mercoledì 29 aprile 2009

ARTE/ VISITE GUIDATE ARCHIVIO OPHEN ART


OPHEN ART: La Visita Guidata
ABC/ROMA






LA GRANDE MOSTRA:

“Giotto e il Trecento”



In esposizione 150 capolavori (di cui 20 dell'artista toscano) provenienti dai principali musei del mondo. La mostra è costata ben 3,3 milioni di euro

Giotto arriva a Roma per la prima grande mostra dedicata alla sua opera. Intitolata 'Giotto e il Trecento', l'importante esposizione porterà al Complesso del Vittoriano 150 capolavori (di cui 20 preziose tavole dell'artista toscano), provenienti dai maggiori musei del mondo.Una mostra capace di entusiasmare ancora prima di essere aperta, tanto che il ministro dei beni culturali Sandro Bondi l'ha definita: “una mostra da prima pagina”. La sua realizzazione, ha precisato Alessandro Nicosia, patron di Comunicare Organizzando, ha richiesto ben 3,3 milioni di euro (1,25 solo per la copertura assicurativa). Ad arrivare nella sede espositiva romana saranno infatti opere meravigliose, sculture lignee, codici miniati, oreficerie, ma soprattutto le fragili tavole trecentesche, alcune delle quali sono state restaurate per l'occasione. Questa rassegna, ha spiegato il direttore generale dei Beni architettonici, storico-artistici ed etnoantropologici del Mibac, Roberto Cecchi, "non è una commemorazione, bensì la volontà di una rilettura complessiva di un grande maestro", popolare e celebrato , eppure non conosciuto nella sua complessità. Le opere allestite affronteranno i temi della formazione (a Firenze o a Roma?), del rapporto con l'antico e con il mondo gotico, focalizzando in particolare i legami con la Francia.La mostra è stata anche l’occasione per importanti restauri che verranno presentati in anteprima assoluta, come quello del Polittico di Badia di Giotto dal Museo degli Uffizi. Ma soprattutto, con questa iniziativa si vuole ricostruire la situazione artistica italiana tra l’ultimo decennio del XIII secolo e prima metà del XIV, attraverso gli spostamenti di Giotto avvenuti in ben otto regioni italiane lasciando in ognuna le sue indelebili tracce anche nel tratto artistico degli artisti che lo hanno conosciuto.





Giotto e il Trecento
Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in carcere



info: La mostra
http://www.comunicareorganizzando.it/mostre.asp?ID=157


Video
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/tg1_PopupVideo.html?t=Giotto%20e%20il%20trecento&v=http%3A%2F%2Flink.rai.it%2Fx%2Fvod%2Fnews%2F09mar%2Fasx%2F20090305213518mpo40jftg1_ed__20_00_05_03_giotto-rainet.asx

Video
http://www.la7.it/news/dettaglio_video.asp?id_video=23330&cat=cultura

Video
La Cappella Degli Sgrovegni
http://www.giottoagliscrovegni.it/ita/stampa/rassegna.htm

Inoltre:http://www.italica.rai.it/argomenti/storia_arte/giotto/index.htm

Volumi:
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=27327&IDCategoria=1


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ROMA E I SUOI MONUMENTI


Piantina Sat di Roma
http://www.abcroma.com/PiantinaSat.asp


Piantina Generale di Roma
http://www.abcroma.com/PiantinaGenerale.asp


ABC/ROMA -Scopri la città
http://www.abcroma.com/











Itinerario Campidoglio http://www.abcroma.com/itcampid.asp


Itinerario Piazza Navona http://www.abcroma.com/itpinavo.asp


Itinerario Zona Imperiale http://www.abcroma.com/zonaimpe.asp


Itinerario Foro Romano http://www.abcroma.com/FOROROMA.asp


Itinerario Musei Vaticani http://www.abcroma.com/itmuseiv.asp

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VIRTUALE TEMPO REALE:

Mappa Interattiva di Roma
http://www.italyguides.it/it/roma/mappa_interattiva_di_roma/mappa_di_roma.php

Vedi la Guida Virtuale di Roma
http://www.italyguides.it/it/roma/movie.htm

Piazza del Campidoglio

http://www.italyguides.it/it/roma/monumenti/roma_rinascimentale/il_campidoglio.htm

Galleria Fotografica
http://www.italyguides.it/it/roma/galleria_fotografica/roma_photo_gallery.php

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Altre Mappe d’Italia:

Italy Guides
http://www.italyguides.it/it/index.html#top


LA FOTOTECA FOTOSAR

http://www.fotosar.it/index.asp?lang=ita


visita il blog
ARCHIVE OPHEN - ART EXHIBITIONS - CONTEMPORARY ART E MAIL ART


HOTEL CALIFORNIA/ I DETTI E RILETTI di Giovanni Bonanno e Sandro Bongiani




L'ARTE

DEI

DETTI E RILETTI


APPROFONDISCI:

http:www.//archivioophenvirtualart.blogspot.com/2008/11/aforismi-detti-e-riletti.html








 

"L’artista è come un albero, quando è piccolo tutti cercano di calpestarlo mentre quando diventa grande e rigoglioso tutti lo guardano estasiati e cercano di salirci sopra. Solo quando diventa vecchio, spesso, troppi di noi fanno finta di "non riconoscerlo più"


Il Detto del Giorno:

 
“In arte, le illusioni che vengono descritte per filo e per segno, spesso rimangono ferme nel cassetto dei desideri”

 “L’unico vero conto che ha un artista di successo non è ciò che possiede gelosamente in banca ma quello che ha in sospeso provvisoriamente con la storia dell’arte”


-"Viviamo in un’epoca dove l’inutilità e il kitsch è tutto ciò che ci resta”

-“ In arte è meglio auciello 'e campagna ca auciello 'e gaiola”

-“In arte l’ispirazione risulta inversamente proporzionale all’incertezza accumulata"

-“A Venezia i chiari di luna futur/fascisti portano solo mal di testa”

-“Un artista è come un topo,se entra in sacco di farina, prima o poi si sporca”

-“In arte il peggior nemico di se stesso è credere ciecamente alle proprie illusioni”
-“In arte ciò che arde spesso crea solo fumo”

-“In arte chi parla col cuore senza peli sulla lingua ha sempre fegato da vendere”

-"La solitudine per un artista nasce essenzialmente dall’impossibilità di materializzare la propria esistenza".

-"I lavori senza qualità non avranno mai profondità"

-"L’arte è occupazione impropria di segno pubblico"

-"l'arte è continuità naturale e concettuale"

-"L'arte non è di nessun valore se vive nella penombra della stanza accanto"

-"L'arte è creazione, invenzione, riflessione, evoluzione, eruzione,erezione, erosione, muntagna e sfizio."

-"L’arte è ciò che si intende per arte"

-“l’arte è come la vita, è il timido tentativo di lasciare, per filo e per segno, una ipotetica traccia della nostra precaria esistenza”

-"L'arte è semplicemente dirigere il proprio sguardo oltre la parte dell'occhio"

-"in arte tutto è possibile tranne l'inganno"

-"L'arte è mettere in forma unì'idea e renderla opportunamente visibile"

-"Il disegno è il ripetuto tentativo di lasciare una traccia provvisoria di sè su un foglio; nel disegno può nascere un'idea,nel dispezzo, purtoppo l'idea muore"

-"L'arte è metafora e non cadavere; la metafora ci porta la poesia, il cadavere ci lascia direttamente all'obitorio"

-"occhio che non vuole, non vede e non sente"

-"L'arte è soprattutto scandagliare gli anfratti più occulti e oscuri della coscienza e cercare di portarli in superficie".

-"In arte c'è un tempo per ogni cosa; a volte è bene parlare poco, altre, è meglio spiegarsi in tempo"

-"occhio che non vede, non vuole, non crede e non sente"

-"L'arte è metafora e non cadavere; la metafora ci porta la poesia, il cadavere ci lascia direttamente all'obitorio"

-"arte che non vuole, non vede e non sente"

-"L’arte è ciò che si intende per arte"

-“l’arte è come la vita, è il timido tentativo di lasciare, per filo e per segno, una ipotetica traccia della nostra precaria esistenza”

-"L'arte è mettersi un dito nell'occhio e guardarsi dentro intensamente"

-"In arte c'è un tempo per ogni cosa; a volte è bene parlare poco, altre, è meglio spiegarsi in tempo"

-"L'arte "muore" quando diventa luogo comune"

-"L'arte è una piccola cosa, è semplicemente dirigere il proprio sguardo oltre la parte dell'occhio"

-"In arte tutto è possibile tranne l'inganno"

-"L'arte è mettere in forma unì'idea e renderla opportunamente visibile"

-"In arte l'abito confezionato su misura non fa il monaco ma serve soltanto dentro una bara per l'ultimo viaggio".

- "In arte non si può avere sempre à otte chiena e a mogliere mbriaca!!"

-Quando l'arte non c'è, i topi ballano, Quando poi ritorna, tutti scappano via!!!

-"l'arte è come l'ultimo viaggio personale che un uomo fa con se stesso; un viaggio solitario il cui transito, per forza di cose, deve essere fatto nella piena solitudine".

-"In arte c'è un tempo per ogni cosa; a volte è bene parlare poco, altre, è meglio spiegarsi in tempo"

-"Con l'arte si sa da dove si parte ma non si sa se si arriva"

-"Di notte la sola arte che conosco è quella di arrangiarsi"

-"Ci sono artisti che nel successo trovano il decesso e sognatori dove l’indagine solitaria diventa una questione tutta personale"

-"Un artista che si rispetti non ha mai peli di pennello sulla lingua".

-"L’artista spesso si svela in forma di scorreggia programmata e prepagata".

-"L’arte non è mera rappresentazione ma saper mettere in chiaro quello che spesso appare o/scuro"

-"Il di/segno, è una insolita traccia provvisoria che per un attimo rende visibile l’invisibile".

-"In pittura l’occhio dell’infame non porta certezza"

-“Il bi/Sogno più grande che può avere un artista è quello di condividere la sua contemporaneità ad occhi aperti”

-"CRITICA E AUTOCRITICA –“ non cercare di far credere di avere la verità in tasca, tutti hanno diritto di replica”

-"Il Bi/sogno fa l’artista ladro"

-"In arte l’attenzione assidua al successo, quasi sempre, porta l’artista ad inevitabile e irreparabile de/cesso"

-"L’artista è come il vino, più passa il tempo e invecchia bene più diventa buono e caro"

-"In arte essere un semplice conservatore non vale nemmeno una mazza"

-"L’artista che non ha conferme non ha neanche più sogni nel cassetto"

-"In arte solo i pensieri di valore diventano certezza "

-"l’occhio del silenzio crea solo inganno"

-"Un artista di su/cesso non mette mai più il piede dentro la tazza"

-“L’artista che ha fretta di arrivare partorisce solo aborti tutti morti”

-”In arte non tutte le speranze diventano certezze"

-"L’occhio strabico dell’informe non porta mai alcuna certezza"

-“In arte ciò che conta è salvare la faccia”

-“In pittura chi ben finisce l’opera ben incomincia”

-"Un pittore di razza non perde mai il pelo per un pennello"

-"Se un artista tenta il suicidio significa che non tiene le carte in tavola"

-"I sogni sono i bisogni annunciati ma mai del tutto svelati".

-"Un artista di valore ha sempre un bel conto in banca".

-"Per un artista la conclusione di un’opera è l’inizio di un’altra".

-"In arte i sogni che non vengono realizzati non hanno diritto di esistere"

-"Se fai l’artista e non sai che pesci prendere non provare a cambiare pennello, potresti abboccare a volo".

-"Se un architetto non ha sempre le carte in tavola tutto il suo lavoro andrà a rotoli"


-"L’arte è condividere perdutamente la solitudine piuttosto che trovarsi in balia di un infame e tragico abbandono"

-“In arte per piangere non occorrono le lacrime bastano gli occhi”












E POI......

-"Niente è più pericoloso di un'idea quando non si hanno più idee"

-"Chi non ama l'arte non ama neanche se stesso".

-"Chi parla troppo, prima o dopo s'inzozza, s'incazza e poi s'ingozza"

-"Per un critico la scrittura creativa è quando si ha solo la carta, la penna, e il calamaro"

-"Il mercato dell'arte è una pattumiera chiusa che si apre a ore solo ai miracolati del momento".-

"Il cavallo di razza non perde mai la testa"

-"Le trovate portano solo "pene e lavoro"

-"Cavallo senza testa non porta pena"

-"Il disegno è il ripetuto tentativo di lasciare una traccia provvisoria di sè su un foglio; nel disegno può nascere un'idea, nel dispezzo, purtoppo l'idea muore"






GLI ARTISTI SONO:


-"Artista molto venduto che tenta il tutto per tutto: “o la borsa o la mia vita!!!”

-"Gli artisti sono gli unici esseri al mondo che hanno molti padri e diversi figli, l'unica certezza che abbiamo è che siamo tutti figli di una buona donna"

-"Gli artisti sono come l'acqua; alcuni interrompono il viaggio al primo ostacolo e si mettono a riflettere, gli altri dirompono impetuosi a valle non coscienti di andare a quel paese".

-"Chi sono veramente gli artisti emergenti? -Chi simmerge volutamente dentro il profondo buio della banalità credendo di trovare qualcosa da dire e illudendosi di poter risorgere e riemergere dal nulla utilizzando tutte le strategie provvisorie e momentanee del mercato;quelle che fortunatamente il tempo metterà a nudo, o forse quelli che stanno con la testa fuori dalla melma è hanno ancora la capacità di pensare e di sognare, mentre gli altri, quelli presenzialisti a tutti i costi, nonostante il momentaneo e inutile suc-cesso, nella merda ci restano".








-critico non colluso: attacco ma non decollo

-Giovane curatore evoluto: conosco l’arte come le mie tasche




CHE TIPO DI ARTISTA SEI?



-"Arrivista - artista professionista che con una mano è in pasta e con l'altra smista".

-"Nulla facente - niente di niente"

-"Professionista - che prima va in strada e poi in pista"

-"Passatista - mi alzo sempre all'alba credendo di essere sveglio"

-"Poco produttivo - una ne faccio e cento ne penso"

-"Profanatore d'idee - quando passo io non cresce più l'arte"

-"Malleabile - sono come tu mi vuoi"

-"Apprezzato- artista dalla corriera sicura"

-"Perdente - chi non vince non si guarda in bocca"

-"Non considerato - lasciate ogni speranza voi che lavorate"

-"Testardo - barcollo ma non mollo"

-Non convinto - sarà vero ma non ci credo"

-"Di successo -artista che per un pò di successo temporaneo perde di mira l'arte e anche la vista"

-"Deluso- essere molto critico ma di poche parole"

-"Sindacalista - elemento d'interferenza e di disturbo continuo per la produzione"

-"Obiettivo - che fa spesso uso di sostanze fotografiche"

-"Critico pittore - prima la penso, poi la canto e la suono"

-"Incompreso - escluso da qualsiasi scuderia d'arte"

-"Grafico - che non ha mai fatto uso di sostanze coloranti"

-"Non corrotto - che dipinge solo per se stesso"

-"Girovago - che comunica camminando nel vago"

-"Poco impegnato - chi non risica non rosica, -né art né party"

-"Poco impegnato- senza arte non si canta messa"

-"Che vale - avere le quotazioni e la pressione addosso molto alte"

-"A la page - a servizio o a mezzo servizio della collettività commerciale"

-"Senza una visione personale - ricomincio da te"

-"Di confine - particolare ricercatore che mal si adatta alle mode del momento"

-"Commerciale - artista da "Standa"

-"Raccomandato - particolare artista che cerca di "fottere" l'amico senza fargli però molto male"

-"Stakanovista - sveglia, il tempo è denaro"

-"Sfiduciato - che non crede più neanche ai suoi occhi"

-"Arte di scambio - se mi dai Pingopallino del periodo distratto, io ti dò un povero specchio Pistoletto, due Cucchi e un De Maria del periodo trans"

-"Commercialista - che con una mano fa l'arte e con l'altra si rifà il portafoglio"

-"Poco credibile - che fa sempre un buco nell'acqua"

-"Scomodo - che non ha più peli sulla lingua"

-"Nomade - che va a spasso con l'arte"

-"Pompiers -vigile del fuoco, pittore della domenica o artista del Kaiser"

-"Degenerato - poco utile al sistema"

-"Confuso - che va per vie traverse in cerca dell' opera

- "Confuso - che cactus faccio?

-"Rivalutato - vedi, il bue si ammazza quando è morto"


-Artista diseredato: artista senza più nessun borsa in tasca che tenga

-Artista solitario: camminare da solo per vie traverse illudendosi di seguire la giusta via.

-Artista commercialista: a fine carriera facciamo i conti.

-Artista precario: artista iscritto regolarmente al sindacato autonomo degli sfigati organizzati.

-Artista azionista: essere il miglior investitore di se stesso

-Artista dissipatore: domani è un altro giorno si vedrà

-Artista assolutista: è così se ti va.

-Artista non richiesto dal mercato: faccio l’arte e la metto poi sempre da parte

-artista confuso: nessuna opera, nada de nada

-Artista presenzialista: all’appuntamento ci sono sempre anch’io

-Artisti da collettiva: appassionatamente assieme

-Artista obiettore: artista che non condivide più le proprie trovate

-Artista insoddisfatto: non avere più lacrime per piangere

-Artista bisognoso: per carità

-Artista “escort” : mi concedo con chi mi pare solo a caro prezzo

-Chi si vende facilmente al miglio offerente

-Artista non condizionato: anche oggi mi ritrovo da solo

-Artista richiesto: saper concedersi con tutti i sensi

-artista non pentito del suo lavoro: sono senza parole

-Artista accademico: condividere pienamente l’influsso e il deflusso

-Artista della domenica: vedi quanto è bello il mare

-Artista conservatore: vivo perdutamente nella salamoia

-Artista condizionato: chi vive di aria fresca nella stessa ora e nella stessa stanza dell’arte

-Artista ecologista: la natura è il mio mestiere

-Artista del Monte dei Pegni: pegno e mi impegno

-Artista stravagante: mettere in mostra tutto il proprio essere

-Artista condiviso: tutti mi cercano e tutti mi comprano

-Artista incongruente:certi giorni non so neanche io cosa mi passa per la testa.

-Artista per poco: ormai non ho più niente da dire




A R T E/Proverbio paesano del momento:

"Chi chiagne fott' a chi ride" (Colui che piange inganna colui che ride)ovvero, "in arte c'è chi chiagne e chi ride, chi chiagne cerca di fottere chi ride, mentre chi ride fott sempre chi chiagne".

ABC/ GRANDI MOSTRE - CLAUDE MONET



MONET E LE NINFEE
A PALAZZO REALE







Monet e il fascino indiscreto delle Ninfee


Venti opere di Claude Monet dedicate al tema delle ninfee sono esposte a Palazzo Reale di Milano, in una mostra inaugurata ieri e in programma fino al 27 settembre. Provengono dal Museo Marmottan di Parigi, che in questa occasione ha il più numeroso prestito della sua storia. Monet nel 1889 acquistò a Givency, lungo la Senna a Nord di Parigi, una casa con un terreno, che trasformò in un giardino acquatico giapponese. Parte principale ne era un laghetto in cui coltivò le ninfee. La vita intorno a questo specchio d’acqua e soprattutto i giochi di luce che le ninfee determinavano furono l’ispirazione dei circa 200 quadri che Monet dipinse negli anni successivi, fino alla morte, avvenuta nel 1926. La parte più consistente di questi dipinti si trova raccolta nel Museo Marmottan.


Dove: dal 29 aprile al 27 settembre 2009

Monet e il Giappone. Il tempo delle Ninfee

Milano, Palazzo Reale

Orario: dal 22 - 27 aprile ore 9,30-22,30.
Fino al 21 giugno ore 9,30-19,30;
lunedì ore 14,30-19,30; giovedì ore 9,30-22,30

Catalogo Giunti Info: tel. +39 02875672;

www.comune.milano.it/palazzoreale



Chi è Claude Monet:

http://it.wikipedia.org/wiki/Claude_Monet

Debussy & Monet
Video:
http://www.youtube.com/watch?v=Xiq3gHL83f8

GRANDI RECENSIONI

"avevo piantate per il puro piacere di averle; le coltivavo senza pensare affatto a dipingerle. Non ci si impregna di un paesaggio in un giorno soltanto...”.

Scrive Elena Percivaldi : Milano accoglie la primavera con i tormenti e le estasi del pittore a Giverny. A Palazzo Reale...




ARTE/ RILANCI ALL'ASTA


Monet da record, 51 milioni di Euro per "Lo stagno delle ninfee"Il quadro, realizzato nel 1919, battuto da Christie's. è il prezzo più alto per un'opera del pittore.




LONDRA - Quaranta milioni di sterline (per l'esattezza, 40.921.250), equivalenti a oltre 51 milioni di euro. è il prezzo al quale è stato aggiudicato "Le basin aux nympheas" ("Lo stagno delle ninfee"), quadro di Claude Monet battuto all'asta da Christie's, a Londra. Si tratta del prezzo più alto mai pagato per un’opera del maestro dell’impressionismo. Il quadro - dipinto su una tela di un metro per 2 e realizzato da Monet (1840-1926) nel 1919, alla fine della sua carriera a Giveny - aveva un prezzo stimato tra i 23 e i 30 milioni di euro.

ABC/ DEDICATO A PIERRE RESTANY




DALLA PARTE DELL'OCCHIO:

Post-it®




“Camera 312 – promemoria per Pierre”




progetto a cura di Ruggero Maggi per il Milan Art Center
all’interno della 52. Esposizione Internazionale
d’Arte – La Biennale di Venezia

Sito web: http://www.camera312.it/

http://www.camera312.it/ita/index.htm




Che emozione improvvisa e violenta la sera in cui mi avvertirono della morte di Pierre Restany. Sapevo che era malato, ma dalle lettere che avevo ricevuto, trasparivano fiducia e speranza. Quando lo conobbi, a metà degli anni ’70 all’Hotel Manzoni di Milano, venne a conoscenza del mio viaggio nell’Amazzonia peruviana. “Amazzonia” fu per noi la parola chiave che fece scattare un immediato contatto spirituale: anche lui era un grande amante e conoscitore di quella foresta e del suo mondo. Da allora c’incontrammo varie volte e sempre, immediato, riemergeva il ricordo di questo amore comune per la Natura. Natura che, nella propria essenza più integrale, Pierre riusciva a scorgere ormai solo dagli aerei - come mi aveva ironicamente evidenziato in alcune lettere – e che continuava ad affascinarlo con il suo eterno mistero. Pierre Restany, fondatore del Nuovo Realismo e figura carismatica di critico e di libero pensatore, che ha influenzato in modo preponderante il mondo dell’arte contemporanea, ha soggiornato in maniera continuativa per oltre trent’anni nell’ormai storica camera 312 dell’Hotel Manzoni di Milano; dopo la sua scomparsa ho pensato di rendergli omaggio con un progetto non solo a lui dedicato, ma su di lui incentrato.

L’arredamento originale della camera 312 dell’Hotel Manzoni verrà presentato all’interno degli spazi espositivi, le cui pareti saranno totalmente avvolte da fluttuanti Post-it® gialli.
Proprio il Post-it®, entrato quasi ovunque come oggetto d’uso quotidiano ed il più diffuso sinonimo per riportare alla mente un evento, è l’elemento base del progetto “Camera 312 - promemoria per Pierre” : un modo semplice, diretto, colorato e fluxus per far annotare ad ogni artista invitato la propria testimonianza poetica. Per cogliere l’intima atmosfera della stanza attraverso i messaggi artistici appositamente creati, l’installazione inizierà sulle pareti per poi proseguire sui mobili, ricoprendo lo spazio circostante con isole di colore rigorosamente giallo che coinvolgeranno ed avvolgeranno lo spettatore. Sarà proprio questa diversità d’approccio e d’utilizzo di materiali vari (stampe digitali, interventi manuali, video, …) sugli stessi Post-it® a dare all’operazione una visuale il più possibile ampia dei linguaggi artistici contemporanei ed a creare interesse nei visitatori attraverso la visione integrale dell’intervento site-specific e la molteplicità delle singole opere. Come parte integrante dell’installazione saranno proiettate la performance che verrà presentata il giorno dell’inaugurazione e la puntata, in cui è stato ospite lo stesso Restany, del programma d’arte e cultura “Passerpartout” condotto da Philippe Daverio.









RUGGERO MAGGI



videoinstallazione "Da Itaca, Lettera 32"

reduce dalla 52° biennale di Venezia, con la sua videoinstallazione "Da Itaca, Lettera 32" aveva fatto riemergere il ricordo della lettera come mezzo di relazione che unisce chi part...



Vedi:






Il MILAN ART CENTER di Milano


Il Milan Art Center, fondato e diretto dal 1973 da Ruggero Maggi, svolge un’attività multimediale con particolare riferimento alla poesia visiva, libri d’artista, mail e copy-art, installazioni e performance.
Negli anni ’80 ha curato ed organizzato mostre-eventi legati al movimento giapponese Gutai, alla Zaum Poetry russa, all’avanguardia latino-americana, cinese, cecoslovacca, romena e di altri paesi europei. Tra le manifestazioni promosse in Italia ed all’estero: “Italian report” mostra d’arte contemporanea italiana itinerante in gallerie e musei del Giappone e successivamente in Corea,”Eco italiana” mostra itinerante in Germania, “La linea infinita” (1993 – Milano) mostra/installazione dedicata a Piero Manzoni nel trentennale della sua morte, progetto che ha coinvolto artisti di tutto il mondo.

http://www.ruggeromaggi.it/




L’associazione ha proposto inoltre eventi come: “I metanetworker in spirit” all’interno di Arte Fiera di Bologna nel 1994/1995, “Mediale in erba” al Miart di Milano ed a “Riparte” di Roma, inoltre “Non solo libri” e “Aquarantacinquegiri” in altri spazi espositivi ed, a partire dal 1985 , progetti dedicati alla teoria del Caos: “Caos Italiano” (1998 – Milano),“Caos – Caotica Arte Ordinata Scienza” (1999 – S.Vito al Tagliamento, Pordenone, Portogruaro e Latisana e quindi presso “L’Umanitaria” di Milano), “Caos” (2000 – Miart ) ed “Isole frattali” ( 2003 – Castell’Arquato), “Caotica” ( 2004 – Vercelli), “Attrazione frattale” ( 2006 – Premio Oscar Signorini – Fondazione D’Ars).




ABC/ - SALERNO /Artemoderna













LA POLEMICA IN CORSO: Lettera Aperta


L'ARCHITETTURA CONTEMPORANEA IN CAMPANIA



Il Crescent a Salerno










IL RENDERING:
























A proposito della nuova Architettura Contemporanea in Campania

A proposito della nuova Architettura Contemporanea in Campania



In Campania non c’è soltanto il caso eclatante dell’occupazione impropria della Certosa di Padula, vi è anche il problema da risolvere al più presto dell’Auditorium di Ravello, un mostro curvilineo immaginato dal celebre architetto Brasiliano Oscar Niemeyen, per intenderci quello che ha progettato di sana pianta Brasilia, che qui a Ravello ha innestato arbitrariamente la sua visione tutta metropolitana su un territorio che non conosce, come freddo elemento formale, poco funzionale ed estraneo all’architettura della Costiera Amalfitana. Tale architettura risulta “molto visibile” ed estranea perché interferisce con il contesto ambientale e quindi risulta alla fine un urlo non integrato nel tessuto del territorio campano. Nonostante il progetto dell’insigne autore internazionale, l’auditorium risulta decisamente brutto . Altro caso di come si può devastare la costiera è l’imminente costruzione del “Crescent” a Salerno. Progettato dal catalano Bofill, altro insigne architetto, il progetto finale pervenutoci si rivela un altro mostro che fatica a integrarsi nel contesto urbano adiacente la piazza libertà che si trova sul mare. Dalle immagini presentate ci si rende conto come il rendering (che per legge è obbligatorio) siano una simulazione falsata – come sostiene il comitato del “No Crescent”- e non rappresentano l’opera nel paesaggio in cui dovrà essere realizzata, contravvenendo, quindi, alle attuali norme vigenti in materia. Di certo la classe politica campana vola alto; mi riferisco a Bassolino a Napoli e a Vincenzo De Luca a Salerno nei confronti della modernità. Il primo attratto dall’arte contemporanea della solita confraternita dell’arte e l’altro artefice ancora più spericolato, che chiama a raccolta grosse firme dell’architettura come: Santiago Calatrava, Zaha Hadid, Jean Nuvel, David Clipperfield e Bofill a progettare una città nuova - come dice De Luca - "tutta europea", dimenticandosi volutamente la situazione ambientale del mare putrido di questa estate a Mercatello, della scarsa e inesistente ricettività turistica, della condizione “dimenticata” di certi quartieri collinari di Salerno, come per esempio, la zona sopra il Carmine abbandonata da tutti. Non illudiamoci, a Salerno i turisti non arrivano e non arriveranno, perché non bastano le fontanelle e le luci del centro cittadino. Occorrono soluzioni nuove atte a cambiare la situazione attuale. Non è possibile attuare discutibili progetti chiamando grandi architetti se poi le unità costruttive appaiono dei corpi estranei e slegati al territorio circostante. Il problema non è tanto la realizzazione dell’opera faraonica da celebrare come opera d’arte quando salvaguardare l’identità etnica, culturale di un luogo. Per questo siamo convinti che questi orribili mostri a cielo aperto, questi grattacieli anonimi, stridono fortemente con il dolce profilo assolato della collina retrostante salernitana. Lo stesso problema lo ritroviamo in un’altra opera “ Vele ” a Marina d’Arechi costruita dall’autore del discusso ponte in vetro a Venezia e reclamato come proposta di grande interesse artistico, che in verità, si rivela meno affidabile e sicuro del vecchio ponte. Un consiglio per chi va a Venezia: non fate passi falsi, non guardate la laguna, guardate intensamente i gradini trasparenti perché potreste cadere rovinosamente, come questa selvaggia cementificazione tutta europea . Giovanni Bonanno



Dibattito: Bonito Oliva e la Certosa come dessert
Di Rino Mele

Pubblicato il 5 luglio 2009 in “Cronache del Mezzogiorno” (prima e terza di pagina)

Scrive Rino Mele: “ Ho appena letto l’intervista di Bonito Oliva pubblicata ieri da" La Stampa", a cura di Lea Mattarella. Bonito Oliva parla dl se, giovane, come fosse Leopardi, il borgo selvaggio che l’opprimeva, e gli dava il senso estremo del vuoto. L’ho incontrato in quegli anni - dal suo paese al mio puoi parlare solo gridando, tanto sono vicini, ...mangiavamo ogni domenica insieme ma non amavo giocare con lui, non sapeva giocare, solo vincere. Altro che Leopardi. Si nutriva, dice Rino Mele, allora del suo “io” esattamente come fa oggi, con l’incosciente voglia di creare un piccolo mito nel quale collocare la sua nevrosi di appartenenza divina”.






Mele confessa di aver avuto un grande affetto e cara stima per Achille Benito Oliva, ” per la sua tagliente capacità analitica, il gusto dello spiazzamento, la capacità di mostrare le cose nello specchio capovolto dl una positiva negazione, ma non lo riconosco nell’intestardirsi in un cinismo che forse non gli appartiene e che lui esalta e dietro cui nasconde la sua anima vecchia e adolescenziale. E’ bravissimo, certo, e costruisce corridoi nuovi dell’arte, ma poi confonde se stesso con l’oggetto della sua ricerca, crede di essere la gioconda ma dimentica di farsi uno sberleffo, di mettere i baffi al suo cattivo sorriso. Intanto a Padula, proprio nei luoghi della sua infanzia - lui che certo non ha bisogno di nuovi spazi - si è divorato la Certosa” – aggiungiamo noi -da bravo e certosino costruttore di fantasmi napoletani.






Chi è Rino Mele?
Rino Mele è nato a sant’Arsenio, Sa, il 4-2-1938, insegna Storia del Teatro nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Salerno. Ha avuto incarichi di supplenze in Storia della Critica, Comunicazione visiva. Sociologia della Letteratura, Retorica e Stilistica.

Tra i suoi libri, Morte a Venezia (K Teatro,1972), Ken Russell (La Nuova Italia,1975), Il teatro di Memè Perlini (Edizioni 10/17, 1978), Scena oscena. Rappresentazione e spettacolo (Officina edizioni,1983), La casa dello specchio. Modelli di sperimentazione nel teatro degli anni Settanta (Ripostes, 1984), La scacchiera del tempo (Taide, 1985), Il corpo e l'anima. Il teatro di Pirandello (Avagliano, 1990), Tropici di carta. La fotografia (10/17, 1991), Teatro anatomico (Avagliano,1992), Agonia (Avagliano, 1994), Via della stella (Avagliano, 1994), Separazione di sera (Sottotraccia, 1994), Il sonno e le vigilie (Sottotraccia, 2000), L'incendio immaginato (10/17, 2000) dedicato alla visione del mondo e alla morte per fuoco di Giordano Bruno, Il corpo di Moro (10/17, 2001), Una montagna aspra (Plecticà, 2002), Apocalisse di Giovanni (traduzione, saggio introduttivo, Il teatro di Dio, Edizioni 10/17, 2002), La lepre del tempo e l’imperatore Federico II (Sottotraccia, 2004).


Tra gli innumerevoli saggi pubblicati, da ricordare almeno Radiofonia, l'incantesimo organizzato (1984), Le sei visioni. Spazio narrativo e testo grafico (1987), Drammaturgia sanguinetiana (1991), Il grido del cieco (1992), Il mare muto di Seneca (1994), Il corpo nudo e la macchina (1995), Il teatro di carta. Pasolini (1995), La confessione e la scena, esercizi di retorica (1996), Illato lumine. Dalle incendiate tenebre di Ovidio al silenzio bianco della Mirra di Alfieri (1998), Le mani spezzate del teatro (2002), Album di famigla di Pirandello (2002), Dove può nascondersi un attore sulla scena? (2002), Le feci, il sangue e l’azzurro fuoco del Vesuvio (2006), Nel giallo della rosa sempiterna, sulla teatralità di Dante (2006), Sanguineti, le parole col volto di cose e l’universo in miniatura (2006).





LA MOSTRA A SALERNO

artista
Katja Loher
data inaugurazione:
sabato 26 settembre 2009, ore 19.00
luogo:
Galleria Tiziana Di Caro
indirizzo:
Salerno, via delle Botteghelle, 55 – 84121
info:
+39 (0)89 9953141 –
info@tizianadicaro.it
website:
www.tizianadicaro.it
orari:
dal martedì al sabato, dalle 15.30 – 20.30 o su appuntamento
chiusura mostra:
sabato 21 novembre 2009


La galleria Tiziana Di Caro ha il piacere di inaugurare la prima mostra personale in Italia, dell'artista svizzera Katja Loher, sabato 26 settembre 2009 alle ore 19.
Dopo una formazione di carattere accademico Katja Loher ha iniziato a dedicarsi alla sperimentazione tecnologica, associandovi l'utilizzo di diversi materiali, nell'intento di indagare le relazioni tra l'essere umano e l'universo che lo circonda. Il video è il filo conduttore tra tutte le opere, ma non è quasi mai inteso come lavoro fine a se stesso, bensì è associato a strutture complesse ed articolate, come sculture o installazioni, dando vita a serie di opere che l'artista ha definito "Miniverse" e "Videoplanet", che sono i due nuclei intorno ai quali si costruisce questa mostra.
Il percorso espositivo si apre con un'installazione intitolata Red Planet (della serie Videoplanet), un video proiettato su un grande pallone di gomma che fluttua nello spazio. Il video è costruito attraverso un sistema di comunicazione che Loher chiama "videoalphabet", che rappresenta la sintesi della continua esplorazione del linguaggio, presente nella gran parte dei suoi lavori. Il "videoalphabet" è un vero e proprio codice, in cui figure umane, eseguendo studiate coreografie, riproducono una serie di simboli che, assemblati in fase di post produzione, diventano lettere dell'alfabeto, da cui l'artista fa derivare parole, quindi domande. Tali domande sono concise ed essenziali, restituite visivamente attraverso brillanti cromatismi e sobrie strutture metaforiche, e nonostante un'apparente leggerezza, rivelano una drammatica denuncia nei confronti dell'uomo e del mondo che egli ha costruito. Opere come Where is the centre of the sea, oppure Sculpting in time, realizzate in esclusiva per la mostra, fanno parte della produzione dei Miniverse, elementi di forma sferica caratterizzati da fori, che dalla superficie si sviluppano verso il centro. Guardandovi attraverso lo spettatore ha accesso a dei messaggi, trasmessi, come di consueto, attraverso il video. Per la realizzazione di queste opere Loher si è ispirata ai quattro elementi della natura, acqua, terra, fuoco, e aria, associandovi diversi materiali, come la plastica, il vetro, il legno o l'alluminio. Queste opere risultano amplificare la visione microscopica e al contempo offrono una prospettiva inconsueta allo spettatore, la visione dall'alto di un mondo quasi invisibile, denso di accezioni e messaggi. La mostra si completa con un'installazione interattiva del 2006, Peephole, "spioncino", attraverso cui lo spettatore è invitato a guardare. Questi però non riceve alcuno stimolo, in quanto non vi è nulla da vedere, l'unico segnale è dato da un leggero suono. Nel frattempo il ritratto dell'osservatore sarà proiettato su un pallone di gomma. Colui il quale vorrà guardare attraverso, perché stimolato dalla curiosità, sarà invece riflesso su un pallone visibile a tutti i presenti, ribaltando completamente il concetto più tradizionale del "voyeur".


Tutte le opere di Katja Loher sono accompagnate da musiche composte in esclusiva da Asako Fujimoto.

Katja Loher è nata a Zurigo nel 1979. Vive e lavora tra Basilea, New York e Pechino. Diplomata nel 2004 in Arte e Media presso l’Università di Arte e Design di Basilea attualmente vive e lavora a Pechino grazie al Iaab - International Exchange & Studio Program Basel, una residenza d’artista della durata di un anno. Tra le sue mostre personali ricordiamo nel 2009 Videotellurium Motion II, Galapagos Art Space, Dumbo, New York (USA), nel 2008 A.I.R. ONE, Substitut, Berlino (Germania), nel 2007 Pool installation, Galapagos Art Space, New York e nel 2006 Where Ever you may be, The Artist Network Gallery, Soho, New York. Tra le mostre collettive recenti nel 2009 TINA B, Festival of contemporary Art, Praga (Cecoslovacchia); Biennale Chongqing (Cina); Dialogue of the Generations, Kunsthalle, Palazzo Liestal (Svizzera).



PRESS RELEASE

artist:
Katja Loher
exhibition opening:
saturday 26 September 2009, h. 19.00
location:
Galleria Tiziana Di Caro
address:
Salerno, via delle Botteghelle, 55 – 84121
info:
+39 (0)89 9953141 –
info@tizianadicaro.it
website:
www.tizianadicaro.it
opening times:
tuesday to Saturday, 15.30 – 20.30 or by appointment
exhibition closing:
saturday 21 November 2009


Galleria Tiziana Di Caro is delighted to announce Swiss artist Katja Loher’s first Italian solo exhibition, opening Saturday 26 September at 19.00.


Following formal training, Katja Loher started to experiment with technology, using diverse materials in order to investigate the relationship between the human being and the universe around him. Video is the thread connecting all her work. Rarely employed on its own, her use of video is usually integrated within complex and thoroughly developed structures such as sculptures and installations, giving life to a series of works called "Miniverse" and "Videoplanet", the two focus points around which this exhibition is set up. The exhibition sequence starts with an installation called Red Planet (from the Videoplanet series), a video projected on a big weather balloon fluctuating in midair. The video is put together through a communication system the artist calls "videoalphabet", which represents the synthesis of her ongoing exploration of language as featured in most of her works. "Videoalphabet" is a code where human figures, captured in specific poses, represent a series of symbols which, in post-production, are assembled into letters of the alphabet with which the artist forms words and questions. Such questions are concise and basic, visually rendered with strong chromatics and understated metaphors which, notwithstanding an apparent lightness, outline a dramatic statement against man and the world he has set up.
Works such as Where is the centre of the sea, or Sculpting in time, created expressly for this exhibition, are part of Miniverse, a series of spherical elements featuring holes on their surface which develop towards their centre.
Looking through the holes, the viewer is presented with a series of messages displayed, as usual, through video. For these works, Loher was inspired by the four natural elements, water, earth, fire and air, to which she associated materials such as plastic, glass, wood and aluminium. These work amplify the microscopic vision, at the same time offering an unusual perspective to the viewer, a view from above of an almost invisible world, packed with messages and meanings.
The exhibition wraps up with a 2006 interactive exhibition, Peephole, through which the viewer is invited to peep. But the viewer will see nothing, as there is nothing to see, only a soft sound to be heared. Meanwhile, the viewer’s image will be projected on a rubber balloon. Thus, whomever will be peeping, not resisting curiosity, will actually be put in view for all to see, completely turning around the conventional concept of "voyeurism".

The soundtrack of all Katja Loher’s works is by Asako Fujimoto.

Katja Loher was born in Zurich in 1979. Lives and works between Basel, New York and Beijing. Diploma dept. of Art and Media Art, Art Academy Basel, FHBB HGK in 2004, currently lives and works in Beijing thanks to Iaab - International Exchange & Study Program Basel. Solo shows (selected): 2009 Videotellurium Motion II, Galapagos Art Space, Dumbo, New York (USA); 2008 A.I.R. ONE, Substitut, Berlin (Germany); 2007 Pool installation, Galapagos Art Space, New York; 2006 Where Ever you may be, The Artist Network Gallery, Soho, New York. Current group shows (selected): 2009 TINA B, Festival of contemporary Art, Prague (Checkoslovakia); Biennale Chongqing (China); Dialogue of the Generations, Kunsthalle, Palazzo Liestal (Switzerland).

ABC/PROGETTO OMBRA di Ruggero Maggi



PROGETTO OMBRA

di Ruggero Maggi




Performance di Ruggero Maggi


L’esplosione della prima bomba atomica, produsse almeno 3 effetti: la vaporizzazione immediata dei corpi delle vittime, la sequela a distanza di deformità e gravi malattie, la minaccia della ripetizione della tragedia.”

“La soluzione formale ideata per richiamare l’evento è semplice ed efficace: dal profilo di vari esseri umani sono ricavate sagome in carta che, appoggiate sul selciato e successivamente dipinte, lasciano un’ombra….un’ “eliminazione di umanità” effettiva, di grande forza allusiva”.



Quando la prima bomba atomica esplose su Hiroshima gli esseri umani furono istantaneamente vaporizzati, lasciando sul terreno solo le loro ombre. I resti di queste vittime hanno fornito le immagini ed il tema per il Progetto Ombra.

Questa azione è nata con lo scopo di evocare un momento tragico della storia dell’uomo: il 6 agosto 1945, alle ore 8,15, a Hiroshima manifesto contro gli orrori della bomba atomica di Hiroshima: da qui la relazione, non solo concettuale, con il Progetto Ombra. I corpi coperti di bianco, in cui l’identità sessuale è quasi irriconoscibile, saranno uno degli elementi centrali dell’azione di Maggi: creeranno, staccandosi dal terreno dopo che anche il loro contorno sarà stato dipinto con la tempera bianca, ombre riecheggianti le tragiche tracce lasciate dai corpi vaporizzati di Hiroshima e Nagasaki.

Ma il Progetto Ombra può superare le proprie radici: partendo dal dato storico, può dilatarlo ed assumerlo come simbolo generale di dis-umanità. Il tema dell’ombra diventa così più ampio e quotidiano, tale da coinvolgere ciascuno di noi, nella nostra “comune” vita di uomini comuni.

L’uomo è un complesso impasto di qualità, capace di nobili slanci e di oscure bassezze; il “livello di umanità” potrebbe essere misurato da un ago di galvanometro che oscilla tra i due poli, positivo e negativo, di un campo elettrico.

La tragedia iperbolica di Hiroshima può frantumarsi in mille drammi non meno gravi, perché quotidiani.

Ogni crudeltà, ingiustizia, prevaricazione, violenza, perpetrata nei confronti degli altri e del mondo, determina uno spostamento dell'ago verso l'estremo negativo della scala, rappresenta uno scadimento di valore e una perdita di senso esistenziale. Tali azioni possono essere, e sono state, di grande portata storica (le persecuzioni, le guerre, l'energia atomica usata a fini distruttivi), ma possono anche investire la dimensione del quotidiano e del privato, e non essere meno gravi perché meno clamorose. In ogni caso, sia nei grandi che nei piccoli drammi, viene smarrito e non sempre facilmente ripristinato, un valore fondamentale, quello dell' "umanità", cioè quel carattere di armonia con sé stessi e con il mondo che si conquista quotidianamente e che permette agli uomini un'integrazione creativa con l'ambiente naturale e sociale in cui vivono. Ogni evento negativo è, in ultima analisi, una sottrazione di umanità, un atto di morte piccolo o grande che lascia dietro di sé il vuoto e provoca dunque un effetto d'ombra.

L’elenco delle sottrazioni di umanità, inquietante testimonianza di grandi e piccoli scivolamenti, può rimanere solo tale con tutta la sua analitica, ripetitiva e sconfortante sistematicità, oppure può attingere alla sintetica rappresentazione simbolica della performance realizzata presso il Comune di Osnago, in occasione del Festival Butoh.
R.Maggi





Chi è Ruggero Maggi?

Visita :
http://www.ruggeromaggi.it/





Ruggero Maggi artista e poeta, vive e lavora a Milano; in questa città compie gli studi e si diploma in architettura di interni. Dagli anni settanta la sua ricerca artistica è all’insegna della sperimentazione, affiancando alle innovazioni tecnologiche quali laser, neon, l’olografia, materiali naturali come roccia sabbia canapa. Dal 1973 si occupa di poesia visiva e dal 1975 di copy art, libri d’artista, arte postale. Trai suoi numerosi progetti si segnala la Mail Art: intrapresa già nel 1975, oggi, nell’era di internet, l’artista si pone come centro di una comunicazione capillare. Come egli stesso afferma “probabilmente il Network stesso della Mail Art è la più grande opera d’arte del mondo!”. Nella pluralità di esperienze che lo caratterizzano, possiamo individuare l’Uomo come comune denominatore: il suo agire, il suo destino, il suo ruolo e la sua funzione sulla Terra a testimonianza di una costante attenzione al sociale. Numerose sono le mostre alle quali partecipa dagli anni ’70 ad oggi: nel 1994, ad esempio, presenta l’installazione-neon Il peccatore casuale al Museo d’Arte contemporanea di San Paolo in Brasile. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 2001 nel progetto “Bunker poetico”. Fautore del contatto diretto tra gli operatori d’arte, a Milano ha costruito nel 1973 il Milan Art Center, una casa dell’arte crocevia di conoscenze e creatività. Nel 2007 ha curato per la Biennale di Venezia l’evento “Camera 312 – promemoria per Pierre”.
VIDEO DI RUGGERO MAGGI
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"Underwood" di Ruggero Maggi GAM GALLARATE, 2006. Video di Gianni Marussi
http://www.video.mediaset.it/mplayer.html?sito=tgcom&data=2009/07/16&id=31094&from=aggregatore_search

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Nuovo Video


“ECCE OVO” di RUGGERO MAGGI Installazione realizzata a Cosenza, a Vertigoarte inizio 2009, curatrice Mimma Pasqua.
http://www.video.mediaset.it/mplayer.html?sito=tgcom&data=2009/06/17&id=30884&from=aggregatore_search


Profondità 45-Torino
Michelangelo al lavoro , mostra a cura di Ruggero Maggi, promossa da TCG, regia M. Gasquet
http://www.video.mediaset.it/mplayer.html?sito=tgcom&data=2009/07/10&id=31044&from=aggregatore_search

visita il blog di Sandro Bongiani



ABC/ARTE POSTALE






Cos'è l'Arte Postale?
di Vittorio Baccelli



L’arte postale è sopratutto un lavoro collettivo, ogni mostra alla quale partecipano, di norma, centinaia d’operatori è un corpus a se stante. Un operatore invia il suo lavoro ad un altro che postalmente risponde: si crea così un feed-back che è una delle componenti essenziali della mail art. Altra componente è che la mail art non è solo un’arte spedita per posta, ma essa viene concepita fin dall’inizio, proprio espressamente per la posta, dunque non è uno scambio d’immaginine più o meno artistiche tra operatori. Dalla posta si è poi passati ad altri più sofisticati mezzi di comunicazione quali telefono, telex, telegrammi, radio, TV, computer, fax ed internet. Molte sono le motivazioni che hanno contribuito alla creazione d’un circuito d’interscambio postale, ed una di esse è stata sicuramente la continuazione delle esperienze underground che si trovavano ovunque in un empasse totale, non sono mancati tuttavia notevoli agganci con le esperienze delle passate avanguardie artistiche, dalla pop art ai situazionisti, infine ad alimentare ulteriormente il circuito postale vi è stata l’immissione dei giovani poeti, visivi e non, che erano alla ricerca d’un loro nuovo ruolo e di nuove collocazioni.







L’idea di partenza sulla quale poggiano le teorie mail, è la seguente: non esiste più l’artista, tutti hanno la possibilità e la capacità d’esprimersi creativamente e d’immettersi all’interno del circuito, la comunicazione è liberata e tendenzialmente indipendente dalle istituzioni, dalle mafie culturali o dalle censure capestro di critici e galleristi. Il medium postale scavalca ogni filtro culturale per aprirsi ad una comunicazione intima, gratuita, personale, al di fuori d’ogni binario prefissato. L’interdisciplinarietà e la marginalità d’ogni operazione è assoluta, con tutti i risvolti, negativi e positivi, insiti nell’operazione stessa; la barriera autore/fruitore crolla definitivamente in quanto il destinatario è stimolato a sua volta a rispondere in maniera creativa, se viene a mancare l’andata e ritorno il messaggio perde di valore, se un anello della comunicazione s’interrompe anche la mail art s’interrompe, essa sussiste se è solo nei due sensi e se poi l’arte postale non circola, non è fruita, pian piano essa muore.Invii postali, cartoline, xerox, poesie visive, fax, messaggi che navigano in internet, fanzine, ingolfano l’etere, i cavi ed i sacchi dei nostri già affaticati postini, così si scriveva almeno fino a qualche anno fa; anche se è impensabile poter effettuare un censimento globale della mail art, la sua popolazione è stata stimata dai già citati Michael Crane e Mary Stofflet in Corrispondence Art, aggirarsi attorno dalle dieci alle ventimila unità nel periodo della fine degli anni settanta. Se teniamo conto che il numero di esposizioni, progetti e praticanti è certamente aumentato nel corso del decennio successivo che segna il periodo di massima espansione della mail art, segnando il passo solo in questi ultimi anni, non dovrebbe esser troppo lontano dal vero una stima complessiva di almeno cinquanta o centomila individui che per periodi più o meno brevi di tempo hanno fatto parte della rete postale, questo almeno è quanto afferma Baroni. Un numero certo troppo elevato per un qualsiasi gruppo o movimento artistico che voglia presentarsi con una sua precisa ed unitaria identità, ma anche un numero, in fin dei conti risibile rapportato alla popolazione del pianeta se vogliamo considerare l’arte postale alla stregua d’un fenomeno culturale.




Se vogliamo invece considerarlo anche in prospettiva statistica, la mail art è qualcosa d’indefinibile che si colloca a metà strada fra due estremi con sue caratteristiche peculiari: è molto di più d’una confraternita d’amici di penna, ma molto di meno di una moda planetaria, risulta impossibile da censire materialmente – chiunque può inventarsi o scoprirsi mailartista – anche se a ben vedere sono poche centinaia i networker rimasti attivi in rete per più di un decennio o addirittura poche diecine quelli attivi per due decenni o più. Uno sguardo d’insieme sulla metamorfosi avvenuta nella scena mailartistica dalle origini ad oggi può servire a questo punto per dissipare qualche dubbio sulle reali dimensioni del fenomeno. Lasciando da parte i precursori, di cui si è detto, l’arte per corrispondenza degli anni ’60 è un’attività quasi carbonara, che si sviluppa più o meno contemporaneamente in diverse parti del globo, soprattutto grazie alle liste FLUXUS sia in Europa sia negli USA, alle reti di corrispondenza tessute da Ray Johnson, ed i contatti fra poeti sperimentali nell’America Latina. Il fatto che non esistessero ancora modelli a cui conformarsi, rende la mail art di questo decennio, estremamente varia, fresca ed imprevedibile. Il numero relativamente ridotto di praticanti permette di mantenere alto il livello di comunicazione personale, lo scambio intimo ed approfondito. Questi primi praticanti lo sperimentalismo intermedia si considerano artisti tout court che usano anche il mezzo postale, a fianco di numerosi altri. Le posizioni mutano con le prime grandi esposizioni degli anni ’70, che agiscono come veri e propri virus, contagiando ed ispirando diecine di nuovi praticanti. Il processo poi si replica a catena, dando vita ad una seconda generazione di operatori che non hanno problemi ad autodefinirsi specificatamente artisti postali.



opera di Mail Art


Si consolida così una serie di consuetudini per quanto riguarda l’organizzazione di mostre e progetti, cominciano a distinguersi autori specializzati in particolari aspetti dell’attività postale: timbri, francobolli, cartoline, buste, ecc. Prende forma anche lo spirito di rete, il senso d’appartenenza ad una comunità internazionale con la formazione di numerosi gruppi e sottogruppi ad imitazione della New York Correspondance School. Dopo la metà degli anni ’70, parallelamente all’esplodere del fenomeno punk, inteso nel suo complesso di ramificazioni sub-culturali, grafico-visive e comportamentali, oltre che come corrente musicale, l’arte postale subisce una graduale, ma sostanziale trasformazione: da espressione in fin dei conti coltivata da una più o meno cerchia d’artisti e poeti professionisti e semiprofessionisti, si passa ad una pratica allargata che coinvolge migliaia di persone dei più diversi starti sociali col conseguente disturbo di un buon numero d’artisti e pionieri del genere, che non vedono di buon occhio questo processo di popolarizzazione. La crescita del numero di operatori si accompagna ad una progressiva diffusione dei contatti in paesi diversi da quelli ove la mail art ha avuto origine. Negli anni ’80 mentre nell’arte ufficiale, dopo le eccentricità dei due decenni precedenti, le redini tornano saldamente in mano ai mistificatori delle leggi del mercato, critici, galleristi, mafie culturali, ecc., con un reazionario ritorno in auge della pittura da cavalletto, transavanguardie, ecc., la strada della mail art diverge sempre più da quella delle biennali, piene di tele gigantesche e costosissime, ma prive di aura, cercando invece spazi in aree spiritualmente più affini, privilegiando sempre la propria miniaturizzazione del mondo all’insegna del "piccolo è bello". Con un’età media dei praticanti che da 30, 40 dei decenni precedenti, tende ad abbassarsi sui 20, 30 ed anche meno, la terza generazione di arte postale s’avvicina a quelle sub-culture giovanili che hanno mantenuto in vita attitudini di ricerche interdisciplinari: il mondo delle fanzine autoprodotte, delle etichette musicali indipendenti, della small press alternativa, circuiti d’autori impegnati in tendenze artistiche messe in disparte dal mercato, quali body art, performer, copy art, video art, poesia visiva e concreta, ecc. fino alle nascenti comunità di hacker e navigatori (cow boy) del cyberspazio.




Chi è Vittorio Baccelli?
vittorio baccelli, luccaHome Page: http:/http://www.vittoriobaccelli.135.it/