Ritratto di Demetrio Paparoni
Courtesy Archivio Tano Corallo
Sulla pagina dedicata all'arte del quotidiano Domani in edicola Demetrio Paparoni scrive del ciclo Popular Study on Anthropology, realizzato tra il 2017 e il 2018 dall'artista cinese Wang Guangyi (王广义).
Wang Guangyi: razzismo, violenza ed estetica
Demetrio Paparoni scrive del ciclo Popular Study on Anthropology, realizzato tra il 2017 e il 2018 dall'artista cinese Wang Guangyi (王广义). Questo ciclo, su cui potrete leggere più dettagliatamente nel mio articolo, affronta tra l’altro temi connessi alla classificazione degli individui sulla scorta di caratteri morfologici e in riferimento al concetto di razza. L’artista si è concentrato sulla relazione tra le teorie scientifiche e pseudoscientifiche dell’antropologia sociale e dell’antropologia criminale del passato, oltre che sulle sequenze di volti reperibili sulla rete che offrono un modello ideale di bellezza, proponendo codici di valutazione estetica che contrassegnano un tipo ideale all’interno di un’etnia.
Nella foto
in alto: Wang Guangyi, Popular Study on Anthropology - Race And
Violence, 2018, riproduzioni fotografiche manipolate,160 × 320
cm.
Courtesy dell'artista e © dell'artista, Beijing.
Wang Guangyi, Great Criticism, 1990-1993, olio su tela, cm 200 x 200.
Courtesy e © dell'artista, Beijing.
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A rendere
noto Wang Guangyi tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio
degli anni Novanta anche in Occidente è stato il suo ciclo Great
Criticism. È stato soprattutto attraverso questi dipinti che Wang
Guangyi è stato subito considerato una delle principali voci del
nuovo corso dell'arte cinese. Erroneamente a lungo interpretato come
l'equivalente cinece del pop americano, il suo lavoro è incentrato
invece su temi inerenti la teologia e la fede.
In questo ciclo
di dipinti Wang Guangyi ha giustapposto immagini tratte da manifesti
di propaganda politica della Rivoluzione Culturale e i più famosi
loghi commerciali occidentali. Le figure che riflettono l'immaginario
politico della gente comune in una società socialista interagiscono
così con i simboli della società dei consumi occidentale. Great
Criticism è una presentazione neutra di immagini visive, ideologiche,
economiche, sociali e culturali che sembrano incompatibili, ma che
negli anni Novanta hanno iniziato a convivere fianco a fianco nella
società cinese e portare inevitabili conflitti psicologici.
L'interesse
di Wang Guangyi qui è rivolto alla capacità dei loghi commerciali e
delle immagini di propaganda di influenzare il comportamento umano
con il loro potere di persuasione, come se fossero dotati di una
sacralità che richiede sottomissione e obbedienza.
L'artista ha
posto fine al ciclo nel 2007. L'artista ha sempre realizzato
contemporaneamente diversi cicli di opere senza mai smettere di
sperimentare nuovi linguaggi, pur mantenendosi fedele ai suoi temi.
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Wang Guangyi, The Last Supper,
2011, olio su tela, 4 x 16 metri. Collezione dell'artista. Courtesy
e © dell'artista, Beijing.
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In Wang
Guangyi il tema della fede si intreccia con quello del dogma
culturale, politico e religioso, che inizialmente ha esplorato
reinterpretando in una forma sintetica alcuni famosi dipinti della
Storia dell’arte occidentale, in cui la sacralità non è espressa solo
dal loro contenuto, ma anche dal loro essere universalmente
conosciuti e considerati capolavori indiscutibili. Attraverso il
ciclo di lavori intitolato New Religion Wang Guangyi
si è interrogato su cosa accomuna le grandi utopie, sul fascino che
esse esercitano sull’essere umano e sul perché tutti gli uomini
avvertano il bisogno di individuare figure su cui riversare la
propria fede.
Il più grande
dipinto di questa serie, The Last Supper, è stato esposto
in Occidente una sola volta nella mostra L'ultima Cena dopo
Leonardo, da me curata nel 2019 alla Fondazione Stelline, Milano,
alla quale hanno preso parte, oltre a Wang Guangyi, Anish Kapoor, Yue Minjun, Robert Longo, Masbedo e Nicola Samorì.
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Segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno
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