venerdì 15 novembre 2019

70 YEARS ERNESTO TERLIZZI / DA MATERA A MATERA








ernesto terlizzi
Da matera a matera


22 novembre 2019 / 15 gennaio 2020
Inaugurazione
venerdì 22 novembre 2019 - ore 20.00
Azienda TEKLA
Località Ingegno Zona P.I.P. – Lotto 54 - Sarno
Uscita autostradale A30 Sarno






70 YEARS
ERNESTO TERLIZZI


22 novembre 2019 / 29 marzo 2020
Inaugurazione
venerdì 22 novembre 2019 - ore 20.00
Spazio Ophen Virtual Art
Via  S. Calenda, 105 - Salerno


L’Azienda TEKLA , con il Patrocinio del Comune di Sarno, e la collaborazione di Bongiani Ophen Art Museum di Salerno, presenta la Mostra di Ernesto Terlizzi “Da Matera a Matera” . Esposizione allestita nei suoi spazi di Sarno dal 22 Novembre al 15 Gennaio 2020. L’artista per questo suo particolare evento, in una sorta di mostra di compleanno presenta una serie di opere realizzate tra il 1975 e il 2019, (circa 60 opere tra carte, tavole e tele di varie dimensioni) su cui ha costruito i suoi “paesaggi dell’anima”: dei luoghi immaginari del proprio territorio in cui, uomo e natura sono da sempre, in un sublime e continuo conflitto. Il percorso espositivo  va dai primi disegni dedicati alla Matera degli anni “70”, fino alle ultime prove del 2019, dedicate alla particolarità della città lucana  proprio nell’anno in cui è capitale Europea della Cultura.

A tal proposito Davide Speranza nella presentazione della mostra cosi scrive:”…tra queste 2 Matere lo sguardo dell’artista si è affinato, non solo china ,olio o acrilici. Utilizza materie estrapolate dalla realtà-e le trasforma in rievocazioni della stessa. Legni, pietre, barattoli, garze,. La pittura si fa lentamente scultura. I demoni dell’umanità e i suoi arcangeli sfondano la parete ed entrano nel plesso solare dell’osservatore. Le sue sono vedute di un artista che continua a raccontare il suo tempo. Ne sono esempio i suoi territori vesuviani, la terra del Sarno, i paesaggi del mare e “le terre dei fuochi”, quando utilizza la superficie ondulata e irregolare dei cartoni, per rappresentare il senso dello stupro. Uomo, natura, storia, memoria..
Terlizzi nel farsi Omero a cavallo dei 2 secoli, dipinge se stesso la sua sensibile presenza nel mondo, incarna le fattezze di un cantore capace ancora di sintetizzare il legame tra carne e terra, musica dell’anima e suono battente del sottosuolo. Fuoco apocalittico e inesorabile corsa del tempo.”

L’esposizione poi, essendo anche una mostra di compleanno è arricchita  di 240 cartoline inviate a Terlizzi dai suoi amici pittori sparsi per il mondo.  Quasi in una sorta di unica opera a 500 mani  in cui s’incrociano i linguaggi più disparati dell’arte contemporanea. A tal proposito, cosi’ scrive l’Assessore alla Cultura del Comune di Sarno, Vincenzo Salerno, nella brochure della mostra: “…Terlizzi ritorna a Sarno dopo Matera per celebrare gli anni alla sua maniera, anche con l’esposizione di 240 cartoline inviate da amici pittori a mo di augurio a conferma di un sodalizio, in una nuova opera, ancora una volta dedicata a Sarno, ancora una volta dedicata a un triste episodio che ha sfregiato la natura. Dalle fiamme dell’incendio che ha devastato la collina del Saretto Ernesto Terlizzi ha preso spunto per dare forma alla sagoma stilizzata di una farfalla di fuoco. Su di un ampio cartone il pittore ha fatto ricorso alla sua caratteristica –ars combinatoria - (acrilici, catrami ,china e lamiera) per narrare in una luce nuova ed originale, “La Grande Paura” opera che siamo sicuri resterà impressa, come la Collezione  dell’alluvione del 98 nel cuore e nella mente dei cittadini di Sarno.”

Infine, tutte le cartoline ricevute oltre ad essere esposte in originale in questa mostra alla Tekla di Sarno, saranno visibili anche  online nella sala 27 della Collezione Bongiani Art Museum di Salerno dove sarà allestita dal 22 Novembre 2019 al 29 Marzo 2020 presso lo Spazio Ophen Virtual Art  di Salerno una importante mostra interattiva on line con tutti i lavori che Sandro  Bongiani ha raccolto per questo evento.





