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domenica 19 settembre 2021

Miart e Danh Vo a Milano cercando la ripresa e la normalità in tempo di pandemia Covid.

   

  

DOMANI








Su Domani  Danh Vo e Miart danno la scossa a Milano, inoltre, alcuni articoli di Demetrio Paparoni.



Danh Vo e Miart danno la scossa a Milano


Questa domenica, sulla pagina di Domani dedicata all’arte, Luca Fiore scrive dell’artista Danh Vo, in mostra per la prima volta a Milano alla galleria Massimo De Carlo. Nato in Vietnam nel 1975, Vo è cresciuto in Danimarca da quando aveva quattro anni.

La scorsa settimana ho chiuso la mia newsletter riflettendo su quanto incide sull’opera degli artisti africani o asiatici esporre in gallerie europee o americane e sovente aprire uno studio in grandi città occidentali. Ponevo l’accento sul fatto che la crescente globalizzazione dei linguaggi tende a ridurre le differenze. Gli artisti che maggiormente tendono a resistere a questa contaminazione sembrano essere gli artisti neri africani. È emblematico che sulle colonne di Domani Robin Rhode, che non vive in Sudafrica stabilmente, abbia dichiarato di avvertire la sua identità come “fratturata”. Sarà interessante vedere nei prossimi decenni che sbocchi avranno in arte queste contaminazioni. 

Torniamo a Danh Vo. Come già detto, egli vive in Danimarca, dove la famiglia si è rifugiata quando ha lasciato il Vietnam. Nel 2015 ha rappresentato la Danimarca alla Biennale di Venezia. Giusto che sia così, perché dove è cresciuti conta più di dove si è nati. Oggi Vo vive tra Città del Messico e Berlino. Come altri artisti della sua generazione utilizza linguaggi che si sono sviluppati nell’arte tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta e che hanno continuato a far sentire la loro influenza, con corsi e ricorsi, nei decenni successivi. Non occorre aver letto Freud per sapere quanto incida sulla psiche ciò che accade nei primi anni di vita: i racconti dei genitori, ma anche le loro abitudini e la loro lingua. La poetica di Vo trova un suo punto fermo nell’accostare elementi di vita personale e storia. Nelle sue sculture troviamo frammenti di sculture antiche o blocchi squadrati incastrati con materiali con caratteristiche molto diverse, come il legno, messi in dialogo anche per accentuarne differenze e contrasti. Vo gioca sul paradosso insito nel fatto che materiali di natura diversa vivono nel diventare parti indivisibili di un’opera unica. Una pratica nella quale si può facilmente riconoscere una metafora di come l’unione di elementi dissimili possa generare bellezza. Vo spiega che non vede i frammenti di sculture utilizzati come opere del passato, ma avverte in loro presenze contemporanee. E parlando delle sue fotografie di fiori che crescono nel grande appezzamento di terreno che sta trasformando in un grande giardino a Stechlin, un villaggio in campagna a un’ora e mezzo da Berlino dove ha un nuovo studio da circa cinque anni, dice: “Avere un giardino ti insegna la pazienza. È bello guardare le cose che mutano nel tempo. Le mie mostre vivono per un periodo limitato. Quando si smontano spariscono. Le piante invece continuano a crescere e a cambiare. Il tempo del lockdown mi ha dato l’occasione di accorgermi delle stagioni. Erano dieci anni che, viaggiando in tutto il mondo, non assistevo a questo fenomeno”.


Tutti in fiera appassionatamente


Il mondo dell’arte tenta di ritrovare la sua normalità. A segnare la volontà di ripresa questa settimana è il Miart, l’annuale fiera dell’arte che quest’anno ha aperto l’anteprima per gli addetti ai lavori giovedì 16 settembre. Sollievo tangibile girando tra gli stand, anche se gli effetti delle restrizioni dovuti alla pandemia si sono fatti sentire: purtroppo poco rilevante la presenza di gallerie straniere, ma ben nutrita quella delle buone gallerie italiane, con poche assenze rilevanti.



