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sabato 6 dicembre 2008

IL COLLEZIONISMO OGGI E LE ASTE


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In questi mesi di crisi economica il sistema dell'arte nè soffrirà?
di Sandro Bongiani

-Quando il mercato fa sbank e poi "crack"
Perché parlare di mercato, perché non provarci, se possiamo capire meglio dove ci stiamo avviando. D’accordo, non è vero che tutto quello che si compra è di alta qualità artistica, vedi Damien Hirst, ovvero il restauratore di carcasse di animali imbalsamati in salamoia che propone opere assai discutibili e di poco valore culturale con un boom di prezzi frutto di annunci e campagne pubblicitarie studiati e creati appositamente per il mercato . Bisogna dire, però, che, da sempre, diverse opere di grande qualità trovano collocazione dentro il mercato dell’arte ufficiale diventando poi punti di forza di diverse collezioni contemporanee. Di certo le collezioni fanno la storia e la fortuna di un’artista, quindi, parlare di mercato non significa sconfessare la qualità della grande “arte” o svalutare il lavoro degli artisti. Questa è una maledetta convinzione romantica ormai del tutto anacronistica che non trova nessun riscontro. L’arte, anche l’arte moderna e contemporanea ha bisogno di trovare nuovi strumenti di lettura, di concrete analisi che di fatto possano permetterci di capire meglio ciò che succede attorno a noi. Se parliamo di mercato, non vi è una svalutazione del prodotto artistico e culturale, anzi, vi è una “valutazione” e quindi un’attenzione a ciò che noi chiamiamo arte. Detto questo, diciamo che la crisi finanziaria attuale risulta assai più difficile di quello che si pensava qualche mese fa, non fa sconti a nessuno, nemmeno al sistema dell’arte che ne risulta partecipe a tal punto da far smobilitare in tutta fretta, intere collezioni e raccolte d’arte, dal momento che le grandi banche americane, quelle più in vista, travolte dal ciclone del “crack” si ritrovano a vendere anche intere collezioni per trovare liquidità e quindi sopperire agli imprevisti di questi periodi di magra. Infatti, alcune collezioni come quella di Lehman che conta circa 3.500 opere di grandi artisti contemporanei già storicizzati, si ritrova a immettere sul mercato fior di opere di grande valore, di conseguenza si prevede che anche i musei finanziati da grosse banche si ritroveranno spiazzati non trovando finanziamenti sufficienti a seguito degli imprevisti che hanno colpito alcuni importanti sostenitori, come per esempio Lehman che per anni ha sostenuto i bilanci del Moma, il Guggeheim di New York, il Norton Museum , il Bruce Museum di Greewich e tanti altri spazi minori in America come in Europa. A dire il vero, in America il problema attuale risulta assai complicato e difficile da sbrogliare, c’è chi ha messo all’asta su EBAY, persino il 10% della propria collezione di arte contemporanea, giustificandosi dicendo “ di vendere i pezzi minori per poi comprare altri lavori che possano mantenere alta la qualità dell’attuale collezione”. Sciocchezze, la verità è un’altra e giustamente per vergogna non si vuole renderla nota. Ormai “l’effetto crack” ha castigato in America molti collezionisti banchieri e ricchi caduti in disgrazia, con il rischio di andare “a capa sotto” vendendo ciò che si possiede pur di tornare in possesso di una certa liquidità. Come avevamo puntualmente previsto, il mercato dell’arte e già in caduta libera, tuttavia vi è una nota positiva, i collezionisti possono guardare al lavoro di un artista con più interesse, senza fretta, ponderando gli acquisti con più attenzione. Nel sistema di qualsiasi mercato, ci sono sempre state persone che aspettano che i prezzi calino per comprare per molto meno rispetto di quanto potevano pagare qualche anno fa con la possibilità concreta di collezionare lavori di artisti noti e di un certa qualità e importanza museale. Quindi non si guarda a proposte a breve ma a lungo termine facendo buoni affari e trovando opere che conservano il valore nel tempo. Per quanto riguarda le gallerie private vi è già un certo rimescolamento delle carte, diverse gallerie potrebbero scomparire dalla scena e lasciare il posto ad altre. Anche questa è un’altra cosa positiva, perché si darà voce a presenze alternative e diverse rispetto il panorama attuale. Questo “miscelamento” farà bene all’arte, questi cambiamenti saranno stimolanti per tutti perché non saranno uniformate alle vecchie proposte di questi ultimi anni e di conseguenza l’attenzione si condenserà sugli artisti rimasti fuori dal sistema omologato dell’arte, cercando di recuperare le presenze più interessanti ancora poco considerati o volutamente lasciati nel dimenticatoio e nell’inattualità più opprimente, dandoci in definitiva una inaspettata aria di vitalità e nuove (spero) interessanti ipotesi di lavoro.
Sandro Bongiani



-IL MERCATO DELL’ARTE, LA CRISI
E LA QUALITA’ DELL’ARTE“Le opere veramente "difficili" vengono evitate da galleristi, critici e giurie,
tuttavia, solo l’arte di qualità resiste nel tempo”
In questo momento di difficile congiuntura e difficoltà economica, politica e sociale, anche il mercato dell’arte risente di questo spinoso problema, cerca a tutti i costi di resistere ma registra già, in modo evidente, la paura e l’incertezza ad investire in opere di arte contemporanea, con la decisa e conseguente contrazione in atto degli scambi economici. Ciò non interessa tanto le opere e gli artisti conosciuti e con un “excursus” già consolidato e storicizzato, quanto la fascia media e debole del mercato dei giovani artisti. Da sempre il mercato dell’arte segue le richieste dei più e non le indicazioni della vera critica o meglio di un’autentica elitè’ illuminata capace di vedere in tempo i futuri sviluppi e riconoscere dal primo apparire le valide proposte di qualità. Con il mercato che segue supinamente le mode “facili” di alcuni pseudo-operatori commerciali il gusto ufficiale di massa tende a regredire e a livellarsi nella facilità delle proposte; opere quasi sempre belle, facili e appetibili esteticamente, secondo i dettami della cultura ufficiale di massa, ma inevitabilmente senza spina dorsale e senza nessun carattere.


Ma come si riconosce la qualità?
Di sicuro sta in un’ estetica consolidata e non istintiva e provvisoria, nel riflessivo e logico studio degli eventi e non di certo nella diuretica e schizofrenica azione provocatoria “del qui e ora”. Siamo certi che i lavori senza qualità non avranno un destino e non resisteranno negli anni e nel tempo. Solo il collezionismo colto e intelligente saprà conoscere e riconoscere le innovazioni, l’originalità e la bellezza al di fuori degli stereotipati concetti estetici, condivisi da molti, ma che non sono portatori di alcun vero rinnovamento.


-Il collezionismo oggi: si cercano talenti a poco prezzo
Dopo la crisi economica e finanziaria di questo settembre e le notevoli difficoltà delle aste d’arte contemporanea e moderna di Cristie’s e Sotheby’s; quasi una seconda “debacle” dopo quella dell’attacco alle famose torri gemelle di New York, i giovani artisti affermati in questi ultimi 15 anni rischiano di essere per’ora accantonati dal mercato dell’arte che conta, dal momento che si rifiuta d’investire milioni di dollari su di loro e preferisce puntare decisamente su giovani poco conosciuti anche se il rischio d’investimento risulta molto più alto. Gira la voce che vi sia un ritorno alle radici del vecchio collezionismo, per intenderci quello di ricerca come un tempo di pupilli da far conoscere e imporre sul mercato dell’arte . Fino a poco tempo fa, nel campo speculativo e commerciale dell’arte si poteva avere l’effetto “ flipping” (comprare un’opera per rivenderla quasi subito con un diverso prezzo e profitto, decisamente superiore. Tanti sono convinti che molte regole del mercato finanziario possono essere applicate al mondo dell’arte, soprattutto quello della domanda e dell’offerta. Al dir il vero ogni artista costituisce un mercato a sé: c’è un mercato per Damien Hirst, uno per J. Pollock, un altro per G. De Chirico, e un altro ancora per F. Casorati o persino per Pinco Pallino. In questo periodo di vacche magre, tutti hanno paura d’investire, peggio ancora nel campo dell’arte per cui le gallerie sono costrette a proporre prezzi di favore assai ragionevoli, sensibilmente più bassi rispetto a prima. Si cerca in tutti i modi di fare cassa. Per chi ha una certa liquidità disponibile è sicuramente un buon momento per investire in certe nuove proposte con sconti che addirittura vanno dal 20 al 30% rispetto le valutazioni di alcuni mesi fa. Può capitare, quindi di portarsi a casa lavori di un certo interesse e di grande qualità ad un prezzo non pensabile qualche tempo fa. Di sicuro, la vera crisi economica non ha ancora colpito il vero mercato dell’arte, non ha fatto sentire appieno il fiato pesante sul sistema economico e commerciale, l’effetto domino sicuramente si sentirà da qui a poco. Comunque, sono convinto che il momento più tragico, quello iniziale del panico e del caos sta passando e ci stiamo dirigendo verso una situazione più cosciente e meditata. Occorre, quindi, rimanere calmi e con i piedi per terra riflettendo e pianificando le scelte in modo più logico. Ai giovani artisti, si consiglia o di riflettere attentamente sulle esigenze primarie e su gli ideali, non sul cinismo e il mero dato venale e commerciale. In questa confusa babele economica, i giovani potrebbero essere una vera e autentica opportunità d’investimento e una vera risorsa. Sicuramente bisogna avere più fiducia; purtroppo il gioco speculativo a rialzo ormai è finito; non è più possibile. Se si hanno ancora cartucce da sparare si cerchi di indirizzarle in logiche proposte e nella scelta ragionevole di opere che si è sempre desiderato di avere; comprarli oggi risulta ancora più facile; opere che a distanza di qualche anno potrebbero essere il cavallo vincente di questa maledetta crisi economica, perché, questo è un dato di fatto, dopo una pesante crisi, di contro, vi è un momento più duraturo di benessere collettivo.

