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giovedì 16 ottobre 2025

Mostra Antologica di Carla Bertola “Interferenze e intrecci tra parole e immagini”

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

COLLEZIONE BONGIANI ART MUSEUM

Mostra Antologica di Carla Bertola

“Interferenze e intrecci tra parole e immagini

Dal 2 ottobre al 30 dicembre 2025

con 71 opere del periodo 1970-2023

a cura di Sandro Bongiani

Presentazione critica di Giorgio Moio

 

L'artista Carla Bertola

 

La Collezione Bongiani Art Museum di Salerno è lieta di presentare l’Antologica dedicata all’artista torinese Carla Bertola, dal titolo: “Interferenze e intrecci tra parole e immagini”. Un evento a cura di Sandro Bongiani con la presentazione critica di Giorgio Moio.

Sembra già un decennio da quando Carla Bertola è passata nel 2023 a miglior vita, vista la tendenza di collocarla nell’oblio, sospinta da un silenzio “precoce” e incomprensibile nonostante l’importante  attività ultra sessantennale svolta da questa interessante artista torinese.  Artista visuale, scrittrice, poeta verbovisuale-sonora e performer, ha vissuto a Torino dove è nata nel 1935, partecipando assiduamente  alle attività culturali  internazionali dagli anni ’70. Ha esposto e realizzato installazioni in molti spazi e partecipato attivamente a numerose rassegne di poesia sonora e performativa in  varie città italiane ed estere. Alla base del suo lavoro “permane la scrittura; una scrittura lineare e ermetica iniziata negli anni sessanta con un’evoluzione costante e doverosa alla fine degli anni ’70 incontrando la poesia visuale e poco dopo la poesia sonora che non ha più abbandonato. I suoi lavori visuali non potevano prescindere dalla parola sul quale non cessò mai di lavorare e sperimentare con lettere, ritagli di giornale, fili di lana colorati, linee, segni fino all’aggiunta di materiali più disparati: stoffa cucita, pellicole di alluminio fino a realizzare meravigliosi libri d’artista. Per non parlare poi di grafemi incomprensibili racchiusi tra fili di lana, sovente cuciti, a formare figure geometriche che Bertola ha chiamato Filograffiti, annunciando l’approdo, sul tramonto degli ultimi anni, anche a un accenno di scrittura asemica. La poesia visuale e ironica di Bertola -scrive Giorgio Moio- che possiamo definire un’interferenza tra la parola, segno e immagine, si compone per accumulo, associazione di vocaboli, dissociazioni, una fonetica del significante che troviamo anche nella sua poesia sonora e che viviseziona parole e segni con il ritmo e il suono creando la cosiddetta “parola che si vede”. Ovviamente a monte di tutto questo vi erano le frequentazioni con coloro che in quel periodo già operavano nel campo della poesia visiva (Arrigo Lora Totino ad esempio abitava vicino a noi, gli incontri e le partecipazioni a pubblicazioni che si occupavano sia di scrittura che di visuale in Italia e all’estero.

In questa prima mostra antologica che la Collezione Bongiani Art Museum di Salerno ha voluto dedicare a Carla Bertola viene presentata una prima completa panoramica del lavoro svolto nel tempo che ora attende, a distanza di due anni dalla scomparsa, uno studio critico accurato e una doverosa e degna attenzione da parte della critica e delle istituzioni.

Si ringrazia l’Archivio personale di Carla Bertola e Alberto Vitacchio di Torino per aver permesso la realizzazione di questa  importante antologica che riassume con 71 opere  oltre sessanta anni di assiduo lavoro.  (1970-2023).

 

 

 

 

 

Le Opere


 




La presentazione 

di GIORGIO MOIO

Frange d’interferenza tra parole e immagini

Ormai sono più di due anni che ci ha lasciati Carla Bertola, una eccellente poeta visuale e sonora che giocava con le parole: «verso cosa ? / verso chi ? / verso dove ? // Il Capo Stazione lo sa: // Il Capo fila / verso // versi ficcati di tra verso le tra versi ne / in versi one & two // Scusate se imper verso se mi verso / o ti verso un verre per brindare / all’uni verso // intanto attra verso per / scansare il per verso / e con verso con l’intro verso / a Capo retto // PuntoACapo, IL CAPO VERSO, da A.a. V.v., Sul fondo del bianco. Cinque poete verbovisuali, a cura di G. Moio, Bertoni Editore, 2021».

E sembra già che sia passato un decennio da quando Bertola è passata a miglior vita, vista la tendenza di collocarla nell’oblio, sospinta da un silenzio “precoce” e incomprensibile sulla sua importantissima attività artistica ultra sessantennale, alimentato da quelle stesse persone che in vita sembravano stimarla. E vanno ringraziate pochissime persone se di Carla Bertola e della sua arte ancora si parla. Una di queste persone è Sandro Bongiani, titolare di un museo virtuale di arte contemporanea ubicato a Salerno (Ophen Art Museum), il quale ha organizzato e curato questa mostra antologica sulle parole, i segni e le immagini che si dispongono lungo una settantina di opere visuali bertolane, dai primi anni ’70 fino al 2023.     

Dunque, la scrittura di Bertola ha iniziato un’evoluzione costante alla fine degli anni ’70 incontrando la poesia visuale e poco dopo la poesia sonora. Ma Carla Bertola non nasce come poeta verbovisuale né come poeta sonoro. Inizia negli anni ʼ60 del secolo scorso come poeta lineare, anzi “passatista ma non troppo”, come si definì in quegli inizi. «In realtà scrivevo già a quindici anni», mi confidò. Le prime pubblicazioni furono ospitate su riviste, erano «testi influenzati da poeti che avevo letto in precedenza: Ungaretti, Quasimodo, Gatto… cercando tuttavia una mia scrittura personale. […] Non ricordo esattamente quando scoprii il Futurismo e il Dadaismo, credo fine anni Settanta. Esplorare i loro testi fu fondamentale, mi aprì anche la strada alla poesia sonora e poésie action, che non ho mai abbandonato. Potrei, anzi dovrei, citare almeno qualche poeta verbovisuale [ad es. Arrigo Lora Totino, in particolare per la poesia sonora; Julian Blaine, Eugenio Miccini, ecc.], conosciuto in quegli anni, che fu molto significativo per la mia evoluzione» (Bertola, da Aa. Vv., Sul fondo del bianco, op. cit., p. 15).

Potremmo anche sottolineare ˗ forse senza essere smentiti ˗ che la poesia lineare di Bertola precludeva e preclude in sé tratti di “visualità” fin troppo evidenti, e soprattutto le linee guida delle sue performances sonore che poi svilupperà negli anni in giro per il mondo, con Alberto Vitacchio, compagno di una vita. Ma quale poesia lineare? Karl Marx affermava che i “filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo”.

Vale anche per il poeta? Certamente. Sono anacronistici i tempi di declamazione del loro esclusivo mondo interiore come gli ermetici o i neorealisti, descrivendo un modo autobiografico della realtà; occorre ritornare a “scoprire” la realtà che ci circonda come una sfida che la trasformi e la rinomini, mettendosi davanti alla storia, non nella storia. E come ci si mette davanti alla storia? Trasformando l’affermazione marxiana: fino ad oggi i poeti hanno scritto fiumi di parole, oceani di parole – e continuano a farlo -, ora si tratta di cambiarle, scrivendone delle nuove essendo legate a linguaggi remoti e usurati. Per realizzare parole poetiche nuove non può che soccorrerci la poesia sperimentale, di ricerca, alternativa e antagonista alla tradizione, manipolando la visione del mondo da un avvilente e remissivo sentimento di falsi feticci. In fondo che cos’è la poesia se non il rendere possibile l’impossibile?

