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lunedì 5 settembre 2022

MILANO SCULTURA / Fabbrica del Vapore 2022

 



 



MILANO SCULTURA

 Milano, Fabbrica del Vapore

9 – 11 settembre 2022

Anteprima stampa: venerdì 9 settembre, ore 12.30

Opening: venerdì 9 settembre, ore 18 - 22

 

Milano Scultura, l’unica fiera italiana interamente dedicata alle arti plastiche, torna per la sesta edizione nella sua sede originaria nel cuore della metropoli lombarda, la Fabbrica del VaporeDal 9 all’11 settembre 2022, oltre 40 tra artisti e gallerie, selezionati con attenzione curatoriale dalla direttrice Ilaria Centola e dal curatore Valerio Dehò, riportano al centro la scultura non solo come linguaggio tradizionale– attraverso opere tridimensionali, dal marmo al bronzo, dalla ceramica ai materiali di recupero– ma anche come forma espressiva in grado di raccontare i grandi temi del contemporaneo.

Con il patrocinio del Comune di MilanoMilano Scultura vuole essere fiera e progetto espositivo godibile da un pubblico di collezionisti come di appassionati: “Creare un ambiente piacevole di scambio intellettuale con ingresso libero dove le gallerie e gli artisti possono esprimere tutte le loro potenzialità è doveroso verso la città che amo e il mondo dell’arte in generale”, dichiara la direttrice Ilaria Centola.

 

Fulvio Borgogno, Il Codice, 2018, scultura in legno di tiglio dipinto con colori av  crilici, h70 cm


La manifestazione non è infatti mai stata solo spazio di mercato ma anche luogo fertile di confronto alimentato dalla collaborazione con le scuole e in particolare con l’Accademia di Brera che anche quest’anno partecipa con un progetto tematico, dal titolo “Focus Trasformazioni”.

Di carattere più strettamente curatoriale i “Progetti speciali”, quest’anno dedicati a temi di attualità a sottolineare l’urgenza dell’arte di capire ed esorcizzare la drammaticità del presente, quali: “Factoryman progetto site specific nato dalla collaborazione tra l’associazione culturale Startè e Brain, realtà che opera nella comunicazione e nell’editoria d’arte; la performance “No War – No Crimes” di venerdì 9 settembre alle ore 19 dell’artista e performer Ernesto Jannini; il progetto fotografico-scultoreo “Tutti al mare” del collettivo R.E.M.I.D.A, da sempre promotore di un'arte dalla forte connotazione etica pone l’attenzione sull’inarrestabile dramma dei migranti.

 

 

Elia Alunni Tullini, Turquoise shell,  2022, maiolica, 60x40x30 cm

 



Mauro Molinari, Pianeta. 1999

L’installazione era stata creata precedentemente per il Giubileo della fine degli anni ‘90,  mentre Il titolo dell’Installazione era “Stellae Errantes”. Si componeva di 7 Pianete, 6 sono al Museo Diocesano di Velletri e questa è l’unica presente in una collezione privata. In questa Pianeta del 1999 i laterali della Pianeta si muovono per evidenziare la frattura e la sofferenza.





Milano Scultura

Ideata e diretta da Ilaria Centola

A cura di Valerio Dehò

Con il patrocinio di Comune di Milano

In collaborazione con Fabbrica del Vapore

Date 9-11 settembre 2022

Anteprima stampa venerdì 9 settembre, ore 12.30

Opening venerdì 9 settembre, ore 18 - 22

Sede Fabbrica del Vapore, Via Giulio Cesare Procaccini, 4,

20154 Milano MI

Orari sabato ore 11-20, domenica 11-19

Ingresso libero

Catalogo edito da NFC Edizioni, con testo di Valerio Dehò

Info al pubblico info@milanoscultura.com | www.milanoscultura.com

 

 

 Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


venerdì 8 dicembre 2017

A Caserta la "Magica Concettualità" di Tino Stefanoni


                                         
     

TINO STEFANONI
PITTURA OLTRE LA PITTURA
a cura di Vincenzo Mazzarella, Nicola Pedana e Luca Palermo
testo critico di Valerio Dehò
        intervento di Enzo Battarra,
già curatore della mostra personale dell’artista a Caserta “Magica concettualità"

REGGIA DI CASERTA
Appartamenti storici, retrostanze del ‘700
Vernissage giovedì 7 dicembre 2017 ore 17
Durata: 8 dicembre 2017 | 7 gennaio 2018
Orario: 8,30 – 19,30 - chiusura martedì






La Reggia di Caserta dal 7 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018 dedica a Tino Stefanoni (Lecco, 1937) una mostra antologica dal titolo “Pittura oltre la pittura” che si svolgerà negli Appartamenti storici, retrostanze del ‘700 della Reggia di Caserta. Il vernissage è in programma per giovedì 7 dicembre alle ore 17. La mostra è a cura di Vincenzo Mazzarella, Nicola Pedana e Luca Palermo con testo critico di Valerio Dehò. Sarà Enzo Battarra, già curatore della personale dell’artista alla galleria Nicola Pedana di Caserta “Magica concettualità”, a ricordare la figura del maestro. Sarà questa, infatti, la prima mostra che si va a realizzare dopo la recentissima scomparsa del grande artista internazionale, avvenuta sabato 2 dicembre mentre era in corso l’allestimento nella Reggia. Tino Stefanoni era innamorato del Palazzo vanvitelliano e delle sontuose sale, chiedendo lui stesso di potervi esporre. Sarebbe ora felice di poter partecipare al suo vernissage.
Grazie ai prestiti da parte dei collezionisti, l’antologica proporrà per lo più opere inedite mai presentate prima in spazi pubblici. L’esposizione resterà aperta fino al 7 gennaio 2018 tutti i giorni dalle ore 8,30 alle 19.30, martedì chiusa.
Il percorso espositivo cronologico si apre con i lavori nei quali si avvertono le suggestioni della Metafisica di Carlo Carrà che Stefanoni predilige rispetto a quella di Giorgio de Chirico, per la sua capacità di far scoprire la bellezza nascosta nella vita quotidiana. Nel ciclo dei Riflessi (1965-1968), i piccoli rilievi tondi diventano la base per dipingere dei paesaggi in miniatura, in cui già si percepisce la cura al dettaglio che diventerà nel tempo una delle cifre più caratteristiche dell’artista lecchese. A cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, Stefanoni intuisce per primo la possibilità di utilizzare la segnaletica stradale nella rappresentazione della realtà, in maniera ironica e distaccata. Nascono così i Segnali stradali regolamentari, al cui interno sono inseriti oggetti-icona che rispondono all’esigenza linguistica, propria di quegli anni, di far conquistare all’elemento visivo territori che appartenevano alla parola. Queste immagini ritornano protagoniste nelle tele degli anni ’70 che mostrano una “metafisica senza mitologia” con oggetti comuni come matite, mestoli, scope, flaconi, giacche e altro, disposti su ordinate fila, sovrapposti o affiancati gli uni agli altri che dialogano con lo spazio vuoto o segnato da linee geometriche. È il caso del ciclo delle Piastre, guida per la ricerca delle cose (1971), sculture che rispettano la bidimensionalità del disegno o della pittura, o delle Memorie (1975-1976) dove le tracce degli oggetti sono replicati dai segni lasciati dalla carta carbone. In questi lavori, il richiamo alla Pop Art svanisce a favore del rigore dell’arte concettuale, alla quale Stefanoni si avvicina già alla fine degli anni ‘70 con Elenco di cose (1976-1983), una serie quadri realizzati con la lente d’ingrandimento, dove soggetti minimali e quotidiani, estranei alla tradizione della pittura come una cucina a gas o una pinza, diventano protagonisti di una ritrattistica quasi maniacale. A questa seguirà quella delle Apparizioni (1983-1984) in cui domina l’essenzialità della linea e la distanza dal colore, con immagini impalpabili come colte attraverso un cielo nebbioso. Come afferma Valerio Dehò, autore del testo in catalogo, “Tino Stefanoni non adopera dei simboli, non vuole far aprire le porte all’ignoto o dell’inconoscibile. La sua apparente freddezza racchiude una passione per tutto ciò che di semplice l’uomo sia riuscito a creare, la sua arte ha pochi coinvolgimenti emotivi in questa fase proprio per l’essenzialità della disciplina platonico-cartesiana ma presuppone la complicità dello spettatore, la sua capacità di farsi sorprendere dall’ovvietà come strada per rileggere l’intera realtà. Il lavoro di Stefanoni è cristallo di rocca da scaldare con lo sguardo”. Dal 1984, con Senza titoloil colore racchiuso dalla linea nera caratterizza le nature morte e le vedute, mai la figura umana. Sono ambientazioni nelle quali Stefanoni recupera, senza mitizzarla, la Metafisica, ma in cui è sempre presente la memoria della lezione di eleganza e rarefazione del Beato Angelico, al quale spesso Stefanoni si richiama per la passione per l’osservazione, legata alla rivelazione delle geometrie segrete tra gli oggetti e gli elementi del paesaggio. Le sue casette, i suoi alberi sono oggetti ridotti all’essenziale, alla semplicità di una forma riconoscibile, quasi illustrativa. Sono elementi della storia dell’arte italiana che diventano icone, per questo devono essere comprensibili, proprio perché hanno dei valori diversi dalla semplice rappresentazione.  I paesaggi o le nature morte che costituiscono gran parte del lavoro di Stefanoni non vogliono spiegare o raccontare, quanto rappresentare uno stato delle cose. 
Anche le sue più recenti Sinopie, richiamando la tecnica dell’affresco, riflettono questo suo inserimento nella classicità del dipingere e aprono a delle forme di azzeramento del colore e dei contorni dei paesaggi, fino a diventare semplice pittura, sempre alla ricerca dell’essenzialità. Accompagna la mostra un catalogo edito dal Comune di Lecco con, oltre ai testi istituzionali, un saggio critico di Valerio Dehò.





TINO STEFANONI, nato nel 1937 a Lecco, dove si è spento il 2 dicembre 2017, aveva studiato al Liceo Artistico Beato Angelico e alla facoltà di architettura del Politecnico di Milano. Dopo alcune mostre fra il ‘63 e il ‘66, la sua vera e propria attività artistica è iniziata nel 1967 con il conseguimento del 1° Premio San Fedele di Milano, importante rassegna per giovani artisti, della cui giuria facevano parte anche il conte Panza di Biumo e Palma Bucarelli. Da allora ha esposto in numerose gallerie private italiane e straniere, spazi pubblici e museali, manifestazioni internazionali (Biennale di Venezia 1970 e 2011).
Spazi pubblici e Musei: 1977 Palazzo dei Diamanti, Ferrara; 1979 Castello di Portofino; 1981 Museo ICC, Anversa; 1990 Museo Koekkoek, Kleve; 1992 Stadtgalerie, Sundern; 1994 Museo di San Marino e Villa Manzoni, Lecco; 1996 Palazzo Civico, Sarzana e Istituto Italiano di Cultura, Parigi; 1997 Istituto Italiano di Cultura, Chicago; 1999 Chiostri di San Domenico, Reggio Emilia e Galleria San Fedele, Milano e XIII Quadriennale di Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma; 2000 Museo di Tortolì; 2002 Palazzo Forti, Verona; 2003 Trevi Flash Art Museum; 2005 XIV Quadriennale di Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; 2006 Palazzo Pubblico Magazzini del Sale, Siena, unito alla creazione del Drappellone del Palio del 16 agosto  2006; 2007 Casa del Console, Calice Ligure; 2008 Galleria d’Arte Moderna di Valdagno; 2011 Galleria Civica Ezio Mariani, Seregno; 2013 Galleria Gruppo Credito Valtellinese Refettorio delle Stelline, Milano; 2014 Università Bocconi, Milano e Palazzo Parasi, Cannobio.