"SEGNI PER MATERA"
PAOLO GUBINELLI
NUOVI PAESAGGI DELL'ANIMA
NELLE DISSOLVENZE PITTORICHE
DI PAOLO GUBINELLI
13 marzo – 5 aprile 2020
Fondazione Sassi
Via S. Giovanni Vecchio, 24, 75100 Matera MT
martedì-domenica 10,00-18,00.
Paolo Gubinelli, Graffi, colori in polvere su carta cm 50 x 70 - 2019
Si terrà Venerdì 13 marzo 2020 alle ore 18,00 presso la Fondazione Sassi in
Via San Giovanni Vecchio n. 24, a Matera, l’inaugurazione della
personale di pittura dell’artista marchigiano e fiorentino d’adozione,
Paolo Gubinelli.
Il catalogo dal titolo “ Nuovi paesaggi dell'anima nelle
dissolvenze pittoriche di Paolo Gubinelli ”, che
accompagna la mostra con la presentazione critica di Fernando
Miglietta, è la narrazione del suo percorso artistico, fra pittura e
poesia, accompagnata da una nota del poeta Mario Luzi che
scrisse in occasione di una mostra personale al Comune di Recanati e al Centro
Nazionale Studi Leopardiani nel 2000.
Con il Patrocinio della Fondazione Matera-Basilicata 2019
Matera è nel mio cuore,
mi ha sempre affascinato la sua
bella scenografia architettonica
dove sento l'armonia dell'arte e del
pensiero,
a Matera si sente la poesia del
paesaggio con una nota musicale
che accompagna l'emozione di chi sa
guardare con occhi profondi
questo incanto meraviglioso dove la
bellezza ogni giorno
si risveglia nelle prime luci
dell'alba,
un abbraccio a tutti voi per avermi
dato questa bella opportunità.
Paolo
Gubinelli, 2020
Fernando Miglietta per Paolo Gubinelli
2020
Nuovi paesaggi dell'anima nelle
dissolvenze pittoriche di Paolo Gubinelli
Chi non ha
mai tracciato un segno, una linea, uno scarabocchio su una pagina bianca,
un’agenda, un foglio, o un libro, senza chiedersi perché lo avesse fatto?
Certamente, un atto di necessità, esprimere così una volontà di
rappresentazione ben lontana da una dichiarata razionalità; quasi sempre, gesto e segno immediato,
pronto a cogliere un bisogno inconscio di trasfigurazione del pensiero e del
proprio momento esistenziale.
Una pura condizione
di libertà che ognuno di noi ha vissuto in un particolare momento della sua
esistenza in cui segni e sogni irrompono e si riproducono in una
spazialità senza tempo, apparentemente lontani da ogni accadimento ma
fortemente premonitori, quasi a costruire un alfabeto della mente e
dell’anima capace di rendere visibile l’invisibile bellezza.
E’ questo
l’orizzonte, prospettico e culturale, entro cui si muove l’arte di Paolo
Gubinelli, artista dalle molteplici sfaccettature, protagonista sin dalla metà
degli anni Settanta di una ricerca attenta a sperimentare nuove e diverse
possibilità di linguaggio attraverso una espressività creativa capace di
inglobare poesia, musica, e architettura. E’ la conquista di una
spazialità altra, eretica, libertaria e dissonante, sempre in
bilico tra razionalità e irrazionalità, tra caos e progetto, astrazione e
figurazione, materiale e immateriale, ragione e sentimento, luce e buio, la
vita, la morte.
Un campo
spaziale indeterminato carico di stupefacenti dissolvenze che
Gubinelli crea e governa attraverso un rapporto intimo con i più svariati
materiali; tra tutte, la carta, scelta per le sue preziose rivelazioni
semantiche, dove con fare artigianale Gubinelli fa esplodere le sue incisioni e
piegature poetiche, ricche di sonorità e musicalità. Una vera e propria
grammatica del segno con cui crea atmosfere essenziali e scenografie
incontaminate, traccia di sé e del suo destino di artista.
Da Munari ad
Argan, a Crispolti, Restany, Strano, non casuali sono, in oltre quarant’anni di
attività, i cantori e critici della sua ricerca, miei amici e compagni di
viaggio, impegnati a delineare azioni e prospettive di cambiamento. Ora
Gubinelli chiede a me di scrivere della sua arte in mostra a Matera, luogo
magico ed emblematico di una bellezza senza tempo, e la mia testimonianza
critica diviene pagina storica di un racconto senza fine.
Con eleganza
e rigore poetico Gubinelli narra, dunque, di paesaggi immaginari, di anime
vaganti nello spazio infinito; di segni e spazi che decostruiscono
l’alienante razionalità del progetto moderno e rinviano a nuove prospettive
poetiche dell’esistenza. Una sfida culturale, prima che
progettuale, all’alienante condizione della città e del paesaggio
contemporaneo.
Umano e
meccanico, memoria e futuro, ritrovano così una pre-condizione temporale, un
quadro critico di forma e pensiero che rilancia un diverso significato
delle nozioni di natura, tecnologia e globalità.
E’ l’alba di
una nuova luce, di una diversa visione del mondo, in cui
inediti paesaggi rilanciano la leggerezza e la fragilità delle forme, il
valore identitario dei segni come fondamento di un nuovo linguaggio. Una sfida
per il futuro che non accetta connivenze ma che, dichiaratamente, marca la
differenza di un’azione etica ed estetica.
Gubinelli
dunque, non cerca il compiacimento ma lo spaesamento, la differenziazione, la
frammentarietà come scomposizione e ricomposizione, sapientemente ricondotta ad
un’immagine univoca in cui segni, colore e atmosfere ritrovano complessi
intrecci di un consolidato vocabolario.
La sua
solitudine allora, è un richiamo alle ragioni dell’arte, di un’arte lontana dai
compromessi ideologici e dalle mistificazioni delle logiche perverse di
mercato. Nell’era digitale e tecnologica, dell’omologazione e della
globalizzazione, le pagine poetiche di Gubinelli ci riportano
con la loro duplicità, di semplice e complesso, in spazi sconosciuti e
invisibili, dove è ancora possibile ricostruire il mondo,
interfacciarsi con una comunità di dialogo e di ascolto; esse ci invitano
ad essere umani, a riconquistare libertà di azioni e comportamenti,
a riappropriarci dell’orizzonte dello spazio e del tempo, a ridisegnare un
paesaggio per l’uomo.
L’arte di
Gubinelli, dunque, è un’arte di movimento, dissenziente, radicale. Ricerca la
semplicità, la leggerezza, la libertà. La sua ecologia è
speranza nel futuro, è identità, ossia capacità ancora di far emozionare, di
far pensare oltre ogni confine. Di sperare in una bellezza
nuova, oltre ogni possibile profezia.
Roma, 6 febbraio 2020
Fernando Miglietta
Fondazione Sassi, Matera, 2020
New landscapes of the soul, in the pictorial dissolutions of Paolo
Gubinelli
Who has never traced a sign, a line, a scrawl on a white page, in a diary
or in a book without asking themselves why they did it? Certainly an act
of necessity, to express in this way a desire for representation far removed
from stated rationality; almost always immediate gesture and sign,
ready to collect a subconscious need to transfigure the thought and its own
existential moment.
A pure state of freedom that each of us has lived in a
particular moment of our existence when signs and dreams break through and
reproduce themselves in a space without time, apparently far from any event but
strongly premonitory, almost constructing an alphabet of the mind and soul
capable of rendering visible the invisible beauty.
This is the prospective and cultural horizon within which we find the art
of Paolo Gubinelli, multi-faceted artist, protagonist since the mid-seventies
of an attentive research to explore new and different linguistic possibilities
through a creative expressivity capable of containing poetry, music and
architecture. It is the conquest of an other space,
heretical, libertarian and dissonant, always balancing between rationality and
irrationality, chaos and order, abstraction and figuration, material and
immaterial, reason and sentiment, light and dark, life, death.
An indeterminate spatial field full of astonishing dissolutions that
Gubinelli creates and governs through an intimate relationship with the most
varied materials; paper in particular, chosen for its prized semantic
revelations, where Gubinelli exercises his craft in bursts of poetic engravings
and folds, rich in sound and musicality. A true grammar of signs with
which he creates essential atmospheres and pristine scenographies, a trace of
himself and his destiny as artist.
