Un artista globale nel
rapporto tra arte e vita
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
(Brescia 1914 - 1990)
Jean Dubuffet nel 1978 scrisse: "...Abbiamo creduto innocentemente che la
capacità producesse il merito e che dal merito derivasse la gloria. Abbiamo via
via scoperto che ciò non accade...
Ridiamo ora attraverso di Lei dei nostri precedenti errori..."
Premessa
Con la lettera testuale del 1979 GAC pubblicata
come premessa ad inizio nel catalogo
della Mostra a domicilio nell’aprile del 1980 affermava: nella
mia operazione di “autostoricizzazione” è necessario che io della provvedere
anche alla mia “autobiografia”. Ho scelto la forma diaristica, perché, come ho
già scritto in una “lettera ai miei nemici” vorrei che i posteri la
giudicassero “completa e perfetta”.Per seguire un ordine cronologico avrei
dovuto pubblicare il diario dell’anno 1976. Ma dopo il mio viaggio in
California (27 aprile-14 maggio 1980) e a Budapest (22 -24 maggio 19809 non ho
resistito alla tentazione di anticipare la pubblicazione di queste pagine,
perché, mi pare, meritino una particolare attenzione. Da qualche anno ho
avviato dei singolari rapporti con parecchi artisti sparsi in varie parti del
mondo. I festivals organizzati in California mi hanno invogliato a parteciparvi
per conoscere di persona questi nuovi amici, i luoghi dove vivono, e respirare
l’atmosfera del loro ambiente artistico. Questi due viaggi mi sono stati di
grande utilità per meglio approfondire certe mie idee sulle vicende dell’arte e
della vita, che in questo momento stanno attraversando una profonda crisi di
trasformazione. Qui da noi si è ancora convinti di essere i continuatori di una
nostra vecchia tradizione artistica, qui da noi prevale ancora il concetto
dell’individualità, e non ancora quello della collettività. Qui da noi ogni
anno inventano qualche trappola per voler mantenere ancora in vita le vecchie
leggi della tradizione, del mercato, e le posizioni di comando conquistate.
Basterebbe fare uno sforzo e osservare il mondo dell’arte con l’occhio dei
posteri. Basterebbe giudicare il presente e il passato con l’occhio della storia, inesorabile spugna asciuga tutto. La
storia ci ricorda soltanto quei pochissimi personaggi che hanno contribuito al
rinnovamento del mondo dell’arte mostrandocelo con un occhio nuovo e diverso. Comunemente
si dice: “Se fossi vissuto al tempo di Van Gogh avrei capito il suo modo di
fare arte”. Storicamente è accertato che non è vero. Qui da noi hanno scritto
libri su Duchamp soltanto dopo sessant’anni; e il dadaismo è ancora un genere
d’arte considerato marginale. La storia si ripete e sempre si ripeterà. Anche
oggi in qualche parte del mondo esiste un altro Van Gogh o un altro Duchamp, ma
non è compito, a quanto pare, dei contemporanei capirli o scovarli. Per la
prima volta ho assistito quest’anno ad un convegno internazionale di critici e
di direttori di musei. Ho sentito un centinaio di relazioni. Ebbene, ho
stabilito che tutti sono informati, intelligenti, disinvolti, ma nessuno mi ha
dimostrato di saper vedere al di là del proprio naso. Sono tutti ancora al di
qua della barricata. Ognuno di loro è convinto di possedere la verità. Hanno stampato un libretto con gli indirizzi di quindicimila
artisti e critici di 35 nazioni rigorosamente selezionati, e tutti i
quindicimila sono convinti di essere i migliori o almeno tra i migliori.
Veramente viviamo in una giungla dell’arte, stiamo assistendo ad una nuova
Babilonia. Soltanto dopo una drammatica
e lunga crisi sarà possibile ricominciare da capo. Ogni periodo storico ha una
sua diversa fisionomia, e logicamente quello di domani dovrà differenziarsi dai
precedenti. Se le società vorranno migliorare, uno dei compiti degli artisti
dovrà essere quello di aiutare a far capire il mondo dell’arte. Quando
l’attuale sistema verrà smantellato, una
possibilità di continuità dovrebbe essere quella di ricominciare tutto da capo (logicamente non dimenticando
il prezioso bagaglio culturale ereditato dai nostri predecessori, un bagaglio
complesso e vario, ormai ridotto alla saturazione e all’attuale crisi di idee).
Ricominciare tutto da capo, come uomini
primitivi, ritornare alla natura, in libertà. In semplicità, assieme. Uno
spiraglio di un nuovo modo di fare arte mi pare di averlo avvertito e vissuto
con i miei nuovi amici che ho incontrato in California. Non è importante il
risultato, come lo pretende il sistema dell’arte, per me è importante il loro nuovo comportamento, il
loro nuovo modo di vedere il mondo, la vita, l’arte, non più ridotti
all’isolamento, ma vivere e operare collettivamente, conquistare una libertà,
aprire le frontiere, dialogare con il mondo intero. Molti artisti ormai
comunicano tra di loro con lo stesso linguaggio e lo stesso spirito, pur
vivendo in California, o a Budapest, o in Polonia, ecc. Le pagine di questo diario avvalorano le mie affermazioni. Il mio
soggiorno in California lo considero una parentesi della mia vita assai
importante, uno stimolo a proseguire la mia strada senza esitazioni. Se
qualcuno pensasse che quanto ho scritto è frutto della mia fantasia, e il racconto
possa sembrare surreale, ebbene, desidero precisare che invece tutto veramente
è accaduto, tutto è realtà. La realtà, in questo caso, è divenuta surreale,
senza dover ricorrere a finzioni o programmazioni. Tutto ciò è avvenuto perché
da tempo questi artisti mi avevano dimostrato in mille modi la loro stima, e
giudicano la mia “auto storicizzazione” una operazione artistica nuova,
diversa, rivoluzionaria. Mi considerano un demitizzatore del sistema dell’arte,
ormai in crisi e in lento inesorabile disfacimento. (qui da noi, invece, esiste
e persiste l’ormai tradizionale “Nemo
propheta in patria”). Inoltre è interessante constatare come il mio adesivo
abbia saputo stimolare la fantasia di molti artisti in modo prodigioso (al
punto che un autorevole esponente del fluxus americano, in un articolo
pettegolo e maldicente, lo ha addirittura definito: “Quel maledetto adesivo
Cavellini 1914-2014 che viene incollato in tutto il mondo”). Quell’adesivo da
fastidio a molti. La mia operazione di “autostoricizzazione2 non viene ancora
presa sul serio. Mi giudicano un presuntuoso megalomane con molti mezzi a
disposizione, sto subendo la stessa sorte degli artisti che hanno qualche cosa
da dire fuori dall’ordinario, in contrapposizione al sistema. Perciò non devo
sperare nella comprensione dei critici e degli storici dell’arte contemporanea,
perché, come ho già detto, non è il loro
compito scovare e capire questi personaggi. Preferisco vivere la mia avventura,
proiettata nel futuro, piuttosto di dovermi impantanare nell’intricata giungla
dell’arte. Luglio 1980, GAC
“La non-opera e il non-luogo dell’arte come interpretazione del mondo
per la trasformazione creativa della realtà”
“Commento a margine di
un dibattito a cura di Giovanni
Bonanno”
Ripropongo questa lunga e significativa premessa scritta da GAC
nel lontano 1980 perché la ritengo essenziale
per capire appieno la straordinaria personalità di questo artista
lombardo e per comprendere meglio in che particolare situazione culturale si era ritrovato ad operare negli anni 70 e 80.
