Coronavirus - Covid19
I problemi della scienza e della società trattati con l'occhio critico e convincente di un grande saggista libero da qualsiasi condizionamento come Luigi Mazzella, che con una visione personale si pone una serie di interrogativi legati a questo provvisorio momento storico di cui non è facile ancora dare delle utili certezze.
I problemi dell'attuale società / Effetto Coronavirus
Ancora un altro interessante
articolo di Luigi Mazzella a proposito del pensiero libero e dell’attuale cupo momento del Coronavirus in Italia e nel
mondo. Una riflessione libera rispetto tutte le ossessioni che ci propinano a noi la politica e i poteri forti. Di certo una lettura della realtà diversa, per
niente condizionata da fattori esterni legati al potere delle caste e delle banche. Ai lettori lasciamo la libera interpretazione dei fatti e
la personale riflessione e convincimento
di questo malaugurato momento storico globale.
Sandro Bongiani
Il saggista italiano Luigi Mazzella
IL PENSIERO LIBERO DI LUIGI MAZZELLA
Le epidemie e le loro vittime
La drammatica vicenda del Coronavirus pone al notista
politico una serie di interrogativi cui non è facile dare risposte
adeguate, senza il ricorso a un “minimo” di “dietrologia”, altrimenti
detta “fantapolitica”.
Partiamo del primo interrogativo. L’influenza virale stagionale
non è un evento nuovo per l’umanità. E’ già stata protagonista nei decenni
passati di vicende analoghe a quella odierna. Il rapporto tra persone
contagiate, decedute e guarite è stato diverso di anno in anno ma,
nella sostanza, non molto dissimile né più grave di quello odierno.
La prima domanda è: Perché l’eco mass-mediatica è stata
così diversa? Perché si è voluto fare salire l’allarmismo sociale a vertici mai
raggiunti prima? Che cosa rende “effettivamente” più grave l’epidemia attuale
rispetto a tutte le altre che l’hanno preceduta?
Tentativo di risposta. Intanto una cosa certa: a causa
del coronavirus, la crisi mondiale della nostra civiltà che è,
nonostante tutto, ancora “industriale” ha toccato il diapason.
Le industrie sono ferme: continuano a sopravvivere soltanto le ditte che
producono disinfettanti e altri prodotti per contenere l’epidemia o beni e
servizi adatti a una lunga conservazione tra le mura domestiche di cibi,
oltre quelle dei fabbricanti di cyclettee tapis
roulant, dei sistemi di comunicazione digitale, soprattutto per la
telemedicina.
In conseguenza della crisi produttiva, il sistema economico mondiale trasmette,
in un “crescendo” rossiniano, segnali di acuto nervosismo dei
mercati. Vi sono consistenti cali di titoli in Borsa, seguiti da momentanei
recuperi di quotazioni perse.
L’arresto drastico e clamoroso della produzione industriale e le cadute
azionarie costringeranno tanta gente a indebitarsi. Ad
avvantaggiarsene saranno solo le Banche, che, non a caso, si stanno già
adoperando per “attrezzarsi” in misura adeguata.
A tale proposito, infatti, dalla stampa di oggi si apprende che
i maggiori istituti di credito occidentali, Citigroup, JPMorgan Chase,
Goldman Sachse Morgan Stanley stanno studiando la possibilità
di trasferire on line non solo il lavoro d’ufficio, ma anche
il trading e il rapporto con i clienti.
Sembra che anche altri istituti abbiano già chiesto a centinaia
di dipendenti di lavorare da casa in modo da poter “testare” la capacità di
gestire in remoto gran parte dell’attività degli sportelli.
Sperimentazioni di questo e di altro tipo sarebbero state già fatte
dalla JPMorgan Chase nelle filiali di Londra, di New
York (per la precisione: a Brooklyn) e in New Jersey.
Dallo stesso giornale, si apprende ancora che il “lavoro da casa” sarà
sperimentato anche dal Tribunale di Roma per evitare che, a
causa dell’epidemia in corso, si arresti l’attività dei pubblici ministeri per
l’emissione degli avvisi di garanzia (quest’ultimo dato, pur non essendo
economico, desta ugualmente qualche preoccupazione e non sorprendono, quindi,
le reazioni che si sono registrate tra gli addetti ai lavori).
V’è chi ricorda che, storicamente, i “cambi di civiltà” caratterizzati dal
modo diverso di produrre ricchezza sono sempre stati, sul Pianeta, altamente
traumatici. Il Feudalesimo si affermò e cadde in modo cruento e con immani
disastri umani.
Domanda finale. E’ solo “dietrologia” ritenere che con il sistema
mass-mediatico in proprie mani si possa utilizzare l’occasione di un’epidemia e
del terrore che essa provoca per dare un colpo mortale al sistema industriale e
rafforzare il capitalismo finanziario, come ultima spes di
sopravvivenza?
C’è un secondo interrogativo e una seconda domanda. Se
è vero ciò che riportano giornali e radio televisioni che Donald Trump si sia
fortemente irritato per le ossessive notizie sulla diffusione del virus
nel mondo propalate dai mass-media non soltanto statunitensi è
proprio fuori logica ritenere che il Presidente Nord-americano, ben sapendo
(per averlo sperimentato sulla propria pelle) che il sistema informativo
tradizionale, quasi tutto in mano del sistema bancario (che lo considera,
probabilmente non a torto, suo nemico) abbia voluto lanciare ai suoi avversari
politici un messaggio molto significativo; facendo “capire di aver capito” e
quindi di non volersi limitare a dare il solito “contentino” e “pannicello
caldo” ai suoi concittadini, come fanno, con parole più o meno simili, i
titolari delle tradizionali istituzioni di vertice?
E può sembrare un “semplice caso” che il Presidente
nord-americano, a differenza di ciò che è avvenuto in Italia (con solerzia da
taluno considerata persino eccessiva), non ha disposto la conduzione seriale
di test (che negli Stati Uniti d’America sono stati veramente
pochi, suscitando le critiche, peraltro prevedibili, di tutta la gauche occidentale),
al fine, non dichiarato ma intuibile, di non voler fare il gioco degli
avversari?
La possibilità di un risvolto non “medico” di tutto ciò che sta avvenendo
nel mondo nel nome del “coronavirus” è un’idea meno “fantapoltica”
di quanto possa sembrare a prima vista.
L’epidemia in corso consente, infatti, di sperimentare, per un prolungato
periodo (di reale emergenza o soltanto di misure precauzionali), la
possibilità di far cambiare radicalmente le abitudini della gente, riducendo la
sua presenza in luoghi di lavoro produttivo comune e o di consumo collettivo
nonché i contatti interpersonali (diradandoli drasticamente).
Lo stile di vita dei cittadini, anche dopo la fine dell’epidemia, non sarà
verosimilmente più lo stesso che si era sviluppato nella civiltà
industriale.
Esso favorirà quel ritorno all’ “arroccamento” e alla chiusura in
“compartimenti stagni” che fu proprio del feudalesimo e che potrebbe tornare
utile anche alla rinascita di quel medioevale fenomeno socio-economico nella
sua “modernissima” e “avveniristica” (secondo i suoi fautori) versione finanziaria.
V’è chi prevede che nella società del capitalismo monetario il lavoro
dell’Uomo non sarà necessario, come lo è nell’era industriale, perché
basteranno il denaro e la robotica a produrre reddito (per chi, naturalmente,
ne abbia già a sufficienza).
In altre parole, l’essere umano nell’economia
esclusivamente monetaria (così come il servo della gleba del
Medio-Evo) svolgerà un ruolo “robotico” di calcolo e compilazione di moduli che
lo terrà fuori da ogni partecipazione individuale (e psicologica) rilevante nel
contesto produttivo dei beni; i dipendenti delle banche saranno a stretto
contatto con strumenti digitali ma essi li useranno, per così dire
“impersonalmente”, come i servi della gleba lavoravano con l’aratro e con la
falce.
Intanto nel mondo, a parte Trump (e probabilmente Johnson, ma i segnali non
vi sono ancora) i leader politici resteranno in surplace.
E molti di essi certamente senza loro danno.
Terzo interrogativo e ultima domanda. E’vero che il problema
richiama alla mente il verso oraziano (Desinet in piscem mulier formosa
superne) ma è proprio “dietrologia” pensare che, grazie all’allarme
mediatico, sapientemente orchestrato dai mass-media, Giuseppe Conte, in Italia,
abbia ottenuto, in primo luogo, di poter restare in sella, per la desistenza di
Matteo Renzi e di “Italia viva” dal proposito di disarcionarlo e, in
secondo luogo, di giungere fino al termine della legislatura per il rinvio del
referendum sul provvedimento che prevede la riduzione dei parlamentari?
E che, in Francia, Emmanuele Macron possa beneficiare dei limiti alla
circolazione delle persone per le settimanali incursioni dei gilet-gialli?
Domanda finale. Fino a quando durerà la politica di promuovere stati
di “depressione” tra i cittadini (e, secondo alcuni medici, per conseguenza
inevitabile, anche di “abbassamento dei livelli di difesa immunitaria”)? Per
tutta la durata dell’epidemia o fino a quando i mass-media decideranno, su
precisa direttiva di chi detiene o condiziona la proprietà, di
“ridimensionarla”, scrivendone e parlandone con termini meno angoscianti?
BIOGRAFIA / Luigi Mazzella, nato a Roma, scrittore e giornalista, Vice Presidente emerito della
Corte Costituzionale, Avvocato Generale dello Stato emerito, Ex Ministro per la
Funzione Pubblica e grande saggista. E’ autore di importanti volumi di saggistica contemporanea, come
per esempio, il saggio socio-politico
trattato nel volume “Il decennio nero degli Italiani”-
Avagliano 2018, Europa crash” (Armando Curcio editore) ed “Europa
mia” (Avagliano), fino a trattare il saggio cinematografico come nel
“50 film da rivedere, per riflettere ancora” – Ist. Cult. Mezz. 2018”,
oppure, “Federico Fellini, il visionario realista” – Ist. Cult. Mezz.
2018, fino a opere di raffinata narrativa come “La
complicità del perdono” – Marsilio 2016 e “Vissi d’arte” – Avagliano –
2018, “Elogio del pensiero libero” (ed. Genesi editore).
Luigi Mazzella / Biografia
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