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martedì 23 dicembre 2008

L'ECOLOGIA, L'ARTE E LA NATURA

Cervello di pietre 2007


IL CORPO E LA NATURA

GIUSEPPE PENONE

Mostra al MAMbo di Bologna
25 sett. - 8 Dicembre 2008


a cura di Gianfranco Maraniello


Comunicato:
Nel corso dell’autunno 2008, il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, ha ospitato la mostra Giuseppe Penone, a cura di Gianfranco Maraniello, una delle più complete e articolate esposizioni finora dedicate all’artista piemontese.

Il progetto espositivo, interamente concepito in relazione agli spazi del museo, ha presentato un’ampia selezione di lavori appartenenti ai maggiori cicli realizzati dal maestro nel corso della sua carriera e alcune opere inedite esposte in anteprima. Proprio una di queste, “Scrigno”, apre il percorso di visita: composta da un elemento in bronzo e quarantadue elementi in cuoio, l’installazione si pone in rapporto di continuità con la produzione precedente, alla quale è accomunata da una “riflessione sulla prassi della scultura”. La mostra va oltre il concetto di retrospettiva: secondo le intenzioni dell’artista stesso e del curatore le opere vengono proposte come parte di un discorso in evoluzione e non come elementi di una sequenza cronologica. Il ciclo degli “Alberi”, esposto nella “Manica Lunga” del MAMbo, esemplifica tale approccio. Si tratta di una serie concepita nel 1969, con l’intenzione da parte di Penone di “ritrovare gli alberi all’interno della materia” portando alla luce gli anelli di crescita della pianta fino a ritrovarne il cuore. L’artista nel tempo ha prodotto numerose varianti, delle quali troviamo quattordici esempi nell’allestimento bolognese, disposti lungo una linea orizzontale di circa cento metri che, sfruttando l’illusione prospettica dello spazio, sembra dipanarsi all’infinito. L’allestimento nelle altre sale del MAMbo segue le più significative tappe della produzione dell’artista.Sono esposte “Soffio” e “Soffio di creta” (1978/1979), opere basate sul concetto del respiro che, in quanto volume d’aria, entra nella materia e si fa scultura, così come “Soffio di Foglie” (1979), in cui il peso corporeo imprime la propria traccia sulla materia stessa.Sul disegno come “azione” legata alla pratica della scultura si fondano lavori come “Palpebre” (1989-1991) e la serie “Pelle di Grafite” (2003-2006), nei quali i gesti del toccare e del segnare diventano tutt’uno nelle impronte lasciate dall’artista su superfici malleabili.Al MAMbo, i visitatori hanno modo di vedere anche due recenti sculture dal titolo “Geometria nelle mani” (2007) così come la serie “Spine d’Acacia”. Di quest’ultima sono in mostra: “Spine d’Acacia-occhio (2004), “Spoglia d'oro su spine d'acacia - bocca” (2002), “Spine D'Acacia – fronte” (2002) e “Spine d’acacia (mano) e pelle di marmo” (2003). Si tratta di lavori nei quali il disegno nasce dall’impronta della mano, sulla quale i punti di maggiore sensibilità vengono tracciati con le spine. È esposta a Bologna anche “Essere fiume 4” (1995-1996), che costituisce uno dei gesti più radicali nella poetica dell’artista: due pietre identiche, una risultato dell’azione della natura, l’altra opera dell’uomo. Il percorso espositivo include inoltre una selezione di opere fotografiche nelle quali la fisicità dell’artista viene trattata al pari degli altri fenomeni naturali: tra queste spicca “Rovesciare i propri occhi” (1970), serie di sette diapositive. Un’altra importante sezione della mostra è costituita dalle “Alpi Marittime” (1968-1978), immagini che ritraggono l’artista nell’atto di intervenire su elementi naturali, quali gli alberi di un bosco, lasciando una traccia indelebile che si trasformerà nel tempo. Completano il percorso oltre cento disegni prodotti tra il 1967 e il 2004.