From Munari to Argan, Crispolti, Restany, Strano, it is not by chance that
,in over forty years of activity, the proclaimers and critics of his research
have been my friends and travel companions, committed to delineating actions
and prospects for change. And now Gubinelli asks me to write about his
art on display in Matera, a magical and emblematic place of timeless beauty,
and my critical testimony becomes a historical page of an endless story.
With elegance and poetic rigour Gubinelli tells of imaginary landscapes, of
souls wandering in infinite space; of signs and spaces that deconstruct
the alienating rationality of modernity and refer to new poetic perspectives of
existence. A challenge, cultural rather than of design, to the alienating
condition of the city and of the contemporary landscape.
Human and mechanical, past and future, they thus find a temporal
pre-condition, a critical framework of form and thought that throws out a different
meaning of the notions of nature, technology and globality.
It is the dawn of a new light, of a different vision of the
world, in which previously unseen landscapes relaunch the lightness and
fragility of forms, the identity value of signs as the foundations of a new
language. A challenge for the future that does not accept connivance but
which explicitly marks the difference of an ethical and aesthetic action.
Gubinelli therefore does not seek complacency but disorientation,
differentiation, fragmentation as decomposition and recomposition, skilfully
forming a unique image in which signs, colour and atmosphere demonstrate the
complex intertwining of a consolidated vocabulary.
His solitude then, is a reference to the reasons for art, an art far from
the ideological compromises and mystifications of perverse market logic.
In the digital and technological era, of homologation and globalization,
the poetic pages of Gubinelli bring us back with their
ambiguity, both simple and complex, to unknown and invisible spaces where it is
still possible to reconstruct the world, to interface with a
community of dialogue and listening; they invite us to be human, to
reconquer freedom of action and behaviour, to regain possession of the horizon
of space and time, to redesign a landscape for man.
Gubinelli's art, therefore, is an art of activity, dissenting,
radical. It investigates simplicity, lightness, freedom.
Its ecology is hope in the future, identity, or the ability
still to move people, to make them think beyond any borders.
To hope for a new beauty, far beyond any possible prophecy.
Fernando Miglietta, Rome February 2020
English translation by Derek Ian Barnes
Fondazione Sassi, Matera, 2020
“SENSIBLERIE” MARIO LUZI, 2000
Il regno
della trasparenza e del candore – quasi un respiro trattenuto per meraviglia –
con le sue tracce precise e incisive sul foglio, attenuate però per una sorta
di castità mentale: questo ho incontrato incontrando l’opera di Gubinelli. È
stato davvero un felice incontro, in chiave con l’esigenza che si fa sentire
interiormente nei migliori contemporanei, di perspicuità e di sintesi. L’avvento, a
un certo momento del colore (pastello e acquerello) sulla carta lavorata da
piegature e incisioni aggiunge un quid alla grazia, senza
stemperare la forza contenuta della pagina.
Firenze, giugno 2000
Antologica, Ed. Meta, Comune di
Recanati,
Centro Nazionale di Studi
Leopardiani
Comune di Montevidon Corrado (AP),
Centro Studi “Osvaldo Licini”
MARIO LUZI 2000
The realm of candour and transparency – like a breath held back in wonder –
with its traces clear and incisive on the sheet, and yet attenuated by a sort
of mental chastity: this is what I discovered encountering the work of
Gubinelli. It was a truly felicitous encounter, in tune with the need
which is intimately conveyed by the best contemporaries, for lucidity and
synthesis.
The advent, at a certain moment, of the colour (pastel or watercolour) on
the paper worked with folds and incisions, adds an indefinable something to the
grace, without diluting the contained strength of the page.
Firenze, June 2000
Antologica, pub. Meta, City of
Recanati,
Centro Nazionale di Studi
Leopardiani
City of Montevidon Corrado (AP),
Centro Studi “Osvaldo Licini”
Paolo Gubinelli
Biografia
Paolo Gubinelli, biografia. Nato a Matelica (MC) nel
1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata,
sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico
pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre
l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un
orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee
con gli artisti e architetti: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra,
Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio
Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol
Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren. Partecipa a numerose mostre personali e
collettive in Italia e all’estero.
Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori
musei in italia e all’estero.
Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia
Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da
Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un
manoscritto inedito di Tonino Guerra.
Sono stati pubblicati cataloghi e riviste
specializzate, con testi di noti critici:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina
Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella
Branca, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Paolo Bolpagni, Luciano Caramel,
Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto
Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico; Roberto Daolio, Angelo Dragone,
Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo,
Mario Luzi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando
Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre Restany,
Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso
Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei
maggiori poeti Italiani e stranieri:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero
Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Alberto
Caramella, Roberto Carifi, Ennio Cavalli, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli,
Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano
Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés,
Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda
Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo,
Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti,
Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo
Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio
Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio,
Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
Stralci
critici:
Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio
Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul
Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco
Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani,
Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina
Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco
Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini,
Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
Nella sua attività artistica è andato molto presto
maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di
esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come
mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su
cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce,
lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco
della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.
In un secondo momento, sostituisce al cartoncino
bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono
disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si
svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione
diventano i segni di una poesia non verbale.
Nella più recente esperienza artistica, sempre su
carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene
abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di
pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto
della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale.
Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di
toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.
Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela,
ceramica, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.
Paolo Gubinelli
Biografia
Paolo Gubinelli, biography.
Born in Matelica (province of Macerata) in 1945, lives and works in Florence.
He received his diploma in painting from the Art Institute of Macerata and
continued his studies in Milan, Rome and Florence as advertising graphic
artist, planner and architectural designer. While still very young, he
discovered the importance of Lucio Fontana’s concept of space which would
become a constant in his development: he became friends with such artists as : Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi,
Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra,
Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe
Uncini, and Zoren, and established a communion of ideas and work.
His work has been discussed in
various catalogues and specialized reviews by such prominent critics as:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina
Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella
Branca, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Paolo Bolpagni, Luciano Caramel,
Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto
Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone,
Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo,
Mario Luzi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Marchi, Marco Meneguzzo,
Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre
Restany, Davide Rondoni, Elena Pontiggia, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano,
Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano
Verdino, Cesare Vivaldi.
Many others have also written
about his work:
Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio
Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro
Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora
Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella,
Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San
Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni,
Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti,
Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco
Vincitorio.
His works have also appeared
as an integral part of books of previously unpublished poems by major Italian
poets foreigners:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero
Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto
Caramella, Ennio Cavalli, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi,
Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio
Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian
Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini,
Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un,
Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti,
Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo
Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio
Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio,
Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
He participated in numerous
personal and collective exhibitions in Italy and abroad. Following pictorial
experiences on canvas or using untraditional materials and techniques, he soon
matured a strong interest in “paper” which he felt the most congenial means of
artistic expression. During this initial phase, he used a thin white cardboard,
soft to the touch and particularly receptive to light, whose surface he cut
with a blade according to geometric structures to accent the play of light and
space, and then manually folded it along the cuts.
In his second phase, he
substituted thin white cardboard with the transparent paper used by architects,
still cutting and folding it, or with sheets arranged in a room in a
rhythmic-dynamic progression, or with rolls unfurled like papyruses on which
the very slight cuts challenging perception became the signs of non-verbal
poetry.
In his most recent
artistic experience, still on transparent paper, the geometric sign with its
constructive rigor is abandoned for a freer expression which, through the use
of colored pastels and barely perceptible cuts, translates the free,
unpredictable motion of consciousness in a lyrical-musical interpretation.
Today, he expresses this
language on paper with watercolor tones and gestures which lend it a greater
and more significant intensity.
He made white and colour
pottery where engraved and relief signs stand out in a lyrical-poetic space.
LE OPERE:
Paolo Gubinelli, Graffi, colori in polvere su carta cm 50 x 70 - 2019
PAOLO GUBINELLI
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ARCHIVIO OPHEN
VIRTUAL ART
Università Bocconi Milano / L'OPERA SU CARTA DI PAOLO GUBINELLI
SANDRO
BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA
ANTOLOGIA CRITICA PAOLO GUBINELLI
COLLEZIONE BONGIANI OPHEN ART MUSEUM DI
SALERNO
La Mostra Tutta Virtuale / Presentazione on-line dei lavori di Paolo
Gubinelli
Avvia
Slideshow
L’Antologia dei testi critici su Paolo Gubinelli è visibile su:
SANDRO BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA
oppure:
PAOLO GUBINELLI
Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno