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domenica 15 febbraio 2009

IL DIBATTITO IN CORSO

















IL DIBATTITO IN CORSO

Il Mercato, l’arte e gli artisti mancati

L’ultima idea geniale del momento è di Charles Saatchi, quella di cercare il prossimo artista da scoprire attraverso un reality show sulla Bbc il nuovo Michelangelo dalla trovata a tutti i costi, dopo il decadente imbalsamatore in formaldeide (Damien Hirst) e il ludico lunaparchista Jeff Koons, che dubitiamo assai sull’intensità e la profondità del lavoro prodotto in questi anni, ma completamente d’accordo sulle grandi qualità manageriali di questi due personaggi, visto che con oggetti poco significativi e decisamente banali arrivano a venderli a suon di milioni di euro, (16 per l’esattezza per J. Koons). Non male. Anche Damien Hist con il vitello d’oro, “The Golden Cald” che consiste in un esemplare di vitello immerso nella formaldeide, incoronato da un cerchio d’oro massiccio, con le corna e gli zoccoli gettati nell’oro a 18 carati, incassato in un acciaio senza macchia e placcato in oro e scatola di vetro. Venduto il 16 settembre a Londra a 13 milioni, prima della controversa mostra a Versailles. Certamente il vitello d’oro è per chi l’ha venduto e non per l’acquirente. Hirst, alcuni mesi prima di questa crisi finanziaria aveva capito qualcosa più di noi e si era fatto programmare in tutta fretta una mega asta di oltre 200 opere, incassando 111 milioni di sterline, vendendo gran parte dei cadaveri in mostra. Di certo aveva capito che la situazione stava cambiando e che non si potevano più ottenere prezzi eccessivi come prima. Ormai siamo in piena emergenza, la crisi economica sta disarmando quasi tutti, credo che non ci sarà più un mercato dell’arte drogato. Il mercato dell’arte per diversi anni è stato come quello finanziario; corrotto, adulterato, senza regole e spesso con proposte deboli. Un’arte programmata , nata morta che la propaganda e la pubblicità l’ha resa attraente e desiderabile, proprio come certe donnine di strada che vanno a battere con il vestito della festa. Anche i curatori, (curatori e non più critici) e i media, si sono comportati in questi anni pressappoco come certe società finanziarie che oggi si trovano al tracollo e grattano ossessivamente i rimasugli del barile. Per anni, si è omesso volutamente la vigilanza dei prodotti artistici, di controllare cosa si produce e se sono di qualità; tutti erano d’accordo, galleristi, curatori e collezionisti. Direi una grande famiglia di idolatri votati al vitello d’oro. In questi anni questa macchina infernale ha triturato di tutto e dal niente ha prodotto ricchezza e potere. Ora con la crisi si ritorna a qualche decennio prima, alla selezione e il controllo del mercato, (si spera), un mercato più interessante rispetto a quello sclerotizzato di alcuni mesi fa. Robert Hughes nei suoi “Art essay” trasmessi da Channel 4 ha attaccato Hirst, accusandolo per il suo lavoro alquanto banale e anche per un rapporto fittizio e superficiale con la natura, affermando che le opere di questo pseudo artista sono state gonfiate in modo esagerato allo scopo di produrre ricchezza, perché le sue trovate, non sono opere ma semplici carcasse di animali già nate morte e che stanno letteralmente marcendo nella putrida formaldeide . Hughes, non se la prende soltanto con l’artista/mercante di se stesso (Hirst). Di sicuro, questo sarà un anno difficile, l’anno cinese della mucca e non proprio della mucca pazza, sicuramente problematico e incerto, ma farà emergere i veri valori che ci sono in campo e la qualità dell’opera che prevarrà di certo sulle trovate e sui successi effimeri del momento. E’ proprio nei periodi di recessione e di povertà che i migliori artisti emergono prospettando visioni nuove che in prospettiva si consolideranno vincenti.

Quali saranno gli artisti che emergeranno?
Saranno, forse quelli “di partito preso” che invocano ripetutamente il ritorno alla pittura o quelli che ripetono formule e visioni già collaudate, e poi, emergerà un nuovo grande artista come auspica C. Saatchi, visto che da qualche anno ne siamo orfani, ovvero, ci sarà un altro grande P. Picasso che catalizzerà l’attenzione e metterà a scompiglio il sistema dell’arte, e inoltre, sarà in grado di attivare campi di ricerca ancora non indagati? Già qualche rampante gallerista, fa dei nomi di possibili e futuri nuovi personaggi dell’arte. Noi, stiamo con i piedi per terra, aspettando giustamente di vedere ciò che faranno gli stessi artisti. Anche Massimiliano Gioni, curatore degli eventi della Fondazione Trussardi di Milano è convinto che in questo periodo di austerity planetaria ci sarà un ritorno; non alla pittura ma ai materiali poveri, che secondo lui, ben rappresentata dalle sculture viventi fatte di soli gesti di Tino Sehgal, la crisi della finanza immateriale rappresentata da un’arte ovviamente immateriale. Noi non siamo completamente daccordo con Gioni, non siamo per un ritorno alla pittura e alla figurazione se nasce dal recupero nostalgico, come non siamo disposti ad assecondare in senso estremistico l’improvvisazione tout court e la provocazione più bieca. La convinzione che abbiamo è che se non si ha niente da dire, se non vi è alla base del lavoro un bisogno personale e una nuova visione di ricerca, ciò che si fa diventa inutile e sarà relegato nella peggior pattumiera tutto ciò che di stupido e di banale abbiamo prodotto. Sandro Bongiani