La pagina dell’arte del Domani a cura di Demetrio Paparoni ospita oggi un articolo di Elena Di Raddo dedicata alle strategie di controinformazione degli artisti e alcune riflessioni di Manuela Gandini sulla depressione della sessualità nell’arte, dopo il declinare delle esperienze trasgressive degli anni 60 e 70.
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DOMANI
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L’uso del web e dei social ha cambiato il modo di rapportarci
con ciò che è vero e ciò che è falso. Questo è avvenuto in tutti gli
ambiti della nostra esistenza e anche nell’arte. Su Domani in
edicola questa mattina Elena Di Raddo racconta attraverso alcuni esempi il modo
in cui gli artisti hanno affrontato questo tema, in particolare nell’ambito
della comunicazione politica. L'articolo analizza come dalle pratiche
artistiche degli anni Sessanta e Settanta, che svelavano le logiche occulte dei
mass media, si sia passati a indagini che penetrano in modo più subdolo la
realtà, confondendo vero e verisimile. Esattamente come avviene nella società
postmediale.
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Nella stessa pagina Manuela Gandini propone un viaggio nell’America degli anni settanta soffermandosi su alcune performance incentrate sul linguaggio del corpo: dalle masturbazioni di Vito Acconci alla Sonnabend Gallery di New York, per inseminare lo spazio dell'arte, all'happening, orchestrato da Yayoi Kusama sul ponte di Brooklyn con uomini e donne nudi per protestare contro la guerra in Vietnam, fino al set allestito da Spencer Tunick nel 2019 a New York, davanti alla sede di Facebook, per protestare contro la censura dei nudi d’arte sulla piattaforma. L’analisi vede il corpo come soggetto politico della contestazione.
Manuela Gandini, critica d'arte e saggista, insegna Critical Writing alla NABA di Milano.
Didascalia: Spencer Tunick, New Paltz 2, Chromogenic print (c-print) mounted on Plexiglas, 89.37 x 70.85 in. (227 x 179.96 cm.). Courtesy l'artista e Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea, Milano. © Spencer Tunick
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