giovedì 13 maggio 2021

WHAT WOULD YOU PUT IN THE HAT OF JOSEPH BEUYS

 

WHAT WOULD YOU PUT IN THE HAT OF JOSEPH BEUYS

What would you put in the hat of Joseph Beuys.

Testo di Marcello Francolini, critico d’arte,  aprile 2016


Visit:

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/virtualGallery/?art=5

 


SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY 2.0

Via S. Calenda, 105/D - Salerno

WHAT WOULD  YOU PUT IN THE HAT

OF JOSEPH  BEUYS

Collettiva Internazionale con la partecipazione

di 119 artisti  contemporanei di cinque continenti

a cura di Giovanni  Bonanno

Presentazione  critica di Marcello Francolini 

Progetto in collaborazione con l’Archivio Ophen Virtual Art

e la Collezione Bongiani Ophen Art Museum di  Salerno.

Dal 29 aprile 2016  al  27 agosto 2016

Inaugurazione: venerdì  29 aprile 2016, ore 18.00

Salerno Tel/Fax 089 5648159    e-mail:  bongiani@alice.it      

Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it

Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00


S’inaugura  venerdì 29 aprile 2016, alle ore 18.00, la mostra  collettiva internazionale a cura di Giovanni Bonanno dal titolo: “WHAT WOULD  YOU PUT IN THE HAT OF JOSEPH  BEUYS” che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista tedesco Joseph Beuys in concomitanza con la ricorrenza dei 30 anni dalla scomparsa, (Dusseldorf, 23 gennaio 1986), proponendo una importante mostra collettiva  con  119 artisti di diversa nazionalità. Nella sua attività (oggetti, azioni, installazioni, interviste, multipli, ecc.)  lo ha visto protagonista indiscusso, sulla scena internazionale. Negli ultimi anni tra il Settanta e gli anni Ottanta, l'esigenza di dialogo, diventa prioritario, connota spesso le performances come occasioni per esporre verbalmente la propria concezione politico-religiosa, fondata sulla coincidenza tra autodeterminazione, libertà individuale e creatività. Un’arte intesa come processo catartico e liberatorio svincolato dai tradizionali media che  fa affidamento sul  nesso tra arte-vita-politica alla ricerca di  una nuova possibilità creativa e organizzativa dell'uomo tra spiritualismo mistico e scientismo sperimentale.  

Scrive Marcello Francolini nella presentazione: “perché un cappello per ricordare Joseph Beuys? Non poteva che esserci immagine più fedele di quella di un cappello per essere sicuri di esprimere parole-immagini intorno alla figura di Joseph Beuys. Considerandolo come il cappello, e non tanto un cappello, allora si potrebbe convenire che è proprio quel cappello che indossava sempre e ora non più. È ciò che resta oggi, come l’ultimo è più vero luogo del suo corpo.  “Ricoprirono il mio corpo di grasso per rigenerare il calore e l’avvolsero nel feltro per conservarlo”. Fu così, che i Tartari lo raccolsero, accogliendolo nella loro natura medicinale, lo resuscitarono, rialzandolo a nuova vita, il 16 marzo del 1944.

Così scriveva l’artista nel suo Curriculum vitae/Curriculum delle opere, con il quale, in una sorta di mito delle origini, ricostruì una sua seconda vita, a partire dall’istante in cui tutto aveva avuto inizio. Portò da allora sempre con sé, feltro e grasso. Ora quello stesso feltro è materiale del suo cappello, protegge il capo come protesse il corpo. Lo stesso cappello che ora mantiene in caldo i pensieri, rilascia quello stesso odore di feltro che annusò in Crimea nascendo daccapo. È così che il cappello a Beuys servì per ricordarsi di sé ovunque, qualcosa come un peso sul capo per tenerlo radicato alla terra, la sua terra propria. La sua Heimat”.

 

Artisti presenti:  Joseph  Beuys, Ryosuke Cohen, Dorian Ribas Marhino, Marcello Diotallevi, Nicolò D'Alessandro, Maya Lopez Muro,  John M. Bennett, Santini del Prete, Virginia Milici, Gino Gini, Mauro Molinari, Nicolas de La Casiniere, Antonio Sassu,  Domenico Ferrara Foria, Meral Agar, BuZ Blurr, Horst Tress, Tomaso Binga, Miguel Jimenez, Maria José Silva-Mizé, Leonor Arnao, Melahat Yagci, Sinasi Gunes, Turikan Elci, Atelier Stiliachus, Daniel de Cullà, Giancarlo Pucci, Angela Behrendt, Wolfgang Faller, Alexander Limarev, Rosanna Veronesi, Robert Lewis, Bruno Cassaglia, RCBz, Paolo Scirpa, Carmela  Corsitto, Oronzo Liuzzi, Rossana Bucci, Ernesto Terlizzi, Linda Paoli, Remy  Penard, Rolando Zucchini, Andre Pace, Giovanni Bonanno, Pascal Lenoir, Stathis  Chrissicopulos, Claudio Grandinetti, Alfonso  Caccavale, Fernanda Fedi, Daniel Daligand, Rosa Gravino, Pedro Bericat, Francesco Aprile, Lamberto Caravita, Simon Warren,  Fabiana Pereira, Ruggero Maggi, Otto D Sherman, Renata e Giovanni Stradada, C. Mehrl  Bennett, Picasso  Gaglione, Anna Boschi, Lorenzo Lome Menguzzato, Maria Credidio, Eugenio Giannì, Emilio Morandi, Maria Teresa Cazzaro, Gianfranco  Brambati, Monika  Mori, Fernando Andolcetti, Caranovic Predrag, Pier Roberto Bassi, Patrizio Rossi, Connie Jeans, David Drum, Giovanni Fontana, Vittore Baroni, Luc  Fierens, Elena Marini, Mabi Col, Matthew Rose, Fulgor C. Silvi, John Held J.R., Dimitry Babenko, Lia Franza, Gian Paolo Roffi, Umberto Basso, Mirta Caccaro, Marina Salmaso, Lars Schumacher, Ludo Winkelman, Francesco  Mandrino, Oznur Kepce, Roland Halbritter, Serse Luigetti, Keichi Nakamura, Adriano Bonari, Alessio Guano, Carlo Iacomucci, Cinzia Farina, Domenico Severino, Maurizio Follin, Claudio Romeo, Lancillotto Bellini, Silvana Alliri, Angela Caporaso, Michel Della Vedova, Susanne Schumacher, Clemente Padin, Malte Sonnenfeld, Kateina  Nikeltsou, Claudia Garcia, Roberto Scala, Josè Luis Alcalde Soberanes, Julien Blaine, Judy Skolnick, Tricia Schriefer, Cernjul Viviana, Gianni Romizi, Ayse Sidika Ugur.

 

WHAT WOULD  YOU PUT IN THE HAT

OF JOSEPH  BEUYS

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

Via S. Calenda, 105/D  - Salerno

29 aprile 2016 – 27 agosto 2016

Inaugurazione: venerdì 29 aprile 2016, ore 18.00

Orario: tutti i giorni ore 00.00 - 24.00

e-mail: bongiani@alice.it     

Web Gallery 2.0:  http://www.collezionebongianiartmuseum.it

Press: bongianimuseum@gmail.com

 

 

La Presentazione di Marcello Francolini, 2016

L’operazione che andiamo qui a presentare è stata ideata e curata da Giovanni Bonanno, che attraverso lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery presenta il suo progetto Internazionale di Mail Art che, a sua volta, andrà ad alimentare la Collezione Bongiani Ophen Art Museum di Salerno. Questa realtà, da anni, si muove nell’immaterialità della rete facendo dell’immanenza uno spazio concreto di riflessione.

Perché un cappello per ricordare Joseph Beuys?

Non poteva che esserci immagine più fedele di quella di un cappello per essere sicuri di esprimere parole-immagini intorno alla figura di Joseph Beuys. Considerandolo come il cappello, e non tanto un cappello, allora si potrebbe convenire che è proprio quel cappello che indossava sempre e ora non più. È ciò che resta oggi, come l’ultimo è più vero luogo del suo corpo.

“Ricoprirono il mio corpo di grasso per rigenerare il calore e l’avvolsero nel feltro per conservarlo”.

Fu così, che i Tartari lo raccolsero, accogliendolo nella loro natura medicinale, lo resuscitarono, rialzandolo a nuova vita, il 16 marzo del 1944.

Così scriveva l’artista nel suo Curriculum vitae/Curriculum delle opere, con il quale, in una sorta di mito delle origini, ricostruì una sua seconda vita, a partire dall’istante in cui tutto aveva avuto inizio. Portò da allora sempre con sé, feltro e grasso.

Ora quello stesso feltro è materiale del suo cappello, protegge il capo come protesse il corpo. Lo stesso cappello che ora mantiene in caldo i pensieri, rilascia quello stesso odore di feltro che annusò in Crimea nascendo daccapo. È così che il cappello a Beuys servì per ricordarsi di sé ovunque, qualcosa come un peso sul capo per tenerlo radicato alla terra, la sua terra propria. La sua Heimat.

Quel cappello è ciò che di più proprio c’è di Joseph Beuys.

Per comprendere quindi la sua opera e poterne dare un giudizio è assolutamente necessario non limitarla in chiave formale, ma considerarla profondamente nella sua totalità. Egli ricercava attraverso la realtà una via di accesso alla verità attraverso se stesso e la natura. Allora appare evidente che il cappello spostando l’attenzione sull’uomo, in quanto sottende ad un corpo che deve indossarlo, rimarca proprio che il pensiero dell’artista è connesso indissolubilmente alla sua vita, alla sua carne.

Perché fare una mostra sul cappello di Joseph Beuys?

Potremmo iniziare con lo specificare che più che il cappello si tratta dell’immagine del cappello, nello specifico è un cappello capovolto il cui fondo è quello spazio di pertinenza di scambio in cui gli artisti sono chiamati a entrare.

Così posto, il cappello, sembra migrare in una forma vascolare, mostrarsi per allegoria, come una giara da cui attingere o versare pensieri che allo stesso tempo sono altrui e personali (in un rimando incessante di sovrapposizioni che alla base rappresentano l’humus del comunicare con).

Ricordando la frase di Beuys più volte rimarcata, da una sua profonda conoscitrice, Lucrezia De Domizio Durini:

“Non si conserva un ricordo si ricostruisce”

Rolando Zucchini ad esempio colma proprio quel fondo, il colore che n’esce dilaga silenzioso quasi provenisse da dentro. Quasi raggiunto l’orlo, questo verde bluastro turchese si rafferma come fosse una lastra che chiude, o comunque mantiene ben coperto qualcosa che è sotto, forse il pensiero di Beuys così legato all’essenza stessa dell’artista (il cui capo conservava gelosamente nel cappello).

Su questa modalità “del riempire” segue Anna Boschi, che fa del contenitore del pensiero beuyssiano, un reliquiario con le sue opere-concetti, scaturiti proprio da quel pozzo di acque intuitive. Gino Gini, imbarca il cappello copri capo proteggi idee in un mare di parole pensieri. Wolfgang Faller, omaggia l’artista tedesco con una moltiplicazione di “Capri-Batterie” del 1985, aumentando tanti limoni quante idee è possibile ammettere. Umberto Basso lascia, come foglie sull’acqua, a galleggiare sospese le lettere dell’alfabeto. Un’immagine direi di calma in cui i significati non hanno ancora la loro forma verbale e perciò il rapporto coll’esterno passa interamente dal corpo. Andando avanti, tra le opere di Mail Art, troviamo Giovanni e Renata Strada, insieme, marito e moglie, formano il gruppo Stradada. Al cappello in cartolina sono sovrapposte alcune fotografie in primo piano di Beuys, la composizione tende a formare un’immagine di una croce, la struttura pone un equilibrio evidente, gli occhi dell’osservatore convergono naturalmente verso il centro dove incontriamo, con espressione sorpresa, Beuys. “Chi li ha Visti?” scritta sotto l’immagine, rimarca la spesso offuscata e sbiadita idea che avvolge artisti non facilmente classificabili.

Questi artisti descritti, come la maggior parte di coloro, che sono presenti in questa mostra,  potrebbero rientrare in una tipologia del riempimento, inteso come spazio specifico entro cui formalizzare il pensiero, com’è nel caso dell’utilizzo del cappello come spazio per l’azione artistica. L’artista qui, vi si proietta. Purtuttavia ce ne sono stati alcuni che hanno ribaltato tale modalità di lavoro, optando per una tipologia del prelievo. Questi artisti prendono il cappello e lo portano dentro, in uno spazio altrove. È il caso ad esempio di Linda Paoli, che il cappello lo materializza, trasportandolo, con la mano, nei pressi dei luoghi più consoni a quella creatività antropologica di Beuys: Terra, Aria, Acqua. A seguire c’è Antonio Sassu, che risponde con un’azione pratica a un’artista delle azioni com’era Beuys, con le sue “Living Sculpture”. Si pianta, letteralmente nel terreno, la testa è scomparsa sotto, il corpo è verticale con i piedi all’insù, da cui spunta una pianta. Come un’idea che può, solo nascere da un corpo ben radicato sulla terra.

Proprio a tal proposito, della terra, e di Joseph Beuys, potrei, provando a rimestare quei graffi lasciati dagli artisti, contribuire anche io al riempire il cappello:

Piccolo Resoconto su un pensiero di terra

Semplicemente terra.

Non v’è immagine, nel senso comune, che assicura, letteralmente che mette a riparo, il nostro pensare, più d’ogni altra cosa, a una posizione stabile, salda, sicura.

Certo se per terra intendiamo ciò, di contraltare un pensiero di acqua scivolerebbe slegato in superficie, ondeggiando liquidamente da un estremo all’altro.  Un pensiero d’acqua è dato dalla successione di visioni. Esse s’accavallano repentine senza che mai di una,  sia possibile fissare un ricordo. Ogni tentativo di mantenersi stabile è vanificato dalle correnti esterne che l’influenzano e lo soggiogano. Un pensiero di terra, invece, pesa se stesso grazie ad una gravità che lo rafferma. A differenza di un pensiero d’acqua che solo vede, scorrendo, un pensiero di terra guarda, è in guardia alla posizione su cui si mantiene e nella terra si rassicura affinché il pensiero abbia piedi per slanciarsi.

Heimat è, dunque, quel nostro orizzonte che ci assicura a noi stessi. La sua luce ha la stessa consistenza della nostra prima luce mai ancora vista.

 

Joseph Beuys / Biografia


Artista tedesco, nato a Krefeld il 12 maggio 1921, morto a Düsseldorf il 23 gennaio 1986. Conseguita la maturità classica, a Kleve nel 1940 si orienta verso studi di medicina. Pilota in guerra, rimane ferito nella caduta di un aereo in Russia ed è poi fatto prigioniero. Tornato a Kleve, nell'attenzione rivolta alle scienze naturali emergono i suoi interessi per l'arte. Dal 1947 al 1951 frequenta la Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf seguendo corsi di J. Enseling ed E. Mataré. Nel 1967 fonda l'Organisation für direkte Demokratie durch Volksabstimmung e dopo essere stato rimosso nel 1972 per ragioni politiche dall'insegnamento di scultura, svolto dal 1961 presso l'Accademia di Düsseldorf, costituisce una Freie internationale Hochschule für Kreativität und interdisziplinäre Forschung. Tra la fine degli anni Quaranta e i Cinquanta evidenzia, in una figurazione di essenzialità espressionista, lo specifico dei materiali e delle tecniche. Passa quindi all'assemblaggio di oggetti di rifiuto e di sostanze deperibili e povere, pervenendo nel 1962, all'interno del gruppo Fluxus ma con posizione autonoma, alle sue prime ''azioni'' sostenute da una struttura spazio-temporale e con una forte componente magico-rituale e simbolica anche negli elementi esibiti (grasso, feltro, animali e il suo stesso corpo). Negli anni Settanta l'esigenza di dialogo, quasi una vocazione, connota spesso le performances come occasioni per esporre verbalmente la propria concezione politico-religiosa, fondata sulla coincidenza tra autodeterminazione, libertà individuale e creatività. Un’arte intesa come processo catartico e liberatorio svincolato dai tradizionali media che  fa affidamento sul  nesso tra arte-vita-politica alla ricerca di  una nuova possibilità creativa e organizzativa dell'uomo tra spiritualismo mistico e scientismo sperimentale.

Alla domanda: perché lei porta sempre il cappello? Beuys rispondeva: “Questo è il tentativo di condurre nell’intero mondo del lavoro l’uomo stesso come concetto di arte. Ciò significa che in questo momento io stesso sono l’opera d’arte”. L’artista tedesco aveva un concetto di estetica  del tutto personale, affermava: “il concetto di estetica nel vecchio senso non è più rilevante. Per me si sviluppa sempre più…  sino ad arrivare al punto in cui estetica è uguale a uomo. L’uomo stesso è estetica.” Il suo modo di presentarsi era il suo modo estetico di essere, era volontà di manifestare in modo visibile il fondamento del suo pensiero essenziale, cioè l’uomo. Di  conseguenza l’abbigliamento era  quasi una uniforme, e il cappello, in particolare, era per ricordare a se stesso e agli altri di avere una testa: la testa è fatta per pensare, per portare luce, la luce del pensiero che  sta in equilibrio sull’asse verticale, sul portamento eretto dell’essere umano. La testa è avere un’idea per cappello. Sandro  Bongiani

 Visit: 

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/virtualGallery/?art=5



martedì 11 maggio 2021

L'AGENDA DI LARA FACCO | Appuntamenti dal 10 al 16 maggio 2021

 


 

AGENDA DELLA SETTIMANA

 

Mostre, incontri, visite guidate, laboratori

 

Appuntamenti

online e offline

 

dal 10 al 16 maggio 2021

 


lunedì 10 maggio


Ore 14.00 - 21.00

 

ARCHIVIO ATELIER

PHARAILIDS VAN DEN BROECK

 

PROJECT ROOM #4

Tatjana Giorgadse

a cura di Irene Belfi

 

Giornata

speciale di apertura al pubblico

Via Marco Antonio Bragadino 2, Milano

 

L'artista del gioiello si è lasciata suggestionare per mesi dai dipinti e dagli schizzi di gioielli realizzati da Van den Broeck nel primo decennio del 2000 e sotto la loro influenza ha dato forma ad alcuni oggetti che si possono definire a pieno titolo opere d'arte indossabili.

 

Per maggiori informazioni: barbara@larafacco.com


martedì 11 maggio


tutto il giorno

online

 

MACTE - Museo di Arte Contemporanea di Termoli

 

MACTE Digital

Moira / Mɔjra / Mɔɪ.rə

di Caterina Silva

a cura di Marta Federici

 

Il MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta MACTE Digital, nuova sezione del sito che ospiterà - a partire da Moira / Mɔjra / Mɔɪ.rə di Caterina Silva a cura di Marta Federici - una serie nuove opere commissionate appositamente per questo spazio digitale.

 

Il contributo di Caterina Silva è in un percorso in quattro tappe secondo il calendario delle fasi lunari: 11 maggio, 14 e 19 maggio, con conclusione il 26 maggio con la presentazione in streaming sulla piattaforma Twitch di una performance.

 

Per maggiori informazioni: barbara@larafacco.com


mercoledì 12 maggio


ore 14.00

online

 

miart - fiera internazionale d'arte moderna e contemporanea di Milano

 

 

AND FLOWERS / WORDS #3

Nicola Ricciardi, Direttore Artistico miart 2021, in conversazione con Lorenzo Giusti, Direttore

GAMeC Bergamo.

 

 

Per maggiorni informazioni: claudia@larafacco.com

 

ore 21.15

SKY ARTE

 

BEUYS - L'ARTISTA COME PROVOCATORE

di Andres Veiel

 

Un docu – film sulla vita del visionario artista tedesco che ha segnato la storia dell’arte internazionale, in occasione del centenario dalla sua nascita.

 

Disponibile anche on demand e in streaming su NOW.

 

 

 

Per maggiorni informazioni: claudia@larafacco.com


giovedì 13 maggio


ore 17.30

online

 

UNIVR e AGI Verona

 

Its dark materials

incontri e confronti sull'arte contemporanea

 

Appuntamento con il ciclo di incontri a cura di Monica Molteni e Luca Bochicchio

promosso da CONTEMPORANEA piattaforma multidisciplinare

sui linguaggi della contemporaneità

 

Il calendario completo degli appuntamenti è disponibile sul sito di Contemporanea

Tutti gli incontri si terranno alle 17.30 in modalità webinar al link e live sul canale Facebook Contemporanea

 

Per maggiori informazioni: barbara@larafacco.com


venerdì 14 maggio


ore 12.00

 

CENTRO PER L'ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI

 

Formafantasma. Cambio

15 maggio - 24 ottobre 2021

 

PRESS PREVIEW DELLA MOSTRA

 

Per maggiori informazioni: camilla@larafacco.com; denise@larafacco.com


ore 18:30

 

GAMeC Bergamo

Spazio Servizi Educativi

 

Sparks 2021

 

Performance

di Francesca Grilli

 

in occasione del

festival ORLANDO Bambine e bambini accompagneranno gli adulti in uno spazio in cui potranno leggere loro la mano. Come piccoli oracoli, indossando originali cappelli-sculture, diventeranno artefici di visioni e prospettive. Sparks 2021 include e trasforma il distanziamento fisico in elemento di forza: il tocco tra le mani è infatti assente, ma viene richiamato da una torcia con cui il bambino dirige i movimenti dell'adulto. Un'azione che consegna nelle mani dell'infanzia la lettura del nostro futuro come gesto di speranza e rottura con il passato. Performance

rivolta a un pubblico adulto

Ingresso libero; posti limitati

Prenotazioni:

prenotazioni@orlandofestival.it

Per ulteriori informazioni sul progetto:

http://contemporarylocus.it/sparks/

 

Per maggiori informazioni: claudia@larafacco.com


sabato 15 maggio


dalle ore 10.00

online

 

PISTOIA MUSEI

 

STORIE DI ARTISTI. Sei artisti raccontati da Aurelio Amendola

 

ANDY WARHOL

 

Pistoia Musei in collaborazione con Sky Arte, propone una mini-serie legata alla mostra Aurelio Amendola. Un’antologia, in corso negli spazi espositivi del sistema museale.

Per sei settimane ogni sabato sui siti web e sui canali social di Pistoia Musei e Sky Arte – una video-pillola dedicata a uno di sei protagonisti dell'arte contemporanea, visti attraverso le immagini e i racconti di Aurelio Amendola.

 

Per maggiorni informazioni: denise@larafacco.com

Credito immagine: Andy Warhol - La Factory New York, 1986. ©Aurelio amendola


dalle ore 11.00 alle 19.00

 

CASCINA I.D.E.A.

 

Vanessa Safavi

Dolls and Goddesses

a cura di Marco Tagliafierro

 

Giornata di apertura speciale della mostra

PRENOTA LA TUA VISITA

Via Guglielmo Marconi 26, Agrate Conturbia (NO)

 

Per maggiori informazioni: denise@larafacco.com


ore 15:00

 

GAMeC Bergamo

REGINA. DELLA SCULTURA


VISITA GUIDATA ALLA MOSTRA Un viaggio alla scoperta di una delle figure più affascinanti, innovative e ancora oggi meno note dell'arte europea del Novecento, che ha saputo abbracciare il Futurismo e i movimenti dell'avanguardia attraverso pratiche originali e sperimentali.   Prenotazione obbligatoria; posti limitati

Costo: € 10,00 a persona, comprensivo di biglietto di ingresso

 

Informazioni e iscrizioni: Tel: 035 270272 – int. 408 E-mail: visiteguidate@gamec.it

 

Per maggiori informazioni: claudia@larafacco.com

 


domenica 16 maggio


dalle ore 11.00 alle 19.00

 

CASCINA I.D.E.A.

 

Vanessa Safavi

Dolls and Goddesses

a cura di Marco Tagliafierro

 

Giornata di apertura speciale della mostra

PRENOTA LA TUA VISITA

Via Guglielmo Marconi 26, Agrate Conturbia (NO)

 

Per maggiori informazioni: denise@larafacco.com


ore 15:00

 

GAMeC Bergamo

REGINA. DELLA SCULTURA


LABORATORIO PER FAMIGLIE

 

in occasione dei Kid Pass Days

Avete presente le sculture monumentali in marmo bianco? Bene, dimenticatele. Regina, artista futurista, vi aspetta per una domenica all'insegna della sperimentazione: con la sua guida esploreremo le possibilità creative della natura e dello spazio, e realizzeremo una scultura leggera, fatta di aria e di colore. Prenotazione obbligatoria; posti limitati

Costo: € 8,00 adulti / € 4,00 bambine e bambini 6-12 anni, comprensivo di biglietto di ingresso Le attività si svolgeranno nel rispetto delle norme igienico-sanitarie Informazioni e iscrizioni: E-mail: visiteguidate@gamec.it Tel: 035 270272 – int. 408

 

Per maggiori informazioni: claudia@larafacco.com