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G. Penone, artista fondatore con il gruppo storico torinese dell’Arte Povera, è uno dei massimi scultori internazionali a cui musei di tutto il mondo hanno dedicato mostre personali di altissimo valore artistico e di grande richiamo per il pubblico. La poetica di questo artista si impernia sull’osservazione della natura e dei codici che la rendono scientificamente decodificabile. Lo sviluppo del tronco di un albero attorno alla mano bronzea che lo stringe impedendone la crescita, la terracotta come solidificazione del fiato attorno a un corpo o l’impronta di un dito su un foglio che diventa onda concentrica sono solo alcune delle tematiche di Giuseppe Penone. La sensibilità e l’interesse che ha sviluppato in oltre trent’anni di lavoro attorno al tema dell’uomo vegetale e della natura antropomorfizzata, ne fanno uno dei paladini di quella sensibilità, sviluppatasi attorno alle teorie di Joseph Beuys, sorte all’inizio degli anni Settanta dello scorso secolo. I materiali naturali impiegati, come foglie, tuberi, tronchi e terra, assurgono a paradigma di simbolo, i tronchi si trasformano in corpi, le foglie in pelle, la terra in struttura e al contrario la pelle umana diviene mappa geografica, gli occhi acqua o cielo, un cranio la struttura del mondo. Attualmente Giuseppe Penone trasforma la corteccia di un albero in pelle animale che fusa in bronzo diventa corazza perdendo elasticità e duttilità. La proposta espositiva è quella di un omaggio alla natura che circonda il Filatoio attraverso il pensiero e l’opera di un artista che ha fatto della natura il centro della propria ricerca e della propria vita.
Giuseppe Penone nasce a Garessio in provincia di Cuneo, nel 1947, e vive ed opera a Torino e a Parigi dove insegna all’École des Beaux-Arts. Fin dalla sua prima mostra personale nel 1968, presso il Deposito d’Arte Presente di Torino, Penone basa la sua ricerca sulla dialettica uomo-natura. L’uomo, attraverso i sensi, sperimenta le leggi della natura, la quale si manifesta come un processo di continua mutazione della materia. L’artista si inserisce in tale processo e crea le proprie opere dalla natura stessa, influendo ad esempio sullo sviluppo e la crescita di organismi viventi.
Con il ciclo degli “Alberi”, al quale si dedica dal 1969 e che prosegue fino ad anni più recenti, l’artista agisce su travi di legno fino a far apparire la struttura dell’albero che la trave è stata in origine, prima di divenire strumento del lavoro umano. Anche la fisicità dell’artista viene trattata al pari degli altri fenomeni naturali. È il caso di “Rovesciare i propri occhi” (1970) in cui il corpo è la barriera che separa il soggetto dall’esterno.
Molte opere di Giuseppe Penone nascono altresì proprio dal contatto tra il corpo e la materia: succede con i “Soffi” (1978), sculture in terracotta che recano l’impronta del corpo e della bocca dell’artista così come con i “Soffi di foglie” (dal 1979), il cui incavo restituisce l’impronta dell’artista.
In lavori come “Patate” (1977) e “Zucche” (1978-79) la realizzazione dell’opera è demandata ai processi di crescita naturali, che vengono innestati ma senza che l’intervento umano possa controllarli completamente, mentre nei “Gesti vegetali” degli anni Ottanta, Penone realizza figure in bronzo dall’aspetto antropomorfo, la cui forma è data dal contatto della mano con la creta, e pone all’interno delle fusioni arbusti liberi di svilupparsi naturalmente.
Anche nei lavori degli anni ’90 e in quelli più recenti la dialettica tra essere umano e natura, tra individuo e materia non cessa di essere protagonista. Si pensi a “Palpebre” (1989-1991) e alla serie “Pelle di Grafite” (2003-2006) in cui l’artista agisce lasciando vere e proprie impronte su superfici malleabili.
Nel 2001 Penone ha ricevuto il prestigioso Rolf Schock Prize per le Arti Visive dall’Accademia Reale Svedese delle Scienze.
Sue personali sono state allestite nei più prestigiosi musei e gallerie internazionali, tra i quali: Kunstmuseum di Lucerna (1977), Staatliche Kunsthalle di Baden-Baden (1978), galleria Konrad Fischer (Dusseldorf, varie occasioni), Museum of Contemporary Art (Chicago, 1984), Musée d’Art moderne de la Ville de Paris (1984), Galleria Marian Goodman (New York e Parigi, numerose esposizioni), Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento (1998), Centre Pompidou (2004) Museum Kurhaus (Kleve, 2006-2007), Villa Medici (Roma, 2008).
Nel 2007 l’artista, con Sculture di Linfa, è stato protagonista della 52a Biennale di Venezia nel nuovo Padiglione Italiano, mentre di recente ha completato nei giardini della Reggia di Venaria Reale (Torino) “Il giardino delle sculture fluide”.
Coltivazione in Giordania nel deserto
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PERCOSI ARTE SELLA
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Fabio Mauri
Gabriele Jardini