EVENTI ARTISTICI
PADIGLIONE TIBET, 6 LUGLIO
Pad. Tibet 2015
Tulku, le incarnazioni mistiche del Tibet
di Piero Verni e Giampietro Mattolin
I tulku sono quei maestri
spirituali che scelgono di ritornare nel mondo, esistenza dopo esistenza, per
essere di aiuto agli esseri viventi.
La tradizione di queste
reincarnazioni mistiche è una caratteristica peculiare del Buddhismo vajrayana,
la forma dell’insegnamento del Buddha
diffusa in Tibet, regione himalayana e Mongolia.
Profondamente radicata nelle
culture di questi Paesi, fuori però dall’universo tibetano questa usanza è
stata spesso fraintesa.
Scopo di “Tulku, le
incarnazioni mistiche del Tibet” è quello di fornire al lettore, attraverso un
linguaggio semplice e chiaro, un quadro
esauriente di cosa effettivamente sia la tradizione dei tulku e di come
interagisca con le società nelle quali è presente.
Grazie anche alle numerose
interviste concesse agli autori dal Dalai Lama e da altri importanti lama
buddhisti, questo libro ricostruisce la storia, l’orizzonte religioso ed
etnico, l’attuale condizione e il futuro di questa fondamentale componente
della civiltà tibetana.
Di particolare interesse
inoltre, i capitoli dedicati alla vita del VI Dalai Lama (il più eterodosso di
tutto il lignaggio) e all’infanzia dell’attuale quattordicesima reincarnazione,
prima che venisse riconosciuta e insediata a Lhasa in qualità di massima
autorità del Tibet.
Da segnalare infine come
dalle pagine di questo volume (sia grazie al testo sia all’imponente apparato
fotografico di cui si avvale) emerga anche una nitida immagine del Tibet e dei luoghi
in cui i tulku esercitano la loro funzione spirituale.
PADIGLIONE TIBET, 6 LUGLIO
EVENTI ARTISTICI ED
INTERCULTURALI
di Angela Zenato
La serata del 6 luglio il
Padiglione Tibet ha festeggiato gli ottant'anni del Dalai Lama all'interno di
uno spazio presto rivelatosi un magico tavolo rotondo.
La sorpresa di un ambiente
tanto eclettico mi ha inserita in contesti sempre mutevoli, passando dalle
rappresentazioni quasi metafisiche della performance di danza di Ksette, sul
calar della sera, alle note incise e potenti di Alberto Fortis all'interno,
attorno al quale ho visto trasformarsi un piccolo teatro greco dove la bellezza
dell'arte e gli animi tutti hanno espresso un'incredibile, palpabile energia
dagli echi antichissimi.
La linea conduttrice -
cultura Tibetana e riflessioni interculturali - ha seguito sentieri ed
espressioni di libertà artistica significativi, portati alla ribalta in un
contesto architettonico minimale e sacro, quale perfetto spazio di continuità
tra oriente ed occidente, insomma, un perfetto padiglione per un paese che non
c'è, laboratorio di idee, riflessioni ed esperienze da condividere!
Portare nel nostro al di qua
immagini reali etniche e proporre un confronto artistico costante ha gettato le
basi per porre l'arte quale mezzo di comunione transcontinentale, quasi fosse
una preghiera di salvezza. Tra le elaborazioni artistiche più meditative, i
passi di danza calati nell'oscurità della sera, come domande inespresse, lungo
un futuro tutto da percorrere, si muovevano accompagnati da un'entità muta,
simile nei gesti ad una sofferente creatura, estenuata, costretta alla violenta
ripetizione dei movimenti. Che in quell'acqua possano esser cadute lacrime? Che
sia una sorta di passione, di corpo, di sacrificio scaraventato, crudo, nella
petrosa realtà, in serpeggiante silenzio, sferzando sulla pietra la vita come
una frusta?
La performance ha tramutato
in gesto i passi, i movimenti in piccolo teatro, teso, racchiuso in un
essenziale piazzale tinto di blu, tinto dal cielo, dal tramonto, dal blu
dell'acqua, ombreggiando e disegnando la parete, a moltiplicarne i gesti…
Un'altra ripetizione,
un'altra, identica, storia.…
Visiona l'evento del 6 luglio 2015
del Padiglione Tibet
evento parallelo alla 56 Biennale di Venezia
evento parallelo alla 56 Biennale di Venezia
performance di danza
di Ksette
Tulku (foto di Angela Zenato)
Tulku (foto di Angela Zenato)
Ksette Orizzonte (frame video Cristian Michelini)
Ksette Orizzonte (frame video Cristian Michelini)
Ksette Orizzonte (frame video Cristian Michelini)
Ksette Orizzonte (frame video Cristian Michelini)
Ksette Orizzonte (frame video Cristian Michelini)
Tulkus,
the mystic incarnations of Tibet
by
Piero Verni and Giampietro Mattolin
Tulkus are those spiritual
teachers who choose to return to the world, lifetime after lifetime, in order
to help living beings. This tradition of
mystic reincarnation is peculiar to Vajrayana Buddhism, the form of Buddha's
teaching found in Tibet, the Himalayan regions and Mongolia. Although it has deep roots in the culture of
these countries, outside of the Tibetan sphere this tradition has often been
misunderstood.
The aim of “Tulkus, the mystic incarnations of Tibet”
is to give the reader, using clear and simple language, a comprehensive picture
of what the tulku tradition actually involves and how it interacts with the
societies in which it is found. Also
drawing on numerous interviews granted
to the authors by the Dalai Lama and other important
Buddhist lamas, this book reconstructs the history, the religious and ethnic
context, the current state and the future of this fundamental component of
Tibetan civilisation.
Of particular interest are the
chapters dedicated to the life of the sixth Dalai Lama (the most unorthodox of
the entire lineage) and to the childhood of the current fourteenth incarnation,
before he was recognised and enthroned in Lhasa as the highest authority in
Tibet. A clear picture of Tibet and the
places in which tulkus exercise their spiritual function emerges from both the
text of this book and the impressive collection of photographs enhancing it.
TIBET PAVILION, 6th
OF JULY 2015
ARTISTIC AND INTERCULTURAL
EVENTS
by Angela Zenato
The
evening of July 6th, the Tibet Pavilion celebrated the eightieth birthday of
the Dalai Lama, in a space soon revealed as a magical round table. I found
myself in a ever changing context, hosting eclectic artistic events: from the
metaphysical dance performance by Ksette, at sunset, to the deep
and powerful notes by Alberto Fortis, transforming the inner space in a small
greek theatre, where the beauty of the souls remind me an incredible ancient
universal energy. The leading line -
the
Tibetan heritage and the inter cultural reflections - was focused on the
repression and freedom needs, expressed through contemporary art, videos,
performance and meetings, brought to the fore in a minimalist and holy
architecture.
The
Tibet Pavilion,“the never-never country's pavilion”, represents the
perfect connection between East and West culture, a laboratory of ideas and a
place in which sharing thoughts. Thanks to these purposes, art becomes a
transcontinental language, bringing us images of different livings almost it
was a prayer talking about Salvation. One of the most significant performance
was the contemporary dance elaboration, surrounded by the evening lights out of
the Pavilion, where the movements looked like unexpressed questions, slowly
dancing on the stone square, speaking about repetition, forced actions and
violence. Is that Water composed by tears? Does it refer to the Passion, or to
a tired, sacrificed body, which is lashed against the raw reality? Such a
silent performance was not only a dance exhibition, but also a theatre, out of
the church, acted on a blue square, painted by a deep nocturnal sky and the
blue water a round. The movements found their shadows repeated on the
stonewall, multiplying the unspoken questions.
Nessun commento:
Posta un commento