Sandro Bongiani Arte Contemporanea
Memorial
Shozo Shimamoto / Avere un’idea per capello
Decennial
2013-2023
a cura di
Sandro Bongiani e Ruggero Maggi
Presentazione
di Sandro Bongiani
Una Mostra Collettiva Internazionale condivisa in due gallerie a cura di Sandro Bongiani e Ruggero Maggi con la partecipazione di 137 artisti e 357 opere per il decennale dedicato a Shozo Shimamoto 2013-2023
Sandro Bongiani Arte Contemporanea di Salerno è lieta di inaugurare presso la galleria Sandro Bongiani Vrspace e nello Spazio Ophen Virtual Art Gallery la mostra collettiva internazionale dal titolo: “Memorial Shozo Shimamoto 2013-2023”. Un progetto e una mostra indipendente, a cura di Sandro Bongiani e Ruggero Maggi. A distanza di 10 anni dalla dipartita di Shozo Shimamoto (25 gennaio 2013), viene organizzata in Italia una mostra collettiva internazionale con la partecipazione di 137 artisti internazionali per il primo decennale della sua scomparsa. Una parte del lavoro svolto dall’artista giapponese risulta ancora poco noto al grande pubblico, e precisamente la ricerca svolta negli anni 80 e 90, con le particolari azioni e le proiezioni di spezzoni di film sulla sua testa rasata utilizzata come spazio performativo e luogo per ospitare l’opera. Quasi una galleria del corpo e forse “la più piccola galleria al mondo attiva negli anni 80”. Per ricordarlo a dieci anni esatti dalla scomparsa abbiamo ritenuto utile inviare per posta alcune silhouette della testa vista da dietro di Shozo Shimamoto invitando gli artisti a fare il loro intervento, come aveva fatto lui a partire dal 1987 invitando gli artisti a realizzare il proprio personale atto performativo con ciò che ritenevano utile per completare degnamente l’opera. In questo senso sono esemplari le operazioni “Head” realizzate da Ray Johnson, Ben Vautier, G. Achille Cavellini, Mayumi Handa, Allan Kaprow e da diversi altri protagonisti internazionali dell’arte che sono intervenuti nel tempo sulla testa dell’artista giapponese disegnando, incollando carte, adesivi, materiali diversi e persino proiettando frammenti di film percepiti come flusso immateriale perfettamente in linea con le idee di ricerca portate avanti dal grande artista giapponese pronto a ricevere in se l’apporto comunicativo di altri autori.
Un progetto - scrive Sandro Bongiani - in cui la collaborazione diventa il momento prioritario dell’agire con le idee che si integrano in un insieme unitario e collettivo. Ecco il modo come si può raccordare la provvisorietà dell’idee individuali per divenire nella condivisione opera collettiva sotto il segno di una costruzione visiva rimodulata in forma circolare che nasce essenzialmente dalla collaborazione attiva dei diversi autori per poter concretamente costruire l'opera. Il risultato finale è la creazione di una sorta di “grande opera collettiva” di creatività che il curatore S. Bongiani definisce "Swarm Art", in cui il comportamento collettivo interagisce in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema comunicativo, come avviene concretamente nel web utilizzando le migliaia di relazioni ramificate nel Network, o come realmente succede nel complesso intreccio di cellule relazionali attive presenti nel sistema cerebrale umano che si integrano tra loro aggregandosi per poi trasformarsi provvisoriamente in un insieme inaspettato e assai complesso capace di ridarci la dimensione vera della relazione collettiva”. Del resto, noi non siamo altro che piccole parti di un unico sistema relazionale che può condividere l’isolamento oppure, estendersi come essenza amplificata in una infinita e assai complessa comunicazione di idee.
137 artisti presenti a questa rassegna internazionale dedicata a
Shozo Shimamoto:
Alberto Vitacchio - Italia I Albina
Dealessi - Italia I Alfonso
Lentini - Italia I Andrea
Bonanno - Italia I Andrzej
Dudek-Durer - Polonia I
Angela Caporaso - Italia I
Ania Singh - Polonia I Anja Mattila Tolvanen - Finlandia I
Anna Bayer - Germania I Anna
Boschi - Italia I
Anna Maria Matone - Italia I
Annalisa Mitrano - Italia I Annegret
Heinl - Germania I Antonella
Gandini - Italia I Antonio
Amato - Italia I Antonio Di Michele - Italia I Antonio
Sassu - Italia I Aristide3108
- Francia I Benedetta Iandolo - Italia I
Bruno Cassaglia - Italia I Calogero
Barba - Italia I Carla
Bertola - Italia I
Carmela Corsitto - Italia I C.