Contrariamente agli anni precedenti, inoltre, per quanto numeroso, il pubblico è quasi esclusivamente milanese. Nulla di inaspettato, si badi bene, era prevedibile che la preoccupazione per i contagi da Covid e il disagio per gli ingressi contingentati avrebbe scoraggiato molti collezionisti, in particolar modo quelli stranieri. Eppure questa edizione di Miart, con i suoi spazi ampi, con la qualità delle gallerie presenti e delle opere esposte, nel suo insieme ha il sapore di una bella mostra di gruppo ben allestita. Miart chiude domani, domenica. Per gli amanti dell’arte è una boccata d’aria. Vale davvero la pena visitarla.


Didascalie delle foto

  • Copertina: Danh Vo,  Veduta parziale della mostra alla galleria MASSIMODECARLO, Milano. Foto Nicholas Ash. Courtesy MASSIMODECARLO
  • Danh Vo, senza titolo, 2021, marmo di Carrara, granito sale e pepe, bronzo e legno. Veduta parziale della mostra alla galleria MASSIMODECARLO, Milano. Foto Nicholas Ash. Courtesy MASSIMODECARLO
  • Vanessa Beecroft, Flavia teste rosso, 2012, marmo rosso francese, cm 178,5 x 30,5 (diametro). Galleria Lia Rumma, Napoli/MIlano. Foto Demetrio Paparoni
  • Dennis Oppenheim, veduta parziale dello stand della galleria Montrasio Arte, Milano, al Miart. Western piece, 1999, legno, fibra di vetro, tessuto resinato, pigmenti; Digestion, 1989, vetroresina pigmentata, cera, resina, bulloni in acciaio, bombola di gas, tubo di gomma, regolatore.


  

e poi, alcuni  articoli di Demetrio Paparoni su Domani


Il senso religioso di Andy Warhol


Famoso a livello mondiale come colui che ha portato nell’arte l’estetica dell’effimero e dei beni di consumo, teneva rigorosamente nascosta la sua vita privata e il legame con le sue radici cattoliche


I musei ipocriti uccidono l’arte. L’autocensura nel «caso Guston»














Dopo l’omicidio di George Floyd, la mostra sul pittore che ha rappresentato la banalità del male con i cappucci del KKK è stata rimandata, per evitare una discussione troppo complicata. I critici sono insorti per difendere la libertà dell’arte


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Segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


domenica 11 luglio 2021

AGLI UFFIZI GLI ALBERI IN VERSI DI GIUSEPPE PENONE MENTRE AL LOUVRE SALE LA FEBBRE DA NFT

 

 

Ritratto di Demetrio Paparoni    






DOMANI




Pagina del 11 luglio  2021 


Su Domani  L'angelo di Berlinde De Bruyekere, Giuseppe Penone agli Uffizi,  Giacon e la febbre da NFT, inoltre, alcuni articoli di Demetrio Paparoni.



L’angelo di Berlinde De Bruyckere 
raccontato dalla stessa artista.


Questa domenica lo spazio dell’arte di Domani è dedicato a Berlinde De Bruyckere. Dell’artista belga era prevista quest’anno a Firenze una mostra organizzata dalla galleria degli Uffizi a Palazzo Pitti, ma a causa della pandemia la mostra è stata rimandata al 2022. L’appuntamento resta quindi nei programmi degli Uffizi e ci offrirà l’occasione di vedere in Italia una mostra museale con opere espressamente realizzate da una delle artiste drammatiche più interessanti sulla scena internazionale. A scrivere del lavoro di De Bruyckere e a intervistare l’artista è Luca Fiore, che nelle due pagine a lei dedicate delinea un ritratto reso particolarmente prezioso dal fatto che l’artista difficilmente concede interviste. Nel dialogo emerge il profondo e complesso radicamento nell’arte e nel pensiero del cattolicesimo, che ha alimentato il desiderio di De Bruyckere di offrire opere che possano dare speranza mostrando qualcosa di bello e, allo stesso tempo, complesso. Il tema della carne, della sua sofferenza e della sua redenzione, al centro della poetica dell’artista belga, è infatti tipico della sensibilità e dell’arte cattolica. Se c’è una salvezza, ci dice De Bruyckere con la sua arte, questa deve coinvolgere non solo lo spirito, ma anche il corpo dell’uomo. Interessante inoltre la posizione dell’artista nei confronti dell’opera di Francis Bacon, a cui è stata spesso accostata – non correttamente dal suo punto di vista – e di quella di Burri, che dichiara di apprezzare. De Bruyckere racconta inoltre la genesi delle sue ultime opere esposte alla mostra al Museo Bonnefanten di Maastricht, intitolata Engelenkeel, concepite durante il periodo della pandemia e dedicate al tema dell’angelo. Insomma, da leggere!

