L' AMAZZONIA DEVE VIVERE
A CURA DI RUGGERO MAGGI
Per ricordare i 40 anni dalla fondazione nel 1979 dell'Archivio AMAZON Archive of artistic works and projects about the Amazonic World, la rassegna internazionale di arte postale L'Amazzonia deve vivere a cura di Ruggero Maggi, verrà presentata al Museo Diotti di Casalmaggiore (CR) dal 5 giugno al 1° agosto e, dopo la chiusura estiva, dal 21 agosto al 26 settembre 2021.
L'inaugurazione è prevista venerdì 4 giugno alle ore 18 con i saluti dell'Assessore alla Cultura di Casalmaggiore Marco Micolo e di Roberta Ronda e Valter Rosa, rispettivamente Direttore e Conservatore del Museo Diotti. Seguiranno gli interventi di Mauro Carrera, scrittore e critico d’arte e Ruggero Maggi artista e curatore della mostra.
In occasione dell’inaugurazione che si terrà all'aperto, nel giardino del Museo, la visita alla mostra sarà possibile per gruppi, con regolamentazione degli accessi, dalle 17.30 alle 19.30.
In esposizione più di 500 artisti internazionali provenienti da 40 nazioni: questa la risposta della comunità mailartistica - nonostante le effettive difficoltà di spedizione/ricezione via posta a causa della pandemia, che ha posticipato di un anno la realizzazione della mostra - all'invito lanciato nel 2019 ad intervenire, con ogni mezzo espressivo (dal disegno alla scultura, dal digitale al collage, attraverso la poesia visiva, il libro d'artista…) su foglie raccolte a terra. Ancora una volta l'Arte postale dimostra di non aver perso nulla della sua originaria vitalità creativa e sociale.
L'Amazzonia -scrive Ruggero Maggi- la più grande foresta pluviale del pianeta e ricca di biodiversità, rappresenta attualmente una ferita ecologica aperta e soprattutto l'emblema dell'incomparabile danno che l'Uomo sta causando alla Natura. Riscaldamento globale, desertificazione, distruzione delle foreste pluviali… tutti effetti dell'avidità e della criminale cecità umana. Con Pierre Restany, grande teorico dell'arte contemporanea e fondatore del movimento Nouveau Réalisme, già negli anni Settanta discutevamo di Estetica al servizio dell'Etica e di una particolare “percezione” dell'Arte, in grado di rimodulare il rapporto con la Natura. Entrambi eravamo stati colpiti da ciò che Pierre definiva lo “shock amazzonico”. Per lui fu determinante il viaggio in Brasile nell'estate del 1978 che lo indusse a scrivere il Manifesto del Rio Negro (pubblicato sulla rivista-laboratorio “Natura Integrale” fondata nel 1979 da Pierre Restany e Carmelo Strano) e per me fu l'addentrarmi, nell'estate del '79, nella Selva peruviana dove concepii l'idea di organizzare Amazon, un archivio artistico dedicato all'Ecologia e alla Natura.
Pierre Restany
Nel 1978 Pierre Restany, con il Manifesto del Rio Negro, ovvero il “Naturalismo Integrale”, postulato nell’estate del 1978 prospettava una sensibilità nuova di fronte ad un ambiente e una natura incontaminata. Baendereck e Krajcberg, due artisti europei naturalizzati brasiliani negli anni Cinquanta, già lavoravano da anni traendo ispirazione dalla natura brasiliana e in particolare dalla foresta amazzonica. Restany, sopraffatto dalla bellezza della natura, si chiese quale potesse essere il ruolo dell’uomo e dell’arte nella società contemporanea, sotto quali forme e secondo quali principi essa poteva offrire una chiave di lettura del presente che ne incarni le problematiche e le criticità, segnalando che bisognava attuare una sorta di “naturalismo integrale”, una nuova percezione della realtà basata sulla sensibilità dell’individuo che si opponesse ai ritmi vitali dettati e imposti dalla società occidentale dei consumi che minacciosa devasta la vera natura dell’uomo. Restany sottolineava in particolare che “nello spazio-tempo della vita di un uomo, la natura è la misura della coscienza e della sua sensibilità, e quindi, “praticare questa disponibilità in relazione al dato naturale, è ammettere la modestia della percezione umana e i suoi limiti, in rapporto a un tutto che è fine a se stesso”.
Nel 1995, in tempi non sospetti, anch’io scrivevo: “mai prima d’oggi l’uomo si era trovato di fronte a una situazione di “s-naturazione totale” come ai nostri giorni. La civiltà tecnologica ha sconvolto il normale rapporto uomo-natura, frantumato il consueto concetto di spazio/tempo e consolidato il senso della perdita. La rapidità e l’accelerazione della nostra esistenza ha condizionato negativamente tutta la civiltà moderna. L’isolamento del nostro tempo da quello della natura, il movimento continuo e nomade dei nostri spostamenti è diventato un elemento essenzialmente “artificiale” non più legato ai normali ritmi ma ad una contrazione e un mutamento totale di questi momenti”. Ormai nulla è misurabile, non esistono più neanche modelli stabili. Queste considerazioni ambientali e sociali ci impongono un cambiamento sostanziale, una presa di coscienza forte sul modo di pensare al fine di costruire una nuova percezione del mondo che sia adeguata alla complessità della nostra società; una società che ha perso i consueti punti di riferimento e ha creato la costrizione e il grande vuoto dell‘uomo contemporaneo. Oggi, purtroppo, per sopravvivere a questa penosa catastrofe ambientale collettiva si dovrà dare per forza un senso nuovo a questo cambiamento planetario. Sandro Bongiani
Il Manifesto del Rio Negro ovvero il Naturalismo Integrale.
Viaggio nell’estate del 1978
Natura Integrale anno1 n° 4 ott. Nov. 1979 carmelo strano
La definizione di "Nautralismo Integrale" fu coniata dal critico francese Pierre Restany nel 1978 in occasione di un suo viaggio in battello lungo il Rio Negro. Le forti emozioni provocate in lui da quell'immersione in un ambiente naturale totalmente integro determinarono la nascita di un manifesto, in cui si esprimeva una disciplina di pensiero e di metodo secondo la quale la natura è il luogo previlegiato dove gli opposti si riconciliano in unità e armonia. Nel campo dell'arte il "naturalismo integrale" definisce un atteggiamento di puro, spontaneo e totale accostamento della coscienza alla natura e ai suoi segreti.
Infatti, nel giugno-luglio 1978, Restany intraprende un viaggio in Amazzonia, dove risale in battello il Rio Negro, principale affluente dal lato nord del Rio delle Amazzoni. Durante questo giro, redige il 3 agosto del 1978 il Manifeste du Rio Negro du Naturalisme Intégral, esalta la rigenerazione della percezione e della sensibilità attraverso una riscoperta della Natura. Nel 1979 e nel 1980 Pierre Restany, Sepp Baendereck e Frans Krajcberg organizzano in diversi paesi una serie di conferenze su questo tema del rapporto natura/cultura. Dall'aprile-maggio 1979 al febbraio-marzo 1981 dirige a Milano, con Carmelo Strano, la rivista Natura Integrale, che dà conto dell'ampiezza di queste ricerche e della loro eco nel mondo dell'arte anche con conferenze e incontri in grandi e piccoli centri. Pierre Restany aveva compiuto già un viaggio in Amazzonia. Nello stesso anno, infatti, il periodico di cultura e comunicazione visiva D'Ars (con il quale inizia a collaborare nel '65 e di cui diventa direttore dal 1984 fino alla sua scomparsa) pubblica in tre puntate il Diario brasiliano, ovvero il resoconto giornaliero dei 45 giorni che Restany trascorre nella foresta amazzonica, navigando lungo il Rio Negro. Da questo, e dal viaggio che compie nel 1978 con Krajcberg, nascerà il Manifesto del Naturalismo Integrale.
“Cronaca di un viaggio al Naturalismo Integrale”, 1978, still da video 16mm. Courtesy Archivi Domus.
https://www.domusweb.it/it/dall-archivio/2013/05/12/in_viaggio_sul_rio_negro.html