Terlizzi50: poeta della memoria e della storia
Testo a cura di  Davide  Speranza



Pier Paolo Pasolini volle ambientare “Il Vangelo secondo Matteo” a Matera. Non prese in considerazione quella Palestina, che pure era stata dannata dalle nuove leve del consumismo e dalla trasformazione del secondo Novecento. Il suo sguardo profondamente antropologico, profondamente centrato sull’umano, profondamente e disperatamente costruito – nel tempo – intorno al dilemma della mutevolezza della storia, fu implacabile nella scelta. Sapeva, Pasolini, che solo laddove le pietre sono pietre e la terra è ancora terra avrebbe potuto esserci la giusta distanza tra i fatti narrati dall’evangelista e le immagini puntellate in bianco e nero della pellicola. Una terra preistorica, quella materana, che dava il peso del destino umano. Da questa stessa pietas che spacca le interiora e le ossa per “succhiare tutto il midollo della vita” – per dirla con il poeta americano Henry David Thoreau – trae origine l’incandescenza di Ernesto Terlizzi. L’artista di Angri ha fatto una scelta, quella di iniziare e chiudere, a Matera, un percorso durato 50 anni, cresciuto dentro i parti e le ferite del suo atto creativo. Lo fa, sulla soglia del settantesimo compleanno, mettendo in mostra la sua guerra personale. È in Basilicata che inizia il viaggio, quando negli anni Settanta viene chiamato ad insegnare nelle scuole dell’entroterra lucano, un decennio 69-79, dove si ritrova lontano dallo sfacelo sociale dell’area agro-vesuviana. Qui apprezza la verità dei rapporti tra gli autoctoni, viene irretito dalla cruda bellezza della realtà contadina, quella bellezza vicina ai dipinti di Van Gogh, dove anche attraverso i colori e le tele si muovono i profumi acri del sudore, della rabbia e dell’inconsapevolezza. Terlizzi arriva dalle lezioni dell’Accademia, i suoi maestri napoletani del rinnovamento sono Armando De Stefano, Gianni Pisani, Domenico Spinosa, Carmine Di Ruggiero che lo introducono in una nuova dimensione astratta. Con il trasferimento in Lucania e la scoperta del mondo del Sud, ripensa a pittori come Renato Guttuso, Luigi Guerricchio, Ortega e, grazie alla nuova visione astratta acquisita a Napoli, recupera, attraverso il segno figurale, l’amore per la natura ed il mondo dell'uomo che cerca di riproporre sul piano allusivo, non più in chiave neorealista. In Basilicata le cose acquistano un valore altro, le sfaccettature emozionali si moltiplicano, l’analisi sociale solidifica certezze di potente narrazione sociale. Terlizzi capisce la forza del segno e sarà il segno l’elemento distintivo. In una delle sue opere più importanti, “Ultime tendenze nell’arte di oggi”, Gillo Dorfles, scriveva: «È un dato di fatto che a partire dall’immediato dopoguerra, in diversi paesi e centri artistici, a Parigi come a Tokio, a New York come a Roma, si è venuto evidenziando un genere di pittura basato soprattutto sulla velocità dell’esecuzione e sull’impiego prevalente di elementi graficamente differenziati piuttosto che sulla stesura di ampie superfici colorate». Ecco Terlizzi apre ad un ibrido, mescola le carte e reinventa le regole del gioco. Basa la sua ricerca sul rapporto uomo-natura. La figura umana è dentro il paesaggio, non fuori. È costola della natura, non elemento a parte. A Matera riscopre le contraddizioni dell’esistenza riverberate dalle ingenuità di un territorio che non sa dire altro che la verità su se stesso, gli amori nascosti, le devastazioni, le tradizioni sguaiate, gli asini che si ritirano dalla campagna, donne incinte, contadini piegati sotto il sole e schiacciati dai poteri invincibili, radici, mani deformate, ammassi di carne ramificata, pulsioni di labbra e rabbia. Terlizzi sviluppa una visione di elementi naturali antropomorfi. Dalla terra emergono fette di pelle, sorrisi smorzati, gambe e teste più simili a bulbi, fusti in crescita che nel liberarsi verso l’alto prendono forme primordiali. Non è più l’età del vedutismo dai plumbei risvolti. L’artista compie una riflessione violenta sulle brutture della società, ma approda ad una leggerezza simile, nel concetto, a quella di cui avrebbe parlato in seguito Italo Calvino nelle “Lezioni Americane”: «Per tagliare la testa di Medusa senza lasciarsi pietrificare, Perseo si sostiene su ciò che vi è di più leggero, i venti e le nuvole; e spinge il suo sguardo su ciò che può rivelarglisi solo in una visione indiretta, in un’immagine catturata da uno specchio…è sempre in un rifiuto della visione diretta che sta la forza di Perseo, ma non in un rifiuto della realtà del mondo di mostri in cui gli è toccato di vivere, una realtà che egli porta con sé, che assume come proprio fardello». Terlizzi applica quella poetica della leggerezza nei suoi quadri, egli è un poeta della memoria e della storia, i segni pittorici sono lettere trasfigurate che sopravvivono all’oggi, anno 2019, quando porta, in estate, i suoi nuovi lavori ancora una volta a Matera, celebrando così la cittadina capitale europea della cultura e mostrando un’amplificazione dei mezzi e dello studio geometrico. Tra queste due anagrafiche del pittore, tra queste due Matere, lo sguardo di Terlizzi si è affinato. Non solo china, olio o acrilici. Utilizza materie estrapolate dalla realtà e le trasforma in rievocazioni della stessa. Legni, pietre, barattoli, garze. La pittura si fa lentamente scultura. I demoni dell’umanità e i suoi arcangeli sfondano la parete ed entrano nel plesso solare dell’osservatore. Su tutto, si distingue la piuma-lama, sempre simbolo di quella leggerezza che incide nell’animo e nella emozione, sopra e sotto la superficie della coscienza. La lenta trasformazione di Terlizzi si individua negli anni Ottanta, quando torna in Campania e ad accoglierlo c’è ancora una volta la tragica ineluttabilità di quella natura che tanto aveva ispirato Giacomo Leopardi. Il terremoto sconvolge l’intera Regione, rasando al suolo borghi e città, mietendo vittime e seminando urla cui faranno seguito solo gli scempi della camorra e della politica corrotta. È il momento in cui prende ad usare materiali di ogni tipo, come le garze, il catrame, gli stucchi, lamiere. La pittura non è solo segno, è apice tattile. La sua passione non è mai stata così alta, per certi versi accostabile a quando aveva 6 anni, l’età in cui gli era scoppiato nel cuore l’amore per l’arte, grazie ad un regalo prezioso di suo padre: una tavolozza di cartone con acquerelli e tasselli colorati. Il bambino curioso diventa voce di denuncia, urlo contro le caste, contro i deplorevoli egoismi degli uomini-nonumani, degli uomini bestia. La sua ricerca si acuisce con il recupero del colore, una esigenza che trova soluzione nel desiderio di stemperare il dolore, nel rimettere in moto gli animi e ristabilire la speranza di una rinascita dopo il terremoto. L’analisi si ramifica, fino ai territori vesuviani e alle dolorose voragini di Sarno, quelle frane ancora una volta simbolo di una Natura che non perdona i propri figli. Terlizzi lavora su carte speciali tibetane, le figure a forma di piuma diventano barche in balia delle onde e di orizzonti scomposti, l’acqua come inizio e fine della vita umana, racconto trascendentale dell’umanità nei paesaggi ispirati al mare. Ovunque è allegoria, i chiaroscuri si affastellano fotografando borghi e insediamenti umani metafisici e disabitati. Sono le vedute di un artista che continua a raccontare il suo tempo. Ne è esempio il suo personale punto di vista sulle “terre dei fuochi”, quando utilizza la superficie ondulata e irregolare dei cartoni, per rappresentare il senso dello stupro. Uomo, natura, storia, memoria. Terlizzi, nel farsi Omero a cavallo di due secoli, dipinge se stesso, la sua sensibile presenza nel mondo, incarna le fattezze di un cantore capace ancora di sintetizzare il legame tra carne e terra, musica dell’anima e suono battente del sottosuolo, fuoco apocalittico e inesorabile corsa del tempo.













ERNESTO TERLIZZI dopo gli studi presso il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli è presente, dalla fine degli anni 60, nel panorama artistico nazionale ed internazionale con personali, mostre di gruppo e premi. Tra le numerose mostre personali si citano quelle di: Firenze 1979 Galleria inquadrature; Napoli 1980 Galleria S. Carlo; Bergamo 1981 Galleria Fumagalli; Venezia/Mestre 1985 Galleria Plus Art; Spoleto 1986 Studio Emanuela Duranti; Napoli 1989 Istituto Francese Le Grenoble; 1990 Macerata Museo Comunale; 2010 Roma Galleria Consorti e 2013 Studio S; Gazoldo Degli Ippoliti (Mn) 2012 Museo d’Arte contemporanea; Ferrara 2013 Galleria del Carbone; Milano 2014 Spazio Tadini. È stato presente per varie edizioni nei più prestigiosi Premi italiani e nel 2011 è stato invitato ad esporre nella mostra “Lo Stato dell’Arte Campania” all’interno della 54 Mostra internazionale d’arte contemporanea di Venezia. Molti sono i critici e gli intellettuali che hanno scritto delle sue opere inserite in numerose e diverse collezioni pubbliche e private.









 Evento Collettivo “70 Years Ernesto Terlizzi”  con la partecipazione di 240 artisti contemporanei.


