L’attività e le opere
di G. A. Cavellini
(dagli inizi degli
anni ’60 a tutto il 1990)
Gli anni ’60, la ripresa dell’attività pittorica
A Conclusione del suo impegno
generazionale, da grande collezionista d’arte contemporanea, nella ricognizione
attorno all’arte astratta ed informale europea, GAC riprende il lavoro
artistico proprio da questa esperienza.
Sceglie la pittura ma la estende ad un territorio personale
preconizzando un imminente cambiamento espressivo.
Le opere oggetto 1965
Fortemente
emozionato da un universo oggettuale e mediatico nuovo, che dal New Dada alla
Pop ed al Nouveau Realisme stava pervadendo l’arte nuova del periodo, GAC sente
prepotente il cambiamento in atto e si lancia in un’esperienza oggettuale che
però continua ad adattare ad un progetto sul sé e la propria biografia. Le
opere oggetto di questo periodo infatti, pur seguendo dal punto di vista
formale la tendenza in atto, hanno un contenuto legato profondamente al proprio
vissuto e molto spesso alla propria quotidianità.
Le cassette e i francobolli in legno (1966 – 1970)
Crea le cassette
che contengono le opere distrutte dei periodi precedenti. In parallelo alle opere incassettate, crea
diversi lavori oggettuali in legno e plexiglass colorati. Nello stesso periodo inizia
a produrre diversi Francobolli in legno intarsiato.
I Carboni del 1968-1970
Dopo i francobolli in legno è il
periodo dei carboni, brucia le proprie opere allo scopo di purificarne il disegno e a far scomparire
qualsiasi segno del passato.
Le opere sezionate del 1970
E’ questa l’operazione che più ha sconcertato gli osservatori dell’arte di
quel periodo: un famoso collezionista che tagliava in più parti opere d’arte di
un notevole valore economico. Un atteggiamento iconoclasta e visto come un reale
sfregio all’arte.
I Manifesti per il Centenario del 1971
Produce, su tele
emulsionate ricolorate i manifesti che tutti i più importanti musei del mondo
dovranno approntare per celebrare nel 2014 il centenario della sua nascita.
Le tele
emulsionate tra il 1971-1975
La tecnica
fotografica della tela emulsionata, usata per i Manifesti, si estende ad un
incessante lavoro di riformulazione iconografica di tutto quanto fatto in
precedenza. Sia le cassette che i carboni, le citazioni e le Italie.
I Frontespizi del 1971
Questi lavori
fanno parte, assieme alle 25 lettere ai cimeli e ad alcuni altri lavori
progettati per serie, delle cosiddette “mostre a domicilio”, attraverso le
quali con una massiccia diffusione postale internazionale GAC inizia a farsi conoscere
in un nuovo ambiente artistico che sarà poi quello del circuito di mail art,
del quale sarà uno degli esponenti più riconosciuti.
Dalla Pagina
dell’Enciclopedia
Dal 1973, come conseguenza diretta dell’autostoricizzazione, Gac inventa la “Pagina dell’Enciclopedia”
dove, partendo da dati biografici reali, estende la propria storia ad
appropriazioni temporali iperboliche ed onnicomprensive del pensiero umano. La
breve biografia si tramuta in scrittura che l’autore applica al mondo nella sua
generalità: stoffe, oggetti, vestiti e modelli viventi divengono il
supporto diretto di questa invasione “pittorica” effettuata con la propria
storia.
Fotografie anni
Settanta
Per tutti gli anni Settanta GAC estende al medium fotografico tutta la sua
progettualità che ormai sta invadendo ogni spazio reale possibile. In sintonia
con un lavoro specifico sul corpo, che in quel periodo viene indagato da più
parti, produce autoritratti ironici del suo volto in atteggiamento da smorfia.
Inoltre, con l’uso della tecnica fotografica vengono creati i
francobolli fotografici e le “Analogie”, dove GAC mette in relazione e a
confronto i suoi atteggiamenti con quelli di altri personaggi della storia
dell’arte.
Serie dei cimeli creati negli anni Settanta
durante tutto il
decennio GAC crea una serie di lavori in cui la forma a cassetta o bacheca
amplia il concetto di opera-contenitore che già aveva preso avvio alla
metà degli anni Sessanta con le opere oggetto, inserendo e accumulando
all’interno gli oggetti più svariati e personali come estensione biografica.
I personaggi della
Storia: Autoritratti
Con l’inizio
degli anni Ottanta GAC ritorna alla tavolozza pittorica, atteggiamento comune a
numerosi artisti operanti in quel periodo,
continuando ad insistere sul
concetto di “auto storicizzazione” tra
documento ed elementi naturali.
I Francobolli
degli anni Ottanta
Anche l’elemento
francobollo, apparso nel suo lavoro come simbolo di celebrazione, viene ora
soggetto ad una produzione “pittorica” tipica di tutto il lavoro di GAC di quel
periodo
Gli Autoritratti in Clinica del 1990
Tra il luglio e
settembre del 1990, ogni giorno nella clinica di S. Orsola che lo ospitava, ad
una data ora del mattino, segnata nel foglio come il numero della stanza in cui
stava, produceva un collage in cui si auto ritraeva, mimando la sua tipica
dinamicità facciale. Questi sono gli ’ultimi lavori raffinati, malinconici e anche ironici di GAC, artista “non
considerato” dalla critica perché ritenuto “outsider” in controtendenza assoluta rispetto le condizioni e le regole ufficiali istituzionalizzati dal sistema dell’arte.