 

Giuseppe Penone agli Uffizi
 

 
Si intitola Alberi in versi, la mostra dell’artista torinese appena inauguratasi a Firenze alla Galleria degli Uffizi. Trovi notizie sulla mostra  qui.
Questa foto mostra l’installazione di Giuseppe Penone nella stanza dell’Ermafrodito, copia romana del primo secolo avanti Cristo di una scultura ellenistica che raffigura un giovinetto sdraiato su una pelle di leone stesa su una roccia. Penone ha rivestito le pareti della sala con Respirare l’ombra, un lavoro ideato nel 2000 costituito da foglie di té trattenute da una griglia metallica sulla quale sono agganciati rami con foglie di bronzo. Sempre nella stessa sala, per terra, Penone ha disposto l’installazione del 1979 Soffio di foglie, un cumulo di foglie su cui l’artista ha lasciato l’impronta del proprio corpo sdraiandovisi sopra.
 

Giacon e la febbre da NFT
 
In questa tavola autoconclusiva  Massimo Giacon ci racconta di due tipi, tal Demetrio e tal Stefano, che tentano un colpaccio al Louvre: ottenere un NFT della Gioconda fotografandola di nascosto di notte. Stavolta l’autore si è autoritratto mentre si gusta l’epilogo della storia leggendolo su Domani.



Didascalie delle foto
- Cover: Berlinde De Bruyckere, veduta della mostra alla Galleria Continua, Les Moulins, 2019. Courtesy dell’artista e della galleria Continua. Foto Oak Taylor-Smith
-Berlinde De Bruyckere, veduta parziale della mostra Engelenkeel al Bonnefanten di Maastricht, 2021. Courtesy dell’artista e della Galleria Continua. Foto Mirjam Devriend.
- Giuseppe Penone, installazione alla Galleria degli Uffizi, Firenze 2021
- Quarta di copertina: Berlinde De Bruyckere, Lichaam (Corps), 2002-2006, epossidico, ferro, pelle di cavallo, 153,5 x 102 x 288,5 cm. Courtesy Galleria Continua. Foto Ela Bialkowska
 




Alcuni  articoli di Demetrio Paparoni su Domani


Il senso religioso di Andy Warhol


Famoso a livello mondiale come colui che ha portato nell’arte l’estetica dell’effimero e dei beni di consumo, teneva rigorosamente nascosta la sua vita privata e il legame con le sue radici cattoliche


I musei ipocriti uccidono l’arte. L’autocensura nel «caso Guston»














Dopo l’omicidio di George Floyd, la mostra sul pittore che ha rappresentato la banalità del male con i cappucci del KKK è stata rimandata, per evitare una discussione troppo complicata. I critici sono insorti per difendere la libertà dell’arte


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Segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

domenica 4 aprile 2021

Abdoulaye Konaté e Francis Bacon su Domani. Rafael Megall presentato al MoMA di Mosca da Demetrio Paparoni.

 

  Ritratto di Demetrio Paparoni

Courtesy Archivio Tano Corallo





Oggi,  la pagina dell’arte di Domani è dedicata a Abdoulaye Konaté un importante artista africano presentato da Luca Fiore, mentre Giuseppe Frangi  con Francis Bacon affronta il tema del rapporto tra chiesa e arte contemporanea. Inoltre, al MoMA di Mosca una grande mostra di Rafael Megall, intitolata "КОМНАТА ЗАГАДОК" (La stanza degli enigmi), artista di cui il critico Demetrio Paparoni segue il lavoro sin dai suoi primi esordi. 