E Carla Bertola ci riusciva benissimo. I suoi lavori visuali, a parte i disegni degli inizi, non potevano prescindere dalla parola, dai lacerti delle sue poesie lineari che, quasi sempre scritte a mano, con una grafia elegante ma anche incomprensibile, infantile, volutamente infantile, quindi spontanea, su supporti a volte alquanto strani, come i retini fotografici per la stampa che si procurava in cartolerie di qualche decennio fa, che furono l’inizio del progetto Frange d’interferenza, sul quale non cessò mai di lavorare e sperimentare, passando anche ad aggiungere ritagli di giornale, fili di lana colorati, linee, segni fino all’aggiunta di materiali più disparati: stoffa cucita su cartoncini e/o cartoni, carta colorata, pellicole di alluminio facilmente da cucire e da ripiegare in forme arbitrarie, nastri adesivi, frammenti di rametti, lettere o accenni di lettere, anch’esse spesso cucite come ricami su stoffe anche pregiate, fino a rendere alcuni lavori originali libri d’artista. E a proposito di lettere – intendo le buste con le quali spediamo materiali in tutto il mondo -, a Bertola non andava giù il fatto che molte di esse si smarrivano per strada senza mai arrivare al destinatario o che tornassero indietro dal mittente in pessime condizioni, consumate e rovinate dal doppio viaggio finendo nel cestino della carta straccia. Amando la carta in tutte le sue forme, con queste buste di ogni forma ed epoca – spesso trovate in mercatini e negozi vintage -, sfruttandone le varie cromature e il suo interno, con aggiunte di lacerti di scrittura a mano, realizzò 45 lavori assai singolari che intitolò Metamorphose of undelivered letters. Questa era Carla, un’artista piena di risorse e idee originali.

Ma chi è Carla Bertola? Ha vissuto a Torino dove è nata nel 1935 e deceduta nel marzo del 2023. Artista visuale scrittrice performer promotrice di iniziative culturali ha partecipato a moltissime mostre internazionali. Numerose le mostre individuali così come le performances di poesia sonora e d’azione in varie città europee oltre che in Canada Messico Brasile Cuba. È stata Artist in Residence presso il Sirius Arts Centre in Irlanda nel 2010. Con Alberto Vitacchio, ha eseguito il maggior numero di performences sonore e pièces denominate Poesiteatro. Ha pubblicato soltanto due libri di poesie lineari (almeno in Italia), I Monologhi, (SIC, 1973) e Ritrovamenti (Eureka Edizioni, 2016). I suoi libri verbovisuali libri d’artista e poesie si trovano in molti cataloghi, antologie, collezioni pubbliche e private, riviste cartacee e online («Letteratura»; «Altri Termini»; «Carte Segrete»; «Uomini e Idee»; «Anterem»; «Testuale»; «Salvo Imprevisti»; «Amenophis»; «Plages»; «D(o)cks»; «Dopodomani»; «Risvolti»; «L’Intranquille»; «Otoliths»; «Ulu-late»; «Margutte»; «Utsanga»; «Frequenze Poetiche», ecc.). Una rappresentativa selezione delle sue opere è presente al Museo della Carale di Ivrea. Tra le antologie segnaliamo Poesia Totale (Mantova, 1998); A point of View Visual ʼ90 (Russia, 1998); Libri d’Artista in Italia (Torino, 1999); International Artists’ Books (Ungheria, 2000). Ha editato e diretto dal 1978, insieme a Vitacchio, la rivista internazionale multimediale «Offerta Speciale» e la collaterale “Busta a sorpresa” che conteneva lavori originali di poeti e artisti internazionali e che in più di 50 numeri ha ospitato più di 600 autori, distinguendosi con proposte di testi di poesia sperimentale, lineare e visuale, facendo a meno degli editoriali e della critica.

Bertola non è mai stata molto incline al sentimentalismo. Lei giocava con le parole e le immagini. Anche nei suoi testi “seri” si intravedeva una vena ironica e «un’assoluta mancanza di pietà verso me stessa (a detta di un critico che mi criticava anche, meno male)». La poesia bertolana, che diventa tutt’una con quella visuale, è costellata d’ironia spensieratezza allegria; tristezza malinconia aggressive invettive, che a detta della stessa Bertola sono stati i sentimenti sui quali gli editori (italiani, naturalmente) accampavano sempre qualche scusa per non pubblicarla.

La poesia visuale di Bertola si compone anche per accumulo, associazione di vocaboli, dissociazioni, allitterazioni, calembours; una fonetica del significante che troviamo anche nella sua poesia sonora e che viviseziona parole e segni con il ritmo e il suono che incalzano ad ogni angolo del foglio che spesso viene occupato (ma sarebbe più adatto dire invaso) in tutto il suo spazio bianco, creando la cosiddetta “parola che si vede”.

Possiamo definire tutto il lavoro visuale della Bertola un’interferenza tra la parola e il segno, chirografie su una superficie che ha tutte le caratteristiche di un materiale tessile che ritroviamo spesso come supporto nei suoi lavori. Il punto di partenza di questo percorso artistico di Bertola, al quale ha dedicato tutta la vita – possiamo dire -, alla ricerca e alla sperimentazione nel campo della poesia lineare visuale sonora, nella performance, nel libro d’artista e nell’installazione, non può scindere dalla poesia lineare che ha incominciato a comporre sin da giovanissima e in modo naturale. Come nella poesia lineare, anche nella poesia visuale si registra un’analisi e un dettato del quotidiano privo di sentimentalismi che lasciano ampio spazio a un’abile ironia, una scomposizione e ricomposizione di un altrettanto abile gioco sprezzante che dagli anni ’80 – tenendosi abbastanza lontana dalla poesia visiva basata prettamente sul collage e ritagli di parole tipografiche come slogan, estrapolate da giornali e riviste – si palesa con l’utilizzo del colore e tecniche varie, ad esempio il frottage (tecnica antica, riscoperta dai surrealisti) o con accumuli di grosse lettere tipografiche colorate messe alla rinfusa, una sull’altra, anche su supporti di grosse dimensioni. Per non parlare poi di grafemi incomprensibili racchiusi tra fili di lana, sovente cuciti, a formare figure geometriche che Bertola ha chiamato Filograffiti, annunciando l’approdo, sul tramonto degli ultimi anni, anche a un accenno di scrittura asemica.

«Carla […] sfruttava i richiami che si generavano nell’unire un testo di poesia con l’immagine. Talvolta il testo già esisteva e veniva così adattato e spesso esaltato dall’unione con la parte visuale; altre volte il testo veniva scritto al momento di essere unito all’immagine così da divenire un nuovo lavoro visuale.

Ovviamente a monte di tutto questo vi erano le frequentazioni con coloro che in quel periodo già operavano nel campo della poesia visiva (Arrigo Lora Totino ad esempio abitava vicino a noi, gli incontri e le partecipazioni a pubblicazioni che si occupavano sia di scrittura che di visuale in Italia e all’estero» (Alberto Vitacchio, Carla Bertola parolasuonoimmagine, autoprodotto, s.d., pp. 14-15).

In conclusione, in questa mostra antologica di Carla Bertola è rappresentata tutta la sua arte, composizioni variegate e differenti: scritture volutamente “infantili” o con macchina da scrivere, o su supporti digitali e disegni figurativi con scritte amanuense, calligrafie più nobili ed eleganti, libri d’artista con pezzi di stoffa, carte colorate accartocciate, stropicciate e ripiegate, frammenti di foglie, bottoni cuciti o incollati, cerini, collage, inchiostri, chine, pastelli, pennarelli colorati dove non mancano intere pagine con scritte a mano tra linee e segni affrancati da ogni regole e schemi: una quantità di materiali per molteplici progetti, anche in piccoli formati, che attendono ancora uno studio critico accurato e profondo.

 

 


 

 

 


Collezione Bongiani Art Museum

 

Opening:  giovedì  2 ottobre 2025  h. 18:00

 

EVENTO:  dal 2 ottobre  al 30 dicembre  2025

TITOLO: Antologica di Carla Bertola, “Interferenze e intrecci tra parole e immagini” 1970-2023

LUOGO: Salerno (Italy). 

CURATORI:  Sandro  Bongiani

TESTO CRITICO: Giorgio Moio

INDIRIZZO: Via S. Calenda 105/D – Salerno

 

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

 

SITO UFFICIALE: https://www.collezionebongianiartmuseum.it/   

 

 

Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno 

 

giovedì 7 novembre 2024

Progetto Intenazionale Add & Return "Outsider Art Brut" dedicated to Jean Dubuffet 1901-1985

 Ita.

 Sandro Bongiani Arte Contemporanea

INVITO AL NUOVO PROGETTO INTERNAZIONALE

Nuovo Progetto dedicato all’Art Brut di Jean Dubuffet  con l’opera a margine, Dhôtel nuancé d’abricot, olio su tela del 1947 – Courtesy Musée national d’art moderne Centre Pompidou di Parigi. - Card invito del progetto di Giovanni Bonanno, edit nel 2024

 

 

Progetto “Outsider Art Brut” 

2025

 


 

 


 

 

Mostra Collettiva Internazionale, “Add & Return” per  il 40° anniversario della scomparsa di Jean Dubuffet (1985) e a ottanta anni esatti dal 1945.

 

 

“La vera arte è dove nessuno se lo aspetta, dove nessuno ci pensa né pronuncia il suo nome.L’arte è soprattutto visione e la visione, molte volte, non ha nulla in comune con l’intelligenza né con la logica delle idee”.

Un progetto Internazionale add & return dal titolo “Outsider Art Brut 2025” a cura di Sandro Bongiani dedicato all’Art Brut di Jean Dubuffet che già nel 1945 aveva coniato il termine “Art Brut” per descrivere le opere marginali di autori “outsider al di fuori  di ogni regola accademica e intellettualistica e per definire la natura soggettiva e personale dell’uomo e le enormi difficoltà del vivere.

Tutte le opere arrivate prima della scadenza saranno presentate in una mostra collettiva dal 25 marzo al 20 aprile 2025 presso la galleria interattiva “Sandro Bongiani Vrspace” di Salerno (Italy). - https://www.sandrobongianivrspace.it/

Inviare la card matrice in cui intervenire (solo in formato verticale) per via postale all’indirizzo: Giovanni Bonanno, Via S. Calenda, 105/D 84126 SALERNO (SA).

Formato Max A4

Scadenza ultima del progetto, 23 febbraio 2025.

Tutte le opere ricevute saranno archiviate online presso la Sala 16 “Outsider Art Brut” 2025” del Bongiani Art Museum  https://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=61 e conservate in permanenza definitiva presso la Collezione Bongiani Art Museum  per eventuali altre mostre da realizzare prossimamente.


Si prega di utilizzare questa immagine ad alta dimensione di 2560x3296 da scaricare, intervenire e rispedire a noi. Grazie per la collaborazione.

  matrice base in cui lavorare per fare l'opera

 

© - www.sandrobongianivrspace.it/

© - www.collezionebongianiartmuseum.it/

 

 

Eng.

Sandro Bongiani Contemporary Art

CALL FOR NEW INTERNATIONAL PROJECT

 

Project dedicated to the Art Brut by Jean Dubuffet with the margin work, Dhôtel nuancé d'abricot, oil on canvas 1947 - Courtesy Musée national d'art modernes Centre Pompidou in Paris.  -Invitation card of the project by Giovanni Bonanno, edit 2024

 

Project "Outsider Art Brut" 

2025


 

International Group Exhibition, "Add & Return" for the 40th anniversary of the death of Jean Dubuffet (1985) and at exactly eighty years since 1945.

 

"True art is where no one expects it, where no one thinks about it or pronounces its name. Art is above all vision and vision, many times, has nothing in common with intelligence or the logic of ideas".

 

An international project add & return entitled "Outsider Art Brut 2025" by Sandro Bongiani dedicated to the Art Brut of Jean Dubuffet who already in 1945 coined the term "Art Brut" to describe the marginal works of authors "outsiders outside any academic and intellectualistic rule and to define the subjective and personal nature of man and the enormous difficulties of living.

All the works arrived before the deadline will be presented in a collective exhibition from 25 Marzo to 20 April 2025 at the interactive gallery "Sandro Bongiani Vrspace" in Salerno (Italy). https://www.sandrobongianivrspace.it/ 

Send the master card to be used (only in vertical format) by post to: Giovanni Bonanno, Via S. Calenda, 105/ D 84126 SALERNO (SA).        Max A4 format

Project deadline, 23 fevrier 2025.

All the received works will be archived online at Room 16 "Outsider Art Brut" 2025" of the Bongiani Art Museum https://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=61  and kept permanently at the Bongiani Art Museum Collection for any other exhibitions to be realized soon.

 

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basic matrix to work on to make the work

 

 

© - www.sandrobongianivrspace.it/

© - www.boneanmuseum.it/