E’ stato
esattamente nel 1971 che ha inventato
“l’autostoricizzazione”, realizzando e
inviando per via postale in tutto il mondo una decina di “mostre a
domicilio” (sono dei cataloghi stampati che sostituiscono le tradizionali
mostre nelle gallerie d’arte). In
Italia, per diversi decenni, GAC è stato osteggiato come “un
ricco eccentrico in vena di esibizionismo”, non compreso perché ritenuto
soltanto un importante collezionista
d’arte contemporanea e di
conseguenza collocato dalla critica
ufficiale nel completo isolamento. A
partire dal 1971, dopo l’irruzione nel mondo dell’arte dell’americano Ray Johnson,
vissuto nello stesso periodo dell’artista bresciano, Guglielmo Achille Cavellini aveva iniziato in modo assiduo a “scardinare” il sistema
ufficiale dell’arte ritenuto impenetrabile, proponendo la sua presenza come
autentico momento creativo. Insomma, una sorta di artista
isolato che dal chiuso decide finalmente
di non far parte di quella schiera di pittori
delusi e incompresi come Munch, Van Gogh, Modigliani o Tancredi e di far
sentire la propria voce attuando appropriate “interferenze” all’interno del sistema monopolistico dell’arte. Dopo aver realizzato,
distrutto e riciclato una parte consistente del suo lavoro degli anni precedenti,
GAC decide di compiere “il grande passo”; quello di
contrapporsi ad un sistema ormai monotono; un ulteriore sviluppo verso la messa
in crisi del tradizionale sistema dell’arte.
Di certo la
sua condizione di “scarsa
considerazione” lo spinse orgogliosamente a non subire passivamente attuando, in alternativa
al “silenzio”, una sorta di “ribellione”, una logica reazione alle regole
precostituite e imposte dal sistema corrotto, ossia, una maniera per certi
versi “coscientemente attiva” di im/porsi al sistema ufficiale dell’arte. Ray
Johnson negli anni 60 aveva solo accennato a questa possibile nuova strategia
di messa in crisi del sistema culturale che non permetteva nessuna intrusione
se non avvalorato da un potere forte che
condizionava e controllava le proposte e le scelte al fine di regolarne il
flusso e “ossigenare il mercato dell’arte. Carlo Giulio
Argan proprio nei primi anni 70 diceva: “l’opera d’arte è oggetto, in una società neo-capitalista o “dei consumi”
l’oggetto è merce, la merce ricchezza, la ricchezza potere, - aggiungo io -
il potere è successo perché si basa
sull’ingordigia di possedere danaro e ricchezza. Quindi, strategie chiaramente di palazzo e di potere imposte da illuminati “profittatori
culturali” che ancora oggi controllano la produzione degli artisti e non ammettono intrusioni
al fine di un serio profitto. Per il mercato dell’arte ogni cosa deve essere controllata
da un apparato forte di gallerie,
critici e mercanti di arte che si contendono fattivamente le fortune. Gli anni 70 non a caso è anche il periodo della messa in
crisi dell’oggetto ritenuto “merce produttiva” e oggetto al servizio del
potere. E’ proprio GAC a porre per primo e in modo evidente il problema della mercificazione e del
condizionamento da parte del potere
culturale attuando per reazione un straordinario
“attivismo di contrasto frontale”
con il sistema impenetrabile dell’arte
ufficiale. L’arte, dopo
essere stata relegata per molto tempo al
chiuso delle idee, con l’attuazione
dell’autostoricizzazione” diveniva liberazione, apertura delle frontiere
culturali, arte che finalmente si integrava nella vita.
G. A.
Cavellini si ritrova, lui che è stato un
grande mercante e collezionista di arte contemporanea a condividere contemporaneamente
vari campi d’esperienza trasversali e alternativi alle proposte della cultura
ufficiale; dalla pittura alla poesia
visiva, dalla body art alla performance,
collocandosi apertamente ai margini di un sistema, in una zona franca, ovvero “in
una periferia di confine praticabile” abbracciando concretamente una pratica che di fatto
assorbiva diverse esperienze
convogliandole concretamente in nuove
possibilità creative. Inoltre, con la preferenza e l’utilizzo della Mail
Art poteva finalmente confrontarsi a 360
gradi con artisti di diversa esperienza sparsi
in tutto il mondo. Una pratica, quindi, “di lucido confronto”
che poteva fare a meno del mercato dell’arte
che di fatto tiene in ostaggio l’artista
e di conseguenza reprime e condiziona la
creatività. Dal 70 in poi, Cavellini partecipa alla messa in crisi del
sistema “come battitore libero“ condividendo in modo trasversale più campi di ricerca e smantellando
così un concetto tradizionale che preferiva la
produzione dell’artista ripetitiva e ben identificabile, una
produzione assai monotona al completo
servizio del mercato dell’arte. Oggi, GAC ci sembra davvero la figura
più convincente, molto di più di Ray Johnson, capace di incarnare magnificamente
“la messa in croce” di un sistema “arrogante” che
tiene in ostaggio l’artista e di conseguenza l’opera d’arte e la produzione
artistica in nome di un ipotetico e
possibile riconoscimento.
