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lunedì 3 gennaio 2011

Calendario Stagione 2010/2011

MOSTRE Virtuali 
WWW.OPHENVIRTUALART.IT




SVOLTE:
- 4 Settembre - 29 Ottobre / Mostra Retrospettiva di Giuliano MAURI


- 6 Novembre - 6 Gennaio 2011 / Mostra Retrospettiva di Paolo SCIRPA

 - 8 Gennaio - 31 Marzo 2011 / Mostra Antologica di Clemente PADIN



- 11 Giugno - 27 Novembre 2011 / Mostra Retrospettiva  di Vincenzo NUCCI





DA FARE:
- Dicembre 2011 - Settembre / Mostra Personale di Marcello DIOTALLEVI



CORSO 

- 11 Giugno – 27 Novembre 2011 / Mostra Retrospettiva  di VINCENZO NUCCI
 Presentazione  critica di GIOVANNI BONANNO
                                                                         
 
VINCENZO  NUCCI

ILLUMINAZIONI:   “Tra Luce, Memoria e Malinconia”

(Retrospettiva Collaterale e Contemporanea alla 54° BIENNALE di VENEZIA - Padiglione Italia, 2011)

In concomitanza con la 54a Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno apre l’11 giugno 2011 con una mostra Retrospettiva dedicata a Vincenzo Nucci, artista siciliano di grande interesse che da diversi decenni ha improntato il suo lavoro di ricerca sulla luce e che risulta invitato al Padiglione Italia, 2011.

La retrospettiva dal tema “Illuminazioni: Tra luce, memoria e malinconia” documenta una selezione ragionata di 75 opere fra oli e pastelli (dal 1978 al 2010) realizzate da Vincenzo Nucci negli ultimi trent’anni di attività.” Il tema è il paesaggio, la campagna, la casa padronale, le mura di cinta dove si arrampicano rigogliose buganvillee fiorite di lacche rosse, e soprattutto la palma, protagonista e simbolo della fascinosa Sciacca araba che egli ama. Enzo Nucci dipinge la natura siciliana, in quel tratto di costa intorno a Sciacca queste immagini di palme e brevi orizzonti contemplano il sentimento di una assorta malinconia. Le sue opere sono “memorie di un tempo”, con le case, le palme, i rampicanti e le buganvillee che hanno preso il sopravvento e riempito il vuoto di una vita che ormai non c’è più. L’artista saccense guarda alla natura, al paesaggio con stupore. Le sue opere vivono la dimensione intima e "visionaria” dandoci struggenti emozioni e nel contempo delicati e sottili memorie che solo la poesia, quella vera, sa rivelare. Come dice Piero Guccione, (1989) "Enzo Nucci è uno dei pittori che dipingono ancora la natura. Più esattamente Nucci dipinge la natura siciliana poiché la abita; in quel tratto di costa intorno a Sciacca dove più fortunata e civile la vita conserva un barlume di dolcezza rispetto ad altre zone devastate dell'isola. […] queste immagini di palme e brevi orizzonti contemplano il sentimento di una malinconia greve "irredimibile" della nostra natura insulare." E’ dal 1980 che Vincenzo Nucci dipinge paesaggi, paesaggi della Sicilia con la casa padronale, le mura di cinta, e oggi le palme, simbolo della dolce Sicilia,del la Sciacca araba e Barocca che dal mare con orgoglio guarda all’Africa e sogna. Enzo Nucci, è un artista di grande qualità, capace di cogliere le insolite e struggenti emozioni dell’anima. Dalla sua finestra sopra il porto di Sciacca guarda affascinato l’orizzonte del mediterraneo, l’Africa e il magico ed esotico Oriente e intanto traccia immagini di palme e di orizzonti volutamente non definiti in cui la nostalgia intrisa di insolite memorie si tramuta in delicata e struggente malinconia, in assorto silenzio e soprattutto in incantata e magica rivelazione lirica.

                 
Visita:


" Tutto il Materiale è  protetto da diritto d'autore "

Tutti i Diritti  sono riservati , pertanto,  per qualsiasi richiesta  occorre contattare espressamente l'artista in questione  o l'Ophen virtual Art Gallery per avere Il permesso esplicito di Pubblicazione.  

venerdì 31 dicembre 2010

MOSTRA ANTOLOGICA DI CLEMENTE PADIN




SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY


MOSTRA ANTOLOGICA   di CLEMENTE PADIN

“OLTRE IL MURO,  TRA UTOPIA E TRASGRESSIONE”

A CURA  di GIOVANNI BONANNO


8 GENNAIO – 31 MARZO 2011

Inaugurazione: Sabato 8 Gennaio 2011 ore 18.00



Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159

e-mail: bongiani@alice.it – Web Gallery: http://www.ophenvirtualart.it/

Orario galleria Lunedì - Domenica




Comunicato Stampa

“Oltre il Muro, tra Utopia e Trasgressione” é il titolo della mostra antologica che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica a Clemente Padin, uno dei più importanti e storicizzati artisti uruguaiani che per questa mostra presenta 72 opere tra “Visual Poems”, Poesia Digitale e Mail Art realizzati tutti tra il 1967 e il 2010.

Clemente Padin è un artista decisamente complesso che si pone volutamente in disparte da provvisorie ipotesi mercantili nel tentativo di procedere oltre il limite, oltre il muro, tra utopia e trasgressione. Partito nel 1967 da proposte di poesia visiva con i suoi “Visual Poems” e ben presto approdato alla Mail Art, in contatto con il mondo alternativo dell’arte postale grazie anche al coinvolgimento e scambio di opere e di opinioni nel complesso circuito latino-americano. Oggi, Clemente Padin è un’artista di “frontiera”; grafico, performer, videoartista, e impegnato attivamente nel netartworker e soprattutto nel sociale. Nel 1974, durante la dittatura militare uruguayana, aveva organizzato il primo Latinoamericana Mail Art Exposition a Galeria U, a Montevideo, Uruguay. Denunciato per idee sovversive dal regime dittatoriale uruguaiano in quel tempo assai poco disponibile al rispetto dei diritti umani, arrestato e processato dalla dittatura del suo paese per vilipendio alla morale ed alla reputazione dell'Esercito, venne condannato a quattro anni di prigione e incarcerato. Dopo due anni di permanenza in carcere (agosto del 1977 a tutto novembre 1979), venne liberato in anticipo grazie all'interessamento di molti artisti ed alla solidarietà internazionale, tuttavia, per diversi anni subì tragicamente la costrizione e l’impedimento della libertà, costretto a condividere dal 1977 al 1984, una libertà vigilata e “condizionata”. Solo nel 1983 ha potuto riprendere e continuare in modo più costante il suo impegno contro le armi e la violenza e il rispetto dei diritti umani. Oggi, dopo oltre un quarantennio di attività, Clemente Padin è ormai un artista conosciuto a livello internazione per i suoi apporti soprattutto nel sociale; uno dei pochi artisti contemporanei ancora impegnati in una attenta e sistematica denuncia del sistema politico e della triste condizione umana. In tutti questi anni l’artista uruguaiano ha continuato, con tutti i modi e gli strumenti possibili a sua disposizione, a credere e a sperare nella libertà, nell’uguaglianza di tutti gli esseri umani, a prescindere dalle opinioni, dal sesso, dalla razza, dall’appartenenza etnica, politica, religiosa, e anche dalla condizione sociale e economica. Sicuramente è un artista interessante soprattutto per il continuo apporto alle problematiche sociali e umane svolte in tanti anni di lavoro. In tutta l’opera di Padin è presente il carattere essenzialmente ideologico, una determinata utopia propositiva e anche la lucida energia trasgressiva che questo straordinario artista immette volutamente e costantemente in tutto il suo lavoro di ricerca, supportato anche da nuovi ed efficaci strumenti come la mail art, l’arte digitale e la performances che permettono di evidenziare in modo prepotente e compiuto tali problematiche.
                                                            


Chi è Clemente Padin?
Biografia:
Clemente Padin (Lascano, Rocha, Uruguay, 8 ottobre 1939). Poeta, artista e graphic designer, performer, artista video e multimediali in rete.

Si è laureato in Letteratura Spagnola presso la Facoltà di Lettere e dell'Educazione presso l'Università della Repubblica (Uruguay).

Ha diretto le seguenti pubblicazioni: Huevos del Plata (1965-1969), 10 e OVUM OVUM (1969-1975), partecipazione (1984-1986) e Correo del Sur (2000). Attualmente lavora con la rivista d'esplorazione culturale: Online Magazine Arte Contemporanea e Nuove Tendenze.

Ha pubblicato in riviste e pubblicazioni internazionali. E 'stato tradotto in molte lingue, tra cui inglese, portoghese, francese, italiano, ungherese, olandese, tedesco e russo.

Per la sua opposizione alla dittatura uruguayana (1973-1984), ha passato 2 anni in carcere, e fino al 1984 era in "libertà vigilata". Dopo il 1984 ha potuto sviluppare liberamente il suo lavoro artistico e letterario.

Ha partecipato a numerose esposizioni e mostre d'arte e oltre 2.000 mostre di mail art in tutto il mondo.



Born on octuber 8, 1939 in Lascano, Uruguay. Poet, artist and graphic designer, performancer, videoartist, multimedia and netartworker. Graduated in Letras Hispanas of University of The Republic, Uruguay. Director of the art magazines Los Huevos del Plata (1965-1969); OVUM 10 and OVUM (1969-1975) and Participación (1984-1986). Author of 18 books edited in Francie, Germany, Holanda, Italie, Venezuela, United States and Uruguay. Has participated in numerous art exibitionns and more than 2.000 exibitions of mail art in the word. One solo show in United States, Italie, Corea, Argentina, Uruguay, Germany, Spain, Belgic and Japon. Some of recognition it has receive are special invitated in the XVI Bienal of San Pablo, Brazil, 1981; Special Mention in I Bienal de La Habana, Cuba, 1984. The Art and Letters Academy of Germany le concedió una beca en 1984, etc. Since La Poesía Debe Ser Hecha por Todos, Montevideo, Uruguay 1970, ha realizado docenas de presentaciones y performances en todo el mundo. Se han publicado sus notas y artí****s en docenas de revistas y publicaciones traducidas al inglés, portugués, francés, italiano, húngaro, holandés, alemán y ruso y ha participado en múltiples eventos en Internet desde 1992. Ha participado personalmente en encuentros relacionado con el arte y la poesía, since Exposición de Proposiciones a Realizar, Buenos Aires, 1971 and XVI Bienal de San Pablo, Brasil, 1981,until XI International Congresse of Estetic, Nottingham, Inglaterra, 1988; Acciones, Chester Spring, Filadelfia, EE UU. 1989; XXXIX Congreso SALALM, Salt Lake City, Utah, EE.UU. 1994; V International Bienal of Visual/ Experimental Poetry, México City, México, 1996, Eye Rytmes, Edmonton, Alberta, Canadá 1997; Intersignos, San Pablo, Brasil 1998; VIII International Festival of Poetry, Medellín, Colombia 1998, International Biennale of Poetry, Belo Horizonte, Brasil 1998, and much more.


+ Clemente Padín: http://www.escaner.cl/padin
E-mail:  clepadin@adinet.com.uy,   7w1k4nc9@adinet.com.uy,   clementepadin@gmail.com.uy
Indirizzo: Clemente Padín  C. Correo Central 1211  11000 Montevideo – Uruguay  Tel. + (598 2) 506 0885






CLEMENTE  PADIN

Presentazione Critica
di Giovanni Bonanno



Oltre il muro, tra utopia e trasgressione


Da un po’ di tempo la situazione artistica contemporanea risulta complicata e imprevedibile. Dopo i profondi mutamenti delle avanguardie storiche che hanno contribuito definitivamente al mutamento della cultura degli ultimi decenni. In questi ultimi anni si sta assistendo ad una ondata ripetuta di citazioni senza alcuna autenticità, creata da falsi profeti illuminati che venduti al consumismo ai centri di potere, creano gruppi e progettano mostre senza alcun valore culturale. Un eccessivo proliferare di artisti, di gallerie e di riviste, di cataloghi monografici che girano attorno una situazione che nasce essenzialmente dalla pianificazione pre-organizzata dagli addetti ai lavori con il solo fine di portare l’arte verso una sorta di azzeramento delle idee a grado zero. Queste inaffidabili strategie lucidamente mercantili vengono attuate con il solo fine di rinnovare il mercato e l’interesse del collezionismo ormai esausto a casa della crisi del mercato dell’arte, e più in generale della fastidiosa crisi economica e finanziaria che attanaglia da tempo il sistema economico di tutto il villaggio globale. Molti giovani, a scadenze programmate, vengono sacrificati sull’altare dell’arte pronti a cambiare pelle e produzione artistica a seconda delle richieste di certi critici alla moda. Luciano Caruso si è posto lucidamente il problema confessando: “Chissà se col tempo capiranno che sono serviti da truppa d’assalto, in vista di ben altri interessi!”. Ne risulta, quindi, una situazione profondamente confusa, senza idee e soprattutto senza un progetto lucidamente perseguito di messa in discussione del mondo. Dopo il riflusso e la situazione chiaramente mercantile, la situazione oggi impone all’artista il riprendere il cammino interrotto e il recupero più alto dell’esperienza precedente, per proseguire verso la trasgressione, rifiutando le leggi del mercato che condizionano l’artista a tal punto da far prediligere la qualità mercantile dell’oggetto che l’energia estetica e creativa del vero lavoro artistico. Naturalmente in questa condizione difficile, l’artista può lavorare individualmente in modo forte, solo se trova dei riferimenti che possano garantire degli stimoli che siano rilevati non da una realtà attuale piuttosto confusa, bensì da un momento di presa di coscienza veramente autentica. Esiste sempre un dualismo fra un’arte cosiddetta “normale” e un’arte “progressiva”, cioè tra un’arte che opera con i canoni e nei canali stabiliti dalle regole della comunicazione codificate. Il suo vero destino è quello di porsi in condizione di essere continuamente emarginata ed estraniata dai circuiti economici della comunicazione. Il solo obiettivo lucido che il mercato dimostra di possedere, credo, è quello di esaltare costantemente la superficialità produttiva nel tentativo di omologarla nel sistema culturale e soprattutto soffocare la ragione vera e autentica dell’opera d’arte: la creatività. Un’artista attento esclusivamente a delle verità di ricerca non potrà mai essere economicamente autosufficiente perché si trova in perfetta antitesi col mercato. I suoi sono antivalori per il mercato. Per cui ogni attività profonda e totalizzante dell’artista non può non contare sul risultato economico del proprio esercizio. L’arte non può morire soffocata dall’inutilità “funzionale” del consumismo, a causa di una società multinazionale e regime culturale che considera il sistema artistico un “sottosistema comunicativo” che controlla perfettamente e non rispetta la funzione primaria dell’arte che è soprattutto quella di affermare autonomamente la creatività dell’uomo. Un artista complesso e non uniformato ai dettami del potere commerciale e politico globale è sicuramente l’uruguaiano Clemente Padin. Un artista decisamente lucido che si pone volutamente in disparte da provvisorie ipotesi mercantili nel tentativo di procedere oltre il limite, oltre il muro, tra utopia e trasgressione. Partito nel 1967 da proposte di poesia visiva con i suoi “Visual Poems”, opere che abbracciano un arco di tempo che va dal 67 al 70 e ben presto approdato alla Mail Art, (già nel 1967 era entrato in contatto con il mondo alternativo dell’arte postale grazie alle pubblicazioni di Dick Higgins, alla corrispondenza con Ken Friedman e anche al coinvolgimento e scambio di opere di arte postale e di opinioni nel circuito latino-americano composto allora da Edgardo Antonio Vigo, Guillermo Deisler, Horacio Zabala, Bruscky Paolo del Brasile, Julio Plaza, Pedro Lyra, Damaso Ogaz, Daniel Santiago, Samaral, Jonier Marín, Diego Barboza e qualche altro artista latino. Nel 1971 partecipa alla prima mostra di Ray Johnson a Filadelfia.). Oggi, Clemente Padin è un’artista di “frontiera”; grafico, performer, videoartista, e impegnato attivamente nel netartworker e soprattutto nel sociale. Nel 1974, durante la dittatura militare uruguayana, aveva organizzato il primo Latinoamericana Mail Art Exposition a Galeria U, a Montevideo, Uruguay. Denunciato per idee sovversive dal regime dittatoriale uruguaiano in quel tempo assai poco disponibile al rispetto dei diritti umani, arrestato e processato dalla dittatura del suo paese per vilipendio alla morale ed alla reputazione dell'Esercito, venne condannato a quattro anni di prigione e incarcerato. Dopo due anni di permanenza in carcere (agosto del 1977 a tutto novembre 1979), venne liberato in anticipo grazie all'interessamento di molti artisti ed alla solidarietà internazionale, tuttavia, per diversi anni subì tragicamente la costrizione e l’impedimento della libertà, (2 anni di carcere e altri 5 lunghi anni di libertà vigilata e “condizionata”, dal 1977 al 1984, per un totale di 7 interminabili anni). Solo nel mese dell’ottobre 1983 ha potuto riprendere un po’ più assiduamente la sua attività artistica organizzando alcune interessanti mostre come quella storica del "1° Maggio" presso l'Associazione degli impiegati bancari di Uruguay e continuare in modo più costante il suo impegno contro le armi e la violenza e il rispetto dei diritti umani. Oggi, dopo oltre un quarantennio di attività, Clemente Padin è ormai un artista conosciuto a livello internazione per i suoi apporti soprattutto nel sociale; uno dei pochi artisti contemporanei ancora impegnati in una attenta e sistematica denuncia del sistema politico e sociale e della triste condizione umana. In tutti questi anni l’artista uruguaiano ha continuato, con tutti i modi e gli strumenti possibili a sua disposizione, a credere e a sperare nella libertà, nell’uguaglianza di tutti gli esseri umani, a prescindere dalle opinioni, dal sesso, dalla razza, dall’appartenenza etnica, politica, religiosa, e anche dalla condizione sociale e economica. Insomma, ci ha fatto capire che bisogna ripudiare energicamente la violenza, il terrorismo e la guerra, come unico strumento per risolvere le contese tra gli uomini e gli stati. Inoltre ci ha sollecitato verso un comportamento più attivo e propositivo, verso un mondo che incentra il suo esistere sulla giustizia sociale, sulla solidarietà di tutti, sul rispetto, sul dialogo e su un’equa distribuzione solidale delle risorse disponibili. Sicuramente è un personaggio da proporre come Premio Nobel per la pace per il continuo apporto alle problematiche sociali e umane svolte in tanti anni di lavoro. Purtroppo, nel nostro distratto e arrogante pianeta terra assistiamo increduli ad una sistematica demolizione di ogni principio di giusta convivenza civile, basata sull’esclusione e sulla costante discriminazione sociale dell’essere umano, in un sistema prevaricante che preferisce al dialogo la barbarie e la diseguaglianza sociale. In tutta l’opera di Padin è presente il carattere essenzialmente ideologico, supportato da nuovi strumenti come la Mail Art che permettono di evidenziare in modo prepotente ed efficace tali problematiche. Padin in una sua dichiarazione afferma: “Mail Art from these tendencies and return it to its communicative efficacy. It is impossible to reduce artists to the political or the social; yet artists can only reduce reality by pretending that their work is not involved in the political and social. In conclusion, there are several options that the networkers can choose from:

• They can opt for social values already in existence or they can change the codes of social communication.

• They can qualify or try to measure the different mechanisms of control within the system, or try a new form of representation that will enable artists to question all established knowledge.

• They can reproduce work only for the art market which includes all work that is permissible, or propose works and texts that question the aesthetic, social and political status.

• They can resign their social responsibility by "l´art pour l´art" or... (1)

Per convincersi davvero dell’apporto e dell’importanza di Clemente Padin basterebbe soltanto aprire per un momento gli occhi per rimanere di colpo indifesi e smarriti per tale determinata e prepotente indagine sociale, per l’utopia propositiva e anche per la continua e lucida energia trasgressiva che questo straordinario artista immette volutamente e costantemente in tutto il suo lavoro di ricerca.            Giovanni Bonanno



(1) - (book "ETERNAL NETWORK-A Mail Art Anthology" edited by Chuck Welch, University of Calgary Press, Alberta, Canada, 1995 (page 205)

giovedì 26 agosto 2010

GIULIANO MAURI – “ Tra Natura, Spiritualità e Utopia ”




SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY


COMUNICATO STAMPA

GIULIANO   MAURI 

4 SETTEMBRE – 29 OTTOBRE 2010



Tra Natura, Spiritualità e Utopia

Inaugurazione sabato 4 Settembre ore 18.00

Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159

e-mail: bongiani@alice.it – Web Gallery: http://www.ophenvirtualart.it/

Orario galleria Lunedì - Domenica 16 - 20


Presentazione di GIOVANNI BONANNO

“ Tra Natura, Spiritualità e Utopia ” é il titolo della mostra che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery dedica, a circa un anno dalla morte, a Giuliano Mauri, uno dei più significativi e straordinari artisti italiani, dal secondo dopoguerra ad oggi, che per questa occasione presenta 50 opere, tra progetti grafici, installazioni ambientali e realizzazioni teatrali.

Giuliano Mauri nasce a Lodi Vecchio nel 1938. Deve la sua notorietà ai suoi numerosi poetici interventi ambientali, definiti come architetture naturali. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1976, alla Triennale di Milano nel 1992, alla Biennale di Penne nel 1994. Operando con rami e tronchi di legno costruisce edifici fantasticamente reali. Il presupposto, legato alla naturale caducità del materiale impiegato, è che la natura riempirà i vuoti lasciati dal disfacimento del legno operando quindi una sorta di dialogo con l'artista.

Tra i suoi lavori vi sono i Mulini accarezzati da un vento immaginario, la Scala del Paradiso , il Bosco sull’isola alla sorgente del Tormo nel Lodigiano. In Germania, a Gorliz, e in Polonia, a Sgorzelec, ha realizzato gli Osservatori estimativi. Il suo più noto e suggestivo lavoro è probabilmente la Cattedrale vegetale del 2001 per Arte Sella. Nel 2001 realizza anche la scenografia della Norma nello Sferisterio di Macerata per le scene di Giacomo Andrico e la regia di Daniele Abbado. Nel 2006 costruisce la Voliera per umani nella valle dei Sospiri del Parco di Monza. Nel luglio 2008 conclude e inaugura il suggestivo Ponticello Soradore – San Vigilio a Padernello frazione di Borgo San Giacomo (Brescia). Viene realizzata nel 2010 la grande “Cattedrale Vegetale” presso il Parco delle Orobie (BG.)

A un anno dalla morte di questo interessante artista (Lodi, 29 Maggio 2009), a tutt’oggi non esiste ancora una completa documentazione del suo lavoro. Questa mostra è la premessa per una sorta di prima catalogazione online delle sue opere e anche uno speciale omaggio al suo lavoro di ricerca. La suddetta retrospettiva nasce in contemporanea all’inaugurazione collaterale della grande “CATTEDRALE VEGETALE” realizzata quest’anno alle pendici del Monte Arera, nel Comune di Oltre il Colle, in località Plassa (Grumello) a cura del Parco delle Orobie Bergamasche e del Comune di Oltre il Colle (4 Settembre 2010).



OPHEN VIRTUAL ART GALLERY Via S. Calenda, 105/D 84126 Salerno Tel. e Fax 089 5648159 www.ophenvirtualart.it bongiani@alice.it



“I SOGNI D’OROBIA”
(dedicata a Giuliano Mauri)
di G. Bonanno



Certe notti mi ritrovo a camminare

sulle pendici dell’Arera, a Oltre il Colle,

dove i sogni non sono mai di latta e neanche di pietra.

I sogni d’Orobia sono insolite apparizioni che sanno di sortilegio,

in cui il vento forte dell’ immaginario soffia prepotente.

Sono presenze assorte di favole gotiche,

che profumano ancora di aromi oscuri.

Sono delicate Cattedrali, nate per vivere il breve

e lento respiro di un’altra nuova stagione.

Sono misteriosi sconvolgimenti dell’anima,

in cui i silenzi antichi si trasformano

in neri intensi e verdi natura.





LA COSCIENZA DI UNA VISIONE UTOPISTICA

DI      GIOVANNI    BONANNO



“… PERCHÉ L’OPERA VERA CONSISTE NON NELLA SUA FORMA DEFINITIVA MA NELLE SERIE D’APPROSSIMAZIONI PER RAGGIUNGERLA”. – (ITALO CALVINO, LEZIONE AMERICANE).


In poco tempo l’uomo sta trasformando il suo ambiente in cui vive a ritmi sempre più accelerati, ormai la sfida ambientale coincide con la nostra stessa esistenza, a meno che non emerga un sentimento morale nei confronti della natura quasi dimenticata e delle sue straordinarie possibilità. Gia’ nel 1978, con il Manifesto del Rio Negro, Pierre Restany sentiva la necessità di chiedersi: “Quale tipo di arte, quale sistema di linguaggio può suscitare un simile ambiente? Di certo un naturalismo di tipo essenzialista che si oppone al realismo della tradizione realista. Il naturalismo implica la più grande disponibilità dell’artista e la più grande apertura snaturando il meno possibile. In fondo nello spazio-tempo della vita di un uomo, la natura è la sua misura, la sua coscienza, la sua sensibilità”. Si sente sempre più il bisogno, oggi, di un rapporto più intenso con la natura. Uno dei pochi artisti che ha lavorato su tale versante dell’arte è stato Giuliano Mauri che diceva: “Agli inizi del terzo millennio, nel tentato passaggio da un’epoca di ideologie nemiche a quella di ricerca di un ideale di serenità e armonia, l’uomo rivela alle sorgenti del Bisenzio un tempio della natura. Per farne un luogo più caro a tutte le popolazioni di questa valle”. L’artigiano, architetto Giuliano Mauri è un artista di non facile classificazione lui stesso si definisce un "carpentiere che costruisce scale, mulini, case, ponti, giostre, cattedrali, fiumi, isole, boschi, cieli . ”Le strutture in legno di Giuliano Mauri - diceva P. Restany - hanno la complessità dei cavalli di frisi e delle reti di profondità: sono supporti di bandiere o di pali di mulini a vento che rinviano alla nostra coscienza dell’immaginario”. Protagonista indiscusso nel panorama internazionale dell’arte contemporanea, Mauri ha lavorato con sensibilità sul confine già precario fra arte e architettura, intervenendo sul paesaggio ed elaborando i suoi progetti in base alle problematiche del luogo prescelto, costruendo “opere inutili” ma di un fascino insolito. Un'architettura “magico spirituale” - come qualcuno ha scritto - “che diventa trappola, poesia, sortilegio, capace di trasportarci dentro i confini di una natura che diventa rifugio e sogno”. Scrive Alberto Morelli: “ trovo che il suo percorso sia tra i pochi che, nell’ambito della cosiddetta arte contemporanea, abbia la capacità di emozionare ed evocare utopie possibili. La sua ricerca di contatto col vivente nella forma vegetale è di rara intensità e per nulla intellettualistica”. Tutta l’arte di Mauri nasce da una assidua frequentazione utopistica e “spirituale”, da un fecondo vento immaginifico che soffia perennemente sulle sue straordinarie installazioni, nate da un raggio nostalgico di luce gotica e destinate a condividere la natura di qualche intensa stagione. Le sue opere c’è chi l'ha chiamate semplicemente land art, altri persino architettura del paesaggio, sottolineando il confronto privilegiato con l'ambiente naturale in un processo che non si conclude con il solo intervento dell’artista e neanche con l’opera finita. Utilizzando materiali naturali, Giuliano Mauri produce architetture “provvisorie” condizionate dall’intervento lento ma incessante del tempo e della natura, legate alla naturale disfacimento dell’installazione e alla corrispondente crescita di nuova vegetazione; proprio come accade alle cosiddette “Cattedrali” in cui permane un continuo dialogo. Scomparso il 29 maggio 2009, divenne famoso soprattutto per le sue architetture naturali, realizzate con rami e tronchi di legno. Tra le sue opere più famose vi è la "Cattedrale vegetale" realizzata per «Artesella» a Borgo Valsugana nel 2001, in una radura presso "Malga Costa" in Val di Sella (Trento), e l’altra di Oltre il Colle nel bergamasco, che risulta molto più grande e affascinante. Quella realizzata nel 2001 ha le dimensioni di una vera cattedrale gotica composta da tre navate formata da ottanta colonne con più di tremila rami intrecciati, alte dodici metri e di un metro di diametro; all'interno di ognuna è stato messo a dimora un giovane carpino. La struttura ha un rettangolo di base di 82 metri per 15, un'altezza di 12 metri e copre un'area di 1.230 metri quadrati. L'opera era stata progettata alla fine degli anni 1980 e pubblicata in Germania; fu inoltre presentata alla Triennale di Milano, ma non era stata mai realizzata a causa della sua grande complessità strutturale. Osservando quest’opera è impossibile non pensare all'abbazia di San Galgano presso Siena o a qualche cattedrale francese di impronta Gotica; solo che in queste opere naturali di Mauri non c’è l’intervento architettonico e definitivo dell’uomo ma la richiesta esplicita di un contributo attivo da parte della natura affinché possa sviluppare e concludere totalmente l’evento. In Arte Sella, Mauri ha dato l’avvio alla nascita di una grande cattedrale che si concluderà tra vent’anni. Il suo intervento si è limitato a costruire dei sostegni-gabbie in legno, all’interno di queste strutture ha piantato ottanta carpini, che cresceranno (di 50 centimetri l’anno), seguendo le forme delle colonne. Con i tagli e le potature saranno adattate a formare una vera e propria Cattedrale Vegetale. Nel corso degli anni le colonne-sostegno costruite per accompagnare la crescita delle piante marciranno e lasceranno il posto ai carpini. Tra vent’anni, secondo l’artista, i carpini costituiranno una cattedrale completamente naturale. L’artista, quindi, non è il protagonista assoluto dell’opera ma cerca una collaborazione fattiva con la natura affinché l’opera possa completarsi totalmente. L’altra “Cattedrale Verde” è stata iniziata solo nel 2010, a Oltre il Colle nel Parco delle Orobie Bergamasche, in base a dei progetti che l’artista ci aveva lasciato prima di morire. Ma cos’è la «cattedrale verde»? E’ un’opera d’arte, realizzata con alberi e rami, che assumerà, appunto, la forma di una cattedrale, a cinque campate, alta da 8 a 15 metri, lunga 29 e larga 24, per 650 metri quadrati di superficie, 5 navate e 42 colonne. Tra pochi mesi si potrà vedere la struttura in legno, con le prime piante, carpini e faggi alti circa due metri. Poi la “cattedrale crescerà di anno in anno, assumendo la forma di un’architettura gotica di grande dimensione. Non sapremo mai come si presenterà alla fine dell’evento, sappiamo soltando che nel giro di una generazione o poco più, tutti i sostegni-gabbie in legno spariranno per decomposizione, a causa dell’azione incessante delle intemperie e delle stagioni; rimarranno solo i 42 alberi di faggio che piantati all’interno delle strutture dei pilastri saranno liberi di crescere e indicare con il loro allineamento l’intervento creativo dell’uomo e la collaborazione attiva e generosa della natura.
(Questa ultima opera di Giuliano Mauri che nasce da un processo del tutto spontaneo e naturale, è l’atto finale che completa e integra tutto il lavoro svolto in tanti anni da questo riservato e raffinato poeta dei nostri giorni)
                                                                                                   Giovanni Bonanno




- OPERA IN CORSO -
La “Cattedrale verde” sul monte Arera

Oltre il Colle – Dopo due anni di attesa è pronta la «cattedrale verde» voluta dal Parco delle Orobie. Ideata dall’artista lodigiano Giuliano Mauri (morto nel 2009), sorge in località Grumello, a circa 1.200 metri di quota, sulla strada che dalla Plassa porta alle pendici del monte Arera, a Oltre il Colle. La struttura in legno di sostegno con le prime piante, sarà già pronta entro fine agosto. La cattedrale Vegetale alta da 8 a 15 metri, lunga 29 e larga 24, per 650 metri quadrati di superficie, 5 navate e 42 colonne di rami intrecciati, alti sino a quindici metri; all’interno di ogni colonna è stato piantato un faggio. Le piante crescono cinquanta centimetri all’anno, tramite potatura annuale formeranno nel tempo una vera e propria cattedrale. Circa venti anni, la natura prenderà il sopravvento, gli artifici costruiti, per accompagnare la crescita delle piante marciranno lasciando il posto ai faggi, un’architettura interamente ecologica dove ciò che non è più necessario si corrode. Il processo, l’ideazione, la costruzione e l’evoluzione è in perenne movimento.

Ma cos’è la «cattedrale verde» o «cattedrale vegetale» che sorge in Valle Serina? E un’opera d’arte, realizzata con alberi e rami, che assumerà, appunto, la forma di una cattedrale, a cinque campate. Un connubio di arte, natura e spiritualità, voluto per valorizzare il monte Arerai. Tempo tre mesi e si potrà vedere la struttura in legno, di per sé già bellissima con le prime piante, carpini e altri alberi autoctoni, alti circa due metri. Poi la “cattedrale”, con i suoi intrecci di rami, crescerà di anno in anno, assumendo colori diversi a seconda delle stagioni».

Un percorso, quello della «cattedrale», iniziato peraltro due anni fa: era il luglio 2008 e, in località Plassa, veniva realizzato e inaugurato in grande stile il portone d’ingresso della struttura. «Ma i tempi si sono allungati. Giuliano Mauri aveva già fatto alcuni sopralluoghi e aveva in mente cosa realizzare: quelle idee ora verranno portate avanti dal figlio Roberto e da Paola Tognon.

Mauri, scomparso nel maggio 2009, divenne famoso proprio per le sue architetture naturali, realizzate con rami e tronchi di legno. Tra le sue opere più famose un’altra «cattedrale verde», quella realizzata a Borgo Valsugana nel 2001, in Val di Sella (Trento) per la manifestazione di arte contemporanea «Artesella». «Ma quella che sorgerà a Oltre il Colle sarà ancora più grande.



SCHEDA:

La «cattedrale verde» sorge in Comune di Oltre il Colle, in località Plassa (Grumello), lungo la strada che porta sull'Arera, dove si trova il rifugio «Capanna 2.000». 5 navate, 42 colonne, 1.800 pali di abete, 600 rami di castagno 6 mila metri di rami di nocciolo e 42 piante di faggio, altezza max navate 13 m
lunghezza 28.5 m, larghezza 24 m  Per la «cattedrale vegetale» non viene impiegato materiale che non sia legno e che non provenga dai boschi delle Orobie.  Pali di abete –

Nel cantiere è previsto l’utilizzo di 1.800 pali di abete.  Rami – Sono di castagno i 600 rami impiegati per costruire la «cattedrale».
Nocciolo – È stato calcolato che occorrano rami di nocciolo per la lunghezza di circa 5-6.000 metri. 
Faggio – L’opera sarà completata con la messa in posa dentro le colonne di 24 piccole piante di faggio.
Quota – La «cattedrale vegetale» si trova all’altezza di 1.345 metri.
 
Misure – Lunghezza della «cattedrale»: 28,5 metri; larghezza: 24 metri; altezza massima: 13 metri; altezza minima:  5 metri; numero delle navate: 5; larghezza navata centrale: 5,50 metri; altezza massima della navata centrale:  13 metri; larghezza delle prime due navate laterali: 4,50 metri; altezza massima delle prime due navate laterali: 8 metri; larghezza navate laterali esterne: 4 metri; altezza massima navate laterali esterne: 5 metri; numero delle colonne: 42; numero dei fusti per colonna: 8; diametro colonne: 1,50 metri.

Località La «cattedrale verde» sorge in Comune di Oltre il Colle, in località Plassa (Grumello), lungo la strada che porta sull’Arera, dove si trova il rifugio «Capanna 2.000» 

Come si presenterà alla fine? Non lo sapremo mai perché nel giro di una generazione o poco tutto il legno sparirà, decomposto dall’azione delle stagioni e delle intemperie; resteranno i 42 alberi di faggio che, piantati all’interno delle strutture dei pilastri, saranno liberi di crescere. Non più presente l’intreccio originale dei vari elementi in legno, saranno i faggi sempre più robusti a indicare con il loro allineamento la mano dell’uomo, in un processo del tutto naturale.

Il 2010 è stato scelto per il completamento e l’inaugurazione dell’opera in quanto proclamato dall’Onu Anno della biodiversità.

 


BIOGRAFIA: GIULIANO MAURI


Giuliano Mauri nasce a Lodivecchio nel 1938 e ha vissuto a Lodi fino al 29 maggio 2009). Alla fine degli anni Sessanta era venuto in contatto con i principali movimenti d'arte d'avanguardia in Italia. Gli anni Settanta lo videro come protagonista in prestazioni ambientali. I suoi video e performance sono stati mostrati in diverse gallerie: La Chiocciola di Padova, L'Alzaia a Roma, il Toselli di Milano e la Cavellini di Brescia. Nello stesso anno presenta le sue opere ai musei di arte moderna di Bologna, Modena e Varsavia. Egli ha inoltre esposto il suo lavoro alla Biennale di Venezia (1976). Nel 1978 con le sue enormi scale è presente alla mostra 'Metafisica del Quotidiano' presso il Museo d'Arte Moderna di Bologna . Nel 1980 costruisce i “Mulini a Vento” del tutto inutili. La casa “Raccoglitore dell'Uomo” è stata creata nel 1981 (Bergamo, chiesa di Sant'Agostino). L'anno seguente ha costruito l'imponente Scala del Paradiso (140m. di lunghezza e 10 m. di altezza). Questa consisteva in una serie di rami conficcati nel terreno legato alle estremità con dello spago. Lo stesso lavoro è stato anche presentato alla Galleria Mercato del Sale a Milano. Nel 1984 ha iniziato le costruzioni vegetali “Altari” sulle rive dell'Adda, a Lodi. Nel corso dello stesso anno espone “Zeppelin” alla Galleria Quanta a Milano e costruisce “La Città del sole”. Nel 1985 ha partecipato per la prima volta a 'Milanopoesia' presentando il lavoro “Accampamento padano”. A Sassello, nei pressi di Savona, costruisce “ La casa dell'Uomo”. Nel 1986 ha realizzato “La terra del cielo” nella chiesa di San Carpoforo a Milano. Nel catalogo, Vittorio Fagone definisce questa arte come 'in natura' nel senso pieno del termine. Nel 1987 ha creato ”Le Trombe del Paradiso” a Pegognaga (Mantova). Le “Spore vegetali” vengono sistemati a Villa Barzino vicino a Genova nel 1988, mentre i “Canti dell'esilio d'Occidente” a Sant'Arcangelo di Romagna. Nel 1988 ha costruito “Il Bosco” presso la sorgente del Tormo nella provincia di Lodi. L'anno successivo è presente alla rassegna “Shakti 1” di Copenaghen e nello stesso periodo partecipa a 'Milanopoesia' con “Accampamento padano 2”. Nel 1991 inizia la serie dei 'nidi' (Monteciccardo, Pesaro). Nel 1992 torna a Lodi con “ Il Campo di Duecento Pertiche” e “L'albero dei Cento Nidi”. Viene invitato alla 37a Triennale di Milano. Gli” Altari vegetali” e “Creatività” vengono creati a Borgo Valsugana (Trento). Nel giugno 1993 partecipa al 'Simposio Art in Nature' di Hannover. A Chicago viene invitato a 'Athenaeum”-Museo dell’Architettura ev del Design ( padiglione italiano). in Danimarca, a Tranekær, costruisce “Arpa Eolica” per il 'progetto Tikon'.  A Cottbuns, vicino a Dresda, realizza una grande Cattedrale Vegetale. Biennale di Penne nel 1994. Nel 1997 costruisce “Casa della memoria” a Laumier Sculpture, con bozzetti, è presente modelli e disegni presso il Museo di St Louis, Missouri, USA.Nel 1998 partecipa a “European Art and Nature Triennial” al Castello di Dragsholm, Danimarca.Nel 1999 ha creato le 'Impronte', per il Stour Valley Art Project a King's Wood, Challock nel Kent. A Sgorzelec, realizza gli “Osservatori estimativi” , FIUME NEYSA (2001). Per Arte Sella, nel 2001 nasce l’opera più nota e suggestiva di Mauri; “La Cattedrale vegetale”, in Val di Sella, composta da tre navate da 80 colonne di rami intrecciati, alte 12 metri e di un metro di diametro; all’interno di ognuna è stato messo a dimora un giovane carpino. Nel 2001 realizza anche la scenografia della Norma nello Sferisterio di Macerata per le scene di Giacomo Andrico e la regia di Daniele Abbado. Nel 2003, davanti alla Triennale di Milano espone La sfera “Zenobia” costruita per la mostra dedicata al romanzo di Calvino "Le città invisibili" da Giuliano Mauri con quattromila rami di castagno intrecciati e collocata di fronte al palazzo della Triennale. Nel 2004, realizza la “Passerella di gelsomini sul fiume perduto”, con legno e piante di gelsomini. Nel 2006 costruisce la “Voliera per umani” nella valle dei Sospiri del Parco di Monza. Nel luglio 2008 conclude e inaugura il suggestivo Ponticello Soradore – San Vigilio a Padernello frazione di Borgo San Giacomo (Brescia) . Nell’ambito di Territoria #3 inaugura a Luogomano “l'Anfiteatro della Val di Bisenzio”, presso il Complesso Artistico Contemporaneo del Comune di Cantagallo. “L’Anfiteatro è stata una, se non l’ultima opera da lui realizzata. Sempre nel 2008 realizza I due ponti presso il Castello di Padernello (BS), rispettivamente di 50 e 30 metri, sembrano avere un aspetto quasi fantasmagorico: la rete di legno che si innalza dal passaggio è un intrico magico che non si isola dallo spazio circostante ma sa trasportare il visitatore dentro i confini di una natura diventata leggendaria, un sogno di evasione dalla realtà e rifugio nel passato. Da tempo in dialisi, muore a Lodi il 29 maggio del 2009.



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-BIOGRAFIA E CRITICA DI GIULIANO MAURI
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