Achille Pace, Roma I Alberto Parres, Roma I Alberto Silvestri, Agerola I Alberto Sordi, La Spezia I Alessandra Angelini, Trivolzio I Alessandro Ceccotto, Adria I Alfonso  Caccavale, Afragola I Alfonso Sacco, Portici I Alfredo Maiorino, Casali San Potito I Alfredo Raiola, Salerno I Alma Idrizi – Macedonia I Amedeo Patanè, Napoli I Angelo Casciello, Scafati I Angelo  Michele  Risi, Fisciano I Anna Boschi, Castel  S. Pietro Terme I Anna Crescenzi, Salerno I Anna Maria Saviano, Napoli I Anna Pozzuoli, Capua I Antonello Scotti, Napoli I Antonello  Tagliaferro, Caserta I Antonio Ambrosino, Serdes fraz. San Vito di Cadore I Antonio  Caporaso, Portici I Antonio Fomez, Milano I Antonio  Izzo, Torre Del Greco I Antonio Manfredi, Casoria I Antonio Perrottelli, Napoli I Antonio Petti, Salerno I Antonio Picardi, Napoli I Antonio Salzano, Nocera Superiore I Antonio Sassu, Torreglia I Antonio Serrapica, C. Mare Di Stabia I Aulo Pedicini, Napoli I Bartolomeo  Migliore, Torino I Battista Marello, Caserta I Bianca Pirani, Bergamo I Bruno Ceccobelli, Montemolino I Bruno Donzelli, Caserta I Bruno Patanè, Napoli I Carla Viparelli, Napoli I Carlo Bertocci, Firenze I Carlo Catuogno, Cava dei Tirreni I Carlo Iacomucci,  Macerata I Carmela Corsitto, Canicattì I Carmine Di Ruggiero, Napoli I Carmine Rezzuti, Napoli I Carolina Virzo, Scafati I Cinzia Farina, Enna I Clara Garesio, Napoli I Clara Rezzuti, Napoli I Claudio Carrino, Napoli I Claudio Grandinetti, Cosenza I Claudio Verna, Roma I Daniela Carletti, Ferrara I Danilo Donzelli, Pozzuoli I Danilo Maestosi, Roma I Diana D'Ambrosio, Napoli I Domenico Ferrara Foria, Foria I Domenico Liguori, Vietri I Domenico Petrella, Caserta I Eduardo Ferrigno, Napoli I Eliana Petrizzi, Avellino I Elio Alfano, Angri I Elio Marino – Napoli I Elisa Zadi, Vaglia I Ellen G, Napoli I Emanuela Duranti,  Spoleto I Emilio Morandi, Ponte Nossa I Enea Mancino, Napoli I Enrico Viggiano Napoli I Enzo  Angiuoni, Avellino I Enzo  Bianco, Salerno I Enzo Correnti, Prato I Enzo Patti, Palermo I Ezio Campese, Valenza I Fabio De Poli,  Montecatini Terme I Fabio Giocondo, Agropoli I Felice Soriente, Castel San Giorgio I Felix  Policastro, Saviano I Fernanda Fedi, Milano I Ferruccio  Gard, Venezia I Francesca Poto, Salerno I Francesco  Cervelli, Roma I Francesco Cocco, Scafati I Francesco Tadini, Milano I Franco Cipriano, Napoli I Franco Di Pede, Matera I Franco Iuliano, Napoli I Franco Marrocco, Saronno I Franco  Panella, Monreale I Franco Tirelli, Somma Vesuviana I Franco Troiani, Spoleto I Fulco Pratesi, Roma I Gabi Minedi, Roma I  Gaetano Di Riso,  Vico Equense I Gerardo Di Fiore, Napoli I Gian  Luigi Gargiulo, Napoli I Giancarlo Pucci, Fano I Gianfranco Duro, Angri I Gianfranco Goberti, Ferrara I Gianni Cuccurullo, Angri I Gianni  Guidi, Ferrara I Gianni Rossi, Angri I Gianni Vinci, Napoli I Gino Gini, Milano I Giorgio Cattani, Ferrara I Giovanni Alfano, Angri I Giovanni Bonanno, Salerno I Giovanni Cavaliere, Mercato S. Severino I Giovanni Cuofano, Nocera Superiore I Giovanni Dell'Acqua, Matera I Giovanni  Leto, Bagheria I Gisela Robert, S. Giorgio a Cremano I Giuseppe  Caccavale, Napoli I Giuseppe Di Muro, Giffoni sei Casali I Giuseppe Filardi, Montalbano I.co I Giuseppe  Pirozzi, Napoli I Gloria Pastore, Napoli I Guido Capuano, Ispica I H. H. Lim, Roma I Ilia  Tufano, Napoli I Ivan Piano, Napoli I Jacopo  Naddeo, Salerno I Jose Molina, Madrid – Spagna I Lamberto Caravita, Massa Lombarda I Lamberto Correggiani, Milano I Lamberto Pignotti, Roma I Laura Cristinzio, Napoli I Lello Lopez, Pozzuoli I Laura  Marmai, Salerno I Linda Paoli, Campi  Bisenzio I Livio Marino Atellano, Capua I Loredana  Gigliotti, Salerno I Lorenzo  Basile, Sarno I Lorenzo Cleffi, Salerno I Lucia Mugnolo, Napoli I Lucia Spagnuolo, Civitanova Marche I Lucio Afeltra, Salerno I Lucio Liguori, Raito I Luigi Auriemma, Napoli I Luigi Mainolfi, Torino I Luigi Pagano, Scafati I Luisa Bergamini, Bologna I Marcello Diotallevi, Fano I Marco Pellizzolla, Cento I Marco Vecchio, Salerno I Margherita Serra, Brescia I Margherita Virzo, Scafati I Maria Bellante, Roma I Maria Credidio,  S. Demetrio Corone I Maria La Mura, Angri I Maria Pia Daidone, Napoli I Maria Teresa Romitelli, Spoleto I Marianna Troise, Napoli I Mariano Grieco, Postiglione I Maribel Martinez, Ensenada – Argentina I Mariella Bettineschi, Bergamo I Mark  Kostabi, Roma I Massimo Palumbo, Latina I Massimo Teti, Napoli I Mathelda Balatresi, Napoli I Matteo Pirani, Bergamo I Mauro Molinari, Velletri I Maya Lopez Muro, San Giovanni Valdarno I Maya Pacifico, Napoli I Michele  Attianese, Angri I Michele De Luca, Roma I Michele  Mautone, Marigliano I Michele Valanzano, Macerata Campania  I Michelino  Falciani, Tirano I Mimmo Fusco, Angri I Monica  Michelotti, Carrara I Nando  Calabrese, Napoli I Nicola Liberatore, Foggia I Nino Tricarico, Potenza I Omar Galliani, Montecchio Emilia I Oscar Piattella, Cantiano I Pablo Echaurren, Roma I Paola Bonora, Ferrara I Paolo  Novi, Angri I Paolo Bini,  Battipaglia I Paolo Gubinelli, Firenze I Paolo Volta, Ferrara I Pasquale  Liguori I Pasquale  Nasta, Angri I Pasquale Pannone, Angri I Peppe Esposito, Napoli I Peppe Irace, Napoli I Peppe Pappa,  S. Giorgio a Cremano I Pierpaolo Lista, Capaccio-Paestum I Pier Roberto Bassi, Castel Mella I Pietro Lista, Salerno I Pietro  Maietta, Capodrise I Pina Della Rossa, Napoli I Pino Latronico, Salerno I Pino Lauria, Matera I Pio Volpe, Sarno I Prisco De Vivo, Avellino I Raffaele Canoro, Napoli I Raffaele  Sorrentino, Angri I Renato Milo, Napoli I Renzo Gallo, Roma I Renzo  Margonari, Mantova I Riccardo  Dalisi, Napoli I Rolando  Zucchini, Scandolaro dei Trinci I Rosa Cuccurullo,  Salerno I Rosa Gravino, Canada De Gòmez – Argentina I Rosa Panaro, Napoli I Rosanna  Iossa, Pomigliano d'Arco I Rosaria  Matarese, Napoli I Ruggero Maggi, Milano I Sabato Angiero, Saviano I Salvatore Anelli, Rende I Salvatore De Curtis, Napoli I Salvatore Manzi, Napoli I Sandro  Mautone, Cava dei Tirreni I Sara Pistilli, Angri I Sergio Etere, Salerno I Sergio  Gioielli, S. M. C.  Vetere I Sergio Spataro, Giugliano Campania I Sergio Zanni, Ferrara I Silvio D'Antonio, Roccapiemonte I Silvio Frigerio, Napoli I Stefania Fabrizi, Roma I Stefano Di Stasio, Spoleto I Thea Lanzisero, New York I Tomaso Binga, Roma I Tommaso Cascella, Bomarzo I Tony  Stefanucci, Napoli I Ugo Cordasco, Serino I Ugo Levita, Todi I Umberto Basso, Barletta I Vincenzo  Frattini, Campagna I Umberto  Manzo, Napoli I Vincenzo  Rusciano, Napoli I Vincenzo Aulitto, Napoli I Vittore  Baroni, Viareggio I Vittorio  Avella – Nola I Walter Di Giusto, Genova I Wanda Fiscina, Salerno I Yoshin Ogata, Lerici.





Le opere:







Da matera a matera

Azienda TEKLA
Località Ingegno Zona P.I.P. – Lotto 54 - Sarno
Uscita autostradale A30 Sarno
Dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 16.30
Info e appuntamento: 333 66 33 838 (Ernesto Terlizzi) - 081 1895 0333 (Tekla)






Eventi segnalati da Archivio Ophen Virtual Art di  Salerno


mercoledì 13 novembre 2019

Ritrovata a Salerno una caricatura inedita di Federico Fellini





Ritrovata a Salerno  una caricatura inedita del 1937 

del grande Federico Fellini




Ritrovata in una soffitta di una  vecchia casa a Salerno, dopo 82 anni  una caricatura inedita originale eseguita  a pastelli nel 1937  dal grande regista Federico  Fellini. Ritrae il suo prof. salernitano di ginnastica  Luigi  C.  che in quell’anno insegnava al liceo classico Giulio Cesare di Rimini.




Caricatura a pastelli  di Federico  Fellini,  Rimini 1937


Dopo 82 anni  è stata ritrovata per caso in una soffitta di una casa a  Salerno un'opera inedita eseguita nel 1937 da Federico Fellini.  In quel periodo  i  disegni di Federico Fellini  che faceva per gioco ritraendo i compagni e gli insegnanti del liceo e che poi regalava   agli amici erano apprezzati  al momento e quasi sempre buttati via. L’attuale proprietario dell’opera  Luigi C.  ci racconta di uno zio insegnante di ginnastica,  suo omonimo, che dopo aver frequentato la Scuola della “Farnesina” meglio conosciuta ufficialmente come "Scuola fascista di educazione fisica" conseguendo il diploma  si trovò nel 1937 a insegnare come primo incarico scolastico al liceo ginnasio “Giulio Cesare” di Rimini nella classe dove frequentava  anche Federico Fellini.  






Il nipote  ci racconta che “lo zio gli ripeteva spesso di un particolare incontro al bar con il giovane Fellini in pieno inverno del 1937, nel penultimo anno di scuola  che Fellini fece a Rimini.  Quel giorno il prof. siccome doveva entrare a scuola alla seconda ora, soleva fare come al solito una passeggiata sul lungomare che in quel periodo era desolato. Camminando notò in un tavolino di un bar  un ragazzo che riconobbe nel suo alunno Federico Fellini. A vederlo il giovane Fellini con voce suadente e remissiva gli disse: Professore, dopo una notte di baldoria con gli amici sono stanco ed ho fame, per cortesia  mi può offrire un cornetto e un cappuccino che non ho neanche una lira”. Il prof. giusto il tempo di ordinare  al bar la colazione al suo alunno si ritrovò sul tavolino una   caricatura colorata su carta Bristol; in un attimo il ragazzo di  Gambettola aveva  abbozzato con segno deciso il ritratto del Prof. regalandoglielo e dicendo: “Professore, a me non mi piace la scuola, lo conservi perché io un giorno sarò un grande”. Lo conferma  anche l’attore Alberto  Sordi in cui Fellini nei primi anni di vita stentata a Roma soleva  spesso dire agli amici “ un giorno sarò un grande regista”. Tale opera di Fellini il Prof.  l’ha custodita in casa  con gelosa cura per lungo tempo fino alla sua morte (1999).  Da sottolineare, visto  i suoi studi incerti al Liceo Classico che non andavano per niente bene,  nel 1937  Fellini aveva iniziato anche a guadagnare qualcosa seguendo il suo interesse artistico,  infatti, in quell’anno insieme al pittore Demos Bonini,  aveva aperto la bottega Febo dove i villeggianti andavano a farsi immortalare in azzeccate caricature  firmate “FEBO” con il giovane Fellini  che disegnava e  Bonini, essendo un pittore li colorava.  Di quegli anni lo stesso Fellini ha raccontato alla Chandler (Io, Federico Fellini, A. Mondadori, 1995) questa sua precoce vocazione: “La scuola mi offriva l’opportunità di disegnare con la scusa di prendere appunti o di scrivere e quindi di vivere nel mio mondo di fantasia, mentre fingevo di ascoltare le parole degli insegnanti. Disegnavo di nascosto caricature, sperando di non essere mai scoperto e che tutti pensassero che stavo prendendo appunti su appunti”.  Una passione intensa quella  di descrivere le facce e le espressioni grottesche,  degli amici che diventerà poi una delle caratteristiche peculiari del suo cinema. In effetti,  Marcello Monaldi ci dice che “Fellini ha sempre disegnato accanitamente: da bambino, quando riempiva le tovaglie di casa con interminabili ghirigori, da studente, quando faceva le caricature degli insegnanti o andava sulla spiaggia di Rimini, vestito di tutto punto, a caccia di clienti a cui fare il ritratto, da giovane in cerca di fortuna quando collaborava come umorista e vignettista al Marc’ Aurelio: e poi da regista, quando il disegno gli serviva per fissare i lineamenti di un personaggio, per abbozzare un costume, una scenografia per captare le suggestioni cromatiche da…”.  Proprio nel 37’ tanti bozzetti che Fellini produceva per pochi centesimi sul lungomare di Rimini quasi sempre venivano  buttati subito via perché ritenuti di poco conto. Con il passare del tempo inizia a collaborare con alcune riviste inviando vignette sino a diventare un collaboratore fisso del settimanale fiorentino “420” e poi del “Marc’Aurelio”: siamo  ormai nel 1939 anno nel quale Fellini si trasferisce a Roma con la scusa di iscriversi a giurisprudenza. Comincia a frequentare l’ambiente dell’avanspettacolo e della radio, a scrivere copioni, gag e battute per spettacoli e film vari. Nasce un mito della cinematografia. Purtroppo, tanti  lavori di quegli anni  riminesi sono stati persi e si conosce pochissimo questa parentesi giovanile che precede l'arrivo a Roma nel 1939 con l'inizio  geniale nel campi della cinematografia a contatto con importanti personaggi del cinema e dello spettacolo. 

Purtroppo, si conoscono maggiormente i disegni degli anni 50 fino agli anni 80 legati al cinema, ma rimane poco conosciuta la parentesi degli anni di Rimini prima di trasferirsi con la famiglia a Roma. L'opera in questione analizzata e periziata dal critico d’arte Sandro Bongiani  della  Collezione Bongiani Art Museum di Salerno si presenta  protetta da una vecchia cornice nera dal bordo oro con vetro e relativo passepartout. Disegnata a pastelli su Carta Bristol  di cm 25x35  nel 1937 con una tecnica  già  matura  nonostante i suoi 17 anni. L’opera risulta di grande importanza, soprattutto, per capire la personalità  geniale del giovane Fellini.  E’ di sicuro una delle poche opere firmate dal grande regista, (la firma di Fellini è visibile dentro un piccolo quadrato inclinato  in basso a destra del foglio), di fatto risulta una delle prime opere giovanili  già convincenti e geniali del maestro. Oggi quest’opera  inedita è  valutabile  tra i 50 e i 70 mila euro.    Sandro  Bongiani

 






Caricatura  del Prof. Luigi C. ritrovata a Salerno






particolari dell'opera ritrovata a Salerno

 




Biografia  


Federico Fellini è nato a Rimini il 20 gennaio 1920, figlio di Ida Barbiani, romana, e di Urbano, emiliano, rappresentante di commercio originario di Gambettola. Ha un fratello, Riccardo, nato nel 1921 e una sorella, Maddalena. Il giovane Federico frequenta il liceo classico della città ma lo studio non fa molto per lui. Comincia allora a procurarsi i primi piccoli guadagni come caricaturista: fonda, in società con il pittore Demos Bonini, la bottega "Febo", dove i due eseguono caricature di villeggianti. per promuovere i film, il gestore del cinema Fulgor gli commissiona i ritratti dei divi. Fin dai primi mesi del ’38 avvia una collaborazione con la “Domenica del Corriere”, che ospita varie sue vignette, e con il settimanale umoristico fiorentino “420”. Trasferitosi a Roma nel gennaio ’39 con il pretesto di iscriversi a giurisprudenza, entra nella redazione del “Marc’Aurelio”, un diffuso periodico satirico, diventando popolare attraverso centinaia di interventi a firma Federico. Frequenta gli ambienti dell’avanspettacolo, scrivendo monologhi per il comico Aldo Fabrizi, e collabora alle trasmissioni di varietà della radio dove incontra la giovane attrice Giulietta Masina (1921-1994), che sposerà il 30 ottobre ’43. Avranno soltanto un figlio, morto a un mese dalla nascita. Partecipando ai copioni dei film di Fabrizi e di altri il riminese si impone presto come sceneggiatore. Lavora a Roma città aperta e subito dopo a Paisà stringendo una feconda amicizia con Roberto Rossellini. Sceglie di associarsi con il commediografo Tullio Pinelli, al quale resterà per sempre legato. In coppia diventano fra gli sceneggiatori più richiesti, al servizio di vari registi tra i quali Pietro Germi e Alberto Lattuada. Quest’ultimo lo vuole accanto nella regìa di Luci del varietà (1950), che si autoproducono uscendo dall’impresa pieni di debiti. Va male anche il primo film che Fellini dirige da solo, Lo sceicco bianco (1952), ma il successo arriva con I vitelloni (1953), Leone d’argento a Venezia e lancio definitivo di Alberto Sordi. Segue La strada (1954), interpretato da Giulietta e premiato con l’Oscar,  soltanto la prima di una serie di pellicole che collocheranno Fellini fra i grandi del cinema. Tra i titoli più noti si ricordano Le notti di Cabiria (’57, altro Oscar), La dolce vita (’60, Palma d’oro a Cannes),  (’63, Oscar) Fellini Satyricon (’69),  Roma (’72), Amarcord (’73, Oscar), Il Casanova (’76), Prova d’orchestra (’79), Ginger e Fred (’85), Intervista (’87, premio del Quarantennale a Cannes, Gran premio a Mosca), La voce della luna (’90). L’iter felliniano è costellato di omaggi e riconoscimenti, inclusi la Legion d’onore (’84) e il Praemium dell’Imperatore del Giappone (’90). Fellini è uno dei registi che ha vinto più Oscar, cinque, di cui l’ultimo, alla carriera, nel ’93 pochi mesi prima della morte che avviene a Roma il 31 ottobre  provocando un immenso cordoglio in tutto il mondo.


Notizia segnalata da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


martedì 5 novembre 2019

Sarno, PROGETTO / “70 Years Ernesto Terlizzi”




SANDRO  BONGIANI  ARTE  CONTEMPORANEA 
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY



      
    
PROGETTO  /  “70 Years Ernesto Terlizzi”    


      
La Collezione Bongiani Art Museum di Salerno ha attivato un progetto ad inviti dedicato ai 70 anni di Ernesto Terlizzi che è visibile permanentemente nella sala 27 del Bongiani Art Museum con la partecipazione di 238 importanti artisti.
Le opere sono visibili su:





Dal 22 novembre 2019 fino al 29 marzo 2020  tutti i lavori ricevuti dagli artisti verranno presentati in una mostra virtuale  e interattiva presso lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno.  




Contestualmente a questa mostra interattiva, dal 22 novembre 2019 al 15 gennaio 2020 tutte le opere pervenute  degli artisti invitati saranno presenti fisicamente nella  grande mostra personale di Ernesto Terlizzi “ Da Matera a Matera”  presso lo  Spazio Tekla a Sarno.





Con la presente comunicazione ringraziamo tutti gli artisti che hanno voluto essere presenti per questo  importante evento dedicato a Ernesto  Terlizzi.  
Sandro Bongiani Arte Contemporanea