A cura di Gabriella Taddeo e Pasquale
Persico
Dal 29 maggio al 14 giugno 2023
Complesso San Michele di Salerno
Periferia e centro è il nucleo tematico intorno a cui si muove la Mostra collettiva “Contemporanea” che sarà visitabile dal 29 maggio (Vernissage ore 19.00) fino al 14 giugno 2023, al Complesso San Michele di Salerno.
Ideata dall’associazione OpificioCrea e dalla Collezione-galleria Franco Barbato e, realizzata in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana e Università degli Studi di Salerno, con il contributo di Banca Patrimoni Sella & C. e Mc. Donald’s Salerno e Potenza, l’esposizione propone tredici artisti in mostra: Lucio Afeltra, Enzo Bianco, Ugo Cordasco, Enzo Cucchi, Nello Ferrigno, Giosetta Fioroni, Loredana Gigliotti, Pino Latronico, Nino Longobardi, Mimmo Paladino, Biagio Pancino, Alfonso Sacco, Ernesto Terlizzi.
Vengono messe a fuoco molte delle ultime tendenze dell’arte contemporanea con esponenti della transavanguardia, dell’informale, del concettuale e si vanno ad indagare i due campi essenziali della pittura e della scultura.
“La proposta di accogliere questa idea-progetto ci è sembrata da subito in piena sintonia con l’obiettivo dell’Ente: sostenere l’arte e la cultura attraverso interventi concreti che possano rivelarsi di interesse collettivo. Il Complesso San Michele si trova nel cuore della città di Salerno, le sue sale raccontano uno spaccato della storia di questa città e della provincia intera; in tal senso, la Mostra “Contemporanea. Periferia e Centro” ci è parsa assolutamente in consonanza con il nostro operato; l’idea di poter accogliere in uno spazio ricco di storia, opere contemporanee di artisti che esprimono in maniera così differente il loro modo di leggere la realtà e porre queste opere in dialogo con gli spazi che le ospitano, è in piena sintonia con la nostra idea di apertura verso l’altro, attraverso un approccio innovativo alla fruizione e alla didattica culturale”- ha dichiarato il Presidente della Fondazione Carisal, Domenico Credendino.
Per Virgilio D’Antonio, ordinario di Diritto Privato Comparato presso l’Università di Salerno, la collettiva esprime questo messaggio: “Raccontare e far scoprire alla città di Salerno un linguaggio contemporaneo, dove centro e periferia si ritrovano e si fondono nell’unicità dell’espressione artistica che attraversa opere, anche diversissime le une dalle altre, ma accomunate dall’intima bellezza della tensione che esprime il racconto
del presente”. Il collezionista-gallerista, Franco Barbato ha affermato: “L’artista davanti al suo lavoro è nudo ed io, come gallerista, rappresento il mezzo di contatto e di mediazione che lo proietta all’esterno e lo mette in rapporto con quel variegato pubblico composto da collezionisti, amanti dell’arte, musei”.
Pasquale Persico evidenzia: “Il Convento S. Michele fu, a suo tempo, posto sotto i riflettori della Comunità Europea con il Progetto Urban Salerno, per un’ipotesi di rammendo urbano, capace di riparare alla disomogeneità, in termini di qualità urbana
tra due parti del centro storico della città. La Mostra che presento ripropone questo tema a scala più larga con nuovi linguaggi d’arte. Un arcipelago di artisti, con diversa sensibilità, esprimono letture significative del tema a loro proposto. Questa collettiva, nel tempo, potrà aggregare altri artisti e diventare una densità propositiva di area vasta, fino a diventare massa critica di un arcipelago ancora più largo che nel mio linguaggio potrebbe essere definito Altra Città”.
Per la curatrice Gabriella Taddeo: “L’antitesi centro-periferia ha oramai margini estremamente sfumati, rappresenta oggi un universo estremamente intricato e tortuoso, anche assai difficile da delimitare e definire, come da più voci storiche e critiche si ribadisce: la periferia nuova nel suo crescere si complessifica, diviene difficile da decifrare, smarrisce connotati facilmente riconoscibili, da tempo non è più riconducibile ad un territorio gerarchizzato e quindi omogeneo, ma è invece un paesaggio irregolare, a-morphos. In essa si mescolano alla rinfusa, nuove centralità emergenti e vecchie centralità declinate, laboratori dell’innovazione e progetti industriali obsoleti.” (Agostino Petrillo - “La periferia nuova. Disuguaglianza, spazi, città” Franco Angeli 2018).
Ma in una società continuamente e strettamente connessa in cui su scala mondiale si diffondono in tempo reale idee, questioni e tendenze attraverso i nuovi mezzi tecnologici, ha ancora senso parlare di centralità ed in particolare nel campo specifico dell’arte? La distanza fra centro e periferia si va dunque accorciando, si va assottigliando notevolmente nel mondo attuale.
Alla serata inaugurale seguiranno altri readings di riflessione, oltre che sulla tematica principale, anche sul collezionismo e sull’interazione dei vari attori della scena dell’arte contemporanea.
LA MOSTRA
SCHEDE BIOGRAFICHE DEGLI ARTISTI
Lucio Afeltra: è un artista che vive e lavora a Salerno. Le sue pluralità
espressive spaziano dalla pittura alle installazioni e si accampano attraverso
media eterogenei. La sua è una pittura di segni ed immagini tradotte da
algoritmi matematici. L’artista come un archeologo
ci rivela una contaminazione di immagini digitali su cui si sovrappongono e
stratificano segni in una prolificazione e filiazione artistica che va a
definire il suo stile personale. La sua è una lunghissima galleria di eventi
artistici italiani ed esteri che ne testimoniano la prolungata esperienza di
ricerca e di sperimentazione di nuovi linguaggi.
Enzo Bianco: articolato e multiforme è il cammino che ha percorso l’artista di origine partenopea ma di adozione salernitana: ha decodificato e sperimentato negli anni l’arte dalla grafica all’acquerello, dalla pittura alla scultura alla manipolazione dell’argilla fino al design. Ama definirsi “artista indipendente” ed al centro del suo mondo poliedrico c’è la instancabile voglia di sperimentare ma anche il “rigore progettuale” che è alla base di molti suoi interventi di architettura urbana e di arte ambientale per i quali ha privilegiato la ceramica, la pietra e l’acciaio. La sua è una città creativa fatta di colori che dal tenue dell’acquerello si accende di forti vibrazioni negli olii e nelle sue sculture ceramiche, di forme innovative rubate da un mondo sovrastante e sottostante la realtà.
Ugo Cordasco è approdato negli anni alla
scultura pur partendo da studi di architettura e di design che vedono fra i
suoi maestri Riccardo Dalisi. Subito
dopo la laurea opera presso il suo studio professionale a Sarno. Ma la
frequentazione di maestri artigiani lo induce a realizzare i suoi primi oggetti
in pietra, legno e ferro, che diventa il materiale da lui privilegiato. Il suo èlan
vital interiore lo porta a prendere nuove strade e viene catturato
completamente dalla materia, vuole esplorarla, scoprirne i lati oscuri, Le sue
sculture permeate di ironia, sono paragonabili solo al ready made del grande
Duchamp e ruotano in un circuito metafisico.
Enzo Cucchi è un artista
marchigiano, autodidatta: dall’iniziale concettualismo arriva a privilegiare il
modus operandi figurativo e simbolico divenendo uno dei maggiori esponenti del
movimento transavanguardistico. Negli anni ottanta partecipa a Terrae motus la
grande mostra organizzata dal gallerista napoletano Lucio Amelio con una delle
sue opere più significative costituita
da quattro pannelli di ferro arrugginiti
al cui centro si accampa un vascello, una delle immagini a lui più care, E’
presente attualmente in molti musei italiani ed all’estero;è nel Museum of
modern art di New York, alla Tate Gallery di Londra al Pompidou di Parigi solo
per citarne alcuni.
Nello Ferrigno è nato a Salerno. Opera fin
dagli inizi degli anni Settanta guardando alla Pop Art ed all'Arte Concettuale.
In quel periodo partecipa a rassegne d'arte contemporanee a Salerno e Roma e
sperimenta vari filoni artistici: dalla serigrafia in chiave pop-artistica
all'oggetto "poverista" fino alla pittura iperrealista. E’ in quel
medesimo periodo che emerge anche la sua passione per la ceramica che lo vede
tra i fondatori del "Gruppo Vietri" il cui tentativo era quello di
ridisegnare il modello ceramico vietrese. Terminata l'esperienza del
"gruppo" continua la sua personale ricerca di un linguaggio artistico
che si muove tra la tradizione e la innovazione definendolo oltre che come
ceramista come scultore. Ha esposto in Italia ed all'estero e sue opere sono
presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
Giosetta Fioroni: nasce a Roma da una famiglia di artisti (il padre
Mario era uno scultore. la madre marionettista). Studia all'Accademia di
Belle arti di Roma, dove fu allieva di Toti Scialoja. Nel corso della sua
carriera, l'artista ha realizzato opere usando molte tecniche diverse, fra cui
ceramica, pittura a tempera e ad acrilico, che ritraggono il mondo in modo
visionario e quasi astratto. E’ nel 1969 che crea il primo teatrino, un "giocattolo
per adulti", cassettine-teatro di legno dipinto offerte ai bambini
assenti: attraverso una lente si può guardare all'interno un assemblaggio di
oggetti miniaturizzati. Si avvicinò al mondo della fiaba e della leggenda,
grazie alla lettura dell'opera di Vladimir Jakovlevic Propp. Ha avuto
scambi significativi per tutta la sua vita con scrittori e poeti come Arbasino,
Balestrini, Ceronetti, Zanzotto. La storia dell’arte della Fioroni si fa storia
di mondi, di popoli e di civiltà. La sua produzione viene comunemente collocata
nell’ambito della Pop art italiana, ma a differenza di Warhol mette
a confronto due universi, l'industria culturale e la fiaba insieme al mondo e ai
giochi dell'infanzia.
Loredana Gigliotti, vive e lavora a Salerno. Ha insegnato discipline pittoriche
al Liceo Artistico e all’Istituto d’Arte di Salerno. Dal 1975 ad oggi ha
partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero. La sua pittura guarda
all’arcaicità del mito e delle divinità femminili. Lo sfondo delle sue tele
interagisce con le sue immagini che quasi si fondono con esso. I suoi corpi
dinamici secondo Dacia Maraini “rammentano le dolorose torsioni dei nudi di
Egon Schiele, ma senza la sua disperazione, nell’euforia tutta mediterranea di
un mito ritrovato.”
Pino Latronico lucano di origine vive a Salerno. Suoi maestri sono
stati Brancaccio e De Stefano, ha insegnato discipline pittoriche al Liceo artistico
di Salerno. Le sue opere sono oggi in molte collezioni pubbliche e private. Contaminazione
fra antico e contemporaneo possono dirsi le sue figure enigmatiche che non sono
facilmente definibili. Esse si mostrano
nella loro nudità parzialmente coperta da drappi maschere e copricapi in posture
eleganti. Sono misteriose ed ammiccanti e la loro surrealtà è accarezzata da
uno sguardo costantemente ironico.
Nino
Longobardi è un artista partenopeo che ha
seguito una libera formazione sul campo con maestri come Carlo Alfano, Joseph
Beuys galleristi come Lucio Amelio e critici come Filiberto Menna ed Achille
Bonito Oliva. L'incontro con il grande gallerista napoletano Lucio Amelio
risale al’69 e per lui fu l'inizio di un sodalizio umano e artistico, durato
venticinque anni. Ma è negli anni
Ottanta che arriva il successo internazionale per l’artista che toccherà a
partire da allora spazi espositivi in tutto il mondo. La sua ricerca si
concentra da allora sulla figura umana, sintetizzata da pochi tratti di
pennello, matita e carboncino e gradualmente approda ad una scelta minimalista.
Domenico
Paladino nasce a Paduli, paese del beneventano. Lo zio paterno, Salvatore è pittore
e lo avvia a interessi artistici, che confluiranno nella frequentazione del
Liceo Artistico di Benevento (1964-68) e della Galleria di Lucio Amelio. E’ nel
1968 che in occasione della sua prima esposizione presso la Galleria
Carolina di Portici viene presentato al giovane Achille Bonito Oliva, che lo
accompagnerà criticamente lungo l’intera sua carriera artistica, includendolo
nel novero degli artisti della Transavanguardia e l'anno successivo lo
presenterà nuovamente nella personale di Caserta allo Studio Oggetto di Enzo
Cannaviello. Seguendo le indicazioni artistiche del periodo, è predominato da
un indirizzo soprattutto concettuale. Innumerevoli le sue installazioni
effimere e permanenti nonché la sua galleria di personali e collettive in varie
parti del mondo.
Alfonso Sacco è originario di Portici (NA). Giovanissimo frequenta lo studio d’arte di
sua zia, figlia del pittore C. Arnese e da lì inizia la sua avventura nel mondo
dell’arte. Inizia la sua attività come designer. Ma fondamentale anche per lui
l’incontro con Lucio Amelio presso cui espone ed entra a far parte della sua
raccolta privata. E’ tra i fondatori con Luigi Castellano –di LuCa (Gruppo 58). Il suo è un impegno
artistico ma anche sociale: firma il primo manifesto” Segni e colori contro la
mafia” in difesa degli operatori dell’immagine e cinematografici. Firma il
progetto del manifesto-denuncia per la città di Napoli del filosofo Aldo
Masullo e appoggia il pensiero dello scrittore Roberto Saviano. Nel 1999, Luigi
Castellano (LuCa) e Achille Bonito Oliva, notano: i primi “Memories of life”
(annodamenti vari), che suscitano il loro interesse e scrivono una nota critica
al progetto. È presente nel Museo multimediale di Arte, Cultura, Storia e
Società del Comune di Portici (NA).
Ernesto Terlizzi nasce ad Angri (Sa), dove vive e lavora. Studia presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Da allora molte sono le discipline che attraversa ma una sua costante è la presenza del segno, continuamente recuperato e contaminato nel corso della sua lunga ricerca. L’artista ha elaborato un suo modus operandi fatto di brecce, fenditure e segni astratti, di manuale e mentale, di pratica dell’arte e di teoria in una voluta destrutturazione della realtà. L’intera sua opera può dirsi una rivisitazione della natura e dell’uomo, la creazione di un nuovo mondo allusivo, pieno di suggestioni evocative.
Ufficio Stampa Fondazione Carisal
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Evento segnalato da Ophen Press Service - Archivio Ophen Virtual Art di Salerno
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