Gli appuntamenti culturali in programma a Sarno
Raffaele Nigro ed Ernesto Terlizzi ospiti della nona edizione di “Settembre libri – Sarno città che legge”. Ad Ernesto Terlizzi la cittadinanza onoraria della città di Sarno Due figure significative del mondo della letteratura e dell’arte, lo scrittore Raffaele Nigro e l’artista Ernesto Terlizzi, saranno ospiti d’eccezione in occasione del quinto appuntamento della nona edizione di “Settembre libri – Sarno città che legge”, che si svolgerà il 20 Settembre alle ore 19.30, nei Giardini grandi di Villa Lanzara – De Balzo, un complesso ottocentesco di grande bellezza e fascino.
E’ difficile presentare, con poche parole, la biografia e le opere di Raffaele Nigro, lucano di nascita, giornalista, caporedattore RAI, drammaturgo, fondatore del movimento Interventi culturali, scrittore: è, al di là di ogni dubbio, un uomo di grande talento, una personalità poliedrica, vincitore di numerosi e prestigiosi premi letterari, con una produzione letteraria ricca e differenziata, con opere che hanno conquistato il pubblico, basti pensare a “I fuochi del Basento”, (premi: Campiello, Napoli e Città di San Severo), “La baronessa dell'Olivento”, (Premio Carlo Levi, Premio Nazionale Rhegium Julii, finalista al Premio Bancarella), “Adriatico” (finalista al Premio Strega 1997), “Malvarosa” (Premi: Selezione Campiello, Mondello, Flaiano, Maiori, Biella, Premio Selezione Lucca). Recentemente lo scrittore ha vinto il Premio Speciale Montale Fuori di casa nel 2019 ed il Premio Anassilaos Reggio Calabria nel 2021. I suoi libri sono tradotti in molte lingue. Nel 2012 ha scritto con Cosimo Damiano Damato e Lucio Dalla il musical “Il bene mio”, per il cinema ha sceneggiato, tra gli altri, “Il viaggio della sposa”, regia di Sergio Rubini.
Raffaele Nigro partecipa a “Settembre libri” per presentare un poderoso romanzo storico – antropologico, “Il cuoco dell’imperatore”, candidato da Francesca Pansa al Premio Strega 2022, ambientato nell’Italia del XIII secolo e dedicato alla figura di Federico II, grande sovrano illuminato, che tentò di creare un regno del sud tra Mediterraneo ed Europa: “...ci vuole uno che metta insieme tutte le pezze. È quello che faremo noi, un’unica pezza, un solo regno meridionale”. Lo sguardo del protagonista, cuoco ufficiale del giovane re di Sicilia, con la sua cultura popolare tramandata di generazione in generazione, è per il lettore come una macchina del tempo che trascina in un mondo così lontano e così vicino attraverso il cibo, le leggende, la mitologia, la quotidianità, le pratiche comunitarie. Nello stesso evento sarà esposta una meravigliosa opera del maestro Ernesto Terlizzi, uno dei massimi esponenti del panorama artistico nazionale e internazionale, che vanta mostre di gruppo, premi e personali. Le sue opere, originali, uniche, sono state commentate da autorevoli intellettuali e storici dell’arte, sono dei veri e propri capolavori, inserite in numerose collezioni pubbliche permanenti.
Ernesto Terlizzi, amico della città di Sarno, dove ha festeggiato, nel 2019, i suoi settant’anni, con una mostra antologica, “Da Matera a Matera” e l’esposizione della raccolta di cartoline d’artista “70 years Ernesto Terlizzi”, con il Patrocinio del Comune di Sarno e la collaborazione di Bongiani Ophen Art Museum di Salerno, con grande generosità, tipica delle grandi personalità, ha deciso di donare al comune sarnese “La grande paura” che raffigura il terribile incendio del Saretto verificatosi nell’estate del 2019.
L’artista, osservando le fiamme dell’incendio che distrussero la collina del Saretto, ha realizzato la sagoma stilizzata di una farfalla di fuoco, utilizzando, su di un ampio cartone, acrilici, catrami, china e lamiera, per narrare in una luce nuova ed originale, praticamente unica nel panorama artistico internazionale. Il gesto del maestro è di grande generosità ed il Sindaco, il dott. Giuseppe Canfora, considerato l’amore profondo che egli ha dimostrato per la città di Sarno, ha deciso di proporre al Consiglio Comunale il conferimento della cittadinanza onoraria al grande artista Ernesto Terlizzi. Voltaire diceva che “la scrittura è la pittura della voce” mentre per Pablo Picasso “la pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a sé stesso riguardo a ciò che ha visto.”
Ernesto Terlizzi con l'opera dal titolo "Le ali della Sinodalita" 2022
ERNESTO TERLIZZI / Biografia
Ernesto Terlizzi nasce ad Angri
(Sa), il 22 novembre 1949. Dopo gli studi presso il Liceo Artistico e
l’Accademia di Belle Arti di Napoli, intorno al 1965 si accosta alle proposte
post-informali ed oggettuali che allora animavano il dibattito artistico
partenopeo di alcuni maestri napoletani come Di Ruggiero, Pisani, De
Stefano e Spinosa. Questa esperienza didattica è un momento significativo nella
formazione del giovane Terlizzi che risente degli influssi di tali insegnamenti
pur senza improntarsene di un preciso riferimento espressivo. Nel 1970,
in Lucania, questa iniziale indagine informale si arresta bruscamente con
il manifestarsi appieno di un intimo sentire con la terra madre e la natura, a
favore di una indagine organica del segno grafico. Nascono in questo decennio,
una lunga serie di iconografie antropomorfe di chiara denuncia sociale (mani,
bulbi, ovuli, ed involucri umani), cariche di valenze surreali in cui “natura e
uomo” si fondono in una particolare visione organica infittita di rimandi e
allusioni. Opere queste esposte a vari edizioni del Premio Michetti di quegli
anni e nelle personali di Firenze (Galleria Inquadrature, 1979); Napoli
(Galleria San Carlo, 1980); Bergamo (Galleria Fumagalli, 1981); Venezia Mestre
(Galleria Plus Art, 1984).
Nel corso degli anni ’80, l’indagine
segnica in bianco e nero, gradualmente lascia il posto a un ritorno alla
materia cromatica e una pratica informale, ora distribuita e filtrata mediante
una griglia geometrica che da adesso in poi, diventerà una precisa connettività
nella ricerca di Terlizzi. E’ soprattutto nelle opere di fine anni ottanta che
emerge una forte carica cromatica con i diversi impasti di materie
dense e sensuali: sono acrilici, gessi, carte vetrate e veline, catrami e
pastelli, a costruire materie di “paesaggi dell’anima”, in un suggestivo
viaggio nelle apparenze della natura. Nascono così opere come “Pulsioni”
(1988); “Materia con sacco e oro” (1988); “Notturno” (1988) esposte prima a
Perugia (Galleria Materiali Immagini, 1988) e poi nella personale napoletana
presso l’Istituto Francese “Le Grenoble” (1989).
Il decennio successivo, poi, vede la
ricerca polimaterica farsi sempre più variegata e convincente, grazie ad
un rigoroso controllo cromatico che favorisce sempre più la percezione
tattile e materica: in questo periodo più che la vivacità dei colori
l’artista preferisce una sorta di azzeramento, un uso minimalista
dei nuovi materiali utilizzati: sacchi, bende e garze, gessi e tessuti su cui
l’artista cola segni sottili e densi come libera introspezione
dell’inconscio. Nascono in questo periodo le grandi tele di juta esposte nella
personale a Macerata (Pinacoteca e Musei Comunali, 1990) e la serie dei bianchi
gessati; opere di grande rarefazioni e trasparenze luminose esposte nella
mostra di gruppo Sudart a Salerno (Galleria Paola Verrengia, 1995).
Negli anni a cavallo tra
il’90 e il 2000 la ricerca polimaterica si fa sempre più attenta
e insistente al dettato plastico con l’inserimento conseguente di
altre materie come il legno e la pietra. Questi nuovi materiali, legati
alle origini e al vissuto dell’uomo, conferiscono alle opere di questo
periodo un fascino misterioso sempre in bilico a metà tra pittura e
bassorilievo, convogliando forti rimandi e ascendente evocative e ancestrali. In
questo periodo l’artista realizza opere come “Corteccia” (2001); “La porta del
tempo” (2001); “Buio e luce (2005); “Delle ali irruppero” (2005) esposte nella
personale presso il Convento dei Frati FRAC di Baronissi (2006). Questa
ultima e convincente fase di ricerca continua ad essere
presente ancora nel suo lavoro tra fisicità della materia oggettiva e la
presenza immateriale del segno grafico in una sorta di sofferta e intima
contaminazione di idee e di materiali. E’ proprio il disegno il protagonista
recuperato nella sua intimità e essenzialità minimale delle sue
ultime personali a Roma, Ferrara e Milano. In quella romana tenuta presso la
storica Galleria Consorti di Via Margutta, è caratterizzata da queste nuove
atmosfere polimateriche cariche di un struggente malessere esistenziale. A
Ferrara i suoi lavori dal titolo “Derive” vengono ospitati dalla Galleria
del Carbone nel centro storico della città Estense.
Da questo momento il lavoro di Ernesto
Terlizzi comincia a interessarsi al problema dell’immigrazione
clandestina con i continui e drammatici attraversamenti nelle acque del
Mediterraneo, indagine, questa, che si è fatta sempre più assidua e
incalzante nelle opere esposte nel 2014 a Milano presso lo Spazio Tadini
e recentemente nella mostra d’arte contemporanea “Artlante Vesuviano” alla
Tekla di Sarno. Una ricerca davvero personale quella di Terlizzi, che pur
affidandosi alla silenziosa e intima presenza acromatica della materia
cerca di condividere oggi la violenza e le tragedie umane in un continuo,
sofferto e malinconico dialogo. (Biografia
aggiornata da Sandro Bongiani).
Evento segnalato dall'Archivio Ophen Virtual Art di Salerno.