-Il Mercato dell’Arte:
con la crisi gli artisti soffrono di pressione bassaCome avevo anticipato qualche mese fa, alla vigilia della cosiddetta crisi planetaria, più in fretta del solito ha colpito non solo l’America e l’Europa, ma persino il Medio Oriente, terra di emiri e grandi petrolieri. Gli effetti ormai sono visibili agli occhi di tutti, se poi andiamo a analizzare l’andamento delle vendite e anche dell’invenduto di alcune aste che si sono svolte alla fine del 2008 (il vero termometro finanziario di questa crisi), ci accorgiamo che la situazione e decisamente seria e ingarbugliata. Per il momento siamo in attesa di esaminare a marzo le prossime aste di Dubai e Londra per misurare e toccare con mano l’esatta temperatura . Di certo, la situazione non è rassicurante neanche nei paesi ricchi del Medio Oriente, con un mercato ancora giovane e ingenuo che non riesce a reggere , nonostante i fiumi di petrolio a questa crisi in atto. Per quando riguarda l’andamento delle aste, 33 su 113 opere di arte moderna messe all’asta sono rimaste invendute (circa ¼ dei lotti). Per gli artisti nati dopo il 1950 l’andamento delle vendite appare assai negativo con 14 lotti su 44 rimasti invenduti. Inoltre, la maggior parte dei lotti proposti, sono stati venduti sul livello più basso rispetto la stima ufficiale di qualche mesetto fa, scontati anche del 20% in meno, inoltre, il 29% non ha trovato un degno compratore nonostante le proposte favorevoli di vendita. Presso l’asta gestita da Christie’s tenuta Dubai a fine ottobre ha acquisito questa volta il triste primato negativo di non aver piazzato e venduto addirittura il 30% delle opere offerte.
Dall’analisi dettagliata elaborata da Art’Tactic emergono indicazioni interessanti riguardo le opere battute all’asta in relazione all’età dell’artista proposto, con il crollo in verticale degli artisti moderni, nati prima del 1950 che dal top ad aprile 2008, con una valutazione media pari a oltre 140mila dollari scendono miseramente a una media di 80mila. Sorte abbastanza simile che tocca anche gli artisti più giovani, nati tra il 1950 e il 1970 che da una valutazione media pari a 100mila si ritrovano ad 60mila.
E’ gli emergenti? Gli emergenti, quelli per intenderci nati dopo il 1970, anch’essi, dopo aver toccato la soglia dei 50mila dollari si attestano oggi sui 40mila, media abbastanza ragionevole e dignitosa, visto la giovane età e soprattutto la caduta di quasi tutto il mercato dell’arte.