  DOMANI
Pagina del 4 aprile  2021 
 





Abdoulaye Konaté e Francis Bacon su Domani. Rafael Megall al MoMA di Mosca 
 
 




Oggi, domenica 4 prile, la pagina dell’arte di Domani è dedicata a Abdoulaye Konaté. Nel ripercorrere il tragitto di questo importante artista africano che vive a Bamako, capitale del Mali, Luca Fiore evidenzia l’originalità dell’utilizzo degli abiti dismessi e dei tessuti tradizionali che segnano la sua poetica. L’articolo riporta ampi stralci della conversazione che Fiore ha avuto con l’artista. «Quello che mi interessa è confrontarmi con la sofferenza umana. Non importa in che continente ci si trovi o in che contesto culturale si viva, il dolore dell’uomo è sempre lo stesso», dice Il sessantottenne artista. Nella sua opera argomenti sociali (guerre, epidemie, conflitti irrisolti) e ricerca estetico-formale convivono in uno strano equilibrio dinamico, ma non si tratta di protesta o militanza politica. 
 
Nella foto in alto: Abdoulaye Konaté, L’intolérance, 1998, stoffe, 232,5 x 403,5 cm. Courtesy Primo Marella Gallery, Milano. © dell'artista.
 
 
 
 
 
Francis Bacon, Three Studies for Figures at the Base of a Crucifixion, 1944, Londra, Tate Gallery
 

Nella stessa pagina Giuseppe Frangi affronta il tema del rapporto tra chiesa e arte contemporanea, un rapporto rilanciato dallo storico discorso con il quale Paolo VI nel 1973 aveva inaugurato la sezione di Arte religiosa moderna dei Musei Vaticani. Secondo Frangi la Chiesa in questi anni ha ritrovato un feeling con gli artisti, anche se restano questioni aperte, in particolare quella della rappresentazione della figura di Cristo, che affrontata da un grande artista come Francis Bacon aveva a suo tempo fatto scandalo


 
Luca Fiore (Milano, 1978), giornalista e critico d'arte, è stato caporedattore del Giornale del Popolo di Lugano. Dal 2012 lavora per il mensile Tracce. Su Il Foglio tiene una rubrica settimanale dedicata all’arte e recensisce libri di fotografia. Collabora con Artforum. 

Giuseppe Frangi, giornalista e storico dell’arte, è presidente della Associazione Giovanni Testori. Collabora con Alias, inserto culturale de Il Manifesto, cura un blog denominato Robedachiodi
 


КОМНАТА ЗАГАДОК
Rafael Megall al MoMA di Mosca

 
 
 
Il poster della mostra
 


Il 12 aprile si inaugura al MoMA di Mosca una grande mostra di Rafael Megall, artista di cui Demetrio Paparoni segue il lavoro sin dai suoi primi esordi. Intitolata КОМНАТА ЗАГАДОК (La stanza degli enigmi), la mostra raccoglie su due piani del museo opere recenti dell'artista armeno e sarà aperta fino al 16 maggio. Megall ha rappresentato l'Armenia alla Biennale di Venezia del 2017 e nel 2018 ha partecipato alla mostra Le Nuove Frontiere della Pittura alla Fondazione Stelline. Una nuova monografia dell'artista è prevista entro la fine dell'anno, pubblicata da Rizzoli NY
 
 
 

 
 
 
Rafael Megall, The Shelves of Kaspar Utz, 2020, trittico, olio e acrilico su tela, 260 x 510 cm (260 x 170 cm ogni pannello). Courtesy e © dell'artista.
 



Alcuni articoli nelle domeniche precedenti 
 
 
Andy Warhol
 
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Arte contro Trump
 
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arte e censura
 
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Segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno