UN ARTISTA AL MESE / Marzo 2018
Ogni primo del mese e per 12 mesi verranno presentati in queste pagine 12 artisti con alcune opere significative integrate da video e relativa biografia
sintetica. Una collezione immaginaria e ideale di arte
contemporanea, una raccolta dei sogni e anche dei desideri.
Non ha la pretesa di essere una raccolta museale definita,
completa. È la raccolta del momento, soggetta anche a ulteriori aggiornamenti,
e cambiamenti sostanziali. Nasce,
soprattutto, dal desiderio di far conoscere alcuni artisti
nati tra gli anni 20 e 60, ancora non
del tutto conosciuti al grande pubblico che nel corso degli anni hanno
definito in modo poetico e originale una propria visione personale
dell’arte. Sandro Bongiani
Fausto Melotti
UN SOFFIO DI VENTO
Poema visivo
dedicato a Fausto Melotti
La vita di un uomo è fatta di oscuri tintinnii di campane appese per la gola, di cadute, di miraggi e anche di memorie solitarie che nascono da cadenze antiche.
Solo nell’oscurità il silenzio incarna essenze
malinconiche senza tempo.
La luce vola oscura tra fruscii e rintocchi
che sbattono cupi nell’aria come presagi dell’invisibile.
Solo nella fantasia il silenzio
magicamente vola e prende forma.
L’aspro vento di
Rovereto sfiora e accarezza le frange
dei cenci appesi ad una trave di ferro sibilando oscuri presagi e mirabili
incanti, per poi adagiarsi fiera sopra la polvere che
il tempo ha conservato.
Solo nei ricordi il silenzio diventa
poesia tra una metamorfosi e
un battito d’ali che il tempo si
appresta a cancellare.
Nella penombra dei pensieri, insolite presenze
di latta e di ruggine colano orgogliosi lungo
remoti pendii per condensarsi in entità sospese.
Solo nel silenzio dell’oscurità gli
incanti si trasformano in note e in contrappunti musicali nel tentativo di esserci ancora.
L’esposizione
di Fausto Melotti (Rovereto,
1901; morto a Milano nel 1986) accoglie, in maniera cronologica, oltre duecento
opere tra terracotte, disegni, ceramiche, gessi e sculture in ottone, in
un arco di tempo che va dal 1930 al 1986. La sua scultura nasce tra tradizione,
rinnovamento del linguaggio e della scultura contemporanea: sensitiva,
volubile, capricciosa; per questo sembra che voli tanto appare leggera e
precaria. Sono apparizioni provvisorie in attesa di un soffio di vento
per rianimarsi, per divenire viaggio, essenza, racconto. Apparizioni che
non tentano di "definirsi in forma”, ma vivono l’istante come
momento sfuggente, insostanziale. Presenze che hanno bisogno dell’aria e
dell’atmosfera per sopravvivere, includendo nell’azione forze che possono
apportare nuovi sviluppi.
L’artista
non fa leva sull'accostamento casuale e ironico dell’objet trouvè
di matrice duchampiana, non cerca la provocazione e neanche
fa leva sull'utilizzo degli oggetti tout court, ma incentra tutto il suo
lavoro sulla manualità, sulla manipolazione dei materiali semplici
e soprattutto sulla trasfigurazione in base ad un emergente bisogno espressivo
e comunicativo. Per tale motivo i materiali non vengono mai presentati per
quello che sono ma trasformati in funzione di una sintesi, per la carica di
suggestione che possono trasferire. Sono presenze che tendono alla
tensione, al flusso indefinito, nel tentativo di trasformarsi in contrappunto
poetico e per apparire come favola. Una visione in realtà complessa e
intricata. Un transitare veloce, decisamente solitario, sospeso al
di là del logico e del consueto. Quelli di Fausto Melotti sono segni poetici
situati nella dimensione più oscura e vera della penombra, presenze senza tempo
in cui la vita, per un attimo, si è rappresa. Una rappresentazione decisamente
inconsistente, immateriale, transitoria, sospesa tra un apparire
indeterminato che cerca, anche per un solo attimo di
trasformarsi in vertigine e svelarsi.
sandro bongiani
Exibart, mostra visitata il 21 dicembre 2011
Exibart, mostra visitata il 21 dicembre 2011
Il Video:
Fausto Melotti. Quando la
musica diventa scultura
Fausto Melotti porta
armonia nelle sale del Castello di Miradolo
a San Secondo di Pinerolo, mostra conclusasi 11 febbraio 2018.
durata 18:05
Fausto Melotti (1901 - 1986)
Fausto Melotti nasce a Rovereto (Trento) nel 1901. Nel 1915 si trasferisce con la famiglia a Firenze dove conclude gli studi secondari. Nel 1918 si iscrive alla facoltà di Fisica e Matematica dell’Università di Pisa, corso di studi che proseguirà al Politecnico di Milano, dove nel 1924 si laurea in ingegneria elettrotecnica. Nel frattempo porta a termine i cinque anni di studi musicali, conseguendo il diploma in pianoforte e intraprende lo studio della scultura, a Torino, presso lo scultore Pietro Canonica. Si iscrive poi all’Accademia di Brera di Milano, dove è allievo di Adolfo Wildt, insieme a Lucio Fontana, con il quale stringe un lungo sodalizio. Si diploma nel 1928. Nel 1932 accetta l’incarico da parte della Scuola artigianale del mobile di Cantù per un corso di plastica moderna. L’artista così si esprime: " Noi crediamo che all’arte si arrivi attraverso l’arte, frutto d’intuito personale: perciò tutto il nostro sforzo consiste nell’insegnare il piccolo eroismo di pensare col proprio cervello." Nel 1935 aderisce al movimento "Abstraction-Création", fondato a Parigi nel 1931 da Herbin, Vantongerloo, Hellion, Arp, Gleizes, Kupka, Tutundjian e Volnier, con lo scopo di promuovere e diffondere l’opera degli artisti non figurativi. Nello stesso anno rende anche esplicita la sua adesione al gruppo degli astrattisti milanesi partecipando alla prima mostra collettiva di arte astratta nello studio di Casorati e Paulucci a Torino ed esponendo a Milano, alla Galleria del Milione, una sua personale con sculture di ispirazione rigorosamente contrappuntistica. "Attraverso queste opere è possibile scorgere l’operazione che Melotti sta sperimentando: il trasferimento dei valori musicali alla scultura. La musica diviene presupposto fondamentale, autentica disciplina della ricerca artistica, nuova metafora che apre a inedite esperienze. E’ la musica a guidare la scultura nel processo di defisicizzazione della materia; è lo studio della musica a presupporre l’idea di contrappunto nella scultura: Melotti giunge ad una sorta di "astrazione musicale" nel campo delle arte figurative: "…un’arte [che] è stato d’animo angelico, geometrico".
La sua prima esposizione non ha alcun esito positivo in Italia, né tra i critici né tra gli artisti, mentre riceve la dovuta considerazione, in Francia, grazie a Léonce Rosenberg, e in Svizzera, dove nel 1937 consegue il Premio internazionale La Sarraz.
Nello stesso anno, in occasione della VI Triennale di Milano, crea per la Sala della Coerenza disegnata dallo studio B.B.P.R. (Banfi, Belgiojoso, Peressuti, Rogers) un’opera-chiave, la Costante Uomo. L’idea è totalmente inedita e originale: dodici sculture scandiscono ritmicamente lo spazio in un progetto che, concertando armonicamente colore, parola e piani, suggella a paradigma d’opera d’arte l’installazione ambientale.
Dal 1941 vive per due anni a Roma, dove partecipa al progetto di Figini e Pollini per il Palazzo delle Forze Armate e nel frattempo realizza disegni, dipinti e compone poesie che, con il titolo Il triste Minotauro, saranno pubblicate da Giovanni Scheiwiller nel 1944. Nel dopoguerra, per vivere, si dedica alla ceramica e raggiunge, attraverso una tecnica raffinatissima, una qualità artistica ineguagliabile. Testimonianza ne sono i premi: il Gran Premio della Triennale di Milano nel 1951; nel 1958, la "Grande medaglia d’oro ad artefice italiano" dal Comune di Milano; nel 1959 la medaglia d’oro di Praga e anche quella di Monaco di Baviera. Nel 1967 espone alla Galleria Toninelli di Milano numerose sculture di nuova ispirazione che lo ripropongono all’attenzione del pubblico e della giovane critica. Da questo momento ha inizio una serie di mostre in Italia e all’estero che lo porterà rapidamente al successo e permetterà al pubblico di conoscere la sua opera multiforme: sculture, bassorilievi, teatrini e opere su carta.
Così scrive Germano Celant: "È sull’uscita o sul dialogo tra penombra e luce, alla frontiera tra essenza e movimento, dove i corpi fluidificano e si presentano sinuosi e leggeri che Melotti imposta la sua ricerca, che esprime una svolta nuova alla scultura, perché non lavora più sul togliere dal pieno, ma sul far emergere dal vuoto."
Nel 1973 consegue il Premio Rembrandt, giudicato il Nobel delle arti; nel 1977 gli viene attribuito il Premio Biancamano.
Nel 1974 la casa editrice Adelphi pubblica una sua raccolta di scritti e poesie intitolataLinee, a cui viene conferito, nel 1975, il Premio Diano Marina. Nel 1978 sempre Adelphi pubblica Linee, secondo quaderno. Nello stesso anno riceve il Premio FeltrineIli per la scultura.
Nel 1979 un’antologica del suo lavoro è presentata a Milano a Palazzo Reale. Nel 1981 la città di Firenze gli dedica una mostra al Forte Belvedere.
Da questo momento in poi si susseguono le mostre personali e collettive in Italia e all’estero, che lo vedono tra i protagonisti dell’arte contemporanea. Firenze, Roma e Venezia ospitano importanti personali, ma è presente anche a New York, Londra, Zurigo, Vienna, Francoforte, Monaco e Parigi. Muore a Milano il 22 giugno 1986.
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