Tutti si disperano pronti a strapparsi i capelli, ma ci sono personaggi dell’arte come il gallerista Tony Shafrazi a cui piace questa crisi in atto, e dobbiamo confessare che piace anche a noi, perché vede non soltanto la recessione in atto ma una nuova e doverosa opportunità di sviluppo, giudicando fallimentari le politiche di prezzo recenti. Anche il critico Jerry Saltz si augura assieme a noi di vedere sparire al più presto gli speculatori e gli “spacciatori senza scrupoli”, affermando altresì, che la crisi non colpisce l’arte ma gli uomini, che in questi momenti, (come il 29, il 70 o il 1990) l’arte ha trovato lo stesso il modo di rigenerarsi, facendo piazza pulita del passato e generando artisti, operatori visivi e movimenti artistici di grande levatura culturale. Noi ne siamo convinti.
Sandro Bongiani

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ASTE-ASTE-ASTE-ASTE-ASTE-ASTE-ASTE-ASTE-ASTE-
-INTORNO AGLI ANNI 60, L'ARTE POVERA E ALTRO
Casa Christie's -Palazzo Clerici Milano 20 ottobre 08-A Palazzo Clerici a Milano si è svolta una mostra di arte Contemporanea; con capolavori di Fontana, Burri, Manzoni e molti altri, ma soprattutto un ponte sospeso di corde lungo sette metri di Pino Pascali. Le opere d'arte sono state messe all'asta dalla famosa casa Christie's il 20 ottobre 08.
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-IL COMMENTO/ di Sandro Bongiani & Giovanni Bonanno:
“La crisi finanziaria, la depressione economica planetaria e le aste di ottobre”Si sono concluse recentemente le aste londinesi di ottobre, da sempre un buon indicatore del mercato dell’arte del XX secolo e contemporaneo. Possiamo già fare un primo bilancio della situazione del mercato internazionale dell’arte. In questa prima fase, ancora non cosciente, della recessione economica in atto, complessivamente le case d’asta più prestigiose come Sotheby’s e Cristie’s hanno per il momento retto nonostante le vistose incrinature dell’arte cosiddetta giovane e sperimentale, ormai scollata dalla pittura e scultura cosiddetta più tradizionale. Infatti,sono rimasti invenduti alcuni lotti di Jeff Koons, Peter Doig, Sigmar Polke, Ed Ruscha e persino G. Richter.Purtroppo, senza richiesta è rimasto anche il piccolo F. Bacon (Ritratto di H. Morges, del 1969 e alcuni lavori di Andy Warhol, mentre W. De Kooning è stato battuto a 2.700.000 sterline.Il nostro Fontana con la serie dei grandi ovali create tra il 1963-64 (Fine di Dio), si conferma un artista molto affidabile per il mercato dell’arte, mantenendo le stime prospettate alla vigilia dell’asta pubblica. Di Fontana sono stati venduti tredici opere su sedici oggetti. Un successo. Anche Burri, Castellani, Schifano, A. Pomodoro, Il siciliano Consagra e il veneto Afro Basaldella fanno bene, spuntandola con quotazioni di mercato di tutto rispetto. Un “Acrome” di P. Manzoni è stato pagato ben 1.6000.000 sterline . Riguardo il bilancio complessivo dell’asta di Cristie’s svoltasi a Milano a Palazzo Clerici la richiesta è risultata complessivamente debole, diverse opere di grande interesse sono rimaste invendute, come per esempio il “Ponte”, opera storica di Pino Pascali, di grande importanza, destinata, viste le sue grandi dimensioni, per essere collocata in qualche apparato museale di prestigio. Invenduto, inspiegabilmente anche un Boccioni del periodo pre-futurista. Siamo convinti che l’aria che si respira oggi non è delle migliori e che vi sia una maggiore attenzione agli acquisti di un certo valore, anche a causa di una debole partecipazione degli investitori orientali. Comunque, fatta qualche eccezione a causa della difficile congiuntura economica internazionale, continuano a essere richiesti e quindi a mantenere le posizioni e le quotazione acquisite in questi ultimi anni le opere e gli artisti di un certo interesse storico, mentre i giovani,oggi, vengono presi decisamente molto meno in considerazione.