Merhrl Bennett - USA I Cesare e Noah Serafino - Italia I Cecilia
Solamito - Italia I Cinzia
Farina - Italia I Circulaire
132 - Canada I Claudio Gavina - Italia I
Claudio Grandinetti - Italia I Clemente
Padin - Uruguay I Coco
Gordon - USA I Coco Muchmore - USA I Cosmo Cinisomo - Italia I Crescenzio
D'Ambrosio - Italia I Carl
T. Chew - USA I Dino Aloi - Italia I Domenico
Ferrara Foria - Italia I Dr
Klaus Groh - Germania I Dr.
Lutz WohIrab - Germania I Ed.
Varney - Canada I Edward
Michat Dudek - Polonia I Elke
Grundmann - Germania I Emilio
Morandi - Italia I Emily
Joe - Italia I Erika Baggini - Italia I Ernesto
Terlizzi - Italia I Ever
Arts - Olanda I Felipe Lamadrid - Spagna I
Finazzi Mimicha – Skinaz - Italia I Francesco
Cornello - Italia I Francisco
Escudero - Spagna I Franco
Di Pede - Italia I Franco
Panella - Italia I Gabi
Minedi - Italia I Gianfranco
Duro - Italia I Gianni Marussi - Italia I Gianni Romeo -
Italia I Giovanni Bonanno - Italia I Giovanni
e Renata Stradada - Italia I Giovanni
Leto - Italia I Grazyna Borovik - Polonia I Guido Capuano - Italia I Guroga
- Venezuela I Guy Bleus - Belgio I GX Jupitter-Larsen - USA I Hans
Braumuller - Germania I
Henry Grahn Hermunen - Svezia I Hilgart, - USA I Honoria
Starbuck - USA I Horst Tress - Germania I Hugo Catolino -
Svezia I Ilia Tufano - Italia I Irina Novikova - Bielorussia I Ivo Galassi - Italia I Janus
- Germania I Jaume Rocamora - Spagna I Javier Seco - Spagna I John M. Bennett - USA I John Held Jr - USA I Jorg
Seifert - Germania I Josè Vandenbroucke - Belgio I Joson
Rodges - USA I Jurgen O. Olbrich - Germania I Karl-Frieddrich
Hacker - Germania I Keiichi
Nakamura - Giappone I Ko
De Jonge - Olanda I Lamberto
Caravita - Italia I Lancillotto
Bellini - Italia I Laura
Pintus - Italia I Luc
Fierens - Belgio I Lucia
Spagnuolo - Italia I Luigi
Auriemma - Italia I Luigina Iacuzzi - Italia I M. Josè Silva - Mizè - Portogallo I Manuel Xio Blanco - Spagna I Marcello
Diotallevi - Italia I Maria
Castillo - Argentina I Marina Salmaso - Danimarca I Marisa
Pezzoli - Italia I Mauro
Molinari - Italia I Maya
Lopez Muro - Italia I Miclelangelo
Mayo - USA I Mike Dyar Eart Art - USA I Mirta
Caccaro - Italia I Moreno
Menarin - Italia I Mr
Sjoerd Paridaen - Belgio I Natale
Cuciniello - Italia I
Ornella Gaibin - Italia I Oronzo
Liuzzi - Italia I Paola
Toffolon - Italia I Paolo
Gubinelli - Italia I Paolo Seghizzi - Italia I Pier
Roberto Bassi - Italia I Pina
Della Rossa - Italia I Raffaele
Boemio - Italia I Reid
Wood - USA I Remy Penald, Limoges – Francia I
Renuka Kesaramadu - India I Roberto
Formigoni - Italia I Rolando
Zucchini - Italia I Ruggero
Maggi - Italia I Serse Luigetti - Italia I Shmuel, Brattleboro - USA I Sigismund
Urban - Germania I Silvia
Venuti - Italia I Sjoerd
Paridaen - Belgio I Sugar
Irmer - Germania I Susan
Gold - Canada I T. E. Larsen - Norvegia I Toan Vinh - Canada I Uwe
Hofig - Germania I Valdor
- Spagna I Victoria Encinas - Spagna I Vittore
Baroni - Italia I William
Mellott - Taiwan.
MEMORIAL SHOZO SHIMAMOTO
DECENNALE 2013 – 2023
Avere un’idea per capello
A cura di Sandro Bongiani e
Ruggero Maggi
Presentazione di Sandro Bongiani
“Inside and
outside the body / dentro e fuori il corpo”
L’artista giapponese,
considerato il "kamikaze del colore” intende l’arte come azione forte,
sentimento prepotente capace di travolgere e triturare qualsiasi precaria
certezza. Le bottiglie di colore che lancia direttamente sulle tele servono a
liberare i suoi tormenti, le sue paure. La sua pittura, se così vogliamo
chiamarla, nasce dal gesto dell’artista che agisce a contatto con il pubblico,
per definirsi e condensarsi in opera. Nei suoi interventi non è importante
l’atto finale che porta alla realizzazione dell'oggetto, ma l’azione diretta,
il suo svolgersi nel momento stesso che si fa colore. Ciò che conta è riuscire
a materializzare l’energia e di colpo svelarla come in un precario
battito d’ali. Per questo, Shozo Shimamoto si affida alla
performance come pratica necessaria a liberare le energie accumulate dentro di
sé nel momento stesso dell’accadimento e dell’azione. A volte, l’opera
viene creata anche all’aperto, a contatto con gli eventi atmosferici; il vento,
la pioggia, la neve fanno parte dell’azione dell’artista con un
contributo del tutto casuale nella definizione finale dell’opera.
Alla fine degli anni
'50 vi è stato un momento casualmente convergente in cui artisti di diversa
area geografica (America, Europa, Giappone) hanno indagato, quasi nello stesso
momento, in una identica direzione approdando ognuno a modo proprio, a
risultati del tutto differenti ma condivisibili. Arte concepita come flusso
diarroico di energie primarie che si materializzavano in un succedersi
continuo emulando i momenti della vita. Flusso del tutto caotico in cui le arti
vengono a contaminarsi e a definirsi in modo originale. Per certi versi
il suo modo di fare "pittura”, potrebbe essere paragonato all’Action
Painting di Jackson Pollock. In verità, le opere di Shozo
condividono i profondi pensieri della filosofia Zen, una concezione della vita
del tutto diversa da quella personale dell’artista americano.
In Pollock vi è alla base una motivazione prettamente esistenziale;
l’uso del dripping e del proprio corpo dentro la
tela, seppur gestuale, è un atto ancora pittorico e
prettamente privato. Per l’artista giapponese Shozo Shimamoto, invece, creare
significa agire a contatto con il pubblico, avere un rapporto proficuo con gli
altri, farsi evento, rivelazione.
Per lui non è
importante l’opera "definita e finita”, ma l’evento provvisorio che
si materializza in opera. L’arte, quindi, non è pura descrizione delle
cose, è intesa come la materializzazione di una idea, di un pensiero
fluttuante che lascia la mente per divenire gesto di liberazione;
liberazione di pulsioni e di energie spesso soffocate che prendono il
volo e incontrollate si disseminano sulla tela. Non a caso, in diverse
opere create da Shimamoto, i frammenti di oggetti vengono lasciati volutamente
a sedimentare, assorbiti dal colore come parte significante dell’opera,
(vetri di bottiglia, lattine, sandali), oggetti sopravvissuti all’uragano e
alla furia di questo autentico Kamikaze della
performance. Massimo Sgroi, lo definisce "l’artista contemporaneo
che non rappresenta più colui che produce un’opera pittorica, ma ricopre il
ruolo di mediatore tra la realizzazione di un’idea (la sua) e colui che la
vive". In questo senso, l’artista si fa promotore di un
"vissuto”, diventa il regista di un evento unico, altamente creativo e
suggestivo.
Il Teatro
dell’essenza
Per Shimamoto,
azione, happening, performance, pittura, tutto diventa materia di uso per
creare un’opera. Per diversi decenni ha sottolineato
l’uso spericolato dei materiali accentuando negli anni ‘60 il
gesto e poi l’evento artistico sconfinando spesso nella
spettacolarità e nel happening. Con estrema libertà Shimamoto
ha attraversato esperienze e ricerche diverse e apparentemente incompatibili
tra loro; dalla pittura Informale ai buchi, dalla Mail Art alla Body Art,
dall’installazione alla performance fino all’uso della fotografia, del
video e persino del film d’artista. Il critico del New York Times Roberta Smith
lo ha definito come “uno degli sperimentatori più audaci e indipendenti
della scena dell'arte del dopoguerra negli Anni Cinquanta”. Del resto,
Gutai, corrente artistica giapponese fondata nel 1954 ad Osaka da Jiro
Yoschihara e di cui Shimamoto è uno degli interpreti più importanti è una
parola che in giapponese significa conflitto tra materia e spirito, e
di fatto, Gutai ha prodotto una evidente rottura con la tradizione e
l'arte spirituale giapponese introducendo la materia nel rapporto
con la vita in un momento storico condizionato fortemente dai tragici eventi
bellici come quelli di Iroshima e Nagasaki. Una spiritualità
concretizzata nella materia. Il termine “Gutai”, significa anche
“concreto”. Una decisa volontà di creare forme espressive nuove, diverse,
libere da qualsiasi tipo di proposta consueta di tipo accademico, come il
disegno, la bella pittura fatta con il pennello. Insomma,
l’artista nipponico cambia il concetto consueto di creazione artistica
grazie alla ricerca e alla sperimentazione, anticipando esperienze importanti
come l’ Action Painting e il movimento Fluxus americano sorto
circa dieci anni dopo ad opera di George Maciunas. Attraverso la
dimensione sofferta e lacerata dei tempi, attraverso la forte frattura con la
tradizione, l'arte intesa come la mediazione della
mente cerca di mettere in mostra le qualità intime,
la libertà e l’energia insostanziale della materia. Tutto ciò
che era prima tradizione ora è materia sciolta e fluida che inizia
a rivivere. Per cui, il rapporto fra artista e materia appare invertito:
sono gli artisti a porsi al servizio dell’opera, anziché dominarla con la
propria arroganza e prepotente sensibilità poetica.
Shozo Shimamoto
alcuni anni prima del 1950 aveva già realizzato una serie di opere aprendo uno
squarcio concreto sulla superficie della pittura. Anche queste opere,
sono nate come risultato di un`azione casuale. In quel periodo, per
risparmiare sui materiali, Shimamoto usava come base carta di giornali
incollati, tuttavia, un giorno per sbaglio fini` per fare un buco
su una superficie di carta fragile. D`istinto Shimamoto si
accorse che si trattava comunque di un`espressione. E` interessante
sottolineare come circa nello stesso periodo in Italia, Fontana tentava di
aprire dei fori sulla tela e successivamente i tagli,
tuttavia, bisogna notare come i primi buchi e tagli di Fontana risalgono
al 1949, come sono testimoniate dai cataloghi e dalle mostre
svolte, mentre Shimamoto di certo ha iniziato a fare i primi buchi nel 1946,
praticamente tre anni prima di Fontana. Inoltre, occorre aggiungere che i
Maestri Gutai dal 1949 erano in Europa già molto conosciuti con le loro
opere, invitati dallo scrittore e artista francese Henri
Michaux. Solo nel 1994, durante la mostra "l'Arte
giapponese dopo il 1945: il Grido Contro il Cielo" tenutasi al Museo
Guggenheim in New York, il curatore Alexandra Monroe scopre che i
"Buchi" di Shimamoto sono antecedenti ai buchi di Fontana (sulla
polemica Shimamoto-Fontana cfr. il sito della Tate Gallery).
Nel 1955 durante la
“Prima Esposizione d'arte moderna all'aperto, Shimamoto espone una
lamiera frammentata da piccoli buchi dipinta da un lato di bianco e dall' altro
di blu. Sempre nel 1955 Shimamoto partecipa alla “Prima mostra
Gutai” all'Ohara Kaikan di Tokyo: per l’occasione presenta l’opera “Prego,
camminate qui sopra” realizzata con una serie di assi di legno montate su
un sistema di molle che rendono il percorso del visitatore precario e
instabile alterando la sua reale stabilità. Di questa opera,
negli anni novanta l’artista realizzerà diverse
ricostruzioni. Nel 1956 con "Cannon Work"
testimonia la origini delle sue azioni di pittura all'interno della poetica
Gutai: vengono sparati da un cannone, appositamente costruito dall'artista, i
colori che si depositano casualmente sulla tela in modo
casuale e provvisorio. Nel 1957 Shimamoto firma ufficialmente il Manifesto “per
una messa al bando del pennello”. L'aspetto più evidente della
concretezza del movimento Gutai e in particolare di Shimamoto è
sicuramente l'azione, intesa come dinamismo della creazione che
diventa, appunto, evento e rivelazione. Non poteva essere altrimenti. Nel
1957 il gruppo Gutai ideò il "Gutai Stage Exhibition": per la prima
volta nella storia fu utilizzato un palcoscenico come spazio artistico nel
quale Shimamoto metteva assieme lo sparo dei colori con un particolare
sottofondo sonoro. Nel 1958 durante la seconda esibizione
“Arte Gutai sulla scena” alla Asahi Kaikan proietta contemporaneamente sullo
stesso schermo due diverse pellicole realizzate da lui stesso.
Così dichiara in una sua testimonianza: “Per questo
evento decisi di fare qualcosa chiamato ‘Il Film mai visto al mondo’ ”.
Su una pellicola usata di 35 mm, cedutagli da un suo ex alunno, e poi lavata
nell’aceto, disegna punti e linee.
Confessa: “L'arte come gesto artistico, consiste nello stupire lo spettatore”, e aggiunge, “Al presente io mi faccio fare dei disegni sulla testa rasata oppure mi faccio proiettare dei film, ma non allo scopo di fare cose strane. L'opera d'arte è di per sé un'espressione libera, l'atto di dipingere è proporre un'espressione libera. Questo è il vero compito dell'artista." E poi, “nelle performance il corpo è impiegato come elemento di Natura, quindi in entrambi i casi credo di avvicinarmi al Taoismo col quale del resto è in linea tutta la mia formazione di pensiero”. Di certo, il rapporto con il pubblico rimane un aspetto essenziale in tutta l’opera di Shozo Shimamoto con l’utilizzo della performance intesa come azione dell'uomo nel tentativo di annullare qualsiasi distinzione tra l'arte e la vita. E’ del ’95 la realizzazione del suo “funerale in vita” col rito Buddista mentre dodici monaci recitavano un sutra. Tra il “mostrare e l’essere” Shimamoto sceglie “l’essere” e l’utilizzo del corpo che mettendosi in relazione crea il messaggio creativo. Praticamente un’arte diretta, corporea e viva utilizzando il corpo come strumento relazionale, comunicativo e poetico in una zona marginale di confine tra linguaggi diversi, in cui la pittura, l’evento e il teatro convivono dando vita alla rappresentazione dell’essenza e dell’energia concreta.
Il progetto
Shozo Shimamoto: avere un’idea per capello
Shozo Shimamoto,
scrive: “Con la mia testa rasata, nel 1987 sono stato in America ed in
Canada, e ho poi viaggiato nel 1990 in Europa da Londra fino a Leningrado. Nel
1993 sono andato in Italia ed in Finlandia. Durante le mie tappe sono stato
accolto da molti artisti della mail art che hanno scritto i loro messaggi sulla
mia testa, oppure vi hanno proiettato diapositive o anche film. Tutti infatti
erano pronti ad aspettarmi con alcune idee in mente. Nel 1988 un mio studente
mi portò una copia della rivista che aveva trovato nella tasca del sedile
dell'aereo della JAL in un volo Tokyo-Parigi. Era una sorta di guida del Giappone
dove si presentavano in lingua inglese le bellezze dei templi buddisti, le
informazioni sui piatti tipici e quant'altro. Ma fra le altre cose, nella
pagina che trattava di cinema, era anche riportata come curiosità la
possibilità di vedere un film proiettato sulla mia testa, con tanto di
illustrazione disegnata a mano. Senza saperlo, la mia testa rasata stava
volando in giro per il mondo. Nel 1987 spedii agli artisti della mail art un
foglio con stampata la silhouette della mia testa vista da dietro ed un
messaggio in cui invitavo gli artisti a fare il loro intervento. Ricevetti
circa 500 risposte. Il fatto che le risposte fossero così numerose è dovuto al
sistema del network caratteristico dell'arte postale, in cui non è raro che
degli artisti copino e reinterpretino il contenuto originale per poi stamparlo
di nuovo inviandolo ad altri artisti e così via. [...] Un giorno mi
arrivò una mail art molto singolare. Proveniva dalla Francia e l'autore era
Pascal Lenoir, anche se il foglio originale era partito dall'artista olandese
Cor Reyn che aveva a sua volta fotocopiato la mia testa e inserito
il messaggio di invito a disegnarvi dentro qualcosa. Ebbene Lenoir dentro alla
mia testa fotocopiò una decina di altre silhouette rimpicciolite della stessa ,
riproponendo l'invito a disegnarci dentro qualcosa, e la spedì anche a me.
Vedendola, non riuscii a trattenermi dal ridere. Il pezzo di mail art che avevo
spedito io si era moltiplicato, il numero delle teste era aumentato, e passando
per diverse vie era ricapitato proprio a me con la scritta: Perché non
partecipi anche tu? Nell'arte postale non ci sono i diritti d'autore, anzi,
all'opposto lo spirito che la caratterizza è quello di invitare gli altri ad
usare senza limiti i vari contenuti. Così è possibile che a mia insaputa un mio
pezzo venga modificato, arricchito di nuove idee, e ritorni al mio indirizzo.
L'americano Cracker Jack Kid addirittura spedisce dei modellini tridimensionali
della mia testa” .
Raccordare la provvisorietà dell’idee in un sistema relazionale assai complesso
che nasce soprattutto dalla collaborazione collettiva
A distanza di 10 anni dalla dipartita di Shozo Shimamoto (25 gennaio 2013), viene organizzata in Italia una mostra collettiva internazionale con la partecipazione di 137 artisti internazionali per il primo decennale della sua scomparsa. Una parte del lavoro svolto dall’artista giapponese risulta ancora poco noto al grande pubblico, e precisamente la ricerca svolta negli anni 80 e 90, con le sue particolari azioni e le proiezioni di spezzoni di film sulla sua testa rasata utilizzata come spazio performativo e luogo per ospitare l’opera. Quasi una galleria del corpo e forse “la più piccola galleria al mondo attiva negli anni 80”. Per ricordarlo a dieci anni esatti dalla scomparsa abbiamo ritenuto utile inviare per posta alcune silhouette della testa vista da dietro di Shozo Shimamoto invitando gli artisti a fare il loro personale intervento, come aveva fatto anche lui a partire dal 1987 invitando gli artisti a realizzare il proprio atto performativo chiedendo di inserire ciò che ritenevano utile per completare degnamente l’opera. In questo senso sono esemplari le operazioni “Head” realizzate da Ray Johnson, Ben Vautier, G. Achille Cavellini, Mayumi Handa, Allan Kaprow e da diversi altri protagonisti internazionali dell’arte che sono intervenuti nel tempo sulla testa dell’artista giapponese disegnando, incollando carte, adesivi, materiali diversi e persino proiettando frammenti di film percepiti come flusso immateriale perfettamente in linea con le idee di ricerca portate avanti dal grande artista giapponese pronto a ricevere in se l’apporto comunicativo di altri autori.
Dopo la Pop Art, l’attivismo del movimento Fluxus, e l’Arte Postale nata da una costola di Ray Johnson, ecco la proliferazione delle idee spedite per posta che nascono dalla partecipazione e la condivisione degli artisti a livello planetario con creativi e sperimentali interscambi di idee e di contributi originali. Un progetto quello dedicato a Shozo Shimamoto in cui la collaborazione diventa il momento prioritario dell’agire in cui le idee si raccordano e si definiscono in un insieme collettivo e unitario. Ecco il modo come si può raccordare la provvisorietà dell’idee individuali per divenire nella condivisione opera collettiva sotto il segno di una costruzione visiva rimodulata in forma circolare che nasce dalla collaborazione attiva dei diversi autori per poter concretamente costruire l'opera. Il risultato finale è la creazione di una sorta di “grande opera collettiva” di creatività che il curatore S. Bongiani definisce "Swarm Art", in cui il comportamento collettivo interagisce in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema comunicativo.
Il progetto prende in considerazione lo studio dei sistemi auto-organizzati, nei quali un'azione complessa deriva da un fare collettivo, come accade in natura nel caso di colonie di insetti, stormi di uccelli, branchi di pesci oppure mandrie di mammiferi. Secondo Beni e Watt la “swarm intelligence” può essere definita come: “proprietà di un sistema in cui il comportamento collettivo interagisce in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema”, una risposta partecipativa in funzione di un concreto apporto. Di conseguenza, con la cooperazione e la sperimentazione si condividono le idee in un incessante “add and send by mail” collettivo per dare spazio alla creatività e alla ricerca. Tutto ciò avviene utilizzando l’invio postale, come avviene anche concretamente nel web utilizzando le migliaia di relazioni ramificate nel Network o come realmente succede nel complesso intreccio di cellule relazionali attive presenti nel sistema cerebrale umano che si integrano tra loro aggregandosi per poi trasformarsi provvisoriamente in un insieme inaspettato e assai complesso capace di ridarci la dimensione vera della relazione collettiva”. Del resto, noi non siamo altro che piccole parti di un unico sistema relazionale che può condividere l’isolamento oppure, estendersi come essenza amplificata in una infinita e assai complessa comunicazione di idee. Sandro Bongiani
Shozo SHIMAMOTO / BIOGRAFIA
Nato nel
1928 a Osaka, in Giappone.
1947 / Frequenta l'atelier del maestro Jiro
Yoshihara, dove produce la sua prima opera "Høie".
1948 / Prende parte alla mostra "Sette
artisti d'avanguardia" presso il department store Kintet-su a
Osaka.
1950 / I laureati del Gakuin University
Kansai in Hyugo.
1953 / Partecipa alla prima mostra del
gruppo Genbi, con Jiro Yoshihara,. Diver si giovani artisti che espongono si
uniranno al gruppo Gutai
.
1954 / Fonda Gutai con Jiro Yoshihara. Partecipa alle più importanti mostre
Gutai.
1955/ Alla prima mostra Gutai presenta un lavoro rivoluzionario
per essere vissuto e goduto dal corpo: "Prego, camminate qui". Il
lavoro è stato ricostruito nel 1993.
1956 / In occasione della
mostra a cielo aperto Gutai mostra la sua opera realizzata attraverso
l'utilizzo di un cannone a mano che verrà presentata
alla Biennale di Venezia del 1993, in cui bottiglie di vetro contenenti
pigmenti sono gettati ed esplodere il colore direttamente sulla tela
1957 / Mostra il suo video
pionieristico arte alla mostra Gutai prestazioni. Un altro dei suoi lavori, un
lavoro sonoro, che può essere
considerato come musica concreta, è inserito nella Raccolta Centro Pompidou...
1970 / Produttore artistico per 1000 spose al Festival EXPO
1976 / Partecipa a un progetto di Mail Art che coinvolge 60 paesi e
con una rete di 8000 scambi.
Crea una strada con 10.000 giornali lungo il lato del fiume Mukogawa
1992 / Mentre continua a
produrre nuove opere, diventa Presidente della Japan Society Arte e Cultura di
disabili-persona (ora Arte Giappone) e organizza la prima mostra su larga scala
di persone disabili in Osaka. Nello stesso anno viene intervistato di Jane
Kennedy Smith per il quotidiano più famoso
giapponese, Mainichi Shinbun
1993 / Invitato a
partecipare alla Biennale di Venezia come membro del Gutai
1994 / Invitato ad esporre
al Guggenheim (New York)
1996 / Shimamoto viene
proposto come candidato per il Premio Nobel per la Pace in riconoscimento delle
sue attività pacifiste da
numerose riunioni Bern Porter, il medico che ha fatto la bomba atomica
sganciata su Hiroshima.
1997 / Unico artista giapponese dopo la Restaurazione Meiji ad
avere la sua foto in Storia dell'Arte, pubblicato da l'America Album
1998 / Invitato come uno dei primi quattro migliori artisti del
mondo dal dopoguerra, insieme a Jackson Pollock, John Cage e Lucio Fontana, a
partecipare a una mostra al MOMA (USA)
1999 / Invitato ancora una
volta a partecipare alla Biennale di Venezia, con David Bowie e Yoko Ono
2000 / Tiene una mostra a
Parigi (Unesco) e propone una collaborazione artistica in Francia,
co-sponsorizzata dall'Unesco del Giappone e dalla Felissimo Museo.
Inizia la creazione di un lavoro enorme che sarà conservata da 100 anni a Shin
Nishinomiya (Prefettura di Hyogo.
2001/ Invitato alla manifestazione Giappone Anno a Londra. Alcune
opere sono assegnati alla Tate Modern da inserire nella collezione.
2003 / Invitato a partecipare alla Biennale di Venezia (Extra 50)
2004 / Performance con un elicottero vicino a Venezia.
Performance Nyotaku a Ca 'Pesaro Galleria Internazionale d'Arte Moderna
(Venezia). Tre opere ora appartengono alla collezione della galleria.
2005 / Performance con Elicottero a Trevi e mostra al Trevi Flash
Art Museum.
Mostra personale a Reggio Emilia (Pari & Dispari Agency, Italia).
Realizzazione dell'opera piccola d'arte nel mondo, utilizzando nanotecnologie,
per realizzare immagini sulle estremità delle
setole di uno spazzolino da denti (in collaborazione con Ritsumeikan Università di Kyoto)
2006 / Invitato ad esporre alla ZONE ZERO a Duesseldorf.
Invitato ad esporre alla Hsinchu City International Glass Art Festival.
Exhibition e Performance della gru a Napoli.
Invitato ad esporre alla Tokyo International Art Fair
2007 / Espone quaranta opere prodotte dal periodo Gutai ai giorni
attuali nella mostra "Shozo Shimamoto: Action Colors 1950-2006"
presso la Galleria Pier Giuseppe Carini di San Giovanni Valdarno.
Presso il Fashion Museum di Kobe tiene la performance Felissimo WHITE PROJECT;
le opere realizzate vengono esposte allo Hyogo Prefectural Diplomatic
Estabilishment e al Kobe Fashion Museum. Presenzia al P3 Project per la
Biennale di Venezia; qui si cimenta in una performance, Bottle Crash, nel
Chiostro di San Nicolò, organizzata in collaborazione con l’Architetto Luigi de
Marchi presidente del “ABCOnlus”. Viene coinvolto nell'organizzazione di un
evento a Pechino, "Art Challenged Project", cui partecipano molti
artisti disabili arrivati dal Giappone. Alcuni dei suoi lavori più
rappresentativi vengono esposti nella collettiva "Artempo"
organizzata da Mattijs Visser e Axel Vervoordt nel Palazzo Fortuny di Venezia.
2008 / Il 7 maggio
realizza una performance a Punta Campanella, Napoli, coinvolgendo un gruppo di
danzatrici vestite da spose con la testa ricoperta da bicchieri saturi di
colore.
Il 9 maggio fa una performance nel chiostro della Certosa di San Giacomo di
Capri lanciando il colore su otto tele disposte a terra e su due contrabbassi
disposti a lato delle tele, ricoperti da spartiti musicali e sorretti da due
giovani donne. Sempre alla Certosa di San Giacomo di Capri espone alcuni suoi
lavori nella mostra "Vento d'Oriente". Presso il Museo Magi ‘900 di Pieve Di Cento
(BO) si tiene la mostra Shozo Shimamoto / Yasuo Sumi - I colori della pace, con
una performance nella sala Modigliani del Museo.
Il 13 novembre 2008 presso il Museo d' Arte Contemporanea di Villa Croce di
Genova “Shozo Shimamoto. Samurai, acrobata dello sguardo”, curata da Achille
Bonito Oliva.
2009 / In occasione di Roma. Road to Contemporary Art , sono
esposte sue opere in diverse mostre:
Hofficina d’Arte, a cura di Achille Bonito Oliva;
Palazzo Barberini, “Cose mai viste II” a cura di Achille Bonito Oliva, dedicata
alle opere delle collezioni private degli artisti.
Palazzo delle Esposizioni, in collaborazione con la Fondazione Morra,
l’Archivio Pari & Dispari e l’Associazione Shozo Shimamoto.
Partecipa alla mostra collettiva “Madre Coraggio: l’arte” a cura di Achille
Bonito Oliva che si tiene all’interno del Festival di Ravello.
Tiene una mostra personale presso la galleria “VV8 artecontemporanea” di Reggio
Emilia, in collaborazione con l’Associazione Shozo Shimamoto, dal titolo “La
danza del colore”, in occasione della quale ha luogo una performance del
coreografo Mauro Bigonzetti e quattro ballerini della Fondazione nazionale di
danza Aterballetto che animano gli abiti da sposa realizzati da Shimamoto
nell’azione di Punta Campanella.
2011 / Sculture e grandi tele provenienti dalle performance di
Venezia, Punta Campanella, Capri e Genova sono esposte nella basilica di Santo
Stefano di Bologna in occasione di Arte Fiera OFF in una mostra a cura di
Achille Bonito Oliva.
Mostra personale presso la galleria “Nicola Pedana” di Caserta.
Mostra personale presso la Fondazione Morra di Napoli. Assieme a opere di
grandi dimensioni sono proiettati due video di Mario Franco che documentano le
performance di Piazza Dante a Napoli (2006) e Punta Campanella.
Viene invitato a condurre due performance presso il Moderna Museet di Stoccolma
in Svezia in occasione dell’evento “AN EXPERIMENTAL CONFERENCE ON ART AND
SCIENCE TO CHALLENGE THE MID-SUMMER SUN” dove reinterpreta la performance con
il cannone del 1956 e quella su palcoscenico del 1957.
2012 / Dal 14 marzo al 5 maggio 2012 la mostra personale “SHOZO
SHIMAMOTO” c/o la Axel Vervoordt Gallery di Anversa (Belgio). Mostra
personale "Shozo Shimamoto, Opere 1950-2011" a Palazzo Magnani a
Reggio Emilia. Partecipa alla mostra "Explosion: Pittura in Azione"
al Moderna Museet di Stoccolma. Mostra "Dipingere il Vuoto" al MOCA
di Los Angeles con una sala dedicata a Shimamoto.
2013 / Partecipa a Milano al progetto internazionale di Mail
Art "INviso" curato da Ruggero Maggi. Prima del 25
gennaio 2013, l'anno della morte, partecipa a
Salerno al Progetto Internazionale "Wunderkammer Artistamps " a
cura di Giovanni Bonanno, con una
delle ultime partecipazioni alla mostra Collettiva Internazionale in omaggio ai
70 anni di Marcello Diotallevi svoltasi a
giugno. Prima retrospettiva dopo
la morte alla Galerie Hofburg a Bressanone con una ventina di
dipinti a cura di Vittoria Coen. Prima antologica milanese di Shozo
Shimamoto allo Studio
Giangaleazzo Visconti di Milano con
30 opere presentate in grado di ripercorrere la ricerca dell’artista
giapponese.
2015 / Collettiva internazionale “Add
& Return” con la partecipazione di
97 artisti dal titolo: “VIRTUAL FLUXUS POETRY” che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica
all’artista giapponese Shozo Shimamoto
come evento contemporaneo ed indipendente progettato in
concomitanza con la 56th Biennale
Internazionale d’Arte di Venezia 2015, a cura di Sandro Bongiani.
2016 / CRUCIFIXION - Shozo
Shimamoto, ArtVerona I Art Project Fair 2016
- i7 Spazi Indipendenti Italiani, a cura di Sandro Bongiani, Spazio Ophen Virtual Art Gallery di
Salerno.
2019 / SHIMAMOTO -
CAVELLINI – COHEN, IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances, a cura di
Sandro Bongiani, Spazio Ophen Virtual
Art Gallery di Salerno
2023 / MEMORIAL SHOZO SHIMAMOTO 2013-2023 . ”Relazioni marginali sostenibili “avere un’idea per capello”. Mostra Collettiva Internazionale, per il
decennale della scomparsa dell’artista giapponese a cura di Sandro Bongiani e Ruggero Maggi.
- Galleria Sandro Bongiani VRspace e
Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno.
COLLEZIONI:
In Giappone
Museo
d’Arte Contemporanea di Tokyo, Museo d’Arte di Fukuoka, Museo di Kitakyushu,
Museo d’Arte di Hyogo, Museo d’Arte Moderna di Osaka, Museo di Nara, Museo
d’Arte di Takamatsu, Museo d’Arte di Ashiya, Museo d’Arte di Miyagi, Museo
d’Arte di Shizuoka, Museo di Gifu, Museo d’Arte Contemporanea di Osaka, etc.
All’estero
Tate Modern (Londra), Museo Nazionale di Arte Moderna di Roma, Art Center di Milano, Paris Gallery, Mail Art Museum (Berna, Svizzera), Galleria Internazionale di Arte Moderna Ca’ Pesaro, Collezione Bongiani Ophen Art Museum di Salerno, etc.
Il sito ufficiale di www.shozo.net
Sandro Bongiani Arte Contemporanea
Memorial Shozo Shimamoto / Avere un’idea per
capello
Decennial 2013-2023
A cura di Sandro Bongiani e Ruggero Maggi
- Sandro Bongiani Vrspace
https://www.sandrobongianivrspace.it/
- Spazio Ophen Virtual Art Gallery
http://www.collezionebongianiartmuseum.it/
Da Sabato 25 febbraio a Domenica 30 aprile 2023
Opening Sabato 25 febbraio 2023 ore
18:00
ORARI: tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225
E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com
Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno
Nessun commento:
Posta un commento