Artista particolarmente
non identificabile in una specifica scuola
o gruppo artistico, nel contempo citazionista,
poeta visivo, performer, body artist, mail
artist e persino street artist e creatore di artistamp, difficilmente
classificabile per le diverse pratiche utilizzate ma sicuramente artista del
superamento trasversale di una logica tutta tradizionale. A distanza di qualche decennio di attesa e di riflessione Guglielmo Achille
Cavellini appare un personaggio geniale
e poliedrico. Ha vissuto l'arte contemporanea dal secondo dopoguerra fino al 1990, anno
della sua morte, come artista libero, diceva: “preferisco vivere la mia avventura,
proiettata nel futuro, piuttosto di dovermi impantanare nell’intricata giungla
dell’arte”, da artista non condizionato da schemi e imposizioni. Quindi,
non é stata una questione di semplice eleganza o stile ma di una cosciente operazione
illuminata che ha evidenziato e messo in
luce i problemi e le contraddizioni di
un sistema culturale “corrotto” che non permette alcuna
interferenza e che costringe l’arte e gli artisti all’isolamento e
all’anonimato.
Un sistema che
non lascia nulla al caso e che tratta l’opera d’arte e l’artista come semplice merce
di scambio. (Giovanni Bonanno)
L’evoluzione delle proposte di G. A. Cavellini
La galleria Ophen Virtual Art e il relativo progetto Internazionale di Mail Art dedicato a G. A. Cavellini come condivisione ed evoluzione logica della proposta di GAC.
Coerente con le idea delle mostre a domicilio di GAC, un ulteriore evoluzione del pensiero cavelliniano è proposto in questa mostra virtuale rifiutando la realizzazione della consueta “messa in scena” di una mostra di tipo tradizionale a favore di un nuovo modo di presentare l’opera; non più costretta a vivere tra quattro mura di una galleria d’arte ma a condividere le straordinarie possibilità virtuali date da internet in modo globale, con la conseguente diffusione dell’evento dedicato a Cavellini direttamente a 360 gradi in tutto il pianeta. Questa nostra proposta culturale nasce dall’esigenza primaria di superare i reali intermediari dell’arte (Gallerista, curatore, mercante, critico d’arte), a favore di una pratica democratica che non accetta imposizioni autoritarie dall’alto, da chi oggi progetta gruppi e movimenti artistici in funzione del mercato dell’arte. La nascita della Galleria Ophen Virtual Art di Salerno non è altro che il giusto tributo ad un personaggio che nella libertà creativa senza gerarchi e controllori ha tracciato e definito una nuova strategia e un nuovo modo d’intendere l’arte. Già da circa cinque anni la nostra attività si è concentrata su un conseguente sviluppo di idee che nasce in sintonia con la visione poetica di base di Cavellini. Infatti, la Galleria Ophen, dopo i Cataloghi e le mostre a domicilio di GAC vuole proseguire la sua attività a favore di una libera circolazione di idee incarnate magnificamente da Cavellini. Quindi, rinnovato e duplice omaggio a Gac con una rassegna che dimostra tutta l’attualità e la vitalità dell’artista bresciano. Una raccolta di opere internazionali con 77 artisti contemporanei internazionali che hanno prodotto oltre 245 opere, che ora sono state archiviate e visibili in modo permanente in una sala a lui dedicata del Bongiani Museum.
Una selezione scelta e ragionata di ogni autore è presentata in questa importante mostra collettiva internazionale dal titolo “G.A.CAVELLINI - “Virtual Underground” che sarebbe di certo piaciuta a GAC proprio perché condivide la stessa filosofia che aveva messo in opera negli anni 70. Una filosofia di pensiero che nasce e prende corpo dalle sue idee in una dimensione per certi versi ancora irriverente e dissacratoria. Questo è il testamento e il messaggio più autentico che Cavellini ci ha lasciato e che noi abbiamo raccolto concentrandoci a modo nostro, a “continuare e interferire” con i vecchi e occulti sistemi di potere alla ricerca della libertà e di un nuovo modo di far conoscere l’arte e gli artisti considerati marginali e “inutili” dal sistema ufficiale dell’arte. Quindi, libera evoluzione e totale condivisione del programma cavelliniano alla ricerca di superare vecchi steccati un tempo insormontabili, oscuri impedimenti alla creatività che “reprimono”, ancora oggi, un serio e opportuno dibattito senza costrizioni e condizionamenti alla ricerca di un nuovo modo di operare. Questa prima mostra è il risultato di una spontanea e sentita partecipazione di diversi artisti di varia nazionalità che hanno sentito l’urgente bisogno di esserci e di condividere in prima persona la celebrazione ufficiale del’anniversario del Centenario di Cavellini. Per settembre 2014, poi, vi sarà il secondo appuntamento virtuale con una importante retrospettiva del lavoro svolto da Cavellini. Questa seconda occasione sarà possibile grazie al contributo dell’Archivio Cavellini di Brescia e soprattutto di Piero Cavellini, critico, filosofo, collezionista e gallerista d’arte contemporanea che ci permetterà di realizzare concretamente tale importante evento. Tutto ciò dimostra un’intesa davvero molto profonda, una completa condivisione delle proposte attuate da Cavellini e pertanto una totale convinzione a continuare tale percorso come giusta evoluzione globale “anti sistema” del progetto attuato da Cavellini che dall’arte-vita si evolve in presentazione “virtuale”, condivisibile finalmente in modo interattivo e globale in tutto il nostro pianeta.
Ormai siamo solo all'inizio di questa nuova avventura che ci coinvolge positivamente, di questo nuovo modo di considerare e intendere l’arte e la cultura. Sono convinto che occorrerà solo attendere ancora un po’ per verificare concretamente un numeroso pullulare di proposte virtuali presentati concretamente in diversi luoghi del globo in tempo reale, che assorbiranno di fatto le esperienze tradizionali a favore di una nuova condizione e concezione dell’arte. Di fatto, si sta scardinando un sistema monolitico che non permetteva fino a poco tempo fa nessuna interferenza, a vantaggio di una partecipazione più attiva e democratica, dove le persone sono destinate ad avere un’interazione privata, libera e personale con l’opera d’arte al di là delle scelte del mercato e del sistema ufficiale. Non è un mero fenomeno di transizione ma un nuovo modo di concepire la fruizione artistica e museale. (Sandro Bongiani).
L’intervista
di Francesca Salvato a Giovanni Bonanno
La Ophen Virtual Art Gallery è la prima
galleria virtuale in cui l’arte contemporanea diviene virtuale e interattiva.
Nessun muro e nessuna sala bensì solo il web per accogliere le opere, un luogo
in perenne evoluzione dove si alternano i lavori di artisti più e meno noti.
Ciò permette agli artisti emergenti di usufruire gratuitamente di una vetrina
costante e consente, a quelli con maggiore esperienza nel settore, di rendersi
sempre più internazionali. La Ophen Virtual Art Gallery è sempre
pronta a spalancare le sue porte proponendosi come ponte tra l’arte in senso
stretto e l’innovazione della rete internet. Senza dubbio si tratta, allo stato
attuale, della prima e più importante galleria on-line a livello mondiale che
si occupa di arte contemporanea.
Signor Bonanno, ci dica come è nata l’idea
di una galleria virtuale?
Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery, nasce
nel 2009 ed è uno dei primi contenitori espositivi virtuali internazionali al
mondo con l’arte a portata di mouse. Durante questi ultimi decenni avevo notato
che il pubblico era sempre meno. Probabilmente davanti ad una galleria privata,
si palesa l’insofferenza e la paura di pagare persino l’ingresso. Solo le
grandi mostre con un grosso battage pubblicitario permettono di avere un numero
considerevole di visitatori; penso alle mostre dedicate a Van Gogh, agli
Impressionisti o alla rassegna della Biennale di Venezia. Il fruitore molto
spesso rimane indifferente a tante importanti proposte culturali, per cui,
un’altra ragione in più per cercare una nuova possibilità e sfidare la
“pigrizia” del pubblico nei confronti dell’arte contemporanea. La crisi economica
e culturale del sistema Italia. In questi ultimi anni il vento ha spazzato via
in un solo colpo non solo le imprese ma anche le gallerie d'arte, tanti spazi
espositivi. La crisi ha insabbiato il potere d’acquisto della classe media che,
pur entro certi limiti, aveva investito in questo settore. È un momento davvero
difficile, le spese di gestione sono alte, si fa fatica a trovare qualche
sponsor e gli investimenti puntano sul sicuro, cioè su “autori storici”. Non ci
si sta dietro alle spese, si vende ormai pochissimo. Chi non ha le spalle
larghe e coperte di sicuro chiude. Come tante altre realtà, si chiude a Modena
come a Milano o a Parigi. Questa è l’aria, purtroppo, che si respira oggi.
Consapevole di questa nuova realtà ho voluto realizzare compiutamente un mio
progetto curatoriale ed espositivo di tipo sperimentale, alternativo e
innovativo rispetto all’attività consueta delle gallerie d’arte, assorbendo di
fatto tutte le strategie acquisite e utilizzate dalle gallerie tradizionali e
nel contempo usando le nuove tecnologie che avevo a disposizione.
Com’è nata la collaborazione tra lei e
Sandro Bongiani, ci racconti da quale formazione proviene?
Inizialmente ero solo un artista e critico
d’arte contemporanea. Per un certo periodo scrivendo di arte e recensendo le
mostre su varie riviste mi firmavo con il nome Sandro Bongiani. Per questa
avventura ho preferito ripescarlo e trovarmelo vicino utilizzandolo come una
sorta di alter ego virtuale, un altro sé, diciamo pure una seconda presenza
interattiva che mi affianca e collabora. Di fatto sono solo a sobbarcarmi tutto
il lavoro; dalla programmazione tecnica annuale delle mostre da fare al
contatto con l’artista, dal comunicato stampa, locandine, newsletters, alla
stesura del testo critico di presentazione e poi la diffusione alle varie
riviste e spazi culturali seguendo passo dopo passo l’evento
dall’'inaugurazione a tutto il periodo della mostra. Ogni mostra è affiancata
da un significativo programma di comunicazione mediante il nostro Archivio e ufficio
stampa Ophen Documentazione d’arte Contemporanea creato nel lontano 1989. A
volte, se sono molto interessato ad un artista, scrivo anche qualche poesia che
diffondo nel Web. Ogni volta è un lavoro immane ma confesso che lo faccio con
piacere ben sapendo che sto contribuendo a cambiare il modo di operare
all’interno del sistema ufficiale dell’arte. Oggi sono contemporaneamente più
cose; artista, curatore, blogger, poeta, gallerista e…. Di certo, tutto questo
lavoro non potrebbe essere fattibile al meglio se le varie attività fossero
demandate a diverse figure culturali. Anche per questo lo Spazio Ophen Virtual
Art Gallery risulta unico nel suo genere come la prima e autentica galleria
virtuale al mondo con una visione e una presenza ben definita, rispetto alle
tante pseudo-proposte provvisorie presenti nel web.
Un progetto ambizioso e rischioso…..
Il mondo dell’arte è un mondo
impenetrabile che non permette nessun scambio perché controllato da
“corporazioni” che sanno gestire benissimo il mondo commerciale dell’arte.
L’alternativa era quella di aprire una associazione culturale oppure una
cooperativa gestita dagli artisti. Vecchia storia! Vi era il bisogno urgente di
un nuovo modo di concepire l’arte e produrre cultura; è tempo che da parte
degli operatori del settore e degli addetti ai lavori si attivino serie
riflessioni su possibili nuove strategie di rinnovamento. In queste condizioni
non aveva alcun senso affittare uno spazio espositivo e utilizzarlo per
ospitare delle mostre, era troppo deprimente, per cui ho deciso di creare uno
spazio virtuale decisamente accessibile a tutti quelli che orbitano all’interno
della galassia globale semplicemente utilizzando una connessione internet.
L’obiettivo che mi sono posto è di realizzare una piattaforma interattiva
capace di ospitare le mostre temporanee, una sorta di collezione permanente in
grado di conservare in modo duraturo tutte le mostre passate archiviandole
all'interno di un archivio generale online.
Come vive e viene percepita la realtà
virtuale nell’arte?
Attualmente vi sono differenti approcci
alla ricerca di un rapporto interattivo con la grande massa di utenti del mondo
di internet. C’è chi propone l’inserimento di foto di opere, quasi una sorta di
gallerie fotografiche, chi utilizza lo spazio in vendita affittandolo come un
semplice affittacamere e chi si è illuso di poter risolvere il problema della
partecipazione utilizzando magari una piattaforma più dinamica e interattiva 3D
via internet visitabile via browser dando spazio all’attivismo dell’utente che
di fatto diventa un interlocutore attivo, preferendo lo spazio e gli ambienti
accessibili e navigabili, dimenticando però, l’opera d’arte che risulta così
secondaria rispetto all’evento partecipativo del percorso 3D.
Gli artisti come la vivono?
Gli artisti che condividono questa mia
avventura sono attratti da questo nuovo modo di procedere e relazionarsi con
l’opera d’arte ben sapendo che non sussiste la percezione e il contatto diretto
in senso fisico con l’opera come risulta evidente da una visita ad una galleria
tradizionale. Potrebbe essere questo un handicap. Tuttavia, devo far notare la
grande possibilità di essere presenti in tempo reale nel web in una dimensione
globale a 360 gradi e visibile 24 ore su 24. Questa è la nuova frontiera aperta
del Web di una galleria virtuale permanente d’arte accessibile da tutto il
mondo.
Le mostre come nascono e come vengono
allestite?
Lo spazio virtuale è una proposta
sperimentale nata nel 2009 con la prima mostra collettiva virtuale “Tre artisti
a confronto”, con la presentazione dei lavori di Roberta Fanti, Giuseppe
Celi e Bruno Sapiente, l’esposizione delle opere avviene in tre sale virtuali
con un massimo di 30 opere per sala. Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery con le
tre classic room nasce da una semplice constatazione che è possibile utilizzare
le strategie acquisite delle gallerie tradizionali, quelle che io considero
“dello spazio fisico” attivando una proposta con reali frequentazioni
provenienti da tutte le parti del mondo. Uno spazio decisamente virtuale,
interattivo e accessibile ovunque. La mia galleria virtuale di solito ospita 3
- 4 mostre d'arte all’anno sempre con proposte serie e di qualità. Quello di
gestire una galleria d'arte diversa dalle altre è sempre stato un mio grande
sogno che ho coltivato da lungo tempo, capace di poter offrire maggiori
opportunità in termini di visibilità e con la caratteristica di ricevere visite
da spettatori provenienti da tutte le parti del mondo in modo interattivo,
aperto e accessibile ovunque, da chiunque e in qualsiasi momento. Questo
progetto digitale si basa sul no-profit, evitando di commercializzare le opere
d’arte in senso speculativo. Se qualcuno vuole vedere o comprare le opere
esposte deve solo rivolgersi all’artista in questione. Non siamo dei
commercianti e non vi è nessuna merce in cambio. La galleria virtuale, oggi, è
la più importante se non l’unica realtà virtuale al mondo presente on line nel
Web che ha un approccio diretto e serio con l’opera d’arte. Uno spazio virtuale
che con le sue tre sale può ospitare anche 90 opere in tutto. Si può accedere a
questo spazio utilizzando un qualsiasi computer oppure uno smartphone, un
tablet, un book reader con una semplice connessione ad internet.
Nel corso di questa avventura così audace
sono state maggiori le vittorie o le sconfitte (ammesso che ve ne siano state)?
Le avventure, in quando tali sono sempre
stimolanti e bisogna affrontarle cercando di attivarle con coscienza e
partecipazione. Non ci sono insuccessi. L’unica sconfitta che conosco è quella
di negare per paura un proprio specifico contributo a un determinato problema.
Se devo fare un primo provvisorio e precario bilancio del lavoro svolto in
cinque anni di attività di gallerista virtuale posso affermare che i miei contatti
con tanti artisti di grande interesse mi hanno facilitato molto, permettendomi
di proporre mostre di qualità come quelle organizzate a Giuliano Mauri, Paolo
Scirpa, Marcello Diotallevi Clemente Padin, Ruggero Maggi, Anna Boschi,
Vincenzo Nucci, Franco Longo e tanti altri che hanno partecipato e condiviso
con impegno questa avventura.
Pensa che potranno realizzarsi mostre in
tempo reale in punti diversi del mondo?
Siamo solo alla prima preistoria di questo
nuovo modo di considerare l’arte e la cultura. Sono convinto che occorrerà solo
attendere un po’ per verificare un numeroso pullulare di proposte virtuali
presentati in tempo reale in diverse parti del globo che assorbiranno di fatto
le esperienze tradizionali a favore di una nuova condizione e concezione
dell’arte. L’ultima mia fatica risale al 2011, anno in cui ho creato il
Bongiani Ophen Art Museum, un Museo Virtuale di Arte Contemporanea interattivo
con 45 Room in cui vi sono presenti le opere virtuali temporanee di altrettanti
artisti e anche la Collezione Grafica di arte Contemporanea con altre 45 sale
virtuali in cui archivio le opere autentiche che sto raccogliendo per donarle
prossimamente ad un museo d’arte contemporanea.
In futuro?
Un sogno che ho ancora nel cassetto è
quello di realizzare altre mostre online senza dover spostare materialmente
quadri opere e persone, utilizzando un semplice monitor e facendo interagire
l’artista stesso che dovrà magari dall’altro capo del mondo inserire
direttamente le sue opere dentro la piattaforma virtuale divenendo così anche
protagonista e curatore di se stesso.
Considerazioni e speranze?
Sono convinto che stiamo scardinando un
sistema monolitico che fino a poco tempo non permetteva nessuna interferenza, a
vantaggio di una partecipazione più attiva, libera e democratica, dove le
persone sono destinate ad avere un’interazione privata e personale con l’opera
d’arte al di là delle scelte del mercato e del sistema dell’arte ufficiale. Non
è un fenomeno di transizione ma un nuovo modo di concepire la fruizione
artistica e museale. Per lungo tempo, il sistema ufficiale dell'arte ha
condizionato le scelte in forma di monopolio assoluto. Con l’avvento di
Internet tutto è diventato possibile trasformando i siti web in spazi
curatoriali. La galleria virtuale nasce in parallelo alle proposte dell’arte
ufficiale con lo scopo di bypassare eliminando i cosiddetti intermediari e
arrivare più facilmente al pubblico. L’attivismo viene considerato oggi ancora
paradossalmente “sotto culturale”, in realtà si ha paura di questi
sconvolgimenti che possono alterare assetti ritenuti fino a poco tempo fa
stabili e sicuri.
Artisti presenti a questa Rassegna Internazionale:
Guglielmo Achille Cavellini, Ryosuke Cohen, Alexander Limarev, Luciano Pera, Picasso, Gaglione, Bruno Cassaglia, Vittore Baroni, Clemente Padin, Otto D. Sherman, Ruggero Maggi, Jas W Felter, Gianni Romeo, Simon Warren, Carmela Corsitto, Ambassade d’Utopia, Rosa Gravino, Ptrzia Tictac, Anna Boschi, Carl Baker, Lancillotto Bellini, John M. Bennett, I Santini Del Prete, Giovanni Strada, Umberto Basso, Serse Luigetti, Mariano Filippetta, Anja Mattila-Tolvanen, Domenico Severino, Katerina Nikoltsou, Stathis Chrissicopulos, Patrizia Battaglia, Pedro Bericat, Silvana Alliri, Rosanna Veronesi, Claudio Romeo, Fausto Paci, Ciro Stajano, Antonio Moreno Garrido, Pier Roberto Bassi, Giovanni Bonanno, Francesco Aprile, Adriano Bonari, Jorge Valdes, Giancarlo Pucci, Valery Oisteanu, Noriko Shimizu, Judy Skolnick, Angela Caporaso, Maurizio Follin, Andreas Horn, Valentine Gabriella Gallo, Mark Herman, Mariano Bellarosa, Monica Rex, Fulgor C. Silvi, Lamberto Caravita, Andrea Bonanno, Francesco Mandrino, Roberto Scala, Giuseppe Iannicelli, Renata e Giovanni Stradada, D.C. Spaulding, Maria Teresa Cazzaro, Antonio De Marchi Gherini, Bernhard Uhrig, Alfonso Caccavale, Monica Michelotti, Piero Barducci, Ana Garcia, Petra Dzierzon, Antonio Baglivo, Bruno Chiarlone, Domenico Ferrara Foria, Melisa Kaneshiro, Borderline Grafix, Maurizia Carantani, Emilio Morandi, Adolfina De Stefani, Antonello Mantovani.
MOSTRE DI GUGLIELMO ACHILLE
CAVELLINI
Galleria Apollinaire,
Milano
- 1970
Galleria Toninelli,
Milano
- 1971
Galleria Il Salotto,
Como
Galleria Toninelli,
Roma
Galleria Flori,
Firenze
- 1972
Galleria La Lanterna,
Trieste
Galleria Cenobio
Visualità, Milano
Aktions Galerie, Bern
CH
KataKombe Galerie,
Basel CH
Galerie Impact,
Lausanne CH
- 1973
Galleria La Bertesca,
Genova
Palazzo dei Diamanti,
Ferrara
- 1974
Agora studio,
Maastricht, NL
Visual Art Center,
Napoli
- 1975
Galleria Banco,
Brescia
Galleria Nuovi
Strumenti, Brescia
Galeria Wspolczesna,
Warsaw, PL
- 1976
Galeria Sztukildk,
Lublin, PL
Studentski Kulturni
Centra, Beograd, YU
Studio De Ambrogi,
Milano
Salon Kmpik Koszalin,
Luty, PL
Galeria Nova, Zagreb,
YU
Geleria Pryzmat,
Krakow, PL
- 1977
Galleria La Nuova
Città, Brescia
Parachute Center, Calgary, Canada
Western Front, Vancouver, Canada
Galeria Lodz, PL
Galerie S.T. Petri,
Lund, S
- 1978
Center Spinnerel,
Nussbaumen, CH
- 1979
Galleria UNDE?,
Torino
Salone della Camera
di Commercio, Carrara
Galeria Jatki,
Wroklaw PL
- 1981
Galleria Cinquetti,
Verona
- 1983
Ingeborg Hiel, Graz, A
Gallery 360°, Tokyo, J
- 1984
Modern Realism Presents, Dallas, USA
Nucleo Arte, Bologna
- 1985
Ken Damy
Photogallery, Milano
Galerie Prutt, Minden,
D
- 1986
Galleria Hovara Arte,
Torino
Magazzini Kintetsu,
Osaka, J
Gallery 360°. Yokyo, J
- 1987
Metropolitan Museum, Tokyo, J
- 1988
Galerie M,
Wilhelmshaven, D
- 1990
Galleria Piero
Cavellini, Brescia
Artestudio,
Pontenossa, BG
SELEZIONE DI MOSTRE COLLETTIVE
FINO AL 1990
- 1967
Dimensioni del reale,
a cura di E. Crispolti, Galleria Zen, Brescia
- 1969
I giorni di Pejo,
Pejo, TN
- 1970
Galleria Acme,
Brescia
- 1971
D’après, Museo Civico
di Villa Ciani, Lugano, CH
- 1972
La pazzia della
ragione, Galleria Cenobio Visualità, Milano
Perché l’ironia?,
Camera di commercio, Caserta
Premio international
J. Mirò, Barcelona, E
Participio Presente,
Palazzo dei Diamanti, Ferrara
A proposito del nero,
Galleria Cenobio Visualità, Milano
- 1975
Art information festival, Middelburg, Vleeshal, NL
Photographers-Painters,
Galleria Nuovi Strumenti, Brescia
1976
Malen-Schreiben-Malen, Galerie Hans Mayer, Dusseldorf, D
Informazione, Studio
De Ambrogi, Milano
Concetto scrittura,
Galleria Diagramma-Inga Pin, Milano
Festival de la Photo
et de l’image, Vallèe de la Marne, F
Self-portrait, Kunsthaus Fichinger, Stuttgart, D
Arte ambiente,
Giardini di Rebuffone, Brescia
- 1977
Kruithuis Den Bosch, NL
Galerie Nationale, Ottawa, Canada
Artist Product Gallery, New York, USA
- 1978
Atelier Bonanova,
Madrid, E
Elements of drawing,
Galeria Studio, Warsaw, PL
Mona Lisa, Museum der
Stadt, Duisburg, D
Black on White, La
casa del siglo XV, Segovia E
PostKarten, Staatlicher Kunsthandel der DDR, Galerie Arcade, Berlin, D
Objektbucher, Kunstlerhaus, Stuttgart, D
Galerija Nova,
Zagreb, J
Museo Laboratorio
Casa Bianca, Malo, VI
- 1979
Mona Lisa nel XX
secolo, Tokyo, Osaka, Sapporo, J
Le parole e le
immagini, Rotonda della Befana, Milano
Nouvelles tendences
italiennes, Centre D’action Culturelle, Macon, F
- 1980
Video arte a Palazzo
dei Diamanti, Camera di Commercio, Torino
Contact from contemplation to agitation, Krakow, Wroklaw, PL
Singlossie ottanta,
Liceo Calini, Brescia
- 1981
Metronomon, Artist’s
Books, Barcelona, E
- 1982
Inseguendo la parola,
Rocca Comunale, Reggiolo, RE
II Manifeste du livre
d’artist, Centre G. Pompidou, Paris, F
Festival of art, Gemeente Museum, Arnhem, NL
Privacy, Comune di
Gavirate, VA
Triennale
International drawing, Wroclaw. PL
Relics and documents of the avangarde, Modern Realism Gallery, Dallas, USA
- 1984
International culture exchange, Salon de Tokyo, Tokyo, J
I Biennale
internazionale d’arte sacra, Pescara
- 1985
Kunsan International Show, Institute of contemporary art, Runjan, Korea
- 1988
L’autoritratto come
non ritratto, Ente Fiera, Bologna
Artisti Italiani del
XX secolo, Lima, Perù
II Incontro
International de intervenao e performance, Amadora E
- 1989
Pagine-libri,
Galleria Piero Cavellini, Brescia
Non solo libri, Milan
Art Center, Milano
- 1990
Effetto Man Ray, Museo Ken Damy, Brescia
SELEZIONE DI MOSTRE PERSONALI DAL
1990
- 1991
Galerie Air de Paris, Nice, F
Art Box, Sala
Estense, Carpi
Cavellini day, Museo
Ken Damy, Brescia
- 1992
Il genio è morto.
Espace, Torino
Museo Ken Damy,
Brescia
- 1993
Fondazione Mudima,
Milano
Musei Civici di
Rimini
Museo Ken Damy,
Brescia
Chiesa del Carmine,
Associazione Quadra IV, Brescia
Muzeum Moderného
Umenia Warholovcov, Medzilaborce, Slovacchia
- 1994
Slovenska Vytarna
Unia, Bratislava, Slovacchia
Museo Ken Damy, Brescia
Comune di Sirmione,
Palazzo Civico
- 1995
Comune di Pesaro,
Sala Lariana, Ex chiesa della Maddalena
Museo Ken Damy,
Brescia
Stamp Art Gallery,
San Francisco, USA
- 1996
Archivio Cavellini,
Brescia
Museo Ken Damy, Brescia
- 1997
Sarenco Club Art Gallery, Verona
Passage Ierimonti,
Milano
Museo Ken Damy,
Brescia
- 1998
Wella Italia,
Castiglione delle Stiviere, Mantova
Di là dal fiume tra
gli alberi, Concesio, Brescia
Museo Ken Damy,
Brescia
Expo Arte,
Montichiari, Brescia
Teatro Nuovo Giovanni
da Udine, Udine
- 1999
Sala delle colonne,
Municipio di Botticino, BS
Galleria
Spaziotemporaneo, Milano
Palazzo dei
Congressi, Comune di Cavalese,TN
Museo Ken Damy,
Brescia
Galleria Peccolo,
Livorno
- 2000
Comune di Cormons, GO
Comune di Volta
Mantovana, MN
Castello di Rivara,
TO
Scuola Elementare di
Calcinatello, BS
Museo Ken Damy,
Brescia
Archivio Cavellini,
Brescia
- 2001
Villa Glisenti, Villa
Carcina, BS
Istituto Italiano di
Cultura, Praga. Rep.Ceca
Museo Ken Damy,
Palazzo Bonoris, Brescia
- 2002
Galleria Fabbrica
Eos, Milano. Opere dal 1965 al 1985
Ken Damy Fine Art, Brescia. Autoritratti,
smorfie ed impronte
- 2003
Ken Damy Fine Art,
Brescia. Tele emulsionate e bozzetti
- 2004
Palazzo comunale di
Volta Mantovana, in Spiritodivino, Francobolli per il mio centenario, Brochure
della manifestazione Museo Ken Damy,
Brescia. Analogie
- 2005
Museo Remo Bianco,
Monticelli Brusati, Bs. “I ritratti di Giovanni XXIII, Le cassette che
contengono opere distrutte e da distruggere”. Catalogo
Museo Ken Damy,
Brescia. “Transformer”
- 2006
Galleria Orler,
Cortina d’Ampezzo, agosto 2006, catalogo
Museo Ken Damy,
Brescia, ritratti con plexiglass anni ’60, settembre 2006
- 2007
Museo Ken Damy,
Brescia, manichini scritti e foto di Ken Damy operazione scrittura, settembre
2007
Show Room Artetivù,
Marcon (Ve), mostra antologica, ottobre 2007
- 2008
Galleria Fabbrica
Eos, Milano, marzo 2008
Florence Lynch
Gallery, New York, USA, marzo 2008, mostra antologica, catalogo “Guglielmo
Achille Cavellini, Works 1960-1990” pubblicato dall’Archivio Cavellini
Tempio Ducale della
SS. Anunziata, Camerino (Macerata), “Il tempo di GAC”: Cavellini 1965-1985,
luglio 2008
Museo Ken Damy,
Brescia, diciottesimo anniversario, settembre 2008
AR.RI.VI, Milano,
Guglielmo Achille Cavellini: Posta Ricevuta, dicembre 2008
- 2009
Museo Ken Damy,
Brescia, “Guglielmo Achille Cavellini: diciannovesimo anniversario - Strip
tease”, settembre 2009
Artetivu’ Show Room,
Milano, “Guglielmo Achille Cavellini: Carboni”, novembre 2009
- 2010
Spazio Contemporanea,
Brescia, “Mostra Antologica”, ottobre 2010
- 2011
Lucie Fontaine,
Milano, ottobre 2011
Wunderkammern, Roma
“Prefigure, con Tomaso Binga”, novembre 2011
Pietra & Co.,
Sirmione, “Verso il 2014”
Ken Damy Fine Art,
Brescia, “Verso il 2014”
- 2012
Artissima To, “GAC in Back to the future”, novembre 2012
- 2013
Linch Tham Gallery,
New York USA, Opere e performance di autori vari in omaggio a GAC, settembre
2013
SELEZIONE DI MOSTRE COLLETTIVE
DAL 1990
- 1991
Civica Raccolta del
Disegno, Salò, BS
Air de Paris a Paris, Paris, F
- 1992
Galerie Saqqarah, Gstaad, CH
Gallerie Montaigne, Paris, F
- 1993
Elogio della
Plastica, Villa Brunati, Comune di Desenzano del Garda, BS
Pagine-libri, Comune
di Maderno, Brescia
Mano d’Artista,
Sincron, Brescia
Arte Portatile, Il
mercato del Pesce, Sesto S. Giovanni, MI
Premio Vasto, Vasto
- 1995
Photocollages, Le
Consortium, Dijon, F
- 1996
Ierimonti Gallery,
Milano
Galeotto fu il libro,
Il mercato del pesce, Sesto S. Giovanni, MI
Esperienze di Arte a
Brescia, AAB, Brescia
- 1997
Donna com’eri donna,
galleria San Michele, Brescia
L’invasione degli
ultracorpi, Ex chiesa di Santa Rita, Roma
Grammatiche,
Solferino, MN
Dadaismo-Dadaismi,
Palazzo Forti, Verona
- 1998
Dal colpo di dadi
alla poesia visuale, Palazzo della Ragione, MN
Escatologica, Palazzo
Comunale, Siena
Ghosts, Le
Consortium, Dijon, F
- 1999
Il linguaggio del
corpo, Luciano Inga Pin, Milano
Quadranti, Galleria
Cancelliere, Messina
- Da Cezanne alla New
Age, Akropolis, Brescia
Comune di Pianella,
Pescara
- 2000
Centro Fiera
Montichiari, BS
Comune di Trenzano,
BS
Dn Art,
PalazzoDurini, Milano
II Biennale del libro
d’artista, Marliana, PT
Sentieri interrotti,
Bassano del Grappa, VI
Autoritratto,
Archivio Cavellini, Brescia
Brescia da Primato,
Palazzo Bonoris, Brescia
- 2001
INTERZONE, Archivio
Cavellini, Brescia, a cura di Passage Ierimonti.
- 2002
Archivio Cavellini,
Brescia. “Natura e..”.
Galleria Martano
Torino, Galleria Martini e Ronchetti Genova. “La fotografia negli anni
Settanta, fra concetto e comportamento. Catalogo.
- 2003
MART Rovereto (TN).
“Skin Deep, Il corpo come luogo del segno artistico”. Catalogo.
- 2004
Santa Maria della
Scala, Siena. “Ipermercati dell’Arte: il consumo ironizzato”. Acura di Omar
Calabrese. Catalogo.
- 2005
Museo del Territorio,
Biella. “Sul filo della lana”. A cura di Philippe Daverio. Catalogo.
Museo di Castelvetro,
Modena. “Poesia oggeto”. A cura di Valerio Dehò.
Comunità Montana di
Valle Sabbia, più luoghi. “Rifiuto, Riusato ad arte”. A cura di Roberto Peccolo.
Catalogo.
- 2006
Museo Pecci di Prato.
“Primo piano” .
Castello Visconteo,
Pavia, “DADADA - Dada e Dadaismi del contemporaneo 1916-2006”, 7 settembre 2006
- 2007
MART, Rovereto, “La
parola nell’arte”, 10 novembre 2007
- 2008
Ierimonti Gallery,
Milano, dicembre 2008
- 2009
Studio 2B Boggiarte,
Centro Internazionale Arti Visive, Bergamo, “Futurismo: avanguardia delle
avanguardie 1909-2009”, febbraio 2009
Villa Glisenti, Villa
carcina (Brescia), La traccia dell’arte a Villa Carcina. Venti anni di mostre a
Villa Glisenti, maggio 2009
Fiera di Orzinuovi,
Brescia, Apres le mobile - Mobili d’Artista, “Guglielmo Achille Cavellini:
Dalla Pagina dell’Enciclopedia, Armadio scritto, 1973”, agosto 2009
Art of Life,
Triennale di Milano, mostra a cura di Lucrezia De Domizio Durini a favore
dell’associazione Anlaids, “Guglielmo Achille Cavellini: Francobollo per il
Centenario, 1980”, novembre 2009
- 2011
Comune di Castelvetro
di Modena, “Italia, Italie”. A cura di Valerio Dehò. Catalogo, aprile 2011
- 2012
Museo de Arte Moderno
de Buenos Aires, “Palabra, Imàgenes y otros textos”. Catalogo, marzo 2012
Lucie Fontaine
Milano, “Autoritratti”, Giugno 2012
Galleria Marianne
Boesky New York, “Estate” a cura di Lucie Fontaine, settembre 2012
- 2013
Museo di Santa
Giulia, Brescia. “Novecento mai visto” Sezione omaggio a GAC. Catalogo,
febbraio 2013
Palazzo della Penna
Perugia “L’arte è un romanzo” a cura di Luca Beatrice. Catalogo, aprile 2013
Museo Pecci, Milano
“Parole, Parole, Parole, Arte nell’epoca della comunicazione. Novembre 2013
- 2014
Palazzo Virtuale /
Spazio Ophen Virtual Art Gallery, Salerno, “Virtual Underground” - Collettiva
Internazionale
a cura di
Giovanni Bonanno. Aprile 2014 (mostra in corso).
VIDEO
Calligrafia con
Paola, 1975, di Ken Damy, operatore Sandro Zini.
Fandangos, 1975.
Manichini, di Sandro
Mendini e Ken Damy, 1976.
30 domande di Jurgen
Schilling, 1977.
Cavellini 1914-2014,
Image Bank, Canada, 1978.
Stoffa metri 34, di
Sandro Mendini, 1979.
Cavellini in
California, di Ken Damy, 1980.
Un giorno nella vita
di in genio, di Pierangela Colosio e Alessandro Mendini, 1982.
Cavellini a New York,
di Pierangela Colosio e Alessandro Mendini, 1982.
Media Space, 1982.
Spogliarello, di
Alessandro Mendini e Ken Damy, 1983.
Cavellini in Belgio,
di Pierangela Colosio, 1984.
Clash Cavellini,
Target Studio, San Francisco, 1985.
Cavellini in
Giappone, 1986.
For GAC, di Peters Endless World Art Video, Minden, 1987.
Incontro
Cavellini-Paci, Galleria Rosati, Ascoli Piceno, 1988.
Artisti allo
specchio: G.A.Cavellini, di Mario Carbone, Rai DSE, 1988.
Carnevalgac, di
Fausto Paci, Centro Studi Cavelliniani, Porto S.Giorgio (AP), 1990
Con GAC sempre più in
alto, Centro Studi Cavelliniani, Porto S.Giorgio (AP), musiche di Mazzoni,
1990.
GAC Arte con l’arte,
Artetivù, 2007.
LIBRI E DIARI
- 1958
Arte astratta,
Edizioni della Conchiglia, Milano
- 1960
Uomo pittore,
Edizioni della Conchiglia, Milano
- 1975
The Diaries of
Guglielmo Achille Cavellini, 1975
Diario di Guglialmo
Achille Cavellini, 1975
- 1977
1946-1976. In the jungle of art, Shakespeare & Company, Milano
1946-1976.
Incontri/scontri nella giungla dell’arte, Shakespeare & Company, Milano
- 1989
Vita di un genio,
Guglielmo Achille Cavellini
CATALOGHI DELLE “MOSTRE A
DOMICILIO”
- 1974
25 letters, Edizioni
Nuovi Strumenti, Brescia
25 lettere, Edizioni
Nuovi Strumenti, Brescia
Cimeli, Edizioni
Nuovi Strumenti, Brescia
- 1975
Analogies, Edizioni
Nuovi Strumenti, Brescia
Analogie, Edizioni
Nuovi Strumenti, Brescia
- 1976
25 pictures from the
Cavellini collection, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
25 quadri della
collezione Cavellini, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
- 1978
Nemo propheta in
patria, Edizioni Nuovi Strumenti, Brescia
- 1980
Cavellini in
California e a Budapest
- 1981
Self-portraits
Autoritratti
- 1986
The system has crucified me
Il sistema mi ha
messo in croce
- 1987
Series “Anomalus
artists”, Cavellini-Arcimboldo
Serie “Artisti
anomali”, Cavellini-Arcimboldo
OPERE IN COLLEZIONI PUBBLICHE
FRAC Nord Pas
de Calais (Francia)
Le Consortium Dijon
(Francia)
Civiche Raccolte
Milano
Raccolte Città di Pesaro
Civico Museo Cavalese
(TN)
La Civica Raccolta
del disegno Salò (BS)
Museo Pecci Prato
MART Rovereto (TN)