allegoriche di Crudeltà, Perfidia, Frode, Ira, Discordia, Guerra, Tirannide, Avarizia,  Vanagloria e scene  tremendamente drammatiche di violenza, assassinii, saccheggi e distruzioni.  Proprio  la cronaca puntuale  ed esatta degli eventi distruttivi che viviamo ogni giorno intorno a noi!!!       Sandro  Bongiani




    Video:

    Ambrogio Lorenzetti,  L'allegoria del buon governo Palazzo Pubblico frescos: Allegory and effect of good and bad government.   

    Durata del video  10:17  
    https://www.youtube.com/watch?v=jk3wNadYA7k

      




     
     L’intervista di Moondo all’autore di Elogio del Pensiero Libero.



    BIOGRAFIA / Luigi Mazzella, nato a Roma, scrittore e giornalista, Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale, Avvocato Generale dello Stato emerito, Ex Ministro per la Funzione Pubblica e grande saggista. E’ autore di importanti volumi  di saggistica contemporanea, come per esempio,   il saggio  socio-politico trattato nel volume  “Il decennio nero degli Italiani”- Avagliano 2018,  Europa crash” (Armando Curcio editore) ed “Europa mia” (Avagliano), fino a trattare il saggio cinematografico come  nel “50 film da rivedere, per riflettere ancora” – Ist. Cult. Mezz. 2018”, oppure,  “Federico Fellini, il visionario realista” – Ist. Cult. Mezz. 2018,  fino a opere di raffinata  narrativa come “La complicità del perdono” – Marsilio 2016 e “Vissi d’arte” – Avagliano – 2018, “Elogio del pensiero libero” (ed. Genesi editore).

    Luigi Mazzella / Biografia  https://moondo.info/author/luigi-mazzella/

    Conferenza segnalata da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno