sabato 5 settembre 2009

ARTE CONTEMPORANEA/ Mostra Personale di Ruggero Maggi


SPAZIO OPHEN VIRTUAL CON/TEMPORANEO


" LA MOSTRA TUTTA VIRTUALE "



UNO SPAZIO VIRTUALE SEMPRE APERTO



"LA MOSTRA TUTTA VIRTUALE" è' un vero e proprio spazio digitale, che permette al visitatore di godere delle opere esposte. E' l'Archivio Ophen, fra gli archivi di arte contemporanea digitali che apre ora le sue porte virtuali con un vero vernissage online. Protagonisti diversi artisti Italiani selezionati, che espongono le loro opere proprio attraverso le pagine del sito, dove possono far conoscere meglio la loro arte e le loro esperienze.


Opere in permanenza virtuale dell''Archivio Ophen Virtual Art di Salerno: Ruggero Maggi, Roberta Fanti , Giovanni Bonanno, Nicolò D'Alessandro, Gabriele Jardini, Andrea Bonanno, Lorenzo Cleffi, Franco Longo, Giuseppe Celi, Bruno Sapiente, Alzek Misheff.




MOSTRA PERSONALE VIRTUALE

DI
RUGGERO MAGGI






A R EA

D I

C O N F I N E

da sabato 14 novembre a domenica 10 gennaio 2010



Galleria del Corso: "Prima o poi ogni muro cade"
Ruggero Maggi intervistato da Gianni Marussi, installazione site-specific collettiva proposta a Milano

Video:



opera
autore:Ruggero Maggi
titolo: Morte caotica
tecnica: trasferibili e grafite su tela
Anno: 1993





PRESENT/AZIONE CRITICA



L’ arte di confine di un artista outsider



Il tecnologico e urbano Maggi, incarna la “perdita della natura” con vere e proprie installazioni, composte da tubi al neon, metallo e legno, eseguiti a partire dal 1989, fino alle più recenti opere dove il concetto “Artificiale/Naturale” assume un ruolo predominante e caratterizza gli ultimi felici esiti del suo lavoro.


Sono sempre più convinto che la tecnoscienza prima o poi ci strangolerà, ingoierà tutto. Sicuramente stiamo distruggendo il pianeta e ci stiamo avviando a sondare un futuro pieno di incognite, per niente tranquillo. Infatti, l’uomo non si rende conto che distruggendo la natura in nome del progresso, del consumismo e dello spreco programmato, distruggerà anche se stesso. Porse in un futuro prossimo, gli unici abitatori del pianeta terra saranno le formiche e i topi che prenderanno definitivamente il posto dell‘uomo. Il futuro, quindi, sarà una catasta di logori relitti, a meno che venga riscoperto e propugnato uno spirito umanistico con un sentimento morale nei confronti della natura e delle sue straordinarie possibilità. Oggi, purtroppo, la sfida ambientale coincide con la nostra stessa esistenza; siamo in piena situazione “ post-ecologica “. Solo alcuni artisti contemporanei come Ruggero Maggi hanno il coraggio di porsi tali problemi di vitale importanza, interessati a scandagliare l’essenza “vera” del reale. Sono i nuovi ”primitivi post-industriali che vivono una dimensione tecnologica, che meglio si potrebbe chiamare di “confine”, per la maggiore difficoltà che abbiamo a accostarci alla natura, ormai annullata da una civiltà poco intelligente, che distrugge tutto. Sicuramente nello spazio-tempo della vita di un uomo, la natura è la misura della sua coscienza e della sua sensibilità. R. Maggi è cosciente della triste situazione dell’uomo senza futuro; evidenzia lo sforzo di convivere con la tecnologia e tenta di instaurare un possibile dialogo con essa, quasi una rivitalizzazione dei materiali naturali o artificiali , raccolti e riproposti in una dimensione “altra”. Ruggero Maggi lavora spesso sui materiali trovati, che colloca dentro lo spazio reale e in tal modo diventano memorie urbane, come ha scritto Pierre Restany, presentando più di una volta il lavoro di R. Maggi, scrive: “Siamo in una società post-industriale dunque in una società che non ha superato di fatto lo stadio industriale, anzi ne è satura, e totalmente satura di industrie. In questa società, è necessario reinventare il rapporto fra l’uomo e la macchina. Ridefinire questo rapporto implica creare le condizioni giuste e vere di un “dialogo". E’ proprio nel cuore di questo dialogo che si inserisce la ricerca linguistica di R. Maggi. Infatti, l’artista si interroga sulla natura che non può più rappresentare, tutt’al più la ricrea per frammenti di materia naturale e artificiale”. Per comprendere appieno i suoi lavori bisogna conoscere l’operazione “museo in casa” del 1980, in cui proponeva la “casa” svuotata da ogni mobile e suppellettile, dichiarando che era uno spazio quasi riabilitato al ruolo di Museo d’arte. Proprio da questa iniziale e fondamentale operazione, derivano tutti gli altri suoi lavori che accolgono frammenti di realtà, raccolti, conservati e rivitalizzati da un neon di luce industriale o da un laser tecnologico. Maggi, si affida ad una dialettica elementare e primaria che va a confrontare con la tecnologia e la sofisticazione; accostando il neon ai materiali primari li de-materializza e li concettualizza (l’arco della luna del 1975). Dice Jacqueline Ceresoli: una presenza silenziosa, in cui solo la vista – un raggio laser frantumato in tanti piccoli punti – può dare voce a tutti gli altri sensi isolati”. L’artista metropolitano, quindi, ha bisogno di recuperare i frammenti del reale e di immetterli nel circuito della memoria, così facendo, la scatola, l’installazione, diventa il luogo che archivia e conserva i dati raccolti, quasi una dimora della sopravvivenza. Questa immissione di elementi naturali e artificiali, in un rapporto continuo di intensa “interferenza” dove gli elementi naturali (il legno, la pietra, il fossile) convivono con elementi tecnologici (tubi al neon, plexglass, laser), creano uno strano sincronismo emozionale che diventa “cortocircuito” ad alta frequenza. Quello che crea Maggi è un universo privato che viene messo in vista, desideroso di essere conosciuto e che l’artista “generosamente” esibisce. Giovanni Bonanno







Visita la Galleria Virtuale:








Sala 1: Grandi Opere







opera
autore:Ruggero Maggi
titolo: Prolungamenti ideali - Identità
tecnica:neon
Anno: 1974
dimensioni: 80x80











opera
autore: Ruggero Maggi
titolo: L’arco della luna
tecnica: polimaterico su tela e neon
Anno: 1975
dimensioni: diametro cm. 60











opera
autore: Ruggero Maggi
titolo: Big dollar
tecnica. serpente imbalsamato e neon
Anno: 1975
dimensioni:






opera
autore: Ruggero Maggi
titolo: Left - Right
tecnica: radiografie e lampadine su legno
Anno: 1996 dimensioni: 50x50 cm.










opera
autore: Ruggero Maggi
titolo: Doppio Sguardo
tecnica: polimaterico e neon
Anno: 1997
dimensioni:220x120 cm.












scultura
autore: Ruggero Maggi
titolo: Arida acqua
tecnica: craquelet su metallo ed effetto sonoro
Anno: 1998
dimensioni: 58x85










opera
autore: Ruggero Maggi
titolo: Tutti i colori del caos (part.)
tecnica: circuito stampato ed olio su tela
anno: 2001
misure: cm. 50x70









opera
autore: Ruggero Maggi
titolo: Punto croce
tecnica: fotografia su carta Lambda
Anno: 2005











opera
autore: Ruggero Maggi
titolo: P@sso a p@sso
tecnica: fotografia su carta Lambda
Anno: 2005
dimensioni: 50X70 – 70x100







opera
autore: Ruggero Maggi
Titolo: Tavolozza - dati
Tecnica: bottiglie di vetro e aerografia digitale
Anno: 2008
Dimensioni: 70x150 cm.









Sala 2 : Installazioni






neon installazione
autore:Ruggero Maggi
titolo: Platea (dettaglio)
Anno: 1988
installazione neon alla Biblioteca Comunale di Clusone (Bg)
dimensioni: misure variabili














laser installazione
autore:Ruggero Maggi & anonimo
titolo: Il peccatore casuale
tecnica: breviario e laser
Anno: 1995
dimensioni: misure variabili












installazione
autore:Ruggero Maggi
titolo: Arte a Peso/Il Peso delle Parole
tecnica: pane timbrato, pelle sintetica e smalti
Anno: 1997
dimensioni: misure variabili

















installazione
autore:Ruggero Maggi
titolo: “DNA – Dalla Nuova Arte”
Tecnica: installazione con tubi in plexiglass, immagini in poliestere, neon -
Anno: 1998
dimensioni: misure variabili














installazione
autore:Ruggero Maggi
titolo: Fractus
tecnica: terra pressata e meccanismo riproducente l’atto respiratorio
Anno: 2000 dimensioni: misure variabili


















installazione
autore:Ruggero Maggi
titolo: Velo d’ombra
tecnica: polimaterico
Anno: 2001
dimensioni: misure variabili




Velo d'ombra+ azione




“VELO D’OMBRA”
installazione di Ruggero Maggi
azione di K


“Velo d’ombra” conduce in uno spazio totemico in cui dieci sagome, alte quasi tre metri e rivestite con il burqa, nella loro esiguità di ombre di ciò che deve essere invisibile, concentrano la loro essenza in una proiezione di luce bianca che filtra dalle sottili feritoie del burqa.

Una presenza silenziosa, in cui solo la vista – un raggio laser frantumato in tanti piccoli punti – può dare voce a tutti gli altri sensi isolati, si aggira tra queste presenze che chiedono di essere vive e reali, nonostante la loro invisibilità.

Il buio ha sempre diviso gli animi: zona di quiete o spazio infinito che diventa claustrofobico. Un velo d’ombra può far risaltare bellezze nascoste, fuorviare l’apparenza con improvvisi ed improbabili giochi di chiaroscuro: ma come appare la realtà quando un velo d’ombra viene imposto? Come ogni materia che separa, per quanto sottile ed intangibile (devastante la violenza di un’ombra psicologica), il risultato si trasforma sempre in un limite che delinea campi visivi e d’azione, in cui l’imposizione affievolisce la libertà.

L’interno e l’esterno subiscono modifiche che condizionano sia l’individuo che la collettività. Forse soltanto acuendo al massimo la propria sensorialità si può tentare di infrangere quel distacco che ci rende muti osservatori.












installazione
autore:Ruggero Maggi
titolo: Aspetti di confine
tecnica: lattice e terra
dimensioni: misure variabili










Titolo: “Aspetti di confine”, installazione Giardino dei Ciliegi

POETICA DELL’INSTALLAZIONE:
L’inserimento di elementi primari geometrici – precisi tagli installativi resi più morbidi da strutture casuali e caotiche, formate da guanti di lattice trasparente riempiti di semplice terra – in un ambiente naturalistico, crea dissociazione, sorpresa ed una forte evocazione poetica. (R. Maggi)










installazione
autore:Ruggero Maggi
titolo: Ecce ovo
tecnica: polimaterico
Anno: 2009 dimensioni: misure variabili





















Sala 3 : LIBRI D'ARTISTA E OPERE DI MAIL ART





libro d’artista
autore: Ruggero Maggi
Titolo: Bonjardin









libro d’artista
autore: Ruggero Maggi
Titolo: Netland










libro d’artista
autore: Ruggero Maggi
Titolo: Sacred god








libro d’artista
autore: Ruggero Maggi
Titolo: Sacred god








Opere di Mail Art
































Ruggero Maggi







autoritratto Neon
autore: Ruggero Maggi



Torinese di nascita, milanese di adozione, figlio del mondo, Ruggero Maggi vive intensamente il suo ruolo d‘artista e di uomo libero; un outsider non allineato,al punto che risulta difficile catalogarlo. Incomincia la sua attività di artista agli inizi degli anni 70 con lavori giovanili, caratterizzati da un certo surrealismo e con l’inserimento, sempre più insistente, di elementi di realtà che la visione, volutamente, non riesce ad assorbire.Con il passare degli anni,questa immissione di elementi “devianti” all’interno dell’opera diventa sempre più evidente,in un rapporto di intensa “osmosi”, con gli elementi del passato il legno,la pietra, il fossile), che convivono energeticamente con elementi tecnologici (tubi al neon, plexglass, laser),quasi una sorta di“sincronismo concettuale” ed emozionale. Il suo linguaggio“combina -dice Pierre Restany elementi di alta tecnologia con i materiali primari ed elementari, il primitivismo con la sofisticazione”. Scrittore, ricercatore poetico-visivo,animatore della Mail Art e teorico “dell’arte caotica”, Ruggero Maggi vanta opere esposte in permanenza al Museo di Storia Cinese di Pechino, al Museo d’Arte Moderna di Città del Messico e al Museo dell’Olografia di Parigi.







L'intervista a un caotico casuale

-L‘intervista si riferisce a un incontro tra Ruggero Maggi e Giovanni Bonanno negli anni 90, nello studio di Milano.


Giovanni Bonanno: In questi ultimi anni c’è un proliferare di artisti, di critici, di gallerie e soprattutto di artisti giovani che si “offrono” ai vari critici alla moda e accettano di essere sacrificati sull’altare dell’arte. Cosa ne pensi?

Ruggero Maggi: Conosco giovani che sono dei veri e propri arrampicatori sociali. D’altronde, giovani o vecchi, gli artisti che vogliono arrivare in fretta a certi traguardì,devono bruciare le tappe, così usano qualsiasi mezzo. Non è tanto un fatto di gioventù o di vecchiaia, ma di mentalità.
G. B.: Io sono convinto che se non si hanno dei riferimenti, che possano garantire degli stimoli; una presa di coscienza autentica, non si può lavorare seriamente. Barilli, con le sue ondate di caldo e di freddo, pensa che l’arte si rinnovi a scadenze periodiche, per cui a ogni decennio, c”e il tentativo di rivelarci dove va l’arte contemporanea, purtroppo sempre lontano dall’interno della “cosa”, cioè della creatività più infuocata.

R. M.: Barilli, pensa che ci sia in atto qualche cosa di nuovo (vedi la rassegna “AnniNovanta”, tenutasi recentemente a Bologna), in realtà le situazioni nuove sono ben poche e quelle poche non sono sempre inserite in un certo circuito ufficiale.
G. B.: E’ colpa dei critici “creativi”, se l’arte diventa sempre più ripetitiva e omologata?

R. M.: E’ colpa dei critici che non fanno il proprio mestiere. Il vero critico deve scrivere, criticare e non solo limitarsi a organizzare rassegne.

G. B.: Perchè il critico non ha più voglia di criticare?

R. M.: Perchè il critico non è più un poeta. Una volta, vedi P. Restany, erario dei poeti, degli artisti loro stessi, adesso è un personaggio impelagato nel sistema politico e istituzionale e quindi strumentalizzato.

G. B.: Nel panorama contemporaneo dell’arte esistono due tipi di artisti; quei pittori che collaborano con il sistema “mafioso” dell’arte, e poi “gli altri”, i franchi tiratori, come noi, liberi da obblighi e da vincoli.

R.M.: L’artista, emarginato volutamente o comunque costretto a farlo, ha una visione più lucida rispetto ad un artista inserito in un certo mondo ufficiale. Per forza di cose egli viene “assorbito” dal mercato, con una produzione, a livello poetico, quanto meno ripetitiva e involutiva.

G. B. ; Sicuramente,Barìlli e A. Bonito Oliva, sono stati i grandi artefici che hanno “condizionato”,un pò troppo, il sistema dell’arte in Italia, con il relativo appiattimento di idee e di contenuti.
R. M.: Molti artisti sono diventati pigri, non vogliono sacrificarsi molto vogliono arrivare in fretta, comodamente. L’artista non deve diventare un “bancario”,un manager di se stesso. Trovando sulla propria strada tutti questi critici che “inventano” continuamente ipotesi tipo trans, post, neo, alcuni artisti accolgono tali proposte e partecipano a tali “comodi movimenti”.Secondo me, non sono assolutamente dei “veri movimenti”, sono delle copie, brutte copie di movimenti passati. Il vero artista è il ricercatore.

G. B.: Riguardo il sistema “ufficiale” dell’arte, il tuo posizionamento è autonomo, rispetto a mode e tendenze pre-confezionate. Una ricerca senza contenuti, senza ripensamenti o riflessioni, non ha senso. Iil silenzio serve a costruire un lavoro nuovo. Diceva Marcel Duchamp : Il grande artista deve andare nella clandestinità e nell’anonimato. Sicuramente, con la Mail Art, la dichiarazione di Duchamp diventa un lucido programma, dal momento che non c’è nessun interesse commerciale e si presta a questa “nuova dimensione” per la sua intrinseca capacità di scavalcamento della critica, dei galleristi, del mercato, in un confronto “diretto”, tra un artista e l’altro e, soprattutto, in un attraversamento “libero” delle più diverse tendenze dell’arte di ricerca.

R. M.: Ognuno di noi, Mail Artisti, contribuisce alla Mail Art, apportando qualcosa di nuovo, con la propria mentalità, esperienza, fantasia. La Mail Art, per me, ha un’importanza prevalente; realizzo operazioni di Mai Art dal 1975, e, al tempo stesso, ho sempre operato anche a livello professionale anche se mi reputo molto poco ufficiale perchè non seguo le mode.

G. B.: In questi ultimi tempi, dopo che il linguaggio dell’arte risulta nettamente omologato a livello planetario, si parla, con insistenza, di marginalità, di periferia, mi chiedo: Più marginale dell’operazione Mail, come mai gli artisti postali, non vengono presi in considerazione?

R. M.: In verità, tra il mondo “ufficiale” dell’arte e quello della Mail Art non ci sono punti di contatto, per tanti fattori, anche se ultimamente, certi passi per avvicinare i due mondi sono stati fatti, vedi la Mostra di novembre dell’anno scorso, al Palazzo degli Uffizi a Firenze, dedicata, appunto, alla Mail Art, e tante altre cose che sono state realizzate in questi ultimi anni. Prima hai accennato all’aspetto “ludico” della Mail art; molti, purtroppo, pensano che la Mail Art sia soltanto giocare con le cartoline, i francobolli, i timbrini, ma non è così, io per esempio, ho organizzato più volte una manifestazione chiamata “Progetto Ombra”, dedicato. alla distruzione atomica di Hiroshima, argomento il quale non mi sembra che ci sia proprio da scherzare. Ci sono operatori, tipo Clemente Padin in Uruquay, che sono stati, addirittura messi in galera per le loro opinioni politiche, e dalle prigioni mandavano dei messaggi a tutto il mondo, sulla situazione politica e dittatoriale de loro paese.

G.B.: Sei un artista, un organizzatore”perfetto” di interessanti rassegne e, soprattutto, un uomo libero e autentico in questa giungla di cartapesta. Come hai iniziato la tua attività, come è sorto questo bisogno incontenibile di fare arte? Se non ricordo male, hai iniziato come gallerista, gestendo a Milano, in via Fatebenefratelli, il Milan Art Center

R. M.: Nel 1973 avevo solo 22 anni, in quell’epoca l’artista era per me un personaggio talmente affascinante e importante, che non pensavo lontanamente di poter fare quel lavoro a livello professionale, perchè li vedevo come dei “mostri sacri”. Vivendo dentro al mondo dell’arte e conoscendo quindi gli artisti stessi un pò più da vicino, mi sono convinto che potevo fare benissimo un certo tipo di lavoro. Dal 1973 al 1979 ho continuato a gestire il Milan Art Center. Dopo il 1979 sono andato a vivere in Perù per diverso tempo. Ritornato a Milano, dopo aver preso la direzione,assieme a T. Montanari, del Centro Lavoro Arte riaprii il Milan Art Center, inteso come spazio multimediale, interessato ad un certo tipo di sperimentazione che certe gallerie ancora rifiutano perforrnances, installazioni, video arte, mail art etc).
G. B.: Vuoi dirci qualcosa del tuo metodo di lavoro, per realizzare l’opera parti da un progetto?
R. M.: No, generalmente parto da una visione particolarmente stimolante avuta in ....strada. Sono un “raccoglitore” dei più disparati oggetti, che trovo, appunto per la strada e che poi riutilizzo. Sono sempre stato attratto dalla luce,dai tubi al neon,d al laser;tutti elementi tecnologici,che associo ai materiali trovati, più primitivi, ( terra, legno , pietra, fossile)

G. B.:Quali progetti hai realizzato recentemente?

R. M.: Ho organizzato una rassegna d’arte contemporanea italiana, “Italian Report” nel prestigioso Museo Municipale di Tokyo, all’Art Space di Nishinomiya,vicino Osaka e al City Museum di Kyoto. Nel 1993, con P. Barrile, ho realizzato un omaggio a Piero Manzoni, alla sua linea infinita. Piero Manzoni è stato un grande ricercatore, spesso polemico, ma molto intelligente. Piero, poteva essere un grande Mail Artista, peccato che nel 1963, anno in cui è morto, non era ancora nata la Mail Art.

G. B.: Come artista, hai un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

R. M.: Di sogni ne ho tanti. Vorrei fare un’installazione al Castello di Barletta, un castello “bellissimo”, che ha dei sotterranei ancora più splendidi; sono dei luoghi fantastici, magici,dove mi piacerebbe collocare un enorme serpente di pietra e tubi al neon. Un altro sogno è quello di realizzare “il libro d’artista più grande del mondo”, in una cava semi-abbandonata vicino a Prato. Su una parete nuda della collina sono visibili diverse stratificazioni geologiche che mi sembrano pagine di un libro. Su queste “stratificazioni”, con delle enormi lettere al neon,vorrei scrivere una lettera ideale di Darwin.


CHI E' RUGGERO MAGGI ?

Dal 1973 si occupa di poesia visiva; dal 1975 di copy art, libri d’artista, arte postale; dal 1976 di laser art, dal 1979 di olografia, dal 1980 di X-ray art e dal 1985 di arte caotica sia come artista - con opere ed installazioni incentrate sullo studio del caos, dell’entropia e dei sistemi frattali - sia come curatore di eventi: “Caos italiano” 1998; “Caos – Caotica Arte Ordinata Scienza” 1999 – 2000; “Isole frattali” 2003, “CaoTiCa” 2004, “Attrazione frattale” 2006 (Premio Oscar Signorini – Fondazione d’Ars), “Caos e Complessità” 2009 (Università La Sapienza – Museo della Chimica – Roma).Tra le installazioni olografiche: “Una foresta di pietre” (Media Art Festival - Osnabrück 1988) e “Un semplice punto esclamativo” (Mostra internazionale d’Arte Olografica alla Rocca Paolina di Perugia – 1992); tra le installazioni di laser art: “Morte caotica” e “Una lunga linea silenziosa” (1993), “Il grande libro della vita” e “Il peccatore casuale” (1994), “La nascita delle idee” al Museo d’Arte di San Paolo (BR). Suoi lavori sono esposti al Museo di Storia Cinese di Pechino ed alla GAM di Gallarate. Ha inoltre partecipato alla 49. Biennale di Venezia ed alla 16. Biennale d’arte contemporanea di San Paolo nel 1980 e, dal 1973, a numerosi eventi artistici in tutto il mondo. Nel 2006 realizza “Underwood” installazione site-specific per la Galleria d’Arte Moderna di Gallarate. Nel 2007 presenta come curatore il progetto dedicato a Pierre Restany “Camera 312 – promemoria per Pierre” alla 52. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. Nel 2008 presenta come curatore il progetto “Profondità 45 – Michelangelo al lavoro” sul rapporto Arte -Tecnologia. Nel 2008 a Villa Glisenti (BS) ed all’Art Centre della Silpakorn University di Bangkok, per un simposio artistico italo-thailandese dedicato alle problematiche del riscaldamento globale, realizza l’installazione “Ecce ovo” successivamente presentata a VertigoArte (CS).

http://www.ruggeromaggi.it/
http://www.camera312.it/







CAOS/VILLAGGIO GLOBALE


Dice Ruggero Maggi: All'inizio degli anni '80 scrivevo "La mail art non è solo arte spedita per posta e neppure solo arte che si crea per mezzo del servizio postale…è molto di più - so bene che, ad un osservatore superficiale essa potrebbe apparire così, in fin dei conti, nella grande maggioranza dei casi, essa si manifesta sotto forma di cartoline, francobolli, buste, timbri, ecc…tutti elementi facilmente identificabili con una funzione postale specifica - ma non è così. Maturando all'interno del Network (perché oggi la mail art è diventata un vero e proprio network mondiale!) si può benissimo osservare come dalle prime esperienze di carattere prettamente "postale", attraverso i mezzi sopra descritti e persistenti successivamente, anche se con differenti motivazioni, si possa arrivare ad uno stadio particolare di fare, anzi "vivere" con/di/per l'Arte. In questo periodo in cui la comunicazione assume dimensioni planetarie ed in cui i Cyberpunk, i nuovi corsari dell'era telematica, saccheggiano le banche dati, l'artista si pone come centro ideale di tutto un circuito internazionale e multimediale di contatti (personali o meno) poetici. Il mezzo più frequente per ottenere questi rapporti capillari è costituito dall'arte postale che, come un tentacolare network, abbraccia non solo idealmente il mondo intero, traendo avidamente da questo ogni input di percezione artistica. Il networker è come la tessera di un formidabile mosaico, solo apparentemente peso in un universo sconfinato di energie poetiche. In realtà la sua funzione è unica, poiché unico è il suo collocamento all'interno del circuito stesso con le relative connessioni con gli operatori. Solo attraverso la visione totale degli sforzi di ogni networker vi può essere la percezione globale di questa gigantesca aggregazione artistica. Probabilmente il Networker stesso è la più grande opera d'arte del mondo! La cellula networker ricercherà poi i propri simili seguendo quasi una sorta di irresistibile forza di coesione. "Bene!…(riprendo ora il discorso dopo circa 17 anni!) Questa irresistibile forza di coesione che aggrega, unisce le varie tessere poetiche in un fantastico mosaico artistico altro non è che il…CAOS! Attraverso le forze che regolano la Natura e che, lentamente ma inesorabilmente, sono scoperte dalla teoria del Caos, la nostra percezione sta cambiando. I sistemi caotici hanno cominciato a svelarci segreti meravigliosi che ci apriranno strade fino a poco tempo fa inimmaginabili. La superficie globale del tessuto naturalistico, sociale, psicologico del mondo è messa in luce; la relativa complessità di ciò che circonda non ci spaventa più. Questo tessuto connettivo della Natura viene avvertito come una frammentazione su larga scala, su una scala che ingloba l'Universo. Da lontano ci giungeranno le pulsazioni apocalittiche delle stelle, i movimenti dei pianeti, il lento fluire delle correnti galattiche con le loro comete, i loro meteoriti… Ad un esame più approfondito si potranno osservare le "maree" di magma incandescente delle stelle che ne regolano l'inesorabile pulsare, l'atmosfera od il turbinio, l'ineluttabile stasi di alcuni pianeti, la cui costituzione fisica squisitamente frattale di tutti i corpuscoli celesti, …e così via scavando sempre più nel tessuto, nella materia, nella "carne" stessa dell'Universo per riscoprirsi, dopo il viaggio a ritroso, ad osservare nel Micro-cosmo un altro…Universo! A livello poetico tutto ciò è ben rappresentato dal mosaico mail artistico fatto di strettissime interconnessioni creative tra artisti di paesi diversi; il "villaggio globale" è facilmente decifrabile - a livello visivo - in un variopinto pannello costituito da astratti picchi e isole di colori, di tonalità e sfumature diverse che, ad un esame più approfondito, rivelano inaudite presenze poetiche! Le varie tessere del mosaico si ritrovano, le diverse esperienze si fondono in un tutto dove però l'unicità ed originalità di ognuno rimangono invariate. Ogni pezzo è insostituibile…come il poeta che ne è stato l'artefice! Ora i frattali invadono il campo, ogni elemento è al suo posto…il gioco può iniziare! Ruggero Maggi



Visita:
http://archivioophenvirtualart.blogspot.com/2009/08/mail-art-global-liquid.html

http://archivioophenvirtualart.blogspot.com/2009/04/abcartemodernadue.html

http://archivioophenvirtualart.blogspot.com/2009/04/abcartemodernaquattro.html


ARTE CONTEMPORANEA/ NOTIZIE FLASH








CONVEGNI/ SALERNO





Filiberto Menna.
"La linea analitica dell'arte contemporanea"




Convegno internazionale a cura di Achille Bonito Oliva, Angelo Trimarco e Stefania Zuliani

Sono passati 20 lunghi anni da quando è scomparso Filiberto Menna. Ora, la Fondazione a lui dedicata, ha organizzato nella sua città di Salerno un convegno internazionale “Filiberto Menna. La linea analitica dell'arte contemporanea”, - per ricordarne il lavoro teorico e critico di uno dei più attivi critici italiani di questi ultimi tempi. Teorico e storico dell'arte di classe, ha legato il suo nome ad una teoria fondata su una visione “analitica” e interpretativa dell’arte. Il Convegno che si svolgerà a Salerno il 22 e 23 ottobre è promosso dalla Fondazione Filiberto Menna e dall'Università degli Studi di Salerno - Dipartimento di Beni culturali con il sostegno del Comune e della Provincia di Salerno, della Regione Campania e della Fondazione Carisal, con il contributo critico di importanti studiosi, come Renato Barilli, Massimo Carboni, Carlos Espartaco, Renato De Fusco, Maria De Rosa, Jose' Jime'nez, Cettina Lenza, Lorenzo Mango, Maria Passaro, Franco Purini, Antonella Trotta, Stefania Zuliani


Filiberto Menna. Il progetto moderno dell'arte 22-23 ottobre 2009


Per maggiori informazioni +39 089 254707 - +39 349 5813002
Chiesa dell'Addolorata / Complesso Monumentale di S. Sofia Largo Abate Conforti - Salerno ingresso libero mailto:liberoinfo@fondazionefilibertomenna.it





Arte

OMAR GALLIANI ALLA GALLERIA DEP ART DI MILANO

Apri gli occhi...chiudi gli occhi




Dal 16 ottobre al 12 dicembre, la galleria Dep Art di Milano presenta 40 opere tra disegni, tavole e olii recenti dell'artista Emiliano.




Inaugurazione venerdi' 16 ottobre, ore 18.30 Galleria Dep Art via Giuriati, 9 - 20129 Milano Orario: dal Martedi' al Sabato dalle 15 alle 19
Mattina e Festivi su appuntamento



QUASI UN BATTITO D'ALI


La mostra che la Galleria milanese Dep Art organizza e' un omaggio all'opera di uno dei protagonisti dell'arte contemporanea italiana e internazionale. Per Galliani, il disegno e' sempre stato uno dei principali strumenti d'esplorazione e di ricerca, vissuto nel solco della tradizione, ma allo stesso tempo aperto e sensibile alle dinamiche delle piu’ avanzate indagini artistiche contemporanee di oggi. Non a caso, l’artista esponente di punta della nuova figurazione italiana, crea figure evanescenti, ma al tempo stesso fortemente presenti, grazie alla tecnica che sfrutta le caratteristiche del supporto ligneo, per dare risalto a forme, linee ed effetti chiaroscurali. Il volto, la figura umana che scaturisce da questo processo si carica di insolita spiritualità e magica seduzione. Galliani sa come indirizzare il nostro sguardo e altresì, come illuminare e mettere a nudo la realtà, sa anche come fare, seppur per un solo momento, per farci aprire e socchiudere gli occhi e condividere assieme la magia alchemica di nuove e struggenti visioni poetiche. Giovanni Bonanno




La mostra e' accompagnata da un catalogo per le edizioni della Galleria Dep Art con un testo di Flavio Arensi.





Dentro lo studio di Giulio Paolini
Nomos “Le stanza d’artista”.

di Rachele Ferrario
GIULIO PAOLINI - Un viaggio a distanza
Stanza d’artista
Nomos edizioni - pp.144






"L’indagine di Paolini, è rivelatrice di una vocazione ambiziosa, alla scoperta del significato supremo e infinito dell’arte".

La Nomos Edizioni di Busto Arsizio, di recente ha inaugurato una nuova collana diretta da Rachele Ferrario, (nota storica e critica d’arte) “Stanza d’artista”, dedicata a protagonisti dell’Arte Contemporanea visti attraverso il luogo di lavoro, lo studio, dove l’artista crea l’opera. A inaugurare la nuova collana è la monografia dedicata a Giulio Paolini. Pittore, artista concettuale storicizzato come uno dei personaggi più importanti dell’Arte Povera. Non a caso, - spiega la stessa curatrice - la suddetta collana è stata pensata partendo proprio da lui, dal suo studio, da sempre luogo d'attesa, perchè l'opera di Paolini arriva da sè, senza annunciarsi e l'artista deve solo sedersi ed attendere che si manifesti.









" Giovane che guarda Lorenzo Lotto", foto in bianco e nero del 1967

L’indagine di Paolini, quindi, è la ricerca ambiziosa e nello stesso tempo ossessiva alla scoperta del significato "vero" dell’arte, perché, - spiega lo stesso artista - “un disegno è una traccia, una trama invisibile e nascosta. In Paolini, fotografia e disegno sembrano condividere in comune, “la vocazione a far affiorare”; la trasparenza non fa ‘immagine’ ma fa ‘immaginare’, al di là del limite contingente” e mutevole delle cose.






PIERO MANZONI
Foto di Tomasso Mattina, courtesy Gagosian Gallery, New York"Merda d'artista" (1961).
Barattolo di latta e carta stampata, 1 7 / 8 x 2 3 / 8 "

COPENHAGEN, Danimarca


Riguardo Piero Manzoni che nel 1961 ha inscatolato le sue feci in diverse confezioni di “merda d’artista” come arte , per la vendita il prezzo commerciale dell’opera, già altissimo, non è commisurato alla quantità di feci conservata o al peso della materia introdotta, ma al gesto provocatorio altamente dissacrante e artistico. Per la povera Pia Kjaersgaard, presidente del diritto danese ala partito populista, improvvisandosi al momento critico d’arte, dichiara ingenuamente ad un giornale: "Penso di poter giudicare che la merda è merda, e che la merda in un bicchiere di marmellata non è arte"

I FINANZIAMENTI PUBBLICI E PRIVATI in Italia



“IN ITALIA LA CULTURA VA IN CARROZZA”



In Italia la cultura non è finanziata da sponsor privati come succede all’estero. Una situazione in controtendenza a quella verificabile, per esempio, in Germania con la Siemens, colosso dell’elettronica che nonostante l’attuale crisi non diminuisce il budget di sostegno all’arte e ai progetti culturali. Questo è un esempio significativo di come il sistema tedesco supporta la cultura del paese. Il finanziamento pubblico tedesco o francese si ossigena dagli apporti dei privati per poi far funzionare al meglio la macchina pubblica. Questo è quello che si respira fuori dall’Italia tutto il contrario di quello che succede a casa nostra dove, salvo eccezioni, non decolla l’apporto dei finanziamenti privati. In Italia, sia per retaggio culturale sia per pigrizia, funzionano solo i finanziamenti pubblici. Oggi, più di prima vi è l’interesse ad approfittare dei finanziamenti pubblici, così molti si improvvisano gestori e guardiani della cultura; critici, teatranti e curatori. A proposito, chi sono veramente questi curatori? Ormai non sono più i vecchi critici di una volta che impiegavano il tempo a visionare e selezionare le diverse ricerche culturali in campo. Sono forse dei semplici “presentatori” che ipotizzano e prospettano situazioni “settoriali” utilizzando i finanziamenti pubblici e presentando ingenerosamente gli stessi artisti e gli stessi gruppi. Tanto per capirci, un caso eclatante è stato “l’ammucchiata” di mostre per la celebrazione del Centenario Futurista, rivelatosi alla fine controproducente persino per lo stesso Futurismo; un’accozzaglia di mostre slegate rispetto un filo conduttore unico, mal gestite, che in definitiva hanno dato il risultato opposto a quello sperato. La convinzioni che abbiamo in Italia, che fin quando è possibile approfittare, perché non farlo. Strano paese questo, anacronistico e per certi versi anomalo, che continua a muoversi per inerzia, abbandonandosi supinamente all’indifferenza . Di Orietta Berti, che di certo non è cult, vi è un brano di una futile canzone paesana nazional-popolare che incarna questo modo di fare:

Fin che la barca va lasciala andare, finché la barca va tu non remare.. -e aggiungiamo - … quando bisogno avrai, un campanello suonerai …


Questo testo, anche se è stato scritto molti anni fa dimostra di essere ancora molto attuale, perché ci rivela un’Italia “arruffona” dove il tempo sembra che si sia irreparabilmente raggrumato e raggelato.

sabato 22 agosto 2009

ARTE CONTEMPORANEA: FRaC Baronissi

FRaC Baronissi

FONDO REGIONALE

D'aRTE CONTEMPORANEA





Mostra Attuale: Luigi Vollaro

Convento Francescano della SS. Trinita' - Frac

Baronissi (SA)
fino al 30/11/09


Convento Francescano della SS. Trinita' - Frac




Sculture e disegni Sculture e disegni a cura di Massimo Bignardi


Sabato 31 ottobre, alle ore 18,30, nel Salone delle Conferenze del Fondo Regionale d'Arte Contemporanea di Baronissi, sarà presentata la mostra antologica dedicata a Luigi Vollaro. Circa cinquanta opere tra sculture in terracotta, in piombo, in rame e un ampio repertorio di disegni a documentare circa quarant'anni di attività di uno degli scultori campani che, nelle prima metà degli anni Ottanta, trova ampio consenso di critica con le opere esposte in occasione della Quadriennale di Roma del 1986. La mostra, curata da Massimo Bignardi, si snoda tra gli spazi dell'intero complesso, scandendo i tempi di un'esperienza che fonda la sua vitalità sul sapiente confronto con la materia. -La suggestione degli spazi un tempo conventuali del Fondo Regionale d'Arte Contemporanea di Baronissi - sottolinea Giovanni Moscatiello, Sindaco di Baronissi -, certamente contribuisce a rendere ancora piu' magico il percorso espositivo di questa mostra dedicata a Luigi Vollaro, uno scultore oramai da decenni affermatosi sulla scena artistica nazionale. Una mostra che si propone come attraversamento di linguaggi e, al tempo stesso di confronto con le materie, quelle che l'artista attinge al fertile patrimonio della nostra terra. L'impegno verso la promozione della cultura assunto dell'Amministrazione comunale di Baronissi si fa oggi volontà di parlare al futuro, alle giovanissime generazioni, consegnando loro i segni vivi della nostra contemporaneità-. -Le sculture realizzate a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta - scrive Massimo Bignardi nel saggio introduttivo al catalogo - riprendono ed ampliano tali orientamenti di scelta: ora sono le forme di carcasse a sollecitare l'immaginario. Esse servono all'artista per meglio comprendere il valore che lo spazio interno, quello contenuto dalla materia, assume nel suo nuovo rapporto con la forma. Penso che sono questi i presupposti che Vollaro pone alla base delle esperienze condotte a partire dal 1992, data alla quale appartengono i primi Guerrieri: per essi sceglie una materia morbida e malleabile qual e' il piombo. La tecnica e' ancora quella, cosi' come era stato per la terracotta, attinta al patrimonio della manualità artigiana della propria terra: tagli con saldature a stagno, lasciati vistosamente in evidenza, modulati da sottili segni di cera, paraffina bianca che anima ed arricchisce la superficie di corsive scritture, tracciati di una narrazione interiore. Le forme dei Guerrieri richiamano alla mente i reliquiari che adornano gli altari barocchi delle chiese napoletane, anneriti dalla patina del tempo, dallo spessore di polvere incrostata, con le lunghe bave di cera che la devozione popolare lascia cadere come segno e testimonianza di un lontano legame. Vollaro ruota lo sguardo nello spazio originario del suo essere; attinge da esso racconti che trascrive nel corpo della forma, nella sostanza della materia. Un dettato che nel tempo, o meglio a partire dall'opera Memorie di un viaggio del 1995, perde ogni approccio referenziale per approdare ad una forma esemplificata, ricondotta nella purezza di una linea che disegna e modula la materia e lo spazio che la contiene. Il passo per l'approdo ad un nuovo -classicismo- e' breve: la forma che ha perso ogni suo referente, sembra declinare lo spartito formale proprio di quegli oggetti (corpi) che popolano lo spazio della pittura metafisica, soprattutto di Morandi. Dettato che si rende palese nella bellissima scultura del 1996 da titolo Omaggio a Lisippo. Il confronto fra il bianco del basamento, poi del drappo con le pieghe imprigionate dalla cera, con la plumbea luce del capo, grigia come quella riflessa dai cristalli di galena, attesta pienamente il desiderio di sondare le pulsanti arterie di una classicità che sottende il quotidiano tecnologico. Dettato compositivo che ritroviamo, come confronto fra l'oggetto e la sua ombra nella grande installazione dal titolo Ex Voto del 1996: sono i segni-pittura delle ombre a far balzare nella spinta di un volo le -formelle- sospese alla parete. Sono, andando indietro, i segni di quei progetti incisi a trovare spazio e materia, a prendere possesso della superficie per poi slanciarsi nello spazio, accompagnati ciascuno dalla propria ombra ( dalla pittura) che, in fondo, e' un'astrazione-.

Con questa mostra, rileva Nicola Lombardi Assessore alla Cultura, -riparte la stagione espositiva del Fondo Regionale d'Arte Contemporanea di Baronissi, affermando ulteriormente la nostra attenzione allo studio e alla promozione della cultura, in particolare di generazioni che hanno contribuito a tracciare la storia dell'arte contemporanea nella nostra regione e, nel caso specifico del maestro Vollaro, dell'area salernitana-.



Catalogo: collana Contemporanea/Monografie Luigi Vollaro. Sculture e disegni, presentazione di Giovanni Moscatiello, testo critico di Massimo Bignardi, antologia della critica, con un-intervista all'artista di Pasquale Ruocco e apparati biografici e bibliografici curati da Marcella Ferro. Edizioni Plectica, Salerno; pp. 128, illustrazioni a colori e b/n. in brossura.



Inaugurazione sabato 31 ottobre - ore 18,30 Frac, Galleria dei Frati e Antiche Cisterne via Convento, Baronissi

Orario di apertura: lunedi' - venerdi' ore 9-19 lunedi' e giovedi' anche ore 16-19 sabato, domenica e festivi: previste aperture straordinarie ingresso libero




LA MOSTRA
GIA' SVOLTA


" LA COLLEZIONE PERMANENTE 2/ IL DISEGNO "
Fondo Peter Ruta – Nuove Acquisizioni

Frac Baronissi, Galleria dei Frati
9 luglio – 29 settembre 2009

inaugurazione giovedì 9 luglio ore 18,30




Giovedì 9 luglio alle ore 18,30 presso la Sala delle Conferenze del Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi, sarà inaugurata la mostra COLLEZIONE PERMANENTE 2 - Il Disegno. Si tratta di una raccolta di opere su carta articolata in due segmenti: il Fondo “Peter Ruta”, costituito da ventidue disegni che testimoniano del soggiorno positanese degli anni Cinquanta dell’artista tedesco trasferitosi a New York a metà del quarto decennio; e le ‘Nuove acquisizioni’, un notevole lotto di disegni che artisti contemporanei italiani hanno donato al Frac in occasioni diverse.




“A distanza di tempo dall’inaugurazione del 2002 – scrive il Sindaco di Baronissi, Giovanni Moscatiello – eccomi oggi a presentare la Collezione permanente dei disegni che, in questo lasso di tempo, il Frac ha acquisito attraverso donazioni, cioè attraverso una programmazione culturale che Massimo Bignardi ha saputo tracciare mantenendo fede ai propositi che, all’alba del Duemila, ci avevano sollecitato e dei quali mi sono sempre fatto caparbiamente promotore. Si tratta di una collezione che va ad affiancare quella dei dipinti di artisti che hanno segnato la storia delle vicende in area salernitana tra gli anni Settanta e il Duemila. Una raccolta, questa odierna, che col suo cospicuo numero di opere va dunque ad aggiungersi a quelle dei disegni di Guido Gambone, dei ‘Segnalibri d’autore’ e all’intera opera grafica di Renato Barisani”.


È una collezione che testimonia l’attività del Fondo Regionale, rivolta a documentare in quest’occasione, il maggiore livello di interesse rivolto al disegno dagli artisti contemporanei, attraverso le opere di Renato Barisani, Paolo Bini, Gabriele Castaldo, Antonio Davide, Teo De Palma, Paolo De Santoli, Gerardo Di Fiore, Franco Fienga, Massimo Giannoni, Tonino Lombardi, Salvatore Lovaglio, Vincenzo Ludovici, Ruggero Maggi, Franco Marrocco, Ignazio Moncada, Arturo Pagano, Luigi Pagano, Giacomo Palladino, Antonio Picardi, Francesca Poto, Virginio Quarta, Vincenzo Ruocco, Errico Ruotolo, Nicola Salvatore, Giovanni Tesauro e quelle di Peter Ruta.

“Nell’arte contemporanea è ancora forte la necessità di adottare il disegno come strumento d’indagine e di sperimentazione – scrive Mirella Tammelleo –; il foglio viene eletto a spazio appropriato a saggiare ipotesi, a misurare la forza delle prime scelte immaginate, ma spesso il disegno perde il carattere tradizionale di esercizio pratico, propedeutico a sviluppi ulteriori, quali la trasposizione su tela o plastica, e si costituisce come linguaggio in sé compiuto, efficace ed esaustivo. Non solo schizzi e studi preparatori, dunque, non solo ‘appunti’ attestanti lo sviluppo di una ricerca, ma anche disegni autorappresentativi, che si pongono come opere autonome. Ogni volta la carta si dispone ad accogliere il dettato interiore dell’artista, registrando l’interesse per una particolare soluzione, figurativa o astratta che sia, e configurandosi come luogo dove raccogliere le vibrazioni dell’animo che si manifestano sia nel gesto, minuziosamente analitico o rapido, sia mediante le scelte del supporto, come il suo colore, lo spessore, che contribuiscono a conferire all’elaborato grafico qualità cromatiche e d’ambientazione”.


“Unitamente ai disegni di artisti – precisa Massimo Bignardi – che hanno per più ragioni attraversato o affiancato l’attività del Frac-Baronissi, segnando una traccia di esperienze che, dagli anni Novanta arriva a noi e provenienti da aree di ricerca diverse, sono qui proposti i venti disegni e le due gouaches che Peter Ruta ha voluto donare al Fondo Regionale: si tratta di un preziosissimo lotto di opere, fogli, annotazioni, prime intuizioni del paesaggio, realizzate da Ruta nel corso degli anni Cinquanta, meglio ancora dal 1953, data del suo arrivo a Positano, al 1963 quando fa ritorno a New York. Disegni ad inchiostro di China, proposti come rapidi corsivi di un rapporto con un luogo incantato, ove l’artista, dopo il dramma della guerra, sosta a lungo per ritrovare la sua identità di uomo”.

La mostra resterà aperta fino al 29 settembre con i seguenti orari:
dal lunedì al venerdì ore 9.00/13.00 - lunedì e giovedì anche ore 16.00/19.00


Ufficio stampa: Giuseppe Napoli

Catalogo: collana Contemporanea/Quaderni


COLLEZIONI PERMANENTE 2 Il Disegno, presentazione di Giovanni Moscatiello, testi di Massimo Bignardi e Mirella Tammelleo, pp. 72 con illustrazioni a colori e b/n, e apparati biografici.



Convento Francescano SS. Trinità, 84081 Baronissi
Servizio Cultura - Sport, Comune di Baronissi
tel. 089 828210 – fax 089 828217

E-mail: cultura@comune.baronissi.sa.it

Web site: http://www.comune.baronissi.sa.it/



FRaC Baronissi

In questa sezione è possibile reperire informazioni sull'attività espositiva realizzata dal F.R.A.C. (Fondo Regionale d'Arte Contemporanea) presso il polo culturale "Astrolabio" all'interno del Convento della SS. Trinità di Baronissi.

Mostra "LA COLLEZIONE PERMANENTE 2/IL DISEGNO"

Mostra "BETWEEN PLACES AND BODIES"

Mostra "NUOVE ARGILLE"

Mostra "LUCE D'ANGELI"

Rassegna "VIDEA 2"

Mostra "ON THE ROAD" di Giovanni Tesauro

"TEATRO E DANZA NEL NOVECENTO"

Mostra "NECESSITA' DEL PRESENTE" di Errico Ruotolo

Mostra "DI ESTREMA MEMORIA" di Franco Cipriano

Mostra "PROVOCAZIONE DELLA PITTURA 1960 - 2007" di Virginio Quarta

Rassegna "VIDEA"

Mostra "ECHI TEMPORANEI"

Mostra "L'INQUIETUDINE DEL CLASSICO" di Gerardo Di Fiore

Mostra "EVANESCENZE" di Vincenzo D'Antonio

Mostra "SCULTURE" di Franco Fienga

Mostra "CORPI, MOTIVI" di Doriana e Patrizia Giannattasio

Mostra "PERIPLO" di Franco Massanova

Mostra "SCARTI DI STAMPA" di Alessandro Siniscalchi

Mostra "GUIDO GAMBONE - Disegni"

Mostra "ATTRAVERSO LE MANI" di Matteo Carbone

Mostra "NEL CORPO NELLA MATERIA" di Ernesto Terlizzi

Mostra "TRACCIATI DELL'ASTRAZIONE" di Teo De Palma

Mostra"NURAGHE CONTEMPORANEE" di Pasquale Petrucci

Mostra "CERAMICA ED OLII" di Michele Carpentieri

Mostra "RENATO BARISANI - Opere grafiche 1951 - 2002"

150 Opere di Marc Chagall Al Blu di Pisa



150 Opere
di Marc Chagall
al Blu di Pisa


Marc Chagall, il Mediterraneo e i colori dell’anima







BLU palazzo d’arte e cultura, Pisa 19 ottobre 2009 - 17 gennaio 2010
a cura di Claudia Beltramo Ceppi e Meret Meyer


Catalogo Giunti






info: tel. 199285141 / +39 05528515; info@impegnoefuturo.it; http://www.palazzoblu.org/




L'esposizione e' la prima di un ciclo triennale dedicato ai grandi maestri dell'arte del Novecento e al loro rapporto con le tradizioni, la luce e le culture del Mediterraneo e che, nel 2010, vedrà protagonista Joan Miró. Forse la mia arte è un’arte insensata, un mecurio cangiante,un’anima azzurra che precipita sopra i miei quadri."






Pisa ricorda il genio di Marc Chagall con una grande esposizione visibile fino al 17 gennaio 2010. La mostra presenta 150 opere, tra dipinti, sculture, ceramiche e tavole selezionate dalle storiche edizioni Teriade - provenienti dalle più importanti istituzioni pubbliche francesi, come il Musee National Marc Chagall di Nizza, il Centre Pompidou di Parigi, il Musee Matisse di Le Cateau Cambresis e da collezioni private - che l'artista russo creò a partire dal 1926 quando per la prima volta incontrò la luce, i colori e il paesaggio del Mediterraneo. Il percorso offre in esposizione grandi dipinti scaturiti dall’incontro dell’artista con il Mediterraneo, tra cui opere celeberrime come “La musica”, “il Circo in rosso”, “Gli amanti a St. Paul. Cinque le sezioni dell'esposizione che analizzano i grandi temi con cui il pittore affrontò la sua vita artistica dopo l'esilio dalla Russia A chiudere l'esposizione, le sezioni dedicate alla scultura, le ceramiche e i Collages.





“forse la mia arte è un’arte insensata, un mercurio cangiante, un’anima azzurra che precipita sopra i miei quadri” (Marc Chagall)


Marc Chagall nasce a Vitebsk nel 1887.
Primogenito di una numerosa famiglia, Chagall sembrava destinato a vivere nel piccolo borgo tra contadini e piccole fabbriche artigiane. I primi lavori di Chagall, nati tra il 1908 e il 1909, risentono dell’influsso delle esperienze francesi di Van Gogh, Cezanne, e soprattutto del colore puro e selvaggio del grande Gauguin. Dopo tre anni vissuti a San Pietroburgo, Marc Chagall, nonostante sia già un artista conosciuto, decide che il suo destino è Parigi. Nel 1910, dopo quattro giorni di viaggio giunge a Parigi, proprio nel momento che trionfava il cubismo di Picasso, trovandosi a contatto con artisti, come Soutine, Leger, Modigliani e R. Delaunay. I temi pittorici affrontati in questo primo periodo da Chagall sono di vita quotidiana; nascite, matrimoni, ritratti dei genitori e dello zio violinista, espressi con un linguaggio infantile stimoli. Questi sono anni di intensa creatività, di incantamento e anche di struggente ricerca, della malinconia. Proprio nella capitale dell’arte scopre la libertà della pittura di Cézanne, il senso preciso delle forme, la scomposizione dei piani,e quindi, le nuove possibilità di “sintetizzare” la tradizione e il razionalismo con la fantasia e il sogno. Nell’opera “Io e il villaggio” del 1911, l’artista applica la molteplicità dei punti di vista del cubismo analitico, scomponendo per piani cromatici trasparenti. Chagall aveva accolto con interesse le nuove invenzioni cubiste ma sentiva anche l’urgente bisogno di “trasformare” le forme razionali del cubismo analitico in una visione espressiva ed. emozionale molto più intensa. Di certo, il lavoro di Chagall nasce dal folclore russo e dalla tradizione popolare ebraica. L’artista non vuole abbandonare i ricordi della sua infanzia, per cui ricerca nelle avanguardie di quel periodo una soluzione di ordine formale. Non desidera incarnarsi nell’asetticità del cubismo di Picasso e neanche nella negazione riduttiva di Malevic. In Picasso c’è troppa logica e razionalismo borghese, mentre in Malevic tutto diventa intuizione e sottrazione. Chagall -come afferma C. Benincasa-“invoca un mondo popolato dall’arca di Noè, gioca il destino della pittura sull’addizione iconica, sulla moltiplicazione infinita” e poi “ egli dipinge il mondo di passaggio e non lo stadio definitivo”.Il concetto spaziale antiprospettico del cubismo viene sviluppato da Chagall fino alla perdita del senso di gravità, assemblando immagini senza peso, che si muovono su ogni parte della superficie pittorica generando episodi apparentemente senza senso. Ogni diversa grandezza della forma rappresentata tende all’intima visionarietà dell’artista che rifugge dalla consueta scala dei valori oggettivi. Una realtà visionaria -dice G. Di Milia- “ fatta di esseri microscopici e giganti che convivono con una umanità volante, leggiadra e contorta che sembra prediligere soste sugli alberi e sui tetti”. E’ la tradizione ebraica russa che Chagall cerca di far convivere con il formalismo cubista. Si trova, di colpo a condividere una visione tutta protesa verso una realtà intimamente psichica. Questa è anche la via che percorre Klee, tuttavia, la pittura di Marc rimane più vicina al piano dell’esperienza sensoria. Scomponendo le immagini, cerca di riformulare una nuova realtà dove è normale camminare al contrario, volare e persino avere il volto verde. Uno spazio impossibile che incarna inconsuete associazioni immaginative. Gli anni che vanno dal 1914 al 1922, culminanti con le creazioni per il teatro ebraico costituiscono una fase creativa diversa rispetto il periodo russo e quello parigino. In queste opere, l’artista si concede totalmente fino a sublimarsi con gli episodi narrati, raggiungendo un livello di alta qualità poetica. Nel dipinto della “Musica” del 1920, per esempio, l’uomo che suona il violino occupa la parte centrale dei dipinto, appoggiato (o forse sospeso) su un minuscolo paesaggio di case su cui vola una leggiadra figura femminile: tutto intorno vi sono apparizioni e frammenti di eventi che si dipanano senza un apparente senso logico su tutta la superficie della tela. Per Chagall l’apparizione è anche finzione, il sogno magia, la realtà pura malinconia. La pittura nasce, quindi, come flusso incontenibile di ricordi, da uno stato d’animo che carico di tensione, è capace di frantumare la realtà sdoppiandola in tanti frammenti di essenza ansiosa. A partire dal 1926 in poi, la sua visione poetica cambiò di colpo e prese più vigore quando per la prima volta incontrò la luce e i colori del Mediterraneo. Di certo, questi elementi contribuirono a modificare l’arte di Chagall in una pittura più fascinosa in cui la magia intima e lirica dei colori del Mediterraneo diventa elemento condizionante di un percorso poetico, trasformando il suo mondo in spazi e visioni d’incantato stupore. Chagall, tornato in Russia nel giugno del 1973, alcuni anni prima di morire (Saint-Paul-De Vence, 1985), volle rivedere ancora la sua amata Vitebsk prima di concedersi per l’ultimo e definitivo viaggio. Giovanni Bonanno