VIDEO:
it.youtube.com/watch?v=8icoBV5gIbA


http://bologna.repubblica.it/multimedia/home/3271738/4



G. Penone, artista fondatore con il gruppo storico torinese dell’Arte Povera, è uno dei massimi scultori internazionali a cui musei di tutto il mondo hanno dedicato mostre personali di altissimo valore artistico e di grande richiamo per il pubblico. La poetica di questo artista si impernia sull’osservazione della natura e dei codici che la rendono scientificamente decodificabile. Lo sviluppo del tronco di un albero attorno alla mano bronzea che lo stringe impedendone la crescita, la terracotta come solidificazione del fiato attorno a un corpo o l’impronta di un dito su un foglio che diventa onda concentrica sono solo alcune delle tematiche di Giuseppe Penone. La sensibilità e l’interesse che ha sviluppato in oltre trent’anni di lavoro attorno al tema dell’uomo vegetale e della natura antropomorfizzata, ne fanno uno dei paladini di quella sensibilità, sviluppatasi attorno alle teorie di Joseph Beuys, sorte all’inizio degli anni Settanta dello scorso secolo. I materiali naturali impiegati, come foglie, tuberi, tronchi e terra, assurgono a paradigma di simbolo, i tronchi si trasformano in corpi, le foglie in pelle, la terra in struttura e al contrario la pelle umana diviene mappa geografica, gli occhi acqua o cielo, un cranio la struttura del mondo. Attualmente Giuseppe Penone trasforma la corteccia di un albero in pelle animale che fusa in bronzo diventa corazza perdendo elasticità e duttilità. La proposta espositiva è quella di un omaggio alla natura che circonda il Filatoio attraverso il pensiero e l’opera di un artista che ha fatto della natura il centro della propria ricerca e della propria vita.






Cenni biografici.

Giuseppe Penone nasce a Garessio in provincia di Cuneo, nel 1947, e vive ed opera a Torino e a Parigi dove insegna all’École des Beaux-Arts. Fin dalla sua prima mostra personale nel 1968, presso il Deposito d’Arte Presente di Torino, Penone basa la sua ricerca sulla dialettica uomo-natura. L’uomo, attraverso i sensi, sperimenta le leggi della natura, la quale si manifesta come un processo di continua mutazione della materia. L’artista si inserisce in tale processo e crea le proprie opere dalla natura stessa, influendo ad esempio sullo sviluppo e la crescita di organismi viventi.
Ne sono un esempio le immagini di “Alpi Marittime” (1968), contributo di Penone al volume “Arte Povera” di Germano Celant (Mazzotta, Milano, 1969), che documentano gli interventi dell’artista sugli alberi di un bosco con lo scopo di influenzarne la crescita. Proprio l’interazione tra il corpo umano e gli elementi della natura caratterizzano la ricerca dell’artista piemontese, così come l’interesse per la storia della materia che utilizza per i suoi lavori, dai legni alle terre, dai bronzi alle terrecotte, dai marmi alla grafite.

Con il ciclo degli “Alberi”, al quale si dedica dal 1969 e che prosegue fino ad anni più recenti, l’artista agisce su travi di legno fino a far apparire la struttura dell’albero che la trave è stata in origine, prima di divenire strumento del lavoro umano. Anche la fisicità dell’artista viene trattata al pari degli altri fenomeni naturali. È il caso di “Rovesciare i propri occhi” (1970) in cui il corpo è la barriera che separa il soggetto dall’esterno.

Molte opere di Giuseppe Penone nascono altresì proprio dal contatto tra il corpo e la materia: succede con i “Soffi” (1978), sculture in terracotta che recano l’impronta del corpo e della bocca dell’artista così come con i “Soffi di foglie” (dal 1979), il cui incavo restituisce l’impronta dell’artista.

In lavori come “Patate” (1977) e “Zucche” (1978-79) la realizzazione dell’opera è demandata ai processi di crescita naturali, che vengono innestati ma senza che l’intervento umano possa controllarli completamente, mentre nei “Gesti vegetali” degli anni Ottanta, Penone realizza figure in bronzo dall’aspetto antropomorfo, la cui forma è data dal contatto della mano con la creta, e pone all’interno delle fusioni arbusti liberi di svilupparsi naturalmente.

Anche nei lavori degli anni ’90 e in quelli più recenti la dialettica tra essere umano e natura, tra individuo e materia non cessa di essere protagonista. Si pensi a “Palpebre” (1989-1991) e alla serie “Pelle di Grafite” (2003-2006) in cui l’artista agisce lasciando vere e proprie impronte su superfici malleabili.

Nel 2001 Penone ha ricevuto il prestigioso Rolf Schock Prize per le Arti Visive dall’Accademia Reale Svedese delle Scienze.

Sue personali sono state allestite nei più prestigiosi musei e gallerie internazionali, tra i quali: Kunstmuseum di Lucerna (1977), Staatliche Kunsthalle di Baden-Baden (1978), galleria Konrad Fischer (Dusseldorf, varie occasioni), Museum of Contemporary Art (Chicago, 1984), Musée d’Art moderne de la Ville de Paris (1984), Galleria Marian Goodman (New York e Parigi, numerose esposizioni), Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento (1998), Centre Pompidou (2004) Museum Kurhaus (Kleve, 2006-2007), Villa Medici (Roma, 2008).


Nel 2007 l’artista, con Sculture di Linfa, è stato protagonista della 52a Biennale di Venezia nel nuovo Padiglione Italiano, mentre di recente ha completato nei giardini della Reggia di Venaria Reale (Torino) “Il giardino delle sculture fluide”.








ARTE NATURA
(L'altra faccia della medaglia)



Coltivazione in Giordania nel deserto



PERCOSI ARTE SELLA

http://www.artesella.it/spazi_percorso.html


Fabio Mauri


Gabriele Jardini



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