Rassegna
Internazionale di Mail Art
con 120
artisti di 20 nazioni
“Omaggio a Fausto Paci - Ambasciatore Cavelliniano”
“Omaggio a Fausto Paci - Ambasciatore Cavelliniano”
Mostra dei lavori dal 9
novembre fino al 18 novembre 2019
Villa Baruchello Via Belvedere, Porto Sant’Elpidio ( FM).
In occasione del 95° compleanno" di
Fausto Paci organizzato dalla Tavolozza Marche, dal Centro d’arte e cultura
Verum presso Villa Baruchello di Porto San’Elpidio progetto a cura di Lucia
Spagnuolo con l’introduzione di Anna
Boschi, interventi di Piero Cavellini, Sandro
Bongiani, Pier Roberto Bassi, Lucia Nardi. Performance di Fulgor Silvi, Dania Gentili, Gianni
Romeo, Roberto Formiconi, Renata Giovanni Stradada e con la presenza dell’Ambasciatore Fausto
Paci.
"Guglielmo Achille Cavellini & Fausto Paci"
“Una avventura
proiettata nel futuro”
Presentazione di Sandro Bongiani
Guglielmo Achille Cavellini (GAC) nasce a Brescia nel 1914 in una
famiglia di commercianti. Dopo alcune prove di iniziazione al disegno e
sporadici tentativi pittorici di natura informale interrompe quello che sembra
un desiderio innato per convogliare tutta la sua capacità espressiva in un
progetto collezionistico che lo vedrà giungere ai vertici internazionali
raccogliendo e promuovendo le opere degli artisti suoi contemporanei impegnati
in una ricerca informale-astratta. Riprende
nei primi anni Sessanta un’attività personale pronto a ripartire dall’esperienza fatta come
collezionista per cercare una propria autonomia di linguaggio a coniugare il
lavoro di altri autori in un processo di appropriazione che porterà avanti
durante tutta la sua attività artistica.
Nel 1965 usa gli oggetti della sua attività quotidiana unendoli a sfondi
di scarto industriale in una sorta di autobiografia oggettuale. Vengono poi le
cassette che contengono le sue opere precedenti soggette ad una sistematica
autodistruzione e gli omaggi ad autori che rappresentano la storia dell’arte in
forma di francobollo celebrativo o di ricostruzione fantastica delle loro opere
più famose in cui inizia a rapportare se stesso. Dal 1968 produce i carboni
bruciati con cui estende i due concetti di distruzione e celebrazione in un
lavoro sistematico ed accurato su di una buona fetta della storia dell’arte.
Dopo aver realizzato, distrutto e riciclato una parte consistente del suo
lavoro degli anni precedenti, GAC decide
di compiere “il grande passo”, attuando
l'autostoricizzazione”, attraverso il quale prende forma una ramificata elaborazione
concettuale che lo porta ad esporre se stesso al centro della propria opera in
una specie di combattimento ideale con il sistema artistico di cui si fa
analitico “destrutturatore” siglando
ironicamente ogni opera con la data del centenario dell'autore e inviando per via postale in tutto il mondo
una decina di “mostre a domicilio”. In
Italia, per diversi decenni, GAC è stato osteggiato come “un ricco eccentrico in vena di
esibizionismo”, non compreso perché ritenuto soltanto un importante collezionista d’arte contemporanea e di conseguenza collocato dalla critica ufficiale nel completo isolamento. A partire dal 1971, dopo l’irruzione nel mondo dell’arte
dell’americano Ray Johnson, G. A. Cavellini
incomincia a ribellarsi ai poteri
forti attuando l'autopromozione e l'autocelebrazione di sé
attraverso la diffusione di interventi di vario tipo, cercando opportunamente di
ridicolizzare certe logiche
sottese al mercato dell'arte. Questo concetto da allora sarà il motore pulsante
fino all’ultimo del suo lavoro, secondo
una personale concezione del rapporto tra arte e vita che prenderà le forme più varie ed
articolate, da una proliferante ed ossessiva riscrittura della propria
biografia sulla realtà circostante alla formulazione delle “mostre a
domicilio”, libri opera che lo condurranno al centro di un circuito
mailartistico internazionale di cui fu uno dei più celebrati esponenti. Dal 70 in poi, Cavellini partecipa
attivamente alla messa in crisi del sistema “come battitore libero“ condividendo in modo trasversale e parallelo più campi di
ricerca e smantellando così un concetto tradizionale che preferiva la produzione dell’artista ripetitiva e ben
identificabile, una produzione piuttosto
“riconoscibile” al completo servizio del
mercato dell’arte. Oggi, GAC ci sembra davvero una delle figure più convincenti
nel panorama culturale di quegli anni.
Dopo la Pop Art tutto poteva diventare
merce. Tutto ciò l’aveva compreso anche Cavellini che a partire
dalla seconda parte degli anni ’60 il poi
inizia a utilizzare nelle sue
opere materiale di scarto d’impronta dadaista; soldatini, giocattoli, piume,
foglie secche, lamette da barba, uniti ad altri materiali trovati vanno a configurarsi come una sorta di teatrino carico di memorie e di ironie sottese. Per tale motivo, Gac risulta un artista decisamente non etichettatile in una specifica scuola o
gruppo artistico, proprio perché si
offre nel contempo come citazionista,
poeta visivo, performer, body artist,
mail artist e persino street artist e creatore di artistamp, quindi,
difficilmente classificabile per le diverse pratiche utilizzate ma sicuramente
artista del superamento trasversale di una logica tutta tradizionale. Dal 1973
in poi, come conseguenza diretta dell’autostoricizzazione, Gac riscopre anche la scrittura come segno,
scrive e riscrive a ripetizione la propria storia dappertutto. Inventa la
“Pagina dell’Enciclopedia” partendo da dati biografici reali, estende la
propria storia ad appropriazioni temporali iperboliche e parossistiche del
pensiero umano con uno sguardo obliquo e
intenso rivolto al passato e anche al
presente. La breve biografia si tramuta
così in scrittura che l’autore applica a tutto:
dalle stoffe e gli oggetti ai vestiti e persino i modelli viventi divengono
il supporto diretto di questa invasione e occupazione “pittorica” con un fare
improntato alla performance. A tal
proposito è da segnalare negli anni ’80 una serie di festivals in onore di
Cavellini organizzati per prima in California
tra San Francisco, Los Angeles e
Hollywood e in seguito a Middelburg, in
Olanda, in Belgio nel 1984 e persino in
Ungheria a Budapest, in cui l’azione performativa e all’happening collettivo
viene sperimentato in modo amplificato e convincente.
Oggi,
Cavellini è da considerare come uno dei maggiori e originali innovatori
della seconda metà del 20° secolo. Ha vissuto l'arte contemporanea dal secondo
dopoguerra fino al 1990, intensamente come artista libero non condizionato da schemi e imposizioni,
diceva: “preferisco vivere la mia avventura, proiettata nel futuro, piuttosto
di dovermi impantanare nell’intricata
giungla dell’arte”. Nel suo continuo nomadismo “da autentico outsider” Cavellini ha avuto la fortuna di aver
incontrato due significativi personaggi
come Fausto Paci e Gianni Romeo che
hanno compreso per primi
l'importanza del suo lavoro di ricerca dedicando con entusiasmo e passione la
propria vita a far conoscere il lavoro e le idee di questo interessante artista
bresciano. Fausto Paci, delegato da GAC
come “Ambasciatore Cavelliniano” ha saputo convogliare e diffondere con
interventi mirati e opportuni operazioni
di Mail Art tutta l'attenzione verso questo importante personaggio
dell'arte. Oggi, a distanza di 29 anni dalla morte, ritorna l'occasione di
poter approfondire e rivalutare
finalmente il suo lavoro, grazie anche alla ricorrenza esemplare dei 95
anni dell'amico Fausto Paci, fedele da sempre a questo mitico
personaggio dell'arte contemporanea italiana che di fatto ha scardinato le carte in tavola messe a punto dal monotono mondo del sistema ufficiale dell'arte. Un doveroso e
particolare ringraziamento va anche a Lucia Spagnuolo curatrice di questa
straordinaria manifestazione presso
Villa Baruchello a Porto Sant’Elpidio.
Sandro Bongiani
14 ott. 2019
Partecipanti:
FAUSTO PACI,
AMBASCIATORE DI GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
Evento segnalato da
Archivio Ophen Virtual Art di Salerno