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venerdì 22 novembre 2024

MAURIZIO CATTELAN / QUANDO L’ARTE E’ SOLO UN POVERO BLUFF!!!


L'opera più discussa di Maurizio Cattelan, una banana attaccata al muro con il nastro adesivo,. Intitolata 'Comedian'  è stata venduta nel 2019  alla misera somma (si fa per dire), di 120.000 dollari.  Davvero una pazzia, soprattutto per  il compratore che ignaro si porta a casa una discutibile e inutile “sola” deperibile. Che dire, 'Comedian' del   fantomatico equilibrista Cattelan è bluff, uno scherzo, una burla iconoclasta che ha spinto il pubblico a interrogarsi sul precario e discutibile sistema omologato dell’arte e sul vero valore di una operazione e di un’opera  inutilmente contemporanea.  Il mercato da tempo si morde la coda e lo fa con un apparato gerarchico  totalitarista di gallerie a la page (ve ne sono persino dieci dello stesso gallerista sparse in tutto il mondo) che impongono qualsiasi idea che sia utile  al potere culturale imperante. Che fare?

 

“Oggi l’arte è un carcere”

Per capire come va realmente la faccenda ripropongo per l’occasione una parte di un mio saggio  del 2019 scritto per una mostra.  Già da diverso tempo il filosofo Mario Perniola  si era accorto del problema confessando: "l'arte è un carcere, perché gli artisti sono dei carcerieri; essi tengono imprigionata la creatività che si potrebbe manifestare nella società con ricchezza di forme e di espressioni". Il carcere per le false avanguardie è la società, il suo astratto ordine pianificato. Perché questa premessa, perché l’arte proposta dal sistema ufficiale culturale  viene pianificata in funzione di un ritorno economico sia del gallerista  che  dell’artista  e anche dal curatore di turno, che preferisce essere utile al sistema, accettando il ruolo di  subalterna condizione. Di fatto, l'arte "ufficiale" si adatta alle tattiche e alle mode pre-confezionate producendo oggetti sciatti che la critica asservita, cerca di avvalorare, dando motivazioni di vario genere a giustificare le qualità che molto spesso nelle opere non ci sono. Anche da queste considerazioni nasce il mio interesse a realizzare delle “piattaforme alternative virtuali” proponendo  l’altra faccia della medaglia dell’arte,  quella a lungo sottintesa e celata rispetto i dettami del panorama del sistema dell’arte ufficiale. Proposte e  esperienze di ricerca varie che io riassumo  complessivamente come “operazioni marginali attive”.

 


 

Viviamo ormai in un mondo uniformato e globale dove  nessuna cosa ha più valore ma  solo un prezzo.  Nel prezzo e nella sostanza consumistica  ci si è illusi di ritrovare un valore. .Abbiamo perso il valore della creatività e avvalorato la provocazione “tout court” fine a se stessa. Ormai si naviga a vista in un territorio sterile irto di dubbi e d’incertezze. Arte o Flop Art, prima o poi, bisognerà mettere a nudo la grande truffa che ci costringe a credere in nome della contemporaneità che tutta l’arte sia quella che oggi viene presentata e imposta dal sistema ufficiale.  Il gesto provocatorio di Marcel Duchamp aveva un senso e una logica negli anni 20,  oggi viene imitato e consegnato come atto formalistico e non più come provocazione esistenziale, l’attivismo di tanti falsi profeti non ha più senso se viene perpetrato come per esempio fa  un certo  Maurizio Cattelan con la “messa in opera” di una banana a muro. Infatti, nel 2019, l’artista Cattelan si permette di esporre una banana vera Comedian”, con nastro adesivo a parete all’Art Basel di Miami Beach, una delle fiere più importanti del mondo di arte contemporaneacon relativa orchestrazione collaborativa dell’artista David Datuna che andava a completare la performance iniziata dall’artista Italiano dedito al facile  conformismo e alla stanca ripetizione di idee indagate già da altri precedentemente. Un’idea debole, un’operazione banale di sterile provocazione, nient’altro. Un tempo la provocazione   sconvolgeva e destabilizzava i benpensanti e i moralisti, mentre oggi,  pur nascendo come pretesto e gesto dissacratorio, ha  perso la forza distruttiva e mordente della dissacrazione per essere  docilmente assorbita e resa innocua  come elemento  asettico e codificato fine a se stesso. Per il momento la parola d’ordine  è “Il suo valore risiede nell’idea”questa di Cattelan, appunto, è sicuramente “l’idea di azzerare tutte le idee”, facendo affiorare l’inconsistenza del pensiero divenuto vuoto e fenomeno del  giorno. Il sistema dell’arte si fa  così promotore, interprete e garante del pretesto assunto a opera d’arte in quanto oggetto  svuotato a servizio del mercato ufficiale dell’arte globale. Ormai tutto fa brodo. L'arte è stata uccisa  ma è mantenuta in vita volutamente come merce, e anche come spettacolo, con il fruitore che fa parte a pieno titolo della  messinscena, di una spettacolarizzazione globale dove esserci è importante “perché così siamo”. Un mondo realmente  ribaltato al contrario, in cui gli accadimenti provvisori prendono il posto  della tensione e dell’invenzioni creativa. Di  M. Duchamp, sappiamo che non ha mai venduto un'opera, disprezzava il denaro  ed era indifferente al successo che non ha mai assaporato in vita. L’importanza di Marcel Duchamp sta tutta nella pratica di inscenare interferenze attriti all’interno dell’avanguardia, assai poco giustificabili  e lecite se proposte in questa nostra attuale contemporaneità da epigoni come Maurizio Cattelan e relativi associati (artisti curatori e mercanti) che vogliono travisare e sabotare la portata  rivoluzionaria di questo importante artista. Il problema sta tutto in questo cambiamento di idee e di scopi  essenzialmente  mercantili. Imposto dal sistema ufficiale dell’arte, assunto  a sistema globale, che ha preferito rimpiazzare la critica d’arte e assumere a proprio servizio  nuove figure come i curatori, per imporre  in modo più sicuro le proprie scelte. Insomma, un  giustificare la produzione  degli artisti scelti  avvalorando il lavoro di questi di un’importanza anche estetica. È in questo passaggio e “transitorietà” da un oggetto qualsiasi in una accondiscendente valutazione estetica che si ha la valorizzazione di un oggetto feticcio qualsiasi a opera d’arte.  Di fatto non esiste più la categoria dei critici d’arte come s’intendeva un tempo, ma solo  una finta azione critica  da parte di molti per un fine  essenzialmente speculativo secondo una logica produttiva del mercato. Un tempo la storia dell’arte  veniva scritta passo dopo passo,  dopo altrettanti verifiche posteriori, mentre ora è già scritta, e secondo questi fantomatici personaggi, rimarrà immutabile nel tempo consegnandola  definitivamente ai posteri e alla storia. Diciamo che non è proprio così come ci vogliono far credere questi signori dell’arte.   Sandro Bongiani 

 


https://www.youtube.com/watch?v=Drr2tiTw20A     durata 1:50

domenica 18 luglio 2021

SU DOMANI I PICCIONI APPOLLAIATI AL PIRELLI HANGAR BICOCCA E FRIDA KHALO ALLA RICERCA DI SUO MARITO DIEGO

 

 

Ritratto di Demetrio Paparoni    






DOMANI


Pagina del 18 luglio  2021 



Su Domani  I piccioni di Maurizio Cattelan, Il nuovo museo del design a Milano, Il paesaggio armeno di Martiros Saryan,  La gelosa Frida Kalho in cerca del marito Diego Rivera in una tavola di Massimo Giacon, Alcuni articoli di Demetrio Paparoni.



I piccioni di Maurizio Cattelan



Dedichiamo la nostra copertina a Breath Ghosts Blind, la mostra di Maurizio Cattelan appena inauguratasi al Pirelli HangarBicocca, curata da Roberta Tenconi e Vincente Teodolì. Ancora una volta Cattelan tocca argomenti legati alla condizione umana. Sulla mostra mi riprometto di tornare sull’edizione cartacea del quotidiano. Qui una sola considerazione: i piccioni appollaiati sulle strutture di metallo lungo le pareti dell’HangarBicocca mi sono apparsi incasellati in spazi angusti, mi hanno fatto pensare alla condizione dei reclusi nelle carceri. Non è questo che Cattelan dice della sua opera nell’intervista dei curatori, e tuttavia la potenza dell’installazione apre a diverse suggestioni. Sarà che i fatti di Santa Maria Capua Vetere denunciati da Domani, e ampiamente (e inevitabilmente) ripresi dai mezzi d’informazione tutti, mi hanno toccato molto. Le carceri sono lo specchio della civiltà di un paese



Milano ha un nuovo museo del design



Questa settimana la pagina domenicale dedicata all’arte presta il suo spazio al design. L’attenzione è rivolta al ruolo dei musei nelle grandi città e nel capoluogo lombardo in particolare. La notizia che Milano ha un nuovo museo del design si carica di implicazioni importanti per una città in cui pubblico e privato danno vita a un’intensa attività culturale.
A dare vita al nuovo museo del design della città di Milano, inauguratosi a maggio nella Chinatown milanese, è l'ADI, l'Associazione per il Disegno Industriale. Nel suo articolo Stefano Casciani racconta non solo la bellezza dei nuovi spazi dell’ADI Design Museum e delle mostre con cui si è inaugurato, ma illustra come questa riuscita operazione abbia importanza anche rispetto ad altri temi. Perché l'Accademia di Brera ancora non apre Palazzo Citterio, detto anche Brera Modern, a quasi cinquant’anni dall'acquisizione? Ha senso propagandare – come fanno a gran voce governo e ministero – una fortissima spinta alla digitalizzazione dei beni culturali, se poi non si rendono accessibili le reali opere delle collezioni in adeguati ampliamenti museali? E perché l’ADI Design Museum si è aperto in un quartiere centralissimo come la Chinatown milanese, mentre altri importanti poli di cultura, come le facoltà scientifiche dell'Università statale, vengono "deportate" – come scrive Casciani – a Rho Pero? Quale modello di città si vuole realizzare a Milano nel centro città per gli spazi della cultura?
L'esperienza dell’ADI Design Museum dimostra che queste contraddizioni sono risolvibili prestando attenzione alla collaborazione tra le imprese, i progettisti e le loro associazioni, ma anche dando vita a nuovi spazi nella città storica. 




Il paesaggio armeno di Martiros Saryan 


Condivido l’immagine di un dipinto di Martiros Saryan (Novaya Nakhichevan 1880, Yerevan 1972) pittore armeno della cui opera ho potuto approfondire la conoscenza durante i miei viaggi in Armenia e Russia. Oltre che alla Casa Museo a lui dedicata e alla Galleria Nazionale d’Armenia a Yerevan, ho avuto modo di vedere i suoi dipinti alla Galleria Tret'jakov a Mosca e a casa di collezionisti russi e armeni.
Saryan ha studiato alla Scuola di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca, ha accolto alcune influenze della pittura europea modernista ma sono state le esperienze conoscitive ed emotive maturate durante i suoi viaggi in Turchia, Egitto, Persia negli anni dieci del Ventesimo secolo a dare una impronta particolare e personale alla sua pittura, anche nel modo di rappresentare i paesaggi della sua Armenia. In epoca stalinista Saryan fu accusato di formalismo e vide alcune sue opere distrutte, ma nell’Unione Sovietica post-stalinista fu considerato uno dei più importanti pittori del Novecento. Saryan è un artista noto – una mostra antologica gli è stata dedicata a Parigi nel 1980 dal Centre Georges Pompidou – ­ma non quanto meriterebbe. Qualche notizia su di lui la trovate  qui.



Ancora Frida e Diego


E riecco, anche questa volta con il benestare del mensile Linus che ci ha permesso di riproporla, la seconda tavola autoconclusiva di Massimo Giacon su Frida Khalo. Che Diego Rivera non perdesse occasione con le donne è risaputo e Giacon immagina una Frida gelosa alla ricerca del marito. Con sorpresa finale.
 
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Didascalie delle foto
Copertina: Maurizio Cattelan, Blind, 2021, veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021, resina, legno, acciaio, alluminio, polistirene, pittura 1695 x 1300 x 1195 cm. Prodotta da Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano. Courtesy l’artista, Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio
Maurizio Cattelan, Ghosts, 2021, Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021, piccioni in tassidermia, dimensioni ambientali. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio
Veduta parziale dell’esposizione Uno a uno. La specie degli oggetti. Foto Greta Gandini. Courtesy ADI Design Museum, Milano.
Martiros Saryan, Montagne armene, 1923, olio su tela, 66x68 cm, Galleria Tret'jakov, Mosca. Courtesy Sophie Saryan and Martirios Saryan Casa Museo, Erevan.



Maurizio Cattelan, Breath, 2021. Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021, Marmo di Carrara. Figura umana: 40 x 78 x 131 cm. Cane: 30 x 65 x 40 cm. Courtesy l’artista, Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio




Alcuni  articoli di Demetrio Paparoni su Domani


Il senso religioso di Andy Warhol


Famoso a livello mondiale come colui che ha portato nell’arte l’estetica dell’effimero e dei beni di consumo, teneva rigorosamente nascosta la sua vita privata e il legame con le sue radici cattoliche


I musei ipocriti uccidono l’arte. L’autocensura nel «caso Guston»














Dopo l’omicidio di George Floyd, la mostra sul pittore che ha rappresentato la banalità del male con i cappucci del KKK è stata rimandata, per evitare una discussione troppo complicata. I critici sono insorti per difendere la libertà dell’arte


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Segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno