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domenica 18 luglio 2021

SU DOMANI I PICCIONI APPOLLAIATI AL PIRELLI HANGAR BICOCCA E FRIDA KHALO ALLA RICERCA DI SUO MARITO DIEGO

 

 

Ritratto di Demetrio Paparoni    






DOMANI


Pagina del 18 luglio  2021 



Su Domani  I piccioni di Maurizio Cattelan, Il nuovo museo del design a Milano, Il paesaggio armeno di Martiros Saryan,  La gelosa Frida Kalho in cerca del marito Diego Rivera in una tavola di Massimo Giacon, Alcuni articoli di Demetrio Paparoni.



I piccioni di Maurizio Cattelan



Dedichiamo la nostra copertina a Breath Ghosts Blind, la mostra di Maurizio Cattelan appena inauguratasi al Pirelli HangarBicocca, curata da Roberta Tenconi e Vincente Teodolì. Ancora una volta Cattelan tocca argomenti legati alla condizione umana. Sulla mostra mi riprometto di tornare sull’edizione cartacea del quotidiano. Qui una sola considerazione: i piccioni appollaiati sulle strutture di metallo lungo le pareti dell’HangarBicocca mi sono apparsi incasellati in spazi angusti, mi hanno fatto pensare alla condizione dei reclusi nelle carceri. Non è questo che Cattelan dice della sua opera nell’intervista dei curatori, e tuttavia la potenza dell’installazione apre a diverse suggestioni. Sarà che i fatti di Santa Maria Capua Vetere denunciati da Domani, e ampiamente (e inevitabilmente) ripresi dai mezzi d’informazione tutti, mi hanno toccato molto. Le carceri sono lo specchio della civiltà di un paese



Milano ha un nuovo museo del design



Questa settimana la pagina domenicale dedicata all’arte presta il suo spazio al design. L’attenzione è rivolta al ruolo dei musei nelle grandi città e nel capoluogo lombardo in particolare. La notizia che Milano ha un nuovo museo del design si carica di implicazioni importanti per una città in cui pubblico e privato danno vita a un’intensa attività culturale.
A dare vita al nuovo museo del design della città di Milano, inauguratosi a maggio nella Chinatown milanese, è l'ADI, l'Associazione per il Disegno Industriale. Nel suo articolo Stefano Casciani racconta non solo la bellezza dei nuovi spazi dell’ADI Design Museum e delle mostre con cui si è inaugurato, ma illustra come questa riuscita operazione abbia importanza anche rispetto ad altri temi. Perché l'Accademia di Brera ancora non apre Palazzo Citterio, detto anche Brera Modern, a quasi cinquant’anni dall'acquisizione? Ha senso propagandare – come fanno a gran voce governo e ministero – una fortissima spinta alla digitalizzazione dei beni culturali, se poi non si rendono accessibili le reali opere delle collezioni in adeguati ampliamenti museali? E perché l’ADI Design Museum si è aperto in un quartiere centralissimo come la Chinatown milanese, mentre altri importanti poli di cultura, come le facoltà scientifiche dell'Università statale, vengono "deportate" – come scrive Casciani – a Rho Pero? Quale modello di città si vuole realizzare a Milano nel centro città per gli spazi della cultura?
L'esperienza dell’ADI Design Museum dimostra che queste contraddizioni sono risolvibili prestando attenzione alla collaborazione tra le imprese, i progettisti e le loro associazioni, ma anche dando vita a nuovi spazi nella città storica. 




Il paesaggio armeno di Martiros Saryan 


Condivido l’immagine di un dipinto di Martiros Saryan (Novaya Nakhichevan 1880, Yerevan 1972) pittore armeno della cui opera ho potuto approfondire la conoscenza durante i miei viaggi in Armenia e Russia. Oltre che alla Casa Museo a lui dedicata e alla Galleria Nazionale d’Armenia a Yerevan, ho avuto modo di vedere i suoi dipinti alla Galleria Tret'jakov a Mosca e a casa di collezionisti russi e armeni.
Saryan ha studiato alla Scuola di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca, ha accolto alcune influenze della pittura europea modernista ma sono state le esperienze conoscitive ed emotive maturate durante i suoi viaggi in Turchia, Egitto, Persia negli anni dieci del Ventesimo secolo a dare una impronta particolare e personale alla sua pittura, anche nel modo di rappresentare i paesaggi della sua Armenia. In epoca stalinista Saryan fu accusato di formalismo e vide alcune sue opere distrutte, ma nell’Unione Sovietica post-stalinista fu considerato uno dei più importanti pittori del Novecento. Saryan è un artista noto – una mostra antologica gli è stata dedicata a Parigi nel 1980 dal Centre Georges Pompidou – ­ma non quanto meriterebbe. Qualche notizia su di lui la trovate  qui.



Ancora Frida e Diego


E riecco, anche questa volta con il benestare del mensile Linus che ci ha permesso di riproporla, la seconda tavola autoconclusiva di Massimo Giacon su Frida Khalo. Che Diego Rivera non perdesse occasione con le donne è risaputo e Giacon immagina una Frida gelosa alla ricerca del marito. Con sorpresa finale.
 
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Didascalie delle foto
Copertina: Maurizio Cattelan, Blind, 2021, veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021, resina, legno, acciaio, alluminio, polistirene, pittura 1695 x 1300 x 1195 cm. Prodotta da Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano. Courtesy l’artista, Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio
Maurizio Cattelan, Ghosts, 2021, Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021, piccioni in tassidermia, dimensioni ambientali. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio
Veduta parziale dell’esposizione Uno a uno. La specie degli oggetti. Foto Greta Gandini. Courtesy ADI Design Museum, Milano.
Martiros Saryan, Montagne armene, 1923, olio su tela, 66x68 cm, Galleria Tret'jakov, Mosca. Courtesy Sophie Saryan and Martirios Saryan Casa Museo, Erevan.



Maurizio Cattelan, Breath, 2021. Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021, Marmo di Carrara. Figura umana: 40 x 78 x 131 cm. Cane: 30 x 65 x 40 cm. Courtesy l’artista, Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio




Alcuni  articoli di Demetrio Paparoni su Domani


Il senso religioso di Andy Warhol


Famoso a livello mondiale come colui che ha portato nell’arte l’estetica dell’effimero e dei beni di consumo, teneva rigorosamente nascosta la sua vita privata e il legame con le sue radici cattoliche


I musei ipocriti uccidono l’arte. L’autocensura nel «caso Guston»














Dopo l’omicidio di George Floyd, la mostra sul pittore che ha rappresentato la banalità del male con i cappucci del KKK è stata rimandata, per evitare una discussione troppo complicata. I critici sono insorti per difendere la libertà dell’arte


    Segui Demetrio Paparoni  su demetriopaparoni.com                                       



Segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno