martedì 4 giugno 2013

ROLANDO ZUCCHINI/ STRAPAESAGGI




Rolando Zucchini

"Strapaesaggi"

Da sempre sono stato affascinato dal paesaggio. Esso, a uno sguardo attento e consapevole, e non, per così dire, di sfuggita, offre rimandi, sensazioni e suggestioni. Il paesaggio si offre agli occhi dell’artista con tutte le sue possibili varianti espressive che mutano ai differenti punti di vista. Sta a ognuno saperne coglierne gli aspetti più confacenti alla sua affinità espressiva, all’istinto naturale che c’è in lui; e sta a lui saperlo interpretare attraverso un’operazione di astrazione. Ha poco senso, ormai, tentare la sua riproduzione pedissequamente figurativa. A meno che non si desideri rappresentarne esclusivamente la bellezza esteriore, cosa perfettamente lecita e molto ben riuscita nel corso dei secoli nella storia dell’arte, il paesaggio va spiritualizzato per farlo tornare a vivere in una nuova dimensione. Sublimarlo mediante le emozioni che esso suscita. L’artista, messo di fronte a una qualsiasi visione, non può limitarsi a rifarla, a copiarla, ma entrare in essa per coglierne gli aspetti più reconditi, lasciarsi trasportare dal flusso dei pensieri che lo agitano. Un orizzonte non è solo un orizzonte, un orto non è solo un orto, così come il mare e il deserto e il cielo stellato che di notte ci sovrasta. L’artista li ammira, li osserva, li interiorizza, e poi se li dimentica; per ripescarli, quando meno se l’aspetta, nei meandri della mente, e li fa rivivere inconsapevolmente. Da questa operazione di astrazione, le opere non nascono dalla diretta osservazione, puramente empirica, dei dati sensibili, ma dalla riflessione che quei dati ha rielaborato seguendo inclinazioni e attitudini. Un quadro è il mondo circostante meditato e mediato dalla sensibilità di colui che l’ha creato. Un quadro ne suggerisce un altro e un altro ancora, senza più avvertire il bisogno di guardarsi attorno, perché, dopo il processo di assimilazione, le opere nascono spontanee. Lo sguardo dell’artista, quindi, non è semplicemente neutro, non si limita all’osservazione della realtà, ma attinge da essa per imbottirsi e caricarsi, e, poi, non si sa quando, svuotarsi con i gesti sulla tela. In tale procedimento di creazione, egli affina la tecnica, la migliora, per meglio esprimere ciò che gli sta dentro. Allora, e solo allora, un quadro prende vita. Non è qualcosa di fisso, di statico, di immobile. Un quadro ci accompagna e vive con noi: diventa mutevole, così come mutevoli sono gli umori di chi lo guarda. Ecco: paesaggi stravolti, straformati, straordinari; insomma: strapaesaggi. (Rolando Zucchini)






Strapaesaggio 9 2013 olio e t.m. su tavola 50x50 cm. (coll. Bongiani Art Museum – Salerno )





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