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sabato 26 ottobre 2019

RASSEGNA INTERNAZIONALE A PORTO SANT'ELPIDIO / "OMAGGIO A FAUSTO PACI"






Rassegna Internazionale di  Mail Art

con 120 artisti di 20 nazioni

 “Omaggio a Fausto Paci - Ambasciatore Cavelliniano”





Mostra dei lavori dal 9 novembre fino al 18 novembre 2019

Villa Baruchello Via Belvedere, Porto Sant’Elpidio ( FM).





In occasione del 95° compleanno" di Fausto Paci organizzato dalla Tavolozza Marche, dal Centro d’arte e cultura Verum presso Villa Baruchello di Porto San’Elpidio progetto a cura di Lucia Spagnuolo con l’introduzione di  Anna Boschi, interventi di  Piero Cavellini, Sandro Bongiani, Pier Roberto Bassi, Lucia Nardi. Performance di Fulgor Silvi, Dania Gentili, Gianni Romeo, Roberto Formiconi, Renata Giovanni Stradada  e con la presenza dell’Ambasciatore Fausto Paci.







"Guglielmo Achille Cavellini  & Fausto Paci"

“Una  avventura proiettata nel futuro”

Presentazione di Sandro Bongiani


Guglielmo Achille Cavellini  (GAC) nasce a Brescia nel 1914 in una famiglia di commercianti. Dopo alcune prove di iniziazione al disegno e sporadici tentativi pittorici di natura informale interrompe quello che sembra un desiderio innato per convogliare tutta la sua capacità espressiva in un progetto collezionistico che lo vedrà giungere ai vertici internazionali raccogliendo e promuovendo le opere degli artisti suoi contemporanei impegnati in una ricerca informale-astratta.  Riprende nei primi anni Sessanta un’attività personale  pronto a ripartire dall’esperienza fatta come collezionista per cercare una propria autonomia di linguaggio a coniugare il lavoro di altri autori in un processo di appropriazione che porterà avanti durante tutta la sua attività artistica.  Nel 1965 usa gli oggetti della sua attività quotidiana unendoli a sfondi di scarto industriale in una sorta di autobiografia oggettuale. Vengono poi le cassette che contengono le sue opere precedenti soggette ad una sistematica autodistruzione e gli omaggi ad autori che rappresentano la storia dell’arte in forma di francobollo celebrativo o di ricostruzione fantastica delle loro opere più famose in cui inizia a rapportare se stesso. Dal 1968 produce i carboni bruciati con cui estende i due concetti di distruzione e celebrazione in un lavoro sistematico ed accurato su di una buona fetta della storia dell’arte. Dopo aver realizzato, distrutto e riciclato una parte consistente del suo lavoro degli anni precedenti,  GAC decide di  compiere “il grande passo”, attuando l'autostoricizzazione”, attraverso il quale prende forma una ramificata elaborazione concettuale che lo porta ad esporre se stesso al centro della propria opera in una specie di combattimento ideale con il sistema artistico di cui si fa analitico “destrutturatore”  siglando ironicamente ogni opera con la data del centenario dell'autore e  inviando per via postale in tutto il mondo una decina di “mostre a domicilio”.   In Italia, per diversi decenni, GAC è stato osteggiato come  “un ricco eccentrico in vena di esibizionismo”, non compreso perché ritenuto soltanto un importante  collezionista d’arte contemporanea  e di conseguenza  collocato dalla critica ufficiale  nel completo isolamento.  A partire dal 1971,  dopo l’irruzione nel mondo dell’arte dell’americano Ray Johnson, G. A. Cavellini  incomincia a   ribellarsi ai poteri forti  attuando  l'autopromozione e l'autocelebrazione di sé attraverso la diffusione di interventi di vario tipo, cercando  opportunamente  di  ridicolizzare certe  logiche sottese al mercato dell'arte. Questo concetto da allora sarà il motore pulsante fino all’ultimo del suo lavoro,  secondo una personale concezione del rapporto tra arte e vita  che prenderà le forme più varie ed articolate, da una proliferante ed ossessiva riscrittura della propria biografia sulla realtà circostante alla formulazione delle “mostre a domicilio”, libri opera che lo condurranno al centro di un circuito mailartistico internazionale di cui fu uno dei più celebrati esponenti.  Dal 70 in poi, Cavellini partecipa attivamente alla messa in crisi del sistema “come battitore libero“ condividendo  in modo trasversale e parallelo più campi di ricerca e smantellando così un concetto tradizionale che preferiva la  produzione dell’artista ripetitiva e ben identificabile, una produzione  piuttosto “riconoscibile”  al completo servizio del mercato dell’arte. Oggi, GAC ci sembra davvero una delle figure più convincenti  nel panorama culturale di quegli anni.

Dopo la Pop Art tutto poteva   diventare  merce.  Tutto ciò  l’aveva compreso anche Cavellini che a partire dalla seconda parte degli anni ’60 il poi  inizia a utilizzare  nelle sue opere materiale di scarto d’impronta dadaista; soldatini, giocattoli, piume, foglie secche, lamette da barba, uniti ad altri materiali trovati vanno  a configurarsi come  una sorta di teatrino carico di memorie e di  ironie sottese.  Per tale motivo, Gac risulta un artista  decisamente non  etichettatile in una specifica scuola o gruppo artistico, proprio perché  si offre nel contempo  come citazionista, poeta visivo, performer, body artist,  mail artist e persino street artist e creatore di artistamp, quindi, difficilmente classificabile per le diverse pratiche utilizzate ma sicuramente artista del superamento trasversale di una logica tutta tradizionale. Dal 1973 in poi, come conseguenza diretta dell’autostoricizzazione,  Gac riscopre anche la scrittura come segno, scrive e riscrive a ripetizione la propria storia dappertutto. Inventa la “Pagina dell’Enciclopedia” partendo da dati biografici reali, estende la propria storia ad appropriazioni temporali iperboliche e parossistiche del pensiero umano  con uno sguardo obliquo e intenso rivolto al passato  e anche al presente.  La breve biografia si tramuta così in scrittura che l’autore applica a tutto:  dalle stoffe e gli oggetti ai vestiti e persino i modelli viventi divengono il supporto diretto di questa invasione e occupazione “pittorica” con un fare improntato alla performance.  A tal proposito è da segnalare negli anni ’80 una serie di festivals in onore di Cavellini organizzati per prima in California  tra  San Francisco, Los Angeles e Hollywood e in  seguito a Middelburg, in Olanda, in Belgio nel 1984  e persino in Ungheria a Budapest, in cui l’azione performativa e all’happening collettivo viene sperimentato in modo amplificato e convincente.  

Oggi,  Cavellini è da considerare come uno dei maggiori e originali innovatori della seconda metà del 20° secolo. Ha vissuto l'arte contemporanea dal secondo dopoguerra fino al 1990, intensamente come artista libero  non condizionato da schemi e imposizioni, diceva: “preferisco vivere la mia avventura, proiettata nel futuro, piuttosto di dovermi impantanare nell’intricata  giungla  dell’arte”.  Nel suo  continuo nomadismo “da autentico outsider”  Cavellini ha avuto la fortuna di aver incontrato due significativi personaggi  come Fausto Paci e Gianni Romeo che  hanno compreso  per primi l'importanza del suo lavoro di ricerca dedicando con entusiasmo e passione la propria vita a far conoscere il lavoro e le idee di questo interessante artista bresciano.  Fausto Paci, delegato da GAC come  “Ambasciatore Cavelliniano”  ha saputo convogliare e diffondere  con  interventi mirati e opportuni  operazioni   di Mail Art tutta l'attenzione verso questo importante personaggio dell'arte. Oggi, a distanza di 29 anni dalla morte, ritorna l'occasione di poter approfondire  e rivalutare finalmente  il suo  lavoro,  grazie anche alla ricorrenza esemplare dei 95 anni  dell'amico  Fausto Paci, fedele da sempre a questo mitico personaggio dell'arte contemporanea italiana che di fatto ha scardinato  le carte in tavola  messe a punto dal  monotono mondo del  sistema ufficiale dell'arte. Un doveroso e particolare ringraziamento va anche a Lucia Spagnuolo curatrice di questa straordinaria manifestazione  presso Villa Baruchello a Porto Sant’Elpidio.  

Sandro  Bongiani
14 ott. 2019








Partecipanti:








FAUSTO PACI,  
AMBASCIATORE DI GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI


Evento segnalato da 
Archivio Ophen Virtual Art di Salerno